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09th Feb2021

Dead Shape Figure – Quatuor Post Nihil

by Marcello Zinno
Arrivano dalla Finlandia e portano con loro tutta la carica devastante del metal estremo. A volte è proprio vero che bastano pochi minuti, anzi pochi passaggi, per capire se una band ha la stoffa, se è in grado di dire la sua nel panorama metal internazionale. I Dead Shape Figure sono sicuramente tra queste realtà e noi ci scommettiamo che nel lungo periodo (il loro EP Quatuor Post Nihil ha una durata davvero limitata) non passeranno inosservati a livello europeo (a meno che la band non finisca per perdersi). Tecnica incredibile, già solo l’assolo dell’opener dà la paga a centinaia di chitarristi, ma soprattutto una ottima varietà stilistica, sempre muovendosi all’interno di un death metal carico di potere distruttivo. La produzione è davvero curatissima, all’altezza di band che riempiono stadi, e riesce a dare lucentezza e spessore (due caratteristiche difficili da sottolineare insieme) all’intera proposta musicale. Non un attimo di stanca, non un filler, riffing affilatissimi, growl imponente, stacchi e cambi di direzione, una compattezza sonora che in pochi riescono ad ottenere.

Già l’opener vale tutto l’EP, ma ad ascoltarle bene le altre tracce non sono da meno. Un salto in avanti rispetto al loro passato, non per potenza o attitudine ma per versatilità stilistica. Da applaudire con forza e da seguire fedelmente.

Autore: Dead Shape Figure Titolo Album: Quatuor Post Nihil
Anno: 2020 Casa Discografica: Inverse Records
Genere musicale: Death Metal Voto: s.v.
Tipo: EP Digitale Sito web: https://www.facebook.com/deadshapefigure
Membri band:
Galzi – voce
Ville Sahakangas – batteria
Neissu – basso
Seppo Nummela – chitarra
Juhani Flinck – chitarra
Tracklist:
1. Composition X
2. Batrachomyomachi
3. The Worship Of Ashes
4. Foul Doctrine Of Idiocy
Category : Recensioni
Tags : Death metal, Nuove uscite
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08th Feb2021

Againstorm – The Last Dream Left

by Gabriele Rusty Rustichelli
Gli Againstorm presentano The Last Dream Left (inciso da Dysfunction Productions, sotto la supervisione di Giuseppe Bassi), il loro primo album di 10 brani in bilico tra alternative metal e grunge ma con l’aggiunta di elementi di elettronica che rendono il lavoro più “moderno”. Red Sky prima traccia (strumentale) introduce le atmosfere esplorate nel lavoro, mentre Sun’s Cemetery (seconda traccia) lascia spazio a chitarre moderne e alla forma canzone diretta e ben strutturata. Il disco scorre bene con un susseguirsi di spunti interessanti. Il “concept” del disco viene descritto sui loro social con la pubblicazione di “cinque post” contenenti tavole grafiche che spiegano i temi trattati nei brani (vi consigliamo di dargli un occhio). Le parti vocali si dividono tra parti grunge e growl con qualche intervento di voce femminile. Di base le canzoni sono caratterizzate da strofe più introspettive e ritornelli più aperti e melodici. Ascoltando il lavoro fatico a trovare un’identità precisa e questo non per forza deve essere un punto negativo, ci sono davvero molti elementi all’interno del sound che, sviluppati nel tempo, potrebbero regalare a questa formazione davvero la chiave di volta per maturare una personalità molto interessante.

Ad oggi The Last Dream Left è un buon disco di esordio ma forse non ancora all’altezza di confrontarsi con un mercato europeo. E qui scatta il mio solito dilemma: se si fa musica per il piacere di farlo è tutto lecito e il livello è buono, ma se si punta a pubblicare un disco che tenga testa ai canoni della discografia internazionale bisogna ancora lavorare un po’ su alcuni aspetti. Non fraintendetemi, il disco è interessante e le canzoni sono belle e a volte essere “severi” con un po’ di critiche non è simpatico ma può spingere a migliorarsi. I ragazzi hanno del talento, purtroppo non siamo in un’epoca dove ci si riesce a fare “le ossa” sui palchi, ma sono convinto che rodando il live gli Againstorm possano fare quel salto di qualità per produrre ancora musica di qualità. Vi segnaliamo anche che sul loro Facebook trovate un live in studio…sperando che non sia il destino della musica e sperando di poterli vedere presto su un palco vero!

Autore: Againstorm Titolo Album: The Last Dream Left
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Alternative Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/AGAINSTORM/
Membri band:
Antonio Lucente – voce
Fabio Mantovani – chitarra
Sinziana Gitman – chitarra, voce
Davide Pasini – batteria
Livio Lita – basso
Tracklist:
1. Red Sky
2. Sun’s Cemetery
3. Dead Man Space
4. Another Universe
5. Walking On The Fire
6. Scars
7. Storm
8. Insidious Fog
9. Disease (The End)
10. Xth
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal, Nuove uscite
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08th Feb2021

Ikitan – Twenty-Twenty

by Marcello Zinno
Mai titolo dell’album ha sintetizzato così tante informazioni: Twenty-Twenty è un EP composto da un’unica traccia della durata di 20 minuti e 20 secondi, EP pubblicato il 20 novembre 2020. Un album decisamente rock ma che fa della sua assenza di parti vocali la sua arma vincente: infatti il brano in questione suona come una suite vera e propria, questo non solo per la durata assolutamente contraria alle regole della stragrande maggioranza di radio in circolazione, bensì per la sua evoluzione, per lo sviluppo del brano che è come se fosse costituito di parti. Troppo semplice (probabilmente avrà pensato la band) dividere queste parti e registrarle come tracce separate, meglio dare una continuità, scelta indubbiamente piena di coraggio e da apprezzare anche per la resa finale in quanto non si avverte mai un forte stacco tra una parte e l’altra. Quest’ultimo è l’elemento che più ci colpisce per una band emergente: molto difficile offrire questa sensazione, non è da tutti suonare per 20 minuti consecutivi e non stancare mai.

A livello sonoro siamo nel territorio di un rock deciso, strumentale ma mai sperimentale; i pattern sono decisamente rock e, come dicevamo, l’assenza di un singer pone ancora di più l’accento sulla musica. Influenze di grunge e stoner sono ravvisabili in alcuni passaggi (seconda metà), piacciono anche i cambi di tempo che però non sfociano mai in soluzioni troppo intricate, piuttosto danno la cadenza giusta per far incidere chitarra e basso. A livello di produzione possiamo definirlo un buon risultato considerando si tratta di un esordio autoprodotto, noi avremo solo dato un suono diverso al rullante che suona fortemente acerbo e live. Per il prossimo album consigliamo comunque alla band, se vi è ancora l’idea di creare una composizione molto lunga, di suddividerla in sottoparti (come avviene nelle suite), per rendere più “commestibile” l’ascolto. Per noi Twenty-Twenty resta un EP davvero consigliato, inoltre nella versione digipack c’è anche un poster.

Autore: Ikitan Titolo Album: Twenty-Twenty
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: www.facebook.com/Ikitanband
Membri band:
Luca Nash Nasciuti – chitarra, effetti
Frik Et – basso, effetti
Enrico Meloni – batteria, cowbell
Tracklist:
1. Twenty-Twenty
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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07th Feb2021

Erika Skorza – I’m A Big Bluff

by Raffaele Astore
Dopo la scrittura nel 2009 del suo primo EP Emerald, che si muove tra un rock metal e blues, le collaborazioni da corista con Dalla e Zero, la creatività e la forza di Erika Skorza viene finalmente tutta fuori con una voce versatile e potente che con I’m A Big Bluff esplode in tutta la sua forza. Il disco interamente cantato in inglese, ci ricorda (personalmente almeno) certe tonalità della grande Amy, e lascio a voi immaginare quale, anche se qui la voce di Erika Skorza è prestata a musicalità a volte estreme che dimostrano quanto le sue siano corde vocali adattabili a qualsiasi pentagramma strumentale. Già dall’apertura del disco con Breathless la delicatezza con la quale Erika si presenta fa subito pensare che quella che stiamo ascoltando è una voce potente con un cantato che è anche leggibile, un pezzo che parla di quanto spesso si debba combattere contro i continui stati d’animo che ogni giorno contribuiscono a rendere la nostra vita una continua lotta. A far la sua parte anche un rock che non lascia scampo ad interpretazioni di genere ma che sostiene saldamente l’incredibile “ugola” che in questo disco fa di tutto. Certo che come esordio Skorza si presenta davvero bene, e qui statene certi “le rose fioriranno”. Il secondo pezzo, Criminal,è probabilmente quello che personalmente è piaciuto di più, ma si sa che nella musica tutto è soggettivo, e comunque giocare con la voce come fa la toscana in questione non è da tutti.

E la conferma arriva con I’m A Big Bluff,il pezzo che dà il titolo all’album e che racconta di quella corruzione ed imbroglio così costanti purtroppo nella nostra quotidianità, soprattutto a livello politico ed affaristico. Ed è quanto mai azzeccata l’introduzione di questo brano che conduce la voce di Erika a diventare il gioco di uno splendido fraseggio dove, mi scuserà di sicuro la Skorza, ma a me sembra di sentire alcuni passaggi della grande Winehouse. Già perché ora la Skorza si è trasformata in una rocker che esprime potenza e delicatezza allo stesso tempo. Piece Of Cake è un pezzoche parla del passato dell’artista e lo fa con una bellezza struggente grazie a quella voce unica ed emozionante che sovrasta anche la bella chitarra elettrica che le fa da “sfondo”; perché ad una voce così gli strumenti possono solo essere da sfondo, nulla di più. Il rullo di tamburi iniziale introduce quasi ad una musica da film e ad un pezzo che potrebbe essere la colonna sonora di un film 007 e non solo, un pezzo che fa brillare ancor di più la potenza di un cantato come pochi in giro e badate che qui stiamo parlando di un disco d’esordio che ci lascia completamente basiti. Potenza, stile, testi, musica ed una grande voce sono gli ingredienti di I’m A Big Bluff un disco destinato a molto. Con Sweet Soul l’artista affronta il tema delle diversità e dell’amore tormentato il cui testo scivola prima di tutto su una chitarra acustica per poi finire sulla potenza tutta di un alternative rock da invidiare.

Chiude The Cactus Song che con un bel gioco di basso iniziale, spinge la brava Erika ad un duetto tutto da ascoltare, una sorta di sfida tra strumenti, sì perché la voce di Erika è un vero e proprio strumento che ci fa dire: se questo è l’esordio, allora Erika sbrigati a pubblicare il seguito.

Autore: Erika Skorza Titolo Album: I’m A Big Bluff
Anno: 2020 Casa Discografica: Delta
Genere musicale: Indie Rock, Alternative Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito: https://www.facebook.com/erikaskorza
Membri band:
Erika Skorza – voce
Stefano Ciuffi – chitarra
Tracklist:
1. Breathless
2. So You Go On
3. Criminal
4. I’m A Big Bluff
5. Piece Of Cake
6. Sweet Soul
7. The Cactus Song
8. You Can Save Me
Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock, Nuove uscite
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06th Feb2021

Camel – On The Road 1972

by Fabio Loffredo
Cinque anni separano Dust And Dreams dal nuovo album, ma Andrew Latimer con la sua label, la Camel Production, ha logicamente carta bianca e nell’attesa recupera alcuni concerti, forse alcune delle loro performance migliori. La prima uscita è On The Road 1972, che recupera alcune esibizioni della prima formazione, oltre a Latimer c’era Peter Bardens, Doug Ferguson e Andy Ward. Le registrazioni hanno un ottimo sound e recuperano alcuni momenti forse dimenticati dei Camel e sicuramente utili per dar valore all’importanza di una band non proprio fortunata e spesso dimenticata o ascoltata con troppa superficialità. I brani finiranno poi nei primi album, Camel e Mirage. Lady Fantasy è qui in tutta la sua bellezza, quasi quattordici minuti tra divagazioni strumentali dove la chitarra di Latimer e l’organo di Bardens sono sempre in primo piano, Six Ate, strumentale variegato che ci riporta agli esordi dei Camel, White Rider, dalle linee melodiche più soffuse e in quasi dieci minuti c’è tutta la magia della band e God Of Light Revisited, con i suoi quattordici minuti e mezzo di prog e jam session, assoli e tanta genialità. Qualche altro live e arriverà anche il nuovo album di inediti.

Autore: Camel Titolo Album: On The Road 1972
Anno: 1992 Casa Discografica: Camel Productions
Genere musicale: Progressive Rock Voto: 8,5
Tipo: CD Sito web: https://www.camelproductions.com
Membri band:
Andrew Latimer – chitarra, voce
Peter Bardens – tastiere, voce
Doug Ferguson – basso, voce
Andy Ward – batteria
Tracklist:
1. Lady Fantasy
2. Six Ate
3. White Rider
4. God Of Light Revisited
Category : Recensioni
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05th Feb2021

Saxon – Wheels Of Steel

by Giancarlo Amitrano
L’album di debutto ha suscitato unanimi consensi per la band inglese che ha già lasciato intravvedere le sue enormi potenzialità: tutti si attendono la conferma ad una maggiore maturazione tecnica e compositiva, che viene non solo acclarata ma addirittura clamorosamente enfatizzata con il secondo album, che lascia tutti di stucco e resta ancora oggi uno dei capisaldi di tutta la NWOBHM albionica. Ed è proprio il secondo lenght a tratteggiare i primi aloni di celebrità metallica sul combo britannico, che sembra già maturo per sferrare il suo potente attacco alle vette di tutte le chart: i 9 brani che compongono l’album sono potenti, veloci e ritmicamente impeccabili, autentici cavalli di battaglia ancora oggi, a quattro decenni di distanza! Si parte , dunque, con il rombo potentissimo di una due ruote che scalda a ripetizione il motore: ecco che le asce sono subito mortifere, la sezione ritmica aggressiva e le battute della stessa batteria sono clave che mulinano palate in tutte le direzioni; nondimeno, il cantato di Byff e già superbamente metallico, stridulo il giusto tanto per dare la corretta e virile immagine al tarantolato Motorcycle Man del titolo, al cui interno troviamo uno dei (tanti) super assoli al fulmicotone.

Si prosegue con Stand Up And Be Counted con una già diversa intonazione vocale del singer, che qui usa a volte il falsetto ma solo per preparare la voce ai possenti gorgheggi che specialmente nel refrain sono particolarmente intensi: la coppia Quinn/Oliver gode di ottima salute e fa a gara nello sfoggiare ritmiche pesanti ed altrettanto intriganti brevi assoli che ben si sposano con la traccia, per renderla ancor più incandescente. Ecco giungere in fretta uno dei capolavori della band: Strangers In The Night ed il suo incedere maestoso la rendono traccia sempiterna, autentico manifesto di tutto il genere: le due chitarre avanzano come carri armati, mentre la ritmata voce di Byford intona alla perfezione ogni singola strofa, che non perde un’oncia di pulizia e precisione, con la ritmica che torna precisa e puntuale ad ogni fine strofa, per rendere il tutto maestoso soprattutto negli assoli ripetuti ed intervallati appunto dal cantato, solido ed accattivante. Altro giro, altra gemma: è la titletrack a prendersi il suo quarto d’ora di celebrità, preannunciata da un solidissimo giro di chitarre che si intersecano a creare la melodia su cui il cantato opera da par suo: brano molto incline ad essere “narrato” nella sua struttura, con la sua apparente semplicità porge invece il destro alla band per sfornare una prestazione super che viene immortalata dall’ossessivo e potente ritornello, ormai oggi nella leggenda anche grazie alle innumerevoli esibizioni dal vivo con cui la traccia è stata proposta.

Analizzandola con la nostalgia del glorioso LP, la seconda facciata si apre con l’ipertecnica e velocissima Freeway Mad, che in alcuni passaggi rievoca gloriosissimi screamer d’oltreoceano, di fronte ai quali il vocione di Byff non sfigura: supportato alla grande dalla band, il cantato è veloce, potente ed aggressivo, con un drumming feroce che Gill offre alla lacerazione dei timpani pur nella sua relativa breve durata, cosa che quindi non fa altro che accrescere il potenziale enorme del brano. Ancora, a piacimento di chi ascolta, arriviamo a See The Light Shining ed alla sua inattesa ma altrettanto piacevole drammatizzazione che il cantato porta ad evidenziare; dedicata all’altrettanto leggendario “Fast” Eddie Clark, la traccia onora il chitarrista dell’amico Lemmy con una prestazione altrettanto intensa ed altamente tecnica della coppia di asce Oliver/Quinn, che qui raggiungono vette artistiche elevatissime, oltre alla super prestazione al microfono di Byff. Street Fighting Gang prosegue alla grande ciò che sinora è stato proposto: le asce fanno a gara nell’introdurre una potentissima battuta di grancassa, su cui Byff si getta come un avvoltoio della savana. Il gruppo va subito al sodo, mettendo il singer nelle condizioni di enunciare subito il ritornello in una tempesta sonora di rara potenza: un basso martellante cui è difficile stare dietro tiene a bada la “incontinenza” sonora delle chitarre, che seguono pedissequamente il cantato con una precisione rara ad ascoltarsi, con un finale rovente in cui si intersecano asce, basso, voce e batteria, tutti scatenati.

Suzie Hold On ed il basso di Dawson rendono ancora onore a tutto il gruppo, stavolta grazie ad una metronoma batteria ed alla voce di Byford, che rivela anche una inaspettata vena semi melodica nell’enunciazione delle strofe. Ma l’anima metallica ha sempre la prevalenza, che stavolta si mette al servizio della traccia, che qui risulta precisa e puntuale nella sua esecuzione, pur essendo (solo un tantino) inferiore agli altri brani in scaletta. Si chiude con Machine Gun, altro brano di discreta lunghezza che consente ai Nostri di terminare degnamente l’album con una traccia molto ben articolata, tale da consentire al suo interno evoluzioni a ripetizione soprattutto delle dodici corde divise tra Graham Oliver e Paul Quinn: l’uragano sonoro, che al centro della traccia sfonderebbe anche i migliori impianti stereo, vale da solo l’ascolto del brano, che tuttavia è nel complesso cavallone di battaglia per il vocione da middle-class di Byff, che qui si agita come uno sciamano in attesa della pioggia e che puntualmente giunge nel finale sotto forma di riffoni e tornado autenticamente riprodotto con gli effetti sonori che chiudono superbamente uno dei “disconi” degli anni 80.

Autore: Saxon Titolo Album: Wheels Of Steel
Anno: 1980 Casa Discografica: Carrere
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: www.saxon747.com
Membri Band:
Byff – voce
Graham Oliver – chitarra
Paul Quinn – chitarra
Steve Dawson – basso
Pete Gill – batteria
Tracklist:
1. Motorcycle Man
2. Stand Up And Be Counted
3. 747 (Strangers In The Night)
4. Wheels Of Steel
5. Freeway Mad
6. See The Light Shining
7. Street Fighting Man
8. Suzie Hold On
9. Machine Gun
Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Saxon
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05th Feb2021

Luca Worm – Now

by Marcello Zinno
Abbiamo ancora nelle orecchie i brani del progetto Animatronic, album che personalmente avevo inserito in cima alla classifica delle migliori uscite del 2019 (a questo link) e a distanza di un anno arriva l’esordio di Luca Worm. Il progetto solista di uno dei due membri fondatori degli Animatronic (l’altro è Luca Ferrari dei Verdena) non ha nulla a che vedere con quel sound, in comune ha solo il fatto che anche qui i brani sono (per lo più) strumentali. Luca Worm da chitarrista, scrive e realizza un album in cui la chitarra è al centro della scena, se avesse optato per dei suoni più metal (in realtà il rock è molto deciso ma non si usano mai effetti che si sbilanciano verso l’heavy, eccezion fatta per I’ll Still Be Here e per l’ultima traccia) non avremo rinunciato a inserirlo nella vasta schiera dei guitar hero. Sicuramente vaste sono le sue capacità tecniche ma è l’approccio che lo avrebbe fatto finire in questo calderone: sezione ritmica per lo più di accompagnamento, assoli continui che lottano cercando di coprire la parte ritmica pur collocandosi come strumento solista, note che spesso si susseguono a velocità considerevoli, ricerca di una melodia ma assenza per lo più di strofe e ritornelli. Ci sono però dei momenti che ci hanno colpito: interessante Stands With A Fist che cerca di accontentare sia chi è attento alla sei corde sia chi cerca una musicalità orecchiabile; più elegante Nowhere, brano in cui davvero la chitarra sembra cantare.

In La Sottile Linea Orizzontale compaiono anche delle linee vocali e ci convincono di una sensazione che avevamo avuto già ascoltando le primissime tracce di questo Now: con testi e liriche giuste i brani avrebbero assunto tutt’altra forma, avrebbero abbandonato lo spirito puramente esecutivo e cercato un songwriting più rotondo, non per forza meno rock ma anzi più completo. L’esempio lampante viene da Il Piacere Di Vivere Male, un brano ben costruito con anche delle buone parti soliste e dei testi dal significato non banale. Parlavamo di suoni metal, su questo c’è un’eccezione ed è proprio il singolo Radio Ouija, brano deciso di cui la band ha diffuso un videoclip. Now è quindi un lavoro non unidirezionale ma troppo incentrato sulla sei corde, pensato per dar spazio ad essa. Sarebbe stato meglio concepirlo insieme ad una band completa.

Autore: Luca Worm Titolo Album: Now
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock, Crossover Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/lucawormofficial
Membri band:
Luca Worm – voce, chitarra
Cristian Negrini – basso
Mauro Ferretti – batteria
Tracklist:
1. The Way You Love
2. My Example
3. La Sottile Linea Orizzontale
4. Cheers!
5. Anime Nel Vento
6. Stands With A Fist
7. Nowhere
8. Il Piacere Di Vivere Male
9. I’ll Still Be Here
10. I Can Ride The Wind
11. Little Daisy
12. Radio Ouija
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Rock
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04th Feb2021

In-Side – Life

by Fabio Loffredo
Tornano i torinesi In-Side con il nuovo album Life e confermano il loro sound che richiama il miglior AOR. Life non è un concept album ma affronta le tematiche della vita e di tutto quello che la circonda e il sound come già detto si rifà ai grandi gruppi AOR. Life è la title track, impetuose e maestose tastiere rendono il brano molto interessante che continua con un sound che ci trasporta nell’hard rock melodico, nel pomp rock e nell’AOR. Toto, Red Dawn, Styx, Saga, Prophet, sono parte delle influenze del brano e degli In-Side. Trapped In A Memory, altra ottima song con tastiere sempre in evidenza e dalle linee progressive e anche con un bel guitar solo di Abramo De Cillis che con la sua chitarra impreziosisce anche I Remember, brano più melodico dove le tastiere di Saal Richmond creano atmosfere AOR raffinate ed eleganti, ma il brano cambia binario e fortifica le ritmiche per una song che assapora i migliori Toto. C’è poi No Hell, altra ottima song dove le parti vocali di Beppe Jago Careddu sanno essere più melodiche e che ben si contrappongono a ritmiche più energiche del drumming di Marzio Francone e del basso di Gianni Cuccureddu.

Anche gli altri brani vanno menzionati come Save You Mind, ballad romantica e AOR, come Made Of Stars, sempre in bilico tra AOR e hard rock melodico e come le conclusive Test My Love, che ha tastiere che ricordano i Van Halen di Jump, ma solo per le tastiere a fanfara ma anche i migliori Journey e Eyes Don’t Lie, dalle melodie anche un po’ pop ma molto efficaci e avvolgenti. Un’ottima band gli In-Side, una delle poche del nostro Paese capaci di saper ricreare quel sound AOR e hard rock  melodico d’oltre oceano con perfetta sintonia e una produzione all’altezza.

Autore: In-Side Titolo Album: Life
Anno: 2020 Casa Discografica: Andromeda Relix
Genere musicale: AOR, Pomp, Hard Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://in-sideofficial.webnode.it
Membri band:
Saal Richmond – tastiere
Beppe Jago Careddu – voce
Abramo De Cillis – chitarra
Gianni Cuccureddu – basso
Marzio Francone – batteria
Tracklist:
1. Life
2. Trapped In A Memory
3. I Remember
4. No Hell
5. Save Your Mind
6. Made Of Stars
7. Test My Love
8. Eyes Don’t Lie

Category : Recensioni
Tags : AOR, Nuove uscite
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04th Feb2021

Simone Cicconi – Cosa Potrebbe Mai Andare Storto?

by Marcello Zinno
Il rock del futuro molto probabilmente non sarà quello di oggi, al netto delle band che ripercorrono i binari di band del passato. Difficile ipotizzare una forma, una direzione, il nuovo album di Simone Cicconi potrebbe tracciare delle coordinate possibili, coordinate che ci convincono ma non del tutto. La sua scelta, anche a causa del suo background di sound designer, è di affiancare strumenti tradizionali a forti dosi di elettronica creando un melting pot che veste dei panni diversi da brano a brano. Un esempio lampante ce lo offre Non So Più Stare Senza Te, un brano che non passerà per la storia per i suoi testi, ma che unisce un synth molto ben presente ad una ritmica incalzante, soprattutto nel ritornello. Altro elemento che troviamo spesso sta nella scelta di parlare/rappare, soprattutto nelle strofe per poi aprire il brano nel ritornello orecchiabile e che si presta al riascolto (Lontano Da Qui, Cover Band). Poi in alcuni frangenti vi sono dei passaggi che si legano maggiormente al rock e che a noi sembrano più riusciti, per l’energia che riescono a sprigionare: Me Lo Dicevano ad esempio è un brano che ti si attacca alla pelle.

Di sicuro la proposta di Simone Cicconi si avvicina ad un pubblico molto giovane, non è un caso il brano Il Paradosso Di Fermi che vede la partecipazione di Riccardo “Elettrone” Cofanelli o anche i brano rap Un’altra Come Te (anche qui escluso il ritornello). Insomma chi ama il melting pot troverà tanta carne in questo Cosa Potrebbe Mai Andare Storto?, noi vediamo un buon potenziale nelle tracce che spingono più nella direzione del rock, ma sarà la nostra deformazione professionale.

Autore: Simone Cicconi Titolo Album: Cosa Potrebbe Mai Andare Storto?
Anno: 2020 Casa Discografica: Art Media Music
Genere musicale: Electro Rock, Crossover Voto: 6,25
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/simonecicconirock/
Membri band:
Simone Cicconi
Tracklist:
1. Il Vuoto
2. Non So Più Stare Senza Te
3. Lontano Da Qui
4. Cover Band
5. Me Lo Dicevano
6. La Pioggia Scenderà
7. Il Paradosso Di Fermi
8. Un’altra Come Te
9. Indietro Non Si Torna
Category : Recensioni
Tags : Electro Rock, Nuove uscite
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03rd Feb2021

Eagon – Equilibrium (Pt. 2)

by Raffaele Astore
Giorni fa per un altro sito che si occupa di musica rock avevamo recensito l’esordio di una band pugliese, gli Hora Prima, che ha realizzato un bell’album dal titolo L’Ora Delle Genti. Di quella band fa parte anche Valeria Tritto, bassista dalle grandi sonorità che ama così tanto il rock da dividersi anche con un’altra band, gli Eagon, nati nel 2018 proprio per sua iniziativa. Per questo progetto la Tritto ha avviato una collaborazione con la vocalist Monica Cimmarusti dando così forma a brani che sembrano siano rimasti nel cassetto per diverso tempo. Alle dure rocker si è unito poi il chitarrista Davide Pinto ed è così che nel 2019 è nato il primo singolo I Want To Die As An Astronaut insieme ad un videoclip. Gli Eagon, costretti come tanti di noi a stare tappati in casa causa covid, si sono messi di gran lena e nel giro di pochi mesi hanno realizzato lo scorso anno ben due lavori: Equilibrium (Pt. 1) ed Equilibrium (Pt. 2). Ora, recensire per il nostro garage rock Equilibrium (Pt. 2) non sarebbe stato possibile se prima di tutto non avessimo ascoltato Equilibrium (Pt. 1) e ciò anche per capire l’evoluzione delle sonorità e le scelte di stile che la band “quasi al femminile” ha fatto. Ascoltando Equilibrium (Pt. 1) tutto sembra trovarsi al posto giusto, non ci sono sbavature pur essendo un lavoro d’esordio che spesso risulta pieno di difetti mentre, qui, tutto fila liscio come l’olio. Qui ogni nota ed ogni passaggio si fondono perfettamente senza sbavature di sorta tanto che, alla fine l’ EP oltre ad essere gradevole si lascia ben ascoltare grazie a quel bel rock che difficilmente si ascolta.

Tutto ciò, probabilmente, è dovuto anche al fatto che questa giovane band pugliese ha in Valeria Tritto non solo l’ispirazione ma anche la caparbietà insieme agli altri di sapersi calare nei panni di un rock tutto stile, meglio ancora niente fumo ma tutto arrosto. Sarà che il loro rock è molto più sinfonico, e questo è anche un bene perché così non ci si trova con un prodotto troppo omogeno, sarà che sul tam tam del basso gira tutto il resto della band, e questo è assodato dall’ascolto, ma tutto questo Equilibrium (Pt. 2) è l’evoluzione dell’equilibrio che già con il primo EP si cercava. E bastano sei brani a dimostrare tutte le capacità espressive di questa band che ci ricorda la forza musicale di un’altra musicista che abbiamo conosciuto un po’ di anni fa, Christine IX che, oltre a realizzare lavori eccellenti, ha dimostrato di avere coraggio nell’affrontare le atmosfere più dark che l’hanno poi “coniata” come artista. Con questo disco e questa band si può viaggiare tranquillamente con la mente, lo si può fare senza paura di poter volare e poi cadere giù facendosi male. Il loro è un rock che anche per chi ha gusti diversi (come me, ma quando si recensisce un disco i gusti bisogna metterli da parte ed essere solo obiettivi) prende eccome perché non è né troppo rude, né troppo elastico anzi è rock e basta.

Con questo disco, Equilibrium (Pt. 2), la band barese dimostra pienamente oltre che di essere brava di avere le idee chiare nel creare musica. Fondere il sinfonico con il folk metal, fare rock con uno stile ricercato e personale, inanellare una serie di brani piacevoli all’ascolto è segno di una forte personalità e di una notevole maturità stilistica e musicale che ha ancora tanto da dare. E così nel chiudere questa nostra recensione in cui non c’è più nulla da dire, permetteteci un’ultima cosa: a noi sembra che ancora una volta il Sud, anzi la Puglia, dimostri di essere terra dove tutti dicono “it’s only rock’n’roll”!

Autore: Eagon Titolo Album: Equilibrium (Pt. 2)
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Symphonic Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito: https://www.facebook.com/eagonofficial/
Membri band:
Valeria Tritto – basso, chitarra
Monica Cimmarusti – voce
Gennaro Di Gennaro – chitarra
Michele Mari – chitarra
Andrea Mariani – batteria
Tracklist:
1. La Promenade
2. Ad Gloriam
3. Rings Of Destinity
4. Cavatina Alla Luna
5. Equilibrium
6. Timbers Of Heaven
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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