Insomnium+Tribulation@Legend Club (MI)
La release di Winter’s Gate ha messo alla luce un nuovo volto degli Insomnium, opera complessa ricca di epicità e meno melodica, caratteristica che invece aveva portato la band finnica alla fama. Io personalmente non ho mai apprezzato l’eccessiva melodia che caratterizzava il loro personale sound, nonostante abbia sempre riconosciuto l’ottima qualità dei loro precedenti lavori. La band, grazie agli ottimi riscontri ottenuti dall’ultimo album si è ritrovata di nuovo in tour per l’Europa a riproporre interamente la lunga suite da loro composta, in questo caso accompagnati dagli svedesi Tribulation freschi dall’uscita dell’ultimo Down Below. Varie sono state le tappe italiane previste per l’evento e la data milanese al Legend Club rappresentava un’occasione troppo ghiotta a cui mancare.
Apertura di concerto incredibile per gli svedesi Tribulation. Nei cinquanta minuti a disposizione della band svedese assistiamo ad uno show impeccabile basato su una setlist che ha pescato il meglio del periodo più maturo e personale del quartetto. Dal carico esordio con il singolo Lady Death si nota quanto la band sia in forma stasera. L’inarrestabile chitarrista Johnathan Ulthién e i suoi passi di danza classica tra fumo e odore di incenso ammaliano il pubblico che non riesce a distogliere lo sguardo dal palco, il restante compito lo svolge la carica che alla band non manca affatto e la scelta dei brani, la band sul palco si diverte e anche noi pubblico che l’ammiriamo. Gli estratti da The Children Of The Night quali Melancholia e In The Dreams Of The Dead sanno bene come farsi amare, nonostante siano pochi gli estimatori della band in sala. Infatti stiamo parlando di un act che con il suo ricercato gothic/death/heavy metal spiazza e affascina, anche a chi si ritrova a sentirlo per la prima volta, ancor meglio se dal vivo (come è capitato anche al sottoscritto qualche anno fa). Viene fatto un passo indietro al tempo di The Formulas Of Death con Rånda e la strumentale Ultra Silvam. Poi la band decide di ritornare all’ultimo uscito Down Below con Nightbound e l’immancabile singolo The Lament durante il quale il pubblico mostra un certo apprezzamento, dovuto magari anche alla semplicità e al tiro dei brani proposti. L’incenso sul palco ormai ha smesso di bruciare quando l’intro della sinistra Strange Gateways Beckon risuona negli speaker e con queste note i quattro non-morti salutano il pubblico in sala, lasciando il palco tra gli applausi più che meritati, speriamo di poter avere presto la possibilità di rivederli in Italia, magari in vesti di headliner.
Per la qualità della prova a cui abbiamo assistito, non è facile per una band dover prendere posto on stage ora ma la serata non è ancora terminata, giunge il turno degli Insomnium. Il palco si tinge di blu ed è l’intro di Winter’s Gate ad accompagnare i movimenti delle figure dei finnici sul palco acclamati da un locale ben affollato di loro sostenitori. Il frontman Niilo saluta Milano con una bestemmia in italiano ed è la musica a fare il resto delle presentazioni. La prima parte del set è rappresentata dall’ultimo disco, riproposto tutto d’un fiato come se fossimo a casa a gustarcelo su disco. Completamente assente è l’interazione con il pubblico che resta estasiato ad ascoltare l’opera nella sua interezza e con le sue svariate sfaccettature che compongono le imprese dei vichinghi del concept, riproposte in maniera impeccabile, prive di imperfezioni e sbavature. L’ex Sonata Arctica Jani Liimatainen non ci fa sentire la mancanza dei backing vocal e della chitarra di Ville Friman. Terminato l’album, la band decide di fare un passo indietro, proponendo una carrellata di brani dalle precedenti produzioni e lo show diventa più sciolto e attivo per i musicisti sul palco. Si parte con The Primeval Dark seguita da While We Sleep estratte dal fortunato penultimo Shadows Of The Dying Sun con cui il pubblico inizia a partecipare attivamente allo show cantando insieme ai nordici sul palco.
I finnici fanno un passo indietro con Mortal Share estratto dal disco della maturazione del loro sound personale Above The Weeping World, per poi ritornare alle ultime produzioni che li hanno portati al successo con Down With The Sun, Weather The Storm, Ephemeral e The Promethean Song. Per l’encore viene riservata Only One Who Waits che fa lasciare ai quattro il palco tra gli applausi e dimostrazioni di affetto da parte di un piccolo club pieno e sudato ben ricco di sudore. Ottimo show, preciso e che è riuscito a dimostrare tutta l’esperienza maturata dalla band nel corso dei suoi anni trascorsi in tour, la semplicità è la chiave dei loro live set, mettendo la musica al centro di tutto, infatti la formula live di questi ragazzi è rimasta immutata, nel tempo si sono fatti voler bene così e non hanno voluto cambiare questo loro aspetto. Bravi, una gran bella serata per tutti i presenti che hanno avuto modo di assistere a due show diversi ma entrambi di alto livello di due delle migliori band in circolazione. Possiamo tornare a casa soddisfatti e fieri di aver visto un concerto infrasettimanale e a non esserci fatti scoraggiare dalla pioggia di una tipica giornata temporalesca primaverile!
Live del 4 aprile 2018