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06th Nov2012

Ufomammut – ORO – Opus Alter

by Marcello Zinno

Gli Ufomammut rientrano nella purtroppo lunga fila di band italiane che non sono adeguatamente comprese nel nostro paese e che invece oltre confine riscuotono un certo successo. Attenzione perchè non parliamo di successo commerciale o di schiere di fan che accorrono furenti al seguito del trio, bensì di un apprezzamento della loro creatività musicale profondamente motivato da una proposta personale e molto alternativa, nel senso ampio del termine. Italianissimi appunto per gli Ufomammut non è cosa semplice parlare la propria lingua e farsi capire da uno scenario musicale che ragiona su altri canoni, altre prospettive. Non è un caso che nel nord Europa la band sia molto apprezzata facendo segnare varie date live e non è un caso che il sito della band sia totalmente in inglese. Fatta questa debita premessa dobbiamo riconoscere che il sound degli Ufomammut (ovvero di Urlo, Poia e Vita) risulta effettivamente ostico ma sicuramente originale, un miscuglio della tradizione doom con le sonorità elettroniche e i tempi cadenzati, le tastiere che a tratti danno un effetto psichedelico e le chitarre roboanti per ricordare che si tratta prima di tutto di musicisti e non di produttori. Aspetti importanti questi per porsi nella giusta prospettiva prima di ascoltare ORO, l’ultima composizione della band suddivisa in due capitoli discografici, Opus Primus e Opus Alter, usciti in un diverso periodo dello stesso 2012 ora in chiusura.

Le linee su cui si muovono i due album sono evidentemente le stesse come lo stesso è il periodo di mutazione genetica vissuto dal trio nella fase di concepimento delle dieci tracce totali di ORO. Nei primi minuti di questo Opus Alter si percepisce però una maggior durezza del suono, come se fosse effetto di una convinzione maggiore della band o forse come giusta prosecuzione di un’opera che via via lungo l’ascolto acquisisce una forma sempre più definita. Stessa percezione si conferma lungo l’ascolto di Luxon e il suo riff martellante ma sincopato che ben presto si trasforma in un muro di suono secondo una logica in crescendo. Sulphurdew è sicuramente un brano d’impatto costruito tutto su una sei corde che viaggia tra il progressive e l’hard rock acido e che prende vita intorno ad un paesaggio lunare dalla durata breve, per vedersi poi implodere a metà corsa dei suoi dodici minuti. La varietà non è un asso nella manica degli Ufomammut, loro puntano ad un riff, ad un tempo, ad un suono e intorno a quello ci costruiscono un sogno (o un incubo) che ne fa una storia ed un racconto pronti ad irradiarsi quando via via con l’ascolto continua ansimante.

È proprio questo percorso che sviluppa la logica pacata e consecutivamente in crescita di Sublime mentre molto più “in your face” suona la conclusiva Deityrant che mette in gioco tutta l’energia che il trio può sfoderare in una cascata di grasso colante dato dagli effetti imposti alla chitarra. Una degna conclusione dell’epoca d’ “ORO” in attesa della nuova futura evoluzione a nome Ufomammut.

Autore: Ufomammut Titolo Album: ORO – Opus Alter
Anno: 2012 Casa Discografica: Neurot Recordings / Supernatural Cat
Genere musicale: Doom, Heavy Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.ufomammut.com
Membri band:

Urlo – basso, tastiera, voce

Poia – chitarra, tastiera

Vita – batteria

 

Tracklist:

  1. Oroborus
  2. Luxon
  3. Sulphurdew
  4. Sublime
  5. Deityrant
Category : Recensioni
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