Scorpions – Love At First Sting
Se con Blackout la band raggiunge il suo picco compositivo e tecnico, con la realizzazione di Love At First Sting si raggiunge la vetta del successo commerciale planetario. Frutto della fortunata collaborazione con il re Mida Dieter Dierks alla consolle, l’album vede consacrare la band anche oltreoceano, certificando il suo successo con tre dischi di platino. Il tutto senza tuttavia tralasciare l’aspetto puramente tecnico, che vede il combo ancora al top dei suoi mezzi espressivi, senza che il successo mondiale del precedente lavoro ne abbia inficiato la capacità esecutiva e propositiva. Nonostante vari contrattempi in studio (una temporanea indisposizione di Rarebell ed alcuni problemi con Buchholz), il gruppo sforna un’altra pietra miliare del genere, in un perfetto mix di hard classico e rock ballad in puro stile anni ‘80. Bad Boys Running Wild apre alla grande: una girandola di accordi delle asce consente l’intro alla sezione ritmica di rara intensità ed anche melodia: innestatasi la timbrica inconfondibile di Meine, il brano scorre orecchiabile attraverso la perfetta combinazione delle melodie che le due chitarre rendono senza sforzo, per giungere al riff di metà brano con sagacia ed energia. Ma è con Rock You Like A Hurricane, giunta presto alla top dei singoli, che il gruppo si consegna alla storia (ancora una volta): atmosfere quasi easy-listening rendono il brano ben strutturato e fanno sì che l’estensione vocale del singer sia la più pulita possibile; unita al solido lavoro degli axeman, la struttura del brano si articola con semplicità anche nel solo immancabile che, lungi dall’apparire fuori luogo nell’economia del brano, lo rende anzi ancor maggiormente variegato ed ancora oggi una delle pietre miliari in sede live.
La ritmica di I’m Leaving You conferma la perfezione tecnica della band: una lunga introduzione di arpeggi semiacustici che via via diviene quasi drammaticamente ossessiva nel suo riproporsi spiana la strada ad una esplosione sonora inattesa; dopo il momento da protagonista del drumming incisivo, l’eco della voce graffiante di Meine si riversa sul brano con potenza inaudita e consente al brano di esplicarsi con forza, energia e melodia anche nei cori. Con un gran solo centrale, il brano si erge a titano della tracklisting assieme alle prossime gemme. Coming Home: chi ha assistito all’esecuzione di questo brano on stage non potrà dimenticare lo spettacolo della “piramide” formata da Schenker e Jabs che sostengono sulle gambe il buon Meine. Ma, non solo di visione si può parlare, bensì di concreta potenza ed esecuzione mirabile con una sezione ritmica che pare un treno senza freni ed il singer che qui appare molto vicino agli “screamers” dell’epoca (Rob Halford in primis) con il suo range vocale che è improntato allo stacco molto roco tra una strofa e l’altra, brano di spessore che resta stampato in mente. La pazzia di The Same Thrill è evidente: la band intende partire subito in quarta con un lungo giro di asce a cui si aggiunge una serie ravvicinata di stacchi energici della grancassa. Condotto dalla buona lena dei chitarristi, il brano si dipana veloce, con la voce che ad un certo punto pare pericolosamente vicina al tracollo, causa l’assenza di discontinuità nel tono adottato da Meine che letteralmente giunge sgolato al bridge finale in cui il ripetersi del ritornello viene quasi sommerso dal muro che asce e sezione ritmica cesellano quasi come una corazza.
Big City Nights è ancora puro AOR. Certo, in stile scorpione, ma con tutti gli ingredienti del caso. Ancora è le sei corde a dettare legge e tempi: ad esse si adegua un grande Rarebell, che in questa occasione lavora molto di pedali, mentre Meine racchiude nella sua interpretazione il meglio dei singer dell’epoca. Tecnica sopraffina e pathos sufficiente a far balzare il brano ancora tra le charts europee in una sezione non usualmente dal gruppo percorsa, quella delle ballads. Mentre As Soon As The Good Times Roll è brano interlocutorio, atto a spianare la strada alle due ultime composizioni. Si segnala tuttavia per il ritmo quasi reggae (?!) che il alcuni frangenti riveste, stante la particolare timbrica volutamente rallentata che il cantato dona al pezzo. Arriviamo, allora, alle ultime due perle dell’album. Crossfire è un meraviglioso gioco di mid-tempos che viene creato dalla batteria, e su cui si articola un’alternanza di arpeggi della coppia Schenker:/Jabs. Un quasi crescendo wagneriano che il brano costruisce con un via via maggiore intensificarsi del lavoro delle sei corde, che spaziano prima dal doppio lavoro ritmico e poi in un solo intensissimo dalle venature quasi psichedeliche nei passaggi finali. Il tempo si ferma: è il momento di Still Loving You che con le sue atmosfere incantate, le sue melodie senza tempo e tutto il resto marchia a fuoco l’epopea dei tedeschi. Del resto, gli ingredienti vi sono tutti: le acustiche sono perfette, il cantato è paradisiaco ed anche i momenti leggermente sopra le righe denotano una sorta di misticismo interiore in fase esecutiva. Anche gli arrangiamenti sono perfetti e la stesura del testo è davvero superlativa, mentre un doppio solo all’interno del brano è saggiamente scandito dal refrain che non scade nel melenso.Tra i migliori brani del gruppo, e come ballad e come brano tecnico, on stage ancora oggi infiamma i cuori e determina l’accensione di mille e mille luci artificiali. Mentre, artificiali non sono le sensazioni che continuano ad offrirci gli immarcescibili teutoni.
Autore: Scorpions | Titolo Album: Love At First Sting |
Anno: 1984 | Casa Discografica: Mercury Records |
Genere musicale: Hard Rock | Voto: 8 |
Tipo: CD | Sito web: http://www.the-scorpions.com |
Membri band:
Klaus Meine – voce Rudolf Schenker – chitarra Matthias Jabs – chitarra Francis Buchholz – basso Herman Rarebell – batteria |
Tracklist:
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