À L’aube Fluorescente – Taking My Youth

Sonorità sognanti quanto intense caratterizzano Taking My Youth, primo lavoro degli À L’aube Fluorescente, quartetto abruzzese formatosi nel 2012 che fonde un classico alternative rock con venature dark. Il sound è senza dubbio influenzato da band come Placebo e A Perfect Circle a cominciare dalla voce che ricorda quella di Brian Molko e di chiaro tono femminile, salvo scoprire dopo con grande sorpresa che il cantante, nonché bassista, è un certo Jacopo. Davvero notevole. L’album scorre piacevolmente, i nove brani che lo compongono non commettono l’errore di dilungarsi troppo puntando immediatamente a melodie orecchiabili e appetibili ai più, come dimostrano da subito Wiser e Crave (No Other Gods) prime tracce del disco. Il pezzo di punta, sicuramente più riuscito e su cui puntare è Lover/Liar, un brano che racchiude una orecchiabilità disarmante, con un ritornello ipnotico quanto diretto. Da ascoltare e riascoltare. Singolo. I successivi The King Of Air Castels e Lizard fanno perdere un po’ di verve al tutto, non sono all’altezza delle precedenti tracce e non restano impresse ma, Gloom riesce a riportare il disco sulla retta via anche se pecca di originalità.

Brand New Stupid Words e Venetian Green Room chiudono un album di ottima fattura, il bilanciamento dei suoni e della voce sono pregevoli, solo la batteria, forse, è un po’ sommersa dai suoni. La band ha talento, l’album però è a due facce, con fuochi d’artificio sparati tutti all’inizio e fumo alla fine che, per quanto visibile, si dirada dopo poco tempo. Ciò non rende questa prima fatica degli À L’aube Fluorescente meno piacevole, anzi, lascia la curiosità di ascoltarli live.