Deftones – Deftones
Arrivati al quarto disco in studio, i Deftones procedono diritti per la loro strada andando a licenziare l’ultimo capitolo registrato con Terry Date, noto produttore e responsabile delle loro prime precedenti uscite. Intitolato dapprima “Lovers”, Deftones ha visto una lunga gestazione, così macchinosa da frustrare lo stesso Date. Il periodo delle session era instabile e precario tanto da modificare l’opener della scaletta proprio all’ultimo minuto. Come in ogni album, anche quest’ulteriore step mostra chiari segni d’eclettismo e la già nota incapacità di sostare su un unico genere. La band è nervosa e cangiante come un camaleonte sorpreso nell’arte della mimetizzazione. Allo stesso tempo il mix fra i sintetizzatori, manipolati egregiamente da Delgado e lo screaming feroce di Moreno producono alcuni fra i pezzi più violenti della band. Per testimoniare il loro stato di salute, i Nostri pongono in apertura Hexagram imperniata su ritmica spezzata e nervi tesi su cui arrivano le urla di Chino come benzina che cade dal cielo su un incendio esteso trasformandolo in un mostro indomabile. In un genere ormai considerato più che spompato, i Deftones riescono a ridonare luce, credibilità e potenza con brani muscolari ricchi di classe.
Se White Pony aveva fatto ipotizzare, ingannando tutti, un potenziale ammorbidimento per gli smussamenti in studio e la postproduzione acchiappa classifiche, con il quarto capitolo i Deftones diventano più cupi, tristi e maledettamente dark. Le chitarre ruggiscono come belve ferite, sanguinanti e molto pericolose, mentre la batteria spinge a dovere su basso circolare (Needles And Pins). Minerva, non a caso posta al terzo gradino della scaletta, è una classica ballad sospinta dalla formula soft and loud che si fregia di un canto intenso e abbellita da un invidiabile refrain la cui melodia avvolge l’ascoltatore evocando atmosfere misteriose e sognanti. In tutta onestà Deathblow è pura pornografia sonica, il basso vivo e pulsante, il moaning lascivo, le chitarre seducenti e i pattern penetranti si dischiudono, si fa per dire, nel chorus malato e perverso suscitando un profondo senso di depravazione sonora nella mente di chi ascolta seguito da un fremito lungo tutto il corpo. Ma le deflagrazioni con questi americani sono sempre in agguato quindi manopole verso destra, pedali accesi, distorsione a cannone e volumi a fine corsa per When Girls Telephone Boys. avanguardia metal che fonde scorie posticce di fine ninenties, sintetizzatori asettici e urla scorticanti. Un toccasana per il genere che contiene in nuce nuovi diramazioni che i Deftones continueranno a esplorare nei successivi lavori. Capaci di un crossover sincero e di fine grana, di sincopati innestati con ottime aperture melodiche.
La filosofia, iniziata molti anni prima con Adrenaline, prova a spostare l’asse in avanti aggiungendo un vero esperimento trip hop nuance con Lucky You. Il tentativo è rinforzato dalla ballata eterea Anniversary Of An Uninteresting Event, fatta di basso (reflex) e chitarre a sette corde che governano l’intero lavoro. Chiude Moana (non quella, state calmi), altra ballad iper vitaminica fatta di rifferama dritto e batteria frammentata su cui esplodono gli acuti di Moreno, singer sempre attento a scegliere melodie altre per non confondersi con il calderone dei vari e più blasonati colleghi saltati sul carrozzone del post-metal e sgonfiati nel giro di pochi passaggi discografici. I Korn avrebbero potuto fermarsi molti dischi fa, i Deftones hanno ancora un puzzle da completare e molte altre cose da dire. Per comprendere appieno il tutto sono necessari alcuni passaggi fondamentali, l’ascolto in heavy rotation con tanto di cuffie, un’apertura mentale scevra da pregiudizi e la capace di sentire in modalità ears wide open.
Autore: Deftones |
Titolo Album: Deftones |
Anno: 2003 |
Casa Discografica: Maverick Records |
Genere musicale: Post-Metal |
Voto: 7,5 |
Tipo: CD |
Sito web: http://www.deftones.com |
Membri band: Chino Moreno – voce Stephen Carter – chitarra Chi Cheng – basso Frank Delgado – synth Abe Cunnigham – batteria, percussioni |
Tracklist:
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