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05th Ott2017

Le Furie – Il Futuro È Nella Testa

by Paolo Tocco

Le Furie - Il Futuro È Nella TestaOcchio che non tutte le donne sono belle, non tutte le Ferrari sono rosse e non tutte i gelati si sciolgono al sole. Occhio che non è detto che una chitarra elettrica faccia del rock o che una distorsione faccia del punk. Occhio perché belle frasi non fanno un poeta e belle gambe non fanno sempre venir voglia di far l’amore. Amen. Siamo a Firenze e siamo tra le braccia di una band che sinceramente mi colpisce per un equilibrio insolito e precario in cui riesce a scrivere…e a scrivere bene. Ma occhio che non è sempre una mazza da baseball a colpire la pallina. Le Furie tornano dopo un lustro con un disco dal titolo Il Futuro È Nella Testa la cui title track del disco che chiude la tracklist mi si è piantata in testa con un’efficacia importante e non ne vuole uscire. Eppure sono convinto di aver sentito altrove quell’inciso e, tra memoria ed ignoranza di cui mi scuso anzitempo, sono incapace di darmi una risposta valida. Magari non c’è niente da rispondere e che sia tanto il cappello che levo al Le Furie toscane. Forse è il vero grande brano della maturità, della crescita e della svolta. Bravi. Ma veniamo al resto.

Di sicuro la prima cosa che colpisce dritto alla testa è l’importanza testuale di un disco che – sempre sulle prime – ha la parvenza di essere uguale a tanti altri. Uguale si perché questo mood irriverente, noise e decisamente alla Ministri maniera – vedi la produzione artistica – questo certo modo di fare un pop vestito da punk sinceramente è un format che hanno ormai sposato tutti…tanti…troppi. Questa ribellione sociale contro uno stato di cose che ci omologa e ci vuole addomesticare – e qui vi cito care Furie con la bellissima frase “…addomesticati bene non facciamo più rumore…” – questa voglia di uscire oltre le scatoline che compattano la società e la mette sugli scaffali ben organizzati. Ok. Anche il mio prossimo disco – non a caso – si intitola Ho Bisogno Di Aria quindi capisco bene l’urgenza e la necessità. Però quello che mi chiedo è: contro l’omologazione reagiamo facendo dischi tutti uguali? Certamente differenze ce ne sono, mille sfumature e mille personalità in via di maturazione. Io non sono qui ad insegnare niente a nessuno, ci mancherebbe, ma dischi come questo ne sento a palate. Prima andava di moda anche il suono di Fusaroli quindi, una volta fuori Il Teatro degli Orrori via tutti ad imitarne anche il pregio di un suono saturato che non potevo neanche mandare in radio. Che poi ad ascoltarlo bene questo disco, sinceramente la produzione neanche mi fa impazzire, con questo stress ovunque, questa batteria che nei momenti di maggiore dinamica neanche se ne comprende il dialogo per quanto la sua voce è soffocata da un muro di chitarre.

Eppure Le Furie in tutta questa parvenza d’omologazione hanno un che di loro che colpisce anche me che sono prevenuto e – va ripetuto non per finta umiltà ma per rispetto di tutti – abbastanza ignorante. Restituiscono melodia e contabilità ad un disco che di norma cerca negli urlatori e – spesso – nel linguaggio scurrile una facile via di fuga. Le Furie scrivono e scrivono anche molto bene come detto prima, i testi sono stimolanti e gustosi – potrei aprire il poster dei testi e pescare a caso trovando sempre cose interessanti. Però, sempre per un mio ascolto personale, sono solo due i momenti di questo lavoro che personalmente trovo altamente ispirati anche da un punto di vista musicale. Il singolo di lancio Il Mare che abbraccia a pieno i Modà (perdonate ma l’inciso e al limite di “plagio”… ovviamente le virgolette sono importanti) e la bellissima Questo Nostro Continente in cui quasi quasi ci vedo l’Islanda e personalmente sarei andato molto più in quella direzione. Momenti questi che mi trasmettono istinto e libertà, poco ragionamento (forse mi sbaglio), brani con una maggiore personalità e unicità d’essere che proiettano il pop de Le Furie toscane in un livello interessante davvero. Per il resto il disco punta i piedi su una componente lirica di sicuro pregio ma ahimè perde di quella personalità ed identificazione finendo per mescolarsi in una massa obesa da tempo.

Avete una bella scrittura ragazzi. Non c’è sempre bisogno di fare troppo rumore. Che poi alla fine a tutti noi viene dato un mezzo per fare rumore… santi social… santi computer… e lo facciamo “senza se e senza ma” diventando tutti sacerdoti ricchi di informazioni ma spesso privi di cultura (io come tanti altri oratori da Fast Food, tanto per citarvi ancora). Nel mio piccolo credo proprio che facendo rumore, questo rumore legalizzato dal sistema, ma soprattutto facendolo sempre allo stesso modo non facciamo altro che far proprio il gioco voluto dall’omologazione sociale. Non so se mi sono “reso spiego”. Come a dire: se tutti andassimo in giro nudi non sarebbe una trasgressione lasciare i vestiti a casa. Chiudo invitandovi a questa lettura meravigliosa: Il Ritorno Del Dinosauro di Piero Dorfles. Buuuum.

Autore: Le Furie

Titolo Album: Il Futuro È Nella Testa

Anno: 2017

Casa Discografica: Gelsomina

Genere musicale: Cantautorale, Kraut

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.lefurie.com

Membri band:

Edoardo Florio Di Grazia – voce, chitarra, pianoforte

Giacomo Mottola – chitarre, vibrafono, marimba, voce

Theo Taddei – batteria, percussioni, voce

Irene Bavecchi – basso, cori

Tracklist:

  1. Artisti Da Fast Food

  2. Camerieri

  3. Il Mare

  4. Se Non Avessimo Più Tempo

  5. Questo Nostro Continente

  6. Siamo Messi Male

  7. Confido In Te

  8. Cucine Finte E Telefilm

  9. Caterina

  10. Il Futuro È Nella Testa

Category : Recensioni
Tags : Cantautorale
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