Intervista ai Dimmu Borgir
Sono passati ben otto anni da quando i norvegesi Dimmu Borgir hanno rilasciato Abrahadabra, disco che ha mostrato un cambiamento drastico nel sound della band nordica, mantenendo il loro stile ma muovendosi su lidi più epici con una buona dose di elettronica, adottando un songwriting differente rispetto a quello a cui tutti noi eravamo stati abituati fino al precedente In Sorte Diaboli. Oggi siamo nel 2018 e la band ha deciso finalmente di rilasciare un nuovo capitolo discografico, il suo titolo è Eonian e vedrà la luce proprio in questi giorni, un disco complesso e molto ispirato che segue la scia del precedente ma con cui la band pare sia riuscita a mettere in risalto in maniera decorosa tutte le idee sviluppate nel corso degli ultimi anni. Dopo aver gustato per bene l’ascolto di Eonian, in occasione di un promo day in Italia, abbiamo avuto l’occasione di incontrare Shagrath, frontman della band, con cui si è chiacchierato su presente, passato e futuro della sua band.
R.G.: Il quattro maggio uscirà “Eonian“, riusciresti ad introdurre questo nuovo album ai nostri lettori?
S.: Si tratta di un disco basato sulla storia della band, per spiegarvi meglio, ha molti collegamenti a determinate aree della band sviluppate nel corso dei nostri venticinque anni di storia, come una sorta di celebrazione di questo lungo periodo di esistenza. Si tratta di un prodotto che contiene molti elementi di varia natura, frutto dei Dimmu Borgir dell’ultimo periodo, di sperimentazione combinato a qualche elemento del nostro passato confezionato con un songwriting di alta qualità secondo me. E’ ricco di elementi interessanti, probabilmente è un prodotto che non verrà apprezzato a primo ascolto ma che richiede cinque ascolti, magari per potervi aprire sempre più porte.
R.G.: Sì, sicuramente il disco non è facile da assimilare ma personalmente credo che si tratti del disco migliore che avete realizzato in questo ultimo vostro periodo di sperimentazione stilistica.
S.: Credo che questo disco, ciò che dirò può essere un cliché, ma questo disco si tratta di una pietra miliare nella nostra storia: è stato pensato e studiato nei minimi particolari e sviluppato in tutti i suoi dettagli. Se io volessi menzionare tre aree importanti della nostra carriera sarebbero Enthrone Darkness Triumphant, Death Cult Armageddon e Eonian. Credo che questi siano tre pilastri fondamentali nella nostra carriera.
R.G.: Ed è da questo che nasce il titolo “Eonian“, ovvero qualcosa realizzato per rimanere in eterno?
S.: Eterno, illusione del tempo, costante, indefinito. Insomma abbiamo pensato fosse una buona parola per poter rappresentare, questo non puramente concept album, penso che sia la parola chiave per molti contenuti nei testi dei suoi brani, che trattano di concetti metafisici. Scavando a fondo tra i testi del disco ci sono molti elementi interessanti da scoprire come per esempio il concetto di ‘tempo’ che di per sé non esiste perché in un’altra dimensione, pensando agli universi paralleli, il tempo non esiste, e questo è solo un esempio tra i vari soggetti dei testi del disco.
R.G.: Con questa nuova strada è come se il satanismo e l’oscurità dei vostri testi siano mutati in qualcosa di nuovo.
S.: Diciamo che non è che siano proprio mutati, si può dire che siano ancora tutt’ora presenti ma un po’ più camuffati, bisogna interpretarli per comprendere. Mentre in passato, in alcuni album, eravamo più diretti, impossibile non citare quel ‘hail Satan!’ del lontano novantasei (ride, ndr) oggi l’oscurità esiste, è ancora ben presente nella nostra musica.
R.G.: Ma facciamo un passo indietro e parliamo di “Abrahadabra“, il disco precedente con cui avete intrapreso questa nuova strada. Ormai sono passati otto anni dalla sua uscita, personalmente non l’ho ritrovato proprio brillante come disco, però oggi capisco quanto sia stato un tassello importante per voi, intraprendendo la strada della sperimentazione che vi ha portati a realizzare “Eonian“. Cosa ne pensi oggi del vostro precedente lavoro?
S.: Ognuno ha una diversa opinione a riguardo ma per me resta ancora un grande album e un buon successo nella storia dei Dimmu Borgir: le canzoni sono state ben scritte, il concept è fantastico e come pacchetto credo sia veramente unico se paragonato ad altre band del genere. Se oggi potessi tornare indietro e cambiare qualcosa forse lo farei nel processo di missaggio però sai, spesso non si ha disposizione tutto il tempo e il giusto budget per poterci ragionare su alla perfezione e quindi è stata una grande sfida per noi riuscire a sistemare un’orchestra di cento elementi su un album. Sai, hai sei persone in una band e un’orchestra e ti ritrovi a mixare tutto questo in uno studio. Il lavoro svolto insieme a Andy Sneap in Inghilterra non è stato affatto semplice, ha rappresentato una vera e propria sfida, certamente abbiamo fatto del nostro meglio e sperato che andasse tutto per il meglio. Non si è trattato del disco più venduto della nostra carriera ma rappresenta comunque un grande successo nel nostro libro e lo stesso vale per il presente Eonian, io e Silenoz, una volta completato, ci siamo guardati in faccia e abbiamo entrambi pensato di aver fatto un gran lavoro, il meglio che potessimo fare. Per noi è molto importante progredire, fare qualcosa di fresco e nuovo da rilasciare sul tavolo ogni qualvolta realizziamo un disco, non vogliamo essere ripetitivi né tanto meno tornare indietro nel tempo in un certo episodio solo perché è stato un successo. Prendiamo per esempio Enthrone Darkness Triumphant che è stato un ottimo successo per noi e anche per le vendite, non avrebbe alcun senso per noi tornare indietro a quelle sonorità e realizzare un “Enthrone parte seconda”, potrebbe essere molto facile per noi ma non lo facciamo perché non è una cosa che verrebbe dal cuore, noi vogliamo evolverci in nuovi territori.
R.G.: E quindi, come è nata l’idea di realizzare nuovamente “Stormblåst“ qualche anno fa?
S.: E’ stata una cosa molto importante per me e Silenoz ri-realizzare quel disco e adattarlo ad un sound migliore perché all’epoca avevamo troppo poca esperienza in studio e l’ingegnere del suono che ha lavorato con noi al tempo non aveva alcun interesse nella buona riuscita dell’album. Io credo che si trattasse di un grande disco, conteneva molti approcci chitarristici differenti rispetto a molte altre band all’epoca, quindi la musica era ottima ma la produzione era veramente pessima, quindi non rendeva giustizia all’opera. Per questo motivo per noi è stato molto importante rifare il disco successivamente con un suono migliore e migliorandolo in alcuni dettagli, per essere così un disco completo.
R.G.: Quindi eravate pienamente soddisfatti del risultato del vostro debut “For All Tid“?
S.: Se oggi rilasciassimo un disco come For All Tid a nessuno importerebbe (ride, ndr) ma per l’epoca ha rappresentato un gran bel disco, molto importante per la nostra storia, diverso dalle proposte delle band del genere e conteneva delle atmosfere interessanti seppur amatoriali ed eravamo più contenti del suo risultato rispetto al successore. Stormblåst venne realizzato in un altro studio, con un ingegnere del suono diverso e si sentiva troppo la mancanza delle giuste atmosfere nella versione originale e questa è una cosa che ci è sempre pesata molto nel corso degli anni. Quindi, quando abbiamo avuto il tempo per farlo, nel 2005, abbiamo lavorato insieme a Peter Tägtgren nei suoi Abyss Studio e siamo molto più contenti di quest’ultima versione. Molte persone ci hanno detto di preferire la versione originale, io rispetto la loro opinione ma noi preferiamo la nuova versione.
R.G.: Con “Abrahadabra“ avete dato inizio a questa vostra nuova era, poi, dopo circa otto anni di silenzio discografico siete ritornati con “Eonian“, cosa è successo nel corso di questo periodo?
S.: Questa forse è la vostra prospettiva! (ride, ndr) Sì, forse per voi esperti del settore e per i nostri fan questo è stato un lungo periodo di attesa per un nuovo disco ma non siamo stati pigri e abbiamo lavorato costantemente dal 2010, quando è uscito Abrahadabra. Abbiamo girato per tutto il mondo in tour per quattro anni per la promozione di quel disco, quindi diciamo che abbiamo avuto quattro anni di tempo perché non componiamo quando siamo on the road. La musica dei Dimmu Borgir è molto complicata e non viene scritta semplicemente sedendosi a tavolino, necessita di mesi per poter avere una canzone completa. Quindi abbiamo passato questi quattro anni tra festival e tour vari, poi ci siamo dovuti prendere del tempo per riflettere sulla direzione che avremmo voluto prendere con la band e cosa volessimo fare, abbiamo anche dovuto cambiare qualche partner lavorativo, prendere nuovi accordi discografici e necessita tempo per sbrigare tutto ciò. Sai, abbiamo passato un periodo molto intenso, siamo stati alle prese sempre con vari impegni legati ai Dimmu Borgir, tutto scorre molto velocemente con la nostra band: studio, live. Fare entrambe le cose costantemente può essere molto stressante e quindi avere sempre una deadline può essere evidente all’interno del disco, che questa scadenza sia incisiva sulla qualità di ciò a cui stai lavorando. Quindi questa volta è nato tutto dalla nostra scelta di voler fare un nuovo disco, decisione presa tre anni fa e credo che, ascoltando le canzoni del disco, si possa notare quanto ci siamo dedicati a curarle in tutti i dettagli, non esiste altro album così pieno come Eonian, si tratta di dieci fortissimi brani. Questo secondo me è stato frutto della nostra decisione di non avere delle scadenze, abbiamo avuto tutto il tempo a nostra disposizione per poter realizzare i brani dettagliatamente nella fase di pre-produzione, tutto era già pronto quando abbiamo deciso di prenotare lo studio e quindi iniziare a sentire la pressione di completare il lavoro. Questo è stato il modo giusto di lavorare secondo noi, perché le cose sono state molto più frettolose in passato.
R.G.: Una cosa che ho subito notato dal primo ascolto è che fondamentalmente siete tornati ad essere concettualmente una band black metal, in questo disco esiste la presenza dell’epicità di cui era ricca il precedente ma avete lavorato su basi differenti.
S.: Sì, possiamo dire che le sessioni per comporre Abrahadabra siano state basate principalmente su un lavoro di tastiere e quindi strutture realizzate su questo tipo di base che successivamente sono diventate parti sinfoniche, mentre per Eonian la struttura delle canzoni è stata realizzata principalmente da un lavoro di chitarre. Quindi si tratta di un prodotto nato tramite un lavoro chitarra ma ci sono lo stesso degli elementi orchestrali all’interno dei brani. Generalmente, ascoltando l’opera completa puoi renderti conto di quanto questa volta sia stata orientata dalle chitarre. Credo che, dopo l’uscita di Forces Of The Northern Night che è stato proprio il vero e proprio nostro capitolo orchestrale, abbiamo pensato fosse il momento giusto per ritornare alla band e realizzare brani in questo modo e a realizzare noi stessi le orchestrazioni di cui avevamo bisogno. Oggi i suoni campionati hanno una buona resa al punto di riuscire quasi ad emulare il suono di una vera e propria orchestra, quindi questo è quello che abbiamo fatto, cercando di accontentare tutti i nostri gusti e di mettere in pratica le nostre idee. Sai, mettere d’accordo sei persone con opinioni differenti non è semplice ma è importante fare qualcosa che soddisfi a pieno tutti noi. Abbiamo inoltre cercato di imparare dai nostri errori commessi in passato quando siamo stati in studio, quindi cercato di pianificare tutti i dettagli del suono: dagli amplificatori da utilizzare, corde di basso e chitarre, pelli della batteria. Tutte queste cose sono state ben pensate in base alla resa sonora desiderata, per questo credo che, essendo andati così a fondo nello studio dei particolari che siamo riusciti ad ottenere un buon risultato questa volta. Quindi per noi puoi capire quanto questo disco sia già un grande successo, siamo veramente felici del risultato ottenuto, i Dimmu Borgir non confezionano musica, noi facciamo musica perché ne siamo appassionati, se siamo in giro da venticinque anni è proprio per questo motivo, è la passione che ci spinge a farlo. Sì, è ovvio che speriamo che alla gente piaccia ciò che noi scriviamo ma non a tutti può piacere, nel caso non vi piacesse vi suggerirei quindi di ascoltare qualche altra cosa ma questo è ciò che noi facciamo! Per noi rappresenta qualcosa di autentico e cerchiamo sempre di realizzare qualcosa di nuovo e fatto con il cuore.
R.G.: Ma parliamo anche dei Chrome Division, il tuo side-project con cui sei anche stato concentrato negli ultimi anni.
S.: Sì, abbiamo già un nuovo album pronto, che sarà il quinto album della nostra carriera che verrà rilasciato da Nuclear Blast probabilmente alla fine di quest’anno. Il disco è pronto, già registrato e necessita soltanto di essere mixato. Abbiamo bisogno di tempo per ultimarlo dato i nostri attuali impegni: io con i Dimmu Borgir e gli altri membri con il loro lavoro e chi con le loro band. Si tratta di un progetto parallelo perché amiamo il rock’n’roll e per me ogni tanto è rinfrescante lavorare con altri musicisti e realizzare musica più semplice, è come se fosse quasi una terapia (ride, ndr) per fare qualcosa di diverso e trovare poi la carica per ritornare a lavorare con i Dimmu Borgir. Si tratta di musica più grezza, semplice, quasi primitiva, è divertente potersi ritrovare in sala prove e riuscire a scrivere una canzone tutti insieme nel corso di un giorno o anche solo quattro ore. Qualcosa di più spontaneo insomma, mentre il lavoro con i Dimmu Borgir è molto diverso ma mi piacciono entrambe le cose. Sono un grande appassionato di rock’n’roll e non voglio inserire questo stile di musica all’interno dei lavori con i Dimmu Borgir perché credo stonerebbe e lo stesso vale per Silenoz e il death metal che invece sfoga nel suo progetto Insidious Disease perché crediamo entrambi che sarebbe sbagliato inserire parti di questi generi nel nostro sound. Ecco perché abbiamo deciso di avere questi progetti separati.
R.G.: Ascoltando il vostro album però ho pensato che il riff portante di Ætheric fosse appunto stato partorito dalla parte più rock’n’roll di te.
S.: Non credo che quel riff sia propriamente rock’n’roll, lo definirei più catchy metal (ride, ndr) sì comunque credo che in questo caso ci siano dei riff che si avvicinano molto al rock ma è stata merito di Galder (ride, ndr).
R.G.: Quindi per il momento dietro il nome Dimmu Borgir restano ufficialmente tre componenti, giusto?
S.: E’ stato importante per noi far capire al pubblico che esistono tre membri principali della band che si occupano di scrivere la parte principale della musica perché è sempre stato così: Silenoz è al mio fianco da venticinque anni e Galder invece è arrivato qualche tempo dopo ma siamo i principali songwriters. Attualmente abbiamo la line-up più duratura nella storia dei Dimmu Borgir, Daray alla batteria suona con noi da otto o nove anni e anche Gerlioz alla tastiere e hanno anche dato un’impronta su questo disco inserendo dei loro elementi ma la struttura principale dei brani è stata realizzata da noi tre. Ora è giunto il momento di inserirli un po’ di più nella band, quindi nelle foto e nel concept del disco. Non so come spiegartelo ma bisogna iniziare da qualche parte, migliorarsi e crescere e questo vale per qualsiasi tipo di business al mondo: se tu iniziassi a lavorare per uno studio di avvocati partiresti servendo i caffè, facendo un buon lavoro acquisiresti mansioni migliori da svolgere. Con i Dimmu Borgir siamo stati molto attenti nella scelta di aggiungere nuovi membri alla band perché abbiamo avuto molti cambi di line-up nel corso degli anni ma abbiamo avuto modo di notare l’ottimo lavoro da loro svolto, tutta la passione che ci mettono e siamo diventati anche molto amici. Una cosa molto importante che la gente dovrebbe capire è quando si pensa ad una band: essere un musicista o suonare molto bene uno strumento è solo una piccolissima parte di quello che vuol dire suonare in una band. Questa è una cosa che molte persone dovrebbero capire, pensandola in quel modo è come se dimenticassero alcuni aspetti di una band. Alcune persone dovrebbero capire che questi cambiamenti in line-up sono stati fatti per determinate motivazioni che solo guardando dalla nostra prospettiva riuscirebbero ad essere chiare. Se non avessimo fatto dei cambiamenti forse la band non sarebbe più esistita, abbiamo dovuto fare in modo che la band potesse andare avanti.
R.G.: Con questa tua risposta mi hai voluto un po’ parlare del vostro passato, quindi la mia curiosità mi spinge a chiedere se avete sempre lavorato in questo modo oppure in passato lavoravate in maniera differente. Quanto contributo hanno dato alla vostra musica i vostri ex-membri come Mustis o ICS Vortex?
S.: Sì, la band esiste da molto più tempo prima che Mustis o Vortex abbiano iniziato a comparire nelle foto della nostra line-up (ride, ndr). Mustis ha fatto molto lavoro addizionale ma non è mai stato uno dei principali songwriter, come tutti i nostri ex-membri hanno dato molti input e quindi influenzato la nostra musica, d’altronde se fossimo stati sempre io e Silenoz a scrivere, i brani avrebbero avuto tutto un altro sound. Certamente noi diamo credito a questi personaggi per aver dato il contributo dato alla nostra musica ma siamo stati sempre noi il centro principale della band, mi viene difficile da spiegarlo ma spero che sia stato chiaro.
R.G.: Quindi, per concludere, dove potremmo ascoltare questo vostro nuovo album dal vivo prossimamente?
S.: Stiamo programmando tutto in questi giorni, inizieremo con una manciata di esibizioni presso alcuni festival selezionati, il primo sarà a Montréal, Canada, rappresenterà lo show di debutto in supporto a Eonian e successivamente qualche altro festival, poi partiremo alla volta di un tour europeo e cercheremo di essere ovunque vorremo essere!
R.G.: Ok grazie Shagrath.
S.: Grazie a voi!