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05th Apr2019

Dream Theater – Distance Over Time

by Marcello Zinno
Il 2019 per i Dream Theater è l’anno della pubblicazione di Distance Over Time, loro quindicesimo studio album, un lavoro che non passerà inosservato nella loro discografia, secondo noi non per un’accezione positiva. Il secondo che vede Mike Mangini sia in fase esecutiva che ideativa, Distance Over Time porta dietro le proprie spalle una serie di fardelli. Il primo è quello di essere un album che si incasella in una discografia che vede ormai la band americana pubblicare album a stretta distanza l’uno con l’altro, molto probabilmente per alimentare un’attività live che è il vero motore economico del brand “Dream Theater”; inoltre segue un immenso lavoro, The Astonishing, che pur non arrivando ai livello emozionali di Metropolis Pt. 2: Scenes From A Memory, è un album che ha richiesto uno sforzo immenso per composizione e per registrazione; come se non bastasse si aggiunge il cambio di etichetta, passando dalla Roadrunner Records alla Sony/InsideOut, fattore secondo noi non irrilevante nella scelta stilistica dei nuovi brani e infine le aspettative dei fan che, vuoi il nuovo batterista vuoi lo spessore del doppio CD The Astonishing, sono di certo alle stelle.

Queste premesse giustificano solo in parte il fatto che questo lavoro non raggiunga il livello qualitativo degli immortali Images And Words e Awake ma a dir il vero non si avvicina nemmeno a quello seppur buono ma non eccelso di lavori come Systematic Chaos e Dream Theater. Diciamo che, non ce ne vogliano i fan della band (noi per primi lo siamo), al netto di Black Clouds & Silver Linings e Octavarium, l’album targato 2019 resta uno dei punti più a basso valore della discografia, almeno se lo si osserva dal punto di vista dell’ispirazione e del songwriting. Stiamo sempre parlando di un album dei Dream Theater, capiamoci: brani come Untethered Angel o Barstool Warrior sono di sicuro interesse se decontestualizzati, ma ascoltati da una band come questo quintetto ci dimostra che abbiano voluto fare esclusivamente il compitino (e poco più) per imbastire subito un nuovo tour. Proprio queste due tracce (fatto salvo l’affascinante contributo di Jordan Rudess) ripercorrono soluzioni che i DT ci hanno proposto numerose volte, da Six Degrees of Inner Turbulence in poi; ancora, la parte iniziale di Fall Into The Light sembra un esercizio alla Judas Priest degli ultimi lavori (da ascoltare bene!) e come loro di tantissime band in giro per il globo, At Wit’s End mostra un Petrucci eccezionale senza il quale parleremo di una banale pop song (salvando anche l’intermezzo da metà brano), pop che non viene nascosto in Out Of Reach.

Quel “poco più” a cui accennavano prima prende il nome di Room 137, che sicuramente può scaldare il pubblico in sede live e S2N in cui prima Myung e poi Petrucci si lanciano in un riff da urlo. Nessun brano supera i dieci minuti di durata e questo non è solo un’informazione numerica, è una conferma della nuova direzione stilistica imboccata dalla band. Ma, e per fortuna c’è un ma, in questo album compare una certa Pale Blue Dot, uno dei pezzi che merita di finire in un greatest hit della band, una gemma come lo fu Learning To Live per Images And Words: è qui che il prog metal, quello vero e targato DT, viene a galla, con tanti cambi di tempo, tecnicismi all’esasperazione e un’ideazione armonica che non ha pari nell’album. In pratica quello che i fan si aspettano da questa immensa band. Speriamo che possa essere questo un punto di partenza per il prossimo album.

Autore: Dream Theater Titolo Album: Distance Over Time
Anno: 2019 Casa Discografica: Sony Music, InsideOut Music
Genere musicale: Prog Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.dreamtheater.net
Membri band:
James LaBrie – voce
John Petrucci – chitarra
John Myung – basso
Jordan Rudess – tastiera, direzione creativa arrangiamenti corali ed orchestrali
Mike Mangini – batteria
Tracklist:
1. Untethered Angel
2. Paralyzed
3. Fall Into The Light
4. Barstool Warrior
5. Room 137
6. S2N
7. At Wit’s End
8. Out Of Reach
9. Pale Blue Dot
Category : Recensioni
Tags : Progressive
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