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23rd Lug2019

Intervista ai Sonata Arctica

by Cristian Danzo
Al Rock ‘N Roll di Milano abbiamo scambiato due chiacchiere con Elias Viljanen, chitarrista dei Sonata Arctica, band che vedrà uscire il nuovo album Talviyö il 6 settembre prossimo. Sentiamo cosa ha avuto da dirci sulla nuova opera e su altri temi.

R.G.: Ciao Elias e benvenuto a Milano e su RockGarage. Parliamo del vostro nuovo album che uscirà a settembre. Come è stato il processo di registrazione e composizione?

E.V.: Tony (Kakko, cantante dei Sonata Arctica, nda) ha composto tutto il materiale, come di consuetudine giusto un anno fa. Poi tutto il resto della band ha ascoltato i suoi demo registrati nello studio casalingo. Di solito non tutto il materiale viene approvato dal resto di noi e qualcosa non si sposa bene con il sound dei Sonata, ma stavolta eravamo tutti convinti che Tony avesse tirato fuori composizioni totalmente giuste, su cui poi abbiamo lavorato ed ognuno ha portato il suo contributo. Siamo entrati in studio lo scorso settembre. Per sei settimane abbiamo lavorato alla registrazione delle tracce base che comprendevano batteria, basso ed alcune linee di chitarra, il tutto eseguito live in studio. E’ la prima volta che registriamo simultaneamente come suonassimo dal vivo. Ovviamente se commettevamo degli errori il tutto veniva sistemato con il mix ed una nuova registrazione della porzione contenente l’errore. Penso che il risultato di questo processo sia molto più naturale e spero che giunga all’ascolto dell’album. Il produttore è stato Mikko Tegelman, che è anche il nostro ingegnere del suono sia in studio che in sede live, che ci ha posto la seguente domanda : “Come mai suonate così diversi quando siete in studio e sul palco? Perché durante i concerti siete molto più potenti”. E così, seguendo le sue osservazioni, abbiamo deciso di dare al nuovo prodotto un’impronta che riproducesse le sensazioni che diamo durante i nostri concerti. Dopo questa prima fase siamo partiti per una tournée di spettacoli acustici in giro per l’Europa, cosa che per i nostri fan era assolutamente una novità. Ed anche per noi visto che l’esperienza era stata fatta solamente in Finlandia. Uno show acustico è completamente differente dalla nostra solita dimensione dal vivo, ma è andato tutto bene ed è stata un successo, almeno nella mia opinione. Dopo questa piccola pausa siamo tornati in studio per registrare le voci di Tony, e tra mix e mastering ci è voluto poco più di un mese e l’album era pronto.

R.G.: Ci puoi dire qualcosa in merito all’artwork?

E.V.: Tony da tempo proponeva di usare una fotografia reale per una copertina piuttosto che un’immagine artificiale. Ha scoperto questo ragazzo finlandese che si chiama Onni Wiljami e che sta diventando abbastanza noto da noi come fotografo e grafico. Abbiamo trovato questa foto invernale e l’abbiamo contattato ed è stato molto contento di collaborare con noi. Dal suo portfolio abbiamo scelto dieci foto da cui poi è stata tratta quella di copertina. Originalmente lo scatto era di giorno e non notturno come lo vedete ora, con l’aggiunta della luna e delle stelle cadenti.

R.G.: Qual é il significato di “Talviyö”?

E.V.: Tradotto significa “notte d’inverno”.

R.G.: Quindi ti chiedo se il nuovo album è una sorta di concept oppure tutto è legato, copertina compresa, solamente ad un aspetto di sonorità e mood complessivo.

E.V.: Non è un concept sicuramente ma il mood complessivo lega il tutto. Soprattutto per quanto riguarda i testi molte canzoni affrontano temi veramente simili tra loro. La prima canzone (Message From The Sun, nda) è quella che riflette maggiormente lo spirito della copertina perché riguarda l’aurora boreale, le luci del Nordeuropa e tutto ciò che concerne l’inverno come tematiche.

R.G.: La sensazione che suscita il nuovo lavoro (noi lo abbiamo ascoltato in anteprima ndr) è qualcosa di veramente calmo e pacifico, che riflette l’interiorità e si distacca abbastanza dalle vostre precedenti produzioni ed il genere che proponete.

E.V.: Si, lo confermo ed è una sensazione che ho avuto anche io soprattutto all’inizio delle registrazioni. Sicuramente ci sono influenze diverse e nuove in questo lavoro, e come musicisti abbiamo trasferito questa sensazione e queste atmosfere “calme” in musica. Probabilmente sai è anche un fatto di età, siamo diventati solo più vecchi (risate,nda).

R.G.: Guardando la copertina e conoscendo il significato del titolo, abbinandolo alle sensazioni di pace che le canzoni suscitano, è davvero un prodotto completamente azzeccato.

E.V.: Si. Quando è inverno è tutto molto calmo e pacifico. Guardando la copertina hai la sensazione del silenzio. Con questo ambiente praticamente non senti alcun rumore quando la neve ha ricoperto tutto.

R.G.: Ci sarà un tour a supporto dell’album?

E.V.: Si. Inizieremo a settembre dall’America del Nord una tournée con i Kamelot ed i Battle Beast. Dopo sei settimane inizierà il tour europeo in novembre che durerà fino a dicembre inoltrato, le cui date saranno annunciate a breve. Inizierà da casa nostra per proseguire in Germania e poi le altre nazioni.

R.G.: Saranno previste anche date in Asia ed Oceania?

E.V.: L’anno prossimo avremo sicuramente delle date anche in queste location.

R.G.: Ci sarà una edizione di “Talviyö” anche in vinile e vinile limited edition?

E.V.: Si. Uscirà anche in vinile. Penso che la limited edition sarà realizzata in diverse colorazioni. Ne stiamo ancora parlando.

R.G.: Prima parlavi degli show acustici. Quanto è difficile trasferire la vostra musica in questa dimensione?

E.V.: Abbiamo dovuto cambiare parecchio gli arrangiamenti delle canzoni proposte ma non è stato un processo così complicato, è avvenuto tutto molto spontaneamente ed in maniera naturale. Quando abbiamo iniziato le prove per questi spettacoli poi sono venute fuori altre idee su come cambiare e riarrangiare e devo dire che è stato molto divertente. Di sicuro ci siamo trovati davanti ad un modo di suonare completamente differente da quando hai la spina attaccata. Mi sono molto divertito.

R.G.: Preferisci questa dimensione più intima oppure quella dei grandi palcoscenici?

E.V.: Sai, lo show acustico è molto più intimo, quando tutti sono seduti ad ascoltare le canzoni, e diventa molto più sentimentale, ad un livello emozionale differente. Se però diventa troppo intimo può diventare abbastanza terrorizzante (risate,nda) perché inizi a pensare che ogni errore viene ascoltato e capito dall’audience. Mi piace leggermente di più suonare davanti ad un pubblico vasto perché ti dà anche più adrenalina, che è fondamentalmente la droga di ogni musicista. Ma forse è solo perché sono molto timido (risate,nda).

R.G.: Sei entrato nella band nel 2007 ed i Sonata Arctica avevano già una lunga carriera alle spalle. Come ti sei trovato nell’amalgamarti con gli altri? E qual è stato il tuo approccio stilistico? Hai cambiato qualcosa?

E.V.: All’inizio ho cercato di avere uno stile il più possibile in linea con le sonorità della band, perché non volevo deludere i fan e proporre un qualcosa che non cambiasse completamente lo stile dei Sonata. Non volevo proprio creare casini (risate,nda). I ragazzi sono sempre stati, fin dall’inizio, davvero di supporto nei miei confronti. Il mio stile personale l’ho messo negli assoli, reinterpretandoli secondo il mio gusto e su questo sono stato sempre completamente libero. Ora non penso più a ciò che i fan possono dire o pensare. Anche con il resto dei ragazzi la linea di pensiero è questa: in primis deve esserci la nostra soddisfazione per quello che facciamo.

R.G.: Quali sono stati gli artisti che più ti hanno influenzato?

E.V.: Quando ero un adolescente ero un fan scatenato dei Metallica. Prima ancora impazzivo per i Kiss, ovviamente. Ho iniziato ad ascoltarli quando avevo 7 anni. Sono un’influenza importante per me a tutt’oggi. Ho sempre ascoltato diversi tipi di metal: Danzig, Morbid Angel, Joe Satriani, Steve Vai, Dream Theater. Adesso sono un grande ascoltatore di hard rock classico: AcDc, Rainbow. Li trovo molto familiari in questa fase della mia età.

R.G.: Chi ti ha spinto a suonare la chitarra?

E.V.: Mio padre. Non avevo nessun hobby quando avevo nove anni, passavo il tempo seduto in casa. Mio padre aveva questa chitarra acustica e tutti i tutorial in cassetta e su carta. Fondamentalmente mi ha obbligato a prendere in mano la chitarra anche se io non ne avevo voglia. Quando ho imparato le prime canzoni molto semplici, ho capito che avevo bisogno di una chitarra tutta mia. Poi già ascoltavo i Kiss e mi resi conto che se volevo essere quel tipo di supereroe come Gene Simmons o Paul Stanley dovevo suonare la chitarra visto che loro lo facevano. Era l’unico modo per essere come loro. E parzialmente ci sono riuscito (risate,nda).

R.G.: Ti faccio una domanda che mi assilla da anni. Come è possibile che in Scandinavia ci siano queste due anime musicali completamente opposte. Ci sono musicisti come voi o gli Stratovarius, tanto per citare un altro gruppo, che propongono musica positiva ed energica. E poi c’é il black metal, che è completamente negativo ed è come se fosse l’altra faccia della medaglia.

E.V.: Questa è una buona domanda, davvero interessante, visto che sono due stili che vengono dallo stesso posto. Penso che il primo fattore siano i lunghi inverni senza luce che ti costringono a stare in casa ed allora può scattare davvero una forte depressione. La musica diventa allora una sorta di sfogo a queste sensazioni. E’ davvero difficile rispondere a questa domanda perché poi alla fine siamo tutti uomini fatti dalle stesse sensazioni… le tematiche del black metal irritano parecchio molte persone e forse molti lo usano come stile per raggiungere attenzione. Ti dico che noi finlandesi come popolo siamo molto positivi ed ottimisti ma magari qualcuno pensa che lo siamo per finta visto dove abitiamo ed il clima che c’è. Posso dirti che molte band black metal che abbiamo incontrato durante i festival che abbiamo fatto sono persone gentili e con cui ci siamo trovati molto bene.

R.G.: Quindi pensi che quando tutto è partito alla base c’era uno spirito di ribellione punk piuttosto che la malvagità incarnata…

E.V.: Si. Sottoscrivo questa interpretazione.

R.G.: State per compiere il ventennale della carriera. Come vedi i Sonata Arctica nei prossimi vent’anni, soprattutto in un mercato discografico che sembra cambiare ogni giorno in maniera totale?

E.V.: Penso che l’unico modo di sopravvivere sia quello di fare album e tour e pensare a nuovi canali di distribuzione e comunicazione. Mi auguro tra vent’anni di essere dove sono ora. Mi accontento di questo.

R.G.: Grazie Elias della chiaccherata. I migliori auguri per la vostra carriera ed il nuovo album.

E.V.: Grazie a voi ed a tutti quelli che leggeranno questa intervista.

Category : Interviste
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