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25th Set2020

Quiet Riot – Condition Critical

by Giancarlo Amitrano
Quando la strada che si intraprende appare facile e gradevole, perché non continuare a percorrerla, magari con più relax? È quello che deve aver pensato il combo californiano, reduce dal successo cosmico di Metal Health che aveva tirato la band fuori dalle sabbie mobili successive all’abbandono di Randy Rhoads ed al suo tragico destino. La band resta immutata per questa occasione e decide di mantenere le stesse coordinate seguite per il precedente lenght ovvero un solido hard ottantiano che veda comunque e sempre in primo piano una solida ascia, quella del buon Cavazo. Si parte con l’aggressivo drumming che Banali instilla a Sign Of The Times su cui si erge virilmente il cantato di Banali ed il suo ormai consolidato ritmo perspicace che riesce a farci “digerire” anche brani e refrain apparentemente elementari come questo, nel cui sottofondo domina la sei corde di Cavazo che qui si sdoppia bene anche nella iniziale fase semiacustica, salvo poi lasciar partire a metà brano un solo di enormità notevole. Come nell’album precedente, anche qui gli Slade vengono omaggiati con una cover di sicuro interesse: Mama Were All Crazee Now viene reinterpretata con la consueta verve ed energia, ma il giochetto riuscito alla grande con Cum On Feel The Noise stavolta non sortisce lo stesso effetto. Pur tenendosi nel range di un rifacimento più che discreto (notabile, anzi, il solo di Cavazo), il brano sa nel complesso di traccia approntata tanto per vivacchiare sugli allori appena conquistati, pure se come detto sempre nell’ambito di una totalità di prodotto più che degna.

Party All Night segue ancora le orme di un indiavolato Banali ed è ancora Cavazo a trascinare l’intensità del brano, che appare come un mix di hard’n’roll, grazie anche all’esecuzione vocale stavolta molto gradevole, che sfila via su di una sezione ritmica molto intensa e potente, su cui si innesta con leggiadria il tocco magico e metallico dell’ascia. Stomp Your Hands, Clap Your Feet è una traccia buona per un party all’aperto: sono infatti le ritmiche molto “ballabili” nel suo complesso a renderla meritevole di essere colonna sonora di un buon festino californiano sulle rive dell’Oceano; cantato rilassato ed asolo intenso ma non sopra le righe, pur tenendo ferma la barra del Cavazo-style. Winners Take All fa risalire le sue origini al tempo dell’indimenticato RR: infatti, la traccia veniva già eseguita dalla band, sotto una ovvia diversa versione, ai tempi in cui il gruppo si esibiva nei polverosi locali losangelini in attesa della gloria ed occorre dire che la versione qui proposta è di largo spettro, con l’ispirato Dubrow a menare le danze e le sotterranee tastiere di Pat Regan a rendere la traccia gradevole e quasi epica in alcuni passaggi, grazie anche ai cori (che vedono protagonista anche il “futuro” Chuck Wright) che rafforzano il pezzo. Si giunge così alla titletrack, che qui sublima lo stile raggiunto dalla band: una sezione ritmica davvero notevole, con Dubrow ad incarnare alla perfezione il ruolo di intrattenitore vocale, adottando in questa occasione anche una tonalità più drammatizzata ed una tempistica molto rallentata, abilmente pilotata dall’ascia di Cavazo, che a metà brano si erge in versione agguerrita, destreggiandosi tra lo slide e l’elettrico purissimo per un brano di qualità.

Scream And Shout è brano “metallissimo”: potente ed incalzante, si intesta anche il merito di essere la traccia più aggressiva del disco, “costringendo” anche Dubrow agli straordinari dal punto di vista vocale, mentre Banali tocca e picchia da par suo; la chitarra di Cavazo esegue i suoi interventi pancia a terra con energia, mentre i soliti cori rimpolpano il tutto, non prima di aver concesso la passerella d’onore ad un altro signor solo di Cavazo. Con Red Alert ci si incammina verso una ennesima traccia coinvolgente: i mugolii iniziali del singer hanno il fine di incanalare il brano verso una declamazione dello stesso molto intensa, con background vocali a rafforzare il refrain, pur nella sua semplicità: bravo Cavazo a tenere bassi i toni del brano, tendenti altresì alle sonorità classiche della band, che assiste ad un altro solismo tecnicamente valido della  sei corde.

Bad Boy è una cavalcata epica, dai toni quasi “maideniani” per il suo incedere: l’ascia viene tenuta sempre ben carica ed a disposizione per esplodere in ogni momento, ancora i cori a tenere alto il vessillo del gruppo, che qui si sbizzarrisce nelle sue evoluzioni, magari tenute leggermente sotto controllo, che esplodono tuttavia con la conclusiva (We Were) Born To Rock che sin dall’inizio mantiene toni accelerati e va subito al sodo, spendendo subito i solismi di Cavazo e la conseguente spinta propulsiva del gruppo che si imbarca verso una degna conclusione di un album che ha “solo” il torto di giungere dopo la ciclonica pubblicazione precedente, ma che nel complesso non sfigura, venendo anzi premiato, all’epoca, da un copioso riscontro di vendite.

Autore: Quiet Riot Titolo Album: Condition Critical
Anno: 1984 Casa Discografica: Pasha
Genere musicale: Hard Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.quietriot.band
Membri Band:
Kevin Dubrow – voce
Carlos Cavazo – chitarra
Rudy Sarzo – basso
Frankie Banali – batteria
Chuck Wright – basso su traccia 10
Pat Regan – tastiere  
Tracklist:
1. Sign Of The Times
2. Mama Weer All Crazee Now
3. Party All Night
4. Stomp Your Hands, Clap Your Feet
5. Winners Take All
6. Condition Critical
7. Scream And Shout
8. Red Alert
9. Bad Boy
10. (We Were) Born To Rock
Category : Recensioni
Tags : Hard Rock, Quiet Riot
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