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29th Dic2020

Fu Manchu – Clone Of The Universe

by Marco Pisano
Clone Of The Universe, dodicesimo album in studio della stoner band californiana Fu Manchu, è certamente un buon album, piacevole da ascoltare e in grado di soddisfare sia le esigenze dei fan della formazione californiana, sia quelle degli appassionati di stoner in generale. Rappresenta una sorta di “usato sicuro” nella ormai più che ventennale discografia del gruppo; infatti qui ritroviamo tutti gli ingredienti sonori e tematici tanto cari alla band e allo stoner più classico: il riffing di chitarra aggressivo, energico, secco, tagliente e affilato come le lame di un rasoio, con frasi ipnotiche e allucinate, una sorta di tunnel spaziale e sonoro in grado di catapultarti nel bel mezzo della Death Valley; le accelerazioni improvvise e i cambi di ritmo repentini; la classica sezione ritmica compatta, solida e pronta a far viaggiare ogni brano dritto come un treno sul proprio binario; le atmosfere a tratti quasi claustrofobiche, soffocanti e cupe come le nuvole di un temporale, a tratti psichedeliche e da trip. Tutte caratteristiche che lo rendono un album discreto e piacevole, ma che paradossalmente ne limitano gli slanci creativi e le possibilità espressive; si percepisce ascoltandolo che alla band californiana manchi un po’ di creatività e di fantasia in questa fase della loro carriera, e che, consapevoli di questo, abbiano deciso di puntare sull’usato sicuro, riproponendo sonorità che i fan ormai conoscono molto bene e che non si discostino più di tanto dalla loro road map artistica e musicale.

L’effetto sorpresa e spiazzamento che ci saremo aspettati di trovare ascoltando Clone Of The Universe non c’è stato e la cosa un po’ ci dispiace, avremo preferito che il gruppo osasse maggiormente e proponesse qualcosa di più innovativo e spiazzante. Ma la gradita sorpresa (e smentita) arriva proprio nella traccia finale, Il Mostro Atomico, una jam onirica, surreale, che dilata il concetto di spazio e di tempo, proponendosi quasi come una sorta di universo parallelo all’interno dell’album, dove le regole della fisica vengono stravolte, e dove la fantasia e la creatività trovano finalmente libero sfogo, con risultati semplicemente magnifici. Non a caso occupa da sola la metà della durata dell’album (la traccia infatti dura poco più di 18 minuti), sarà per la presenza come ospite di Alex Lifeson (chitarrista dei Rush) che innalza in modo significativo la qualità della traccia e dell’album intero, conferendo a questo “mini universo” una dimensione quasi prog, a se stante, liquida e immateriale, capace di espandersi e viaggiare in ogni direzione essa voglia.

Per concludere, questo lavoro probabilmente non passerà alla storia come uno dei più memorabili della discografia dei Fu Manchu, ma può diventare il punto di partenza per un nuovo sentiero artistico, più creativo e fantasioso, in grado di dare nuova linfa ed energia alla vena creativa della band; le basi sono state gettate, e, se verranno consolidate e approfondite nel prossimo lavoro, ne vedremo veramente delle belle.

Autore: Fu Manchu Titolo Album: Clone Of The Universe
Anno: 2018 Casa Discografica: At The Dojo Records
Genere musicale: Stoner, Doom Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/FuManchuBand
Membri band:
Scott Hill – voce, chitarra
Bob Balch– chitarra
Brad Davis – basso
Scott Reeder – batteria
Alex Lifeson – chitarra in Il Mostro Atomico
Tracklist:
1. Intelligent Worship
2. (I’ve Been) Haxed
3. Don’t Panic
4. Slower Than Light
5. Nowhere Left To Hide
6. Clone Of The Universe
7. Il Mostro Atomico
Category : Recensioni
Tags : Stoner
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