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04th Gen2021

Attitudine riottosa

by Massimo Canorro
Copia e incolla random? No, piuttosto un taglia e incolla, certosino, con il computer, creando una sorta di punkzine (“questo volume non è una fanzine, ma è debitore di quell’attitudine”, si legge nell’introduzione). Un’opera da toccare con mano, sfogliandola con cura. È quanto ha realizzato, come un sarto con spille da punk dei giorni nostri, lo storico e ricercatore indipendente Giulio D’Errico, capace di raccogliere, all’interno di un interessante volume, una serie di voci differenti, vicende, narrazioni, ricordi, documenti e saggi che narrano (e, soprattutto, sviscerano) l’anarcopunk degli eighties nel Regno Unito (nota a margine: i Crass, collettivo anarchico e gruppo punk rock formatosi nell’Essex in Inghilterra nel 1977, sono ritenuti i fondatori del movimento e dello slogan “DIY”, ovvero “Do It Yourself”). Tutto questo – e molto altro – è custodito nel volume Attitudine Riottosa (sottotitolo: anarcopunk in UK), dove D’Errico è partito da un assunto più che condivisibile (“L’anarcopunk è un’attitudine, un modo di agire politico dal basso che influenza ancora oggi gli attivisti di tutto il mondo”) per poi sviluppare una fondante considerazione: forte di un variegato e curioso microcosmo di esperienze individuali e collettive, squatting, live e manifestazioni, eccesso di alcol e droghe, festival e viaggi, l’anarcopunk (che non è fatto della stessa materia dei sogni, bensì è strutturato su energia, determinazione, contraddizioni) è stato in grado di ripensare, in concreto, l’approccio alla lotta militante.

Di fatto, come riporta la quarta di copertina: “una nuova educazione sentimentale alla politica in un decennio che ha visto la sconfitta dei movimenti sociali e il sorgere di un regime neoliberista globalizzato”. Precisazione quanto mai doverosa: Attitudine riottosa (Agenzia X, 228 pagine, illustrato, 16 euro) – che si sviluppa lungo una serie di capitoli assai descrittivi, partendo da titoli più che mai evocativi – non è un “semplice” saggio su questa “ideologia e sottogenere del movimento punk rock caratterizzato dall’adesione all’ideologia anarchica e in particolare all’anarco-pacifismo”, tratteggia Wikipedia. D’Errico – che scrive per il bollettino sulle migrazioni in Europa “Are You Syrious?” e per “A-Rivista Anarchica” – dà la certezza di conoscere molto bene ciò di cui scrive; lui stesso, nell’introduzione, spiega di aver vissuto, tra il 2013 e il 2017, nel Galles occidentale, dove si è imbattuto nel volume Tales From The Punkside (a cura di Mike Dines e Gregory Bull), una pubblicazione di racconti e riflessioni sulla scena anarcopunk dei primi anni ottanta che, in qualche modo, ha fatto scoccare la scintilla. Ed ecco che, pagina dopo pagina, si attraversano – anche solo con la mente, ma di questi tempi dove non si può viaggiare è tutt’altro che poco – città come Londra, ma anche Belfast e Bristol, i centri industriali dell’Inghilterra del nord nonché la brughiera del sud-ovest.

Parole ben impresse, nero su bianco (come le immagini che le accompagnano), abili nel far emergere una scena prorompente, mai statica, all’incessante ricerca del confronto con una realtà che spinge a distruggere qualsivoglia assioma di purezza/separatezza punk. Basti rammentare “gli scontri con i naziskin che assaltavano i concerti, il contatto con gruppi anarchici tradizionali, le cinquantuno settimane di sciopero dei minatori e le cinquantasei degli stampatori, la repressione poliziesca, i tagli dello stato sociale, la diffusione dell’eroina”, scrive l’autore (che vive ad Atene e collabora con differenti progetti al margine tra attivismo e volontariato). Così i dodici capitoli di Attitudine Riottosa (ben descritti da D’Errico nella sezione “Mappare l’anarcopunk”), ciascuno scritto e approfondito da chi ha vissuto la scena personalmente – dai già citati Dines e Bull a Chris Low, da Rich Cross ad Alistair Livingstone, da Justine Butler a Peter Webb, con D’Errico a fare da prezioso raccordo – offrono al lettore, per la prima volta, argomenti soventi ignorati. Qualche esempio? Dal ruolo del punk nell’abbattimento delle scissioni confessionali dell’Irlanda del Nord all’apporto del femminismo, dall’incidenza delle “zine” nella formazione intellettuale dei giovani punk alle manifestazioni londinesi (1983/1984) di “Stop the City”.

Scrive D’Errico: “La narrazione dell’anarcopunk britannico è troppo spesso stata incentrata su Londra, sui Crass e focalizzata sulla musica. I testi qui selezionati cercano di superare questi assi tematici e far emergere la varietà dell’esperienza anarcopunk”. Se il primo punk indicò il capolinea dello storico movimento politico degli anni settanta, l’anarcopunk fu in grado di raccoglierne l’eredità, svecchiandone contenuti e forme. Questo libro lo testimonia.

Category : Articoli
Tags : Libri
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