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07th Mag2021

Saxon – Killing Ground

by Giancarlo Amitrano
Con la medesima formazione, il quintetto entra nel nuovo millennio e decide di entrarvi a tutto tondo come suo costume: l’atteggiamento bellicoso non tramonta e la potenza resta immutata anche nella realizzazione del nuovo lenght Killing Ground che senza fronzoli si mette subito in marcia con un intro da autentico campo di battaglia tra lo sferragliare di cavalli da guerra ed armi spianate, tanto per introdurre subito la titketrack. Autentico fulmine di combattimento, con Byff vero dominatore della scena metallica e con la potentissima sezione ritmica che vede svettare oltre il solito Carter anche un inatteso e potente Randow, preciso e puntuale in ogni battuta, la ormai consolidata coppia di asce sfodera qui un signor assolo da far impallidire le giovani e pretenziose leve. La cover di uno dei più famosi brani del Re Cremisi si appalesa con la voce stavolta modulata e maggiormente trattenuta che Byff adopera per offrire la miglior “copertura” alla traccia: la vena energica traspare comunque all’interno del brano con una improvvisa accelerazione delle tempistiche e soprattutto con una prestazione sontuosa del duo Quinn/Scarratt che si conferma ancora ai massimi livelli operativi.

Coming Home ha una linea chitarristica ben definita da cui non si deroga: apparentemente elementare nella sua struttura, è un brano dalle mille sorprese che si diversifica bene attraverso i vari passaggi che la band dona al pezzo; Byff a dettare bene le danze, quattro e sei corde a fare ampiamente legna da portare in una stipata cascina metal, mentre Randow si mostra valido anche sulle battute di medio tempo per portare anch’esso la pagnotta a domicilio. Con Hell Freezes Over la band torna a calcare palchi a lei più consoni, attraverso un brano molto ben strutturato per la sonora voce del singer: è anche il simpatico refrain a rendere intrigante la traccia, mentre la struttura delle chitarre si continua a manifestare come esattamente all’inizio, salvo poi concedersi una “digressione” centrale più articolata con un altro ennesimo, solido assolo che risalta ampiamente sopra la media. Dragons Lair è la potenza personificata: ideale per eseguirsi dal vivo, la traccia consente a tutto il quintetto di porsi in evidenza con le mansioni di competenza; è dunque una classica cavalcata metal ad entusiasmare chi ascolta, grazie anche alla ottima prestazione vocale di Byff, qui rinato a nuova energia e con range vocali novellamente potenti ed aggressivi, mentre le asce corrono e si rincorrono su note infuocate. You Don’t Know What You’ve Got torna a rallentare leggermente i tempi, ma neanche di molto: essendo il cantato sempre sopra le righe, anche le entrate delle chitarre debbono necessariamente essere importanti, mentre Randow stavolta fa molto uso dei rullanti e limita molto i crash, che pur vengono adoperati con sagacia al momento opportuno. E le asce? Quelle fanno ampiamente il loro dovere, seguendo con attenzione passaggi ed evoluzioni del brano senza appesantirne la sostanza finale.

Deeds Of Glory  torna a far ruggire i cuori: sempre con Byford in evidenza, il brano è metal purissimo, con tutti i canoni da usare ben modulati e saggiamente gettati nel calderone. Anche il refrain è molto intrigante e resta ben stampato in mente, con asce pesanti e drumming stavolta addirittura ossessivo e tutt’altro che compassato, come gli assoli mortiferi offerti dalle asce. Running For The Border vede ancora il super vocione dei Byford in scena: i tempi sono sì dimezzati, ma tenendo di base una linea di fondo molto intensa e decisamente orientata stavolta all’hard classico, senza che il combo risenta del risultato finale che resta non meno che valido; ancora in evidenza asce e drumming, mentre non occorre dire null’altro sul valore del sontuoso Carter, il cui arrivo sia sempre benedetto dalla band. Shadows On The Wall è quasi un inno power metal di cui i gloriosi Manowar sarebbero stati più che fieri: tempi e testi molto intensi ed attraenti, con Byff che calamita su sé le luci della gloria di autentico combattente del “Dio Metallo”, cui non dispiacciono di certo le potenti esecuzioni del quintetto che si ritaglia ancora la sua porzione di gloria tra soli e controsoli da sballo.

A chiudere, l’esecuzione di Rock Is Our Life che vede la band prodursi in una traccia molto “anthemica” e nel taglio e nell’esecuzione: super Byff anche stavolta che incanta anche alla soglia delle fatidiche 50 primavere, a dimostrazione che quando si è dotati di classe superiore, non c’é verso o ostacolo che tenga. Ben vengano, quindi, ancora tanti album come questo, ancor oggi godibilissimo e valido.

Autore: Saxon Titolo Album: Killing Ground
Anno: 2001 Casa Discografica:  Spv
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.saxon747.com
Membri Band:
Byff Byford – voce
Paul Quinn – chitarra
Doug Scarratt – chitarra
Tim Carter – basso
Fritz Randow – batteria
Tracklist:
1. Intro
2. Killing Ground
3. Court Of The Crimson King
4. Coming Home
5. Hell Freezes Over
6. Dragons Lair
7. You Don’t Know What You’ve Got
8. Deeds Of Glory
9. Running For The Border
10. Shadows On The Wall
11. Rock Is Our Life
Category : Recensioni
Tags : Saxon
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