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01st Ott2021

Blackfoot – Medicine Man

by Giancarlo Amitrano
E così eccoci giunti all’alba degli anni 90 che vedono ancora una nuova incarnazione della band, che torna a navigare sotto l’originale monicker per sottolineare il riavvicinamento e di Medlocke alla sua creatura e soprattutto alle sonorità dei primi album. Pur non eccessivamente rispondente al vero l’affermazione di cui in premessa, questo album si presenta comunque come una buona incarnazione delle prime intenzioni della band, alle prese con nuovi mutamenti di organico: in primis con una nuova sezione ritmica che mostra subito la sua abilità con l’iniziale Doin’ My Job che si dipana attraverso un sound finalmente di nuovo coinvolgente e con un ottimo lavoro delle chitarre sia ritmiche che soliste. The Stealer è diretta, come il cantato di Medlocke che torna ad essere il piacevole intrattenitore vocale che ben si conosce: il ritmo sincopato consente a lui ed alla band di essere precisi e puntuali sul pezzo, che vede un intrigante refrain cui segue in fretta un agitato solo di ascia, apparentemente elementare ma al tempo stesso non privo di qualche pregio, pur se non si ha nulla a che vedere con i trascorsi gloriosi ormai definitivamente passati. Con Sleazy World tornano a far capolino gradevoli tastiere in sottofondo, le quali fanno da apripista per il successivo ispessimento del sound, merito ancora del cantato virile di Medlocke che non lesina energia nella doppia veste di axeman e vocalista: nel mezzo della traccia, tornano le tastiere che stavolta fungono da apripista ad un signor assolo che indurisce finalmente un brano altrimenti non del tutto memorabile, anzi oltremodo normale.

Not Gonna Cry Anymore è il momento pop dell’album! Proprio così, dato il suono delle tastiere che in altro modo non si può definire: sì, c’è Medlocke che con la sua prestazione riesce a risollevare le sorti di una traccia altrimenti egualmente trascurabile, ma di certo fa specie ascoltare un gigante del southern esibirsi come un qualsiasi artista da piano bar, sia pure all’interno di un contesto sempre tecnicamente valido ma nulla più, che si adatta a seguire linee guida (di certo da lui stesso dettate) a volte scompaginate e senza costrutto, tanto per arrivare alla fine del brano. Runnin’, Runnin’ prosegue sulla falsariga di quanto sinora ascoltato, ovvero nulla di nuovo all’orizzonte: l’esecuzione vocale è certamente di discreto livello, la sezione ritmica appare in una buona condizione, ma è il quid che manca al totale. Anche il brano non aiuta di certo, trattandosi di una traccia a dir poco scontata che nulla propone né per slancio né per intensità, salvando forse il buon assolo della sei corde. Chilled To D’ Bone si eleva leggermente con la sua intensità maggiore che consente alla traccia di essere di poco più apprezzabile: ma anche qui vi è una nota dolente, rappresentata stavolta dai cori che davvero afflosciano di parecchio la pur buona struttura del brano; si fa in fretta, purtroppo, a licenziare anche tale poco considerevole pezzo, che pur vede al suo interno un altro buon assolo a sei corde che tenta di tenere a galla una baracca ormai più che traballante.

Siamo allora giunti, diremmo fortunatamente, alla fine dell’album ed ecco che arriva probabilmente la traccia migliore del disco: Guitar Slingers Song & Dance vede miracolosamente un ritorno al southern delle origini, specialmente nelle sonorità degli strumenti ed ovviamente nel cantato di Medlocke, che qui finalmente torna a ruggire come ai bei tempi di Marauder. Intendiamoci, non vi è nulla di trascendentale nell’interpretazione, ma almeno con un po’ di sforzo possiamo “illuderci” di essere tornati almeno per un momento indietro nel tempo ed ascoltare nuovamente i veri “piedi neri” sotto mentite spoglie, che qui si congedano con un lungo ed intenso assolo che almeno non ci fa pentire di aver ascoltato l’album con tutti i pregiudizi del caso.

Autore: Blackfoot Titolo Album: Medicine Man
Anno: 1990 Casa Discografica: Music For Nations
Genere musicale: Hard Rock Voto: 5
Tipo: CD Sito web: www.blackfootband.com
Membri Band:
Rick Medlocke – voce, chitarra
Neal Casal – chitarra, cori
Rikki Mayr – basso
Gunner Ross – batteria
Tracklist:
1. Doin’ My Job
2. The Stealer
3. Sleazy World
4. Not Gonna Cry Anymore
5. Runnin’, Runnin’
6. Chilled To d’ Bone
7. Guitar Slingers Song & Dance
Category : Recensioni
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