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17th Gen2018

L’Ora X – Sottovoce

by Rod

L’Ora X - SottovoceSottovoce è l’opera prima de L’Ora X, il nuovo progetto dei fratelli Gabriele ed Ilario Mangano, (già membri degli Yattafunk) e si presenta, nelle intenzioni, come un condensato di sonorità metal e rap edulcorate da influenze pop, il tutto asservito a tematiche intimiste e di denuncia sociale che fanno da sfondo alla raccolta. Nella sostanza, sebbene l’album si poggi su di un sound aggressivo con qualche spunto interessante sia nei testi che nelle musiche, il risultato finale appare stilisticamente poco personale, permeato da ansie adolescenziali (Animae, Io Ci Sarò o Che Sarà Di Noi) e ben lontano da quella identificazione nell’alternative metal a cui il duo sembra dichiararsi nelle intenzioni. Spiace sempre essere lapidari, ma a questo album manca palesemente una direzione artistica forte ed identitaria che conferisca una personalità precisa al progetto. Troppi generi frullati insieme (Che Sarà Di Noi), troppe incertezze nel flow e nelle barre (Sweet Home Roma Est ed X), troppi elementi stilistici palesemente presi in prestito da sonorità diametralmente opposte (Daimyo sembra ispirata ai Deftones, Io Ci Sarò agli 883). La mediocre cover elettrificata della famosa hit di Battisti, Non È Francesca, e le atmosfere acustiche della melensa title track, altro non sono che il sigillo finale che serve per seppellire Sottovoce in un grigio crossover borderline, dove convivono, come in un limbo, tutte le confuse ed incerte anime sonore dei due ragazzi romani.

Da rivedere infine anche le forme interpretative utilizzate (rap, growl, scream, melodico), sempre contrastanti e stridenti tra loro, sia nel track by track che all’interno degli stessi brani (Che Sarà Di Noi ne è l’emblema topico); un risultato che non aiuta mai l’ascoltatore a delineare il peso specifico della vocalità di un volenteroso ma poco concludente Gabriele, soprattutto sull’aspetto emotivo. Quando si hanno troppe cose da dire e si utilizzano forme sempre diverse per farle uscire fuori, il rischio di scivolare nella confusione e scadere nel fuori traccia, è un azzardo con cui anche i musicisti più navigati fanno necessariamente i conti ogni volta ed ad ogni prova. Se ci si cimenta con troppo nell’intenzione di voler dimostrare di saper fare tutto, si finisce sul serio di sopravvivere in qualità a davvero molto poco.

Autore: L’Ora X

Titolo Album: Sottovoce

Anno: 2017

Casa Discografica: Ghost Label Record

Genere musicale: Alternative Metal

Voto: 4,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/officiallorax/

Membri band:

Gabriele Mangano – voce, chitarra, tastiere, batteria

Ilario Mangano – basso, chitarra

Tracklist:

  1. Animae

  2. Lebbracadabra

  3. Gaius Baltar

  4. Non È Francesca

  5. Io Ci Sarò

  6. Quello Che I Miei Occhi Non Vedono

  7. Sweet Home Roma Est

  8. Che Sarà Di Noi

  9. Daymio

  10. X

  11. Sottovoce

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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20th Dic2017

Vital Breath – Angels Of Light

by Marcello Zinno

Vital Breath - Angels Of LightIn Francia non esistono solo i Gojira a portare avanti il vessillo del metal, ma tante giovani formazioni valide come i Vital Breath, quartetto di heavy rock potente che arriva con questo Angels Of Light al secondo capitolo della propria carriera. Proprio sul confine tra rock e metal (ma più metal, a tratti alternative metal) si muovono i ragazzi che fanno del riffing e della buona scrittura le loro armi letali e riescono in diverse tracce di questo album a colpire l’attenzione. L’opener ci suggerisce qualche insegnamento di scuola Linkin Park, ma i generi scomodati dai Vital Breath sono di altra pasta: già l’accoppiata vincente successiva alla prima traccia, Welcome To My World / What About Love ci avvicina al mondo del metal e lo fa con un buon piglio. A noi piace più la cattiveria di Welcome To My World ma va detto che la costruzione di What About Love è da band con anni e anni di esperienza alle spalle: le cavalcate ritmiche sotto le strofe, il refrain del ritornello che resta impresso e gli intermezzi davvero accattivanti, tutto collocato al punto giusto, ricordando in parte gli ultimi Queensrÿche. Scelta coraggiosa in quanto a suoni, chitarre metal in prima linea che spesso sovrastano le parti vocali a cui non viene conferito il ruolo da protagonista per rimarcare la personalità dura dell’album, opzione assolutamente apprezzata.

Più si ascolta l’album e più ci si sofferma sulla parte chitarristica che sembra essere figlia dei Disturbed, di quel modo di suonare grezzo, metallico e rotondo ma senza voler a tutti i costi vendere l’anima alla velocità; vi sono alcune eccezioni come Brother un brano che non ci convince affatto durante le strofe dandoci l’impressione che voce e musica non parlino la stessa lingua. Interessanti anche gli inserti più curiosi come il rappato in Sorcerer o il ritornello ripetuto intensamente di Inside Devil, momenti che aggiungono del sale ad un piatto già di per sé saporito. Complimenti!

Autore: Vital Breath

Titolo Album: Angels Of Light

Anno: 2017

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Heavy Rock, Alternative Metal

Voto: 7,25

Tipo: CD

Sito web: https://www.vitalbreathband.com

Membri band:

Jérome Ponsolle – voce, chitarra

Francois Brisk – batteria

Wayne Loeuillet – chitarra

Christophe Blanc-Tailleur – basso

Tracklist:

  1. The Trust

  2. Welcome To My World

  3. What About Love

  4. Sorcerer

  5. Naive

  6. Inside Devil

  7. Brother

  8. Leave Me Alone

  9. Missing God

  10. Unconsciously

  11. Witness

  12. Would You Rather Sleep

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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26th Ott2017

Alazka – Phoenix

by Marcello Zinno

Alazka - PhoenixQualcuno li ricorderà come Burning Down Alaska, oggi si chiamano Alazka e pubblicano un esordio tramite il nuovo moniker che esce dritto per Arising Empire Records / SharpTone Records. Un album che tradisce le radici tedesche della band: fin dalle prime tracce Phoenix sembra un album d’oltreoceano, sia per le sonorità scelte, sia per le linee vocali spesso intrise di melodia (Legacy sfiora il pop), sia per gli effetti aggiunti in post-produzione, sia infine per quell’alone decisamente alternativo che l’album porta con sé. La nostra impressione è di aver messo a frutto i tanti ascolti di band come Bring Me The Horizon e My Chemical Romance e aver fuso l’animo metalcore più orientato alle classifiche e quello emo ma pur sempre con un graffio heavy; il risultato è questo album che suona sicuramente moderno e probabilmente anche indicato per i “nuovi ascolti” ma che non presenta segni di particolare interesse tra una traccia e l’altra e nel complesso risulta un po’ troppo “rotondo”. Ascoltarlo per intero infatti è come osservare un encefalogramma con pochissimi picchi, qualcosa che continua inesorabile secondo il suo personale ritmo e che non indica alcun azzardo, nessun elemento che dimostri originalità.

La proposta è collaudata e potente, pronta ad attecchire sul continente che conta a livello di numeri e noi siamo sicuri che uno spazio gli Alazka riusciranno a crearselo. Se però dovessimo presentarli come la new big thing allora avremo bisogno di un altro album composto e suonato con ben altro carisma rispetto a Phoenix. Assolutamente sconsigliato per chi è in cerca di heavy metal old school, potrebbe invece piacere a chi è legato al metalcore della seconda ondata (tipo All That Remains) o chi è aperto ai nuovi suoni.

Autore: Alazka

Titolo Album: Phoenix

Anno: 2017

Casa Discografica: Arising Empire Records, SharpTone Records

Genere musicale: Alternative Metal, Metalcore, Emo

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.alazkaofficial.com

Membri band:

Tobias Rische – voce

Kassim Auale – voce

Marvin Bruckwilder – chitarra

Dario Sanchez – chitarra

Julian Englisch – basso

Tracklist:

  1. Echoes

  2. Ghost

  3. Empty Throne

  4. The Witness

  5. Everglow

  6. Ash

  7. Phoenix

  8. Everything

  9. Hearts Of Gold

  10. Legacy

  11. Blossom

  12. Fading Flame

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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23rd Ott2017

Republica – Brutal & Beautiful

by Marcello Zinno

Republica - Brutal & BeautifulEsplosi già con il precedente Point Of No Return, terzo album per la band brasiliana, i Republica tornano con un nuovo album, il quarto della loro discografia, dopo una lunghissima attività dal vivo. Brutal & Beautiful il titolo, 11 tracce che confermano la loro vocazione internazionale (uno stile che non ha un’inclinazione particolare ma può essere esportato in tutto il mondo), in parte legata al trend dell’ultimo decennio (la scena alternative metal in discesa dopo la stanca del metalcore) e soprattutto il loro vero asso nella manica: il sound. Sì perché prima dei riff, prima delle partiture, degli arrangiamenti e delle variazioni di ogni singola traccia, la band intende presentare un suono creato stavolta insieme al produttore Matt Wallace, un suono in alcuni momenti potente e sporco, in altri pulito e pettinato ma molto spesso steso ai quattro venti insieme ad un appeal molto groove, tanto da ricordarci in più momenti gli Adrenaline Mob. Ascoltare brani come l’opener Black Wings, Broken o Endless Pain ci fa subito saltare dalla sedia, a differenza di altri momenti comunque interessanti ma più puliti e curati come Beautiful Lie o Everything.

In One Left In The Chamber i Republica provano anche ad inserire passaggi meno metal, che ci ricordano gli Iron Maiden periodo Blaze Bayley così come in Intimacy Of Your Soul tentano la ballad che poi esplode a metà percorso nemmeno fosse un brano in stile Metallica periodo Load / Reload. Compaiono poi anche brani più emozionanti come The Maze che presenta uno studio in fase di scrittura maggiore, un pezzo questo che colloca tutte le sfumature della band, da quelle più metal a quelle più ragionate. Brutal & Beautiful non è un album che ci sconvolge ma bisogna ammettere che presenta un variegato spettro di paesaggi diversi e che, in base ai brani promossi può piacere a pubblici diversi. Forse è questo il vero segreto che permette alla band, ad ogni nuovo album, di esibirsi dinanzi a platee sempre più ampie. Quindi non vi fermate ad un ascolto sommario perché qualcosa nei Republica che possa appagare i vostri gusti musicali ci sarà sicuramente.

Autore: Republica

Titolo Album: Brutal & Beautiful

Anno: 2017

Casa Discografica: Odyssey Music Network

Genere musicale: Alternative Metal, Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.republicarock.com.br

Membri band:

Leo Belling – voce

LF Vieira – chitarra

Marco Vieira – basso

Jorge Marinhas – chitarra

Mike Maeda – batteria

Tracklist:

  1. Black Wings

  2. Death For Life

  3. One Left In The Chamber

  4. Intimacy Of Your Soul

  5. The Maze

  6. Beautiful Lie

  7. Broken

  8. Everything

  9. Endless Pain

  10. Stand Your Ground

  11. Tears Will Shine

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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07th Ott2017

He Is Legend – Few

by Francesco Mureddu

He Is Legend - FewNuovo album per la band capitanata da Schuylar Croom (sempre in costante mutamento stilistico tra rock stoner e metalcore) che traina i suoi compagni verso un alternative metal che paga il debito a band come Pantera e Corrosion Of Conformity. L’ album si presenta bene con l’iniziale Air Raid che oltre a fare da apripista a conti fatti sarà il momento migliore dell’album e non a caso il primo singolo estratto dallo stesso, con relativo video che vede i Nostri impegnati on stage. Buone anche le successive Sand (datemi del pazzo ma c’è qualcosa nel refrain che ricorda I Kissed A Girl di Katy Perry) e Beaufort, melodiche quanto basta a non scoraggiare l’ascoltatore medio nonostante le stratificazioni delle chitarre distorte e i tempi sostenuti della sezione ritmica, buoni anche gli assoli mai autocelebrativi e di forte impatto emotivo. La successiva Silent Gold è una semi ballata alla Nickelback, dove Schuylar Croom dà sfoggio di una buona prestazione vocale che segue di pari passo tutte le influenze musicali che i suoi colleghi musicisti hanno finora sapientemente mescolato con un songwriting maturo e professionale.

A ulteriore conferma i Nostri sfoderano brani come Call-Ins e Fritz The Dog dalle inaspettate sfumature jazz, mostrando però un po’ il fianco in altri pezzi come Gold Dust e The Vampyre che sarebbero tranquillamente potute essere estromesse dall’album visto alcuni passaggi che le fanno apparire come dei riempitivi rispetto alle altre più ispirate composizioni. Di tutt’altro genere si parla nella conclusiva The Garden dal finale trascinante, dove finalmente i tempi si dilatano toccando i sei minuti di durata ovvero il doppio della media degli altri brani del disco, buono anche l’assolo conclusivo dalle sfumature psichedeliche. In generale tutte le tracce di Few godono di buone melodie (Alley Cat / Eastern Locust) e si lasciano ascoltare senza mai annoiare, forse manca una certa continuità qualitativa in una manciata di brani che avrebbe garantito alla band di sfornare un grande album piuttosto che delle grandi canzoni singole, ma a parte questo si parla comunque di un buon lavoro, promossi!

Autore: He Is Legend

Titolo Album: Few

Anno: 2017

Casa Discografica: Spinefarm Records

Genere musicale: Alternative Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/HeIsLegendNC

Membri band:

Schuylar Croom – voce

Adam Tanbouz – chitarra

Denis Desloge – chitarra

Matty Williams – basso

Sam Huff – batteria

Tracklist:

  1. Air Raid

  2. Sand

  3. Beaufort

  4. Silent Gold

  5. Alley Cat

  6. Jordan

  7. Gold Dust

  8. Call Ins

  9. Eastern Locust

  10. Fritz the Dog

  11. The Vampyre

  12. The Garden

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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05th Ott2017

Several Union – Rising Sun

by Marcello Zinno

Several Union - Rising SunI Several Union sono una band non del tutto sconosciuta oltre i nostri confini nazionali. Arrivano quest’anno al nuovo album che colloca il sound nel pieno della scena metalcore moderna, quella meno spigolosa, a nostro parere molto figlia del nu metal e di certe chitarre rotonde e piene che andavano molto in voga sul finire dei ’90. Dimenticate blast beat e battute al cardiopalma, i Several Union lavorano di fino e sotto un velo scuro che appartiene indubbiamente alla scena metal piazzano ottimi arrangiamenti (Siren (Dead Inside)), atmosfere dark (un po’ tutte le tracce), palm mute decisi anche se collocati in brevi passaggi (Inside My Soul) e la ricerca di forti melodie costruite intorno alle parti vocali, ora completamente pulite, ora rese più particolari da effetti aggiunti. Difficile individuare momenti di spicco di Rising Sun, l’album si muove tutto sulle medesime coordinate, come fosse un album sì maturo ma anche molto compatto, dalla personalità chiara seppur non travolgente; molti passaggi risultano però del tutto attendibili, anche gli stacchi sembra averli sentiti svariate volte.

Un album che a nostro parere può benissimo sfondare oltreoceano, dato il suo sound molto USA-oriented, ma ad un ascolto ripetuto può anche stancare e lasciare l’ascoltatore in attesa di qualcosa di più. In attesa appunto di qualche angolo più appuntito e meno rotondo.

Autore: Several Union

Titolo Album: Rising Sun

Anno: 2017

Casa Discografica: This Is Core Records

Genere musicale: Metalcore, Nu Metal, Alternative Metal

Voto: 6,75

Tipo: CD

Sito web: http://www.severalunion.com

Membri band:

Alessandro Montalti – voce

Giacomo Domeniconi – chitarra

Michele Voltancoli – chitarra

Michele Maraldi – basso

Fabio Foschi – batteria

Tracklist:

  1. The Wrong In Me

  2. Rising Sun

  3. Take Me Home

  4. Siren (Dead Inside)

  5. Inside My Soul

  6. The Hunter

  7. Break Away

  8. Endlessly

  9. Truth Or Dare

  10. Blackout

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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30th Set2017

Egosystema – Change Reality

by Ottaviano Moraca

Egosystema - Change RealityQuesta band di Vercelli giunge alla seconda prova discografica e già si sente pronta per affrontare la sfida del concept album. Il tema scelto è una storia molto semplice che, come sottolineato dal gruppo stesso, potrebbe capitare a chiunque. E’ così che il triangolo tra due innamorati in lite e l’amico di uno di questi diventa il pretesto perfetto per affrontare varie questioni da diversi punti di vista approfondendo tematiche spesso non banali. Ecco cosa è racchiuso in questi quaranta minuti di metal difficilmente posizionabile in un genere preciso. Sfuggono infatti alle classificazioni queste undici tracce che si muovono fluide tra il progressive rock, il post-grunge e l’alternative metal lasciando l’ascoltatore che cercasse per forza dei riferimenti in un piacevole stato di disorientamento. La vera sorpresa arriva però dal versante tecnico in cui i Nostri si dimostrano davvero in grande spolvero sfoggiando una padronanza inusuale in band di così breve corso. La proposta musicale però richiedeva qualche virtuosismo almeno tanto quanto necessitava di brani articolati che dessero movimento all’intero album. E’ così che le composizioni diventano inquiete e le aperture melodiche rincorrono i riff più taglienti in un mix avvincente con il quale è impossibile annoiarsi.

Una nota positiva va aggiunta anche per gli arrangiamenti che, pur non tutti allo stesso livello, si susseguono mettendo in luce buone capacità, una certa inventiva e molta ispirazione. In tutto questo si apprezza anche l’intensità sprigionata da questi pezzi anche se, va detto, con una produzione più a punto avrebbero figurato ancora meglio. Non che ci siano lacune gravi o pecche troppo evidenti ma una più attenta regolazione di alcuni volumi, che uniformasse e amalgamasse meglio gli strumenti, e una maggior cura di alcuni suoni, talvolta un po’ sguaiati o non proprio intonati al resto, avrebbe certamente dato all’insieme una resa ancora più incisiva. Davvero un peccato perdonabile che gli Egosystema ci fanno dimenticare subito a partire dalla cura profusa nella confezione: ricca, completa, dall’artwork abbastanza originale e sicuramente ben realizzato. Insomma non si può chiedere di più in questo frangente e anzi a vederla sembra di avere per le mani il prodotto di gruppi ben più blasonati.

Tirando le somme questo è un album che tra cambi di genere e di line-up potrebbe a buon diritto essere considerato il vero esordio discografico della band e come tale è davvero un ottimo disco. Come è normale che sia ha qualche pecca di gioventù ma il livello è già ottimo e siamo pronto a scommettere che la compagine piemontese sia pronta per il grande salto… ne sentiremo parlare ancora!

Autore: Egosystema

Titolo Album: Change Reality

Anno: 2017

Casa Discografica: Ghost Label Record

Genere musicale: Alternative Metal

Voto: 7,25

Tipo: CD

Sito web: https://egosystema.bandcamp.com

Membri band:

Riccardo Lorenzini – voce

Luca Birocco – chitarra

Enrico Ferdusi – basso

Davide Porcelli – batteria

Davide Cristofoli – tastiere

Tracklist:

  1. Change Reality

  2. Innocense Betrayed

  3. Limits

  4. Liar

  5. Get Lost!

  6. Realized

  7. You and Me

  8. False Friends

  9. Forlorn

  10. Never Again

  11. No Remors

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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22nd Set2017

Niamh – Corax

by Marcello Zinno

Niamh - CoraxQuartetto tutto italiano quello dei Niamh, giovane progetto composto da musicisti provenienti da altre esperienze (Indigesti, Arcadia). Il loro esordio si presenta con un sound potente attraverso l’opener Putting The FUNeral, sound che però assume contorni e sfumature differenti nel corso dell’ascolto dell’album. Infatti se i riff duri e industriali dell’opener richiamano scenari quasi djent, già con la seconda traccia entrano in gioco impronte alternative che si avvicinano alle grandi lezioni dei Deftones ma con più concretezza nei pattern e minor sapore lisergico. È su questa doppia anima che si muovono le coordinate del sound targato Niamh: brani come Eat. Pray. Kill. (che in alcuni tratti sembra accostarsi al sound dei Cavalera Conspiracy seppur con un ritornello più morbido), My Antichrist Anaemia, Paracetamolotov sono pugni dritti allo stomaco, in grado di rafforzare l’imprinting metal del quartetto e sfiorare territori più estremi; Mrs Fletcher’s Relatives, The WOW Effect, sono invece i pezzi più concettuali, non senza riff ma più ispirati ad una visione quasi post-metal se non alternative metal, in grado di creare un’ambientazione e immergere l’ascoltatore al suo interno, come fosse un incubo senza una scena fatale ma con tante visioni più o meno oscure e oniriche.

Non c’è un cammino giusto e uno sbagliato. C’è uno spirito, un approccio interpretativo, una propria identità che probabilmente la band sta cercando e che prenderà una forma più chiara in futuro. Ma in caso contrario i Niamh ci piacciono anche così.

Autore: Niamh

Titolo Album: Corax

Anno: 2017

Casa Discografica: Ghost Record Label

Genere musicale: Alternative Metal, Djent

Voto: 6,75

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/Niamhthedefinitivemetalband/?fref=ts

Membri band:

Mike – voce

Tom – chitarra

Mateja – basso

Bellix – batteria

Tracklist:

  1. Putting The FUNeral

  2. The WOW Effect

  3. Eat. Pray. Kill.

  4. Mrs Fletcher’s Relatives

  5. My Antichrist Anaemia

  6. The Voices Made Me Do It

  7. Paracetamolotov

  8. Maniac

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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17th Ago2017

The Match – Just Burn

by Ottaviano Moraca

The Match - Just BurnMa che ho fatto di male?! Perché ‘sto disco è toccato proprio a me?! Scherzi a parte questo è uno di quei CD che tipicamente crea diversi grattacapi a chi, come il sottoscritto, lo debba descrivere a parole. Capirne il motivo è facile: iniziamo col dire che la composizione della band si esaurisce con la sola sezione ritmica perché il gruppo nasce dalla collaborazione tra un bassista e un batterista accomunati dal desiderio di portare dal vivo nuove sonorità. Ovviamente per colmare gli spazi lasciati vacanti dall’atipica formazione dei Nostri, viene largamente impiegata l’elettronica che, tra effetti digitali e suoni sintetici, sorprendentemente, non risulta nemmeno troppo invasiva. Il genere che ne deriva è una sorta di funky anabolizzato che arriva a invadere territori propri del metal, come dimostra la cover dei Prodigy, tra l’altro uno degli episodi più riusciti di questo Just Burn. Come è facile aspettarsi basso e batteria sono costantemente sugli scudi ma saggiamente non si perdono quasi mai in virtuosismi fini a se stessi ma anzi sviluppano un gran valore tecnico completamente al servizio del groove che, come è giusto che sia, è vero protagonista di questo album. Va infine sottolineata anche la prestazione dietro il microfono, di cui si apprezza soprattutto la versatilità, e che con un carattere un po’ più personale risulterebbe addirittura perfetta.

Ineccepibile invece la produzione che, verace e sanguigna, trasmette le giuste sensazioni senza filtrare nulla e donando al lavoro tutta l’immediatezza e la spontaneità che avrebbe dovuto avere. Di buona fattura anche la confezione che, pur con un approccio minimalista, è completa dei testi nonché arricchita da una grafica efficace. Insomma nel lettore abbiamo quasi tre quarti d’ora di musica ai limiti dell’avanguardistico e sicuramente sperimentali ma non esageratamente cervellotici come spesso capita in questi casi. La fruibilità è garantita da un genere abbastanza comprensibile e, se non propriamente facile o melodico, comunque piacevole da ascoltare e dunque questo debutto, che giunge dopo poco più di tre anni dalla nascita del progetto, rappresenta un ottimo trampolino di lancio per una band ispirata e con le idee già molto chiare.

Se queste sono le premesse sono certo che il prossimo capitolo risulterà ancora più interessante e allora ai The Match non mancherà davvero più nulla per il grande salto in ambito internazionale. Con una personalità tanto marcata hanno scelto la strada più difficile per riuscirci ma le capacità ci sono tutte e io ci conto.

Autore: The Match

Titolo Album: Just Burn

Anno: 2017

Casa Discografica: Agitòriu

Genere musicale: Alternative Metal, Funk Metal

Voto: 6,75

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/thematchfirestartersdept/

Membri band:

Francesco Gallo – basso, voce, effetti

Ivan Mercurio – batteria, voce, effetti

Tracklist:

  1. Beast

  2. Firestarters

  3. Aflame

  4. K-22

  5. Danger

  6. Shinobu

  7. Earthz

  8. San Francisco

  9. Neh

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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01st Lug2017

Clorosuvega – Clorosuvega

by Marcello Zinno

Clorosuvega - ClorosuvegaE’ sempre da apprezzare una band italiana che propone usualmente testi in inglese e che decide di passare all’italiano. E, personalmente, apprezzo anche quando si cerca di far evolvere il proprio sound perché si intende la musica come un percorso di crescita e di espressione di se stessi, persone e personalità che naturalmente cambiano nel tempo (diffido da chi propone sempre gli stessi riff per decenni e decenni). Le premesse per i Clorosuvega sono quindi del tutto positive e ad ascoltare il loro album omonimo si tramutano in grandi conferme. Un sound ricercato, vicino all’alternative metal ma di quello tricolore, scevro quindi dallo spirito groove che imperversa le band a stelle e strisce. Ci sono venute in mente diverse formazioni come gli Anewrage (dell’ultimo Life-Related Symptoms) ma anche gli What A Funk?! (forse un po’ meno folli i Clorosuvega ma con la stessa caparbia) eppure i brani suonano personali e compatti.

Bella Bittersweet, dall’incipit al refrain principale ramificato come il soggetto dell’artwork, trame che spezzano il fiato in maniera costante e sembrano inglobare delle influenze math-core di sponda Protest The Hero/TesseracT, ma non è tutto perché in Solo Un Commento e in Godot notiamo delle influenze liriche e stilistiche (in quanto a voce ma anche ad incursioni in altri generi) che richiamano i Bluvertigo, segno che questo quintetto pesca da fonti molto diverse, senza chiudersi in confini rigidi. Molo interessante anche Amnésia, che lascia intendere subito le intenzioni della band con un riff d’attacco molto coinvolgente. Un marchio quindi molto interessante quello della band, un metal di impatto ma non estremo, un tiro e un grip davvero invidiabili. Davvero un plus le liriche in italiano che rendono ancora più unica la ricetta dei Clorosuvega, una band davvero da tenere sotto controllo.

Autore: Clorosuvega

Titolo Album: Clorosuvega

Anno: 2017

Casa Discografica: New Model Label, Raw Lines

Genere musicale: Alternative Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/clorosuvega/

Membri band:

Francesco Vogli – voce

Simone Sangiorgi – chitarra

Daniele Lambertini – chitarra

Marco Sangiorgi – basso

Tobia Caradonna – batteria

Tracklist:

  1. Frattura

  2. Amnésia

  3. Rifiuto

  4. Bittersweet

  5. Del Mondo Dei Vinti

  6. L’importanza Di Rimanere Lucidi

  7. Anna

  8. Solo Un Commento

  9. Godot

  10. Caleidoscopio

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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