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11th Ago2018

Cabbage – Nihilistic Glamour Shots

by Alberto Lerario

Cabbage - Nihilistic Glamour Shots coverPoche nuove band possono dividere l’opinione come i Cabbage. Per alcuni i loro irriverenti spettacoli dal vivo carichi di sudore sono una cosa prodigiosa, per altri sono semplicemente offensivi, il cui post-punk risulta un po’ stantio. L’album di debutto Nihilistic Glamour Shots non si adatta facilmente a nessuna etichetta. Iniziamo con i lati positivi. La produzione di James Skelly è ben eseguita, minimalista con pochi svolazzi in mostra tra la chitarra dal suono “represso” che talvolta aumenta in un grezzo crescendo impetuoso, come in  Molotov Alcopop e Obligatory Castration. Troppo spesso, però, Nihilistic Glamour Shots è semplicemente dimenticabile. La ritmica è troppo dilatata e piatta, senza dinamica, la voce confusa, che attraversa la linea dell’isteria ma confusa. La band indugia troppo sull’orlo dell’irriverenza e dell’ipnosi ossessiva, che a volte dimentica di cosa si tratti in realtà, come in Reptiles State Funeral e Post Modernist Caligula.

L’album trae sicuramente ispirazione dalla scena di Manchester e dalle sonorità garage britanniche, la band tenta di essere irriverente ma ne scaturisce una rabbia troppo cerebrale che si avvita su se stessa senza melodia. In sintesi quindi Nihilistic Glamour Shots è un disco discreto, ma non particolarmente memorabile o emozionante. Indicato per chi predilige musica grezza, minimale, rabbiosamente ossessiva.

Autore: Cabbage Titolo Album: Nihilistic Glamour Shots
Anno: 2018 Casa Discografica: Skeleton Key Records
Genere musicale: Alternative Rock, Post-Punk, Indie Rock Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.cabbageband.com
Membri band:

Lee Broadbent – voce

Joe Martin – voce, chitarra

Eoghan Clifford – chitarra

Stephen Evans – basso

Asa Morley – batteria

Tracklist:

  1. Preach To The Converted
  2. Arms Of Pleonexia
  3. Molotov Alcopop
  4. Disinfect Us
  5. Post Modernist Caligula
  6. Exhibit A
  7. Celebration Of A Disease
  8. Perdurabo
  9. Gibraltar Ape
  10. Obligatory Castration
  11. Reptiles State Funeral
  12. Subhuman 2.0
Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock
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07th Ago2018

I Fiori Di Mandy – Carne

by Marcello Zinno

I Fiori Di Mandy - CarneLi avevamo conosciuti ai tempi di Radici di cui avevamo parlato a questa pagina, nemmeno tanto tempo fa, e loro ritornano e ci spiazzano. Ancora. Avevamo previsto un full-lenght come primo degno capitolo della loro storia, dopo l’assaggio delle tre tracce già pubblicate, ed invece ci risiamo. Altro EP ma sicuramente più corposo, trenta minuti di rock che ancora una volta pesca dalla vecchia radice alternative, non di quella figlia di una esistenza radical chic che intinge le dita nella moda del momento (anche perché oggi l’alternative rock è assolutamente out), alternative nella mente prima che nella musica, nelle composizioni, negli arpeggi, nelle ambientazioni, nei suoni, nelle note prima ancora che nei brani. Provate ad ascoltare il pathos di Karter, gli arpeggi introversi e il crescendo a metà traccia che tiene incollati fino alla ricercata esplosione. L’altra esplosione si chiama Mandria, brano che ripesca le influenze grunge a cui anche Radici non aveva timore di esporsi, ma poi si estende andando a pescare il rock italiano pre-novanta.

Quello che ci piace de I Fiori Di Mandy è la spontaneità con cui i brani si sviluppano, mai poggiati sul medesimo riff prendono direzioni inaspettate ai primi secondi, quasi come fossero una puntata dei Simpson. Ma qui non c’è nulla da ridere perché l’impegno concettuale che c’è dietro è tanto, nonostante ci siano sicuramente margini di miglioramento in termini di maturazione stilistica…ma siamo “solo” al secondo EP. Coraggiosa l’idea di registrare in presa diretta senza l’uso del metronomo, crediamo che in pezzi come Invadere siano volate più di una bestemmia, ma questo (e ci riferiamo alla prima abilità, non alla seconda) non può che fungere da palestra per fondere le menti musicali di questi tre artisti. Un rock non per tutti ma per chi cerca nuove sfumature o per chi ha amato una certa direzione alternative negli anni 90, dove la lussuria non era prodigalità e i suoni non erano radicati nell’essenziale espressione di nuove rock band, spesso stereotipate. Mutevolezza di sapori e concretezza. Proprio come la Carne.

Autore: I Fiori Di Mandy

Titolo Album: Carne

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Alternative Rock, Grunge

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.ifioridimandy.band

Membri band:

Edoardo Mantega – voce, chitarra

Luigi Frau – basso

Raffaele Mura – batteria

Tracklist:

  1. Invadere

  2. Karter

  3. In Virtù Del Piovere

  4. Quelli Di Ieri

  5. Mandria

  6. Tra Le Storie La Storia

Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock
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05th Ago2018

Il Tipo Di Jesi – Pranzo Rock In Via Trieste

by Marcello Zinno

Il Tipo Di Jesi - Pranzo Rock In Via TriesteGià membro dei .cora, Tommaso Sampaolesi decide di aprire e solcare il varco di una carriera solista e lo fa scegliendo il moniker Il Tipo Di Jesi, località di cui è nativo. Detta così sembra l’ennesima storia del rocker che si trasforma in cantautore, imbraccia la propria chitarra e realizza un album mettendosi da solo a comporre il tutto. In parte lo è ma solo in piccola parte. Pranzo Rock In Via Trieste è indubbiamente influenzato dalla scena cantautorale e dai suoni acustici (In Fondo Al Letto) ma vi è dell’altro. Già in Masturnazione Tommaso e i musicisti che lo accompagnano danno il benvenuto all’alternative rock, non tanto nel senso “novantiano” del termine ma nell’uso della chitarra e dei suoi effetti; anche in Tutto A Posto A Land’s End si accelerano i tempi e il rock viscerale viene a galla, quasi un garage punk da sfogo. Un’altra caratteristica dell’album nel suo complesso è il sapore cupo che vi aleggia intorno e non ci riferiamo solo alla melanconica Tione, La Nebbia, Le Montagne, Tu ma ad un sapore generale.

Si passa a melodie più accentuate in La Canzone Col Piano, un brano che sa di pop anche nei testi, così come alla leggera Il Fiume In Pancia che nonostante la ritmica in parte più incisiva tende ad abbracciare un approccio leggero e digeribile. In questa seconda anima dell’artista, quella più collaudata e melodica, noi apprezziamo maggiormente Caos A Colazione, un brano che dà la sensazione di esserci cresciuti, date le sonorità e che ti coinvolge fin dal primo ascolto. Pranzo Rock In Via Trieste è una prova che offre la polvere a tanti lavori solisti e in cui potete trovare tantissime influenze diverse.

Autore: Il Tipo Di Jesi

Titolo Album: Pranzo Rock In Via Trieste

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Alternative Rock, Alternative Pop

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://iltipodijesi.bandcamp.com

Membri band:

Tommaso Sampaolesi – voce, chitarra, synth, tastiere, basso

Davide Lasala – chitarra, basso, percussioni, voce

Andrea Fognini – mellotron, tastiere

Stefano Piersanti – batteria

Giulia Larghi – violino

Mattia Solimano – chitarra su Mi Piace Quando Piove E Non C’è Rifugio

Tracklist:

  1. Pranzo Rock In Via Trieste

  2. Masturnazione

  3. In Fondo Al Letto

  4. La Canzone Col Piano

  5. Il Fiume In Pancia

  6. Tione, La Nebbia, Le Montagne, Tu

  7. Tutto A Posto A Land’s End

  8. Caos A Colazione

  9. Mi Piace Quando Piove E Non C’è Rifugio

Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock
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02nd Ago2018

I Pixel – Perfettamente Inutile

by Igor Cuvertino

I Pixel - Perfettamente InutileI ragazzi de I Pixel sanno quello che vogliono, questo è chiaro. Sanno dove inquadrarsi e come deve suonare il loro rock alternative, a tratti morbido, a tratti graffiante, di certo nostalgico e romantico. L’intero disco ha però il sapore di qualcosa di ben strutturato ma che non arriva mai ad esplodere veramente. Buona la base musicale, buoni i testi (ottimi in alcuni passaggi), ma dalle 9 tracce traspirano una rabbia e un senso di inadeguatezza che non riescono a trovare sfogo. Il cantato di Andrea Briselli è molto particolare e ricorda nei modi i primi Verdena, rimanendo però sempre su un terreno sicuro e controllato. Il suo timbro graffiante potrebbe senza dubbio essere la chiave per svoltare e rendere più viscerali e “sporchi” i brani, valorizzando così tematiche non certo banali. Ci vedremmo bene un po’ più di anima grunge insomma, data la vicinanza con le sonorità anni ‘90/’00. Il disco in realtà funziona ed ha un suo sound, ma l’impressione è quella di un qualcosa a cui manca il guizzo, quella cosa che faccia alzare la testa a chi ascolta e che costringa a premere il tasto “rewind” per riascoltare una frase, un passaggio, un assolo.

Perfettamente Inutile è quindi un buon biglietto da visita per capire di che band si tratta, ma speriamo sia solo il preludio della piena maturazione e consapevolezza dei propri mezzi de I Pixel.

Autore: I Pixel

Titolo Album: Perfettamente Inutile

Anno: 2018

Casa Discografica: La Clinica Dischi

Genere musicale: Alternative Rock, Indie Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: www.facebook.com/pixel.laspezia

Membri band:

Andrea Briselli – voce e chitarra

Alex Ferri – chitarra

Nicola Giannarelli – basso

Marco Curti – batteria

  1. Tracklist:

  2. Se Non Adesso, Mai

  3. Nuovo Amore Via Wi-Fi

  4. Non So Cosa Voglio Ma Lo Voglio Adesso

  5. Cuore Di Scorta

  6. Punti Di Vista

  7. I Sogni Degli Altri

  8. Ha-Ha-Ha

  9. Carosello

  10. Perfettamente Inutile

Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock
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27th Lug2018

La Luz – Floating Features

by Marcello Zinno

La Luz - Floating FeaturesPrendete il rock anni 90, quello che iniziava a vestire i panni dell’alternative, e piazzatelo in California. Donate chili di effetti alla sei corde, effetti in grado di fare l’amore con le tastiere, fate sentire per ore la colonna sonora di Kill Bill e infine inserite di tanto in tanto qualche influenza brit rock. Le La Luz arrivano al terzo album ed ecco descritta, con un po’ di creatività, la loro identità musicale; già dall’artwork di questo Floating Features appaiono su di un palco vintage con delle divise da scolarette (con la gonna un po’ troppo corta per andare a scuola a dir il vero). E nelle tracce ritroviamo tutto questo sapore languido per un rock d’annata, con tanto di echi alle linee vocali (Mean Dream), ritmi più incalzanti (California Finally), costruzioni lisergiche (The Creature) e tanta psichedelia di fondo da rendere questo album un’ottima colonna sonora per chi fa uso di sostanze stupefacenti. La produzione è molto curata, non solo i suoni arrivano in maniera chiara e diretta (in un album con così tanti effetti ed arrangiamenti non è lavoro banale) ma gli strumenti sono ben amalgamati in modo che esca fuori il brano nella tua interessa e non i singoli strumenti.

Un viaggio nel passato, anche a qualche decennio prima del rock anni 90 a cui avevamo fatto riferimento prima. Un viaggio con tanto di bandana, strumenti vintage e introspezione. Uno stile che oggi troviamo sempre più raramente e ci colpisce che sia un quartetto di giovani ragazze a darne nuova linfa.

Autore: La Luz

Titolo Album: Floating Features

Anno: 2018

Casa Discografica: Hardly Art

Genere musicale: Alternative Rock, Brit Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://luzer.online

Membri band:

Shana Cleveland – chitarra

Marian Li Pino – batteria

Alice Sandahl – tastiere

Lena Simon – basso

Tracklist:

  1. Floating Features

  2. Cicada

  3. Loose Teeth

  4. Mean Dream

  5. California Finally

  6. The Creature

  7. My Golden One

  8. Lonely Dozer

  9. Greed Machine

  10. Walking Into The Sun

  11. Don’t Leave Me On The Earth

Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock
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26th Lug2018

Blind Melon – Soup

by Francesco Mureddu

Blind Melon - SoupI Blind Melon sono stati una delle band più talentuose e promettenti degli anni 90, esplosi con la hit No Rain rilasciarono il loro secondo album Souo a distanza di tre anni dall’omonimo debutto, spiazzando tutti gli addetti ai lavori per l’enorme balzo in avanti in termini di composizione e maturità, ma soprattutto per l’audacia di non ripetersi. A testimonianza dello stato di grazia raggiunto dalla band con questo lavoro è possibile reperire su youtube la loro esibizione all’edizione del 94 del concerto di Woodstock, che li ha visti come protagonisti con una delle performance più apprezzate dal pubblico presente. In questo live vengono già eseguiti alcuni dei brani che andranno a comporre Soup, interpretati con carisma (e un’abbondante dose di lsd) dal uno Shannon Hoon che per l’occasione si esibì indossando il vestito bianco della ragazza Lisa. Il primo brano Galaxie è una bellissima canzone dal ritmo shuffle rock che prende dal primo ascolto (difatti verrà selezionata come primo singolo), qui Shannon mette da subito in mostra il suo stile originale e la sua estensione vocale, sfornando un ritornello malinconico e sognante che per quanto semplice non risulta essere mai scontato anche dopo ripetuti ascolti.

La seconda traccia 2 X 4 è già più rock e funky, bellissimo il bridge sincopato che spiazza per sincronismo ed energia, lo stesso tipo di energia che ritroviamo in Vernie brano anni 90 all’ennesima potenza con richiami agli Spin Doctors (altra meteora del periodo). Toes Across The Floor, secondo estratto dall’album, risulta meno immediata di Galaxie e probabilmente non si tratta neanche di uno dei brani più interessanti del disco forse anche per l’atmosfera angosciante del pezzo che stride con il videoclip, tutto il contrario di Dumptruck molto più veloce e strutturata con il suo feeling acid rock e grande prova strumentale da parte di tutti i componenti della band. C’è spazio per la sperimentazione (Skinned), con l’utilizzo di strumenti non convenzionali per il genere come il kazoo e il banjo piuttosto che il violoncello, tutti ingredienti dosati sapientemente in questa “zuppa” di suoni che non sa mai di piatto riscaldato.

Tirando le somme questo album è una istantanea dello stato di grazia di questa sfortunata band, che con questa opera ha tentato di giocarsi tutto e subito puntando su un cavallo di razza dell’Indiana, un cavallo che non è riuscito a godere dei frutti del suo lavoro…poco tempo dopo la pubblicazione di Soup Shannon Hoon venne ritrovato morto per overdose sul tour bus della band, aveva 28 anni…un’altra tragedia del rock. Ps: il barbuto che “sorseggia” una zuppa in copertina non è altro che Andy Wallace, produttore dell’album.

Autore: Blind Melon

Titolo Album: Soup

Anno: 1995

Casa Discografica: Capitol

Genere musicale: Alternative Rock

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://blindmelon.com/

Membri band:

Shannon Hoon – voce, chitarra, armonica, kazoo

Brad Smith – basso, contrabbasso, flauto

Christopher Thorn – chitarra, mandolino

Rogers Stevens – chitarra, pianoforte, organo hammond

Glenn Graham – batteria, percussioni

Tracklist:

0. Hello, Goodbye (hidden track)

1. Galaxie

2. 2×4″

3. Vernie

4. Skinned

5. Toes Across The Floor

6. Walk

7. Dumptruck

8. Car Seat (God’s Presents)

9. Wilt

10. The Duke

11. St. Andrew’s Fall

12. New Life

13. Mouthful Of Cavities

14. Lemonade

Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Alternative Rock
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18th Lug2018

Quadrosonar – Fuga Sul Pianeta Rosso

by Raffaele Astore

Quadrosonar - Fuga Sul Pianeta RossoEsordio discografico convincente quello dei Quadrosonar che con Fuga Sul Pianeta Rosso fanno assumere al viaggio quella centralità attorno alla quale si strutturano tutta una serie di racconti che si trasformano in musica. Ed infatti il disco sembra assurgere ad essere una vera e propria colonna sonora di quel viaggio attraverso la nostra società vista come un mondo alieno al quale non si può rinunciare. L’inquietudine è ciò che di fatto trapela dal disco, un messaggio oggi più che attuale perché le sensazioni sono quelle quotidiane, fatte di apprensioni, di incomprensioni, di tutte quelle false promesse che attimo dopo attimo ci vengono propinate. Fuga Sul Pianeta Rosso è ricerca personale si ma anche musicale perché capace di pescare in quel sound che la scena internazionale ci propone di questi tempi. Basti pensare a quanta bella psichedelia è presente in questo lavoro che, se pur contaminata, è ben intrecciata con lo stile musicale in voga negli anni ottanta ma mai imitativa anzi, del tutto personalizzata. E’ vero anche che la nostalgia è alla base di questo viaggio, ma i Quadrosonar, che musicalmente navigano tra rock e progressive, ci offrono un bel lavoro che riascolti volentieri perché quello che trapela qui è un messaggio che appartiene a tutti noi. E poi i dieci pezzi che il CD contiene hanno nella loro composizione quella bella fusione che viaggia tra progressive, pop ed un wave vecchio stampo che non disdegna assolutamente.

In campo indipendente, Fuga Sul Pianeta Rosso lo si può definire come uno dei migliori esordi di questo anno perché contiene un suono che è molto personale, così caratteristico che alla fine dell’ascolto si capisce quanto questa produzione si differenzi dalle altre che il mercato mette in circolazione. Sin dall’apertura, affidata ad Ammartaggio, il viaggio dei Quadrosonar sembra aprirsi a quei mondi lontani che spesso ritroviamo nel nostro quotidiano vivere così come quel Can Che Abbaia che si rifà a strutture lontane alla Decibel o a suoni dello stesso periodo, ma comunque attualizzate da un indie onnipresente. Cosa Resta Di Me con lo slang chitarristico d’apertura è ancora atmosfera irreale come i due precedenti, segno inequivocabile di un viaggio che continua, quasi a confermare che questo poi non è un album a sé ma appare quasi come un concept. Di sicuro qui l’influenza nel cantato di un certo Manuel Agnelli sembra essere presente ma è solo una sensazione che si prova all’ascolto perché in Cosa Resta Di Me tutto è ben costruito compreso quel finale da comunicazione interstellare. Un nuovo spunto viene da Zero che aprendosi all’elettronica fa virare il disco come se davvero fosse un’astronave.

Con L’Apatia Sociale il ritmo si fa incessante a tal punto da farci piombare in un pop contaminato da strutture che ricordano vagamente i Timoria degli esordi mentre la bellezza sonora di Un Istante Su Marte è quanto di meglio questo disco possa trasmettere: infatti, la dolcezza del suono e la possenza di una voce che trasmette sensazioni lontane, ci fa comprendere che il viaggio della navicella Quadrosonar è ormai entrata nell’atmosfera marziana. Già proprio come quel lem che alle 05.59 a.m. si stacca dal razzo per intraprendere la discesa su pianeta rosso. Qui i bei riff chitarristici ci danno proprio quella giusta sensazione di attesa prima di toccare il suolo marziano. Probabilmente il pezzo che ci colpisce di più perché l’indie che emana è quello a cui siamo sovente abituati. Stesso dicasi per il successivo Lacune che è quasi un preludio al successivo Nella Mia Città una sorta di inno alla casa che abbiamo voluto abbandonare per intraprendere questo viaggio interstellare. Lunasia, ultimo brano in progressione, è il giusto modo di finire questo viaggio che ci ha portato nei meandri delle nostre coscienze, ma anche delle nostre menti sempre più soggette agli umori di un mondo in disfacimento totale.

Ed allora perché non approfittare di questa nave spaziale che i Quadrosonar ci hanno messo a disposizione? Perché non approfittare di questi attimi in musica che oltre a farci viaggiare ci hanno fatto sognare. Non ci siamo mai spinti oltre la proposizione di bei dischi ma qui vogliamo spingerci un po’ in là: non perdetevi l’ascolto di Fuga Sul Pianeta Rosso, potreste pentirvene.

Autore: Quadrosonar

Titolo Album: Fuga Sul Pianeta Rosso

Anno: 2018

Casa Discografica: Phonarchia Dischi

Genere musicale: Electro Rock, Indie Rock, Alternative Rock

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/quadrosonar

Membri band:

Francesco Thomas Ferretti – voce, piano, synth

Salva La Bella – batteria

Alessio Landi – basso

Matteo Quiriconi – chitarra

Tracklist:

  1. Ammartaggio

  2. Can Che Abbaia

  3. Cosa Che Resta Di Me

  4. Zero (Scegli Me)

  5. L’apatia Sociale

  6. Un Istante Su Marte

  7. 05:59 A.M.

  8. Lacune

  9. Nella Mia Città

  10. Lunasia

Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock
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22nd Giu2018

Unità Di Produzione – Abisso

by Rod

Unità Di Produzione - AbissoPer noi figli degli anni 70 che abbiamo avuto la fortuna di salire sul treno del grunge mentre afferravamo per la coda la scia sonora delle migliori band new wave della scena fiorentina degli 80, (leggasi primi Litfiba, Diaframma e CCCP/CSI), il progetto musicale dei bergamaschi Unità Di Produzione, forti del loro recente album Abisso, suona come un ponte artistico saldamente ancorato a quel florido e lontano fermento rock che – Deo gratias – periodicamente riesce ad autorigenerarsi ed a rivivere nuove stagioni di ribalta commerciale. A partire dal loro nome, ispirato guarda caso ad un celebre brano del repertorio dei CSI di Lindo Ferretti, nella sostanza i riferimenti miliari di questo combo si traducono in altrettanti suoni psichedelici ispirati al rock underground degli anni 90, su cui poggiano elementi post-punk portati dalla sezione ritmica nonché la solidità dei testi claustrofobici ed introspettivi di Elvis Ghisleni. Sebbene ad un primo approccio questo lavoro possa sembrare algido, scarno e spettrale, un ascolto più approfondito, supportato da una rapida escussione dei credits, rivela invece tutto l’ottimo lavoro di arricchimento fatto sui suoni dalla band e di cui l’album sembra goderne ampiamente. Di fatti, nonostante non sia ancora evidente una personalità artistica forte e carismatica che li liberi dai fantasmi degli artisti che maggiormente li ispirano, il plauso al risultato va dato, oltre alla band, anche a tutti i musicisti chiamati a vario titolo a collaborare su questo progetto e che hanno senza dubbio avuto il merito di averlo contaminato e sfaccettato con sfumature eterogenee di buon livello.

Tra tutte quelle evocate nei brani proposti, l’anima artistica più forte e prevalente che permea il mood di Abisso, con particolare riferimento ai testi ed all’interpretazione vocale, è senza dubbio quella dei Marlene Kuntz, i quali, volenti o nolenti, possono essere considerati i padri costituenti della scena indie ed alternative italiana, e non solo per il riscontro che hanno ottenuto in questi anni a livello commerciale. Da questa affermata band, i Nostri hanno infatti saputo cogliere, a volte fin troppo marcatamente, l’attenzione che viene riservata al potere evocativo all’interno dei testi per ogni singolo vocabolo inserito, meglio se ricercato e forbito, alla metrica complessiva, nonché all’asservimento di tutto ciò a riferimenti colti ed ad esperienze metafisiche. Le tracce proposte accompagnano quindi per mano l’ascoltatore in un percorso che non è solo quello propriamente ludico, ma anche intimistico, quasi filosofico, un trasbordo in cui l’anima rock si accomoda come un virus in tutta la sua elettrica prorompenza, per portare pathos, psicastenia e tensione in questo enorme muro di nefasto buio tenue che è Abisso.

Autore: Unità Di Produzione

Titolo Album: Abisso

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Indie Rock, Alternative Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/UnitadiProduzione

Membri band:

Elvis Ghisleni – voce, basso, drum machine, synth, tastiere, chitarre

Davide Ghiselberti – chitarre, tastiere, synth

Andrea Meneghello – batteria, voce, synth

Aronne Gavazzeni – percussioni (traccia 8 e 11)

Matteo Bugliari – synt – tastiere (traccia 3)

Samuele Locatelli – chitarre (traccia 6 e 9)

Vicky Rubini – voce (traccia 2, 8, 10 e 12)

Serena Caponera – voce (traccia 2, 4, 5, 7 e 12)

Tracklist:

  1. Amami, Macchina

  2. Abisso

  3. Fisso

  4. Medusa

  5. Annibale

  6. Dizione E Disciplina

  7. Raffinatezze

  8. Deserti

  9. Giù La Testa!

  10. Intenti

  11. Schiacciasassi

  12. Azzardo

Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock
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18th Giu2018

Sendorma – Notturno 1

by Stedi

Sendorma - Notturno 1Il quartetto torinese dei Sendorma debutta con questo album Notturno 1 su OverDub Recodings. Prodotto e registrato da Luca Vicini (Subsonica) al Punto V e masterizzato da Giovanni Versari a La Maestà Mastering Studio (Muse, Il Teatro Degli Orrori), propone un rock alternativo con evidenti matrici post–rock e shoegaze. Riff circolari che si ripetono ipnotici ed insistono su ottime trame ritmiche. Il titolo dell’album sembra fare riferimento ai famosi Notturni di Chopin, ma in realtà si riferisce al loro essere tipi notturni, parla dell’alternanza giorno/notte, veglia/sonno, buio/luce e più in generale alle dicotomie contenute nella loro musica, dove elettrico si alterna all’acustico, il suono freddo hi-tech si contrappone al caldo suono low fi e così via. L’uso della lingua italiana è impreziosito dalla collaborazione con lo scrittore e poeta Luca Ragagnin fomoso per aver collaborato con Subsonica e Bluvertigo. Non mancano brani degni di nota come il brano di apertura Alba Lenta con accenni post–rock, Brucia (Senfina Lumo) e Diamanti E Asfalto (di quest’ultima gira anche un video su youtube) con un suono più elettronico fino alla piu rockeggianti Interregno ed al bellissimo finale di Notturno che chiude il gioco delle dualità: si parte con l’“alba” e si chiude con la “notte”.

Un buon debutto che unisce influenze e stili eterogenei, generi che l’ottima produzione è riuscita a rendere omogenei nel prodotto finale. Certo è che una maggior chiarezza sulla strada da intraprendere gioverebbe sicuramente all’intero progetto.

Autore: Sendorma

Titolo Album: Notturno 1

Anno: 2018

Casa Discografica: OverDub Recordings

Genere musicale: Alternative Rock, Post-Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/sendorma

Membri band:

Edoardo Pacchiotti – voce

Simone Guzzino – chitarra

Fabio Fornaro – batteria

Tommaso Ainardi – basso

Tracklist:

  1. Alba Lenta

  2. Brucia (Senfina Lumo)

  3. Diamanti E Asfalto

  4. Distratta

  5. Il Potere Del Silenzio

  6. Interregno

  7. Labbra

  8. Ogni Giorno (RST)

  9. Notturno

Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock
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13th Giu2018

The Bankrobber – Missing

by Igor Cuvertino

The Bankrobber - MissingChi potrebbe mai sospettare che ci siano 5 ragazzi di Riva del Garda dietro il sound British di Missing? I riferimenti sono chiari fin dalla traccia di apertura Gold. Buttate nel calderone tutto il rock alternative sentito negli ultimi anni su Virgin Radio, aggiungete un pizzico di pop e di tastiere ed avrete l’ultimo lavoro targato The Bankrobber. La vera forza di questo disco sta nell’aver sapientemente mescolato ciò che di buono ha offerto il rock più mainstream degli ultimi anni, prendendo interessanti spunti dai suoi interpreti (Arctic Monkeys, Biffy Clyro e Kings Of Leon su tutti) senza però risultare mai una copia o un imitazione. Il disco si compone di tracce molto diverse tra loro, pur mantenendo una coerenza stilistica di fondo. Tra i pezzi spiccano sicuramente A Good Guy With A Gun (non a caso furbescamente utilizzato come singolo) e Closer (un pezzo dominato dall’elettronica che riporta alla british new wave), oltre alla già citata traccia di apertura Gold. C’è spazio anche per dei brani acustici e soprattutto per The Womanizer, un autentica hit radiofonica moderna, forse il miglior biglietto da visita in ottica commerciale. Le voci dei fratelli Oberti si intrecciano benissimo creando un atmosfera che trasporta l’ascoltatore lontano dal nostro Paese e che sicuramente può spingere questa giovane band verso più ampi orizzonti.

Di sicuro non aggiungerà nulla in termini di suono e originalità alla discografia di chi è già avvezzo al genere, ma Missing è un disco che sa farsi ascoltare, scritto per inserirsi in un contesto preciso e per piacere a tutti senza perdere mordente. Un prodotto valido e fresco che speriamo sia la (solidissima) base per i futuri passi dei The Bankrobber.

Autore: The Bankrobber

Titolo Album: Missing

Anno: 2018

Casa Discografica: Vrec Music Label, Alka Record Label

Genere musicale: Alternative Rock, Pop Rock

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://thebankrobber.eu

Membri band:

Giacomo Oberti – voce, chitarra

Maddalena Oberti – voce, tastiera

Michele Guberti – chitarra

Andrea Villani – basso

Stefano Beretta – batteria

Tracklist:

  1. Gold

  2. Closer

  3. A Good Guy With A Gun

  4. Summer Of Love

  5. The Womanizer

  6. Just Have A Dream

  7. Afraid

  8. Skies Of Thorns

  9. If You Were Here

  10. Greetings From My Place

Category : Recensioni
Tags : Alternative Rock
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