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01st Mar2020

Voidfire – Ogień Pustki

by Marcello Zinno
La Polonia non è certo un Paese nuovo al black metal, già sul finire del secolo scorso la scena black si espanse ai territori limitrofi e quello della Polonia è sempre stato un luogo molto incline ad assorbire i valori promulgati dal black metal e dal NSBM (come raccontato dal libro Come Lupi Tra Le Pecore di cui abbiamo parlato a questa pagina). Nel caso dei Voidfire si può semplificare la loro proposta dicendo che il combo mantiene un occhio fermo al passato e uno al seguito dei tempi che cambiano. Ogień Pustki (tradotto in italiano “fuoco nel vuoto”) contiene numerose trame tipicamente black, anche spesso true black come la stessa opener regala: batteria tiratissima e chitarra super lo-fi che corre ad una velocità incredibile, cercando di seguire un rullante incandescente e una voce in growling come da scuola. Ma i Voidfire sanno benissimo che un album interamente creato su queste coordinate sarebbe un capitolo musicale estremamente legato al passato e, pur nella loro coerenza di stile, inseriscono diverse parti strumentali più pacate, più da metal classico, utilissime a far prendere ossigeno all’ascoltatore e dare respiro a tutto il brano. Metal estremo quindi, però con un’attitudine più sperimentale e anche strumentale, fattore che non sempre si riscontra in proposte black.

In questo la terza traccia è l’emblema dell’album, con parti vocali clean (quasi parlate) che fanno da contraltare a sfuriate spigolose ed estreme, una doppia anima che costituisce il vero sound della band polacca. Arpeggi di chitarra, accenni ambient o post-metal aprono diversi brani per preparare chi ascolta alla furia devastante del black metal, a cui i Voidfire aderiscono fermamente: in Kwiat Pustki la voce diventa ancora più gutturale e le sfuriate mantengono un incedere distruttivo, altro esempio è Sztorm che inizia con ambientazioni quasi bathoriane per poi accelerare d’improvviso e impersonificare scenari orrorifici. Brani lunghi per un black variegato ma comunque fedele alla sua matrice storica: il black metal vive anche fuori dai Paesi scandinavi e i Voidfire ce lo confermano.

Autore: Voidfire Titolo Album: Ogień Pustki
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Black Metal Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/VoidfireBM/
Membri band:
Jakub M. Zdzienicki – chitarra, basso
Łukasz Sarnacki – batteria
Krzysztof ‘Virian’ Sobczak – voce
Jakub Lisicki – testi
Tracklist:
1. Bladość
2. Światło – Cierń
3. –
4. Kwiat Pustki
5. Sztorm
6. Ogień Pustki
Category : Recensioni
Tags : Black metal
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05th Gen2020

Fierce – Eclipses From The Duat

by Marcello Zinno
La copertina e il sound di questo Eclipse From The Duat tutto fanno pensare tranne che dietro questo progetto ci siano cinque musicisti italiani. Sì perché le sei tracce incastonate in questo album aderiscono ad un black metal dall’impostazione modern metal molto esterofila: i Fierce tralasciano infatti la consueta scelta delle band del Nord Europa (anche di recente formazione) di puntare tutto su delle chitarre ruvide e dall’ “effetto zanzara”, piuttosto optano per una produzione di alto livello ed un muro di suono che non manca di far venire a galla alcune melodie nei singoli brani, quasi come se un impronta sinfonica fosse a latere delle loro composizioni, pur non avendo al loro interno alcuno strumento simile a tastiere, organi o orpelli vari. Ci hanno ricordato i nostrani Genus Ordinis Dei anche se i Fierce attualizzano maggiormente alcune ambientazioni black dall’incedere lugubre e luciferino (prima parte di La Maison Dieu) e si distaccano con più difficoltà dagli stilemi del genere (e l’eclisse citata nel titolo dell’album forse non è una parola inserita a caso…Emperor docet).

Decisamente musica estrema, un black moderno che mette in luce tutto il connubio dei membri della band (qui citiamo la seconda parte di La Maison Dieu) ma che sa farsi apprezzare anche per chi ha amato le strutture classiche del black; in alcuni momenti ci saremo attesi qualcosa di più dirompente (The Burning Wheel Ω è una buona cornice per una costruzione maggiormente innovativa) ma alcune tracce, come Snake And Lion, perdonano tutto. I presupposti sono buoni per permettere alla scena black metal di compiere importanti passi avanti nel futuro, anche grazie a band come i Fierce.

Autore: Fierce Titolo Album: Eclipses From The Duat
Anno: 2019 Casa Discografica: Epidemic Records, Shove Records, Rakkerpak Records
Genere musicale: Black Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/nobeastssofierce/
Membri band:
Ciro Duchi
Miguel Gazziero
Andrea L’Abbate
Lorenzo Sogos
Federico Puddu
Tracklist:
1. Dawn On The River Styx
2. V.I.T.R.I.O.L.
3. The Ruins Of A Dying Kingdom
4. La Maison Dieu
5. The Burning Wheel Ω
6. Snake And Lion
Category : Recensioni
Tags : Black metal
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23rd Dic2019

Empathica – The Fire Symphony

by Gabriele Rusty Rustichelli
Gli Empathica sono una metal band di Verona e propongono il loro primo album. La band nasce nel 2012 e c’è voluto tempo per creare un asset stabile. Il sound si divide tra metal ben suonato e parti più sinfoniche. Ritornelli melodici, voci femminile e maschile alternate e musica granitica. Una formula che funziona parecchio nell’ultimo decennio. Il songwriting è discreto, nulla che farà gridare al miracolo ma in questo momento storico è anche un’impresa ardua. Le voci si alternano tra “pulite”, growl e qualche strofa più “lirica”. Ho apprezzato alcuni ritornelli che entrano piacevolmente nelle orecchie ma non mi hanno entusiasmato troppo le parti in growl e quelle più classiche. Forse, pur funzionando questa formula è comunque molto inflazionata…si potrebbe cercare di modellare il genere per renderlo più “fresco”. I due cantanti sono comunque molto bravi e si incastrano molto bene tra loro. Basso e batteria sono molto tecnici, con batteria spesso in doppia cassa costante e parti metal ben definite. Le chitarre si spingono a volte su soli molto tecnici (complimenti) e riff quasi “prog”. Le tastiere danno quel tocco di orchestralità con qualche parte di piano ogni tanto che rende il tutto anche “classico”.

La produzione suona bene anche se la velocità di alcune parti non fa godere al 100% del sound (ma fa parte del genere). In coclusione The Fire Symphony è un buon album di debutto con alcuni capitoli davvero interessanti. Per chi ama il genere un po’ “epico” troverà di certo molti spunti coinvolgenti. A mio parere si potrebbe lavorare per “svecchiare” un po’ il sound, casomai tentando di decontastualizzare alcuni cliché che rendono il tutto un po’ “già sentito”. Come al solito, spero di godere presto di un loro live, se suonano dal vivo come hanno suonato sul disco e riescono a rendere la stessa compattezza di suono…ci sarà da divertirsi!

Autore: Empathica Titolo Album: The Fire Symphony
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Symphonic Black Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/empathicablack/
Membri band:
Alessia De Benedictis – voce
Francesco Gambarini – chitarra
Filippo Tezza – basso, voce
Giacomo Savina – piano, tastiere
Francesco Falsiroli – batteria
Tracklist:
1. Invocation
2. Fallen Master Pleasure
3. Prophecy
4. Religion
5. What We Have To Die For
6. Silius Messor Animarum
7. Death Came Twice
8. Graceless Times
9. The Fire Symphony
Category : Recensioni
Tags : Black metal
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12th Dic2019

Noctem – The Black Consecration

by Marcello Zinno
Per i non appassionati di black metal la sigla Noctem dirà poco ma per chi segue la scena e soprattutto le realtà estere questa band non suonerà nuova. Dall’alto della loro esperienza quindicennale in terra spagnola, i Noctem pubblicano sul finire del 2019 il loro quinto full-lenght dal titolo The Black Consecration che come da tradizione non si piega ad alcun compromesso. Non a caso la band piazza come opener il brano più lungo del lotto, quasi 9 minuti di puro winter black metal, al contrario di altri album che come brano di apertura propongono suoni più ammalianti e orecchiabili; una vera svent(r)ata nel segno del black metal, con una produzione davvero buona (alcuni suoni ed elementi ci hanno ricordato gli Immortal) ma delle chitarre volutamente dall’animo true per cercare di ricreare quelle ambientazioni che hanno reso il black metal primordiale un genere di riferimento per tantissime band (e fan). Questo rappresenta sicuramente il punto di forza dell’album, d’altro canto va detto The Black Consecration vive di uno stile privo di varianti: al netto di qualche intermezzo dai suoni acustici, i brani presentano una impostazione black nel più profondo senso del termine e sono poco inclini a caratterizzazioni di sorta.

Di buon impatto la devastante Coven, che presenta anche qualche solismo che arricchisce il songwriting, interessante i passaggi più pacati di All That Now Belongs To The Earth che ci regalano un pathos particolare ma si tratta di poco più di momenti al di sopra di questi 43 minuti di black metal nero come la pece. Di conseguenza, pur se si tratta di un’uscita fedele alle sonorità black e che contribuisce a tenere acceso un lumicino su questo genere anche per il nuovo decennio a venire, poco viene aggiunto ai capisaldi del passato.

Autore: Noctem Titolo Album: The Black Consecration
Anno: 2019 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Black Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/noctemofficial
Membri band:
Beleth – voce
Exo – chitarra
Varu – basso
Voor – batteria
Tracklist:
1. The Black Consecration
2. Sulphur
3. Uprising Of The Impenitents
4. Coven
5. All That Now Belongs To The Earth
6. Let That Is Dead Sleep Forever
7. Court Of The Dying Flesh
8. Dichotomy Of Malignancy
Category : Recensioni
Tags : Black metal
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03rd Ott2019

The Noctambulant – The Cold And Formless Deep

by Marcello Zinno
Davvero interessante scoprire (e ascoltare) formazioni come i The Noctambulant, una band a stelle e strisce ma dedita a sonorità black metal. Interessante perché siamo usi associare il black metal al Nord Europa ma dimentichiamo che è un genere che ha toccato tutti i continenti ed è appunto interessante notare come si è evoluto in Paesi molto lontani da quelli scandinavi. I The Noctambulant restano abbastanza fedeli alle fredde trame black anche se inseriscono diversi elementi che cercano di caratterizzare il proprio stile. Peste, dopo l’opener strumentale, esplode con tutto il suo carico horror: in questo brano le linee vocali sembrano avvicinarsi a quelle di Shagrath dei Dimmu Borgir; pur se l’imprinting è quello black, i riff di chitarra molto spesso si distanziano da come conosciamo in Europa il black metal, ad esempio in Morietur Solus sembra che la band ingerisca influenze melodic death metal mentre in Valkyrie cambiano completamente pelle e si accostano all’industrial di sponda Rammstein (strofa). In questo i The Noctambulant si differenziano da tante realtà, perché non puntano ad un’unica matrice sonora ma, sempre all’interno di un genere, cercano di spaziare e di volta in volta optare per qualcosa di differente.

A metà corsa arriva Evil Calling, il brano più lungo dell’album, in cui il quartetto si sbizzarrisce con composizioni dal sapore horror, cambi di ambientazione su una matrice ritmica dalla quadratura geometrica; questa è probabilmente la vera natura della band che punta a colpire l’ascoltatore con cattiveria e avvelenarlo con lentezza fino a farlo morire agonizzante più che ad ammazzarlo in tronco. Unholy Benediction, al contrario, è la mosca bianca, il brano più feroce del lotto, sfiorando i 2:30 di durata, e muovendosi su coordinate potremo dire più prossime al death metal. Qualche momento risulta meno interessante degli altri (Bloodhunt, Immortal) ripetendo un po’ gli schemi già proposti e rifacendosi al black in generale. In generale per The Cold And Formless Deep consigliamo un ascolto anche per assaggiare quanto la scena black può offrire anche al di là dell’oceano e nello specifico lo consigliamo ai fan dei Dimmu Borgir et similia, soprattutto se non amate a tutti i costi le sinfonie super prodotte.

Autore: The Noctambulant Titolo Album: The Cold And Formless Deep
Anno: 2019 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Black Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/TheNoctambulant
Membri band:
E. Helvete – voce, chitarra
Lars G. – basso, voce
D. Franseth – batteria, voce
J. Hoarfrost – chitarra
Tracklist:
1. Sonos Noctem
2. Peste
3. Morietur Solus
4. Leviathan
5. Valkyrie
6. Evil Calling
7. Bloodhunt
8. Unholy Benediction
9. Immortal
10. The Cold And Formless Deep
11. My Dark Desires

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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05th Set2019

Frigard – Chapter Zero

by Marcello Zinno
Chapter Zero è il classico titolo che una band sceglierebbe per un debut album. Ma non è questo il caso dei Frigard, band svizzera dedita ad un metal moderno e deciso. Questa band sta infatti diffondendo il proprio nome da oltre un decennio ma è in questa fase della loro carriera che sta imboccando un nuovo percorso. Vari cambi di line-up compreso un nuovo singer, nonché la decisione di abbandonare i testi in tedesco per un più spendibile inglese, sono le scelte che presentano i nuovi Frigard, ma sempre all’insegna dell’aggressività che li ha sempre caratterizzati. Fin dalle prime tracce si entra da subito nel loro mondo fatto di due personalità che si amalgamano alla perfezione: la prima è quella del singer che attinge da un growl in stile black metal e che, mescolato ad alcuni riff, ci ricorda alcune produzioni targate Immortal periodo Abbath (ascoltare alcuni passaggi di Blurry Horizon o di Aftermath), la seconda è data dalle strutture heavy metal dal sapore pagan metal che rappresentano il vero messaggio che la band probabilmente vuole offrire ai propri fan (già l’opener ci fa intuire questo).

I momenti più interessanti dell’album sono sicuramente la già citata Blurry Horizon con i suoi muri di sano black metal innalzati per difendere le retrovie svizzere, il chorus di Falling Stars che è crudo come solo un album di black metal moderno del nord Europa potrebbe suonare, Red Lines Crossed una vera e propria cavalcata di viking metal che oltrepassa gli otto minuti. Haven è uno dei brani più heavy e meno black del lotto, lo stile del singer resta lo stesso ma le partiture sono più pacate e compatte, non ci sono sfuriate piuttosto un carrarmato che con il suo incedere distruttivo procede sicuro verso l’obiettivo. Piacevole l’esperimento di proporre una sorta di epic ballad, Crimson Skies, che potrebbe piacere agli appassionati di viking o più in generale dai defenders; a nostro parere resta appunto un esperimento perché il sound caratteristico della band è decisamente più estremo.

Diciamo i Frigard potrebbero essere un’ottima apertura per band come Amon Amarth ma restano pane quotidiano per chi ama il sound di Abbath solista.

Autore: Frigard Titolo Album: Chapter Zero
Anno: 2019 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Black Metal, Heavy Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.frijgard.ch/
Membri band:
Sandro – voce, basso
Michael – chitarra
Alex – chitarra
Maxi – batteria
Tracklist:
1. Blazing Ark
2. Blurry Horizon
3. Falling Stars
4. Crimson Skies
5. Haven
6. Red Lines Crossed
7. Aftermath
8. Tilia
Category : Recensioni
Tags : Black metal
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23rd Lug2019

Acheronte – Son Of No God

by Cristian Danzo
Tornano, a due anni di distanza dall’esordio Ancient Furies, i marchigiani Acheronte, che ci propongono questo devastante Son Of No God, puro black metal grezzo, old school, tiratissimo ed oscuro. Leggendo nel libretto che la batteria è stata registrata in due ore senza trigger, stronzate ed editing, capiamo già come la band affronta il genere proposto. Alla vecchia maniera, quella dei maestri che portarono in auge il genere. E se pensate che il black metal possa nascere solo in lande desolate dove il sole non si vede mai, gli Acheronte sono qui a dimostrarvi il contrario, visto che arrivano da San Benedetto Del Tronto, che ha il clima e l’ambiente diametralmente opposto a quello di Bergen. Partiamo subito dalla voce di Lord Baal, incredibilmente psicotica ed al limite della follia, che è la peculiarità positiva che dà ancora più aggressività al disco, rendendo il tutto molto tetro e sinistro, completamente disperato e senza speranza. Ci sono passaggi dove il cantante sfiora una somiglianza raggelante con Nattramn, voce dei Silencer che ha rilasciato quell’unico capitolo considerato un classico del genere, quel Death Pierce Me che alimentò anche oscure leggende che tuttora circolano su internet.

A livello musicale la band non transige su nulla ed è molto oltranzista, un rullo compressore inarrestabile di violenza sonora, riff classici e blast beat a manetta che metterebbero chiunque ko. Non ci sono mai pause, non ci sono mai ritmi lenti. Per tutta la durata si va avanti ad una velocità folle e senza fiato, travolgendo letteralmente l’ascoltatore. Gli Acheronte si faranno strada nel difficile mercato del black metal internazionale, dove la proposta è tanta ma la qualità espressa non controbilancia l’offerta. Non è il caso degli italiani che hanno sfornato un gran lavoro.

Autore: Acheronte Titolo Album: Son Of No God
Anno: 2018 Casa Discografica: The Triad Rec
Genere musicale: Black Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/AcheronteOfficialPage/
Membri band:
Lord Baal – voce
Phobos – chitarra
A.T. La Morte – basso
Bestia – batteria
Tracklist:
1. Heralds Of The Antichrist
2. Four Beasts
3. Babylon Unholy Hammer
4. Trascendental Will
5. Son Of No God
6. Fall Of Perfection
Category : Recensioni
Tags : Black metal
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15th Lug2019

Skald In Veum – Stridslysten

by Marcello Zinno
Per comprendere la proposta musicale degli Skald In Venum è necessario calarsi nella scena black metal scandinava, quella degli anni 90. Perché, anche se molte formazioni colleghe hanno abbandonato quelle sonorità e il genere sembra essere ricalcato da poche realtà intransigenti che si ostinano a ricreare quelle ambientazioni, gli Skald In Venum pescano proprio dalle coordinate tracciate in quel decennio, dopo l’ondata “true”. Attenzione però che Stridslusten non è un “revival album”, anzi a nostro parere questa band ha assolutamente da dire nel genere e riesce a far tesoro di tutti gli insegnamenti provenienti dal loro Paese di origine (Svezia): linee vocali tipicamente horror black (che somigliano a quelle di Shagrath), blast beat continui che tengono sempre con il fiato sospeso l’ascoltatore, violenza gratuita, testi in lingua madre (in alcune tracce e comunque con traduzione a fronte nel booklet) e soprattutto una produzione di alto livello. Quest’ultimo è secondo noi uno dei principali fattori (oltre l’incredibile tecnica dei musicisti) a sottolineare l’imponenza di questo progetto musicale: niente impasto di suoni, ottimo missaggio, tutti i singoli ingredienti arrivano con forte impatto e limpida resa sonora.

Il concept che sta alla base dell’album è ovviamente quello religioso ma non è la classica sfuriata a favore di Lucifero e contro le figure pagane, piuttosto sembra un’analisi dello stato dell’arte dell’umanità fatta con una lente di ingrandimento particolare che non manca di fare citazioni a Sant’Agostino o a San Paolo. Musicalmente As Wolves Among Sheep propone un lungo intermezzo più pacato che fa trasudare la cattiveria insita deni Skald In Venum, abbandonando per un attimo la violenza fine a se stessa dei pattern. In Do What Thou Wilt compare un’interpretazione diversa della sei corde, molto più attinta dal rock che non dal metal oscuro mentre la lunga Tvinsot (Siaren ll) è uno dei momenti più intransigenti del lotto. Da segnalare l’uso della gran cassa (come in Stridslysten ma anche in Whoremaster) che in alcuni frangenti riesce davvero a lasciarci senza fiato.

La band si presenta come una symphonic black metal band ma va detto che le influenze sinfoniche non sono per nulla ingombranti, le colonne portanti del loro stile restano attinte dalla scena black, chitarra e batteria fanno sicuramente da padroni del sound, un sound che può essere presentato come qualcosa di molto vicino ai Dimmu Borgir ma rispetto alle pomposità tastieristiche di questi ultimi siamo su un gradino ben più sotto, più “true”. Album super consigliato per i fan di Shagrath e Soci ma anche per chi ama il metal estremo (e tecnico) in generale.

Autore: Skald In Veum Titolo Album: Stridslysten
Anno: 2019 Casa Discografica: Nordic Mission, Rottweiler Records
Genere musicale: Black Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/SKALD-in-veum-648165501906230/
Membri band:
Mund – voce
Resh – chitarra, batteria
Zhajiin – chitarra, basso
Heth – spiritual leader e ideologist
Tracklist:
1. Stridslysten
2. As Wolves Among Sheep
3. En Lyra Dopt I Blod
4. Do What Thou Wilt
5. Goatwhore
6. Shards Of The Infernal Fall
7. Tvinsot (Siaren ll)
8. Whoremaster
Category : Recensioni
Tags : Black metal
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12th Lug2019

Coil Commemorate Enslave – The Unavoidable

by Marcello Zinno
I Coil Commemorate Enslave si erano già fatti conoscere nella scena per il precedente L’Infinita Vanità Del Tutto, un album uscito nel lontano 2014 e che metteva in luce uno stile prettamente black metal, molto influenzato dalle radici black tradizionali e a livello sonoro potremo dire più genuine del genere. Con il nuovo The Unavoidable cambiano profondamente direzione: pur comparendo ritmiche serrate (blast beat e bpm da capogiro) la proposta della band diviene molto più moderna. Certo la produzione non è eccezionale ma la personalità assunta dalla sei corde (si ascoltino ad esempio i riff di Anti-Prophet), il diverso approccio vocale che si apre anche molto al clean e infine un’interpretazione musicale che pesca da vari generi, posizionano la proposta dei CCE verso un pubblico diverso. Dirt ad esempio è un pezzo oscuro, che non nasconde qualche riminiscenza black (tu-pa-tu-pa del drumming) ma che potrebbe piacere ai fan dei Moonspell o dei Type O’ Negative, cosa inimmaginabile per chi aveva seguito in passato questo progetto. Nothing Else But Black è un altro pezzo interessante, che mette in luce questo approccio moderno (seppur migliorabile a livello sonoro) mescolando diverse fonti quasi come se si trattasse di un progetto metalcore ma alla ricerca di una propria identità.

Il pezzo che unisce il passato con il presente a nome Coil Commemorate Enslave è Nemesis, un traccia sicuramente black ma che mostra importanti aperture soprattutto durante il chorus, un brano che sfiora gli 8 minuti ma che alterna diversi profili compositivi. Tecnica in questo album ce n’è in abbondanza e il fatto che dietro la composizione ci sia una sola persona (Consalvo) è davvero un elemento da sottolineare (per i più tecnici è suggerito l’ascolto di The Snake And The Rope, un pezzo dall’incedere speed ma che lungo la sua imponente durata tocca corde differenti). Inoltre rispetto al precedente lavoro è cambiato il pensiero legato alle liriche, prima in italiano qui completamente dedite all’uso dell’inglese, probabilmente spinto da una proposizione più internazionale del prodotto discografico. The Unavoidable è un buon album con davvero tanti contenuti che avrebbero meritato una produzione eccelsa per acquisire un potenziale internazionale.

Autore: Coil Commemorate Enslave Titolo Album: The Unavoidable
Anno: 2019 Casa Discografica: Aeternitas Tenebrarum Music Foundation, Land Of Fog Records
Genere musicale: Black Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/coilcommemorateenslave
Membri band:
Consalvo – chitarra, basso, batteria
Daniele Rini – voce
Tracklist:
1. Intro
2. Anti-Prophet
3. Dirt
4. Nothing Else But Black
5. Nemesis
6. E.F.S.D.
7. The Snake And The Rope
8. La Voce (outro)
Category : Recensioni
Tags : Black metal
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11th Lug2019

Black Lava – Lady Genocide

by Cristian Danzo
“Il nostro lavoro è sentitamente dedicato a tutte le vittime innocenti di ogni forma di isolamento, oppressione ed abuso per ideali politici e religiosi o per violenze domestiche”. Così si trova scritto all’interno del digipack contenente il primo lavoro dei Black Lava, duo italiano proveniente dal Piemonte, intitolato Lady Genocide. I musicisti sono dediti ad una forma di ambient sperimentale molto cupo e dark, che vede come base un thrash death lento con derive black metal. Soprattutto in Theme 2:Destination ci troviamo di fronte ad una canzone molto raw black old school, con registrazioni grezze ed il cantato tipico del genere, grazie alla voce di Daniele Santagiuliana, pittore che cura anche la copertina del disco, che pronuncia le parole di Cristo morente sulla croce “Eloì, Eloì, lemà sabactàni” (Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?) ottenendo un effetto non poco disturbante. Sicuramente il tiro del duo è azzeccato in quanto il reiterarsi dei temi musicali lenti, insieme a campionamenti, rumori ed altri effetti, opprimono l’ascoltatore e raggiungono l’effetto di riprodurre quel senso di straniamento ed alienazione che si possono trovare e che, presumiamo, possano provare le vittime di qualsiasi oppressione. Proprio come nel messaggio inserito nel booklet, lo scopo della band è quello di tributare alle vittime silenziose un tributo artistico che arrivi dritto al punto e che susciti nell’ascoltatore un vivido interesse verso certe tematiche.

Sicuramente un tema difficile da sviluppare ma che in Lady Genocide ottiene l’effetto voluto ed arriva dritto al punto. Soprattutto anche perché non ci troviamo di fronte ad un caos disorganizzato e che abusa di tonalità grevi per creare un’alienazione depressive. Ci sono varianti ed usi degli strumenti e dei suoni molto intelligenti. Specifichiamo anche che alcuni strumenti utilizzati sono elettroacustici artigianali non solitamente così usati ed impiegati in certi contesti, oltre all’utilizzo di rottami come i primi Einsturzende Neubauten. L’Italia non è solo canzonette da due soldi, vuote e che non veicolano il nulla o cercano di dire molto lasciando il niente. Ci sono anche i Black Lava e tanti altri, in un magma sotterraneo ribollente che fa ben sperare per la scena musicale del nostro povero Stivale.

Autore: Back Lava Titolo Album: Lady Genocide
Anno: 2019 Casa Discografica: Hellbones Records, The Triad Rec, Maculata Anima Rec, Italian Extreme Underground, Cave Canem Diy
Genere musicale: Ambient, Sperimentale, Electro Rock, Black Metal Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/BlackLavaNoise/
Membri band:
Enkil – chitarra in Theme 1: Deportation, Theme 2 : Destination e Theme 4: Death
Fabio Olivero
Daniele Santagiuliana – voce in Theme 2: Torture
Tracklist:
1. Theme 1: Deportation
2. Theme 2: Destination
3. Theme 3: Torture
4. Theme 4: Death
Category : Recensioni
Tags : Black metal
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