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02nd Mag2018

Sombre Croisade – Balancier Des Âmes

by Marcello Zinno

Sombre Croisade - Balancier Des ÂmesSe parliamo di duo black metal a chiunque viene in mente un solo nome: Darkthrone. Ma se ci spostassimo in un altro Paese della nostra così variegata Europa? Sì, ci spostiamo in Francia, nazione che sta vedendo un’ascesa di nomi interessanti nel mondo metal nell’ultimo decennio. E qui ci troviamo a parlare dei Sombre Croisade per i quali l’accostamento agli spietati (oggi forse un po’ meno) Darkthrone non è poi così casuale. La formazione nasce dieci anni fa e ha già sfornato diversi capitoli discografici tra cui questo Balancier Des Âmes, fuori da un po’ di mesi. Nelle soluzioni, nella ruvidità dei riff, nelle tipiche cavalcate black, nelle parti vocali, la band dei francesi si trova spesso a pagare dazio a Nocturno Culto e Fenriz però dobbiamo ammettere che questa vicinanza non ci spiace affatto. Considerando la virata del duo norvegese sul black’n’roll ci fa piacere ritrovare una band che parte da quella matrice black e ci aggiunge del gusto personale: Don Ténébreaux ad esempio è una discesa negli inferi nel vero senso della parola, un brano in cui la sezione ritmica macina chilometri su chilometri e il senso di morte è davvero dietro l’angolo; anche il fader sul finale fa molto black.

Per le altre tracce si segnalano dei pattern davvero incessanti, come da tradizione black, quindi se vi sentite profondamente blackster potete trovare pane per i vostri denti nei Sombre Croisade, una formazione che tiene alta la bandiera nera del black metal anche in Paesi non scandinavi.

Autore: Sombre Croisade

Titolo Album: Balancier Des Âmes

Anno: 2017

Casa Discografica: Pest Records

Genere musicale: Black Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://myspace.com/sombrecroisade

Membri band:

Malsain – chitarra, batteria

Alrinack – voce, basso

Tracklist:

  1. Renaissance

  2. Balancier Des Âmes

  3. Don Ténébreaux

  4. Midiane

  5. Voeux Illusoires

  6. Souffles D’ailleurs

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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17th Apr2018

Apocryphal – When There Is No Light

by Trevor dei Sadist

Apocryphal - When There Is No LightDopo un primo EP ecco il debut album per i veronesi Apocryphal, dediti a un black metal old school. Il genere richiede un determinato atteggiamento, quello che gli Apocryphal non tradiscono attraverso riff tritaossa, una batteria martellante e voci in scream acide e maligne. Non ci sono troppi fronzoli, il sound dei Nostri è genuino, ruvido, la band veneta desidera restare nei canoni del black metal e conosce a perfezione i dettami. Evoking Satan, Under The Black Flag Of Babylonia, Midnight Sky sono gli inni blasfemi targati Apocryphal che ci rimandano ai primi Gorgoroth, Immortal e Dark Funeral. I riff ad opera di Fabio Poltronieri trascinano ogni singola canzone grazie anche a una sezione ritmica (Matteo Baroni al basso e Diego Gini alla batteria) capace di sorreggere le sei corde con sfuriate grind, il tutto condito dalla voce satanica di Gianmarco Rossi.

Con questo primo full lenght dal nome When There Is No Light gli Apocryphal arricchiscono un genere che è ancora vivissimo anche nel nostro Paese…In the Name of Satan! In alto il nostro saluto!

Autore: Apocryphal

Titolo Album: When There Is No Light

Anno: 2018

Casa Discografica: Earthquake Terror Noise

Genere musicale: Black Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://soundcloud.com/apocryphal-blackmetal

Membri band:

Fabio Poltronieri – chitarra

Gianmarco Bassi – voce

Matteo Baroni – basso

Diego Gini – batteria

Tracklist:

  1. The Call Of War

  2. Evoking Satan

  3. Offer To Stars

  4. Violence Of Unique God

  5. Under The Black Flag Of Babylonia

  6. Midnight Sky

  7. Original Glory

  8. Last Pagan Night

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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15th Mar2018

AA.VV. – The Cult Of Necrodeath

by Massimo Volpi

AA.VV. - The Cult Of Necrodeath tribute albumUn album che ripercorre la storia dei Necrodeath, black metal band formatasi nei primi anni 80 a Genova e tuttora considerata come tra le più estreme e importanti del panorama metal italiano, e non solo. The Cult Of Necrodeath è quindi un omaggio a una storia davvero lunga e importante. Un omaggio che tredici band hanno voluto tributare al gruppo genovese. Per loro stessa ammissione, anche band come Cradle Of Filth, Mayhem, Immortal, riconoscono un debito nei confronti dei Necrodeath, per l’influenza ricevuta. Dopo un brusco stop pochi anni dopo la loro formazione, che portò il batterista Peso a formare i Sadist, la band si riunisce alla fine degli anni 90 e sforna una serie di album al quale questo tributo è dedicato. Un greatest hits interpretato da gruppi (quasi tutti liguri) della scena black metal e una ghost track, registrata proprio dai Necrodeath, Cult Of Shiva, fino a oggi inedita. Spicca la presenza degli E-Force di Eric Forrest, ex Voivod e di una particolare traccia, A-e Reixi Do Ma, curata dalle Barche a Torsio, in dialetto genovese.

Artwork, ovviamente, necro, è stato realizzato da Giorgia Gueglio, cantante dei Mastercastle, già voce ospite in The Greed nell’album dei Necrodeath 7 Deadly Sins; l’interno del libretto riporta tutti i riferimenti ai vari gruppi partecipanti. Un album interessante per chi si vuole avvicinare ai Necrodeath e alla loro storia, attraverso altri gruppi che ne celebrano il culto.

Autore: AA.VV.

Titolo Album: The Cult Of Necrodeath

Anno: 2017

Casa Discografica: Black Tears

Genere musicale: Black Metal, Death Metal

Voto: s.v.

Tipo: CD

Sito web: http://www.necrodeath.net

Membri band:

Artisti Vari

Tracklist:

  1. Death Mechanism – At The Mountains Of Madness

  2. Malignance – Mater Tenebrarum

  3. Damnation Gallery – At The Roots Of Evil

  4. Killers Lodge – The Creature

  5. E-Force – Master Of Morphine

  6. Fog – Red As Blood

  7. Barche A Torsio – A-E Reixi Do Ma

  8. Cadalso – Thanatoid

  9. Hornhammer – The Flag Of The Inverted Cross

  10. Path Of Sorrow – Smell Of Blood

  11. Septem – Process Of Violation

  12. Necrobreath – Eucharistical Sacrifice

  13. Schizo – Enter My Subconscious

  14. Necrodeath – Cult Of Shiva (bonus track)

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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05th Feb2018

Asura – Only Death For My Warriors

by Marcello Zinno

Asura - Only Death For My WarriorsGli Asura devono la loro ventennale storia all’EP Only Death For My Warriors che qui viene ristampato, portando in gloria le musicalità che la band compose diversi anni fa. Ristampa in versione mini CD, copie numerate e in strettissima tiratura tanto che sono andate esaurite nel giro di 24 ore (a detta della band) e promettono bene circa una ripresa del progetto. Ad ascoltare queste tre tracce (perché in fondo di 15 minuti di musica si tratta) diremo che farebbero bene a dare nuova linfa al progetto, un progetto fondamentalmente inserito nella scena symphonic black metal con pochi mezzi in termini di produzione e sound ma con un’alta attenzione rivolta al profilo compositivo (che in questo caso vale tanto). Tutti gli ingredienti della scena sinfonica oscura si ritrovano qui: tastiere sinfoniche in primis ma anche cori ancestrali, cavalcate e cambi di atmosfera per sottolineare le parti più veloci, growling come formula essenziale del cantato; ma non solo, perché a tratti si apprezza il riffing glaciale tipico del black nordico e un’epicità (come in Escape From Death) che si confà a band di una certa caratura, comprese le seconde voci.

Il punto più interessante è raggiunto dalle tastiere di Only Hate che ci riportano ai fasti passati dei Dimmu Borgir, formazione che sicuramente ha detto tanto in questa scena; ma va detto che gli Asura tendono a proporre tracce maggiormente intrecciate a livello di songwriting, con partiture differenti all’interno della stessa track, segno questo di avere tante idee da offrire. Inoltre c’è da dire che la band è sarda e a parer nostro è un motivo in più per non mollare, riprendere il progetto e diffondere queste sonorità più di nicchia anche in una regione non tipicamente affine a questa scena musicale.

Autore: Asura

Titolo Album: Only Death For My Warriors

Anno: 2016

Casa Discografica: Masked Dead Records

Genere musicale: Symphonic Black Metal

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://www.facebook.com/asura.metal/?fref=ts

Membri band:

Fabrizio Pin – voce

Francesco Deledda – chitarra

Alessandro Usai – chitarra

Curse Vag – basso

Matteo Cannavo’ – batteria

Psycho – tastiere, cori

Tracklist:

  1. Requiem For My Warriors

  2. Escape From Death

  3. Only Hate

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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17th Ott2017

Deos – In Nomine Romae

by Trevor dei Sadist

Deos - In Nomine RomaeLa capitale del mondo! Urlano questo i Deos formazione che arriva dalla Francia ma che dimostra amore, stima e rispetto per l’impero romano. Il disco intitolato proprio In Nomie Romae è un tributo alle gesta di quello che fu l’impero che sfiorò la conquista del mondo. Avete capito di cosa si tratta per quel che concerne il concept lirico ma andiamo a vedere la proposta musicale. I Deos si possono definire comunemente una melodic death/black metal band, anche se all’interno del loro sound si trovano frammenti epic tanto cari alle colonne sonore che appunto ruotano intorno alla storia di Roma e non solo. In Nomine Romae è un full lenght che consiglio ai fan di band quali Amon Amarth, Emperor, Septicflesh, Ex Deo e a proposito di quest’ultimi va detto che il disco è stato masterizzato dalle sapienti mani di JF Dagenais negli studi di Dallas. Di certo i Deos non sono la prima band che va a rendere omaggio all’antica Roma e lo fanno attraverso furiose accelerazioni, riff tipici del black metal, voci in growl/scream più vicine al black che al death metal, il tutto confezionato da un ottimo lavoro di tastiere che risulta essere sempre presente su ogni canzone, ed è proprio questo a caratterizzare maggiormente il trademark della band transalpina.

Il sacro e il profano s’incontrano come nel caso di Memento Mori a metà album. Ma non è tutto, ho apprezzato buone idee, a metà di Aut Vincere Aut Mori succede qualsiasi cosa, a dimostrazione che la band non è mai doma. Ormai sono giunto ai titoli di coda, Delenda Carthago mi accompagna alla fine, respirando ancora atmosfere sulfuree, epiche, celebrative, sempre ai piedi dell’impero di Cesare. Ave Roma. In alto il nostro saluto!

Autore: Deos

Titolo Album: In Nomine Romae

Anno: 2017

Casa Discografica: S.P.Q.R.

Genere musicale: Black Metal, Death Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://deos-official.bandcamp.com

Membri band:

Jack Graved – voce, basso

Fabio Battistella – chitarra

François Giraud – chitarra

Loïc Depauwe – batteria

Harsh Wave – tastiere

Tracklist:

  1. L’armatura Dei Coraggiosi

  2. Pro Iovis Pro Mars

  3. Caput Mundi

  4. Sapere Aude

  5. Oderint Dum Metuant

  6. Memento Mori

  7. Cincinnatus

  8. Laudatio Funebris

  9. Mylae

  10. Post Tenebras Lux

  11. Cunctator

  12. Aut Vincere Aut Mori

  13. Delenda Carthago

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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14th Ott2017

LaColpa – Mea Maxima Culpa

by Marcello Zinno

LaColpa - Mea Maxima CulpaIl progetto LaColpa è assolutamente fuori dalle classiche righe in cui si può delineare il percorso di una band. Un quintetto, ciascuno proveniente da altre formazioni, che si unisce per dare vita nel 2016 un EP e nel 2017 un full-lenght composto quest’ultimo da 3 tracce che raggiungono la durata totale di quasi 40 minuti. Questo già traccia, o quanto meno cerca di tracciare, le coordinate su cui si muovono i cinque, traiettorie sperimentali che al tempo stesso lasciano intravedere radici relativamente chiare. Indubbiamente appare il black metal nel panorama che i LaColpa hanno voluto omaggiare, con tutta l’oscurità e quel sapore di putrefazione che solo certe visioni possono emanare, un black metal che solo in pochi passaggi diventa davvero violento e accelera sulla ritmica approdando a livelli davvero estremi (la parte iniziale di Scars), mentre per la restante parte si colloca per lo più su scenari funesti e, se ce lo consentono, quasi doom. Intermezzi e passaggi più horror, in cui la batteria si asciuga e la vena horror viene a galla (quasi come gli stereotipi più orrorifici e meno metal targati Cradle Of Filth), in un tentativo di inserire in un contesto quasi ambient le sonorità estreme del Nord Europa.

Dare un voto ad un’uscita simile è molto complesso, sicuramente i ragazzi meritano la sufficienza per il coraggio di una proposta simile. Ci aspettiamo però importanti contributi personali altrimenti il progetto dirotterà in una nicchia che farà sparire a poco a poco il moniker LaColpa.

Autore: LaColpa

Titolo Album: Mea Maxima Culpa

Anno: 2017

Casa Discografica: Toten Schwan Records

Genere musicale: Black Metal, Noise, Doom

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/LaColpa666

Membri band:

Andrea Moio – basso

Cecco Testa – elettronica, effetti

Davide Boeri – batteria

Davide Destro – effetti, chitarra

Mario Olivieri – voce

Tracklist:

  1. Soil

  2. Scars

  3. Fragments (Of A Smiling Face)

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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14th Ago2017

Limbonic Art – Spectre Abysm

by Marcello Zinno

Limbonic Art - Spectre AbysmQuale migliore occasione del (lontano) 6 giugno 2016 (ovvero del 06/06/06) per riformare un progetto black metal sepolto da ormai tre anni? Questo dovrà essere stato il pensiero di Vidar Jensen, in arte Daemon mente della band, nel far risorgere la sua creatura e darle fino ad oggi cibo per farla crescere. Giungono così al 2017 i Limbonic Art con la loro ottava creatura discografica (fatte eccezioni le due demo) dal titolo Spectre Abysm confermando gli intenti inequivocabili e inalterati: siamo nelle lande infernali del black metal sinfonico. A sottolineare questo concetto con una doppia riga blu viene collocata in questo lavoro un’opener della durata di dieci minuti che prende le lezioni dei Dimmu Borgir (e ancor prima degli Emperor) con trademark norvegese annesso, e tanto blast beat, campane infernali, ambienti lugubri e growl vomitevole al seguito. Ecco i quattro ingredienti che vi faranno amare o odiare questa uscita: qui si trova l’essenza della ricetta degli Limbonic Art e in tutte le sette tracce di questo lavoro troverete le medesime coordinate che potranno regalarvi gioia o noia, a seconda delle vostre aspettative sul genere. A parer nostro non vi è nulla di innovativo in questo marchio di fabbrica; in più non giova la lunghezza considerevole dei brani, tracce che mantengono al loro interno il medesimo approccio musicale e, fatta eccezione per qualche cambio di tempi, non producono alcuna sorpresa degna di nota.

Ethereal Traveler, dopo una lunga intro strumentale, diventa abbastanza stucchevole, Triumph Of Sacrilege ha tutti i crismi del genere già sentiti e risentiti negli anni, nonché troverete Disciplina Arcani che addirittura cede alle lusinghe finte-horror degli ormai “spompati” Cradle Of Filth. A dir il vero anche i titoli dei brani della tracklist non annunciano nulla di davvero innovativo (uso del latino, parole come sacrilegio, risurrezione, oscurità…tutti elementi già arcinoti). In questo marasma di unilateralità si distingue Requiem Sempiternam, breve marcia funebre a metà strada tra intermezzo e “giro di boa” dell’intero full-lenght. Un album per i veri amanti (e intransigenti) del genere.

Autore: Limbonic Art

Titolo Album: Spectre Abysm

Anno: 2017

Casa Discografica: Spinefarm Records

Genere musicale: Symphonic Black Metal

Voto: 5

Tipo: CD

Sito web: http://www.limbonicart.net

Membri band:

Daemon (Vidar Jensen)

Tracklist:

  1. Demonic Resurrection

  2. Ethereal Traveler

  3. Omega Doom

  4. Requiem Sempiternam

  5. Triumph Of Sacrilege

  6. Disciplina Arcani

  7. Through The Vast Profundity Obscure

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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22nd Apr2017

Zeal & Ardor – Devil Is Fine

by Marcello Zinno

Zeal & Ardor - Devil Is FineIl black metal non è più come quello di una volta. Sembra un luogo comune ma in verità è così. La declinazione “true” è ormai relegata ai nostalgici e ognuno cerca di sviluppare il concetto black a suo modo. Lontano dagli inviluppi black’n’roll che per anni sembravano essere la nuova frontiera della musica nera, arriva il progetto Zeal & Ardor che crea un mix interessante composto da sonorità pesanti e produzione lo-fi, cori molto curati, tastiere e melodie, influenze africane, il tutto arricchito sporadicamente da basi ritmiche ed effetti (anche sulle parti vocali), intermezzi per lo più strumentali e passaggi sperimentali. Per assaggiare la parte più metal dobbiamo attendere Come On Down, un pezzo che mette in scena un range vastissimo di influenze, dal metal-core al black e che poi svetta con Children’s Summon, dal black devastante ma che sa lasciare spazio ad una sei corde tecnica quanto coinvolgente. Solo Blood In The River rimarca il concept che è alla base della musica degli Z&A, religiosità applicata all’ambiente degli schiavi americani, musica, sottomissione ed esoterismo fusi in musica.

Sacrilegium I rappresenta esattamente il significato del proprio titolo: intromissioni di musica fuori contesto, compresi effetti che mai ci saremo attesi e poi sul finire arriva una nenia a mo di rito religioso. La seconda puntata di questo pezzo (Sacrilegium II) assume la forma di un carillon che si dipana anche lungo la terza, trilogia che finisce per sembrare al pari di intermezzi collocati all’interno di un quadro multiforme. La nuova frontiera del metal? Sarà il tempo a dircelo.

Autore: Zeal & Ardor

Titolo Album: Devil Is Fine

Anno: 2017

Casa Discografica: Radicalis Music GmbH

Genere musicale: Black Metal, Blues Rock, Sperimentale

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.zealandardor.com/

Membri band:

Manuel Gagneux

Tracklist:

  1. Devil Is Fine

  2. In Ashes

  3. Sacrilegium I

  4. Come On Down

  5. Children’s Summon

  6. Sacrilegium II

  7. Blood In The River

  8. What Is A Killer Like You Gonna Do Here?

  9. Sacrilegium III

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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21st Mar2017

Arvas – Black Faith

by Trevor dei Sadist

Arvas - Black FaithIl black metal degli Arvas mi spiazza, il sound è potente, il muro di suoni che si abbatte sugli innocenti fa male, tanto male. L’acceleratore è pigiato fino in fondo già dalle prime note, riffs tipici del genere, doppie casse urlanti e una voce che approda direttamente dalle stanze più oscure dell’inferno fanno gli onori di casa. Quello che ho apprezzato è il mix tra black e thrash metal, nonostante la chiara matrice black resta comunque in evidenza su tutto. Il sound della band è genuino, sanguigno e sanguinolento, così nei temi affrontati per tutta la durata dell’album in un concept di orrore e male primordiale. Black Path è un disco riuscito e questo lo scopriamo da subito, di mio gusto avrei tenuto la voce in fase di missaggio leggermente più avanti, tuttavia non voglio entrare nelle scelte, accettando e godendo questa nuova release targata Arvas. La potenza sprigionata non conosce sosta, prima The Ferocious Stigma poi Unhallowed Grace, seguono alla titletrack, la ferocia di certo non si arresta, I Am Thy Grief è una cavalcata malefica, tra le mie preferite dell’intero disco. I norvegesi Arvas sono letali, la loro musica colpisce duro, dritto al cuore, tra tempi grind, riffs malvagi.

Hellhunts, In Solitude I Dwell e This Scarred Soul non danno segni di cedimento, tutt’altro, aggiungono colori al disco, specie nel caso di quest’ultima dedita a far conoscere la band anche su di un profilo epico. Note di un organo non fanno presagire a nulla di buono, che il terrore sia servito, Murder Is Patience è simbolo di black metal anticristiano, sono certo che i blackster sapranno apprezzare. Mi sto avvicinando al termine del nuovo full lenght in casa Arvas, da loro mi aspettavo questo, le attese non sono state per nulla tradite, anzi… Bergdjaevul e For The Fallen Shall Arise anticipano la chiusura, portando avanti tutto quel discorso che suona oscuro, maligno anche se in coda percepisco altri rimandi al thrash più aggressivo, grazie a riffs granitici e mid tempo.

Si chiude nel modo migliore con un omaggio a una delle band che ha fatto la storia del metal, con Evil gli Arvas si concedono al tributo ai Mercyful Fate. Arriva dai mari della Norvegia dell’Est la seconda giovinezza del black metal. In alto il nostro saluto!

Autore: Arvas

Titolo Album: Black Path

Anno: 2017

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Black Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/arvasblackmetal

Membri band:

V-Rex – chitarra

Sturm – chitarra

Snuff-X – batteria

ColdBound – voce

Tracklist:

  1. Blackpath

  2. The Ferocious Stigma

  3. Unhallowed Grace

  4. I Am Thy Grief

  5. Hellhunts

  6. In Solitude I Dwell

  7. This Scarred Soul

  8. Murder Is Patience

  9. Bergdjaevul

  10. …for The Fallen Shall Arise

  11. Evil (Mercyful Fate Tribute)

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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28th Feb2017

Slechtvalk – Where Wandering Shadows And Mists Collide

by Trevor dei Sadist

Slechtvalk - Where Wandering Shadows And Mists CollideLe prime note del nuovo full length in casa Slechtvalk mi conducono diritto alle lontane terre del nord. Non siamo nei fiordi, i Slechtvalk sono una band olandese, nonostante i temi e l’approccio mi fanno tanto ricordare antichi saccheggi vichinghi, a bordo di drakkar che navigano lungo le fredde acque di mari in tempesta. Where Wandering Shadows And Mists è il titolo del nuovo album, che esordisce con i suoni epici di We Are, canzone che riesce a riassumere al meglio le intenzioni della band, devota da una parte alla fierezza della storia antica, dall’altra la rabbia di riff black metal. Avrete già capito di cosa si tratta, pagan metal for fans of Amon Amarth, Ensiferum, Immortal. La musica dei Slechtvalk è di facile ascolto, senza troppi orpelli la band viaggia inesorabilmente verso l’obiettivo, quello di colpire l’ascoltatore attraverso chorus carichi di orgoglio, come nel caso di Asternas e Betrayed, anche se la tempesta è sempre dietro l’angolo, pronta a scatenarsi, guidata dalla ferocia di riff di chiara matrice black e da tempi grind dove l’ottimo drummer Grimbold non si trova mai a disagio.

Ci pensano prima Nemesis, poi The Shrouded Grief e Malagh Defiled ad agitare le acque, che la battaglia abbia inizio! Mi sto avvicinando al termine di questo Where Wandering Shadows And Mists, un album che mi ha piacevolmente colpito. I guerrieri vichinghi fanno ritorno al villaggio, dopo aver saccheggiato, combattuto sotto la protezione di Odino, sono stanchi, provati: Wandering Shadows prima e Homebound dopo mi congedano da questo buon disco targato Slechtvalk. Il martello di Thor batte ancora! In alto il nostro saluto!

Autore: Slechtvalk

Titolo Album: Where Wandering Shadows And Mists Collide

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Black Metal, Pagan Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.slechtvalk.com

Membri band:

Shamgar – voce, chitarra

Dagor – basso

Seraph – chitarra

Premnath – tastiere

Grimbold – batteria

Tracklist:

  1. We Are

  2. Asternas

  3. Betrayed

  4. March To Ruin

  5. Nemesis

  6. Rise Or Fall

  7. The Shrouded Grief

  8. Malagh Defiled

  9. Wandering Shadows

  10. Homebound

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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