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10th Set2015

Heretical – Dæmonarchrist – Demon Est Devs Inversvs

by Marcello Zinno

Heretical - Dæmonarchrist - Demon Est Devs InversvsGli Heretical tornano sulle scene e, per chi non li conoscesse, già dal moniker spiegano senza peli sulla lingua i loro intenti. Un progetto che si incentra sul tema della religiosità e che con questo Dæmonarchrist – Demon Est Devs Inversvs affonda direttamente le mani nel tema immaginario e mistico dal quartetto promosso. Non si tratta di paganesimo, solo parzialmente di satanismo nel senso stretto: le impronte argomentali che il progetto intende imprimere sono strettamente esoteriche e misteriose, l’intento è quello di creare un nuovo ordine delle cose diretto da oscurità e inquisizione per condurre il tutto all’Ekklesia, “la vera Chiesa”. Non mancano riferimenti al latino, riminiscenze al (true) black metal, croci (stavolta non rovesciate), assenza quasi totale di luce nella grafica, urla di morte, statue sacre e tutti i crismi che fanno parte di questo scenario ormai da decenni arcinoto. Si tratta quindi dell’ennesima creazione di black metal satanico, una scena che ha generato orde di progetti, alcuni con forti convinzioni, altri ben più discutibili; gli Heretical non sembrano molto originali dal punto di vista strettamente ideologico, al contrario nell’ottica prettamente musicale celano buoni appigli.

Un esempio è sicuramente I Bleed Black che contiene un buon riffing di chitarra, che stupisce non solo per la tecnica ma più di tutti per la sua simbiosi con la parte ritmica; Devastate E Liberate (Libro Primo), tra l’altro fuori dalle canoniche strutture black, contiene delle liriche in italiano, elemento non di certo comune in composizioni che sempre di più guardano a band nordeuropee. Proprio questo brano in realtà rappresenta un connubio tra il black metal e l’avant-garde spostando il baricentro del black a come probabilmente potrebbe essere in un futuro lontano (altro esempio di questo tipo di concezione musicale si riscontra in Res Satanæ Creata). In The Gift, Lemegeton compaiono delle incursioni nel thrash anche se i caratteri sinfonici del combo prendono il sopravvento ma è con Lvzifer Démasqvé che gli Heretical si collocano nel centro della scena black metal sinfonica presentando il reale loro sound, quello che si muove dietro le loro tuniche nere; solo in altri momenti, come in Cvm Clave Diaboli, si abbandonano le tastiere e gli arrangiamenti e si punta alla potenza distruttiva di sponda Mayhem.

Va detto che l’album vanta di una davvero buona produzione e questo aiuta nella valorizzazione del sound e dei vari strumenti usati (synth, violino…); anche per questo motivo, al di là dell’originalità delle tematiche, Dæmonarchrist – Demon Est Devs Inversvs può essere riconosciuto come un buon prodotto per i seguaci della scena.

Autore: Heretical

Titolo Album: Dæmonarchrist – Demon Est Devs Inversvs

Anno: 2015

Casa Discografica: Beyond…Productions

Genere musicale: Black Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://hereticalofficial.bandcamp.com

Membri band:

Azmeroth – chitarra, basso

Nefarius – voce

Arymon – batteria

Orias – tastiere, voce

Tracklist:

  1. VICarIVS fILII DeI (Inductio)

  2. Averno Resvrrectvris

  3. Der Monarchristvs

  4. I Bleed Black

  5. Devastate E Liberate (Libro Primo)

  6. The Gift, Lemegeton

  7. Lvzifer Démasqvé

  8. Res Satanæ Creata

  9. Cvm Clave Diaboli

  10. Demonmetal

  11. Mediator Dei (Conclusio)

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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14th Ago2015

Varathron – Untrodden Corridors Of Hades

by Alessio Capraro

Varathron - Untrodden Corridors Of HadesE’ dal 1988 che i greci Varathron sono sulla scena black metal anche se la loro carriera è stata costellata da alti e bassi, infatti, il nuovo Untrodden Corridors Of Hades è “solo” il loro quinto album. Della formazione iniziale è rimasto solo il cantante ed è stato, quindi, anche inevitabile il cambiamento di stile nel tempo ed è per questo che, per chi si aspettasse un black metal old school, rimarrà spiazzato fin da subito con l’opener Kabalistic Invocation Of Solomon che richiama il viking metal. La band dimostra di avere un’ottima base ritmica ed una tecnica più che discreta, brani come Arcane Conjuring e Leprocious Lord dimostrano la maturità stilistica raggiunta dal gruppo negli anni, oltre ad una buona tendenza melodica. Il tocco epico che risalta di tanto in tanto, grazie soprattutto ai cori, avvolge l’album di un’atmosfera magica, apocalittica, oscura, tipica del metal scandinavo, come nel caso di Death Chant e la conclusiva Delve Into the Past, dal costante crescendo emotivo.

Questo disco è senz’altro destinato agli amanti del black metal e non fruibile da tutti nonostante i tentativi melodici inseriti all’interno dell’album ma, è senza dubbio un lavoro di buona fattura, con un’ottima produzione, anche se forse il minutaggio dei vari brani risulta eccessivo, rendendo l’ascolto ancora più faticoso per un genere non facilmente assorbibile di natura. La cosa di notevole importanza è che un gruppo come i Varathron, da definire ormai veterano, sia riuscito a superare le avversità e gli ostacoli che si sono presentati sulla sua strada, riuscendo a sfornare un nuovo album e a portare avanti la loro musica nel tempo, con passione e determinazione.

Autore: Varathron

Titolo Album: Untrodden Corridors Of Hades

Anno: 2015

Casa Discografica: Agonia Records

Genere musicale: Black Metal

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.varathron.com

Membri band:

Stefan Necroabyssious – voce

Achilleas C – chitarra

Sotiris – chitarra

Stratos – basso

Haris – batteria

Tracklist:

  1. Kabalistic Invocation Of Solomon

  2. Realm Of Obscure

  3. Arcane Conjuring

  4. Leprocious Lord

  5. The Bright Trapezium

  6. Death Chant

  7. Delve Into The Past

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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19th Mag2015

Ancient Rites – Laguz

by Trevor dei Sadist

Ancient Rites - LaguzDopo anni di attesa, per la precisione nove, ecco rispuntare gli Ancient Rites, band fiamminga, dedita ad un black metal sinfonico, con sfumature epic/folk. Attivi dal lontano 1988, ritornano sul mercato discografico, con questo nuovo full lenght, intitolato Laguz, lavoro quest’ultimo che non delude le aspettative, anzi, tutt’altro. Li avevamo lasciati con il fortunato Rubicon, album uscito nel 2006 e che riscosse giudizi esaltanti da parte di addetti ai lavori e fan. Laguz ci consegna una band in un ottimo stato di forma che, nonostante gli anni trascorsi continua ad avere idee fresche, pur restando ancorati alla matrice che li ha resi noti e consolidati in tutti questi anni. La musica degli Ancient Rites è da considerarsi black metal, anche se tale etichetta può risultare davvero troppo sinottica, tutto vero, nel sound della band troviamo infatti altre indicazioni, a partire da un intro barocco che va a legarsi con Carthago Delenda Est, una delle mie preferite, per impatto ed espressione. Ma non è finita qui, gli Ancient Rites amano spostarsi repentinamente, si passa dal black metal old school, quello di Bathory, Celtic Frost, tanto per intenderci, ad un black metal più recente (Bal Sagoth, Dimmu Borgir), per poi virare a frame prog, ancora folk, epic, il tutto accompagnato da un lavoro intelligente ed orchestrale, grazie alla mano attenta di Oliver Phillips, che ha curato per intero le parti non tipicamente metal.

Difficile dire quali sono i brani migliori, ce ne sono certamente più di uno, Laguz è un album versatile, musicalmente parlando, ma al tempo stesso è omogeneo, anche per ciò che riguarda il giudizio su ogni singolo brano, dove il risultato è comunque alto per ciascuno, sia questo per le tracce dove i Nostri strizzano l’occhio all’epicità, alla battaglia, come nel caso di Under The Sign Of Laguz, Apostata, Legio V Alaudae, che nei momenti meno rassicuranti, Von Gott Entfernt, Mind Unconquered, Frankenland, e qui la band diventa ancora più cattiva, dispensando pillole di tensione, un sinistro pianoforte gioca un ruolo da assoluto protagonista, ancora una volta emergono le tradizioni classiche della musica europea, un altro punto a favore per i Nostri. Gli Ancient Rites sono tuttora in stato di grazia, gli anni passano ma come si suol dire, la classe non è acqua, a proposito di questo, i solos parlano da soli, tecnica, gusto musicale, come nel caso di Umbra Sumus.

Pocanzi ho parlato delle mie preferite, beh di certo non può mancare la fiabesca Faturn, siamo ormai all’epilogo del disco, ci troviamo di fronte ad una song contenente rimandi celtici, dove la voce ossessiva di Gunther Theys, per un attimo si fa meno rabbiosa e ci narra la favola, prima di rimboccarci le coperte. In alto il nostro saluto.

Autore: Ancient Rites Titolo Album: Laguz
Anno: 2015 Casa Discografica: Massacre Records
Genere musicale: Symphonic Black Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.ancientrites.be
Membri band:

Gunther Theys – voce

Erik Sprooten – chitarra

Bart Vandereycken – chitarra

Domingo Smets – basso

Walter Van Cortenberg – batteria

Davy Wouters – tastiera

Tracklist:

  1. Golden Path To Samarkand (Intro)
  2. Carthago Delenda Est
  3. Under The Sign Of Laguz
  4. Von Gott Entfernt (Bij Nacht En Ontij)
  5. Apostata (Imperator Fidelis)
  6. Legio V Alaudae (Fifth Larks Legion)
  7. Mind Unconquered
  8. Umbra Sumus (We Are Shadows)
  9. Frankenland
  10. Faturn (I’ll Fate – Noodlot)
Category : Recensioni
Tags : Black metal
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30th Apr2015

Verilun – Home For The Dead

by Marcello Zinno

Verilun - Home For The DeadDall’est Europa giungono questi Verilun che a dire il vero ci ricordano direttamente e senza mezzi termini una giovane formazione italiana, i Veratrum: somiglianza del moniker, stessa iniziale e quasi identico stile nel logo nonché proposta musicale affine…tutto questo non pone le buone premesse ma cerchiamo di tenere a bada lo scetticismo e concentriamoci solo su di loro e sul nuovo lavoro Home For The Dead. Siamo nel campo arido del black metal con voce in growling, mescolato con un death; ne fuoriesce un frullato in cui il primo punge elemento spicca per un riffing affilato mentre il secondo interviene con una sezione ritmica incessante. Lo stile è omogeneo per l’intero album, essendo i Verilun una band potremo dire “intransigente” dal punto di vista sonoro, ma in alcuni momenti propongono dei cambi di tempo e pseudo virate che ci fanno ben credere nelle loro capacità compositive. È l’esempio di Void And Stars che nei suoi 5 minuti contiene ingredienti molto diversi ma anche di Blood Moon che parte lenta, come potrebbe far intuire il suo titolo quasi in stile depressive metal, per poi dare il benvenuto ad una doppia grancassa che regge il ritmo e ci apre la porta agli inferi.

Il sound dei Verilun è così, “prendere o lasciare” e sicuramente rende giustizia a chi ama il black metal (non obbligatoriamente “true”) che va dai Gorgoroth agli Emperor cercando però di essere fedele alla matrice più canonica del genere. Se però ci estraiamo da questo tipo di osservazione dobbiamo constatare che una dose di personalità maggiore sarebbe stata necessaria per dar loro un trampolino di lancio e differenziarsi anche alle orecchie di chi macina questo genere costantemente.

Autore: Verilun Titolo Album: Home For The Dead
Anno: 2015 Casa Discografica: Sliptrick Records
Genere musicale: Death Metal, Black Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.verilun.com
Membri band:

Gyorgy Varga – basso, voce

Gabor Nagy – chitarra

Zoltan Schonberger – batteria

Tracklist:

  1. Liberate Tutemet Ex Inferis

  2. Void And Stars

  3. Blood Moon

  4. In Chaos We Trust

  5. Passing

  6. Eight Seconds Freak

  7. Home For The Dead

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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02nd Apr2015

Solbrud – Jærtegn

by Antonluigi Pecchia

Solbrud - JærtegnLa Danimarca è una nazione che nel corso degli anni ha sfornato una buona quantità di band di alta qualità, di cui però, buona parte di esse ha fallito nell’intento di riuscire ad ottenere popolarità al di là dei confini nazionali. Detto ciò, oggi vi introdurremo un nome che risulterà nuovo per molti di voi: Solbrud, un quartetto formatosi nel 2009 dedito ad un tetro black metal, giunto alla loro seconda fatica discografica dal titolo Jærtegn. Quest’opera si dirama in quattro lunghi e complessi capitoli in cui il lavoro serrato di Troels dietro le pelli è la base di supporto alle atmosfere e alle sinistre melodie a cura del trio dedito alle corde, che combinano alla perfezione violenza ed epicità. Le tetre melodie tormentano l’ascoltatore e, come spiriti maligni, lo prendono per mano e l’accompagnano in questo viaggio verso le viscere dell’inferno. Ogni brano si presenta ricco di idee non banali e sicuramente non ripetitive, pur restando nei canoni del black metal della vecchia scuola.

Rispondono con efficacia all’idea che, pur restando nei confini di un’etichetta, si possa riuscire a realizzare un ottimo lavoro, compatto, con stile e personalità. Seppur si tratti di un ascolto complesso, riesce facilmente a fare presa sull’ascoltatore, qualità che purtroppo non tutti i lavori complessi possiedono. Amanti del genere, vi consigliamo di tenere d’occhio questi quattro giovani danesi: sono capaci di realizzare grandi cose e il presente disco ne è la prova!

Autore: Solbrud Titolo Album: Jærtegn
Anno: 2014 Casa Discografica: Mighty Music
Genere musicale: Black Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: www.solbrud.com
Membri band:

Ole Luk – voce, chitarra

Adrian Utzon Dietz – chitarra

Tobias Hiorth – basso

Troels Hiorth – batteria

Tracklist:

  1. Sortedoden

  2. Afbed

  3. Klippemennesbet

  4. Ursult

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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01st Mar2015

Ignotum – Larvas Mortal God

by Marcello Zinno

Ignotum - Larvas Mortal God 2L’avevano pronosticato e così è avvenuto. Dopo aver ascoltato il loro EP del 2013 (recensito da noi a questa pagina) avevamo ipotizzato un nuovo ed interessante full-lenght presto. Saranno stati i suoni della band o la più che buona produzione a spingerci a fare questo pronostico e a distanza di un anno ecco giungere Larvas Mortal God, debut album vero degli Ignotum. L’album contiene anche le tracce incluse nel precedete EP ma adesso in un contesto più ampio (46 minuti) si può dare un giudizio più completo: gli Ignotum smussano gli angoli e se in precedenza ci erano sembrati a cavallo tra il death metal e il black metal, ora possiamo dire che la band propende maggiormente verso scenari black. È l’aspetto produttivo della sei corde, pulita e pomposa, che ci discosta dalla visione intransigente del true black metal cavernicolo e lo-fi, e questo è un aspetto assolutamente lodevole a nostro parere: innanzitutto apre l’ascolto di questa proposta musicale a persone diverse dal contest black, ma inoltre valorizza l’aspetto compositivo a differenza di quanto le tantissime realizzazioni in cantina e con strumentazione inadeguata fanno credere. Attenzione però perché parlare di una musica “pulita” o di raffinatezza sonora potrebbe portarci fuori strada: Larvas Mortal God è una scheggia impazzita dopo l’esplosione di una bomba incontrollata in un seminale campo nero.

Di brani molto belli ce ne sono: la furia di Inhale The Void che si placa sul finale solo grazie ad un pianoforte che ricorda certi My Dying Bride, la freddezza e il terrore profuso da Mary L., la durezza e il growling sentito di In Skinless Dream (che già dal precedente EP ci aveva ricordato qualche passaggio Opeth-style). La compattezza sonora e la glacialità della chitarra sono le carte vicenti di questo combo che si ispira molto a quanto i Paesi scandinavi hanno imposto soprattutto a fine millennio (scorso) ma lo fanno con un desiderio di non annoiare chi è pronto ad assaggiare la loro musica. Questa è una dote e seppur si tratti (ormai nel 2015) di un genere di nicchia, gli Ignotum sono oggi un faro che illumina il sontuoso e terremotato sentieri del black metal.

Autore: Ignotum Titolo Album: Larvas Mortal God
Anno: 2014 Casa Discografica: Mentalchemy Records
Genere musicale: Black Metal Voto: 7,25
Tipo: EP Sito web: http://www.ignotum.it
Membri band:

Capuzzo Marco – voce

Borghesi Luca – chitarra

Guereschi Fabio – chitarra

Zarantonello Stefano – basso

Mascetti Federico – batteria

Tracklist:

  1. Through Madness Reminiscence

  2. Soul’s Self Mutilation

  3. Inhale The Void

  4. The Circles’ Kiss

  5. Mary L.

  6. Abyss, You Shine

  7. In Skinless Dream

  8. Hecatomb Memories

  9. Clown With Crown

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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27th Feb2015

Dunkelnacht – Revelatio

by Cristian Danzo

Dunkelnacht - RevelatioIntrigante la storia che regge questo concept album. Tre entità supreme, tre scimmie che si chiamano Mizaru, Kikazaru ed Iwazaru. Sono rispettivamente cieco, sordo e muto e rappresentano metaforicamente il popolo (che parla, ascolta ma non vede), il potere politico e religioso (che osserva, parla ma non ascolta) e i potenti veri, invisibili a tutti che muovono le fila ben nascosti (coloro che vedono e ascoltano ma non parlano). Iwazaru decide così di fare combattere le altre due parti per distrarle da ciò che veramente conta: la Sapienza, quella con la S maiuscola. Revelatio dei francesi Dunkelnacht tratta questo tema intrigante che sarebbe poi la metafora dei tempi che stiamo vivendo attualmente. Giunto a noi quattro anni dopo il loro debut ufficiale, il nuovo disco ci presenta un solido e cattivo black metal, con venature death ed a tratti molto sinfonico. Album potentissimo sorretto da uno scream di gran classe e grande valore e da una tecnica sfoggiata che non è per nulla secondaria. Max Goemaere, soprattutto, dietro le pelli sembra un panzer con la schizofrenia che non rispetta nulla, pronto a radere al suolo tutto con la sua furia, la sua velocità ed il suo drumming costantemente cattivo, preciso e velocissimo. Peccato che i suoni del suo strumento vengano rovinati da un mix ed una sovrapposizione che fanno risultare la sua batteria più una fastidiosa drum machine che uno strumento vero e proprio.

Per il resto, non ci si smuove da soluzioni stilistiche che si ripetono via via più o meno ugualmente per tutta la durata dell’opera che rimane comunque ben riuscita e ben realizzata. Modalità di composizione ed esecuzione più o meno sempre uguali per ogni brano, virtuosismi compresi, brani atmosferici e più lenti compresi. Il tutto va ad influire ed inficiare su una valutazione finale che poteva benissimo risultare molto più alta. I transalpini dovevano trovare soluzioni di spettro più ampio per dare respiro all’idea molto bella e succulenta che compone questo concept. Se non si evolveranno sarà dura farsi strada tra le migliaia di band che sgomitano per trovare un posto alla luce del sole.

Autore: Dunkelnacht Titolo Album: Revelatio
Anno: 2014 Casa Discografica: WormHoleDeath Records
Genere musicale: Black Metal, Death Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.dunkelnacht.info
Membri band:

Frost – voce

Heimdall – chitarra, programming

Alkhemohr – basso

Max Goemaere – batteria

Tracklist:

  1. The Fall Of Entropy

  2. Emergent Primitive Constellations

  3. Ashes From Stellar Oracles

  4. Dissolved Fractal Esoterism

  5. Through The Reign Of Lunacy

  6. Le Serment Des Hypocrites

  7. Revelatio

  8. Where Livid Lights Emblaze

  9. Enthroned In The Light

  10. Rebirth Of The Black Procession

  11. Post Prophetic Rebellion

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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30th Ott2014

I Will Kill You – Extrema Putrefactio

by Giancarlo Amitrano

I Will Kill You - Extrema PutrefactioLa devastazione fatta persona, l’annichilimento totale incarnatosi in un quartetto, l’Anticristo disceso in Terra e chi più ne ha, di maledizioni da scagliare, lo faccia ora o taccia per sempre. Il lenght d’esordio di questo quartetto siculo è un coacervo di malignità, un mix di maligno oscuro e devastazione personale pieno di devianza musicale. L’Apocalisse descritta nelle 10 tracce rende bene la carica esplosiva che i 4 ( del Demonio, non dell’Ave Maria) riescono ad esplicitare senza giri di parole, passando con disinvoltura dal growl eccezionalmente violento alle introspezioni malate di cui i testi sono pregnanti. Il risultato è sempre lo stesso, ovvero un pugno nello stomaco che alla fine lascia letteralmente squassati, ma anche conquistati al tempo stesso. Ed è questa la caratteristica della band, ovvero quella di non rendersi particolarmente “odiosa” nell’esposizione delle liriche, mantenendo comunque un buon livello esecutivo e lasciando che la discreta tecnica personale dei musicisti venga fuori addirittura in sordina. La schizofrenia, comunque riflessiva, che le tracce mantengono ci consente di “apprezzare” le pericolose elegie a serial killer e psicopatici in ordine sparso, che soprattutto l’ascia di LM riesce a rendere bene nella sua infernale e devastante cadenza mortifera. Lo screaming che il vocalist ci offre, bontà sua, a pieni polmoni, tende ad essere oscuro e acido in alcuni passaggi, come ad esempio Apologies Of A Vain Mind, ma anche clamorosamente riflessivo in altri frangenti, quali Agony, laddove l’approccio musicale è di buona fattura pur senza essere sensazionale.

La varietà di stili adottati all’interno della tracklist consente di apprezzare la svariata e altrettanto notabile conoscenza, da parte della band, di altri sottogeneri del metal, come il death spiritato di And Then Everything Was Full Of Blood, unito anche ad un più inquadrato thrash molto roccioso. Come detto, non ci si trova certo di fronte ad una produzione mirabolante, tuttavia la buona lena messa dai 4 consente di apprezzare maggiormente anche alcuni improvvisi stacchi caratterizzati da una acustica non fuori posto. La caoticità del sound proposto fa a pugni con i buoni episodi che inframezzano l’album, chiaro sintomo della voglia di fare del gruppo, che però deve ancora trovare il giusto passo per sfondare del tutto. L’atipicità del black dai siculi proposto sta proprio, quindi, nello spaziare con facilità dallo stesso black al death (la strumentale Ante Mortem) per sollazzarsi anche con il thrash, qui interpretato con discreta furia autodistruttiva.

In definitiva, un album che non aggiunge nulla di nuovo alle caverne infernali già bazzicate da altre band, ma che denota una certa perizia tecnica del combo isolano e che non lesina i già menzionati cambi di ritmo e variazioni di genere per un album di sicuro impatto emotivo.

Autore: I Will Kill You

Titolo Album: Extrema Putrefactio
Anno: 2014 Casa Discografica: Inverse Records
Genere musicale: Black Metal Voto: 6
Tipo: CD

Sito web: http://www.reverbnation.com/iwillkillyou666

Membri band:

Daniele – voce

Lm – chitarra

Alex – basso

Alessandro – batteria

Tracklist:

  1. Fragmented Abnegations

  2. Prelimenary Autopsy Report

  3. Ante Mortem

  4. Apologies Of A Vain Mind

  5. Extrema Putrefactio

  6. Agony

  7. Casket Garden

  8. Die

  9. And Then Everythings Was Full Of Blood

  10. Nwok

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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25th Ott2014

Sercati – The Rise Of The Nightstalker

by Marcello Zinno

Sercati - The Rise Of The NightstalkerUna band belga con una biografia scritta in francese, un album dal titolo e con brani in inglese recensito su un sito italiano. Sembra una barzelletta o forse è solo l’effetto della globalizzazione, eppure ci troviamo all’ascolto del nuovo album dei Sercati, quartetto che non cela per nulla l’identità musicale a cui si rifà: il font, i colori, le immagini e anche il nome dell’etichetta lasciano pochi dubbi sulla musica proposta dalla band. Black metal. Sì in Belgio, perché per chi non lo sapesse il black metal è praticamente diffuso in tutto il pianeta, Giappone compreso. Ma qui non si parla di true black metal bensì di black contaminato dalle classiche influenze sinfoniche che ormai da più di venti anni varie band del genere hanno assorbito. I Sercati suonano come dei My Dying Bride con molte meno idee, del black resta la voce ma le carte vere giocate dal combo sono nella voce cavernicola di Steve Fabry e in ambientazioni cupe nonché passaggi lenti. Si perde quindi l’opportunità di portare in auge un genere che vive ancora anche se sempre meno band vi stanno scommettendo, e si punta invece a composizioni lugubri e funeree.

Con In Equilibrium (interlude) le cose cambiano rispetto ai primi minuti: i registri divengono più acustici e ragionati, con la successiva Lose My Mind più ancestrali e via via anche in My Legacy la potenza iniziale si affievolisce. In seguito l’album ritorna ai momenti delle prime tracce perché in fondo il sound impostato dai Sercati è chiaro: momenti epici come in I Failed fanno il pari con una sorta di folk metal che delimita Face To Face, l’irruenza di No More Fear che elargisce potenza fin dal titolo richiama The Hound From Hell. Una prova un po’ troppo di nicchia e che risulta interessante solo in pochi momenti.

Autore: Sercati Titolo Album: The Rise Of The Nightstalker
Anno: 2014 Casa Discografica: Grom Records
Genere musicale: Symphonic Black Metal Voto: 5
Tipo: CD Sito web: http://www.sercati.com
Membri band:

Steve “Serpent” Fabry – basso, voce

Yannick Martin – batteria, voce

Florian Hardy – chitarra

Olivier Clément – chitarra

Tracklist:

  1. Rememberance (prelude)

  2. The Hound From Hell

  3. Until My Last Breath

  4. Hunt Between Fallen

  5. I Failed

  6. In Equilibrium (interlude)

  7. Lose My Mind

  8. My Legacy

  9. Face To Face

  10. No More Fear

  11. The Hero We Don’t Deserve

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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07th Ott2014

Inferno – Omniabsence Filled By His Greatness

by Matteo Iosio

Inferno - Omniabsence Filled By His GreatnessNell’immaginario collettivo la Repubblica Ceca richiama immediatamente ad antiche e meravigliose città dove l’ottima birra e la splendida popolazione femminile attirano orde di turisti che finiscono irrimediabilmente per innamorarsi perdutamente di questi magici luoghi. Ma una nazione con così tanta storia alle spalle non può essere sintetizzata con descrizioni troppo semplicistiche. Esiste un substrato musicale più oscuro ed inquietante, un sottobosco formato da band che hanno abbracciato le sonorità più nere ed estreme del metal. La band che più rappresenta questo movimento è senz’altro sintetizzata nell’entità denominata Inferno, un oscuro trio giunto oramai al sesto album e capace di guadagnarsi sul campo il titolo di black metal band più autorevole del Paese. Oggi analizzeremo l’ultima creatura maligna partorita da queste diaboliche menti, un essere che prende il nome di Omniabsence Filled By His Greatness. Come da tradizione il disco parte con una traccia esclusivamente atmosferica chiamata Pervasion, un vento gelido e sinistro che cala l’ascoltatore nella giusta dimensione di ascolto, un piano esistenziale fatto di suoni cupi e claustrofobici, tamburi martellanti e riff di chitarra che paiono lamenti di anime dannate. La band attinge a tutti gli espedienti sonori tipici del genere facendo emergere immediatamente anche i numerosi limiti; nonostante gli album di questo tipo possiedano solitamente uno schema abbastanza rigido, non viene tentato nulla di vagamente nuovo o sperimentale sia a livello vocale che a livello strumentale.

Pare proprio che i nostri tre demoni svolgano il proprio compitino in modo piatto ed abbastanza lineare, facendo piombare le sei tracce, tecnicamente ineccepibili e ben suonate, in una noia melodica abbastanza preoccupante. Francamente ci si aspetterebbe qualcosa di ben più sostanzioso da chi possiede un bagaglio di esperienza così ampio. Anche il comparto vocale non è esente da pecche, nonostante il growling risulti molto ben eseguito e timbricamente soddisfacente appare distante ed in secondo piano mortificando la carica propulsiva della sezione ritmica. I testi adottati attingono a piene mani all’occultismo anticlericalemostrando anche qui che i presupposti per fare bene erano numerosi e ben teorizzati. In definitiva ci troviamo di fronte ad un disco che si potrebbe definire mediocre, non eccessivamente debole ma nemmeno capace di suscitare vivido interesse, una via di mezzo insipida che non dispiace ma che non accontenta, un prodotto che pare guardare al profitto basandosi su idee sicure prive di azzardo. Attendiamo con inquietudine che la band rispolveri i fasti mostrati nei precedenti progetti, per ora sfruttando il più classico degli ossimori è “tiepido inferno”.

Autore: Inferno Titolo Album: Omniabsence Filled By His Greatness
Anno: 2013 Casa Discografica: Agonia Records
Genere musicale: Black Metal Voto: 5,5
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/inferno
Membri band:

Adramelech – voce

Ska-Gul – chitarra

Sarapis – batteria

Tracklist:

  1. Pervasion…

  2. The Firstborn From Murk

  3. The Funeral Of Existence

  4. Revelation Through The Void

  5. The Heretical Fissure Of The Most Distant End

  6. Metastasis Of Realistic Visions

Category : Recensioni
Tags : Black metal
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