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02nd Gen2020

Sex Pizzul – Anticalcio

by Marcello Zinno
L’avanguardismo e l’esuberanza strumentale dei Sex Pizzul già era nota dai tempi di Pedate, loro esordio discografico. E i ragazzi non tradiscono le aspettative continuando su quel solco, fedeli alla loro portata quasi esclusivamente strumentale, inserendo parole effettate in loop che promuovono i brani allo status di hit e soprattutto creando uno stile musicale che è a cavallo tra l’elettrico e l’elettronico (quest’ultimo in dose maggiore qui rispetto al passato attraverso un synth ed effetti più presenti). Questa è l’evoluzione sonora della band che non teme di approdare alla dance (Cholito) né di fissarsi dei paletti. E se Pedate ci sembrava più sudato e suonato, questo Anticalcio risulta invece più trasversale ancora in fatto di generi, spaziando dalle influenze mediorientali dell’opener all’elettronica da club di Knight Move o alle influenze hip hop di Dissin’ My Miss(y): questo è il vero elemento caratterizzante dei Sex Pizzul targati 2019 che può tradursi in un punto di forza o di debolezza in funzione dei vostri ascolti. Se siete abituati a strutture sonore più vicine al rock vi consigliamo il loro primo album, se invece siete più per la sperimentazione e l’electro rock allora un ascolto ad Anticalcio è assolutamente consigliato.

Autore: Sex Pizzul Titolo Album: Anticalcio
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Crossover Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/SexPizzul
Membri band:
Irene Bavecchi – basso, voce
Francesco D’Elia – synth, voce
Simone Vassallo – batteria, voce
Tracklist:
1. Mounir
2. Mosquito
3. Dribbling
4. Knight Move
5. Dissin’ My Miss(y)
6. Cholito
7. Remuntada
Category : Recensioni
Tags : Crossover
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13th Dic2019

Animatronic – REC

by Marcello Zinno
“Gli Animatronic sono un nuovo progetto musicale nato dalla mente di Luca Ferrari dei Verdena”. Questo troverete in rete cercando la parola Animatronic, scritto uguale tra migliaia di siti (non lo abbiamo verificato ma ci scommettiamo!) eppure vi diciamo che spiegato così le parole riducono il vero significato sostanziale del trio. Il batterista dei Verdena, una delle formazioni che ha assorbito il grunge e lo ha condotto nel nostro Paese, crea un side project (?!)…che suono avrà? Altro modo per avvicinarsi in maniera sbagliata a questo REC, un album che è rock semplicemente perché rompe gli schemi ma che non ha niente a che vedere con il grunge né con i Verdena. Un album decisamente avanguardistico ma che definire sperimentale potrebbe risultare un ulteriore modo per deviare l’ascoltatore; REC è un album di crossover rock che non disdegna incursioni nel metal (esempio Formula), un lavoro in cui sicuramente la sezione ritmica assume un ruolo predominante anche se la chitarra del noto Luca Terzi si prende i propri spazi con grande maestria. I tre musicisti (incredibile pensare che siano solo in tre!) giocano letteralmente con il pentagramma creando percorsi musicali, tra jam e il “pensato”, che non si reggono quasi mai sul medesimo tempo e che compensano l’assenza di linee vocali mettendo in mostra mostra muscoli, tecnica e soprattutto gusto musicale.

L’irruenza di 6sbarre S.a.s., il groove pesante di Tin Tin che presto lascia lo spazio ad un rock elegante, il finale di In Cubo che attracca su lande math rock, la metamorfosi sonora di brani come Fuori Di Nastro sono sicuramente gli apici di un album che non stanca mai per chi è attratto dalla musica ricercata, strumentale e caparbiamente rock. Un lavoro che può far impallidire tantissime formazioni italiane e straniere e che zittisce in meno di un’ora chi dice che il rock è morto. Assolutamente da tramandare ai posteri.

Autore: Animatronic Titolo Album: REC
Anno: 2019 Casa Discografica: La Tempesta Dischi
Genere musicale: Crossover, Avantgarde, Funky Voto: 8
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/animatronicband
Membri band:
Luca Worm Terzi
Nico Atzori
Luca Ferrari
Tracklist:
1. Teddy Red & Jenny Ride
2. Fl1pper
3. La7
4. 6sbarre S.a.s.
5. Formula
6. Crossing
7. Tin Tin
8. In Cubo
9. Ghostrek
10. Zabran
11. Seitan
12. Fuori Di Nastro
13. Fanki
14. Dcp
15. Tronofobia
Category : Recensioni
Tags : Crossover
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10th Dic2019

Incubus – S.C.I.E.N.C.E.

by Marco Pisano
Nel 1997 sono successe molte cose, tra cui, giusto per citarne alcune: in Inghilterra i laburisti tornano al governo con Tony Blair dopo 18 anni di dominio conservatore; viene assassinato a Los Angeles il rapper Notorius B.I.G.; ha successo il primo tentativo di clonazione di un mammifero ottenuto da cellule di un individuo adulto, nasce così la pecora Dolly; l’Inghilterra restituisce alla Cina la sovranità su Hong Kong. Oltre a ciò, l’etichetta Epic Records dà alle stampe il secondo album degli Incubus, S.C.I.E.N.C.E., che costituirà un vero e proprio punto di svolta nella storia e nel percorso artistico della band californiana, mostrando al mondo musicale e non solo, che è nata una stella estremamente luminosa. Dopo l’incoraggiante, anche se ancora un po’ acerbo, esordio con Fungus Amongus di due anni prima, i Nostri si chiudono in studio di registrazione e pescano il coniglio dal cilindro, realizzando un autentico capolavoro, destinato a fare la storia dell’allora nascente filone del nu metal e del rock anni ‘90, assieme ad altri pezzi da novanta come Korn, Deftones, Linkin Park, Limp Bizkit, e anche i primi SOAD. Brandon Boyd e Soci si superano e in questa fatica esprimono le loro doti musicali e artistiche a livelli altissimi, forse mai più eguagliati nel proseguo della loro carriera.

L’inizio è col botto ed estremamente chiassoso, Redifine è un’emblematica dichiarazione d’intenti di quel che sarà il leit motiv dell’album; Vitamin, con i suoi riff poderosi e affilati, ci introduce ad una delle perle di questo lavoro, la devastante e potentissima New Skin, un autentico pugno nello stomaco che ti lascia tramortito e senza fiato. Dopo questa perla, gli Incubus fanno rifiatare l’ascoltatore con la più “tranquilla” Idiot Box, seguita dalla stupenda Glass, dominata dal giro di basso funkeggiante di Dirk Lance. Con Magic Medicine arriva il primo momento spiazzante dell’album, una sorta di brano dubstep che in un primo momento non convince e sembra non avere molto senso all’interno della logica generale del disco, ma che si rivela invece una perfetto cuscinetto, una salutare pausa prima del secondo grande capolavoro, la brutale e spietata A Certain Shade Of Green, un brano cattivissimo, con riff di chitarra spaccabudella, un Boyd iperaggressivo nel cantato, una sezione ritmica da sballo, che fila come un treno in corsa. Favorite Things mette in mostra un Boyd più melodico e dolce, presagio per la cosmica ballad Summer Romance, altra perla indiscussa di quest’album, una ballad che spazia dal funk al jazz, con tanto di assolo di fiati nella sezione centrale, con giri di basso e riff di chitarra fantastici, a sostegno di un Boyd estremamente delicato, e vetrina perfetta per l’abilità e la duttilità chitarristiche di Einziger.

Nebula è un concentrato di schizofrenia e di aggressività repressa, pronta ad esplodere con una violenza inaudita e incontrollabile, uno dei pezzi più sfacciati e brutali dell’album. Deep Inside si può considerare un rimando al primo album degli Incubus, con i giri di chitarra funkeggianti di Einziger e la base ritmica che ne fanno un’autentica gemma funk, certamente il brano più funk in senso stretto dell’intero album. Avviandoci alla conclusione del percorso troviamo Calgone, che, sulla falsa riga di Nebula, dopo un inizio soft, mostra il suo lato schizofrenico e violento, con una deflagrazione sonora e ritmica che lascia esterrefatti e senza fiato, ammorbidendosi sul finale per confluire nell’ultima Segue 1, configurabile come una vera ghost track, piena di rumori, campionamenti, frammenti di discorsi, ecc. La cosa veramente sorprendente di questo disco è, a 22 anni dalla sua uscita, la sua inalterata freschezza e la sua capacità di essere ancora attuale, sia dal punto di vista artistico sia della produzione, che lo rende ancora oggi estremamente moderno e godibile anche per un adolescente o un ragazzino che si affaccia al mondo del rock in generale, e nello specifico del nu metal. In tale filone, quest’album è una delle pietre miliari, uno dei capolavori di riferimento del genere che qualunque amante e cultore deve possedere nella propria collezione, o aver ascoltato almeno una volta.

In definitiva un’impressionante prova di abilità, di tecnica musicale e anche di duttilità, un esempio straordinario di crossover e di fusione di generi diversi fra loro, funk, jazz, metal, testimonianza esemplare della grande apertura mentale e abilità artistica di Boyd e Soci, che purtroppo per loro, e per noi, non riusciranno più a replicare nel corso della loro carriera. Ma è giusto ricordare gli Incubus come una delle band più importanti e influenti degli ultimi 25 anni nella storia del rock, e questo lavoro ci fa capire il perché.

Autore: Incubus Titolo Album: S.C.I.E.N.C.E.
Anno: 1997 Casa Discografica: Epic Records
Genere musicale: Nu Metal Voto: 9
Tipo: CD Sito web: https://www.incubushq.com/
Membri band:
Brandon Boyd – voce, djembe, didgeridoo
Micheal Einziger – chitarra
Dirk Lance – basso
José Pasillas – batteria
Dj Lyfe – dj
Tracklist:
1. Redifine
2.Vitamin
3.New Skin
4. Idiot Box
5. Glass
6. Magic Medicine
7. A Certain Shade Of Green
8.Favorite Things
9. Summer Romance (Anti-Gravity Love Song)
10. Nebula
11.Deep Inside
12.Calgone
13. Segue 1
Category : Recensioni
Tags : Crossover
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10th Dic2019

Vixa – Tutto A Posto

by Marcello Zinno
Arrivano i Vixa con il loro esordio e ci ricordano tante uscite passate all’insegna della contaminazione. Si potrebbero citare tantissimi generi, a nostro parere Tutto A Posto è un album di puro crossover che prende spunto da Living Colour (riff di Borderline tanto per citare), Rage Against The Machine (per le influenze di Zack de la Rocha ma anche per brani come Riserva Di Calma), Subsonica (qualche eco nell’opener) e Linea 77. Insomma una ricetta energetica, con una produzione onesta che raggiunge lo scopo di dare valore ad ogni singolo contributo (per un sound così complesso) e riff a iosa. Niente di nuovo quindi? Non è questa la domanda giusta, perché se da un lato gli ingredienti sono a noi ben conosciuti, dall’altro è la loro fusione che li rende originali e così nascono brani con sezioni ritmiche molto particolari e pattern che ti prendono a schiaffoni (Immobile) ma anche momenti più melodici: su quest’ultimo fronte compaiono Illuso, che ha anche un animo psychedelic rock, ma anche Lavoro Di Stomaco con delle chitarre rumorose incastonare in una cornice pop rock. Ma non vi illudete perché la natura della band è di crossover deciso e d’impatto: la titletrack è una dichirazione di intenti in questo.

Il quintetto si muove su queste coordinate creando tracce dalla buona carica calorica e che hanno un ottimo potenziale in sede live (a patto di avere dei suoni ben concepiti). Tutto A Posto a nostro parere è un album davvero interessante, non esente da alcuni imperfezioni da esordio (parti vocali in Immobile ad esempio) ma sicuramente genuino e coraggioso. Davvero complimenti!

Autore: Vixa Titolo Album: Tutto A Posto
Anno: 2019 Casa Discografica: (R)esisto
Genere musicale: Crossover, Alternative Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/Vixa-2286002115001928/
Membri band:
Alen Accorsi – voce
Andrea Puglia – chitarra, effetti
Davide Zena – tastiere
Luca Mazzanti – basso
Massimo Agodi – batteria
Tracklist:
1. Sbaglio Da Me
2. Borderline
3. Immobile
4. Veleno (parte 1)
5. Riserva Di Calma
6. Veleno (parte 2)
7. Illuso
8. Lavoro Di Stomaco
9. Tutto A Posto
Category : Recensioni
Tags : Crossover
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04th Dic2019

Tubax – Superspazio

by Marcello Zinno
Tornano i Tubax, nostra vecchia conoscenza di cui avevamo parlato ai tempi di Governo Laser a questa pagina e avevamo dato spazio in esclusiva ad un loro videoclip. Quest’anno escono con Superspazio, un titolo che aderisce alla perfezione con il loro stile sperimentale, con il loro genere difficile (quasi impossibile) da catalogare. Ma le differenze rispetto al passato ci sono. Governo Laser era pieno di groove, basso in tensione, ritmica che ti colpisce dietro al collo come un album dei Primus; Superspazio è invece un esercizio più avanguardistico, alcuni titoli delle canzoni contengono sigle (B68 e Y67), i pattern sono meno quadrati e più psichedelici, addirittura nell’opener Furiax compaiono delle linee vocali cibernetiche, elemento per certi versi inimmaginabile nei due precedenti lavori. Ma i ragazzi non hanno perso la loro natura, infatti alcune ritmiche incalzanti compaiono in Night Walker I ma già nella seconda metà del brano le costruzioni diventano più lisergiche, introspettive…un approccio decisamente nuovo per i Tubax di qualche anno fa.

Night Walker II mette in scena soluzioni progressive senza soluzione di continuità ma è con il capitolo III di questa piccola saga che si toccano vette futuristiche da film di Kubrick, saga che per struttura si ripete in Bon Voyage, ripartita in due capitoli. La vera sfida per la band è replicare queste composizioni intricate e complesse dal vivo, lavoro che invece con Governo Laser era meno impossibile. Un plauso all’artwork, davvero di impatto e realizzato con grande maestria, rende assolutamente l’idea dell’era spaziotemporale con cui bisogna confrontarsi una volta premuto il tasto play.

Quindi Superspazio è un album sicuramente diverso. Folle, decisamente più folle e futuristico della musica che i Tubax ci hanno regalato in passato. È davvero un piacere notare quanto i musicisti siano maturati e abbiano voluto far evolvere una proposta che (forse) rischiava di arenarsi sempre sulle stesse geometrie. A noi piaceva molto lo stile più diretto e dirompente dei loro precedenti due album, ma è questione di gusti. Per capire bene però la complessa architettura musicale di questa band suggeriamo di partire dal loro primo album Il Mondo Stava Finendo. Allora potrete dire di esservi fatti un’idea completa sul sound Tubax.

Autore: Tubax Titolo Album: Superspazio
Anno: 2019 Casa Discografica: 4inaroom Records
Genere musicale: Crossover, Sperimentale, Progressive Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/TubaxSound/
Membri band:
Giacomo Schirru – basso
Davide Stampini – synth, chitarra, sampler, voce
Alberto Fogli – batteria
Tracklist:
1. Furiax
2. B68
3. Night Walker I
4. Night Walker II
5. Night Walker III
6. Klang
7. Bon Voyage I
8. Bon Voyage II
9. Y67
10. Anni Luce
Category : Recensioni
Tags : Crossover
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28th Mag2019

Bye Bye Japan – In The Cave

by Marcello Zinno
I Bye Bye Japan realizzano un album che è una fusione di radici differenti ma che nel complesso suona uniforme. Questo è l’estremo riassunto, in una sola stringata frase, di questa mezz’oretta abbondante di musica realizzata da questo combo tutto italiano, se proprio dovessimo tentare di descrivere la loro proposta musicale nell’era dei social. Ma ammettiamo che una frase così succinta non rende giustizia ad un album sicuramente orecchiabile ma pieno di sfumature. Le linee vocali di Kimberly Mangano sono molto vicine al pop americano e a quell’impronta tipica della musica da club, gli strumenti musicali cercano di amalgamarsi a questa espressione personale ma si aprono a visioni particolari: The Bump ad esempio lancia una bella chitarra distorta, salvo poi riprendere l’ambientazione da club citata prima, nell’opener ci è sembrato di assaggiare un desiderio di crossover, quasi a rivedere alcune ombre targate Faith No More del passato. Candle Cose è il brano da segnalare a parer nostro, quello che regala fascino: intensità vocale, linee molto più ispirate, fanno da contraltare ad una forte presenza strumentale soprattutto nel chorus che ha il compito di far esplodere il brano rispetto alle pacate strofe, richiamandoci qualche soluzione targata J. Buckley anche se siamo su altri campionati. Con R-Shine arriva un sapore new wave che spiazza un po’, eppure la ritmica e il ritornello sono in grado di creare proseliti.

Interessante il fatto che il contributo compositivo maggiore sia stato dato da Max Amoroso, bassista della band, fatto che è evidente all’ascolto non tanto perché il basso si colloca in prima linea nel sound (eccezion fatta per la buona Time To Do Everything) bensì perché le diverse tracce regalano questa sensazione molto incentrata sull’ambientazione (soft) e sulla ritmica (lenta e siderale) che ci fa immaginare al lavoro un bassista o comunque un musicista non alla costante ricerca di comporre melodie. Questo è uno degli elementi caratterizzanti la musica dei Bye Bye Japan che a nostro parere non gioca molto a favore, noi avremo preferito qualche traccia con maggiore mordente, di quelle che ti resta attaccata all’orecchio per giorni e che, magari con trame ricercate e con una vena elettrica forte, avrebbe potuto rappresentare in toto il sound che la band intende lasciare ai posteri.

Autore: Bye Bye Japan Titolo Album: In The Cave
Anno: 2019 Casa Discografica: Dcave Records
Genere musicale: Crossover Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/ByeByeJapan/
Membri band:
Kimberly Mangano – voce
Max Amoroso – basso
Fabrizio Mascali – chitarra

Andrea Tascone – batteria
Tracklist:
1. Elephant People
2. Drifting
3. The Bump
4. Brazzaville
5. In The Cave
6. Candle Code
7. Helltown Bridge
8. R-Shine
9. Polly Jean Becker
10. Time To Do Everything
Category : Recensioni
Tags : Crossover
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24th Mag2019

Los Talker / Ibridoma – Los Talker

by Cristian Danzo
I Los Talker sono un duo che si autoproduce questo omonimo EP di rap metal. Problema principale di questo genere è trovare lo spazio per variare tra una composizione e l’altra che, come è evidente da storici nomi del passato, rischia sempre di essere ripetitivo e troppo uguale a se stesso. In Los Talker e nei cinque pezzi che lo compongono, fortunatamente, questa pecca, se così la si può definire, viene evitata completamente. E già questo è motivo di plauso per questi ragazzi che fanno dell’ecletticità compositiva il loro fulcro principale. I testi sono di protesta sociale, nella giusta scia di chi questo genere lo inventò, e sono intelligenti e per nulla scontati. Anche qui non si cade nel banale di ragazzini che, all’esordio, sfanculano tutto e tutti senza un minimo di pensiero approfondito e ragionato. Aggiungiamo che poi il sound è aggressivo ed arriva come una bella mazzata. A questo punto gli elementi per dire che questo lavoro è positivo in ogni suo aspetto ci sono tutti. Calinegro Thrash vede un bel ritornello in growl ed è la canzone che spicca di più tra le cinque proposte, mentre Alla Deriva gioca con il funky e la disco anni ’70.

Il duo è supportato sia in studio che in sede live dagli Ibridoma, band metal italiana. Mattia Foresi, che è anche grafico, cura tutto l’artwork del lavoro. Aspettiamo un debut sulla lunga durata che speriamo mantenga invariate le caratteristiche fin qui ascoltate ed arricchisca ancora di più il sound dei Los Talker. Cadere nell’ovvietà e nella ripetitività è cosa (involontariamente, il più delle volte) molto facile. Ma siamo sicuri che loro non lo faranno.

Autore: Los Talker / Ibridoma Titolo Album: Los Talker
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Crossover, Rap Metal Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: http://www.ibridoma.com
Membri band:
Mattia Foresi – voce
Marco Vitali – chitarra, basso, voce
Ruglud – batteria, cori
Francesca Bonvini – voce in Alla Deriva
Tracklist:
1. Los Talker (Feat Marco Vitali, Ibridoma)
2. La Piaga Del Decennio (Feat Marco Vitali, Ibridoma)
3. Lande (Feat Marco Vitali)
4. Alla Deriva (Feat Marco Vitali, Francesca Bonvini)
5. Calinegro Thrash (Feat Marco Vitali)
Category : Recensioni
Tags : Crossover
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01st Mag2019

Moruga – Diablo Live Session

by Igor Cuvertino
Avevamo già incontrato i Moruga parlando del loro ottimo esordio discografico Gallardo (a questo album) e ci avevano stupito per intensità e originalità. Ma non è bastato ai bergamaschi sfornare un disco di altissimo livello in studio, capace di entrare nello stereo come una granata. Ora quella granata la vogliono portare in giro su più palchi possibili ed è per questo che a distanza di soli 5 mesi estraggono 4 brani dall’album e li registrano in una live session agli Indiebox Music Hall di Brescia. Il risultato è Diablo Live Session, un ottimo EP che non fa che confermare l’ottima impressione che avevamo avuto ascoltando Gallardo. Ottimi i suoni, ottima l’esecuzione, e viene fuori inevitabile anche un po’ più di anima nei brani suonati dal vivo. Tra i pezzi che vanno a comporre l’EP segnaliamo il fortunato singolo promozionale Hey! e Sounds Of The Fall, che avevamo individuato come il brano più convincente del disco.

Buona quindi la prova dei Moruga anche in queste “session”, che però forse avrebbero potuto essere impreziosite da un brano inedito non contenuto già nel disco (uscito relativamente poco tempo fa), che avrebbe sicuramente ingolosito chi come noi è un fervente sostenitore della band.

Autore: Moruga Titolo Album: Diablo Live Session
Anno: 2019 Casa Discografica: IndieBox
Genere musicale: Crossover, Funk, Alternative Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/MorugaSauce/
Membri band:
Michele Levati
Giacomo Fadini
Danilo Levati
Christian Paganelli
Tracklist:
1. Hey!
2. Burning Man
3. Sound Of The Fall
4. 4 Minutes Of Hate
Category : Recensioni
Tags : Crossover
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09th Apr2019

Upanishad – Crossroad

by Marcello Zinno
Sono molto lontani i tempi degli esordi di questo progetto, nei primi anni del 2000 quando i giovanissimi Upanishad proponevano punk rock. Oggi il progetto è maturato e il nuovo lavoro dal titolo Crossroad lo dimostra subito, fin dalla prima tracce. Look At You, ma anche molti brani inseriti in questo album, sono lunghi e variegati, la band non si è risparmiata, anzi potremo dire che si è messa molto in gioco alla ricerca di uno stile particolare che potrebbe essere esemplificativamente inserito nel crossover ma che in realtà pesca da tantissimi mondi diversi. Di base troviamo una forte radice alternative rock e grunge, stili osannati negli anni 90 e che sicuramente i ragazzi avranno ascoltato fino allo sfinimento nell’epoca della loro giovinezza; quale power trio (e quindi con una sola chitarra), gli Upanishad saggiamente lasciano molto spazio al basso che traccia linee incisive (The River è solo uno dei tanti) e che riesce a creare un interessante connubio con la sei corde, ma il loro punto forte non è nella singolarità infatti le varie incursioni ritmiche di This Room o di Parasite sono una ciliegina saporitissima e caratterizzante dello spessore di questo combo.

La chitarra ha una personalità molto bene definita, decisamente rock e nonostante giochi talvolta con gli effetti (come in This Room ad esempio) sa presentarsi con irruenza (l’impatto di Feelings è a dir poco impulsivo), promossa a pieno titolo. La cosa affascinante è che ogni singolo brano si evolve in una direzione inaspettata rispetto ai suoi primi secondi, portandoti alla scoperta di qualcosa di inaspettato; allo stesso tempo non li definiremo però una band sperimentale in senso stretto perché, grazie alla vena rock e alla sezione ritmica decisamente incisiva, i brani entrano dentro fin dal primo ascolto. Connected è un’altra sferzata rock che non riesce a fare pace con il metal, pur avendo una sei corde molto ruvida e a modo suo distorta, sopratutto nella parte centrale: un brano che ha delle buone aperture e che fagocita una certa psichedelia (potenziata ancora di più in Clouds) che lo rende ancora più affascinante. E poi arriva l’ammaliante Parasite che spiazza tutti, con quel basso che fa da colonna portante e quel rullante aperto che alletta, aprendosi ad influenze latine che ci hanno riportato alla memoria i The Mars Volta.

Con la seconda parte dell’album gli Upanishad mettono in scena una forma più stratificata, introspettiva, danno più spazio ad effetti e scoprono il fianco ad un’evoluzione stilistica non da tutti che, in combo con la prima parte, rende Crossroad un assoluto capolavoro.

Autore: Upanishad Titolo Album: Crossroad
Anno: 2019 Casa Discografica: Red Cat Records
Genere musicale: Crossover Voto: 8
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/upanishadproject
Membri band:
Vanni Raul Bagaladi – voce, chitarra
Mirko Bazzocchi – basso, voce
Lapo Zini – batteria
Tracklist:
1. Look At You
2. This Room
3. Feelings
4. Side Effects
5. Spikes Trap
6. Connected
7. Crossroad
8. Parasite
9. Clouds
10. The River
11. No Way Out

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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25th Mar2019

Moruga – Gallardo

by Igor Cuvertino
Si può riuscire nel 2019 a mescolare nello stesso calderone il groove del funk, l’appeal del rock e la potenza del metal senza sembrare una grottesca imitazione dei lucenti (almeno per quanto riguarda la miscela dei generi in questione) anni’90? La risposta la danno i bergamaschi Moruga ed è più simile ad un cazzotto ben assestato in pieno volto che ad un sussurro. Il loro Gallardo è un’autentica scarica di basso funky, chitarre maltrattate e batteria furiosa, un sovrapporsi di cavalcate violente e di incastri ritmici molto convincenti. L’orecchiabile opener Hey! è ilperfetto singolo che strizza l’occhio anche ad ascoltatori più avvezzi a suoni commerciali, ma nonostante ciò mantiene una carica notevole. A noi ricorda a tratti gli Hoobastank più energici ed incazzati (quelli di This Is Gonna Hurt / Crawling In The Dark, per intenderci), soprattutto nell’uso degli effetti di chitarra e nella voce. Notevole è la produzione del disco, con suoni pompati al punto giusto e che rendono giustizia all’energico sound dei Moruga. Soprattutto la sezione ritmica macina note e pattern in modo granitico, forse unico appunto da fare al suono riguarda la batteria che pare a tratti davvero troppo muscolosa, forse complice l’uso esagerato di trigger che rendono alcuni passaggi un po’ innaturali (umilissimo parere da ascoltatore).

Burning Man, Foreword e Motorchina sono la spina dorsale di questo disco, divisi tra ritornelli orecchiabili di stampo rock ed intermezzi funkeggianti davvero convincenti e mai troppo invasivi. Assolutamente da sottolineare Sound Of The Fall, un brano di stampo più rock capace di restare in testa già al primo ascolto con il suo ritmo incalzante e il suo basso sporco. Notevolmente più influenzate dal sound afroamericano risultano invece la sperimentale Roboduck e l’energica scarica di breve durata I Don’t Give a Funk, realizzata insieme a Hasma dei What A Funk. Ci piace davvero questo disco, suonato ottimamente, pieno di idee e di contaminazioni, ma ordinate con cura, dosate e “sputate” in faccia a chi ascolta al momento giusto.

Non sono molte le formazioni della nostra penisola in grado di padroneggiare il crossover con la maestria dei Moruga, mantenendo potenza, groove ed orecchiabilità tutte nella stessa misura e il loro suono meriterebbe forse orizzonti più ampi del nostro Belpaese. Noi nel nostro piccolo non possiamo far altro che augurarglielo di cuore.

Autore: Moruga Titolo Album: Gallardo
Anno: 2018 Casa Discografica:IndieBox Music, Artist First
Genere musicale: Crossover, Funk, Alternative Rock Voto: 8
Tipo: Vinile Sito web: https://www.facebook.com/MorugaSauce/
Membri band:
Michele Levati
Giacomo Fadini
Danilo Levati
Christian Paganelli
Tracklist:
1. Hey!
2. Sound Of The Fall
3. Burning Man
4. Foreword
5. I Don’t Give A Funk (feat Hasma)
6. Roboduck
7. 4 Minutes Of Hate
8. Sweet Sound Stereo
9. Intro
10. Motorchina
Category : Recensioni
Tags : Crossover
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