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17th Giu2016

Le Moire – Postflamenco

by Marcello Zinno

Le Moire - PostflamencoNon vi fate ingannare dal titolo di questo album né dall’artwork che rimanda a scenari progressive, la band Le Moire accende la miccia del proprio rock e la fa esplodere tramite 8 nuovi inediti che non arrivano ai 30 minuti di ascolto totali, tanta è l’energia sprigionata, sia in fase ritmica che melodica. Siamo nei terreni del rock, che abbraccia in parte l’hard rock in quanto a produzione (le chitarre sono molto debitrici in questo) e accarezza il funky in alcuni piccoli passaggi utili a dare più verve alla loro ricetta. Ma in generale il rock dei Le Moire è assolutamente personale, nonostante in alcune loro idee ci balzino in mentre gli Incubus e i The Police: i brani hanno tutti un’indole forte e un sound corposo non teme di uscire fuori, anche con degli stop & go che rendono il tutto ancora più curioso. In Uno Spazio Condiviso si abbandonano (in parte) le distorsioni per dare nuova anima al brano, prima però di giungere al ritornello che spinge sull’acceleratore con delle strutture toste che raramente sentiamo in band emergenti.

Affascinante Simulazione Della Personalità che in soli due minuti scarsi contiene materiale per scrivere un intero album, Dimostrami Di Esistere invece è un brano più intimo, non meno energico, ma che strizza l’occhio a quel sapore malinconico a cui le Hole ci hanno abituato decenni or sono. Poetico l’approccio ai testi ma per fortuna vengono tralasciate le spoken words, elemento che avrebbe indebolito la forza rock del combo, anzi riescono in questo modo a dare molta più personalità alle tracce. Un album di carattere, realizzato per chi ama il rock italiano e intende prendere le distanze dai soliti ascolti. Per noi sono promossi a pieni voti.

Autore: Le Moire

Titolo Album: Postflamenco

Anno: 2015

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Rock, Crossover

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.soundcloud.com/lemoire

Membri band:

Stefano Invernizzi – basso, voce

Andrea Invernizzi – chitarra

Carlo Castoldi – batteria

Tracklist:

  1. Rielaborazione Dell’io

  2. Simulazione Della Personalità

  3. Un Inspiegabile Fraintendimento

  4. Dimostrami Di Esistere

  5. Uno Spazio Condiviso

  6. Balleremo Distratti

  7. Via Dei Mercati

  8. Lettere Dal Deserto

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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25th Mag2016

Karl Marx Was A Broker – Monoscope

by Marcello Zinno

Karl Marx Was A Broker - MonoscopeDifficile capire i Karl Marx Was A Broker da che parte stanno. La copertina del loro ultimo (e quarto) album dal titolo Monoscope suggerisce panorami musicali molto affini all’elettronica. E il suggerimento non conduce fuori strada visto che molte sono le influenze che si pescano da quegli ambienti. Eppure stiamo parlando di un power-trio con strumenti ben impiantati nel rock: chitarra, basso e batteria. Musica strumentale, non esistono linee vocali. Tutto proviene dalla sezione ritmica, che non tradisce le strutture che noi amiamo sfiorando talvolta il crossover e il math rock, e dalle protuberanze elettriche con sui si intrecciano chitarra e basso. Non ci stupiscono che apriranno a breve un live degli Ufomammut perché chi conosce questi ultimi può apprezzare davvero i KMWAB: l’attitudine sferragliante è la medesima, matrici che provengono dal rumoroso stoner con una vena claustrofobica e una strumentalità ovattata che li rende davvero particolari. Momenti come Gray o Flat sono degli esercizi in bilico tra i due generi, senza far perdere colpi né all’uno né all’altro contesto, passando per una sperimentale Negentropy che forse rappresenta il passaggio più intricato di Monoscope. Per fortuna gli elementi elettrici restano in prima linea su tutto, tanto che possiamo equiparare i KMWAB ad una rock band, o meglio ad una band crossover senza dover storcere il naso ascoltando i synth che stanno dietro le loro creazioni.

Un album non per tutti, un prodotto che probabilmente sarebbe stato apprezzato maggiormente in epoca nu metal ma che farà la gioia anche di chi ama band come Fear Factory o di chi è vicino all’industrial. Particolari.

Autore: Karl Marx Was A Broker

Titolo Album: Monoscope

Anno: 2016

Casa Discografica: Subsound Records

Genere musicale: Elettronica, Crossover

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.karlmarxwasabroker.com

Membri band:

Marco Filippi – basso, synth

Stefano Tocci – chitarra, synth,

Gianluca Ingrassia – batteria

Tracklist:

  1. Monoscope

  2. Es

  3. Gray

  4. Superego

  5. Flat

  6. Negentropy

  7. Ego

  8. Nord

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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04th Apr2016

Phantorama – Phantorama

by Marcello Zinno

Phantorama - PhantoramaNoi siamo degli amanti della sei corde, questo è fuori discussione. Ma allo stesso tempo e con la stessa intensità amiamo il rock, quello fatto bene, sentito emotivamente e studiato tecnicamente. Eppure non è del tutto scontato trovare queste due dimensioni lungo lo stesso viaggio, innanzitutto perché le band davvero originali sono oggi in minoranza, ma anche perché ci sono dei casi sui generis come i Phantorama. Formazioni profondamente rock, nei suoni ma soprattutto nel modo di pensare ma che paradossalmente non fanno uso della chitarra. Rock band senza chitarra? Sì esatto. Che ci crediate o no è possibile. In particolare i Phantorama decidono che basso, xilofono, tastiere ed effetti bastano a creare qualcosa di diverso. Anche la diversità è duplice: nel loro caso si potrebbe parlare quasi di crossover, visto che si può parlare di rock elettronico solo alle volte, di dirottate fuori ambito, un po’ alla Subsonica, in molte tracce, esperienze simil-cantautorali come ci trasmette 48 (Morto Che Parla) o ancora momenti da rap sperimentale, cugino di un Caparezza ispirato (Benvenuto). Ma il loro album omonimo rappresenta un’ottima insalata ben condita visto che ogni brano assume una forma propria, molto saporita e piena di estro.

Sarà il basso molto “effettato”, saranno le partiture variegate, ma il piatto è da cinque stelle e Phantorama, per dirla in maniera diretta, rischia di creare dipendenza. Omaggi a Riz Samaritano, inserti di pianoforte seri come partiture da scatch comico, sofisticatezza compositiva, sono quattro dei tanti assi nelle maniche di questo combo che è in grado di vincere più di una manche. Va detto che dietro questo progetto compare, tra gli altri, Marco Torrese che noi abbiamo già notevolmente apprezzato nel progetto partenopeo Sula Ventrebianco, non solo nell’ultimo album Furente, ma soprattutto nel penultimo Via La Faccia (recensito da noi a questa pagina). Anche qui la stessa abilità di prendere le distanze dal canonico, dal conosciuto.

In Phantorama non mancano brani che forse tirano un po’ troppo la corda (Alice Nello Specchio è una parodia semi-seria del famoso racconto di Lewis Carroll rivisto in chiave melodrammatica), ma noi apprezziamo questa voglia di uscire fuori dai soliti confini che tutte le band emergenti si impongono; è segno di notevole apertura mentale e se il primo lavoro viaggia in alta quota chissà cosa dovremo attenderci dal loro futuro.

Autore: Phantorama

Titolo Album: Phantorama

Anno: 2015

Casa Discografica: Ikebana Records

Genere musicale: Rock, Crossover

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.phantorama.com

Membri band:

Marco Cefis

Marco Torrese

Pask Lauriola

Tracklist:

  1. Canta Regina

  2. 100.000 Tesla

  3. 48 (Morto Che Parla)

  4. Signorina Mon Amour

  5. Alice Nello Specchio

  6. La Botte

  7. Hey Mr. Coffee

  8. La Parata Degli Elefanti Rosa

  9. Benvenuto

  10. Pianomorte

  11. Deparò

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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26th Mar2016

ThunderDogs – Ex – Explosive Atmosphere

by Marcello Zinno

ThunderDogs - Ex - Explosive AtmosphereI ThunderDogs sono un nuovo quintetto che giunge con un EP d’esordio dal titolo Ex – Explosive Atmosphere. La band vanta diverse radici musicali, noi nelle sei tracce inedite ci vediamo tanti rimandi al crossover dei Rage Against The Machine (da loro stessi citati) visti però in chiave più rock, con un’impostazione più composta, probabilmente per non eccedere troppo in personalità spigolose e impegni (politici?!) forti; non a caso sia per linee vocali che in quanto ad aperture elettriche forti sono i rimandi a band come Incubus. Quello che esce fuori sono testi di vita quotidiana, problemi che ogni giovane può aver vissuto in prima persona, il tutto messo in una cornice in cui le chitarre disegnano gli intrecci giusti che valorizzano l’opera all’interno di essa. L’opener chiarisce subito quanto tempo i ragazzi hanno speso ad ascoltare il sound di Zack de la Rocha & Co., mentre poi il chorus di Run Free finisce per appoggiarsi alla scena grunge novantiana (di sponda Pearl Jam). A livello di produzione i ragazzi fanno un ottimo lavoro, gli strumenti sono tutti valorizzati al punto giusto, notiamo inoltre un imprinting sonoro che sarebbe stato perfetto per un album nu metal, sia per scelta dei suoni che per missaggio, e nel complesso offre un certo rendimento anche per la natura stessa dei ThunderDogs.

Qualche riff è rubato qua e là, ma è anche giusto che ad un EP d’esordio escano fuori le influenze stesse degli artisti: quello che ci appare chiaro è che il combo ha tanta voglia di suonare e di far arrivare la propria musica, elemento abbastanza evidente anche da quanto sia diretto il loro sound. L’ultima traccia è il primo singolo della band: Stop Your Cold, anch’esso di matrice grunge, con una sei corde che fa il suo sporco lavoro, cattiva e dura, impossibile da fermare. Con questa cattiveria aspettiamo i ThunderDogs al varco del full-lenght.

Autore: ThunderDogs

Titolo Album: Ex – Explosive Atmosphere

Anno: 2015

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Crossover, Grunge, Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://thunderdogs.bandcamp.com

Membri band:

Giovanni Pizzuti – voce

Francesco Carlini – chitarra

Emiliano Carlini – basso

Sandro Belli – batteria

Gianluca Del Brocco – chitarra

Tracklist:

  1. While Dogs Screaming

  2. We Are The Stones

  3. Run Free

  4. Turnin’ Page

  5. Diana

  6. Stop Your Cold

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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26th Feb2016

Mamasuya & Johannes Faber – Mexican Standoff

by Marcello Zinno

Mamasuya & Johannes Faber - Mexican StandoffE i Mamasuya, per la gioia degli amanti della musica, sono tornati. Ci avevano già stupiti con il loro lavoro omonimo ma nel nuovo Mexican Standoff (su cui addirittura la INRI ha scommesso) si superano. Non ci sono confini musicali che tengano, le durate canoniche delle tracce non fanno per i loro gusti e così si superano i 70 minuti per un’opera che in vari tratti ha il sapore di una jam session passionale, in altri un’intensa iniezione di emotività. Fondamentalmente non si può parlare di una scena a cui la band dovrebbe/potrebbe appartenere, piuttosto di strutture musicali audaci mescolate con suoni retrò ed effetti rivalorizzati da una produzione di alto livello. L’opener ci aveva introdotto ad un mondo complesso che scontava la scenografia messa in musica dai Calibro 35 con l’amore per la fusion e la padronanza musicale degli Incognito, mentre già con la successiva Brain Rain il mazzo di carte è stato completamente sostituito e le atmosfere da lounge bar ci hanno accolto facendoci incontrare la tromba di Johannes Faber, un piacere ai confini del godimento. Le sorprese continuano con una seppur meno intensa traccia, la tracklist, che spinge sulla psichedelia e sulla sperimentazione, migliorandosi solo grazie al sapore western da metà corsa in poi, ripreso nella breve (relativamente parlando) El Pueblo.

Questa impronta introspettiva e lontana dagli ormai noti archetipi usati nel rock classico, si ripresenta anche nell’ascolto della restante parte dell’album, in cui atmosfere e mistero la fanno da padrone divagando per sentieri personali e completamente anticonvenzionali. L’esempio più eclatante è dato da Sakura, 8 minuti di scenari floidiani in cui prende forma una (pseudo) colonna sonora di una processione funebre. Funky e crossover tornano in scena con l’affascinante Pussy Trap che inizia con una grande carica, e poi le restanti tracce ripassano su melodie ed effetti che sanno di sperimentazione e di eleganza, lasciando a casa i carboidrati, come in The Pond/Ducks che ricorda i The Mars Volta di qualche anno fa.

Una bella prova questo Mexican Standoff, un passo avanti nel loro cammino. Un’opera scritta ed eseguita a mente aperta, con grande passione per la musica senza i troppo comuni paletti che vincolano il songwriting.

Autore: Mamasuya & Johannes Faber

Titolo Album: Mexican Standoff

Anno: 2016

Casa Discografica: INRI

Genere musicale: Crossover, Fusion, Rock

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.mamasuya.it

Membri band:

Nicola Bruno – basso

Stefano Resca – batteria

Matteo Cerboncini – chitarra

Johannes Faber – tromba

Tracklist:

  1. The Driver

  2. Brain Rain

  3. Mexican Standoff

  4. A Frog In The Fog

  5. Sakura

  6. Pussy Trap

  7. El Pueblo

  8. Ley De Fuga

  9. Amore Mio

  10. The Pond/Ducks

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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12th Feb2016

Pulse-R – Across The Sky

by Marcello Zinno

Pulse-R - Across The SkyGabriele Bellini non riesce a stare fermo un attimo, anche se stavolta lo vediamo alle prese non con il suo progetto solista bensì con una band in tutti i sensi e quindi, come è giusto che sia, parleremo dei Pulse-R. Il quartetto, già in attività da diversi anni, sforna il terzo album dal titolo Across The Sky con in artwork raffigurata una rara specie di ape, un’ape solitaria che non produce miele e che vive fuori dall’alveare. 9 tracce per uno stile che sicuramente potremo definire originale: infatti i primi brani ci fanno venire in mente l’estro stilistico (ab)usato da band come Faith No More o Incubus, sia per le linee vocali che per l’originalità compositiva, mescolato però ad un certo sapore di metal comune in formazioni crossover. I momenti alternano riff sicuramente di matrice heavy che ci ricordano il moderno alternative metal (ma anche qualcosa a nome System Of A Down come negli stop and go della pazza Life) con spiragli che attingono nel rock più ampio, sopra una matrice che sfiora il funky in alcuni passaggi. Crossover folle quindi che tendenzialmente non segue uno schema logico anche se in alcuni passaggi la rotondità appunto del rock viene fuori.

Una band matura i Pulse-R (da non confondere con l’omonima hard rock band greca) che affila le proprie armi in assoli e cariche adrenaliniche; sicuramente piacevole negli spigoli musicali, noi li apprezziamo molto anche nei passaggi più ricercati perché dimostrano una grande apertura mentale di cui questi cinque musicisti sono sicuramente dotati (parlare di tecnica poi diviene un eufemismo). Infatti è proprio in questi momenti che attraversano varie sfumature sonore, nella titletrack ricordano i Pain Of Salvation più intimisti e si dedicano così ad una nuova fetta di ascoltatori non del tutto pronta ad ingerire la pillola ipercalorica delle prime tracce. Lavoro eterogeneo e da ascoltare solo se si sente di possedere una discreta dose di pazzia. Complimenti ai Pulse-R!

Autore: Pulse-R

Titolo Album: Across The Sky

Anno: 2016

Casa Discografica: Quà Rock Records

Genere musicale: Crossover, Heavy Metal

Voto: 7,75

Tipo: CD

Sito web: http://www.pulse-r.it

Membri band:

Giacomo Jac Salani – voce

Gabriele Bellini – chitarra

Vieri Pestelli – basso

Michel Agostini – batteria

Tracklist:

  1. Escape

  2. Breathing In

  3. Different Souls

  4. Life

  5. Changes

  6. Across The Sky

  7. Side Of The Road

  8. Fears Away

  9. Never

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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10th Feb2016

Ottone Pesante – Ottone Pesante

by Marcello Zinno

Ottone Pesante - Ottone PesanteDifficile, quasi raro, trovare una band tanto particolare per gli strumenti adottati quanto azzeccata nel moniker scelto. Gli Ottone Pesante non sono altro che un trio che propone (in un certo senso) metal tramite strumenti a fiato. Tromba e Trombone sono gli unici mezzi che sono in grado di dispiegare melodie, mentre il drumming del terzo membro (Simone) è indubbiamente afferente alla scena metal, anche se le citazioni di Meshuggah nella loro biografia sembrano un po’ eccessive. A noi hanno ricordato i Mombu, anche se in quel duo project Luca T. Mai deve per forza di cose compensare con l’assenza di altri componenti con la sperimentazione effettistica; qui invece si attinge da scenari jazz, crossover e fortemente strumentali (King Crimson docet). Gli Ottone Pesante però lasciano a casa scenari lenti e psichedelici, piuttosto si tuffano in corse a raffica (Blacksmith Surgery è l’emblema di ciò), ritmi al fulmicotone, ensemble perfetto tra le tre armi che in alcuni frangenti sembrano dare alla luce un attacco bellico all’unisono. Per fortuna i brani non sono lunghe divagazioni su fraseggi e temi variegati; piuttosto, come dicevamo, sono delle corse senza fine e pur restando in media tra i 3 minuti di ascolto contengono tantissimi contenuti e pattern molto fitti.

Una prova davvero originale, che sicuramente dal vivo offre il suo meglio. Anche perché questa band ha un suono che si presenta davvero sciolto come metallo fuso (anche per questo il nome della band ci fa tornare in mente gli Anvil, ma solo il nome), non vi sono suoni che divagano rispetto alla matrice base ma tutto si muove all’unisono.

Autore: Ottone Pesante

Titolo Album: Ottone Pesante

Anno: 2015

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Strumentale, Crossover

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.ottonepesante.it

Membri band:

Paolo Raineri – tromba

Francesco Bucci – trombone

Simone Cavina – batterisa

Tracklist:

  1. Evil Anvil

  2. Blacksmith Surgery

  3. Blood Casting

  4. Grindstone

  5. Brassphemy

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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15th Gen2016

Ronny Taylor – Karaoke

by Marcello Zinno

Ronny Taylor - KaraokeI Ronny Taylor propongono musica particolare. Rock?! Sì ma non il classico rock in 4/4. Già la copertina ci aveva spinto fuori dalla carregiata: quella grafica fatta di art-decoupage che ci ricorda l’artwork di Miss Machine dei The Dillinger Escape Plan suggerisce quanto i ragazzi si muovano al di fuori dei soliti ascolti toccando lidi math anche se non math-core. Altro elemento: il titolo, Karaoke, per un album completamente strumentale. Quindi dimenticate testi da cantare e soprattutto melodie che vi entrano in testa al primo ascolto. Ma se proprio vogliamo essere onesti dimenticate anche il rock stesso, perché Karaoke afferra gli anni 70 (qualcuno potrebbe leggervi le influenze di Zappa) e li inzuppa nella fusion, nell’acid jazz e nel progressive. Carlini ad esempio è un elogio al progressive rock del passato e Pritish Bop (unico brano sotto i 4 minuti e che chiaramente non suggerisce nulla dal titolo, anche un po’ ironico) sprigiona energia da tutti i pori. Il quartetto ha la grande capacità di muoversi senza rinchiudersi in dei confini musicali, anzi elogia proprio l’apertura mentale come strumento per differenziare la propria offerta e rendere unico il proprio stile. Si potrebbe parlare di psichedelia (Bambini Di Legno Per Giocattoli Di Carne) ma non riferendosi ai suoni o alle ambientazioni bensì proprio allo spirito di superare il concetto di pattern e di struttura canzone.

Midnight Karaoke è l’esercizio più sperimentale del lotto, non solo per la sua durata che supera i 10 minuti ma anche per una minore enfasi sulla parte ritmica a vantaggio di arrangiamenti ed effetti vari; Circlepit, Squarepit, Trianglepit ci spinge nel baratro, la sensazione è di essere finiti in un brutto sogno dei Rush (secondo periodo) infetti da virus lisergici, infine chiude il lavoro Supertanker Disaster che potrebbe appiccicarsi alla pelle di chi ama tanto i The Mars Volta quanto i Tubax, con una vena funky che ci riporta a qualche decennio fa. Karaoke è un lavoro per curiosi, per musicisti, per sperimentatori, per chi osa e per chi vede la musica come arte, come passione come (unica) via per farsi rapire dai piaceri della musica, perché i Ronny Taylor sono dei dispensatori di emozioni prima che di note.

Autore: Ronny Taylor

Titolo Album: Karaoke

Anno: 2015

Casa Discografica: Calista Records

Genere musicale: Rock, Crossover, Strumentale

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.ronnytaylor.com

Membri band:

Mario Rossi – batteria

Paolo Brondolo – basso

Giuseppe Franco – chitarra

Xavier Zevi Bordovach – synth

Tracklist:

  1. La Teoria Dei 10 Secondi

  2. Pritish Bop

  3. Carlini

  4. Bambini Di Legno Per Giocattoli Di Carne

  5. La Giornata Base Del Ghepardo

  6. Midnight Karaoke

  7. Circlepit, Squarepit, Trianglepit

  8. Supertanker Disaster

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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08th Gen2016

Sushi Rain – Cocktail

by Marcello Zinno

Sushi Rain - CocktailCi sono almeno tre elementi che identificano questa uscita e fanno capire, prima di mettere il CD nel lettore, lo spessore del progetto Sushi Rain: innanzitutto l’etichetta del loro genere, “progressive funk” anche se spesso viene usato il crossover per identificare le radici del gruppo; la presenza di ben 8 musicisti all’interno della band (tra cui strumenti elettrici, sax, clarinetto e cori vari); il titolo dell’album, Cocktail, che forse riassume al meglio in un’unica parola il senso della loro musica. Detto questo il biglietto da visita è presentato al meglio ma a noi, per comprenderlo, viene in mente un filo logico che attraverso le decadi ci porta al sound maturato dalla band: iniziando con il crossover futuristico di band come Faith No More è passando per l’acid jazz di formazioni di spessore con molti musicisti come gli Incognito, è stato contaminato dal sound di Jamiroquai; quindi onore ai Living Colour (da loro stessi citati) e a tutte quelle realtà che mescolavano il rock al funky (generi che avevano un target molto diverso) fino ad arrivare a realtà giovani ed attuali come i What A Funk?! ma con il vantaggio di avere un sound stratificato. Groove e progressive sono solo le spezie che danno più sapore al piatto e lo caratterizzano.

Così l’ora di ascolto ci regala forti emozioni e anche se le tracce mostrano dei lati distintivi, il filo logico tracciato viene sempre a galla. Pillows cerca di conquistare il pubblico con un chorus ma in realtà lascia a bocca aperta per le partiture progressive così come Why? strizza l’occhio ai già citati Incognito uscendo dal terreno verde del funk e finendo in percorsi sterrati di più ardua percorrenza. Ci sono anche momenti per passaggi lenti come One Last Night In Philadelphia (che comunque cresce sul finale) e l’acustica Free (sul finire bossa nova in fader), eppure la carica viene dai momenti rock e dalla sezione ritmica trasversale e in questo Sushi Rain Can’t Write A Single e Brain Drain tolgono qualsiasi possibilità di controbattere. Musicalmente l’album è impeccabile, una proposta personale e un lavoro profondo fatto nei minimi dettagli che mette in luce le capacità dei singoli musicisti; tecnicamente infatti ciascuna traccia ci prende letteralmente a sberle e ci lancia verso un mondo incantato fatto di caparbietà musicale, partiture incredibili, groove che sale e godimento pure. Complimenti ai Sushi Rain!

Autore: Sushi Rain

Titolo Album: Cocktail

Anno: 2015

Casa Discografica: Jackson Records

Genere musicale: Crossover, Funk

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.sushirain.com

Membri band:

Francesco “MADame MADness” Bini – chitarra

Matteo “The GodFather” Carrai – voce

Francesco “Azusu” Micieli – batteria, percussioni

Marcello “Fool Rabbit” Arena – basso

Alessandro “Alpha Beta” Biondi – tastiere, voce

Nadia “Firebird” Koski – sax, flauto, clarinetto, voce

Giada “Velvet Ginger” Secchi – cori

Sandro “Faun Potè” Toncelli – cori

Tracklist:

  1. Pop Yoy Pay

  2. Bunga Bunga

  3. Why?

  4. One Last Night In Philadelphia

  5. Pillows

  6. March Of Groove

  7. Free

  8. Jesus Cries From Your Eyes

  9. It’s Time To Bielieve

  10. Sushi Rain Can’t Write A Single

  11. Brain Drain

  12. One

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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24th Set2015

Attribution – Why Not

by Marcello Zinno

Attribution - Why Not“Why not?!” deve essere la domanda che si sono posti gli Attribution quando erano ad un bivio: continuare a proporre cover, anche se rivisitate in modo personale, o fare il salto di qualità e dare voce alla propria musica, cioè puntare ad inediti che li avrebbe messi in gioco? Questa è una domanda che, prima o poi, si pongono un po’ tutte le cover band e, indipendentemente dalla risposta che si intende dare, ci si corre dei rischi. Degli enormi rischi. Noi apprezziamo il coraggio e inoltre comprendiamo che trovarsi perennemente nei panni di qualcun altro (anche se il proprio idolo) sia abbastanza scomodo; inoltre, almeno in questo caso, il salto nel vuoto si tramuta in qualcosa di grande spessore. Infatti gli Attribution affinano le proprie armi e creano qualcosa di davvero singolare, qualcosa di cui sono poche le realtà capaci di pareggiare, per stile e eleganza.

Il loro sound è profondamente ottantiano anche se spazia a livello di generi. Le radici sono quelle dell’hard’n’heavy con richiami alla Van Halen anche se in vari momenti propongono inserti non prossimi al rock come il contributo dei fiati nell’intermezzo della tosta Cold Turkey che esplode in un assolo micidiale, o il funky nell’opener Sleet; ancora, il groove di Fast che ricorda a tratti la raffinatezza di Jamiroquai o la stoppata Scofunk dimostrano che c’è tanto spessore e studio della composizione. Ma c’è anche il rock blues di zeppeliana memoria che prende il nome di Take Me e l’album si chiude con una traccia davvero sperimentale in cui un flauto diviene il vero protagonista.

Non c’è corsa nella scrittura, come spesso accade per band hard rock o hard’n’heavy: qui ogni traccia si prende il suo temo, alcune raggiungono un’importante durata massima, proponendo intermezzi importanti, ma più di tutti suonano pacate e sagge, come se ogni traccia non finisse se non ha realmente detto tutto. Se la domanda è proprio “Why Not?!” siamo obbligati a rispondere in maniera affermativa e motivare la nostra scelta con l’alta qualità della musica del combo. Peccato che qualche parte strumentale sia allungata oltre misura, stringendo la cerchia dei fan della band ad appassionati degli strumenti più che ad appassionati di musica a tutti tondo. Noi comunque, essendo nel primo gruppo, promuoviamo con favore questo album. Why Not?!

Autore: Attribution

Titolo Album: Why Not

Anno: 2015

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Crossover, Acid Jazz

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/Attributionband

Membri band:

Marco Pasinetti – chitarra, voce

Sebastiano Pezzoli – basso

Stefano Guidi – batteria, percussioni, voci

Tracklist:

  1. Sleet

  2. Woman

  3. Cold Turkey

  4. Fast

  5. Scofunk

  6. Worried Life Blues

  7. Take Me

  8. Who Said

  9. Mal Di Schiena (bonus track)

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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