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15th Giu2015

Fabiano Andreacchio – Bass R-evolution

by Marcello Zinno

Fabiano Andreacchio - Bass R-evolutionDei bassisti si parla sempre troppo poco. I cantanti sono sempre al centro della scena, di chitarristi il rock e il metal è pieno e i batteristi, anche se in secondo piano, scandiscono il tempo quindi un loro minimo errore provoca ripercussioni incredibili sulla resa sonora. Ma i bassisti? Eppure ci sono anche loro e potrebbe sembrare strano ma la loro assenza in un progetto ben costruito produce effetti travolgenti ben evidenti. Appassionarsi (nel lungo termine) a questo strumento non è cosa banale. Siamo sinceri: probabilmente il basso elettrico è uno degli strumenti più semplici da imparare ad un livello basico, dopo qualche giorno di esercizio si può riprodurre una canzone. Ma ad un livello da professionista (o semi-professionista) quanti bassisti di gran nome conosciamo? Di certo un numero di gran lunga inferiore a quello dei chitarristi! E’ così che ci troviamo a parlare di Fabiano Andreacchio, musicista che dopo vari progetti in band diverse (Mothercare, Fabian, Banditz) si dedica ad un progetto solista dove creare la “sua” musica. Diciamo subito che questo Bass R-evolution ci stupisce: di solito i lavori solisti sono uno spettacolo continuo delle doti tecniche dell’artista arricchite da arrangiamenti, campionamenti, effetti e drum machine. In questo lavoro innanzitutto si ascolta musica vera, per lo più, e non esercizi di stile; inoltre Fabiano omaggia il suo genere di riferimento che è il metal, e anche questo è fattore raro in progetti simili.

C’è qualche momento più pacato, come Dream Of A Far Landscape in cui si gioca con bassi sovraincisi, ma non è il cuore del suo sound. Ascoltare Sexonnia, l’opener dell’album, mette subito le cose in chiaro: siamo in ambito heavy metal ma tecnico, quasi prog metal e a non saperlo si potrebbe facilmente supporre di essere al confronto con una band strumentale. Non tutte le tracce spiccano, ci sono momenti in cui si attende quel volo che stenta a decollare (Texas Skull Revolver è una di queste) ma il cuore del sound è il metal. Epic Dusk è un pugno diretto nei denti, un brano ricco che rappresenta una vera e propria cavalcata metal con una sezione ritmica che una band di oggi farebbe a gara ad avere; film simile per Into The Black che incorpora blast beat e un drappo di tastiere black metal dove il basso è solo uno dei vari elementi che crea il sound complessivo (e non il protagonista!).

E’ proprio la pazzia metal che emerge da questo lavoro e un ottima ricerca di far sembrare all’unisono sia il profilo compositivo che quello esecutivo. Convincente anche l’ultima Fly Over che lascia un alone industrial e vede la partecipazione di Andreacchio anche in veste di singer. Una bella prova che apprezziamo molto.

Autore: Fabiano Andreacchio

Titolo Album: Bass R-evolution

Anno: 2015

Casa Discografica: Italian Way Music

Genere musicale: Sperimentale, Crossover

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.fabianoandreacchio.wordpress.com

Membri band:

Fabrizio Andreacchio

Tracklist:

  1. Sexonnia

  2. Strange Kind

  3. Dream Of A Far Landscape

  4. Rebel Yell (Billy Idol cover)

  5. Texas Skull Revolver

  6. The Machine Behind (Terminator theme)

  7. Epic Dusk

  8. Into The Black (feat. Doofybass Ares)

  9. The Last Kiss (feat. Ale “Darkoniglio”)

  10. My Funeral

  11. Fly Over (bonus track)

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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05th Giu2015

Welcome Coffee – Uneven

by Marcello Zinno

Welcome Coffee - UnevenArricchiti da una tastiera i Welcome Coffe hanno un sound completo. Ma non è solo merito della eccellente produzione sfoggiata dal nuovo Uneven, bensì di una proposta completa quanto trasversale. Il quartetto autoprodotto ed emergente sfoggia uno stile musicale da band molto rodata riuscendo a saltare da un genere all’altro con una facilità estrema, come se fosse insito nella loro anima musicale. Notte Araba ad esempio è il classico brano per il pubblico italiano, pezzo in cui le linee vocali fanno melodia e “prima donna” della scena ma già dal primo ascolto emerge anche lo spessore compositivo, le influenze arabe collegate con il titolo, gli stacchi proto-prog, gli effetti usati che puzzano di metal e gli arrangiamenti. L’elettronica la fa da padrone in alcuni momenti particolari (Sunglasses è uno di questi) ed in questi passaggi prende (forse un po’ troppo) le redini della scena. Per fortuna non non si tratta della solita overdose che fa storcere il naso ai rockettari incalliti; non si tratta del solito eccesso nell’utilizzo di attrezzature varie e infatti il sapore inglese di M.U.L. e le ambientazioni psichedeliche di Maneki Neko ci fanno dimenticare l’elettronica. In particolare quest’ultimo brano esprime una preziosità prog da pochi: anziché puntare su velocità e tecnica il combo viaggia lentamente e insaporisce il tutto con un basso soft slap, delle liriche ricercate in stile Marillion, e una serie di cambi di ambientazione che ci tengono incollati alle cuffie.

A confermare il talento che c’è dietro questo progetto giunge Amore O Paura? un brano d’autore inserito in una confezione che non stona con il rock. Poetica ed arrangiamenti si uniscono per valorizzare la musica stessa, mettendosi poi un attimo da parte e lanciandosi nell’hard funk di I Do, brano che fa risplendere le luci sul potere energico dei Welcome Coffee. My 7th Time prende il pattern di Disco Labirinto dei Subsonica e tramuta l’intero ascolto in una versione chillout, mentre poi con la conclusiva Where Was God? si sfiora la ballad per poi esplodere in un crescendo di verve. Un progetto davvero interessante fatto di tantissime idee e musicisti di ottimo livello. Da seguire.

Autore: Welcome Coffee

Titolo Album: Uneven

Anno: 2015

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Crossover

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.welcomecoffee.com

Membri band:

Sandro Pollicardi – voce, chitarra

Stefano Ferrara – basso

Andrea Parlante – moog, tastiere

Michele Manfredi – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Sleepwalker

  2. Slapstick

  3. Notte Araba

  4. Sunglasses

  5. M.U.L.

  6. Maneki Neko

  7. Ignorance

  8. Amore O Paura?

  9. I Do

  10. My 7th Time

  11. Where Was God?

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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25th Mag2015

Dealma – Ritual

by Rod

Dealma - RitualA tre anni di distanza dal precedente 13, disco d’esordio di indiscutibile pregevolezza (ve ne avevamo parlato a questo link), tornano i sardi Dealma con un nuovo lavoro intitolato Ritual, ottimo capitolo della loro produzione discografica che prosegue nelle intenzioni nel solco di quanto di interessante era stato proposto in precedenza, sintetizzabile nella grande capacità di fondere e plasmare in un solo grande cuore pulsante, generi sulla carta agli antipodi, come fusion e grunge, progressive e funky, hard rock e crossover. In particolare i punti di forza di Ritual sono senza dubbio la grande eterogeneità degli elementi sonori su cui hanno lavorato i ragazzi, a dimostrazione del loro vero dna musicale, il tutto finito poi nelle nove tracce proposte come in un susseguirsi di idee piacevoli ed avvincenti, in cui ogni elemento strumentale sembra essere al proprio posto, compresa la fantastica vocalità dell’ottimo Giux Mura, il quale, grazie alla sua timbrica che oseremmo definire “monozigota” a quella del grande Chris Cornell, conferisce visceralità e carisma all’intero risultato finale. Pregevole anche tutto l’artwork che impreziosisce di originalità la raccolta.

Il disco apre con Thousand Reasons, un brano in cui una funkeggiante base ritmica dà luce e spazio a riff di chitarra vitali che introducono il primo godibilissimo ritornello di Ritual. Premonitions sembra essere invece più un brano d’intrattenimento, anch’esso molto ritmato, con cori e percussioni in primo piano alleggeriti da passaggi di chitarra puliti, un pezzo molto free che ricorda sonorità leggere stile anni ’80. Vital Stones traspone in Ritual le cose migliori che avevamo ascoltato in 13, ovvero un rock contaminato e connotato da elementi sonori elettronici trasversali ad un intenso spessore dinamico. D.S.S. si fa notare per le marcate slappate di basso e per il vorticoso atteggiamento funk a cui si incastona a perfezione un chorus da disco anni ’70. Effetto collaterale? Fa battere i piedi e muovere la testa fino alla sfinimento. Alla traccia numero cinque troviamo Beliefs Valley, a nostro parere la creatura migliore del disco, un brano perfetto, tosto e visceralmente avvincente, intriso di grunge moderno che colpisce dritto allo stomaco al primo ascolto e che pretende un volume sempre più alto. In questo pugno di minuti marchiati dal fuoco sacro del rock, sale in cattedra una chitarra elettrica che finalmente corre selvaggia a briglia sciolta lungo i vocalizzi perfetti del singer Mura.

Ritual, la title track, è, come da titolo, un brano più onirico, costruito ed arrangiato con dovizia, in cui atmosfere sognanti sfociano impetuose nel solito ritornello melodico ed avvincente, dal mood distorto e liberatorio. Da tenere d’occhio. A seguire arriva Seasons, un brano ruffiano che conquista perché sembra uscito da un album dei Red Hot Chili Peppers, a cui sembra rubare qualcosa in quanto a pazzia, ritmo e anarchia stilistica. Alla numero nove troviamo Love Without Mouth, che potremmo definire il brano melodico ed emozionale di Ritual, un episodio in cui si ha come l’impressione di accostare due mondi musicali completamente diversi tra loro, quello dei Pearl Jam e quello dei corregionali Tazenda: ascoltando questo pezzo sembra infatti di sentire particelle vive dello spirito artistico di Andrea Parodi che si muovono in ispirata simbiosi con quelle dell’Eddie Vedder solista. Ad ogni modo, per le emozioni percepite, finisce di diritto sul podio delle tracce più convincenti del disco. Another Passenger chiude le danze di Ritual con un delizioso compendio dell’humus dell’intero full lenght, ovvero un brano con un mood trascinante e mai domo che dopo vari ascolti, pare presentare molti punti in comune ed una spiccata familiarità con D.S.S..

I Dealma tornano per la seconda volta sulle scene con un disco che meriterebbe riflettori e casse di risonanza migliori, poiché per idee, maturità e stile, questi ragazzi sembrano oramai pronti per fare il grande salto verso scenari nazionali ed internazionali, magari grazie ad una label che, speriamo attraverso le pagine di RockGarage, scoprendoli, decidesse di puntare forte su questo combo italiano dall’immenso potenziale artistico e composto da soli cavalli di razza.

Autore: Dealma Titolo Album: Ritual
Anno: 2015 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock, Crossover Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.dealmaofficial.com
Membri band:

Giuseppe Mura – voce

Andrea Pica – chitarra

Manuel Paolo Dettori – basso

Claudio Pinna – batteria

Carlo Mazzoccu – percussioni

Tracklist:

  1. Thousand Reasons

  2. Premonitions

  3. Vital Stones

  4. D.S.S.

  5. Beliefs Valley

  6. Ritual

  7. Seasons

  8. Love Without Mouth

  9. Another Passenger

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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19th Mag2015

Rocky Horror Fuckin’ Shit – Sciogli Il Tempo

by Cristian Danzo

Rocky Horror Fuckin’ Shit - Sciogli Il TempoIl rock è sempre stato la musica che per eccellenza, veicolava e veicola un messaggio di protesta. Le liriche dei Rocky Horror Fuckin’ Shit, band proveniente da Foggia, si installano proprio nel filone musicale riguardante la protesta sociale, nel caso specifico la realtà della società italiana e del precariato, non solo lavorativo, di cui ormai è ammorbata la nostra nazione da anni. Il nuovo lavoro della band, Sciogli Il Tempo, segue il debut risalente al 2006 che si intitolava Dritto In Faccia, e vede la presenza di molte guest star di notevole importanza: Ru Catania degli Africa Unite, Luca dei Los Fastidios, Simone Martorana dei Folkabbestia, Pino Scotto, DubLine dei Dub All Sense, Dj Blast e molti altri. Detto questo, i Nostri realizzano un album dove il crossover ed il nu metal la fanno da padrone, anche se non manca una sprizzata di punk, riscrontrabile soprattutto nell’opener Non C’é Tempo, un pezzo di rock punkeggiante che non fa presagire di un minimo tutta l’ondata crossover che poi verrà in seguito e che dominerà la seconda parte di Sciogli Il Tempo. Il pezzo in questione, comunque, è molto accattivante ed anche molto radiofonico e acchiappa subito alla grande. Anche se, secondo noi, si poteva azzardare un pelo di più nel sospingere in fase di produzione i suoni degli strumenti, che risultano, e non solo qui, molto molto scarni.

La summa dell’album è comunque questa: due parti, divise distintamente dallo stile musicale. La prima parte è varia e pervasa da influenze differenti, che rendono interessante il progetto che i Nostri stanno portando avanti. La seconda, molto piatta e tutta uguale, è standardizzata su cantati rappati e composizioni tutte sulla stessa falsariga e praticamente più o meno identiche l’una all’altra. Dunque, sorge spontanea la domanda: la vera anima dei Rocky Horror Fuckin’ Shit quale sarà? La prima o la seconda? Tutte e due probabilmente. Un peccato che Sciogli Il Tempo perda la freschezza ed il brio compositivo che abbiamo riscontrato nei primi cinque pezzi. Anche perché la band è un’ottima realtà.

Autore: Rocky Horror Fuckin’ Shit Titolo Album: Sciogli Il Tempo
Anno: 2015 Casa Discografica: Protosound Records
Genere musicale: Crossover, Rock Voto: 5,5
Tipo: CD Sito web: http://www.rhfs.it
Membri band:

Giovanni Justice Placido – voce

Antonio The Racio Racioppa – chitarre

Francesco Baron Frankenheimer Rinaldi – basso

Paolo Damato – batteria

Tracklist:

  1. Non C’é Tempo

  2. Sai Com’é

  3. Quello Che E’ Perduto

  4. Gridalo Forte

  5. Stop Al Panico

  6. Lara Vive

  7. Ancora Non Ti Basta

  8. Lo Spazio Che Ti Spetta

  9. HC

  10. Stop Al Panico(Dj Fede Original Flavour Remix)

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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15th Mag2015

Tubax – Governo Laser

by Marcello Zinno

Tubax - governo laserI Tubax tornano più carichi che mai e dopo il precedente Il Mondo Stava Finendo (recensito da noi a questa pagina) arrivano ad inizio 2015 con questo Governo Laser e un concept grafico imperniato sul TV con schermo a tubo catodico, illustrazione usata a vari scopi dalla band e ripresa anche nel primo videoclip del brano Chicagoan diretto da Marco Ferri e uscito proprio in esclusiva per noi di RockGarage. La carica dei Tubax è rimasta invariata: le varie esperienze live all’estero, tra cui il Match&Fuse e il loro tour negli States, hanno solo contribuito a dare nuova verve. La loro è sempre una proposta strumentale anche se stavolta con Governo Laser sembra più completa e meno essenziale rispetto al passato. Sempre grande attenzione al groove e ad un basso che naviga nel funk e nel crossover, suoni non certo semplici per il mercato italiano tanto che questa band sembra tutt’altro che tricolore (eppure il quartetto viene da Bologna). Grande attenzione quindi alla sezione ritmica tanto da rendere i Tubax una delle band più amabili da parte dei bassisti, anche se notiamo una maggiore digeribilità dei brani rispetto al precedente Il Mondo Stava Finendo; hanno semplificato la loro proposta? Assolutamente no, sono maturati e a noi piacciono ancora di più!

La parte centrale di Zenigata strizza l’occhio al prog mentre con Mr. Napster synth e sampler prendono il sopravvento pur senza snaturarne il sound. Tempi stoppati, slap impostatissimo (mai veloce ma ha headbanging puro), sound profondo che ti entra dentro, energia allo stato puro che difficilmente tiene fermi di fronte ad una loro esibizione. Con Chicagoan (parte I e parte II) si aprono invece nuovi lidi di sviluppo sonoro per la band, sarà per caso questo il nuovo percorso evolutivo imboccato per il futuro? Noi non possiamo saperlo ma per ora possiamo dire che finalmente c’è qualcuno in grado di tenere testa a nomi italiani come Zu e Mombu. Grandissimi Tubax, Governo Laser promosso a pieni voti.

Autore: Tubax Titolo Album: Governo Laser
Anno: 2015 Casa Discografica: Megasound
Genere musicale: Crossover, Sperimentale Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.tubaxmusic.com
Membri band:

Giacomo Schirru – basso

Davide Stampini – synth, chitarra, sampler, voce

Alberto Fogli – batteria

Francesco Giovanetti – chitarra

Tracklist:

  1. Su Gorroppu
  2. Zenigata
  3. Mr Napster
  4. Galline
  5. Fungar Pt. I
  6. Fungar Pt II
  7. Chicagoan Pt. I
  8. Chicagoan Pt. II
Category : Recensioni
Tags : Crossover
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11th Mag2015

Stream City – HOAX

by Rod

Stream City - HOAXNel dannato girone dantesco dei musicisti avvezzi all’eccessiva ossessione per l’estetica, troviamo spesso giovani band che cercano di accaparrarsi consensi (e magari anche un contratto discografico con una major) scopiazzando qua e là parti pentagrammate rubate a figure mitologiche del rock, gente che di questo genere ha scritto i fondamenti con opere divenute vere e proprie pietre miliari tramandate ai posteri. Ogni tanto però, capita di ascoltare qualcosa di originale, qualcosa di veramente unico nel suo genere, tanto orecchiabile quanto intricato, tanto godibile quanto imperscrutabile. HOAX dei danesi Stream City, rispecchia appieno quanto abbiamo premesso, mostrando tutto il talento di una band che si presenta sulle scene con questo secondo lavoro assolutamente originale, un disco semplice e spocchioso nello stesso tempo, che mescola il rock ed il metal moderno ad elementi provenienti da generi e sottogeneri assolutamente avulsi ai primi, su tutti il folk e la celtica.

Nell’ascolto ci si può imbattere ad armonie di violini che aprono a segmenti ruvidi di chitarra elettrica, oppure a momenti musicali in cui da atmosfere da colonna sonora di imprese di pirati e briganti si passa in maniera repentina a vorticosi passaggi in prog metal, che riportano l’ascoltatore aggrappato alla bollente transenna di un loro concerto. Tutti questi complicatissimi passaggi tecnici, in commistione ad una grande varietà di diversi elementi musicali, sono supportati da melodie vocali assolutamente mainstream, e quindi vincenti, un mondo assolutamente vicino a quello di band statunitensi come Panic! At The Disco o Fallout Boy, i quali, al diffuso filone alternative, hanno saputo dare sfumature punk e pop ancora più moderne, arricchite, come già detto in precedenza, da elementi sonori e strumentali tra i più disparati. Nel caso di specie degli Stream City, il richiamo è quindi esplicitamente voluto al mondo folk, il tutto probabilmente per deduttiva vicinanza alle loro radici nord europee.

Una buona produzione, un package avvincente e una varietà di brani davvero originali, sono tutti i punti di forza di HOAX, anche perché in questo album di talloni d’Achille, a dirla tutta, è davvero difficile trovarne.

Autore: Stream City Titolo Album: HOAX
Anno: 2015 Casa Discografica: Prime Collective Records
Genere musicale: Crossover Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.streamcity.sc
Membri band:

Dion Lambrecht Finne – voce, chitarra

Brian Brinksby – chitarra

Christian Hjort Lauritzen – tastiere, violino

Mattias Rasmussen – basso

Mikkel Furbo – batteria

Tracklist:

  1. Dystopia

  2. Poltergeist

  3. The Hoax

  4. Epoch Of Revolution

  5. Witch Hunt

  6. Hail The Machine

  7. Sea Of Lies

  8. Dying Suns

  9. Manipulator

  10. I, The Watcher Of Earth

  11. Prelude To An Earth

  12. Clock Of Immortality

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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19th Gen2015

Sula Ventrebianco – Furente

by Marcello Zinno

Sula Ventrebianco - FurenteL’avevamo conosciuti con Via La Faccia (album recensito da noi a questa pagina) i Sula Ventrebianco, combo campano che con la medesima line-up sforna Furente, dodici tracce per circa cinquanta minuti di rock profondo e trasversale. La loro natura non è cambiata, il loro rock/crossover continua a colpirci dritti in faccia, abbandonando qualsiasi laconica ambizione di semplicità e sorprendendoci (letteralmente) per la struttura delle tracce e per i vari contributi dei singoli strumenti. Non si tratta di riff o di strofe azzeccate, qui è il valore nel complesso che esce fuori: dalle doppie voci agli arrangiamenti, dalle melodie alle energiche chitarre elettriche, tutto in una compattezza produttiva ed esecutiva di ottimo livello. Dal rock dei Muse (primo periodo) al nu metal passando per la vera concezione del crossover: i Sula Ventrebianco ne hanno per tutti e in questo album mettono in campo anche una certa variabilità tra le diverse composizioni. Lingua Gonfia è un brano contrario alla normale natura della band, pieno di pathos, che si concentra molto più sulle emozioni represse che non sulle raffiche sprigionate dal quartetto in altri momenti. E’ proprio da questa traccia che inizia una vena più intimista di Furente, dove la voce si impossessa del ruolo di protagonista, prendendosi una pausa con il brano Glory Hole in cui, prima una sei corde e poi un basso filtrante, il rock esce fuori fin dal suo odore, pregno di una sezione ritmica che colpisce come un colpo dietro la nuca.

Rispetto ai primi brani pieni di calorie, anche Grano prende le distanze, capitalizza (in primis nell’assolo) certo rock strumentale e imbastisce un letto di psichedelia viva sotto le strofe. Noi li preferiamo quando accelerano e alzano il volume: brani come Allo Specchio o Notre Dame sono innovativi e diretti allo stesso tempo, sul finire dell’album invece sembra che i Nostri abbiamo (ri)mutato pelle. Packaging importante quello di Furente visto che include un seme del Joshua Tree (sì, quello già reso famoso anni fa dagli U2) e invita chiunque a seminarlo: si tratta di una pianta che si prende gioco del tempo vivendo per secoli. L’intento è quello di sensibilizzare le persone contro l’attuale mentalità del “tutto e subito” e l’importanza della lungimiranza, nella vita, in tutto. Un po’ meno ricco il booklet interno ma comunque completo dei testi. I Sula Ventrebianco rappresentano la vera band di rock moderno, al passo con i tempi e capace di portare la scena avanti, concretamente.

Autore: Sula Ventrebianco Titolo Album: Furente
Anno: 2014 Casa Discografica: Ikebana Records
Genere musicale: Crossover, Rock Voto: 7,25
Tipo: CD Sito web: http://www.sulaventrebianco.net
Membri band:

Sasio Carannante – voce, chitarra, kazoo

Giuseppe Cataldo – chitarra, cori

Mirko Grande – basso, cori

Aldo Canditone – batteria, percussioni

 

Per i live:

Caterina Bianco – violino, viola, cori

Salvatore Carrannante – synth, pianoforte

Tracklist:

  1. Notre Dame
  2. Mani Di Piuma
  3. …di Striscio
  4. Cumulonembo
  5. Lingua Gonfia
  6. Subito Prima
  7. Delle Onde
  8. Glory Hole
  9. Grano
  10. Allo Specchio
  11. Cornelio
  12. Così Finta
Category : Recensioni
Tags : Crossover
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06th Dic2014

VOLUMIcriminali – Frammenti D’Istanti

by Marcello Zinno

VOLUMIcriminali - Frammenti D'IstantiI VOLUMIcriminali sono una band che può facilmente far inciampare l’ascoltatore. Dai primi istanti del loro nuovo EP Frammenti D’Istanti, che ben rappresentano la loro carica energetica, si presentano come dei Rage Against The Machine all’italiana, con un crossover imposto con l’accetta e uno spirito core trascendente. In realtà ad ascoltarli bene si toccano con mano le influenze nu metal maturate dal combo ligure che li rendono, a parer nostro, più attinenti a chi ama questo genere. Eppure creativamente i VOLUMIcriminali risultano interessanti: la cover dei CSI Forma E Sostanza stravolge la versione originale inserendo una chiave elettrica e una nu metal tanto da farla sembrare qualcosa di nuovo, una forma che non avrebbe mai potuto assumere un brano simile. La terza traccia risulta quella più completa, con dei testi irriverenti ma vestiti molto bene sotto il profilo musicale: stacchi, doppie voci, chitarra più variegata…tutti gli elementi danno l’impressione di un’attenzione compositiva maggiore. Diverso è quello che dice: non un semplice brano rivoluzionario ma qualcosa di più. Al contrario Distante è un brano più digeribile, il ritornello infatti resta ben impresso ma va esclusa la parte centrale che spezza la corsa con soluzioni più ricercate.

Il nu core è un genere di nicchia, forse troppo, in cui le band di solito fanno fatica a differenziarsi ma seguono degli stereotipi un po’ troppo canonici. I VOLUMIcriminali sono una buona eccezione visto che da una manciata di brani esce fuori la carica emozionale che sprigionano e la voglia di non uniformarsi (ascoltate la batteria quasi jazz in Abradere per avere un altro esempio) che dovrebbe essere il principio cardine della scena.

Autore: VOLUMIcriminali Titolo Album: Frammenti D’Istanti
Anno: 2014 Casa Discografica: Vacation House Records
Genere musicale: Crossover, Nu-core Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: http://www.reverbnation.com/volumicriminali
Membri band:

Ragno – basso

Bacchetta – batteria

Shuster – voce

Renna – chitarra

Pogo – voce

Tracklist:

  1. Prima Fermata Destino

  2. Forma E Sostanza

  3. Diverso

  4. Distante

  5. Abradere

  6. Uomo Di Porcellana

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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16th Ott2014

Vaio Aspis – Radica

by Rod

Vaio Aspis - RadicaSotto la lente d’ingrandimento di RockGarage arrivano oggi i Vaio Aspis, band vicentina reduce dall’uscita di Radica, album che giunge sulle scene a quattro anni di distanza dal precedente Be The Other e che segna il passo con due novità significative rispetto al passato: line-up diversa e testi in italiano. Quello che abbiamo tra le mani è un prodotto molto grezzo seppur ben definito nella sua ottima confezione sonora: chitarre chirurgiche sovrapposte ad una sessione ritmica serrata, doppio vocalist, songwriting trasversale ed aggressivo. Ben fatto il booklet e l’intero packaging. Stilisticamente, il suono di questa band si materializza attraverso la fusione del più moderno nu metal ad elementi rock tipicamente estremi, quali grunge, heavy e crossover. Potremmo inoltre aggiungere (ma lo avranno già fatto in molti) che dall’ascolto di questo lavoro appaia lampante quanto il progetto artistico Vaio Aspis sembra (pro)seguire in paio – o ricalcare – quello dei torinesi Linea 77, primi (o forse più fortunati) ad imporsi sul mercato sotto questa veste artistica. Istruzioni per l’uso: Radica va metabolizzato in profondità, cercando casomai di scostarsi quanto più in là dalla semplice constatazione della struttura “linea sonora incazzata+testo interpretato+chorus melodico”.

Teniamo ben presente che stiamo parlando di una band di prospettiva, ancora acerba dal punto di vista dell’esperienza, ad oggi capace di mostrare un potenziale che necessita di altre metamorfosi musicali che li indirizzi verso la maturazione di una identità propria, magari più originale e meno assimilabile a stereotipi di cose già sentite. Gli stessi Linea 77 dopo i fasti di un decennio fa, probabilmente vittime e carnefici del loro stesso immutato sound, sembrano oggi aver perso molto di quello smalto che inizialmente aveva fomentato il loro fortissimo exploit d’avvio. Se questa speranza dovesse invece rimanere vana, l’episodio di Radica rimarrà solo il tentativo di passaggio di una delle millemila band che avevano qualcosa da dire alla loro generazione ma che nel mentre hanno desistito dall’impresa. Non deludeteci.

Autore: Vaio Aspis Titolo Album: Radica
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Nu Metal, Alternative, Crossover Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/vaioaspis
Membri band:

Michele Lombardi – voce

Luca Cracco – voce

Denis Forciniti – chitarra

Alessio Magnabosco – chitarra

Juri Vencato – basso

Luca Zordan – batteria

 

Tracklist:

  1. Sono Ancora Qui
  2. Nuovo Giorno
  3. Con Il Tempo Il Cane Impara A Sentire L’odore Di Rabbia
  4. Violenza Di Strada
  5. Il Giorno Muore All’alba
  6. Sotto Ricatto
  7. L’eternità Di Un Attimo
  8. Quel Vuoto In Te
  9. Il Paese Degli Uomini Integri
Category : Recensioni
Tags : Crossover
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06th Ott2014

SKW – Signs

by Alberto Lerario

SKW - SignsFormatasi a Milano nel lontano 1989 (la formazione attuale è stabile dal 1996) con il moniker Skywalker, successivamente cambiato in SKW, la loro esperienza è maturata prevalentemente sui palchi di tutta Italia e buona parte d’Europa, infatti Signs è il quinto disco prodotto da questa band che ha sempre abbinato alle loro opere tour infiniti.Questa volta la formazione meneghina prova a variare dalle proprie linee guida, inserendo nel loro classico sound fatto di alternative crossover, elementi metalcore.L’anima melodic tuttavia prevale su quella più prettamente aggressiva dando vita ad un prodotto ormai ben codificato nel mondo metal nostrano, ed anche se non particolarmente innovativo l’album scorre veloce senza grossi intoppi.La solida sezione ritmica tessuta da Mirko Voltan e sostenuta alle pelli da Giancarlo Piras, ben si interseca con il solido riffing di Simone Analclerio, che ci lascia orfani però di una qualche variazione daltema di base. La voce di Laratro si trova a proprio agio sia su trame più aggressive, grazia ad un taglio ruvido, sia durante refrain più melodici non superando mai i limiti tracciati, come nella ballad (se si può definire così) Never So Close.

La traccia più convicente è sicuramente l’opener Light, che sublima al meglio tutte le caratteristiche sopra citate e presentate alla grande grazie al climax che porta al refrain principale. Di assoluto livello stilistico sono poi A New D Sign e la cover dei Rush Red Sector A. Purtroppo il disco non mantiene la stessa carica e lo stesso tiro per tutta la sua durata, scivolando un po’ nell’anonimato con tracce meno vivaci e più confuse come When Tomorrow Becomes Today e Fail.Signsè quindi un album gradevole per la sua linearità, ma proprio quello che è il suo punto forte alla lunga diventa un elemento di debolezza, perché la band non riesce ad uscire dalla rotta impostata ed a ingranare quella marcia in più decisiva per rendere il disco più memorabile.

Autore: SKW Titolo Album: Signs
Anno: 2014 Casa Discografica: Bagana Records
Genere musicale: Crossover, Alternative Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.skw.it
Membri band:

Marco Laratro – voce

Simone Anaclerio – chitarra

Mirko Voltan – basso

Giancarlo Piras – batteria

Tracklist:

  1. Light

  2. The Final Destination

  3. Amnesia

  4. Fail

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Category : Recensioni
Tags : Crossover
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