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14th Mag2020

Mass Murder – Extreme Extinction

by Marcello Zinno
Osserviamo la copertina di Extreme Extinction e ci balzano subito in mente i Rings Of Saturn per quel loro legame con gli psycho cartoon a sfondo alieno. E anche come proposta, chi ha apprezzato il loro stile potrebbe trovarsi piacevolmente sorpreso nell’ascoltare questo lavoro dei Mass Murder; non che il techno death metal e il brutal death siano ambiti uguali, ma in fatto di sonorità estreme e concept le due band si avvicinano (anche nella musica dei Mass Murder si ravvisa molta tecnica). Davvero caparbio il brutal dei Mass Murder, da anni non ascoltavamo una proposta di questo genere con una produzione adeguata (molto bello il suono del drumming), il rischio di impasto sonoro e suoni lo-fi è altissimo in album di questo genere e i ragazzi evitano benissimo l’ostacolo con un lavoro molto accurato, al pari dei grandi nomi del genere. Promossa anche la scelta di puntare a dei brani dalla durata limitata (solo una traccia supera i 3 minuti) che permette di rendere ancora più concentrata la violenza di fuoco del combo ed evitare di perdersi in lungaggini inconcludenti (l’album dura in totale 22 minuti). D’altra parte se si aderisce al brutal metal si sa che la violenza sonora deve essere un ingrediente fondamentale e in questo Extreme Extinction non vi lascerà delusi.

Affascinanti le trame chitarristiche di Fed Up, un brano che presenta anche molte varianti; molto bello anche l’intermezzo strumentale di Ruthless Judgment e il groove che ci regala Consumed By The Sin. Se amate il brutal dovete dare una possibilità agli italiani Mass Murder. Non ve ne pentirete!

Autore: Mass Murder Titolo Album: Extreme Extinction
Anno: 2020 Casa Discografica: Sliptrick Records
Genere musicale: Brutal Death Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/MassMvrderOfficial/
Membri band:
Francesco Corcio – chitarra
Alessandro Sarni – batteria
Aurora Corcio – basso
Aldo Gorgoglione – voce
Tracklist:
1. No Mercy (Intro)
2. Extreme Extinction
3. Refused Fate
4. The Ancient Blade Of Suffering
5. Nourished Pain
6. Fed Up
7. Ruthless Judgment
8. Consumed By The Sin
9. Disembowelment Form Impurity (feat. Luis Maggio)
Category : Recensioni
Tags : Death metal
0 Comm
03rd Mag2020

Horrible Creatures – Internal Decline

by Marcello Zinno
Vengono dall’Est e hanno le idee molto chiare: gli Horrible Creatures si presentano come una death/thrash metal band ed è esattamente quello che propongono. I brani del loro nuovo EP, non il primo capitolo della loro quasi decennale discografia, alterna passaggi dal riffing tipicamente thrash ad elementi fortemente death (dalle linee vocali, ad assoli affilati passando per una sezione ritmica distruttiva). Internal Decline (questo il titolo dell’EP) non ha una produzione perfetta, anche se accettabile considerando che si tratta di un’autoproduzione, ma ha davvero tanta determinazione. Artifical Death è un brano compatto, potremo dire serrato in cui solo ad immaginarsi di suonare gli strumenti a corda viene il male ai tendini; bello il passaggio centrale che richiama stilemi cari al death metal. D.S.O.M. (Dissociative State Of Mind) è il vero schiacciasassi che abilita il pogo forsennato in sede live, un pezzo profondamente death metal che intende essere privo di compromessi e che esalta l’intransigenza del quintetto, attitudine che viene sottolineata ancora di più nella breve e concisa Human Remains. Se amate la musica estrema noi ve li consigliamo.

Autore: Horrible Creatures Titolo Album: Internal Decline
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Death Metal, Thrash Metal Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/HorribleCreatures/
Membri band:
František Fišer – voce
Vladislav Prokop – chitarra
Jan Filip – basso
Jiří Frischholz – batteria
Tracklist:
1. Unprocessed
2. Artificial Death
3. Human Remains
4. D.S.O.M. (Dissociative State Of Mind)
Category : Recensioni
Tags : Death metal
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20th Apr2020

Crowdead – Malphas

by Gabriele Rusty Rustichelli
Nati nel 2017 i Crowdead escono oggi con il loro debutto Malphas, un misto tra death metal e trash metal con un’attitudine old shool non indifferente. I quattro ragazzi picchiano parecchio rianimando un sound di un genere che forse ultimamente aveva perso il suo smalto. La sezione ritmica tira come un treno, chitarre potenti e riff che nulla hanno da invidiare alle vecchie pietre miliari del genere. Nulla di troppo tecnico, pochi fronzoli e poche sperimentazioni…dritti al sodo a quello che il genere per anni ha seminato in un pubblico duro a morire. Potremo dirvi “nulla di nuovo” ma dal momento in cui una band si presenta con una definizione di “old school” non si può certo ricercare innovazione e sperimentazione. Quindi focalizziamoci sull’efficacia dei brani e su un sound intramontabile per molti. La voce di Mike è aggressiva dall’inizio alla fine, come a molti amanti del genere piace, senza compromessi, senza parti “melodiche” e senza alternare parti pulite al growl. La tecnica è buona, la voce è profonda e riesce a creare atmosfere interessanti che non stancano e non risultano monotone. I riff di chitarra sono sempre travolgenti, attingono alle vecchie glorie dello stile ma con carattere. Ci sono richiami di ispirazione del genere, come è giusto che sia, ma la band riesce comunque con questo disco a creare uno stile proprio e definito.

Consigliato a tutti i nostalgici, uno stile che riesce sempre a sfamare le orecchie più esigenti con suoni estremi. Di certo i ragazzi continuando nel loro percorso musicale si possono permettere di esplorare anche nuove atmosfere, le capacità tecniche le hanno e con questo lavoro hanno messo la prima bandierina a quella che potrebbe essere una carriera musicale interessante. Sperando che possano uscire dall’underground ed affacciarsi ad un pubblico internazionale dove questo stile trova la massima espressione.

Autore: Crowdead Titolo Album: Malphas
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Death Metal, Thrash Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/crowdeadmetal
Membri band:
Mike Pellegrino – voce
Matteo Usberti – chitarra
Stefano Bertozzi – batteria
Andrea Bissolati – basso
Tracklist:
1. Load
2. Overload
3. Malphas
4. Serpent Specter
5. Pray And Burn
6. In Serch Of My Demon
7. Deadcrow
8. The Stepsister’s Deceit
9. Parasite Shame
Category : Recensioni
Tags : Death metal
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27th Feb2020

Sepultura – Quadra

by Massimo Volpi
Quadra è il nuovo, monumentale, album dei Sepultura. La opener Isolation, rapida, violenta, rabbiosa, perfetto concentrato di quello che troveremo nelle altre canzoni, condito dagli ingredienti tradizionali al quale ci hanno abituato i Sepultura, compresa quella sperimentazione, arma a doppio taglio che qualche volta ha finito per ferire i Sepultura stessi, per mano di critici e fan. Una base di thrash metal in salsa death, con quel groove tipico che solo la band brasiliana sa avere, e mantenere. La potenza della voce di Derrick Green è indiscutibile ma di certo merita una menzione la chitarra di Andreas Kisser (anche nella strumentale The Pentagram), quanto mai ispirato e in forma; così come le percussioni e gli arrangiamenti. Non mancano certo le sonorità tribali (Capital Enslavement, Guardians Of Earth e Autem), così come la parte più melodica dei cori (Raging Void). Un album fatto di belle canzoni, senza cali troppo evidenti, di sperimentazione e aggressività, come sempre curiosi e proiettati al futuro, mantenendo uno sguardo, doveroso, alle proprie radici. Oltre ai riffoni più tradizionalmente thrash (Means To An End), ci sono assoli e cambi di velocità pazzeschi (Last Time) e richiami al passato (Ali); c’è la delicatezza di Quadra, title track dai delicati arpeggi di chitarra e ci sono le sonorità oniriche di Agony Of Defeat; e poi c’è la violenza, la potenza, la rabbia ma forse anche paura, dolore, sofferenza e coas, per citare il brano di chiusura (Fear, Pain, Suffering, Chaos) che vede un featuring alla voce di Emmily Barreto dei Far From Alaska, forse il brano più complesso e “difficile” da digerire.

Dopo più di 35 anni di attività, avere ancora la voglia, la curiosità di esplorare, di sperimentare e di esprimere rabbia, non è proprio una cosa comune a tutte le band. Ma nessuno è come i Sepultura, nel bene e nel male. Copertina semplice ma molto d’impatto, mostra una “vecchia” moneta, datata 2020, come fosse un ritrovamento per le generazioni future, alle quali auguriamo di cuore che, insieme alla moneta, venga tramandato anche questo album. Un album molto bello, forse nella top ten del 2020.

Autore: Sepultura Titolo Album: Quadra
Anno: 2020 Casa Discografica: Nuclear Blast, Swan Edition
Genere musicale: Thrash Metal, Death Metal, Groove Metal Voto: 9
Tipo: CD Sito web: https://www.sepultura.com.br/
Membri band:
Derrick Green – voce
Andreas Kisser – chitarra
Paulo Jr. – basso
Eloy Casagrande – batteria e percussioni
Tracklist:
1. Isolation
2. Means To An End
3. Last Time
4. Capital Enslavement
5. Ali
6. Raging Void
7. Guardians Of Earth
8. The Pentagram
9. Autem
10. Quadra
11. Agony Of Defeat
12. Fear, Pain, Suffering, Chaos
Category : Recensioni
Tags : Death metal
1 Comm
14th Gen2020

Toolbox Terror – Unidentified Flesh Object

by Massimo Volpi
Buonissimo il nuovo lavoro dei genovesi Toolbox Terror, Unidentified Flesh Object. Dodici tracce di death metal puro, pesante e veloce, ispirato ai film horror e slasher anni 70 e 80. Influenzati da grandi nomi del genere come Carcass, Behemoth, Lamb Of God, Slayer e Cannibal Corpse, i Toolbox Terror sviluppano un suono proprio, rapido e feroce, con ottimi riff e soli efferati (Toolbox Terror). Un cantato ben strozzato (Violent Behavior) ma anche capace di variare (Hanged, Drawn And Quartered) e batteria violenta e precisa. Spiccano tra le altre, Chop Until You Drop, la “thrashona” Doppelganger e la traccia di chiusura Heritage Of Horror. La copertina è un “oggetto non identificato di carne” che ben si addice al genere e all’album. Questo album è una cassetta degli attrezzi ben fornita e ben curata, pronta a qualsiasi lavoro, anche e soprattutto “sporco”.

Autore: Toolbox Terror Titolo Album: Unidentified Flesh Object
Anno: 2019 Casa Discografica: MASD Records
Genere musicale: Death Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.facebook.com/TOOLBOXTERROR
Membri band:
Matteo Bordino – voce
Roberto Lucanato – chitarra
Andrea Giordano – chitarra
Luca Bordino – batteria
Sergio Biancanelli – basso
Tracklist:
1. Violent Behavior
2. Toolbox Terror
3. Maniac
4. Not Dead Yet
5. Hanged, Drawn And Quartered
6. Letheon
7. Doppelganger
8. Bloodbath
9. Chop Until You Drop
10. U.F.O.
11. All I See Are Corpses
12. Heritage Of Horror
Category : Recensioni
Tags : Death metal
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06th Gen2020

As I Lay Dying – Beneath The Encasing Of Ashes

by Marcello Zinno
Alle soglie del nuovo secolo, dopo un’esperienza con i Point Of Recognition, il chitarrista (in seguito cantante) Tim Lambesis e il batteria Jordan Mancino decidono di formare una nuova band, gli As I Lay Dying, che si farà largo nella scena metalcore. In quegli anni il metalcore non era stato ancora definito per bene: quando gli As I Lay Dying pubblicarono l’album d’esordio i Killswitch Engage avevano pubblicato solo l’omonimo debutto e i Lamb Of God avevano due album alle spalle; molte altre realtà importanti del metalcore internazionale dovevano ancora nascere (esempio i Trivium). Non a caso Beneath The Encasing Of Ashes sembra più un album di death metal che di metalcore in senso stretto, probabilmente ha avuto peso anche il fatto che l’accoppiata Lamesis/Mancino reggeva l’intero progetto che ai tempi poteva essere considerato quasi un duo; inoltre pesa anche il fatto che compaiono solo linee vocali in growl. Basta ascoltare brani come Blood Turned To Tears o The Innocence Spilled per capire che la matrice death spicca nello stile della band del 2001, mentre i primi semi del metalcore si colgono con le chitarre di A Breath In The Eyes Of Eternity o con l’incedere di Refined By Your Embrace (quest’ultima figura come una canzone d’amore seguendone i testi).

La produzione è assolutamente scarna, vero punto debole di Beneath The Encasing Of Ashes, un lavoro che presenta un ammasso di suoni nel pieno delle lezioni di metal estremo; anche sotto il profilo compositivo la band vivrà tempi migliori. L’album è stato poi ristampato all’interno di una successiva uscita targata As I Lay Dying dal titolo A Long March: The First Recordings che include i primi due album della band.

Autore: As I Lay Dying Titolo Album: Beneath The Encasing Of Ashes
Anno: 2001 Casa Discografica: Pluto Records
Genere musicale: Death Metal, Metalcore Voto: 5
Tipo: CD Sito web: http://www.asilaydying.com/
Membri band:
Tim Lambesis – voce
Evan White – chitarra
Noah Chase – basso
Jordan Mancino – batteria
Tracklist:
1. Beneath The Encasing Of Ashes
2. Torn Within
3. Forced To Die
4. A Breath In The Eyes Of Eternity
5. Blood Turned To Tears
6. The Voices That Betray Me
7. When This World Fades
8. A Long March
9. Surrounded
10. Refined By Your Embrace
11. The Innocence Spilled
12. Behind Me Lies Another Fallen Soldier
Category : Recensioni
Tags : Death metal
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28th Nov2019

Hunting The Beast – When Night Falls…

by Massimo Volpi
Ho scoperto che Fano, provincia di Pesaro e Urbino, è sul confine con la Norvegia. Sì perché gli Hunting The Beast sono marchigiani ma potrebbero benissimo provenire dalle lande fredde del death metal. Dove la brutalità è di casa e il growl il metodo tipico di esprimersi. Abbandonando gli scherzi, gli Hunting The Beast rappresentano una realtà più che interessante dello scenario, se ne esiste uno, più oscuro del metal italiano. Un cantato violento ma ben controllato; pezzi brevi, concentrato di violenza, potenza e buone intuizioni. When Night Falls… scorre via veloce fin dall’apertura, Scheduled Apocalypse, che alterna parti veloci e intervalli più cadenziati. Segue la traccia che dà (o prende?) il nome alla band, esplosiva, violenta, cupa, ma pulita e convincente. Interessante la title track, come anche Daemonic Seduction e la conclusiva Practice For Humiliation.

Ma non è semplice indicare un brano piuttosto che un altro. Tutto l’album suona compatto e uniforme, seppur con diverse idee sviluppate e strade percorse. Un disco d’esordio sicuramente riuscito per una band da tenere d’occhio nel panorama, spesso troppo scarno, del metal estremo italiano.

Autore: Hunting The Beast Titolo Album: When Night Falls…
Anno: 2019 Casa Discografica: Hellbones Records
Genere musicale: Death Metal, Brutal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/Hunting-the-Beast-448853671904290/
Membri band:
Pietro Dorpetti – chitarra
Enrico Camillucci – basso
Giampaolo Conti – batteria
Daniel Salvatori – voce
Tracklist:
1. Scheduled Apocalypse
2. Hunting The Beast Pt2
3. When Night Falls…
4. Into The Abyss
5. Sawboss
6. B33920
7. Daemonic Seduction
8. Killer Of Killers
9. Arms Dealer
10. Practice For Humiliation
Category : Recensioni
Tags : Death metal
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22nd Nov2019

Hyperborea – Umbra

by Marcello Zinno
Longevi gli Hyperborea, realtà dedita ad un death metal davvero chirurgico, tutto targato Bulgaria. Nonostante la carriera ventennale la band si presenta quest’anno con il terzo full-lenght dal titolo Umbra e ci colpisce senza mezze misure. La scuola death è marcatamente segnata nei diversi brani ma la band ci stupisce per una perizia esecutiva e un cura del riffing che per molte formazioni di pari genere è pura utopia, spesso nascondendo la mancanza di risorse e la poco curata produzione dietro l’alibi della aderenza ad un fascino old school. E invece questo quintetto colloca un album death che non solo è a suo agio nell’epoca del “metal moderno” ma che ha davvero tanto da dire nella scena death metal, sempre più ancorata a stilemi triti e ritriti che spesso fanno più eco con il passato che non esprimere idee nuove. Silent Stream è uno dei brani che più ci spiazza della prima parte della tracklist, con i suoi numerosi cambi di tempo e le ambientazioni che sconfinano rispetto all’approccio “tutto riff spacca ossa”. Supremacists invece è perfetta per i contesti live: moshing si alternano a riff cadenzati con un drumming sempre sugli scudi, pregevole anche per chi ha ascoltato centinaia di album death. In Wrong Planet Syndrome si assaggiano anche incursioni nel technical death metal, costruzioni che sono assolutamente alla portata di questi bravissimi musicisti.

Belli anche i pochi assoli, come in From Within, che mostrano una perizia tecnica fuori dal comune, elemento che comunque viene a galla in tutte le altre tracce da parte di tutti i musicisti. Gli Hyperborea si distinguono proprio per questo, tecnica e precisione unite alla voglia di restare fedeli ai dogmi del death ma anche variare all’interno della medesima traccia al fine di tenere alta l’attenzione, anche in termini di songwriting, profilo assolutamente di ottimo livello. Una realtà sicuramente attraente sia in cuffia che in sede live.

Autore: Hyperborea Titolo Album: Umbra
Anno: 2019 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Death Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/hyperboreaband
Membri band:
Dancho Ivanov – voce
Yordan Kanchev – chitarra
Andrey Andronov – chitarra
Vladimir Ivanov – basso
Antonis Trochopoulos – batteria
Tracklist:
1. Jung’s Forewarn
2. Home Of My Misery
3. From Within
4. Silent Stream
5. Supremacists
6. Two Extremities
7. Unwelcome
8. Wrong Planet Syndrome
9. Atavistic Fear
Category : Recensioni
Tags : Death metal
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16th Ott2019

Abbinormal – 1996

by Massimo Volpi
Milano odia e lo grida nei dischi. O almeno in questo 1996 degli Abbinormal. Un album grind-death-thrash di sedici tracce potenti, veloci, urlate e ritmate. Nemmeno 25 minuti di durata. Partenza a razzo e un brano che la dice tutta sull’album, Epilectic Fit. Andamenti thrash che si sovrappongono a un cantato decisamente più pesante (Let Me Show You How I Kill), quasi giocosamente (Gunkan è ovviamente un omaggio a Momo dei S.O.D.) a volte ma con grande grande potenza e personalità: vari, mai troppo ripetitivi e mai fermi su uno stesso genere o concetto. Una bella scoperta questi Abbinormal. Un album che prende il nome dall’anno di concepimento di maggior arte dei brani; brani che sono stati lasciati a stagionare per 20 anni, ripresi, riarrangiati, rimasterizzati e incisi. Il brano che porta il nome del gruppo è una strumentale sul quale sono stati abilmente appoggiati degli stralci audio dal film Frankenstein Junior, da dove deriva il termine Abbinormal appunto.

Qualche ospite, come Luciana Catananti dei Mechanical God Creation, voce in Urban Massacre, e Diego Didi Cavallotti dei Lacuna Coil che si occupa del solo in Macabre Dance Of Death; insomma tante idee, tanto volume, tanta potenza (Low); una voce a volte un po’ troppo “forzata” ma nel complesso una bella varietà di canzoni, ritmi e anche generi. La copertina è del maestro di penna su carta, Davide Scianca, che ha utilizzato i suoi personaggi, e il suo stile tra Giger e Tim Burton, per rendere questo lavoro ancora più interessante, soprattutto perché stiamo parlando di Milano. Gli Abbinormal sembrano davvero Bulletproof, come la canzone che chiude l’album. Io li terrei d’occhio.

Autore: Abbinormal Titolo Album: 1996
Anno: 2019 Casa Discografica: Sliptrick Records
Genere musicale: Crossover, Death Metal, Grindcore, Thrash Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/abbinormalband
Membri band:
Eric – voce, tastiere
Max – chitarra
Marco – basso
LKT – batteria
Tracklist:
01. Necromaniac
02. Epilectic_Fit
03. Hellcore
04. He Is The King
05. Gunkan
06. Let Me Show You How I Kill
07. Obsession
08. Earache
09. Low
10. Abbinormal
11. Urban Massacre
12. Don’t You Worry About The Song
13. Macabre Dance Of Death
14. Thermonuclear Extinction
15. Traumatic State Of Cirrhosis
16. Bulletproof
Category : Recensioni
Tags : Death metal
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06th Ott2019

Steignyr – Myths Through The Shadows Of Freedom

by Marcello Zinno
Questa volta l’ondata di barbari che raggiunge le nostre orecchie pronti a saccheggiare e depredare tutto quello che trovano prende il nome di Steignyr, band attiva da quasi un decennio e che ha alle spalle diverse uscite discografiche. Ciò che ci stupisce nella loro proposta è la predilezione per un metal epico, celtico, vichingo, scelta che solitamente e appannaggio dei Paesi scandinavi ma dobbiamo ricordarci che anche i Paesi della sponda mediterranea hanno voce in capitolo in questa scena, Italia compresa. L’ambientazione di guerra è il sale che rende più saporito il piatto degli Steignyr e che in questo 2019 assume l’epico nome di Myths Through The Shadows Of Freedom, titolo del loro terzo full-lenght. L’intro è bellissima, ci prepara ad una visione multisensoriale senza precedenti; gli arrangiamenti sono davvero ben fatti (i cori in primis, ma anche gli strumenti a fiato) anche se per scelte produttive l’elemento elettrico e più strettamente metal prende il sopravvento. Tutti questi elementi, insieme allo stile in growl del singer, ci fanno tornare in mente più volte il passato targato Amon Amarth anche se qui c’è un fatto che caratterizza (in bene e in male) il sound del quintetto: le chitarre. Se da un lato il suono gracchiante e ferraceo delle due sei corde rende ancora più sanguinario il concept sonoro della band, dall’altro, a nostro parere, fa perdere una grande chance. Sì perché l’album è davvero molto curato e intriso di attenzione compositiva, ma le chitarre avrebbero meritato una produzione molto più muscolosa e curata, cosa che avrebbe valorizzato la proposta nel complesso e offerto un trampolino di lancio a livello internazionale.

Frost Wolf spinge di più sulle pulsazioni cardiache inglobando più di una influenza thrash metal, Moonlight Forest è un’orgia di strumenti che sconfina nel prog metal ma che sa di epico in ogni suo passaggio. Questi sono i brani più particolari dell’album ma la parte principale di Myths Through The Shadows Of Freedom è fatta da un death metal dalle tinte epiche, con sfuriate metal ma anche cambi di tempo e passaggi intrisi di orchestrazioni, mai dal sapore sinfonico (a causa di ciò che dicevamo ad inizio recensione) ma pur sempre celtiche. Un punto di incontro tra le due visioni musicali è You’ll Never Be Forgotten, brano super consigliato che regala sia la potenza del death metal che la goliardia di momenti quasi folk; altro brano degno di nota è Whisper Calling sia per il suo riffing che per le female vocal che spettacolarizzano la vena metal del pezzo e infine i quasi otto minuti della titletrack che non ci lasciano un attimo di respiro (eccetto l’intermezzo centrale strumentale) regalandoci un headbanging dal sapore Die Apokalyptischen Reiter dei primi lavori. Un posto nella scena folk/epic death metal europea sicuramente se lo sono conquistati.

Autore: Steignyr Titolo Album: Myths Through The Shadows Of Freedom
Anno: 2019 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Epic Death Metal, Folk Metal Voto: 7,25
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/Steignyr
Membri band:
Jön Thorgrimr – voce, chitarra
Seimdar Fjolnir – chitarra
Lena – tastiere, voce
Hyrtharia – basso, voce
Zelther – batteria
Tracklist:
1. Salvation Throught Divinity
2. Those Who Lie
3. Black Rain
4. Calling The Immortals
5. Frost Wolf
6. Moonlight Forest
7. Arrows Of Time
8. You’ll Never Be Forgotten
9. Light Beast
10. Whisper Calling
11. Frozen In Time
12. Myths Through The Shadows Of Freedom
13. The Seven Eyes Of God

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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