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17th Set2018

Autokrator – Hammer Of The Heretics

by Massimo Volpi

Autokrator - Hammer Of The HereticsHammer Of The Heretics, nuovo lavoro degli Autokrator, è poco più di mezzora di brutale violenza industriale. Si apre con un intro death puro per poi sfociare in qualcosa di poco definibile ma non fastidioso. Un “cantato” soffocato quasi cavernicolo su riff pesanti e una batteria veloce e violenta. Ogni tanto compare qualche inserto stile film horror con grida, lamenti, rumori e carillon, ma poi è di nuovo brutalità. Veloce e violenta brutalità; con un sottofondo industriale che completa e confonde il tutto. La band parigina sorprende con un album a tratti angosciante ma di buona fattura, anche se talvolta sembra risultare un po’ troppo curato, quasi fosse un difetto alle latitudini dell’inferno. Autokratōr, dal greco antico, è traducibile come “colui che comanda secondo la sua volontà”, e mai nome fu più azzeccato. Il packaging è, nemmeno a dirlo, violento e brutale. Figure ambigue, catene e tanto sangue.

Un album che non lascia indifferenti. Breve ma brutale, a eccezione dei 3 minuti di Interlude, che, come l’intervallo di un film, servono per prendere fiato e ritornare alla realtà, prima del gran finale. Mostruoso.

Autore: Autokrator

Titolo Album: Hammer Of The Heretics

Anno: 2018

Casa Discografica: Krucyator Productions

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://autokrator.bandcamp.com/

Membri band:

LF – chitarra

David Bailey – voce

Kevin Paradis – batteria

Tracklist:

  1. Against Flesh And Blood

  2. Le Sang Impur

  3. Interlude

  4. Hammer Of The Heretic

  5. Inquisitio – Denunciatio – Exceptio

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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26th Giu2018

Profane Order – Tightened Noose Of Sanctimony

by Trevor dei Sadist

Profane Order - Tightened Noose Of SanctimonyDal Canada alla conquista del mondo, a suon di raffiche di death/black old school. Questa è la storia dei Profane Order, oscuro combo canadese che di certo si può dire fedele alla vecchia scuola. Tightened Noose Of Sanctimony è il nuovo album, di fatto si tratta di una ristampa, un combo micidiale (album+EP). Il genere proposto dai temibili Profane Order oscilla come detto tra un death e black metal, il tutto senza troppi fronzoli, non c’è tempo per rilassarsi, si sale sulla carrozza del male e da subito si capisce che l’intenzione della band è di non fare prigionieri. In copertina un cappio al collo per l’ipocrita, la corda è tesa, almeno quanto quelle delle sei corde che disegnano trame infernali, tra riff di chiara matrice black e mid-tempo affezionati al death di vecchia scuola swedish. L’aggressione è compiuta, non c’è speranza, questa volta i Profane Order non lasciano scampo, grazie anche a una produzione che odora di vintage.

Blasfemi, cattivi, malvagi, tutto questo è metal estremo, deathsters, blacksters non lasciatevi sfuggire questo disco sarebbe un peccato letale. In alto il nostro saluto!

Autore: Profane Order

Titolo Album: Tightened Noose Of Sanctimony

Anno: 2016 (ristampato nel 2018)

Casa Discografica: Krucyator Productions

Genere musicale: Black Metal, Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://profaneorder.bandcamp.com

Membri band:

n.d.

Tracklist:

Tightened Noose Of Sanctimony

1. Sick Seed Eradication

2. Total Sacrifice

3. Terror Worship

4. Traitor’s Perdition

5. Summoning of Black Divinity

6. Morbid Lust

Marked By Malice (bonus track)

7. Rat’s Nest

8. Ad Nauseam

9. Dyed in the Wool

10. Misanthropic Sect

11. Foul Abhorrence

12. Siege

13. Natural Order

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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19th Giu2018

Gigantomachia – Atlas

by Marcello Zinno

Gigantomachia - AtlasArrivano dalla provincia di Frosinone, località non famosissima per l’extreme metal, eppure i Gigantomachia ci provano e secondo noi ci riescono. Pubblicano Atlas, una fusione di 9 tracce di lava incendiaria che elogiano il growling Pantera-style in abiti spigolosi ma meno aggressivi, parenti sì del death ma con delle ritmiche non a tutti i costi truculenti bensì dall’ampio respiro. Troviamo proprio in questo aspetto l’asso nella manica del quintetto: se infatti l’approccio alla Anselmo viene a galla in più di un momento e il riffing serrato fa da secondo trademark della band, l’aspetto puramente ritmico contribuisce più di tutti allo stile della band. Questo nel bene e nel male. Sicuramente si tratta di un aspetto positivo in quanto i brani scorrono cadenzati e sembrano composizioni più ricercate e meno violente; non compare un’esecuzione forzata lungo tutti i 40 minuti di ascolto bensì molte tracce (come Immortal) scorrono con il tempo giusto, mentre le due sei corde cercano di affilare maggiormente la proposta, tra assoli e pattern infuocati. Si potrebbe parlare di death metal melodico in diversi momenti, come in Aldebaran, di certo il loro non è uno stile senza compromessi, piuttosto un death grosso come un macigno e che in quanto tale si muove con la dovuta cautela. Al tempo stesso quindi anche un male, in quanto non ci sono sferzate, estremismi o esuberanze che caratterizzano le singole tracce ma l’album procede quasi omogeneo.

La produzione è buona, migliorabile ma alla luce della proposta musicale del combo possiamo dire che il risultato colpisce sicuramente nel segno. Bella prova quella dei Gigantomachia, ora non possono far altro che crescere.

Autore: Gigantomachia

Titolo Album: Atlas

Anno: 2018

Casa Discografica: Agoge Records

Genere musicale: Death Metal

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/Gigantomachia.Official/

Membri band:

Davide Angelo Pietrantoni – voce

Lorenzo “Barabaa” Suminier – basso

Alessandro Caponera – chitarra

Stefano Severa – chitarra

Nicola Frate – batteria

Tracklist:

  1. Rise Of Cyclop

  2. Eye Of The Cyclop

  3. Liberate The Titans

  4. Immortal

  5. Aldebaran

  6. Abyss Leviathan

  7. Leviathan

  8. Atlas

  9. Scylla & Cariddi

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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05th Giu2018

Mormânt De Snagov – Depths Below Space And Existence

by Massimo Volpi

Mormânt De Snagov - Depths Below Space And ExistenceProgramma della giornata, gita a Turku, Finlandia; colonna sonora, nemmeno a dirlo, death metal. Loro sono i Mormânt De Snagov, nome rumeno che indica la tomba (“mormânt”) dove sarebbe sepolto il conte Vlad, nel monastero sull’isola del lago di Snagov appunto, in Romania. I presupposti quindi ci sono tutti. Depths Below Space And Existence è un album cupo, come ovvio che sia, ma allo stesso tempo variegato e pieno di influenze tecniche interessanti; a tratti progressive, in altri post-metal in stile anni 90, non si può non considerare questo album come un lavoro interessante già dall’opener Never Speak Aloud. Le tipiche caratteristiche del genere sono più evidenti nelle parti cantate, mentre nelle strofe e negli incisi ci si imbatte in una serie di soluzioni creative, piuttosto differenti e non banali. Spiazzante potrebbe essere un termine azzeccato per descrivere l’intero album. Il tutto avviene comunque con armoniosità e non fa stridere durante i cambi di mood e di velocità. Pezzi lunghi, come da copione. Schizza via come un razzo, Resist, come un trattore supersonico che ara lo spazio dell’inferno.

Il viaggio continua poi con Stories Untold, un brano da nove minuti dove si può trovare tutto concentrato; si passa da un ritmo furioso con cantato serrato a un lungo solo melodioso di piano, affiancato poi dalle chitarre, che occupano gran parte della canzone e che non possono lasciare indifferenti. Ottime anche le successive Battle Neverending e Writhe Infinite che vanno via belle spedite, tra il doom e il prog, con un ritmo che si fa sempre più serrato fino a raggiungere il culmine nel pezzo di chiusura dell’album, The Roots Of Grief, che graffia e fa muovere la testa. Il logo della band è cambiato molto rispetto ai lavori precedenti, ma questo nuovo logo è oggettivamente brutto e non rispecchia tutto il lavoro fatto in questo album. L’artwork è distopico, con una sorta di guerriero metropolitano che contempla un suo simile, deceduto e divenuto scheletro, abbandonato su un suolo di un paesaggio dalle atmosfere post apocalittiche; una metafora perfetta in linea con le tematiche dei testi, presenti all’interno del libretto. Canzoni che si interrogano sulla mente e sull’essere umano come specie, facilmente influenzabili nelle ideologie di qualsiasi natura, siano religiose, politiche o sociali; un gregge di pecore dal cuore debole seguirà sempre le opinioni più forti creando confini artificiali che portano a società controllate e perdita di personalità. Ma allora, se viene persa la libertà e la capacità di pensiero, i Mormânt De Snagov si chiedono quanto può ancora valere una singola vita.

Sul bandcamp del gruppo finlandese, a proposito di questo disco, troviamo questa (auto)descrizione che può davvero racchiudere in poche parole quanto appena ascoltato: “L’album porta l’ascoltatore dalle grandiosità epiche alle atmosfere esoteriche, intervallate da brutalità e serenità nichilista“.

Autore: Mormânt De Snagov

Titolo Album: Depths Below Space And Existence

Anno: 2018

Casa Discografica: Pest Records

Genere musicale: Death Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/mormantdesnagov

Membri band:

Pekka Jokela – batteria

Sasu Haapanen – chitarra

Miska Lehtivuori – voce, chitarra

Pekka Venho – basso

Tracklist:

  1. Mentor Deceived

  2. Never Speak Aloud

  3. Resist

  4. Stories Untold

  5. Battle Neverending

  6. You’re Next

  7. Writhe Infinite

  8. The Roots Of Grief

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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22nd Mag2018

Bleeding Gods – Dodekathlon

by Trevor dei Sadist

Bleeding Gods - DodekathlonLa nuova fatica dei Bleeding Gods dal titolo Dodekathlon ci consegna una band in buono stato di forma. Il genere della formazione proveniente dai Paesi Bassi oscilla tra il death metal e pillole di metalcore, dove da quest’ultimo ha ereditato la melodia, che in questo caso va a giocare un ruolo molto importante in un connubio tra chorus di voci e tastiere. Di certo non manca la potenza, anzi tutt’altro, i Bleeding Gods sono un muro sonoro, grazie a riff granitici che insieme ad una batteria a volte marziale vanno a costituire un impatto letale, come nel caso di Multiple Devastation tra le mie preferite dell’intero album. Che cosa dovete aspettarvi?! Ho parlato di death metal e metalcore ma non lasciatevi ingannare i Bleeding Gods suonano dannatamente extreme metal, per tutto il resto lascio a voi la parola. Non manca davvero nulla, aggressività, rabbia, caratura tecnica e buone idee, un mix doveroso per essere apprezzati. C’è un po’ di tutto nella musica della Dutch band, l’epicità malvagia dei Behemoth, l’aura misteriosa degli ultimi Dimmu Borgir, l’electro black metal delle band ninetines in stile Covenant, Hate.

Un’altra bella sorpresa questo Dodekathlon, consigliato a tutti, specie a chi non riesce a stare lontano dal metal estremo. In alto il nostro saluto!

Autore: Bleeding Gods

Titolo Album: Dodekathlon

Anno: 2018

Casa Discografica: Nuclear Blast

Genere musicale: Death Metal, Metalcore

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.bleedinggods.net

Membri band:

Mark Huisman – voce

Ramon Ploeg – chitarra

Gea Mulder – basso, voce

Rutger van Noordenburg – chitarra

Daan Klemann – batteria

David Gutierrez Rojas – tastiere, effetti

Tracklist:

  1. Bloodguilt

  2. Multiple Decapitation

  3. Beloved Aretemis

  4. From Feast To Beast

  5. Inhuman Humiliation

  6. Birds Of Hate

  7. Saviour Of Crete

  8. Tyrannical Blood

  9. Seeds Of Distrust

  10. Tripled Anger

  11. Hera’s Orchard

  12. Hound Of Hell

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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24th Apr2018

Thorium – Blasphemy Awakes

by Trevor dei Sadist

Thorium - Blasphemy AwakesCon Penance i Thorium mettono da subito le cose in chiaro, il loro death metal è diretto, genuino. La band scandinava è attiva dal 1997 alle spalle diversi album e con questo nuovo Blasphemy Awakes torna all’attacco facendolo in modo davvero aggressivo. Il sound della band si divide tra pillole di death metal scandinavo, ora in stile Dismember, Entombed, ma subito dopo irrompe lo scream alla At The Gates, complice la melodia alle sei corde che fa tornare i Nostri sui passi dello swedish death. La caratura tecnica dei Thorium è davvero buona, ogni musicista possiede un curriculum di tutto rispetto, a tutto ciò ne giova il giudizio complessivo. Non c’è respiro, Blasphemy Awakes ha un solo obiettivo, far male, i Thorium sono riusciti a fare centro, specie con l’accoppiata Penance e Depravity, tra tempi tun-pa e grind, coadiuvati da riff granitici e voci infernali. Non ci sono stonature, questo è death metal sincero, come sempre l’onestà paga, i death metaller vogliono questo e sono certo che ascoltando il nuovo album dei Thorium non rimarranno assolutamente delusi.

Se qualcuno crede che il death metal sia morto si sbaglia di grosso, questo genere di musica non avrà mai fine, specie se in circolazione ci sono ancora band come i Thorium, che non mollano un colpo. Rimandi Gorefest, Morbid Angel, Obituary, se come il sottoscritto amate questo tipo di death metal vi consiglio di correre nel vostro negozio di fiducia e non farvi sfuggire questa nuova uscita dei Thorium dal titolo Blasphemy Awakes, sarebbe un imperdonabile errore. In alto il nostro saluto!

Autore: Thorium Titolo Album: Blasphemy Awakes
Anno: 2018 Casa Discografica: Mighty Music
Genere musicale: Death Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/thoriumdeathmetal
Membri band:

MHA – voce

Kraen Meier – chitarra

JP Storm – chitarra

Perra Karlsson – batteria

KB Larsen – basso

Tracklist:

1.      Metal Meltdown

2.      Penance

3.      Depravity

4.      Manac

5.      Slow Deep And Dead

6.      Trust No One

7.      Blasphemy Awakes

8.      Whispers From The Grave

9.      Dead Soul (Demigod Cover)

10.  Reign Of Osman

11.  Tengil

12.  Under The Black Skies

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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27th Mar2018

Codered – Dominions Of Our Deceitful Beliefs

by Trevor dei Sadist

Codered - Dominions Of Our Deceitful BeliefsEcco la ristampa del primo album dei rumeni Codered, formazione dove milita l’attuale batterista dei Pestilence, Septimiu Harsan. L’album uscito nel 2013 attraverso un’autoproduzione è stato rilasciato in questi giorni per la Loud Rage Music in una versione remastered dei brani, che rende maggiormente giustizia al suono massiccio della band. I Codered sono dediti a un death metal tecnico quanto al tempo stesso brutale, è l’incontro di due mondi paralleli, quello del death americano che negli anni novanta ha tracciato una linea indelebile (tanto per intenderci Suffocation, Cannibal Corpse, Morbid Angel) e il death più tecnico che trovava nei Cynic, Atheist e Pestilence eroi internazionali. La band possiede un’ottima caratura tecnica, Harsan è indiscutibilmente molto bravo ma anche tutto il resto della band non è di certo da meno. La musica della formazione rumena oscilla tra riff tritaossa e aperture che sconvolgono l’ascoltatore, aperture jazz a tratti fusion si fanno spazio nella brutalità istintiva dettata da ritmiche serrate e growl disumani.

Non lasciatevi ingannare se credete che i Codered sono l’ennesima band death metal e basta, vi sbagliate di grosso, qui c’è molto di più, ci sono ottime idee, c’è passione nel continuare a portare in alto la bandiera del extreme metal. I fan del death anni novanta possono dormire sonni tranquilli fino a che ci saranno band come i Codered capaci di portare avanti il verbo coniato in quel di Tampa. Complimenti Codered, a noi non resta altro che aspettare un nuovo album! In alto il nostro saluto!

Autore: Codered

Titolo Album: Dominions Of Our Deceitful Beliefs

Anno: 2018

Casa Discografica: Loud Rage Music

Genere musicale: Technical Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.codered.ro

Membri band:

Andrei Calmuc – voce, chitarra

Armand Niculescu – chitarra

Ioan “John” Campian – basso

Septimiu Harsan – batteria

Tracklist:

  1. At His Appearance Dark Red

  2. Symptoms Of General Decay

  3. Way Of Nibiru

  4. Crowd Control

  5. Neutron Collision

  6. Above Desolation

  7. The Sixth Sun

  8. Burning Wrath

  9. I’m The One (bonus track)

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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08th Mar2018

Coram Lethe – In Absence

by Marcello Zinno

Coram Lethe - In AbsenceI Coram Lethe non sono la classica death metal band tricolore. Lo avevamo detto ai tempi di Heterodox di cui avevamo parlato a questa pagina, un album che ci aveva colpito per le tante variazioni sul tema, fin dall’opener con un’intro coinvolgente. I ragazzi tornano dopo più di cinque anni con un nuovo lavoro che proprio dai primi secondi sembra solcare i medesimi territori ed invece va riconosciuto a questo In Absence una maggiore durezza di fondo. Se infatti nel precedente lavoro i diversi cambi di rotta e inserimenti particolari avevano reso l’album davvero prelibato, le nuove otto tracce figurano come un monolite dalla consistenza indistruttibile e presentano una band dalle idee più nitide ma dalla minor esigenza di spaziare su soluzioni ricercate. In Absence è un death album con la “d” maiuscola, un album dal potenziale internazionale e anche tracce di oltre 7 minuti come Not Been Born non mettono in dubbio i ritmi tritaossa e il rifferama pungente del combo. Proprio riguardo ai riff vanno segnalate anche in questo caso similitudini a scene solo teoricamente diverse dal death, in particolare andamenti thrash o impatti più affini al black (come in Pain Represents Pained Representatives così come era accaduto con The Anticompromise), ma in una cornice comunque omogenea in tutto l’album. Brani come Cognitive Separation faranno gola agli appassionati di death metal straniero, con un profilo compositivo che è molto ragionato e che propone in crescendo ambientazioni capaci di coinvolgere chi ascolta e portarlo in terre lugubri e nefaste.

In quanto a tecnica invece nulla da eccepire ad In Absence, una vera pietra lavica pronta a colpire il terreno e frantumarlo sotto la sua temperatura. Un’ottima formazione i Coram Lethe che contrariamente a quanto accade di solito ha indurito alcune soluzioni e lasciato in vista gli angoli aguzzi, una band che si appresta a scrivere il proprio moniker tra le formazioni di death tricolore ma dallo stile internazionale da tenere sotto controllo.

Autore: Coram Lethe

Titolo Album: In Absence

Anno: 2018

Casa Discografica: Buil2kill Records

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.coramlethe.com

Membri band:

Francesco Miatto – batteria

Leonardo Fusi – chitarra

Filippo Occhipinti – chitarra

Christian Luconi – basso

Giacomo Bortone – voce

Tracklist:

  1. Esoteric

  2. In Absence

  3. Food For Nothingness

  4. Not Been Born

  5. Cognitive Separation

  6. Pain Represents Pained Representatives

  7. Antimateria

  8. To Rise Again

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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14th Feb2018

Chaotic Remains – We Are Legion

by Massimo Volpi

Chaotic Remains - We Are LegionDeath Metal sinfonico da Malta. We Are Legion, il nuovo album dei Chaotic Remains, dura poco più di trenta minuti, suddivisi in 6 canzoni dalle atmosfere cupe e mistiche. Nei loro testi si parla di religione, cristianità e satanismo in contrapposizione con un focus particolare sulla caduta e l’ascesa di Lucifero. Sulla copertina, oltre al tradizionale logo con font del caso, la dannazione di una figura alata in un paesaggio extraterreno; simboli e corpi che si confondono come i temi trattati nell’album. Questo We Are Legion è un album death metal, al quale sono state prepotentemente aggiunte delle tastiere, che lo rendo sì sinfonico e più melodico, ma a tratti un po’ troppo segmentato. La batteria è importante e veloce e ben equilibrata, ciò che più sorprende è il livello basso, di chitarra e basso, forse per rendere più cupo il lavoro finale. Anche per questo motivo emerge molto il suono delle tastiere e il risultato è spesso leggermente confusionario.

I Chaotic Remains sono sicuramente una band molto valida nel panorama death; resta il dubbio che questo album avrebbe potuto essere gestito e prodotto meglio. Il brano di apertura, Prophecy Of The Fallen, ne è l’esempio lampante; purtroppo quando ti addentri in questo tipo di sound, se non sei super pulito e consapevole dei cambi di velocità e di mille altri aspetti, il risultato non convince mai fino in fondo. Quando invece questo viene fatto, come in Fate In The Abyss, tutto funziona molto meglio, così come in Dark Ascension, con un intro epico e un ritmo leggermente più lento, almeno all’inizio, e caratterizzata da un bel dialogo/duello tra chitarre e tastiere. Chiude Baptised In Ash, nella quale riaffiorano le perplessità generali sull’intero album. I Chaotic Remains restano un gruppo da tenere d’occhio e magari ascoltare live.

Autore: Chaotic Remains

Titolo Album: We Are Legion

Anno: 2017

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Symphonic Death Metal

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.chaoticremains.com

Membri band:

William Debattista – tastiere

Julian Bacon – chitarra

Roderick Sciberras – chitarra

Mark Andrew Azzopardi- batteria

Sean Baldacchino – voce

Andrew Grech – basso

Tracklist:

  1. Prophecy Of The Fallen

  2. Fate In The Abyss

  3. In Need Of An Angel

  4. The Fallen King

  5. Dark Ascension

  6. Baptised In Ash

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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30th Gen2018

Desdemonia – Anguish

by Trevor dei Sadist

Desdemonia - AnguishIl death metal dei Desdemonia è contaminato da un thrash carico di groove e al tempo stesso melodia. Anguish è un album con ottimi requisiti, in primis confezionato da una produzione moderna e certamente, questo grazie anche alla preparazione di ogni singolo membro della band, ottenere certi risultati senza avere una buona mano è davvero difficile. Reaper Of Souls mi ha introdotto con prepotenza in questo nuovo full lenght, inutile dire che il muro sonoro che mi sono trovato davanti mi ha travolto, grazie a riff dal sapore death metal scandinavo nonostante i Nostri arrivino dal Lussemburgo. Ho citato la melodia, ascoltare per credere, specie nei solos i Desdemonia sono in grado di disegnare trame artisticamente davvero interessanti, prima che lo spazio è lasciato a riff di matrice nineties, anni in cui buona parte del death metal è stato dato alla luce. La title track Anguish di fatto è uno dei momenti salienti dell’album con un finale in tipico stile classic heavy, prima che a farsi spazio spetta alla seguente Cross The Line che consolida la vena death metal della band.

Endless Fight suona dannatamente extreme, non manca nessun elemento a questa song, il riff di partenza regna sovrano fino al termine e sono certo che non sarà semplice dimenticarlo. Sono a metà album e la mia convinzione è quella che band come i Desdemonia sono dannatamente potenti, il groove è di certo l’elemento che marchia a fuoco questo nome, come se non bastasse nelle mie orecchie imperversa Revenge dal sapore swedish. Una cosa è certa in sede live i Desdemonia fanno male, tanto male, quando a partire sono i riff disegnati dalla coppia Marc Dosser e David Wagner, il pogo è assicurato, prima Abysmal poi Deceiver a conferma di quanto detto, nonostante frame mid-tempo cercano di placare la furia. Tom Michels e Tom Dosser rispettivamente voce/basso e batteria si dividono la sezione ritmica e lo fanno in modo egregio Out Of Sight fa salire sul podio il drummer, picchia duro Tom.

Il nuovo album dei Desdemonia si chiude con Weakness, in Anguish proprio non ne vogliono sapere di fare i bravi ragazzi, si continua a pestare, non c’è stato tempo per annoiarsi, insomma come avrete capito siete legati al thrash/death carico di groove e adrenalina, questo disco non può mancare nel vostro roster. In alto il nostro saluto!

Autore: Desdemonia

Titolo Album: Anguish

Anno: 2018

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.desdemonia.net

Membri band:

Tom Dosser – voce, basso

Marc Dosser – chitarra, voce

Tom Michels – batteria

David Wagner – chitarra

Tracklist:

  1. Reaper Of Souls

  2. Anguish

  3. Cross The Line

  4. Endless Fight

  5. Revenge

  6. Abysmal

  7. Deceiver

  8. Out Of Sight

  9. Weakness

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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