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26th Dic2017

Iniquity – Serenadium/The Hidden Lore

by Trevor dei Sadist

Iniquity - Serenadium The Hidden LoreI danesi Iniquity, storica band proveniente da Copenhagen, si affaccia nuovamente sul mercato discografico con un nuovo full lenght dal titolo Serenadium/The Hidden Lore. Per chi non conoscesse i temibili nordeuropei sono dediti a un death metal di vecchia scuola, ancorati agli stilemi che tale genere richiede, da tempi rallentati e soffocanti a ripartenze furiose dove il drumming di Jesper Jensen risulta davvero aggressivo grazie a tempi grind e tun pa-tun pa tanto cari al death. Dalle prime note di questo Serenadium/The Hidden Lore ho la conferma di trovarmi di fronte ad una band in salute, apprezzo la determinazione, la tenacia con cui gli Iniquity si districano oggi come allora e questo se ce ne fosse ancora bisogno è un trademark di chi ha vissuto gli anni migliori dell’extreme metal. Riffs aggressivi, voci growl, sezione ritmica robusta e sempre pronta ad assistere le sfuriate delle sei corde, un power trio di tutto rispetto che fa della tecnica e prepotenza sonora il biglietto da visita più marcato.

Non manca davvero nulla, abbiamo già parlato della violenza acustica ma non temete la musica degli Iniquity non vi annoierà, anche i più scettici saranno appagati, grazie a repentini “sali-scendi” che a volte fanno ricadere l’ascoltatore nelle insalubri acque torbide di tempi doom. Pollice in alto per il ritorno degli Iniquity, Serenadium/The Hidden Lore è un album che mi ha pienamente soddisfatto sotto ogni punto di vista, complimenti e lunga vita al death metal.

Autore: Iniquity

Titolo Album: Serenadium/The Hidden Lore

Anno: 2017

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/iniquitybloodyiniquity

Membri band:

Martin Rosendahl – voce, basso

Brian Eriksen – chitarra

Jesper Frost Jensen – batteria

Tracklist:

  1. Tranquil Seizure

  2. Prophecy Of The Dying Watcher

  3. Serenadium

  4. Spectral Scent

  5. (Intro) Mockery Retained To Obturate

  6. Encysted And Dormant

  7. Son Of Cosmos

  8. Retorn

  9. Desiderated Profligacy

  10. Notable Diversity

  11. Achromatic Chronicles

  12. The Hidden Lore

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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19th Dic2017

Stass – The Darkside

by Trevor dei Sadist

Stass - The DarksideDi certo non si può dire che manchi groove a quest’album. The Darkside è il nuovo full lenght in casa Stass, una band multietnica che fa della potenza il biglietto da visita. Sulle prime note di questo The Darkside riconosco momenti death che si alternano a frame melodic, in un’altalena di sonorità tipicamente europee a tratti swedish. Dopo l’opener Warriors Land è la volta di Crawling From Ashes, dopo un inizio quasi doom i tempi si fanno sicuramente più rabbiosi, l’instancabile Erik Bevenrud alla batteria non ferma la sua corsa. Nella musica della band, nonostante la matrice sia legata al death, non mancala melodia così come la stesura della canzone, ogni brano infatti ha un capo e una coda, potrebbe sembrare ovvietà ma non sempre è così. La durata delle canzoni oscilla tra i 3:30 e i 3:50 di media, giusto minutaggio che riesce a tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore. The Final Disease torna sui fasti aggressivi mentre la seguente Forever Blind è guidata da un mid tempo, la voce di Felix Stass è versatile seppur su registri tipicamente growl. Un riff ossessivo introduce Angel Of Doom temi malsani, a guidare la nave del male ci pensa Caronte, il doom regna imperioso. All Roads Lead To Hell ritorna su fasti più veloci, l’aggressione è completata, gli Stass tornano a colpire duro.

Apprezzo molto tornare indietro nel tempo, The Darkside è un album che volutamente strizza l’occhio alla vecchia scuola, sia nel sound sia nel mixing. Con The Burning i Nostri aggiungono qualcosa al trademark grazie a un chorus che all’improvviso spiazza tutti. Non temete l’esperimento peraltro riuscito dura poco, gli Stass non riescono a fare i bravi bambini e di lì a breve si torna con la compulsione per l’extreme, Days Of Cremation prima e The New World Order ne sono la conferma, tra tempi forsennati e riff tipici della vecchia scuola black metal. Il disco si chiude con The Host, traccia che si discosta maggiormente da tutte le altre ma che al tempo stesso non stona, anzi, è la giusta conclusione di un album che ho apprezzato, sulle note misteriose e le profezie di Felix Stass scorrono i titoli di coda, complimenti e alla prossima. In alto il nostro saluto!

Autore: Stass

Titolo Album: The Darkside

Anno: 2017

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.facebook.com/stassband

Membri band:

Felix Stass – voce

Rogga Johansson – chitarra

Kjetil Lynghaug – chitarra

Johan Berglund – basso

Erik R Bevenrud – batteria

Tracklist:

  1. Warriors Land

  2. Crawling From Ashes

  3. The Final Disease

  4. Forever Blind

  5. Angel Of Doom

  6. All Roads Lead To Hell

  7. The Burning

  8. Days Of Cremation

  9. The New World Order

  10. The Host

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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10th Nov2017

Sectesy – In The Secretion Of Upcoming Days

by Marcello Zinno

Sectesy - In The Secretion Of Upcoming DaysTre anni separano l’esordio dei Sectesy dal nuovo lavoro in studio uscito pochi mesi fa dal titolo In The Secretion Of Upcoming Days. Siamo nelle lande del death metal ma bisogna ammettere che i cechi riescono a combinare un animo old school con uno spirito moderno. Produzione, growling e trame ritmiche sono senza dubbio appartenenti alla prima scuola, mentre il sound della coppia di chitarre, seppur granitico e grezzo, abbraccia maggiormente un approccio melodico di scuola post-2000. In questo probabilmente si rintraccia il carattere distintivo del quintetto che altrimenti potrebbe essere equiparato ad una delle tante realtà death europee. A completare il piatto c’è un certo compiacimento per testi ed ambientazioni truculenti che ci ricordano i Carcass negli anni d’oro. Qualche influenza brutal si ravvisa in Spontaneous Internal Combustion, così come l’alone ambient lasciato dalla breve Köln City Graveyard ma è poca cosa; in altri momenti invece, come Sold Baptism o Possessed By Passion, si ravvisa davvero poco degno di essere annoverato.

Non un attimo di tregua quindi per il loro death e per i tempi che restano fedeli al nome del genere di riferimento, The Theatre Of Torture è un emblema di quanto appena detto, al netto degli assoli di chitarra in stile new wave; le tessiture chitarristiche invece sembrano quasi cedere ad influenze sinfoniche (coprendo l’assenza di tastiere che potrebbero essere inserite nel prossimo futuro dalla band). Per il resto The Secretion Of Upcoming Days è un album pensato e registrato per i deathster più incalliti. Niente di più, niente di meno.

Autore: Sectesy

Titolo Album: In The Secretion Of Upcoming Days

Anno: 2017

Casa Discografica: Metal Age Productions

Genere musicale: Death Metal

Voto: 5,5

Tipo: CD

Sito web: https://sectesy.bandcamp.com/

Membri band:

Martin – voce

Dejvy – chitarra

Làdes – chitarra

RIP – basso

Vàclav – batteria

Tracklist:

  1. Eaten Alive

  2. Putrid Inflammation

  3. Spontaneous Internal Combustion

  4. Sold Baptism

  5. Possessed By Passion

  6. The Theatre Of Torture

  7. Köln City Graveyard

  8. In The Vortex Eclipse

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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02nd Nov2017

Dark Angels – Venomous Embrace

by Marcello Zinno

Dark Angels - Venomous EmbraceNiente a che vedere rispetto ai Dark Angel e ai Morbid Angel, gli ormai rodati Dark Angels escono con un nuovo lavoro che sembra davvero interessante. Venomous Embrace è infatti un album potente, non veloce, epico e gotico; se avesse avuto una produzione chitarristica diversa sarebbe caduto nella scena symphonic black metal, ma l’intenzione della band è di ancorarlo a terreni death metal, pur arricchendolo di arrangiamenti e tonalità da defender senza inciampare in atmosfere pacchiane. L’epicità di In Venomine così come la pesantezza di License To God potrebbero mandare in brodo di giuggiole i fan dei Type O Negative, ed è a loro che si ispira il sestetto dell’Est Europa anche se i Nostri cercano anche di uscire dai canoni che essi stessi si sono tracciati: proprio l’intermezzo di In Venomine la dice lunga sull’appartenenza dei Dark Angels alla scena metal estrema e anche lo screaming di Extremely Divine ricorda quello di Alexi Laiho dei Children Of Bodom incastrato in trame più calibrate e meno veloci. Spunti questi molto apprezzati rispetto invece alle partiture più piatte di altre tracce.

Suoni pomposi, brani comunque curati e songrwriting compatto da band matura si toccano con mano in un album che celebra le gesta di Peter Steele per proporre una produzione moderna e allo stesso tempo un sapore freddo. Promossi assolutamente per gli amanti di quel tipo di proposta musicale.

Autore: Dark Angels

Titolo Album: Venomous Embrace

Anno: 2017

Casa Discografica: Metal Age Productions

Genere musicale: Symphonic Death Metal, Dark

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://darkangels-map.bandcamp.com

Membri band:

Radek Popel – voce

Vàclav Votruba – chitarra

Jakub Vondrka – chitarra

Etra Votrubovà – tastiere

David Zìka – basso

Jan Kapàk – batteria

Tracklist:

  1. The Revenant

  2. License To God

  3. In Venomine

  4. Extremely Divine

  5. Poisonous Innocence

  6. Rise

  7. Of Pride And Punishment

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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30th Ott2017

Hybrid Practice – Ep-isode 1

by Marcello Zinno

Hybrid Practice - Ep-isode 1Spesso alcuni progetti musicali nascono un po’ per caso. Ed è il caso degli Hybrid Practice, un duo costituito dalla mente del polistrumentista Alessandro Arzilli e dalla voce di Demetrio Lo Buono. Così nasce anche il loro EP che vede già il supporto della Hellbones Records, il che lo distingue in parte da uno dei milioni di demo usciti dalla scena emergente. Siamo nelle lande del death/black metal anche se la band è limitata un po’ dagli strumenti a disposizione: la sei corde ad esempio assume meno personalità di quanta ne avrebbe potuta avere qui (produzione da migliorare, ma in fondo si tratta di un primo EP), ma nelle intenzioni ed in alcuni piccoli passaggi si percepiscono le attinenze con il black, oltre che ovviamente nelle linee vocali che sono indiscutibilmente appartenenti a quella dimensione sonora. Sulla tecnica nulla da eccepire, Arzilli è sicuramente dotato e riesce a coniugare bene i differenti strumenti, all’ascolto sembra che ci sia una band al completo a realizzare le singole parti e questo è indubbiamente un plus dell’uscita.

Altro punto lodevole è la varietà stilistica: il riff iniziale di Reflections ad esempio strizza l’occhio ai Meshuggah ma subito si cambiano i registri passando ad un heavy thrash nel corso della traccia, invece nella successiva Eva (primo brano in assoluto registrato dal duo) i tempi si rallentano e le trame si infittiscono con un passaggio strumentale che sfiora il prog; da segnalare anche il lavoro di riffing in The Dead Among Us, certosino e compatto come pochi e la sperimentazione vocale prima in You, presagio di una visione non intransigente di Demetrio (e il nome non potrebbe suggerire cosa diversa) e poi nell’ultima The Blind And The Mirror con la presenza vocale di Alice Chirico (brano però che pecca in missaggio).

Idee assolutamente degne di nota quelle degli Hybrid Practice: dategli una produzione di livello, una maggiore attenzione alle aperture e alle chiusure dei brani, molti più mezzi di qualità e questo duo potrebbe davvero catapultare il proprio moniker tra i fenomeni metal tricolore da seguire, costi quel che costi.

Autore: Hybrid Practice

Titolo Album: Ep-isode 1

Anno: 2017

Casa Discografica: Hellbones Records

Genere musicale: Death Metal Black Metal

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://www.facebook.com/hybridpractice/

Membri band:

Alessandro Arzilli – chitarra, basso, batteria

Demetrio Lo Buono – voce

Tracklist:

  1. Pain

  2. Reflections

  3. Eva

  4. The Dead Among Us

  5. You

  6. The Blind And The Mirror

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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20th Ott2017

Rings Of Saturn – Ultu Ulla

by Marcello Zinno

Rings Of Saturn - Ultu UllaI Rings Of Saturn sono una band non poco nota nella scena ma il cui nome è circolato meno al di qua dell’oceano. Il loro stile è assolutamente l’esaltazione dell’estremo e della precisione esecutiva, il loro ultimo Ultu Ulla (che vuol dire “Tempo Immemore” in sumero cuneiforme) è la celebrazione di questi concetti in un trademark personale e moderno allo stesso tempo. La loro provenienza li influenza non poco a nostro modo di vedere: infatti le radici thrash sotto tonnellate e tonnellate di death metal si percepiscono, e il quartetto stesso non nasconde il fatto di provenire dalla Bay Area. Ma più di tutti è l’aspetto tecnico che arriva dritto come un cazzotto: la chitarra infatti è legata a doppia mandata alla scena technical death metal, mentre la sezione ritmica (caratterizzata da velocità impressionanti, con in prima linea una grancassa da paura) è di matrice più death-core. Su questo equilibrio, che sulla carta sembrerebbe delicato ma che loro rendono assolutamente naturale, si gioca il sound complessivo dei Rings Of Saturn. Vanno inoltre aggiunte le linee vocali (in primis growl ma anche scream) che tramutano la ricetta in qualcosa di ancora più terminale e il concept della band che ruota intorno ad un’invasione aliena tanto da optare per un bellissimo artwork (creato da Mark Cooper…prelibato quello interno al booklet) che raffigura uno scenario ultraterreno quasi da catastrofe finale.

La strumentale Unhallowed è solo un intermezzo che fa prendere fiato, la realtà dei fatti è che i ragazzi eseguono partiture intricate e complesse da digerire come fossero passeggiata al sole e così, in brani tosti come The Relic, affiancano blast beat a sezioni chitarristiche impressionanti, senza preoccuparsi più di tanto ma facendo sembrare il tutto così naturale per la musica che hanno in mente. Le durate delle tracce non sono delle più brevi (se consideriamo i bpm su cui viaggiano i ROS) eppure con l’ascolto di Ultu Ulla arriva un senso di compattezza sonora davvero intenso. Affascinante la lunga strumentale The Macrocosm che tocca tutti gli angoli della complessa e geometrica figura che i Rings Of Saturn portano in scena. Nel complesso l’album rappresenta una prova spigolosa ed estrema quanto interessante, sicuramente buona per chi non è debole di cuore.

Autore: Rings Of Saturn

Titolo Album: Ultu Ulla

Anno: 2017

Casa Discografica: Nuclear Blast

Genere musicale: Technical Death Metal, Death-core

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.ringsofsaturnofficialmerchstore.com

Membri band:

Miles Dimitri Baker – chitarra

Lucas Mann – chitarra, basso, synth

Aaron Stechauner – batteria

Ian Bearer – voce

Tracklist:

  1. Servant Of This Sentience

  2. Parallel Shift

  3. Unhallowed

  4. Immemorial Essence

  5. The Relic

  6. Margidda

  7. Harvest

  8. The Macrocosm

  9. Prognosis Confirmed

  10. Inadequate

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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19th Set2017

Veins – Innocence

by Trevor dei Sadist

Veins - InnocenceUna cosa è certa: ai Veins non manca l’energia. La prima traccia di questo Innocence, di fatto prima fatica discografica della band, ci trascina in un turbinio di adrenalina, dove a farla da padrone è un sound ricco di groove metal, riff decisi accompagnati da una sezione ritmica costante e una voce sofferta, ora in scream ora in growl; grazie anche a questi sali e scendi la musica dei Veins si pone al confine tra thrash e death. La caratura tecnica della band è più che buona, ogni membro ha parecchia confidenza con il proprio strumento. Ho gradito molto il tentativo di riuscire a emergere dalla saturazione di oggi, i Veins spaziano tra suoni, tentativi riusciti di sconfinare nell’umile originalità e in questo ci riescono molto bene, per questo mi sento di promuovere i ragazzi capitolini. Tra le mie preferite cito Part I, come detto ottimo apripista, Part II grazie al chorus davvero interessante e una metrica di voce che ci rispedisce a esplorare quel che succede a Sud del Paradiso.

È difficile definire il trademark dei Veins, qui c’è un po’ di tutto, Annihilator, Megadeth, Voivod, Meshuggah, Gojira, fino ad arrivare alla tranquilla oscurità dei Tool, ma non fermiamoci a troppe etichette, quel che conta è come la musica sia suonata, sia vissuta, con la giusta dose di coraggio, capacità tecnica e determinazione, elementi che alla band romana non mancano di certo. Avanti così, aspettando il prossimo capitolo in casa Veins e che il metallo sia con voi! In alto il nostro saluto!

Autore: Veins

Titolo Album: Innocence

Anno: 2017

Casa Discografica: Extreme Metal Music

Genere musicale: Death Metal, Thrash Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: https://veinsband.bandcamp.com

Membri band:

Riccardo Piazza – batteria

Fabio Romano – basso

Lorenzo Natale – chitarra

Francesco De Canio – voce, chitarra

Tracklist:

  1. Animula Vagula Blandula

  2. Part I

  3. Dawn

  4. Reflections

  5. Part Ii

  6. Dying

  7. Bullet In The Head

  8. Innovence

  9. Take My Hand

  10. Time Doesn’t Exist

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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12th Set2017

Resurrected – Resurrected

by Trevor dei Sadist

Resurrected - ResurrectedDi certo il death metal e in particolare il brutal death è un termine che appartiene per vari motivi agli States, tuttavia in Europa abbiamo esempi di come la tendenza ha fatto presto a cambiare, così, come nel caso dei Resurrected, ormai da anni la band figura tra i paladini del metal estremo nel continente. La band attiva dal lontano 1994 proviene dalla Germania e la dimestichezza con tale genere è davvero singolare, la band teutonica si muove con destrezza e semplicità all’interno degli stilemi del death più brutale che per ovvi motivi ci rimanda a tessere paragoni con illustri colleghi, di nome e, di fatto, tra i più noti e riconosciuti Cannibal Corpse, Suffocation, Deicide, giusto per fare qualche nome. I Resurrected fanno della brutalità il loro biglietto da visita più marcato, nonostante la componente canzone non viene assolutamente dimenticata, grazie a riff ben congegnati e metriche di voce confezionate ad hoc. Che dire poi della sezione ritmica, sempre molto presente, il drumming di Dennis Thiele spinge i brani, facendosi pieno carico della parte ritmica; gran lavoro il suo, diviso tra furiose doppie casse e martellanti grind.

Mi emoziona quest’omonimo album dei Resurrected, da sempre sono legato al death di vecchia scuola, la concezione old school mi riporta indietro di qualche anno e di questo sono felice. Tra i brani migliori dell’album quoto The Overkill To Dwell, l’apripista Hellcome, Mutated Generation e la canzone che chiude il disco Denial, anche se questo è un album da votare nella sua totalità, anche perché non conosce cali emotivi, la sensazione è appunto quella che la freschezza, la violenza, la determinazione viaggiano sempre ai piani alti. Davvero un buon rientro quello dei veterani teutonici. In alto il nostro saluto!

Autore: Resurrected

Titolo Album: Resurrected

Anno: 2017

Casa Discografica: Metal Age Productions

Genere musicale: Death Metal, Brutal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.resurrected.net

Membri band:

Chris Mieves – voce

Thomas Granzow – chitarra

Ben Bays – basso

Dennis Thiele – batteria

Tracklist:

  1. Helllcome

  2. The Overkill To Dwell

  3. Human Killing Spree

  4. Bewareness Of Truth

  5. Mutated Generation

  6. Necronymphomanic

  7. The Forecast Of Horrors

  8. Fathomless Creation

  9. Interlude

  10. Denial

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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10th Set2017

Perversity – Idolatry

by Marcello Zinno

Perversity - IdolatryArrivano dalla Slovacchia con tutta la loro irruenza i Perversity, progetto nato ormai più di venti anni fa e con un po’ di album alle spalle. Il quintetto si muove pienamente nell’ambito death metal e lo fa con un approccio totalmente old school; a noi ricordano molto i Deicide, ma si potrebbero trovare varie similitudini anche guardando al di qua dell’oceano. Portano con loro una sorta di retrogusto pagano, sia grazie ad alcuni riferimenti nei testi (“orgiastic blasphemy of flesh“, “blow the light of the Christ“) sia grazie ad un lavoro grafico molto d’impatto, soprattutto quello interno al booklet, monocromatico ma crudo, come se si volesse rappresentare l’inferno inquadrato vari secoli fa. Inoltre la produzione optata per le due chitarre è sufficientemente grezza, pur mantenendo nel complesso un look moderno: niente di laccato però per questa “sporca cinquina” che ripropone i canoni ben noti di un genere che stenta a morire ma che in questa scelta si contraddistingue.

Bloodletting Covenance e Necrobeast sono i passaggi più irruenti e distruttivi del lotto, al contrario di momenti come Altar Of The Swine che poggiano la loro forza su cadenze più calibrate anche se il classico rifferama truculento risulta immancabile in ogni istante targato Perversity. In particolare Necrobeast (rivisitazione di Necrophiliac Beast, pezzo loro pubblicato nel 2011 all’interno dell’album Ablaze) possiede i muscoli e le carte giuste per far svettare i Perversity tra le death metal band europee: durata non eccessiva, diversi cambi di direzione, compattezza invidiabile, tanto carisma. Da qui a nostro parere bisogna partire per tracciare le coordinate future.

Autore: Perversity

Titolo Album: Idolatry

Anno: 2017

Casa Discografica: Metal Age Productions

Genere musicale: Death Metal

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.perversityband.com

Membri band:

Juraj Handzus – voce

Jozef Kosc- chitarra, voce

Peter Ocipa- basso

Martin Calko – chitarra

Peter Jakubik – batteria

Tracklist:

  1. Blackmoon Offerings

  2. Inter-Sectioned

  3. Bloodletting Covenance

  4. Discretaed But Reborn

  5. Altar Of The Swine

  6. Necrobeast

  7. Sadistic Rites

  8. Ibex Cult Orgy

  9. Aphotic

  10. Womb Of Abhorrence

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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16th Ago2017

Arch Enemy – As The Stages Burn!

by Marcello Zinno

Arch Enemy - As The Stages Burn!Gli Arch Enemy, dopo l’ingresso di Alissa White-Gluz in formazione, hanno compiuto un salto di notorietà. Nulla da togliere alla ex vocalist Angela Gossow, adesso manager della band, ma la voce, l’impatto e anche la bellezza di Alissa hanno sicuramente affascinato un pubblico più ampio. Come fatto da molte altre formazioni, Amott e soci hanno deciso di suggellare la performance al prestigioso Wacken Festival con un’uscita speciale, un cofanetto con DVD e CD audio del’esibizione oltre a tante chicce. Sicuramente il cuore dell’uscita è il DVD che ripropone la loro esibizione al Wacken 2016, soldout da tantissimi mesi, esibizione che ha visto uno stage e una performance assolutamente nel rispetto del nome. Poche chiacchiere e tanta musica, il loro stile molto debitore al melodic death metal, se non per la voce di Alissa White-Gluz che è ruvida quanto colleghi di ben più estrema e rude fattezza, si sposa alla perfezione con l’ambientazione del Wacken. Alissa che non poteva non essere la regina di questa esibizione, con la sua capacità di tenere il palco come pochi frontman (ci ha ricordato un giovane ed elettrizzante Bruce Dickinson) insieme alla coppia di chitarristi Amott/Loomis che reggono l’impalcatura sonora del sound della band. Un palco davvero speciale per l’occasione e un pubblico che ha partecipato attivamente allo show: incredibile la voce dei 70.000 nel seguire l’assolo di My Apocalypse, come il loro saltellare su No Gods No Masters, affascinanti anche le esecuzioni di As The Pages Burn e Dead Eyes See No Future tracce che hanno infiammato i presenti e tenuto alto il battito cardiaco. Momenti tirati quelli della prima parte dello show fino a giungere all’anthem Under Black Flags We Run con cui si tira un po’ il fiato e si coinvolge l’intero pubblico. La band si è presentata in modo davvero professionale, non perdendo un’oncia di energia nemmeno nell’ultima parte dello show (e Nemesis lo ha confermato).

Nel DVD è presente anche un altro show della band, un estratto della data tenuta a Tokyo sicuramente con una platea più contenuta ma più scatenata rispetto a quella del Wacken. Anche qui grande professionalità e potenza sonora, ma dell’estratto ci piace segnalare che le tracce inserite qui sono diverse da quelle optate per il Wacken, segno che dalla discografia della band si può pescare davvero in maniera ampia. Apprezzati anche i videoclip inseriti ad arricchimento della confezione (3 videoclip ufficiali, 2 vesioni di Stolen Life e il lyric video di Time Is Black), peccato che tutti i videoclip ricalchino gli stilemi del classico video metal, ovvero con la band che si esibisce con in playback il brano e non ci siano spunti più artistici/cinematografici da apprezzare. Interessante infine l’artwork scelto per As The Stages Burn! che ci ricorda il logo degli At The Gates (altra band melodic death metal); per gli audiofili è disponibile anche la versione CD audio dell’esibizione al Wacken che completa una confezione davvero lussuosa, un pezzo di storia nella discografia degli Arch Enemy, una storia che sopraggiunta la nuova linfa di Alissa sicuramente sarà dura a morire.

Autore: Arch Enemy

Titolo Album: As The Stages Burn!

Anno: 2017

Casa Discografica: Savage Messiah Music, Century Media Records

Genere musicale: Melodic Death Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.archenemy.net/

Membri band:

Alissa White-Gluz – voce

Michael Amott – chitarra

Jeff Loomis – chitarra

Sharlee D’Angelo – basso

Daniel Erlandsson – batteria

Tracklist:

DVD e CD audio:

  1. Khaos Overture

  2. Yesterday Is Dead And Gone

  3. War Eternal

  4. Ravenous

  5. Stolen Life

  6. My Apocalypse

  7. You Will Know My Name

  8. Bloodstained Cross

  9. Under Black Flags We March

  10. As The Pages Burn

  11. Dead Eyes See No Future

  12. Avalanche

  13. No Gods, No Masters

  14. We Will Rise

  15. Nemesis

  16. Fields Of Desolation

  17. Outro

Excerpts From “Tokyo Sacrifice,” Live

  1. Tempore Nihil Sanat

  2. Never Forgive, Never Forget

  3. Bury Me An Angel

  4. Taking Back My Soul

  5. Burning Angel

  6. The Day You Died

  7. No More Regrets

  8. Silverwing

Official Videos

  1. War Eternal

  2. You Will Know My Name

  3. No More Regrets

  4. Stolen Life (2015 Version)

  5. Stolen Life (2016 Version)

  6. Time Is Black (Previously Unreleased)

Wacken 2016 Behind The Scenes

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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