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20th Ott2017

Rings Of Saturn – Ultu Ulla

by Marcello Zinno

Rings Of Saturn - Ultu UllaI Rings Of Saturn sono una band non poco nota nella scena ma il cui nome è circolato meno al di qua dell’oceano. Il loro stile è assolutamente l’esaltazione dell’estremo e della precisione esecutiva, il loro ultimo Ultu Ulla (che vuol dire “Tempo Immemore” in sumero cuneiforme) è la celebrazione di questi concetti in un trademark personale e moderno allo stesso tempo. La loro provenienza li influenza non poco a nostro modo di vedere: infatti le radici thrash sotto tonnellate e tonnellate di death metal si percepiscono, e il quartetto stesso non nasconde il fatto di provenire dalla Bay Area. Ma più di tutti è l’aspetto tecnico che arriva dritto come un cazzotto: la chitarra infatti è legata a doppia mandata alla scena technical death metal, mentre la sezione ritmica (caratterizzata da velocità impressionanti, con in prima linea una grancassa da paura) è di matrice più death-core. Su questo equilibrio, che sulla carta sembrerebbe delicato ma che loro rendono assolutamente naturale, si gioca il sound complessivo dei Rings Of Saturn. Vanno inoltre aggiunte le linee vocali (in primis growl ma anche scream) che tramutano la ricetta in qualcosa di ancora più terminale e il concept della band che ruota intorno ad un’invasione aliena tanto da optare per un bellissimo artwork (creato da Mark Cooper…prelibato quello interno al booklet) che raffigura uno scenario ultraterreno quasi da catastrofe finale.

La strumentale Unhallowed è solo un intermezzo che fa prendere fiato, la realtà dei fatti è che i ragazzi eseguono partiture intricate e complesse da digerire come fossero passeggiata al sole e così, in brani tosti come The Relic, affiancano blast beat a sezioni chitarristiche impressionanti, senza preoccuparsi più di tanto ma facendo sembrare il tutto così naturale per la musica che hanno in mente. Le durate delle tracce non sono delle più brevi (se consideriamo i bpm su cui viaggiano i ROS) eppure con l’ascolto di Ultu Ulla arriva un senso di compattezza sonora davvero intenso. Affascinante la lunga strumentale The Macrocosm che tocca tutti gli angoli della complessa e geometrica figura che i Rings Of Saturn portano in scena. Nel complesso l’album rappresenta una prova spigolosa ed estrema quanto interessante, sicuramente buona per chi non è debole di cuore.

Autore: Rings Of Saturn

Titolo Album: Ultu Ulla

Anno: 2017

Casa Discografica: Nuclear Blast

Genere musicale: Technical Death Metal, Death-core

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.ringsofsaturnofficialmerchstore.com

Membri band:

Miles Dimitri Baker – chitarra

Lucas Mann – chitarra, basso, synth

Aaron Stechauner – batteria

Ian Bearer – voce

Tracklist:

  1. Servant Of This Sentience

  2. Parallel Shift

  3. Unhallowed

  4. Immemorial Essence

  5. The Relic

  6. Margidda

  7. Harvest

  8. The Macrocosm

  9. Prognosis Confirmed

  10. Inadequate

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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19th Set2017

Veins – Innocence

by Trevor dei Sadist

Veins - InnocenceUna cosa è certa: ai Veins non manca l’energia. La prima traccia di questo Innocence, di fatto prima fatica discografica della band, ci trascina in un turbinio di adrenalina, dove a farla da padrone è un sound ricco di groove metal, riff decisi accompagnati da una sezione ritmica costante e una voce sofferta, ora in scream ora in growl; grazie anche a questi sali e scendi la musica dei Veins si pone al confine tra thrash e death. La caratura tecnica della band è più che buona, ogni membro ha parecchia confidenza con il proprio strumento. Ho gradito molto il tentativo di riuscire a emergere dalla saturazione di oggi, i Veins spaziano tra suoni, tentativi riusciti di sconfinare nell’umile originalità e in questo ci riescono molto bene, per questo mi sento di promuovere i ragazzi capitolini. Tra le mie preferite cito Part I, come detto ottimo apripista, Part II grazie al chorus davvero interessante e una metrica di voce che ci rispedisce a esplorare quel che succede a Sud del Paradiso.

È difficile definire il trademark dei Veins, qui c’è un po’ di tutto, Annihilator, Megadeth, Voivod, Meshuggah, Gojira, fino ad arrivare alla tranquilla oscurità dei Tool, ma non fermiamoci a troppe etichette, quel che conta è come la musica sia suonata, sia vissuta, con la giusta dose di coraggio, capacità tecnica e determinazione, elementi che alla band romana non mancano di certo. Avanti così, aspettando il prossimo capitolo in casa Veins e che il metallo sia con voi! In alto il nostro saluto!

Autore: Veins

Titolo Album: Innocence

Anno: 2017

Casa Discografica: Extreme Metal Music

Genere musicale: Death Metal, Thrash Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: https://veinsband.bandcamp.com

Membri band:

Riccardo Piazza – batteria

Fabio Romano – basso

Lorenzo Natale – chitarra

Francesco De Canio – voce, chitarra

Tracklist:

  1. Animula Vagula Blandula

  2. Part I

  3. Dawn

  4. Reflections

  5. Part Ii

  6. Dying

  7. Bullet In The Head

  8. Innovence

  9. Take My Hand

  10. Time Doesn’t Exist

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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12th Set2017

Resurrected – Resurrected

by Trevor dei Sadist

Resurrected - ResurrectedDi certo il death metal e in particolare il brutal death è un termine che appartiene per vari motivi agli States, tuttavia in Europa abbiamo esempi di come la tendenza ha fatto presto a cambiare, così, come nel caso dei Resurrected, ormai da anni la band figura tra i paladini del metal estremo nel continente. La band attiva dal lontano 1994 proviene dalla Germania e la dimestichezza con tale genere è davvero singolare, la band teutonica si muove con destrezza e semplicità all’interno degli stilemi del death più brutale che per ovvi motivi ci rimanda a tessere paragoni con illustri colleghi, di nome e, di fatto, tra i più noti e riconosciuti Cannibal Corpse, Suffocation, Deicide, giusto per fare qualche nome. I Resurrected fanno della brutalità il loro biglietto da visita più marcato, nonostante la componente canzone non viene assolutamente dimenticata, grazie a riff ben congegnati e metriche di voce confezionate ad hoc. Che dire poi della sezione ritmica, sempre molto presente, il drumming di Dennis Thiele spinge i brani, facendosi pieno carico della parte ritmica; gran lavoro il suo, diviso tra furiose doppie casse e martellanti grind.

Mi emoziona quest’omonimo album dei Resurrected, da sempre sono legato al death di vecchia scuola, la concezione old school mi riporta indietro di qualche anno e di questo sono felice. Tra i brani migliori dell’album quoto The Overkill To Dwell, l’apripista Hellcome, Mutated Generation e la canzone che chiude il disco Denial, anche se questo è un album da votare nella sua totalità, anche perché non conosce cali emotivi, la sensazione è appunto quella che la freschezza, la violenza, la determinazione viaggiano sempre ai piani alti. Davvero un buon rientro quello dei veterani teutonici. In alto il nostro saluto!

Autore: Resurrected

Titolo Album: Resurrected

Anno: 2017

Casa Discografica: Metal Age Productions

Genere musicale: Death Metal, Brutal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.resurrected.net

Membri band:

Chris Mieves – voce

Thomas Granzow – chitarra

Ben Bays – basso

Dennis Thiele – batteria

Tracklist:

  1. Helllcome

  2. The Overkill To Dwell

  3. Human Killing Spree

  4. Bewareness Of Truth

  5. Mutated Generation

  6. Necronymphomanic

  7. The Forecast Of Horrors

  8. Fathomless Creation

  9. Interlude

  10. Denial

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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10th Set2017

Perversity – Idolatry

by Marcello Zinno

Perversity - IdolatryArrivano dalla Slovacchia con tutta la loro irruenza i Perversity, progetto nato ormai più di venti anni fa e con un po’ di album alle spalle. Il quintetto si muove pienamente nell’ambito death metal e lo fa con un approccio totalmente old school; a noi ricordano molto i Deicide, ma si potrebbero trovare varie similitudini anche guardando al di qua dell’oceano. Portano con loro una sorta di retrogusto pagano, sia grazie ad alcuni riferimenti nei testi (“orgiastic blasphemy of flesh“, “blow the light of the Christ“) sia grazie ad un lavoro grafico molto d’impatto, soprattutto quello interno al booklet, monocromatico ma crudo, come se si volesse rappresentare l’inferno inquadrato vari secoli fa. Inoltre la produzione optata per le due chitarre è sufficientemente grezza, pur mantenendo nel complesso un look moderno: niente di laccato però per questa “sporca cinquina” che ripropone i canoni ben noti di un genere che stenta a morire ma che in questa scelta si contraddistingue.

Bloodletting Covenance e Necrobeast sono i passaggi più irruenti e distruttivi del lotto, al contrario di momenti come Altar Of The Swine che poggiano la loro forza su cadenze più calibrate anche se il classico rifferama truculento risulta immancabile in ogni istante targato Perversity. In particolare Necrobeast (rivisitazione di Necrophiliac Beast, pezzo loro pubblicato nel 2011 all’interno dell’album Ablaze) possiede i muscoli e le carte giuste per far svettare i Perversity tra le death metal band europee: durata non eccessiva, diversi cambi di direzione, compattezza invidiabile, tanto carisma. Da qui a nostro parere bisogna partire per tracciare le coordinate future.

Autore: Perversity

Titolo Album: Idolatry

Anno: 2017

Casa Discografica: Metal Age Productions

Genere musicale: Death Metal

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.perversityband.com

Membri band:

Juraj Handzus – voce

Jozef Kosc- chitarra, voce

Peter Ocipa- basso

Martin Calko – chitarra

Peter Jakubik – batteria

Tracklist:

  1. Blackmoon Offerings

  2. Inter-Sectioned

  3. Bloodletting Covenance

  4. Discretaed But Reborn

  5. Altar Of The Swine

  6. Necrobeast

  7. Sadistic Rites

  8. Ibex Cult Orgy

  9. Aphotic

  10. Womb Of Abhorrence

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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16th Ago2017

Arch Enemy – As The Stages Burn!

by Marcello Zinno

Arch Enemy - As The Stages Burn!Gli Arch Enemy, dopo l’ingresso di Alissa White-Gluz in formazione, hanno compiuto un salto di notorietà. Nulla da togliere alla ex vocalist Angela Gossow, adesso manager della band, ma la voce, l’impatto e anche la bellezza di Alissa hanno sicuramente affascinato un pubblico più ampio. Come fatto da molte altre formazioni, Amott e soci hanno deciso di suggellare la performance al prestigioso Wacken Festival con un’uscita speciale, un cofanetto con DVD e CD audio del’esibizione oltre a tante chicce. Sicuramente il cuore dell’uscita è il DVD che ripropone la loro esibizione al Wacken 2016, soldout da tantissimi mesi, esibizione che ha visto uno stage e una performance assolutamente nel rispetto del nome. Poche chiacchiere e tanta musica, il loro stile molto debitore al melodic death metal, se non per la voce di Alissa White-Gluz che è ruvida quanto colleghi di ben più estrema e rude fattezza, si sposa alla perfezione con l’ambientazione del Wacken. Alissa che non poteva non essere la regina di questa esibizione, con la sua capacità di tenere il palco come pochi frontman (ci ha ricordato un giovane ed elettrizzante Bruce Dickinson) insieme alla coppia di chitarristi Amott/Loomis che reggono l’impalcatura sonora del sound della band. Un palco davvero speciale per l’occasione e un pubblico che ha partecipato attivamente allo show: incredibile la voce dei 70.000 nel seguire l’assolo di My Apocalypse, come il loro saltellare su No Gods No Masters, affascinanti anche le esecuzioni di As The Pages Burn e Dead Eyes See No Future tracce che hanno infiammato i presenti e tenuto alto il battito cardiaco. Momenti tirati quelli della prima parte dello show fino a giungere all’anthem Under Black Flags We Run con cui si tira un po’ il fiato e si coinvolge l’intero pubblico. La band si è presentata in modo davvero professionale, non perdendo un’oncia di energia nemmeno nell’ultima parte dello show (e Nemesis lo ha confermato).

Nel DVD è presente anche un altro show della band, un estratto della data tenuta a Tokyo sicuramente con una platea più contenuta ma più scatenata rispetto a quella del Wacken. Anche qui grande professionalità e potenza sonora, ma dell’estratto ci piace segnalare che le tracce inserite qui sono diverse da quelle optate per il Wacken, segno che dalla discografia della band si può pescare davvero in maniera ampia. Apprezzati anche i videoclip inseriti ad arricchimento della confezione (3 videoclip ufficiali, 2 vesioni di Stolen Life e il lyric video di Time Is Black), peccato che tutti i videoclip ricalchino gli stilemi del classico video metal, ovvero con la band che si esibisce con in playback il brano e non ci siano spunti più artistici/cinematografici da apprezzare. Interessante infine l’artwork scelto per As The Stages Burn! che ci ricorda il logo degli At The Gates (altra band melodic death metal); per gli audiofili è disponibile anche la versione CD audio dell’esibizione al Wacken che completa una confezione davvero lussuosa, un pezzo di storia nella discografia degli Arch Enemy, una storia che sopraggiunta la nuova linfa di Alissa sicuramente sarà dura a morire.

Autore: Arch Enemy

Titolo Album: As The Stages Burn!

Anno: 2017

Casa Discografica: Savage Messiah Music, Century Media Records

Genere musicale: Melodic Death Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.archenemy.net/

Membri band:

Alissa White-Gluz – voce

Michael Amott – chitarra

Jeff Loomis – chitarra

Sharlee D’Angelo – basso

Daniel Erlandsson – batteria

Tracklist:

DVD e CD audio:

  1. Khaos Overture

  2. Yesterday Is Dead And Gone

  3. War Eternal

  4. Ravenous

  5. Stolen Life

  6. My Apocalypse

  7. You Will Know My Name

  8. Bloodstained Cross

  9. Under Black Flags We March

  10. As The Pages Burn

  11. Dead Eyes See No Future

  12. Avalanche

  13. No Gods, No Masters

  14. We Will Rise

  15. Nemesis

  16. Fields Of Desolation

  17. Outro

Excerpts From “Tokyo Sacrifice,” Live

  1. Tempore Nihil Sanat

  2. Never Forgive, Never Forget

  3. Bury Me An Angel

  4. Taking Back My Soul

  5. Burning Angel

  6. The Day You Died

  7. No More Regrets

  8. Silverwing

Official Videos

  1. War Eternal

  2. You Will Know My Name

  3. No More Regrets

  4. Stolen Life (2015 Version)

  5. Stolen Life (2016 Version)

  6. Time Is Black (Previously Unreleased)

Wacken 2016 Behind The Scenes

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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11th Ago2017

Fit For An Autopsy – The Great Collapse

by Ottaviano Moraca

Fit For An Autopsy - The Great CollapseNon troppo conosciuti qui da noi ma forti di una solida base di fan in patria i Fit For An Autopsy tornano quest’anno con il terzo album in studio in quasi dieci anni di carriera. La band del New Jersey per l’occasione abbandona quasi completamente le brutali derive core-oriented che l’avevano sempre caratterizzata per sposare atmosfere sfibrate, talvolta al limite del doom, e melodie intricate come mai prima d’ora. Il prodotto finale ne guadagna in efficacia, fruibilità e carattere e solo la voce, rimasta più ancorata alle vestigia del passato, ricordando maggiormente le origini del gruppo manca di vestirsi con quel manto di originalità che invece apprezzabilmente ricopre il lavoro degli altri musicisti. D’altronde la formazione a tre chitarre si presta benissimo a passaggi complessi e soluzioni ritmiche articolatissime che forniscono una marcia in più alla struttura dei brani inquieta, variegata e molto più che movimentata. La valutazione sulla tecnica lievita di conseguenza perché, pur senza assoli sensazionali, la maestria degli axemen non può essere messa in discussione. La produzione dal canto suo contribuisce a dare chiarezza ad un disco che correva il serissimo pericolo di diventare un pasticcio incomprensibile. Invece ogni rischio è scongiurato da un lavoro perfetto dietro al mixer e da un sound che, pur estremo, non calca esageratamente la mano lasciando anche spazio per soluzioni talvolta sorprendenti.

Nel complesso quindi questo The Great Collapse propone quasi quaranta minuti di metal certamente estremo ma ispirato, personale e non insensatamente caotico che abbandonando i solchi tracciati da altri per intraprendere una strada tutta sua mette in mostra la crescita e la maturazione costante, oltre che nella giusta direzione, della compagine statunitense. Anche la confezione piace per qualità e completezza e il ricco digipack si ricorda soprattutto per l’artwork evocativo e dalla pregevole realizzazione. Insomma un indubbio passo avanti che potrebbe valere al gruppo quel seguito anche qui da noi che è ormai ampiamente meritato. Tra l’altro proprio nel momento in cui scriviamo la band è in tour e ha previsto diverse date nel nostro paese quindi è sicuro come le formiche ad un pic nic che chi avrà la fortuna di vederli dal vivo difficilmente rimarrà indifferente. La storia continua…

Autore: Fit For An Autopsy

Titolo Album: The Great Collapse

Anno: 2017

Casa Discografica: Long Branch Records

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,75

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/FitForAnAutopsyOfficial/

Membri band:

Joe Badolato – voce

Patrick Sheridan – chitarra

Will Putney – chitarra

Tim Howley – chitarra

Peter Spinazola – basso

Josean Orta – batteria

Tracklist:

  1. Hydra

  2. Heads Will Hang

  3. Black Mammoth

  4. Terraform

  5. Iron Moon

  6. When The Bulbs Burn Out

  7. Too Late

  8. Empty Still

  9. Spiral

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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08th Ago2017

Wrath Of Belial – Bloodstained Rebellion

by Trevor dei Sadist

Wrath Of Belial - Bloodstained RebellionLe prime note non lasciano dubbi, è inequivocabile la musica con cui i Wrath Of Belial si presentano al pubblico. Il loro sound a gomiti alzati spinge concretamente verso uno swedish death, con la melodia che fa presa sui riff di chitarra, mentre la sezione ritmica è concentrata a fare danno, andando a supportare una voce gutturale (solo a tratti in scream) che rende il lavoro ancora più potente. Inutile dire che ci troviamo di fronte a una band in possesso di una buona caratura tecnica, che permette a ogni singolo di esprimersi su livelli alti. Quello che ho apprezzato è il tentativo di andare a rimembrare il death metal di qualche anno addietro e se da una parte per ovvi motivi emerge il metal aggressivo della Scandinavia (In Flames, Entombed, Dismember, Hatesphere) dall’altra ci sono echi moderni. I Wrath Of Belial, nonostante compino oggi i primi passi sanno molto bene come porsi, questo debut album si pone di diritto tra i dischi imperdibili, sono molte le cose che ho apprezzato, su tutte la produzione comunque potente, senza aver forzato su suoni troppo lontani dalla realtà. La componente melodica non manca, anzi a dire il vero è sempre presente specie nel tentativo di ammiccare l’ascoltatore con chorus “cantabili”.

Non ci sono soste, non c’è respiro, i Wrath Of Belial sono decisi, far male è il loro obiettivo, ci stanno riuscendo, trascinando l’innocente ascoltatore in un vortice di suoni robusti, senza possibilità di chiamarsi fuori da questo massacro musicale. Bloostained Rebellion è stata una piacevole sorpresa, la Scandinavia ha armato i suoi soldati, ancora una volta l’assalto arriva dalle lontane terre del Nord. In alto il nostro saluto!

Autore: Wrath Of Belial

Titolo Album: Bloodstained Rebellion

Anno: 2017

Casa Discografica: Prime

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://wrathofbelial.bandcamp.com/

Membri band:

Jonas Thomsen

Henrik Isaksen

Kasper Hornstrup

Jacob Jørgensen

Anders Stegmann

Tracklist:

  1. Traitors

  2. Mirror Fiend

  3. Aftermath Of A Tyrant

  4. Reborn Through Your Demise

  5. Set Sails For The End Of The World

  6. With Hell Assured

  7. Battleborn

  8. Hellion

  9. Six Feet Under Pandora

  10. A Diaphanous Signature Written By The Lost

  11. Next Chapter Of Enslavement

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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18th Lug2017

Ancient Ascendant – Raise The Torch

by Marcello Zinno

Ancient Ascendant - Raise The TorchTrovare band che mescolano saggiamente black e death metal non è cosa alquanto complessa ai giorni nostri (un esempio per tutti sono i nostrani Veratrum) ma il fatto che una formazione dichiaratamente aperta a una tale proposta venga dall’Inghilterra è fatto alquanto inconsueto. Ecco l’onorata premessa per gli Ancient Ascendant, band appartenente agli anni ’10 almeno discograficamente e che torna quest’anno con un nuovo lavoro dal titolo Raise The Torch. L’artwork rappresenta un’ottima rappresentazione di quello che è il sound della band, almeno per chi non conoscesse questo quartetto londinese: una torcia rappresentata con uno stile semplice, mai pomposo anzi grezzo ma non inaridito, un esercizio essenziale come di conseguenza lo è anche la produzione e l’immagine stessa scelta per la copertina. Va però detto che loro propendono più verso il death, e in questo lavoro verso l’heavy metal in generale, rispetto ai territori black intesi in senso stretto. Scaling The Gods è un esempio di una traccia classic heavy metal potente da proporre sicuramente in ambito live, con delle buone aperture nei chorus (di stampo Opeth). Anche Unearth preferisce restare incollato all’heavy sfiorando i Mastodon, puntando più sul riffing che su un muro di suono iperprodotto da mandare in visibilio il deathster di turno; Grasping The Torch, al netto dei passaggi introspettivi e delle sfuriate a metà corsa, sembra essere avvolta da uno spirito rock’n’roll, ennesimo rimando ai generi di base da cui è nato il sound del quartetto.

I momenti più duri sono sicuramente Foreign Skys, che include comunque degli intermezzi strumentali, e The Great Curve, tracce che spingono gli Ancient Ascendant verso influenze più estreme anche se non ci sentiamo di dire moderne; in vari momenti si toccano con mano scelte stilistiche e riff di matrice classica da cui i ragazzi attingono e vestono con suoni più pesanti ed estremi. Una bella prova che sarà apprezzata da chi ha amato i capolavori realizzati dalla mente di Mikael Åkerfeldt (Blackwater Park, Deliverance) con le parti violente a fare da spalla a momenti più pacati e strumentali.

Autore: Ancient Ascendant

Titolo Album: Raise The Torch

Anno: 2017

Casa Discografica: Spinefarm Records

Genere musicale: Death Metal, Heavy Metal, Black Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://ancientascendant.com

Membri band:

Alex Butler – voce, chitarra

Dave Moulding – batteria

Alan Webb – basso

Nariman Poushin – chitarra

Tracklist:

  1. Reawakening

  2. Our Way

  3. Scaling The Gods

  4. Unearth

  5. Carnal

  6. Foreign Skys

  7. Grasping The Torch

  8. The Great Curve

  9. To The Cold

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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07th Lug2017

Insanehead – Scream Of Anger

by Marcello Zinno

Insanehead - Scream Of AngerPiù italiani di quanto si possa immaginare, gli Insanehead arrivano al debutto discografico dopo un cambio di line-up importante (singer e stile). Fedeli alla matrice heavy metal, il loro heavy/death risulta sporco e grezzo. Le chitarre costruiscono dei buoni pattern anche se a nostro parere andrebbero rivisti alcuni aspetti: innanzitutto la produzione che spesso produce il risultato di un suono impastato anziché valorizzare ciascun passaggio, inoltre lo stile degli Insanehead ha bisogno sicuramente di velocità e brani come Crazy Circus lo confermano. Metal quindi che per certi versi tende ai territori estremi del genere ma che talvolta, a causa di alcune scelte, fa un passo indietro e perde differenziazione. Namarie ad esempio sarebbe una buona traccia ma la struttura resta troppo ancorata su se stessa e, assoli a parte, non varia né stupisce a ripetuti ascolti. Al contrario in No Hope sembra arrivare una certa vena thrash che si fa sicuramente apprezzare, anche se le linee vocali rimarcano i richiami al death metal; dimostrazione questa che i ragazzi non si muovono in confini ristretti anche se a nostro parere potrebbero mettersi più in gioco e creare un sound e uno stile ancora più personali (questo forse l’elemento che manca a questo album).

Alcune tracce sono sicuramente da assalto diretto come la già citata No Hope, In Agony We Trust o la titletrack che per durata e incedere sarebbe da massacro collettivo. In generale comunque un buon esordio, in cui a tratti si sentono le influenze dei Four Horsemen (alcuni assoli e riffing di Boogeyman ad esempio), che lascia intravedere comunque ampi margini di miglioramento. Promosso anche l’artwork che prende ispirazione da band d’oltre oceano e che colpisce sicuramente a prima vista.

Autore: Insanehead

Titolo Album: Scream Of Anger

Anno: 2017

Casa Discografica: Time To Kill Records

Genere musicale: Death Metal

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://www.reverbnation.com/insanehead

Membri band:

Davide Breccia – voce

Marco Micarelli – batteria

Luca Lolli – basso

Giovanni Micarelli – chitarra

Tiziano Lolli – chitarra, voce

Tracklist:

  1. Intro

  2. Necroscience

  3. Crazy Circus

  4. No Hope

  5. New Life

  6. Namarie

  7. Scream Of Anger

  8. In Agony We Trust

  9. Resistance

  10. Boogeyman

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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13th Giu2017

Among Gods – Ghost Empire

by Trevor dei Sadist

Among Gods - Ghost EmpireDopo un intro noise, siamo dentro all’inferno musicale di firma Among Gods. Tempi cadenzati e ripartenze veloci sono il biglietto da visita della band norvegese, il tutto condito dalla voce di Kenneth, gutturale, indignata, la sua rabbia è sputata fuori a più riprese. Il loro death metal è contaminato da forti dosi di doom, tuttavia questa è una band che negli anni novanta sarebbe sicuramente stata consegnata al death, tanto per capirci quello più oscuro alla Morgoth, nonostante, nelle ripartenze ho trovato i Nostri vicini ai primi Entombed. Di fatto i brani sono solamente sette, anche se le tracce presenti sul nuovo full lenght sono otto, ma non fatevi ingannare è abbastanza da lasciare il segno sull’ascoltatore. Ci sono canzoni come Pandemonium che si fanno spazio, sgomitando a raffiche di doom, sinistre prima, poi sfociano in un finto tempo allegro che tuttavia non lascia presagire nulla di rassicurante. Nelle foreste norvegesi si muove un animale che semina tempesta e panico, un branco di lupi è alla ricerca di una preda, l’inverno è alle porte, questa è l’ultima chiamata Wolves, la disperazione si è impadronita del suono.

Le sonorità death metal si ritrovano con la seguente Tempest che di fatto riprende in mano un discorso affrontato a inizio album, ancora doom metal con Tundra, prima che l’outro Smerte chiude questo nuovo capitolo in casa Among Gods. Ghost Empire è un buon album, sicuramente da consigliare a chi ha lasciato il cuore al death/doom di qualche anno fa, nonostante una produzione odierna ha aggiunto quel pizzico di attualità che non guasta. In alto il nostro saluto!

Autore: Among Gods

Titolo Album: Ghost Empire

Anno: 2016

Casa Discografica: Argonauta Records

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://amonggods.bandcamp.com/

Membri band:

Kenneth – voce

Jonis – basso

Andreas – batteria

Lars – chitarra

Torarinn – chitarra

Tracklist:

  1. Incipiens

  2. Ghost Empire

  3. Deliver Us From Evil

  4. Pandemonium

  5. Wolves

  6. Tempest

  7. Tundra

  8. Smerte

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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