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04th Mag2017

Antagonism/Devastator/Slowly Suffering – Split album

by Cristian Danzo

AntagonismDevastatorSlowly Suffering - Split albumGli split, insieme alle compilation, erano fenomeno molto diffuso negli anni 80 e prettamente prediletto in ambito heavy metal, soprattutto quello estremo. Soprattutto i secondi erano un metodo per le band di unire forze artistiche e finanziarie per potere esordire nel mercato discografico con una produzione molto più degna di un demo casereccio ed attirare ascoltatori ed eventuali interessi degli addetti ai lavori. Tre band italiane, Antagonism, Devastator e Slowly Suffering ci propongono questo omonimo album in cui si dividono equamente la scena: un totale di dodici pezzi, quattro per ogni gruppo. Ci muoviamo nell’ambito del metal estremo ed ogni lotto proposto mette in luce ottime qualità artistiche e tecniche per ogni combo che le va ad eseguire. Gli Antagonism sono fautori di un death metal molto intransigente e compatto che si muove come un rullo compressore pronto a schiacciare e devastare tutto quanto. Siamo di fronte ad una matrice old school che però è formata da un livello tecnico dei musicisti altissimo e da una buona produzione, mischiandosi sapientemente anche ad influenze moderne, rendendo il tutto molto attuale.

I Devastator presentano invece un thrashcore (molto più hardcore, in realtà) con testi in italiano che darà sicuramente piacere a tutti gli estimatori del genere. Pezzi violenti di impatto e totalmente energici che fanno pensare soprattutto a ciò che la band può produrre in sede live. Gli Slowly Suffering portano avanti un discorso che sta sul filo del rasoio tra death e grind, pendendo, a nostro avviso, molto di più verso il secondo degli stili citati, anche per loro grande aggressività, compattezza e impatto sonoro devastanti. Con una citazione della colonna sonora di Zombi 2, capolavoro assoluto dell’horror italiano ad opera di Lucio Fulci.

Per tutti i fan del metal estremo, un album da avere e da ascoltare per scoprire tre band di altissimo valore.

Autore: Antagonism/Devastator/Slowly Suffering Titolo Album: Antagonism/Devastator/Slowly Suffering
Anno: 2016 Casa Discografica: SG Records
Genere musicale: Death Metal, Thrash Metal, Grindcore, Hardcore Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.sgrecords.it
Membri band:

Antagonism

Marco Ravich – voce

Stefani Salladini – voce

Marco Vitali – chitarra

Leonardo Ciccarelli – basso

Luca bartolini – batteria

Devastator

Rob – voce, chitarra

Ricca – basso

Nicco – batteria

Slowly Suffering

Lucas Carnage – voce, chitarra

Pleug – basso

Rob Hater – batteria

Tracklist:

Antagonism

1. Little Sexy Shit

2. Mass Production Casualties

3. Religion Manure

4. Zoo School

Devastator

5. Bile

6. Pretofilia

7. Siamo Tutti Morti

8. Rispetta La Feccia

Slowly Suffering

9. Human Flesh Eaters

10. Carnal Violence

11. R.I.P. (Rest In Pain)

12. The Return Of Suffering

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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02nd Mag2017

Repulsive Vision – Look Past The Gore And See The Art

by Trevor dei Sadist

Repulsive Vision - Look Past The Gore And See The ArtDopo aver firmato un contratto con la label danese Mighty Music i britannici Repulsive Vision sono al debutto discografico. Look Past The Gore And See The Art è il titolo di quest’album d’esordio che già dalle prime note promette davvero bene. Come per alcuni dei loro precursori anche questa “nuova” band arriva direttamente da una delle nazioni che ha dato i natali a buona parte del metal estremo, band come Napalm Death, Carcass, Cathedral sono infatti nate e cresciute nei sobborghi delle fumose Birmingham e Liverpool. Il sound dei Repulsive Vision è attribuibile al death metal di vecchia scuola; nonostante le sonorità stesse strizzino l’occhio al grindcore, al thrash metal, addirittura all’hardcore, una cosa è certa, la band fa dell’energia e della genuinità il proprio biglietto da visita. I brani sono carichi di adrenalina, non ci sono soste, non erano previste, si parte in sella a questo disco d’esordio e non si riesce più a scendere da questo cavallo impazzito. La durata media dei brani è di 2:30 ciascuno, i Repulsive Vision si esprimono al meglio, grazie a una sezione ritmica molto potente, costituita da Mark Kirby al basso e dall’ottimo Gary Young alla batteria, davvero sanguigna la loro prova, così come quella di Matt Davidson, i suoi riff sono trascinanti, mentre la voce di Dan McEwan sputa fuori rabbia, odio verso il sistema.

Entombed, Carcass, Obituary, Pungent Stench, Terrorizer, tutti nomi importanti che hanno contribuito certamente a scrivere la storia del metal estremo lasciando un’importante eredità a band come i Repulsive Vision. In conclusione consiglio questo disco a tutti quelli che hanno lasciato il cuore agli anni novanta, a quelle dannate sonorità genuine. Lunga vita al death metal! In alto il nostro saluto!

Autore: Repulsive Vision

Titolo Album: Look Past The Gore And See The Art

Anno: 2017

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.reverbnation.com/repulsivevision

Membri band:

Dan McEwan – voce

Mark Kirby – basso

Gary Young – batteriaa

Matt Davidson – chitarra

Tracklist:

  1. Intrepulsion

  2. Repulsive Vision

  3. Premature Burial

  4. Nematocyst

  5. Half Starved Half Killed 1

  6. Fragmentary

  7. Harmless Entertainment

  8. Corpse Decay

  9. Bathroom Surgery

  10. Noxious

  11. Pit Of Putridity

  12. Each To Their Own

  13. Credophilic

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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04th Apr2017

OsseltioN – Digital / Primordial

by Marcello Zinno

OsseltioN - Digital PrimordialPer decenni ci hanno insegnato che una certa visione del metal estremo fa rima con termini come “intransigenza” e “irruenza musicale” tanto da non accettare compromessi. Per fortuna il nuovo millennio ci ha regalato molti esempi di commistione tra diversi modi di intendere il metal che premiavano la creatività a favore di uno stile di certo più personale rispetto ai grandi nomi degli anni 80 e successivi. Gli OsseltioN sono una giovane realtà da tenere sotto stretta osservazione in quanto con due lavori sono riusciti a crearsi un piccolo spazio nella nicchia del metal meno tradizionalista. Le strutture sonore sono figlie unigenite del technical death metal, anche se una vena glaciale in stile black aleggia su molte partiture. Le linee vocali di un growl profondo (di sponda brutal) sono un’altra caratteristica che sposta l’ago della bilancia verso formazioni poste agli estremi del genere ma, e qui viene il bello, l’insistenza di tastiere, synth ed effetti vari rende la resa sonora multiforme e interessante. Non stanchi, i ragazzi puntano di continuo a stacchi e variazioni sul tema che tengono alta l’attenzione di chi ascolta, regalando buoni respiri affianco a corse “macina polvere” al cardiopalma. I brani sono lunghi e complessi, siamo lontani da composizioni violente e senza sbavature, piuttosto pentagrammi compatti ma che si evolvono e mutano pelle durante sei o anche sette minuti sono l’habitat naturale dei Nostri. Il tutto condito da linee di basso di rimando Death (Steve DiGiorgio ha creato un vero stile in questo) che riescono a rendere ancora più appetitoso il tutto.

Digital Silence crea quel giusto mix tra ambientazione e caparbietà musicale, Fragments Of Time è un lungo passaggio onirico dal sapore oscuro, Steel Carnage un macchinario tritaossa evidente già dopo alcuni passaggi di grancassa granitici, questi i momenti più spessi del lavoro. È un peccato che gli OsseltioN non siano così attivi a livello live e non creino un ponte di comunicazione con i propri fan, visto che le carte nel loro mazzo non mancano e sarebbero in grado di fronteggiare il livello qualitativo di nomi di peso a livello internazionale. Il nostro suggerimento è quello di investire molte più risorse su questo fronte e magari inserire una seconda voce clean per arricchire ancora di più il loro stile. Su questi binari li vediamo già giungere alle porte dei principali festival europei di metal estremo.

Autore: OsseltioN

Titolo Album: Digital / Primordial

Anno: 2016

Casa Discografica: SG Records

Genere musicale: Death Metal, Symphonic Black Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/OsseltioN

Membri band:

Ulag – chitarra, voce, synth

Grak – basso

Ruglud – batteria

Tracklist:

  1. Digital Silence

  2. Metalmorphosis

  3. Old Useless Reseted

  4. Humanity

  5. Fragments Of Time

  6. Steel Carnage

  7. Machine Heart

  8. Primordial

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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03rd Mar2017

Duality – Elektron

by Marcello Zinno

Duality - ElektronI Duality sono l’ennesima conferma (se mai ce ne fosse bisogno) che nel nostro Paese pulsano formazioni poco conosciute ma dal carisma incredibile, personalità ed estro che potrebbero portare il tricolore molto lontano dai nostri confini. Pur non essendo proprio di recente formazione, i Duality stanno lavorando per crearsi un rilevante seguito, alla luce anche del loro genere non di certo popolare. Il death metal del quartetto infatti è molto variegato e sfaccettato: le sfuriate estreme e le rincorse sonore vengono tagliate da partiture diagonali che sfociano nel technical death metal, intermezzi quasi jazzy, strumenti anomali per il genere e tanta, tanta creatività arricchiscono il disegno. Alcuni passaggi dell’opener ci suggeriscono i rimandi ai nostri Sadist, ma nel loro costrutto sonoro vi è un ampissimo range di influenze e le incursioni balcaniche della breve Chaos_Instrospection sono solo un esempio. Le sfuriate math-core di Azure ci affascinano, il blast beat di Along The Crack chiarisce le idee del combo, il violino in Plead For Vulnerability stupisce, la voce in growl lungo l’intero album caratterizza ancora di più Elektron, l’assenza di un copione è il fulcro, il divagare tra la pachidermica scena heavy metal con la grazia di una farfalla il loro punto di forza.

Proprio Along The Crack è uno dei brani più profondi dell’opera, un pezzo che si scopre su più fronti e che non imbarazza passando da momenti cupi e pacati a tirate affilate come un’arma mortale, l’intero panorama musicale a cui i Duality afferiscono. La carta vincente di Elektron sta nel fatto di evitare un continuo sciorinamento di riff metal impazziti all’interno di pentagramma impossibili da replicare: queste otto tracce toccano una moltitudine di sfumature diverse degne di un’apertura mentale da pochi, includendo comunque le lezioni dei grandi (noi ci abbiamo trovato le linee di basso dei Death e un pizzico di impatto alla Pantera) ma decomposte e ristrutturate in una maniera completamente singolare. A loro va il nostro plauso visto che a parer nostro una concezione futura del metal estremo deve passare indubbiamente per i solchi tracciati da questa band.

Autore: Duality

Titolo Album: Elektron

Anno: 2016

Casa Discografica: PRC Music

Genere musicale: Technical Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.dualityband.com

Membri band:

Giuseppe Cardamone – chitara, voce, violino

Diego Bellagamba – chitarra

Dario Fradeani – batteria

Tiziano Paolini – basso

Tracklist:

  1. Six Years Locked Clock

  2. Azure

  3. Chaos_Introspection

  4. Along The Crack

  5. Motions

  6. Plead For Vulnerability

  7. Hybrid Regression

  8. Hanged On A Ray Of Light

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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02nd Mar2017

Usurpress – The Regal Tribe

by Massimo Volpi

Usurpress - The Regal TribeDieci canzoni, poco più di 30 minuti di album. Una copertina con scheletri appesi a un albero dimenticato non si sa bene in quale foresta del Nord. Un’etichetta che è una garanzia, Agonia Records, un logo anche troppo leggibile per gli standard e una tecnica sopraffina. Loro sono gli Usurpress, dalla Svezia, e questo è il loro terzo album, The Regal Tribe. Il suono è indubbiamente death metal ma il loro posizionamento non è così assoluto. Tutto porta in direzione death, ma sarebbe troppo riduttivo. Siamo davvero davanti a un lavoro studiato e curato. Da una parte le andature lente da prog, dall’altra un growl rallentato da oltretomba. E poi improvvise accelerazioni e parti ritmiche dalla tecnica davvero elevata fatta di assoli e momenti più tirati. A essere sinceri è la partenza che convince meno, o forse è la seconda parte a essere più decisa. The Mortal Tribes è di sicuro tra i pezzi più interessanti dell’album, cadenzata e tirata prima, lenta e ipnotica poi. Con la strumentale e burtoniana The Halls Of Extinction si conclude la prima parte dell’album; tra i primi 5 pezzi non vi sono interruzioni quasi fossero parte di un unico discorso diviso in più parti.

La seconda cinquina di pezzi parte con una lenta Throwing The Gift Away, anche se la parte centrale è forse una delle più veloci, che si trasforma poi in una marcetta a più velocità intitolata Behold The Forsaken. On A Bed Of Straw è una bellissima ciliegina di melodia su una torta di morte e violenza. Le due tracce finali, The Sin That Is Mine e In The Shadow Of The New Gods sono senza dubbio le più riuscite di un lavoro nel complesso molto interessante e diverso dal solito vento proveniente da quella parte di Nord legata a doppia corda a questi suoni e a questi temi. Usurpress in netta ascesa nel panorama death vichingo.

Autore: Usurpress

Titolo Album: The Regal Tribe

Anno: 2016

Casa Discografica: Agonia Records

Genere musicale: Death Metal, Doom, Prog Metal

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.usurpress.com

Membri band:

Stefan Pettersson – voce

Påhl Sundström – chitarra

Daniel Ekeroth – basso

Calle Andersson – batteria

Tracklist:

  1. Beneath The Starless Skies

  2. The One They Call The Usurpress

  3. Across The Dying Plains

  4. The Mortal Tribes

  5. The Halls Of Extinction

  6. Throwing The Gift Away

  7. Behold The Forsaken

  8. On A Bed Of Straw

  9. The Sin That Is Mine

  10. In The Shadow Of The New Gods

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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30th Dic2016

Path Of Sorrow – Fearytales

by Marcello Zinno

path-of-sorrow-fearytalesIl death metal nord europeo ha fatto scuola e varie formazioni, anche nel nostro Paese, hanno seguito la scia di quel suono freddo e luciferino. I Path Of Sorrow sono una band tanto giovane quanto valida in quanto nel proprio sound c’è sia una forte matrice death, soprattutto a livello ritmico, ma anche delle radici indubbiamente black (si ascoltino bene i suoni delle chitarre ed alcuni riff di diretta genesi scandinava) nonché un forte alone infernale che viene solo anticipato dall’artwork ma che fa da cornice a tutte le tracce ricomprese in questo Fearytales. Il freddo sulla pelle si fa sentire mentre scorrono le note di Under The Mark Of Evil e ci compaiono dinanzi le ombre dei God Dethroned che in passato ci avevano lanciato più volte idealmente nelle caverne appartenenti al regno degli inferi. Al contempo Lords Of Darkened Skies appaga il desiderio del blackster italico che cerca formazioni tricolore ancora in grado di creare quei suoni gelidi incisi nel ghiaccio dai grandi nomi del passato.

Songwriting molto ricercato che apprezza anche chorus più accessibili (come in The Crawling Chaos o nella atmosferica Sea Of Blood: The March For Morrigan) in grado di dare respiro alle singole tracce e rendere ancora più pesanti le strofe in pieno growl e dai pattern pesanti come macigni. Il death scandinavo ci coinvolge in pieno e riesce a creare momenti interessanti per ogni singola traccia, l’approccio duro ed estremo collima con una sapiente scrittura di parti alternate, intermezzi non eccessivamente fuori traccia, e momenti terminali che innalzano le quotazioni dei Path Of Sorrow nella scena metal nazionale e non solo. Una prova interessante diretta a chi mastica questi generi come pane quotidiano.

Autore: Path Of Sorrow

Titolo Album: Fearytales

Anno: 2016

Casa Discografica: Buil2kill Records

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/pathofsorrowdeath

Membri band:

Matia – voce

Attila – batteria

Robert Lucifer – basso

Davi – chitarra, mandolino, piano

Jacopo – chitarra

Tracklist:

  1. Into The Path

  2. Under The Mark Of Evil

  3. Survive The Dead

  4. Martyrs Of Hell

  5. Lords Of Darkened Skies

  6. Nobody Alive

  7. Umbrages…

  8. … Where Nothing Gathers

  9. The Crawling Chaos

  10. Sea Of Blood: The March For Morrigan

  11. This Is The Entrance

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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23rd Dic2016

Vahrzaw – Twin Suns & Wolves Tongues

by Ottaviano Moraca

vahrzaw-twin-suns-wolves-tongues“Non si può giudicare un libro dalla copertina” e nemmeno un album. Appena letto il nome sul dorso del CD dei Vahrzaw ho pensato “saranno polacchi”, poi ho visto la copertina e mi son detto “…o più probabilmente saranno svedesi” e invece no: sono australiani. Bene. Ero poi sicuro che suonassero black metal e questa volta ho sbagliato di poco perché il death metal di questo terzetto sconfina spesso e volentieri in territori assai oscuri tanto da risultare un’interessante commistione di generi. D’altronde questi ragazzi sono già al secondo album per cui non è una sorpresa che la loro proposta abbia dei connotati già molto ben definiti. Più sorprendente è che abbiano dovuto accasarsi presso un’etichetta svedese per dare visibilità a questo CD precedentemente autoprodotto nel 2014. Ma forse non è poi così strano considerando la tradizione e la scena estrema scandinava e quella australiana. Divagazioni commerciali a parte torniamo a questo Twin Suns & Wolves Tongues. Una volta esaminata la formazione ero sicuro che la qualità sarebbe stata scadente perché non mi davano troppa fiducia le parti di basso e di chitarra suonate dallo stesso musicista. In generale infatti non è una buana idea ma bisogna ammettere che in questo disco la mancanza di un bassista più tecnico, presente ed estroso non si sente poi così tanto vista l’immediatezza delle tracce.

Infine ero certissimo che con otto tracce concentrate in una durata di soli trenta minuti avrei trovato solo furia viscerale in questo album che invece alterna con una certa sapienza parti effettivamente tiratissime con altre, se non proprio d’atmosfera, comunque più trascinate. In pratica questi “canguri” ce l’hanno messa tutta per smentire ogni mia deduzione preliminare e a questo punto mi sentirei giustificato se mi stessero cordialmente sulle scatole… invece vi devo dire che, ascolto dopo ascolto, sono riusciti a guadagnarsi una cospicua fetta della mia stima. Un valore che gli riconosco soprattutto grazie ad un songwriting maturo che alla cattiveria smodata sa alternare illuminati stacchi melodici dai mille richiami differenti. Anche il sound, complice una produzione se non perfetta almeno apprezzabile, non è affatto male è riesce nell’arduo compito di portare una certa chiarezza tra chitarre distortissime e furibondi raddoppi di batteria. Su tutto svetta poi la prova del cantante che alterna stili e modulazioni differenti introducendo dietro al microfono una certa varietà pur mantenendosi sempre in territori estremi.

Senza strabordare mai in generi “core” i Nostri sfornano quindi un album di stampo malvagiamente classico e non esageratamente tecnico che piacerà ai puristi della prima ora e delizierà i fan delle derive più oscure che vi troveranno anche una certa freschezza. Ottimo e molto ispirato.

Autore: Vahrzaw

Titolo Album: Twin Suns & Wolves Tongues

Anno: 2016

Casa Discografica: Blood Harvest Records

Genere musicale: Black Metal, Death Metal

Voto: 7,25

Tipo: CD

Sito web: https://vahrzaw.bandcamp.com

Membri band:

George van Doorn – voce

Scott Williams – chitarra, basso

Brandon Gawith – batteria

Tracklist:

  1. Arrows Pierce The Fog

  2. … On The Shoulders Of Giants

  3. Endroom

  4. Acta Non Verba

  5. Twin Suns & Wolves’ Tongues

  6. To Give Meaning To The Meaningless

  7. Scourge

  8. Nihil Obstat

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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28th Nov2016

Emrevoid – Riverso

by Marcello Zinno

emrevoid-riversoGli Emrevoid, band totalmente tricolore, uscì qualche anno fa con questo EP che doveva segnare un nuovo cammino per la band, musicale ed artistico. Provenienti da varie formazioni, il quartetto intendeva costruire uno stile personale fedele comunque alla scena metal estrema. Quello che troviamo noi in queste sei tracce è un black metal con sferzate death in cui i confini non sono molto evidenti; l’elemento cruciale, che noi promuoviamo a pieno titolo, è dato dai testi in lingua italiana, chicca davvero rara da trovare in band di pari genere, visto che la tentazione di guardare oltre i confini nazionale è troppo ghiotta. A noi ricordano molto i Veratrum e la loro irruenza distruttiva, anche se gli Emrevoid optano per un profilo più elettrico lasciando a casa quegli arrangiamenti che conferiscono una vera epica e allo stesso tempo infernale abbracciata dai colleghi lombardi. Diciamo che in Riverso c’è più attinenza alla radice black metal, con le cavalcate tipiche della tradizione scandinava e un sound crudo che solo in alcuni frangenti sposa il riffing death; anche il growl è tipicamente black, stile che sembra risultare ancora più crudo in particolari frangenti, come la parte finale di Hic Et Nunc.

Molto variegata come traccia Obbedienzassenza, al contrario dell’opener Patibolo che invece si muove su frange più devastanti; cariche di odio anche le strofe della titletrack che assumono la forma di una marcia militare, pur spaziando poi tramite diverse variazioni nel corso dei 4 minuti totali. Una prova veloce, spigolosa e interessante: noi auguriamo a questa formazione di tornare presto sulle scene con un full-lenght, continuare con testi in lingua originale e caricarsi di attitudine estremamente esplosiva.

Autore: Emrevoid

Titolo Album: Riverso

Anno: 2014

Casa Discografica: Drown Within Records

Genere musicale: Black Metal, Death Metal

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://emrevoid.bandcamp.com

Membri band:

Fabio Savini – batteria

Alessandro Rossi – chitarra

Riccardo Zappi – basso

Gaetano Rizzo – voce

Tracklist:

  1. Patibolo

  2. Il Tuo Disegno

  3. Mostro

  4. Obbedienzassenza

  5. Riverso

  6. Hic Et Nunc

Category : Recensioni
Tags : Black metal, Death metal
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27th Nov2016

Dementia Senex – Heartworm

by Marcello Zinno

dementia-senex-heartwormIl metal non è questione di velocità e questo insegnamento i grandi padri del doom ce l’hanno lasciato decenni fa. D’altra parte, spesso, le band puntano su un range ristretto di bpm perché credono che il loro stile possa essere così riconosciuto (Slayer docet). Vi sono però delle realtà che operano su un range molto più ampio e che non temono di spaziare da momenti da marcia funebre a cavalcate ben più decise, impostando l’intero spettacolo su una visione musicale di maggior personalità e varietà. Di questa filosofia sono i Dementia Senex che si presentano con questo EP di sole tre tracce ma che, ad eccezione della breve Kairos, suonano complesse ed intricate. I loro riferimenti sono sicuramente il death metal e il doom, ma a noi piace vederli sotto un’altra ottica, ci piace accostarli alla scena post-metal con quel loro approccio aggrovigliato, come se non volessero mettere mai un punto al brano pur aggiungendo sempre buona carne sul fuoco. Non è un caso che gli 8 minuti dell’opener Unscented Walls non stancano mai e cancellano il concetto di strofa-ritornello a vantaggio di una composizione più alta, razionalmente parlando. Stesso discorso per la title track, opera ispirata che lancia intermezzi fuori dal coro e rifferama chirurgico da spedirci in un’altra (post)dimensione.

Kairos è sicuramente il momento più irruento e veloce, apprezzabile per chi ascolta il death metal old school. I Dementia Senex sono a nostro parere una formazione che ha molto da dire e siamo curiosi di vederli all’opera su un full-lenght.

Autore: Dementia Senex

Titolo Album: Heartworm

Anno: 2013

Casa Discografica: Drown Within Records

Genere musicale: Death Metal, Post-Metal

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://www.facebook.com/dementiasenex

Membri band:

Cristian Franchini – voce

Filippo Merloni – chitarra

Marco Righetti – chitarra

Federico Cucchi – basso

Mattia Bagnolini – batteria

Tracklist:

  1. Unscented Walls

  2. Kairos

  3. Heartworm

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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16th Nov2016

In Mourning – Afterglow

by Ottaviano Moraca

in-mourning-afterglowCi sono voluti otto anni agli svedesi In Mourning per dare un seguito a quello che fu il loro apprezzatissimo debutto Shrouded Divine. Anche per questo capitolo Daniel Liljekvist, già dietro le pelli nei Katatonia, e soci affidano il loro messaggio ad un death metal melodico e sofferente che, strizzando l’occhio al doom più oscuro e atmosferico, richiama un po’ il lavoro degli Amorphis o degli Opeth prima maniera. Le composizioni sono lunghe, si va dai quasi sei minuti della title track ai quasi dieci (!!!) di The Grinning Mist, per quasi un’ora di squisito tormento emotivo. Durate così importanti portano in dote inevitabilmente anche una complessità spesso non indifferente dove stacchi acustici a voce pulita si alternano alla furia di chitarre ultra-distorte mentre numerosi intermezzi melodici rafforzano il mood decadente e malinconico che permea l’intero lavoro. Non mancano alcuni passaggi rocciosi e più vitali ma sono un espediente, ottimamente confezionato, per aumentare il senso di oppressione del resto del disco. Tecnicamente ineccepibili questi ragazzi sono una vera libidine per le orecchie di chi sappia apprezzare incroci di ritmiche cadenzate, arpeggi quasi ipnotici e assoli votati più all’effetto che al virtuosismo. Il sound è ferocissimo, sia dietro il microfono che alle chitarre per non parlare della sezione ritmica che non lascia respiro e stride decisamente con tempi prevalentemente dilatati e altalenanti.

Non è una sorpresa per nessuno che in Svezia sappiano come confezionare dell’ottimo death metal e in questa misura non sorprende che anche questo Afterglow sfoggi una produzioni praticamente perfetta in cui nemmeno il più pignolo degli intransigenti potrebbe trovare la minima sbavatura. L’abbiamo già detto: su tutto regna questo senso di cupa disperazione che però è serenamente accettata come un’amica che ci accompagna lungo un tormentato percorso piuttosto che come un nemico da combattere. Dunque prima di mettervi all’ascolto accertatevi di essere pronti a sopportare questa sensazione di delizioso tormento che vi trascinerà via costringendovi ad abbandonare ogni tranquillità e vi strapperà ogni serenità che possiate più o meno faticosamente aver raggiunto. D’altra parte sarete ricompensati da un album raffinato, composto egregiamente, eseguito anche meglio e, se non proprio originalissimo nella proposta, comunque splendidamente realizzato. Da non perdere.

Autore: In Mourning

Titolo Album: Afterglow

Anno: 2016

Casa Discografica: Agonia Records

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,75

Tipo: CD

Sito web: http://www.inmourning.net

Membri band:

Tobias Netzell – voce, chitarra

Pierre Stam – basso

Björn Pettersson – chitarra

Tim Nedergård – chitarre

Daniel Liljekvist – batteria

Tracklist:

  1. Fire And Ocean

  2. The Grinning Mist

  3. Ashen Crown

  4. Below Rise To The Above

  5. The Lighthouse Keeper

  6. The Call To Orion

  7. Afterglow

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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