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11th Ago2017

Fit For An Autopsy – The Great Collapse

by Ottaviano Moraca

Fit For An Autopsy - The Great CollapseNon troppo conosciuti qui da noi ma forti di una solida base di fan in patria i Fit For An Autopsy tornano quest’anno con il terzo album in studio in quasi dieci anni di carriera. La band del New Jersey per l’occasione abbandona quasi completamente le brutali derive core-oriented che l’avevano sempre caratterizzata per sposare atmosfere sfibrate, talvolta al limite del doom, e melodie intricate come mai prima d’ora. Il prodotto finale ne guadagna in efficacia, fruibilità e carattere e solo la voce, rimasta più ancorata alle vestigia del passato, ricordando maggiormente le origini del gruppo manca di vestirsi con quel manto di originalità che invece apprezzabilmente ricopre il lavoro degli altri musicisti. D’altronde la formazione a tre chitarre si presta benissimo a passaggi complessi e soluzioni ritmiche articolatissime che forniscono una marcia in più alla struttura dei brani inquieta, variegata e molto più che movimentata. La valutazione sulla tecnica lievita di conseguenza perché, pur senza assoli sensazionali, la maestria degli axemen non può essere messa in discussione. La produzione dal canto suo contribuisce a dare chiarezza ad un disco che correva il serissimo pericolo di diventare un pasticcio incomprensibile. Invece ogni rischio è scongiurato da un lavoro perfetto dietro al mixer e da un sound che, pur estremo, non calca esageratamente la mano lasciando anche spazio per soluzioni talvolta sorprendenti.

Nel complesso quindi questo The Great Collapse propone quasi quaranta minuti di metal certamente estremo ma ispirato, personale e non insensatamente caotico che abbandonando i solchi tracciati da altri per intraprendere una strada tutta sua mette in mostra la crescita e la maturazione costante, oltre che nella giusta direzione, della compagine statunitense. Anche la confezione piace per qualità e completezza e il ricco digipack si ricorda soprattutto per l’artwork evocativo e dalla pregevole realizzazione. Insomma un indubbio passo avanti che potrebbe valere al gruppo quel seguito anche qui da noi che è ormai ampiamente meritato. Tra l’altro proprio nel momento in cui scriviamo la band è in tour e ha previsto diverse date nel nostro paese quindi è sicuro come le formiche ad un pic nic che chi avrà la fortuna di vederli dal vivo difficilmente rimarrà indifferente. La storia continua…

Autore: Fit For An Autopsy

Titolo Album: The Great Collapse

Anno: 2017

Casa Discografica: Long Branch Records

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,75

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/FitForAnAutopsyOfficial/

Membri band:

Joe Badolato – voce

Patrick Sheridan – chitarra

Will Putney – chitarra

Tim Howley – chitarra

Peter Spinazola – basso

Josean Orta – batteria

Tracklist:

  1. Hydra

  2. Heads Will Hang

  3. Black Mammoth

  4. Terraform

  5. Iron Moon

  6. When The Bulbs Burn Out

  7. Too Late

  8. Empty Still

  9. Spiral

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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08th Ago2017

Wrath Of Belial – Bloodstained Rebellion

by Trevor dei Sadist

Wrath Of Belial - Bloodstained RebellionLe prime note non lasciano dubbi, è inequivocabile la musica con cui i Wrath Of Belial si presentano al pubblico. Il loro sound a gomiti alzati spinge concretamente verso uno swedish death, con la melodia che fa presa sui riff di chitarra, mentre la sezione ritmica è concentrata a fare danno, andando a supportare una voce gutturale (solo a tratti in scream) che rende il lavoro ancora più potente. Inutile dire che ci troviamo di fronte a una band in possesso di una buona caratura tecnica, che permette a ogni singolo di esprimersi su livelli alti. Quello che ho apprezzato è il tentativo di andare a rimembrare il death metal di qualche anno addietro e se da una parte per ovvi motivi emerge il metal aggressivo della Scandinavia (In Flames, Entombed, Dismember, Hatesphere) dall’altra ci sono echi moderni. I Wrath Of Belial, nonostante compino oggi i primi passi sanno molto bene come porsi, questo debut album si pone di diritto tra i dischi imperdibili, sono molte le cose che ho apprezzato, su tutte la produzione comunque potente, senza aver forzato su suoni troppo lontani dalla realtà. La componente melodica non manca, anzi a dire il vero è sempre presente specie nel tentativo di ammiccare l’ascoltatore con chorus “cantabili”.

Non ci sono soste, non c’è respiro, i Wrath Of Belial sono decisi, far male è il loro obiettivo, ci stanno riuscendo, trascinando l’innocente ascoltatore in un vortice di suoni robusti, senza possibilità di chiamarsi fuori da questo massacro musicale. Bloostained Rebellion è stata una piacevole sorpresa, la Scandinavia ha armato i suoi soldati, ancora una volta l’assalto arriva dalle lontane terre del Nord. In alto il nostro saluto!

Autore: Wrath Of Belial

Titolo Album: Bloodstained Rebellion

Anno: 2017

Casa Discografica: Prime

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://wrathofbelial.bandcamp.com/

Membri band:

Jonas Thomsen

Henrik Isaksen

Kasper Hornstrup

Jacob Jørgensen

Anders Stegmann

Tracklist:

  1. Traitors

  2. Mirror Fiend

  3. Aftermath Of A Tyrant

  4. Reborn Through Your Demise

  5. Set Sails For The End Of The World

  6. With Hell Assured

  7. Battleborn

  8. Hellion

  9. Six Feet Under Pandora

  10. A Diaphanous Signature Written By The Lost

  11. Next Chapter Of Enslavement

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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18th Lug2017

Ancient Ascendant – Raise The Torch

by Marcello Zinno

Ancient Ascendant - Raise The TorchTrovare band che mescolano saggiamente black e death metal non è cosa alquanto complessa ai giorni nostri (un esempio per tutti sono i nostrani Veratrum) ma il fatto che una formazione dichiaratamente aperta a una tale proposta venga dall’Inghilterra è fatto alquanto inconsueto. Ecco l’onorata premessa per gli Ancient Ascendant, band appartenente agli anni ’10 almeno discograficamente e che torna quest’anno con un nuovo lavoro dal titolo Raise The Torch. L’artwork rappresenta un’ottima rappresentazione di quello che è il sound della band, almeno per chi non conoscesse questo quartetto londinese: una torcia rappresentata con uno stile semplice, mai pomposo anzi grezzo ma non inaridito, un esercizio essenziale come di conseguenza lo è anche la produzione e l’immagine stessa scelta per la copertina. Va però detto che loro propendono più verso il death, e in questo lavoro verso l’heavy metal in generale, rispetto ai territori black intesi in senso stretto. Scaling The Gods è un esempio di una traccia classic heavy metal potente da proporre sicuramente in ambito live, con delle buone aperture nei chorus (di stampo Opeth). Anche Unearth preferisce restare incollato all’heavy sfiorando i Mastodon, puntando più sul riffing che su un muro di suono iperprodotto da mandare in visibilio il deathster di turno; Grasping The Torch, al netto dei passaggi introspettivi e delle sfuriate a metà corsa, sembra essere avvolta da uno spirito rock’n’roll, ennesimo rimando ai generi di base da cui è nato il sound del quartetto.

I momenti più duri sono sicuramente Foreign Skys, che include comunque degli intermezzi strumentali, e The Great Curve, tracce che spingono gli Ancient Ascendant verso influenze più estreme anche se non ci sentiamo di dire moderne; in vari momenti si toccano con mano scelte stilistiche e riff di matrice classica da cui i ragazzi attingono e vestono con suoni più pesanti ed estremi. Una bella prova che sarà apprezzata da chi ha amato i capolavori realizzati dalla mente di Mikael Åkerfeldt (Blackwater Park, Deliverance) con le parti violente a fare da spalla a momenti più pacati e strumentali.

Autore: Ancient Ascendant

Titolo Album: Raise The Torch

Anno: 2017

Casa Discografica: Spinefarm Records

Genere musicale: Death Metal, Heavy Metal, Black Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://ancientascendant.com

Membri band:

Alex Butler – voce, chitarra

Dave Moulding – batteria

Alan Webb – basso

Nariman Poushin – chitarra

Tracklist:

  1. Reawakening

  2. Our Way

  3. Scaling The Gods

  4. Unearth

  5. Carnal

  6. Foreign Skys

  7. Grasping The Torch

  8. The Great Curve

  9. To The Cold

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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07th Lug2017

Insanehead – Scream Of Anger

by Marcello Zinno

Insanehead - Scream Of AngerPiù italiani di quanto si possa immaginare, gli Insanehead arrivano al debutto discografico dopo un cambio di line-up importante (singer e stile). Fedeli alla matrice heavy metal, il loro heavy/death risulta sporco e grezzo. Le chitarre costruiscono dei buoni pattern anche se a nostro parere andrebbero rivisti alcuni aspetti: innanzitutto la produzione che spesso produce il risultato di un suono impastato anziché valorizzare ciascun passaggio, inoltre lo stile degli Insanehead ha bisogno sicuramente di velocità e brani come Crazy Circus lo confermano. Metal quindi che per certi versi tende ai territori estremi del genere ma che talvolta, a causa di alcune scelte, fa un passo indietro e perde differenziazione. Namarie ad esempio sarebbe una buona traccia ma la struttura resta troppo ancorata su se stessa e, assoli a parte, non varia né stupisce a ripetuti ascolti. Al contrario in No Hope sembra arrivare una certa vena thrash che si fa sicuramente apprezzare, anche se le linee vocali rimarcano i richiami al death metal; dimostrazione questa che i ragazzi non si muovono in confini ristretti anche se a nostro parere potrebbero mettersi più in gioco e creare un sound e uno stile ancora più personali (questo forse l’elemento che manca a questo album).

Alcune tracce sono sicuramente da assalto diretto come la già citata No Hope, In Agony We Trust o la titletrack che per durata e incedere sarebbe da massacro collettivo. In generale comunque un buon esordio, in cui a tratti si sentono le influenze dei Four Horsemen (alcuni assoli e riffing di Boogeyman ad esempio), che lascia intravedere comunque ampi margini di miglioramento. Promosso anche l’artwork che prende ispirazione da band d’oltre oceano e che colpisce sicuramente a prima vista.

Autore: Insanehead

Titolo Album: Scream Of Anger

Anno: 2017

Casa Discografica: Time To Kill Records

Genere musicale: Death Metal

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://www.reverbnation.com/insanehead

Membri band:

Davide Breccia – voce

Marco Micarelli – batteria

Luca Lolli – basso

Giovanni Micarelli – chitarra

Tiziano Lolli – chitarra, voce

Tracklist:

  1. Intro

  2. Necroscience

  3. Crazy Circus

  4. No Hope

  5. New Life

  6. Namarie

  7. Scream Of Anger

  8. In Agony We Trust

  9. Resistance

  10. Boogeyman

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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13th Giu2017

Among Gods – Ghost Empire

by Trevor dei Sadist

Among Gods - Ghost EmpireDopo un intro noise, siamo dentro all’inferno musicale di firma Among Gods. Tempi cadenzati e ripartenze veloci sono il biglietto da visita della band norvegese, il tutto condito dalla voce di Kenneth, gutturale, indignata, la sua rabbia è sputata fuori a più riprese. Il loro death metal è contaminato da forti dosi di doom, tuttavia questa è una band che negli anni novanta sarebbe sicuramente stata consegnata al death, tanto per capirci quello più oscuro alla Morgoth, nonostante, nelle ripartenze ho trovato i Nostri vicini ai primi Entombed. Di fatto i brani sono solamente sette, anche se le tracce presenti sul nuovo full lenght sono otto, ma non fatevi ingannare è abbastanza da lasciare il segno sull’ascoltatore. Ci sono canzoni come Pandemonium che si fanno spazio, sgomitando a raffiche di doom, sinistre prima, poi sfociano in un finto tempo allegro che tuttavia non lascia presagire nulla di rassicurante. Nelle foreste norvegesi si muove un animale che semina tempesta e panico, un branco di lupi è alla ricerca di una preda, l’inverno è alle porte, questa è l’ultima chiamata Wolves, la disperazione si è impadronita del suono.

Le sonorità death metal si ritrovano con la seguente Tempest che di fatto riprende in mano un discorso affrontato a inizio album, ancora doom metal con Tundra, prima che l’outro Smerte chiude questo nuovo capitolo in casa Among Gods. Ghost Empire è un buon album, sicuramente da consigliare a chi ha lasciato il cuore al death/doom di qualche anno fa, nonostante una produzione odierna ha aggiunto quel pizzico di attualità che non guasta. In alto il nostro saluto!

Autore: Among Gods

Titolo Album: Ghost Empire

Anno: 2016

Casa Discografica: Argonauta Records

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://amonggods.bandcamp.com/

Membri band:

Kenneth – voce

Jonis – basso

Andreas – batteria

Lars – chitarra

Torarinn – chitarra

Tracklist:

  1. Incipiens

  2. Ghost Empire

  3. Deliver Us From Evil

  4. Pandemonium

  5. Wolves

  6. Tempest

  7. Tundra

  8. Smerte

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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04th Mag2017

Antagonism/Devastator/Slowly Suffering – Split album

by Cristian Danzo

AntagonismDevastatorSlowly Suffering - Split albumGli split, insieme alle compilation, erano fenomeno molto diffuso negli anni 80 e prettamente prediletto in ambito heavy metal, soprattutto quello estremo. Soprattutto i secondi erano un metodo per le band di unire forze artistiche e finanziarie per potere esordire nel mercato discografico con una produzione molto più degna di un demo casereccio ed attirare ascoltatori ed eventuali interessi degli addetti ai lavori. Tre band italiane, Antagonism, Devastator e Slowly Suffering ci propongono questo omonimo album in cui si dividono equamente la scena: un totale di dodici pezzi, quattro per ogni gruppo. Ci muoviamo nell’ambito del metal estremo ed ogni lotto proposto mette in luce ottime qualità artistiche e tecniche per ogni combo che le va ad eseguire. Gli Antagonism sono fautori di un death metal molto intransigente e compatto che si muove come un rullo compressore pronto a schiacciare e devastare tutto quanto. Siamo di fronte ad una matrice old school che però è formata da un livello tecnico dei musicisti altissimo e da una buona produzione, mischiandosi sapientemente anche ad influenze moderne, rendendo il tutto molto attuale.

I Devastator presentano invece un thrashcore (molto più hardcore, in realtà) con testi in italiano che darà sicuramente piacere a tutti gli estimatori del genere. Pezzi violenti di impatto e totalmente energici che fanno pensare soprattutto a ciò che la band può produrre in sede live. Gli Slowly Suffering portano avanti un discorso che sta sul filo del rasoio tra death e grind, pendendo, a nostro avviso, molto di più verso il secondo degli stili citati, anche per loro grande aggressività, compattezza e impatto sonoro devastanti. Con una citazione della colonna sonora di Zombi 2, capolavoro assoluto dell’horror italiano ad opera di Lucio Fulci.

Per tutti i fan del metal estremo, un album da avere e da ascoltare per scoprire tre band di altissimo valore.

Autore: Antagonism/Devastator/Slowly Suffering Titolo Album: Antagonism/Devastator/Slowly Suffering
Anno: 2016 Casa Discografica: SG Records
Genere musicale: Death Metal, Thrash Metal, Grindcore, Hardcore Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.sgrecords.it
Membri band:

Antagonism

Marco Ravich – voce

Stefani Salladini – voce

Marco Vitali – chitarra

Leonardo Ciccarelli – basso

Luca bartolini – batteria

Devastator

Rob – voce, chitarra

Ricca – basso

Nicco – batteria

Slowly Suffering

Lucas Carnage – voce, chitarra

Pleug – basso

Rob Hater – batteria

Tracklist:

Antagonism

1. Little Sexy Shit

2. Mass Production Casualties

3. Religion Manure

4. Zoo School

Devastator

5. Bile

6. Pretofilia

7. Siamo Tutti Morti

8. Rispetta La Feccia

Slowly Suffering

9. Human Flesh Eaters

10. Carnal Violence

11. R.I.P. (Rest In Pain)

12. The Return Of Suffering

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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02nd Mag2017

Repulsive Vision – Look Past The Gore And See The Art

by Trevor dei Sadist

Repulsive Vision - Look Past The Gore And See The ArtDopo aver firmato un contratto con la label danese Mighty Music i britannici Repulsive Vision sono al debutto discografico. Look Past The Gore And See The Art è il titolo di quest’album d’esordio che già dalle prime note promette davvero bene. Come per alcuni dei loro precursori anche questa “nuova” band arriva direttamente da una delle nazioni che ha dato i natali a buona parte del metal estremo, band come Napalm Death, Carcass, Cathedral sono infatti nate e cresciute nei sobborghi delle fumose Birmingham e Liverpool. Il sound dei Repulsive Vision è attribuibile al death metal di vecchia scuola; nonostante le sonorità stesse strizzino l’occhio al grindcore, al thrash metal, addirittura all’hardcore, una cosa è certa, la band fa dell’energia e della genuinità il proprio biglietto da visita. I brani sono carichi di adrenalina, non ci sono soste, non erano previste, si parte in sella a questo disco d’esordio e non si riesce più a scendere da questo cavallo impazzito. La durata media dei brani è di 2:30 ciascuno, i Repulsive Vision si esprimono al meglio, grazie a una sezione ritmica molto potente, costituita da Mark Kirby al basso e dall’ottimo Gary Young alla batteria, davvero sanguigna la loro prova, così come quella di Matt Davidson, i suoi riff sono trascinanti, mentre la voce di Dan McEwan sputa fuori rabbia, odio verso il sistema.

Entombed, Carcass, Obituary, Pungent Stench, Terrorizer, tutti nomi importanti che hanno contribuito certamente a scrivere la storia del metal estremo lasciando un’importante eredità a band come i Repulsive Vision. In conclusione consiglio questo disco a tutti quelli che hanno lasciato il cuore agli anni novanta, a quelle dannate sonorità genuine. Lunga vita al death metal! In alto il nostro saluto!

Autore: Repulsive Vision

Titolo Album: Look Past The Gore And See The Art

Anno: 2017

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.reverbnation.com/repulsivevision

Membri band:

Dan McEwan – voce

Mark Kirby – basso

Gary Young – batteriaa

Matt Davidson – chitarra

Tracklist:

  1. Intrepulsion

  2. Repulsive Vision

  3. Premature Burial

  4. Nematocyst

  5. Half Starved Half Killed 1

  6. Fragmentary

  7. Harmless Entertainment

  8. Corpse Decay

  9. Bathroom Surgery

  10. Noxious

  11. Pit Of Putridity

  12. Each To Their Own

  13. Credophilic

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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04th Apr2017

OsseltioN – Digital / Primordial

by Marcello Zinno

OsseltioN - Digital PrimordialPer decenni ci hanno insegnato che una certa visione del metal estremo fa rima con termini come “intransigenza” e “irruenza musicale” tanto da non accettare compromessi. Per fortuna il nuovo millennio ci ha regalato molti esempi di commistione tra diversi modi di intendere il metal che premiavano la creatività a favore di uno stile di certo più personale rispetto ai grandi nomi degli anni 80 e successivi. Gli OsseltioN sono una giovane realtà da tenere sotto stretta osservazione in quanto con due lavori sono riusciti a crearsi un piccolo spazio nella nicchia del metal meno tradizionalista. Le strutture sonore sono figlie unigenite del technical death metal, anche se una vena glaciale in stile black aleggia su molte partiture. Le linee vocali di un growl profondo (di sponda brutal) sono un’altra caratteristica che sposta l’ago della bilancia verso formazioni poste agli estremi del genere ma, e qui viene il bello, l’insistenza di tastiere, synth ed effetti vari rende la resa sonora multiforme e interessante. Non stanchi, i ragazzi puntano di continuo a stacchi e variazioni sul tema che tengono alta l’attenzione di chi ascolta, regalando buoni respiri affianco a corse “macina polvere” al cardiopalma. I brani sono lunghi e complessi, siamo lontani da composizioni violente e senza sbavature, piuttosto pentagrammi compatti ma che si evolvono e mutano pelle durante sei o anche sette minuti sono l’habitat naturale dei Nostri. Il tutto condito da linee di basso di rimando Death (Steve DiGiorgio ha creato un vero stile in questo) che riescono a rendere ancora più appetitoso il tutto.

Digital Silence crea quel giusto mix tra ambientazione e caparbietà musicale, Fragments Of Time è un lungo passaggio onirico dal sapore oscuro, Steel Carnage un macchinario tritaossa evidente già dopo alcuni passaggi di grancassa granitici, questi i momenti più spessi del lavoro. È un peccato che gli OsseltioN non siano così attivi a livello live e non creino un ponte di comunicazione con i propri fan, visto che le carte nel loro mazzo non mancano e sarebbero in grado di fronteggiare il livello qualitativo di nomi di peso a livello internazionale. Il nostro suggerimento è quello di investire molte più risorse su questo fronte e magari inserire una seconda voce clean per arricchire ancora di più il loro stile. Su questi binari li vediamo già giungere alle porte dei principali festival europei di metal estremo.

Autore: OsseltioN

Titolo Album: Digital / Primordial

Anno: 2016

Casa Discografica: SG Records

Genere musicale: Death Metal, Symphonic Black Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/OsseltioN

Membri band:

Ulag – chitarra, voce, synth

Grak – basso

Ruglud – batteria

Tracklist:

  1. Digital Silence

  2. Metalmorphosis

  3. Old Useless Reseted

  4. Humanity

  5. Fragments Of Time

  6. Steel Carnage

  7. Machine Heart

  8. Primordial

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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03rd Mar2017

Duality – Elektron

by Marcello Zinno

Duality - ElektronI Duality sono l’ennesima conferma (se mai ce ne fosse bisogno) che nel nostro Paese pulsano formazioni poco conosciute ma dal carisma incredibile, personalità ed estro che potrebbero portare il tricolore molto lontano dai nostri confini. Pur non essendo proprio di recente formazione, i Duality stanno lavorando per crearsi un rilevante seguito, alla luce anche del loro genere non di certo popolare. Il death metal del quartetto infatti è molto variegato e sfaccettato: le sfuriate estreme e le rincorse sonore vengono tagliate da partiture diagonali che sfociano nel technical death metal, intermezzi quasi jazzy, strumenti anomali per il genere e tanta, tanta creatività arricchiscono il disegno. Alcuni passaggi dell’opener ci suggeriscono i rimandi ai nostri Sadist, ma nel loro costrutto sonoro vi è un ampissimo range di influenze e le incursioni balcaniche della breve Chaos_Instrospection sono solo un esempio. Le sfuriate math-core di Azure ci affascinano, il blast beat di Along The Crack chiarisce le idee del combo, il violino in Plead For Vulnerability stupisce, la voce in growl lungo l’intero album caratterizza ancora di più Elektron, l’assenza di un copione è il fulcro, il divagare tra la pachidermica scena heavy metal con la grazia di una farfalla il loro punto di forza.

Proprio Along The Crack è uno dei brani più profondi dell’opera, un pezzo che si scopre su più fronti e che non imbarazza passando da momenti cupi e pacati a tirate affilate come un’arma mortale, l’intero panorama musicale a cui i Duality afferiscono. La carta vincente di Elektron sta nel fatto di evitare un continuo sciorinamento di riff metal impazziti all’interno di pentagramma impossibili da replicare: queste otto tracce toccano una moltitudine di sfumature diverse degne di un’apertura mentale da pochi, includendo comunque le lezioni dei grandi (noi ci abbiamo trovato le linee di basso dei Death e un pizzico di impatto alla Pantera) ma decomposte e ristrutturate in una maniera completamente singolare. A loro va il nostro plauso visto che a parer nostro una concezione futura del metal estremo deve passare indubbiamente per i solchi tracciati da questa band.

Autore: Duality

Titolo Album: Elektron

Anno: 2016

Casa Discografica: PRC Music

Genere musicale: Technical Death Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.dualityband.com

Membri band:

Giuseppe Cardamone – chitara, voce, violino

Diego Bellagamba – chitarra

Dario Fradeani – batteria

Tiziano Paolini – basso

Tracklist:

  1. Six Years Locked Clock

  2. Azure

  3. Chaos_Introspection

  4. Along The Crack

  5. Motions

  6. Plead For Vulnerability

  7. Hybrid Regression

  8. Hanged On A Ray Of Light

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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02nd Mar2017

Usurpress – The Regal Tribe

by Massimo Volpi

Usurpress - The Regal TribeDieci canzoni, poco più di 30 minuti di album. Una copertina con scheletri appesi a un albero dimenticato non si sa bene in quale foresta del Nord. Un’etichetta che è una garanzia, Agonia Records, un logo anche troppo leggibile per gli standard e una tecnica sopraffina. Loro sono gli Usurpress, dalla Svezia, e questo è il loro terzo album, The Regal Tribe. Il suono è indubbiamente death metal ma il loro posizionamento non è così assoluto. Tutto porta in direzione death, ma sarebbe troppo riduttivo. Siamo davvero davanti a un lavoro studiato e curato. Da una parte le andature lente da prog, dall’altra un growl rallentato da oltretomba. E poi improvvise accelerazioni e parti ritmiche dalla tecnica davvero elevata fatta di assoli e momenti più tirati. A essere sinceri è la partenza che convince meno, o forse è la seconda parte a essere più decisa. The Mortal Tribes è di sicuro tra i pezzi più interessanti dell’album, cadenzata e tirata prima, lenta e ipnotica poi. Con la strumentale e burtoniana The Halls Of Extinction si conclude la prima parte dell’album; tra i primi 5 pezzi non vi sono interruzioni quasi fossero parte di un unico discorso diviso in più parti.

La seconda cinquina di pezzi parte con una lenta Throwing The Gift Away, anche se la parte centrale è forse una delle più veloci, che si trasforma poi in una marcetta a più velocità intitolata Behold The Forsaken. On A Bed Of Straw è una bellissima ciliegina di melodia su una torta di morte e violenza. Le due tracce finali, The Sin That Is Mine e In The Shadow Of The New Gods sono senza dubbio le più riuscite di un lavoro nel complesso molto interessante e diverso dal solito vento proveniente da quella parte di Nord legata a doppia corda a questi suoni e a questi temi. Usurpress in netta ascesa nel panorama death vichingo.

Autore: Usurpress

Titolo Album: The Regal Tribe

Anno: 2016

Casa Discografica: Agonia Records

Genere musicale: Death Metal, Doom, Prog Metal

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.usurpress.com

Membri band:

Stefan Pettersson – voce

Påhl Sundström – chitarra

Daniel Ekeroth – basso

Calle Andersson – batteria

Tracklist:

  1. Beneath The Starless Skies

  2. The One They Call The Usurpress

  3. Across The Dying Plains

  4. The Mortal Tribes

  5. The Halls Of Extinction

  6. Throwing The Gift Away

  7. Behold The Forsaken

  8. On A Bed Of Straw

  9. The Sin That Is Mine

  10. In The Shadow Of The New Gods

Category : Recensioni
Tags : Death metal
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