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09th Giu2015

Miwook – In Sana Mente

by Marcello Zinno

Miwook - In Sana MenteAlcuni album rock dovrebbero avere un bollino attaccato sull’artwork, un bollino che segnala la presenza di musica elettronica, tipo il “Parental Advisory” che segnala la presenza di “contenuto esplicito”. In questo modo il rockettaro di turno che si appresta ad ascoltare l’album in questione è preparato in anticipo e non si scandalizza dopo i primi due minuti. Salviamo da questa intransigenza i Miwook che, a differenza dei vari colleghi in circolazione, non tradiscono le radici rock tanto che, con bollino o senza bollino, sono in grado di far aprire orecchie e mente al predestinato ascoltatore. Sia chiaro, è troppo presto per parlare di nuova rivelazione: In Sana Mente, il loro primo parto discografico, ha una durata di soli 14 minuti però ha un sound che spacca e lo fa in maniera totalmente innovativa. L’opener con i suoi testi in italiano convince davvero tanto, accende i riflettori su un sound moderno, per nulla banale. E’ come se Daft Punk, Radiohead e Subsonica si fossero scontrati e da un frammento di paraurti fossero nati i Miwook.

Poi ci sono due momenti strumentali, la titletrack e Doc. Frank che ci portano davvero nei meandri della sperimentazione elettronica ma senza puntare a roba indigesta; la batteria è ben presente e non ha niente a che vedere con la tipica drum machine realizzata dietro ad un PC. Infine arriva Baliena, quarta traccia ma seconda con testi in italiano che potrebbe far rizzare i capelli a Boosta e lanciare i Miwook verso la troposfera. Una band davvero valida che sa dosare l’elettronica senza dimenticare un approccio rock molto in your face. Bravi!

Autore: Miwook

Titolo Album: In Sana Mente

Anno: 2015

Casa Discografica: DreaminGorilla Records

Genere musicale: Rock, Elettronica

Voto: S.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.miwook.it

Membri band:

Andrea Panni – voce, basso, synth

Edoardo Schena – batteria

Giovanni Tononi – tastiere, synth

Alessandro Torre – chitarra

Tracklist:

  1. Ad Ogni Modo Stavamo Esplodendo

  2. In Sana Mente

  3. Doc. Frank

  4. Baliena

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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22nd Apr2015

March Division – Post Meridian Soul

by Marcello Zinno

March Division - Post Meridian SoulI March Division tornano alla carica con un nuovo album, seguito del precedente EP. La particolarità è che ha lo stesso titolo, Post Meridian Soul, anche se le tracce sono più che raddoppiate. Come spesso accade il contenuto del precedente EP è travasato in questa uscita che contiene qualche idea in più ma non modifica di una virgola la direzione stilistica della band e che già avevamo espresso nella nostra precedente recensione (disponibile a questa pagina). Non che i March Division abbiano uno stile sempre omogeneo, passando dalla musica electro-dance di Friday Will Come e Dig It a quella più ricercata di pezzi come Suburban Rust o, in parte, come Rust’n’dust. Si pesca comunque con relativa decisione nella new wave e nell’elettronica anni 80, in quelle ambientazioni da discoteca che nonostante gli strumenti elencati in line-up tutto fanno pensare tranne che un palco e un’esibizione con corde, sudore e amplificatori. Qualche spiraglio commestibile lo troviamo in Right On My Way che presenta un buon tiro, ma poca roba per un sound che cede il passo all’elettronica più che alla natura elettrica.

Quindi, nel complesso, seppur sia un lavoro più completo del precedente omonimo, non modifica la nostra idea della musica dei March Division. Un potenziale potrebbero averlo ma non negli ambienti frequentati da noi.

Autore: March Division

Titolo Album: Post Meridian Soul

Anno: 2015

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Rock, Elettronica Voto: 4,5
Tipo: EP Sito web: http://www.marchdivision.com

Membri band:

Andy Vitali – voce, chitarra, synth, programming

Emanuele Platania – batteria, percussioni, drum machine

Stefano Lai – basso, programming

Mattia Pissavini – tastiere, synth, produzione

Tracklist:

  1. Night Fare

  2. Suburban Rust

  3. Friday Will Come

  4. Dig It

  5. Downtown Devil

  6. Right On My Way

  7. Rust’n’dust

  8. Hi-Volt

  9. Old Man Knocking

  10. One Of Ten

  11. Morning Junk

  12. Time Won’t Wait

  13. Sell-By Date

  14. Water

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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07th Apr2015

Fabrizio Frigo And The Freezers – Donsusai

by Marcello Zinno

Fabrizio Frigo And The Freezers - DonsusaiQuattro “f”: Fabrizio, Frigo, Freezers, Firenze (la loro città d’origine). Line-up con il finto cognome “Frigo”, ma i Ramones non centrano proprio nulla. Scena alternativa, questo l’habitat dei ragazzi, con i testi un po’ scherzosi un po’ deliranti, schema che tanto piace alle giovani generazioni (Management Del Dolore Post-Operatorio, Vintage Violence…); musicalmente invece siamo nella zona più elettronica che il rock possa concepire, talmente elettronica che forse potrebbero essere fuori genere anche per un fan dei Bluvertigo (forse non per uno dei Subsonica) ma togliendo gli effetti e i suoni come fossero dei petali di una rosa resta un bocciolo fatto di pop. La musicalità dei dieci brani di questo esordio è fondamentalmente qualcosa di molto semplificato ed orecchiabile, scelte mirate e sapienti in modo da coinvolgere dal vivo anche chi non li ha mai ascoltati. La loro musica fa presa e pur piacendo già ad un primo ascolto sarebbe errato etichettarla come banale. Musica di superficie, che non fa star fermo il piede, ma se la dovessimo immaginare come il rock del futuro allora forse dovremo tornare con i piedi a terra.

Marty-Ares è il pezzo emblema dell’elettronica on stage: voce riverberata, tempi con beat ben scanditi e voglia di agitarsi…insomma il rock sembra del tutto inesistente. Ritmi come in Giulietta o in Crudo sono indie nel loro senso più intrinseco, con un synth che detta regole e charlestone+rullante che fanno il resto. Alla loro Generazione Di Fenomeni noi preferiamo la versione omonima dei Vallanzaska ma in fondo lo stile è diverso e anche la meta della loro musica. Noi la vediamo in lontananza anche se il percorso che noi preferiremmo è fatto sicuramente da molte più rocce.

Autore: Fabrizio Frigo And The Freezers Titolo Album: Donsusai
Anno: 2015 Casa Discografica: Running Dog
Genere musicale: Elettronica Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.facebook.com/fabriziofrigo
Membri band:

Tony Frigo – voce

Paolo Frigo – chitarra

Furio Frigo – synth

Elia Frigo – basso

Enzo Frigo – batteria

Tracklist:

  1. Expò-Melò
  2. Marty-Ares
  3. Stress Mon Amour
  4.   Il Treno Delle 3:00 A.M.
  5. Giulietta
  6. Lo Spazio Inutile
  7. Generazione Di Fenomeni
  8. Crudo
  9. La Coda
  10. La Noia
Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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01st Apr2015

Blooming Iris – Amondawa

by Marcello Zinno

Blooming Iris - AmondawaE’ già trascorso qualche mese dall’uscita di Amondawa, il nuovo e primo lavoro della band Blooming Iris, formazione filo-americana che si presenta come un’alt-rock band ma che in realtà si muove molto lontana dagli scenari tipici del rock. Per scrivere canzoni capaci di restare nelle classifiche e sonorità compiacenti alle giovani generazioni è necessario mescolare e puntare sulle melodie: questo i Blooming Iris lo sanno bene e mettono al centro le linee vocali del singer, molto affini alle sonorità d’oltreoceano, e soprattutto tanta ma tanta elettronica. Il quintetto non sprofonda però in altri generi (chi ha pensato a dance, techno e roba del genere?!) perché si concentra su ritmi lenti, rallentati, che cercano di coinvolgere hypster e giovani apprendisti della modernità. Noi ad essere sinceri ci troviamo molto poco di originale e soprattutto riusciamo ad identificare pochi contenuti veri. Non a caso uno dei loro intenti citati nella loro biografia è quello di “far ballare”, obiettivo chiaramente lontano dagli ambienti rock.

Inutile girarci intorno, la band prende spunto dalle boy band americane inserendo synth e arrangiamenti vari alle tracce in modo da vestirle di musica raffinata. Ad un orecchio attendo però i brani suonano tutt’altro che sofisticati. Rock assente ed è un peccato perché anche con ritmi ricercati e strumenti tipici del rock (suonati da questo quintetto) potevano uscire fuori cose molto più intriganti. Sarà per la prossima.

Autore: Blooming Iris Titolo Album: Amondawa
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Elettronica Voto: 4
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/bloomingirisofficial
Membri band:

Nicolò Capozza – voce

Daniele Razzicchia – chitarra, synth

Guglielmo Sacco – basso, samples

Andrea Orsini – chitarra

Alberto Paone – batteria

Tracklist:

  1. Same Old Blood

  2. Spleen

  3. Raw

  4. Woodlack

  5. Be Spring

  6. Nim

  7. The Mirror Stage

  8. Solipsist

  9. Nim II

  10. Amondawa

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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25th Mar2015

Thomas – Fin

by Marcello Zinno

Thomas - FinL’idea di inondare il rock da copiose secchiate di elettronica è qualcosa che negli ultimi anni va molto di moda. Sarà perché gli anni 80 non sono mai finiti (con tutto il mood dance e i synth di quei tempi), sarà perché nei ’90 il rock aveva bisogno di suonare più moderno, sarà perché bisogna essere alternativi a tutti i costi, ma tante formazioni ragionano in questa direzione (e il successo recente degli A Toys Orchestra ce lo conferma). Questo vale anche i Thomas, in attività ormai da tre lustri ma giunti con questo Fin al secondo capitolo discografico a firma Seahorse Recordings. Commistione di suoni dicevamo, così si presenta Fin, un’overdose di generi e sfumature che passa da un rock melodico, a una sperimentazione elettronica, strizzando l’occhio ad una musica d’ambiente che con una voce calda diviene sensuale. Difficile parlare dell’album completo, ogni brano è un film a parte: dalle ritmiche quasi africane della strumentale Miracolo Italiano al gusto dance di Nine O’clock è uno “stacca e attacca” di riferimenti musicali.

A noi convincono di più i momenti duri come Masturbation (l’aggettivo è riferito alle chitarre, cosa avevate pensato?!) che poi si tramutano in qualcosa di introspettivamente groove; sembra di rivivere alcuni scenari progressive reinterpretati da gente come Incognito e quindi per un target specifico. Bella la breve U Turn Me Up, un raggio di sole in mezzo al cielo terso che non ti fa capire cosa indossare. Un plauso va sicuramente al lavoro del basso elettrico che impreziosisce la parte compositiva ed “esce fuori” più volte. Nel corso dell’ascolto però appuriamo che la matrice rock non è proprio l’habitat naturale dei Thomas: scelte sofisticatamente melodiche alla The Police/Sting fanno da connubio all’approccio psichedelico dei Radiohead, così come del math-rock/crossover alla The Mars Volta che però fanno tutte da contorno ad un quadro molto ancorato alla musica targata George Banson. Ma sappiate che tutto ciò non è evidente in tutte le loro composizioni, bensì insidiato in alcuni passaggi, tratti che “esprimono” prima che “suonino” e che fanno gustati uno per volta. A voi le preferenze.

Autore: Thomas Titolo Album: Fin
Anno: 2014 Casa Discografica: Seahorse Recordings
Genere musicale: Rock Elettronico, Funk Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.thomastheband.com
Membri band:

Enrico Di Marzio

Nicolò Gallo

Giordano Menegazzi

Walter Menegazzi

Sergio Sciammacca

Massimiliano Zaccone

Tracklist:

  1. Universe Is Me

  2. Lowland Boletus

  3. Masturbation

  4. Tether

  5. Miracolo Italiano

  6. A New Ending

  7. U Turn Me Up

  8. Nine O’clock

  9. April Fool

  10. The Fastest Singer In The World

  11. When Mr Thomas Met Santhe

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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09th Dic2014

Zero Volume – Il Nodo Del Seno

by Alessio Capraro

ZeroVolume_NodoDelSeno_coverOKL’elettronica e il rock, negli anni, si sono sempre più legati: il nuovo che avanza e il vecchio immortale. Molte band hanno usato questo connubio, basti pensare a gruppi come Placebo o ai nostrani Bluvertigo e Subsonica. Da questi ultimi attingono a piene mani gli ZeroVolume, molto influenzati dalle sonorità della band di Torino, cercando però di personalizzare il tutto, per quanto si può, con spunti anche metal. Questo gruppo, di origini livornesi, dopo il primo album, Squilibri, del 2006, ha dato vita anche a un altro nuovo progetto e cioè la nascita dello ZVStudio, uno studio di registrazione di proprietà della band. Da qui partono le registrazioni che porteranno al nuovo album dal titolo Il Nodo Al Seno. Come detto, il sound è impregnato da atmosfere futuristiche, tipiche dell’uso di synth o comunque dell’elettronica in generale, con spunti interessanti come nel brano Sedotti che dà il via all’album. In Spasmi la somiglianza, specie nelle linee melodiche vocali, con i Subsonica è abbastanza palese ma in fondo non è un male avere delle influenze (tutti l’hanno) a patto che siano distribuite bene.

Le tracce, nel susseguirsi, tendono man mano ad assomigliarsi: non trasmettono niente di nuovo e non invogliano un ulteriore ascolto. Probabilmente in alcuni pezzi, come Anime e Insofferente, la band esagera un po’ mischiando, forse troppo, svariati generi e sonorità che alle volte cozzano tra loro. È apprezzabile il tentativo di scrollarsi di dosso una specifica etichetta di genere ma bisogna anche saper miscelare attentamente i vari sound perché, come una composizione chimica, se si sbaglia la dose o l’elemento, si rischia di far scoppiare tutto. Possiamo dire che gli ZeroVolume con questo lavoro sono rimandati, ma l’idea è ottima e il prossimo risultato sarà soddisfacente se la miscela di sound sarà quella giusta.

Autore: Zero Volume Titolo Album: Il Nodo Del Seno
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock, Elettronica Voto: 5,5
Tipo: CD Sito web: http://www.zerovolume.it
Membri band:

Giò – voce, basso, elettronica

Andrè – batteria

V – chitarre

Tracklist:

  1. Sedotti

  2. Anime

  3. Spasmi

  4. Insofferente

  5. Sciacalli In Festa

  6. Rossovivo

  7. Nuvole Veloci Sul Nostro Presente

  8. Vivide Trame

  9. Scorie

  10. Consapevolezza Sovrasensoriale

  11. Notte Viennese

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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12th Nov2014

Mangarama – Alieno

by Aldo Pedron

Mangarama - AlienoLa band nasce nel 2001 in un minuscolo paese con meno di ottocento abitanti, Montaldo Scarampi in provincia di Asti, situato sulle colline che dominano la Valle Tiglione e dove c’è una più che ottima produzione di vini Doc Piemonte e Monferrato. I Mangarama sono quattro amici d’infanzia ma la formazione subisce negli anni dei cambi sino ad arrivare alla presente line-up con Matteo Sosso (tastiere, chitarre e voce) Dario Varallo (batteria), Luca Forno (chitarre, voce e tastiere), Luca Perosino (chitarre) e Giovanni Barberis (basso). Dapprima il gruppo si esibisce facendo delle cover di band come Pink Floyd e Radiohead, poi con il passare degli anni iniziano a scrivere delle loro composizioni e la loro originalità si materializza con dei testi rigorosamente in italiano. I suoni della band sono morbidi, vellutati ma al tempo stesso distorti con numerosi effetti elettronici. Le voci restano malinconiche e melodiche, i suoni strizzano l’occhio e l’orecchio ad un certo rock britannico. Nel 2005 i Mangarama realizzano un demo intitolato Devi Adattarmi, poi bisogna aspettare sino al 2009, anno in cui nasce Extramondo, il loro primo singolo, dopodiché seguono ancora degli anni di riflessione dove la band si evolve ulteriormente. I Mangarama decidono coraggiosamente di incidere un loro primo album e si autoproducono realizzando il CD Alieno dopo circa due anni di lavoro!

La band arriva al suo album d’esordio 13 anni dopo la loro nascita, non peccano sicuramente di ansia di prestazione come fanno tutti i gruppi che vogliono incidere immediatamente dopo la loro nascita, i Mangarama sono l’esatto opposto. Ci hanno sicuramente ragionato a lungo, hanno provato a montare e smontare le loro canzoni decine e decine di volte ed hanno metabolizzato il sound. Subito va segnalato come dall’album viene anche estratto un singolo L’entropia Del Pesce Rosso e che la band è partita per un tour promozionale proprio in questi mesi. Il brano intitolato Colpevole, in chiusura del disco è stato scelto come tema di un videogioco ad ambientazione cyberpunk Loading Human, prodotto da Untold Games. All’interno del gioco si può ascoltare l’intero album. La band astigiana, intreccia sicuramente lunghe melodie che si rifanno soprattutto ai Radiohead ed ai Sigur Ros. Il sound invece, un po’ troppo ripetitivo,è caratterizzato da chitarre graffianti, l’elettronica in prim’ordine e sonorità nord europee con tanto di liriche in italiano.

I 9 pezzi di questo disco sono il frutto della produzione artistica di questa band (accostabili solo agli Afterhours e ai Verdena se proprio vogliamo trovare degli accostamenti) che proviene dall’underground piemontese con canzoni scritte addirittura sette o otto anni fa ma arrangiate e ri-arrangiate più volte nel corso degli anni sino a trovare la forma definitiva in questo album. Perché il titolo Alieno, cos’è un Alieno? Matteo Sosso racconta: “Alieno è colui che non si ritrova in quello che gli succede attorno, è quello che guarda con occhi sgranati la realtà colto talvolta da meraviglia, talvolta da rabbia e spesso da sdegno. Ma L’Alieno è anche colui il quale si muove con l’ingenuità di chi non è ancora stato inghiottito dai meccanismi del sistema“. Nel brano Cenere riscontriamo l’incontro tra l’elettronica che si fonde con i suoni più rock delle chitarre e del basso così come Hunting Bambi descrive un fantomatico gioco praticato negli States in cui alcuni facoltosi cacciatori, pagando cifre da capogiro partecipano a questo tiro al bersaglio con dei fucili soft-air, le vittime e le prede in questione sono delle ragazze seminude in un brano a tratti orchestrale!

Venditore Di Sogni invece è caratterizzato da arpeggi di chitarra e da una ritmica incalzante mentre Nato Sotto Una Campana Di Vetro ha un crescendo elettronico che sfocia in un finale con le chitarre urlanti e devastanti. La conclusiva Colpevole invece fa ampio uso di suoni elettronici e basi ritmiche sintetizzate. Per gli amanti di certo rock sperimentale, alternativo, elettronico.

Autore: Mangarama Titolo Album: Alieno
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock, Elettronica Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.mangarama.it
Membri band:

Matteo Sosso – voce, tastiera, chitarra

Luca Forno – chitarra, voce, tastiera

Dario Varallo – batteria, percussioni

Luca Perosino – chitarra, tastiera

Giovanni Barberis – basso, percussioni

Tracklist:

  1. Ingenuo

  2. Cenere

  3. Il Piacere Del Caos

  4. Hunting Bambi

  5. L’entropia Del Pesce Rosso

  6. Venditore Di Sogni

  7. Nato Sotto Una Campana Di Vetro

  8. Demoni

  9. Colpevole

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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22nd Ott2014

Vick Frida – Thisastro

by Marcello Zinno

Vick Frida - ThisastroLe commistioni tra inglese e italiano nei nomi scelti dalle band emergenti sono cosa nota, potremo dire un’ultima tendenza. Dopo aver scoperto qualche anno fa i Thegiornalisti e il fenomeno The Niro, ci troviamo davanti Thisastro: la differenza è che stavolta, questo strano inglesismo onomatopeicamente presentato nella nostra lingua, è il titolo di un album e in particolare quello dei Vick Frida. Il quintetto non è una band creata da poco ma, seppur al secondo album, ha una storia musicale che va dietro fino all’inizio del nuovo millennio e che tocca radici significativamente diverse dall’attuale album. Partiti da riminiscenze dance e passati per influenze elettroniche, i Vick Frida giungono a Thisastro proponendo un rock tenue, che tocca scenari pop e che, come appunto stabilisce il primo comandamento del pop, presenta una voce in primo piano assoluto su tutto. L’opener Anche I Filosofi, infatti, ci lascia quasi solo il timbro del singer, timbro che a nostro parere risulta più idoneo per una carriera da radio conduttore che da vero e proprio cantante. Gli altri momenti presentano delle melodie soffuse, con una componente elettronica dosata in maniera (troppo) sapiente in modo da rendere morbida e digeribile la proposta musicale.

Vieni Qua e Figlio Del Mio Tempo sono i momenti di minor valore dell’album, brani che cercano di tagliarsi una vena poetica e artistica, senza però aggiungere nulla di interessante per la musica italiana. Il repertorio dance del passato riemerge su Veloci E Lenti, prendendo distanze dal suono rock che ci saremmo aspettati; parzialmente meglio con Precipitato Insoluto e La Stravaganza in cui l’elettronica è al servizio di una certa ricerca sonora (primi Bluvertigo docet). I Vick Frida puntano al grande pubblico in maniera anche troppo evidente. Noi glielo auguriamo ma dal punto di vista puramente artistico ci troviamo davvero poco da segnalare.

Autore: Vick Frida Titolo Album: Thisastro
Anno: 2014 Casa Discografica: Frutta Records
Genere musicale: Rock, Elettronica Voto: 4
Tipo: CD Sito web: http://www.vickfrida.it
Membri band:

Enrico Fridlevski

Marco Gherardi

Fabio Salvi

Andrea Ciacchini

Luca Guidi

Tracklist:

  1. Anche I Filosofi

  2. Il Mio Sguardo Sulle Cose

  3. Vieni Qua

  4. Veloci E Lenti

  5. Figlio Del Mio Tempo

  6. Andata E Ritorno

  7. Precipitato Insoluto

  8. L’ultimo Cielo

  9. La Stravaganza

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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12th Lug2014

Moongoose – Irrational Mechanics

by Marcello Zinno

Moongoose - Irrational MechanicsÈ risaputo che il rock e l’elettronica in passato non abbiamo avuto un rapporto di amore cieco. È risaputo anche che negli ultimi anni, soprattutto a partire dal nuovo millennio, le due scene si siano toccate più volte, grazie anche alla forte intenzione di mescolare i generi che la musica moderna pone come imprescindibile presupporto per dare alla luce qualcosa di originale. Al centro tra queste due scene si pongono molte formazioni che cercano di prendere il meglio dai due mondi, ora peccando in sperimentazioni eccessive, ora restando molto fedeli al rock e facendo sì che l’elettronica si restringa al ruolo di semplice effetto. I Moongoose non cadono in queste tentazioni e riescono a restare in equilibrio tra basso e batteria espressi con una certa purezza mentre voce ed elementi aggiunti suonano più lisergici, ambient in alcuni momenti (Paradox), docili, depotenziando il significato rock che queste tracce potrebbero contenere. Innational Mechanics soffre di questo: i brani non mordono ma restano in sordina, l’incedere è sempre lento, a tratti psichedelico (Fomenta), le linee vocali comunque suadenti di Dea Mango giungono prima di ogni cosa. C’è un altro elemento che esce con forza da questo album ed è il basso suonato dall’ideatore di questo progetto che anche per questo si esprime con maggiore virulenza e fa sognare ambiti groovy in alcuni momenti che diano carattere alle composizioni. Non è sempre così ma questo fattore ci piace.

Sperimentale ma non intricato, Innational Mechanics è da provare sotto effetto di birra ad alta gradazione, da ascoltare congiuntamente ad uno stato di stordimento supremo in modo da ovattare i vostri neuroni e portarvi in un’altra, pacata, dimensione. Lì riuscirete a far combaciare la ritmica con la melodia e trovare la “meccanica irrazionale” del nirvana.

Autore: Moongoose Titolo Album: Irrational Mechanics
Anno: 2014 Casa Discografica: Nobau
Genere musicale: Rock, Elettronica Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://moongoose.bandcamp.com
Membri band:

Giuseppe Fierro – basso, elettronica

Dea Mango – voce

Gianluca Timoteo – batteria

Tracklist:

  1. Closed Field
  2. Pool
  3. Irrational Mechanics
  4. Paradox
  5. Fomenta
  6. Topological Space
  7. O-Ratio
  8. Mistake
  9. Il Continuo
Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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18th Giu2014

Breton – War Room Stories

by Luigi Di Lorenzo

Breton - War Room StoriesSuccessore dell’LP d’esordio Other People’s Problems (2012), War Room Stories è il secondo disco dei londinesi Breton (dal nome del surrealista francese André Breton). L’album, uscito il 3 febbraio 2014 via Cut Tooth/Believe Recordings, è stato concepito durante il lungo tour europeo e registrato negli studi della Funkhaus di Berlino, con la partecipazione della Macedonian Radio Symphonic Orchestra che appare in cinque tracce. Got Well Soon ed Envy sono i singoli che hanno anticipato la pubblicazione dell’album. Roman Rappak, Adam Ainger, Ian Patterson, Daniel McIlvenny e Ryan McClarnon, produttori di film oltre che musicisti, realizzano nei BretonLABS (una banca di Kennington convertita in un centro creativo purtroppo oggi demolita) remix e video musicali per gruppi come Local Natives, Tricky, Maps & Atlases, Esben and the Witch, Temper Trap, Penguin Prison, Tom Vek, 80′s Matchbox B Line Disaster e Flats. Pregno di moderne sonorità underground teutoniche, War Room Stories è un album eclettico, fresco e vario negli stili e negli arrangiamenti. Si passa da brani più radio-friendly come Envy a tracce “trip hop-balancing” come la successiva S4. Decisamente sinfonica la terza traccia, Legs & Arms, che unisce elementi orchestrali ad incalzanti beat elettronici e sonorità new wave. L’oscura Got Well Soon racchiude in sé tutta l’aria che si respira oggi a Berlino, tanto da poterlo definire un brano “Kalkbrenniano”.

Con Closed Category si cambia ancora con un “turning back” verso lidi brit-rock. Si riscende in pista con National Grid, un “trip hop rockettaro” con sonorità new wave, che rappresenta al meglio il sapiente e magico melting pot di generi operato dalla band. 302 Watchtowers è una traccia dalle atmosfere rarefatte e composta da melodie oniriche che trascinano l’ascoltatore in un vortice senza fine. Entrambi i brani richiamano molto gli ultimi due lavori dei conterranei oxfordiani Foals, Total Life Forever e Holy Fire. La chiusura del riuscitissimo lotto è affidata a Brothers, brano dal sapore funkettaro, e a Fifteen Minutes, una semi-ballad che si chiude con un’esplosione di ritmica e synth. War Room Stories è un ascolto che non può mancare, un album che vi può accompagnare durante funamboliche serate estive.

Autore: Breton Titolo Album: War Room Stories
Anno: 2014 Casa Discografica: Believe Recordings
Genere musicale: Indie Rock, Elettronica Voto: 8,5
Tipo: CD Sito web: http://www.bretonlabs.com
Membri band:

Roman Rappak – voce, chitarra

Adam Ainger – batteria

Ian Patterson – beats

Daniel McIlvenny – basso

Ryan McClarnon – visuals

Tracklist:

  1. Envy
  2. S4
  3. Legs & Arms
  4. Got Well Soon
  5. Closed Category
  6. National Grid
  7. Search Party
  8. 302 Watchtowers
  9. Brothers
  10. Fifteen Minutes
Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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