• Facebook
  • Twitter
  • RSS

RockGarage

      

Seguici anche su

        Il Rock e l'Heavy Metal come non li hai mai letti

  • Chi siamo
  • News
  • Recensioni
  • Articoli
  • Live Report
  • Foto Report
  • Interviste
  • Regolamento
  • Contatti
  • COLLABORA
10th Mag2015

Rudyscave – Rust

by Marcello Zinno

Rudyscave - RustBasta sfumature, lasciamo stare influenze e rimandi, con i Rudyscave siamo nel pieno della scena rock: chitarra elettrica, voce ben carburata e sezione ritmica che sta dietro al tiro. Se a questo si aggiungono delle ottime partiture possiamo confermare che Rust è l’album giusto per ogni appassionato di rock. Addentriamoci però in questa uscita: seppur buono è il carisma di questo quartetto e ottima è la produzione che valorizza i singoli strumenti, riconosciamo a Rust una vicinanza alla scena grunge (in primis Pearl Jam e Soundgarden) alla quale somiglia per le parti melodiche (voce compresa) e per l’apporto delle chitarre. Ascoltare queste undici tracce (tutte di un fiato è d’obbligo) ci fa tuffare nel rock anni ’90 quello che ora è difficile ritrovare in band emergenti ma che ha ancora un certo fascino. La band gioca ad immedesimarsi in quelle sonorità e cerca di portare in auge un genere non cancellato ma dimenticato; le composizioni sono concise e ci piacciono, avremmo apprezzato una dose maggiore di personalità.

C’è ovviamente il momento per una ballad, Monkey, e qualche passaggio che rallenta il ritmo (High Level Room, molto grunge e Precipitate), ma il sound dei Rudyscave è tutt’altro, è elettrico e potente, veloce e semplice come una pillola da ingerire in un colpo solo. Inoltre noi troviamo che la loro energia sia davvero troppa per restare rinchiusa in un album, i Rudyscave vivono e devono vivere su di un palco, è da lì che la loro musica può arrivare meglio alle persone. Speriamo solo che in futuro inseriscano anche degli elementi più particolari nella loro ricetta. Come esordio però è più che buono!

Autore: Rudyscave Titolo Album: Rust
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock, Grunge Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.rudyscave.com
Membri band:

Marco Righi – chitarra

Damiano Ponti – chitarra

Carlo Galassi – basso

Gianmaria Vannoni – voce

Tracklist:

  1. Gale

  2. Offering

  3. Monkey

  4. Runlet

  5. The Stone

  6. High Level Room

  7. Levitare

  8. Locis Pybe

  9. Solution/Solvent

  10. Precipitate

  11. Sublimate

Category : Recensioni
Tags : Grunge
0 Comm
07th Mar2015

Country Corpses – Protozoan In Love

by Marcello Zinno

Country Corpses - Protozoan In LoveSe l’artwork del secondo album targato Country Corpses è un trip di fumetti insaporiti da acidi e ambienti animali, il giovane terzetto di La Spezia pesca nella propria adolescenza e negli ascolti di quando probabilmente andava a scuola con i colori a pastello nello zaino: rock anni ’90, di quello violentato dal grunge ma anche saturato da un diverso uso della chitarra che al tempo sembrava “moderno”. In questo si attinge la voce dalla cugina scena metal (meglio ancora quella hardcore) senza che però questa giochi un ruolo centrale, lasciando appunto alla sei corde il compito di tirare le fila di uno spettacolo che trasborda ora nel rock più irriverente (Melvins, Smashing Pumpkins) ora nello sludge più lavico. Le otto tracce di Protozoan In Love durano venti minuti circa, poco ma un tempo sufficiente per farci immaginare un Billy Corgan con sembianze animali (uno di quelli in copertina, a scelta libera) nella sua fase più nera, indiavolata contro l’universo. Da questa rabbia, a tratti cupa, viene fuori tutta l’energia del combo che viene elargita in dosi massicce di watt, secondo il loro proprio marchio di fabbrica.

Probabilmente il brano che potrebbe essere più digerito da chi non è avvezzo a questi suoni è Worthless, pezzo che nella strofa e nel ritornello suona sinistramente cantabile, il potenziale singolo della band, con tanto di assolo che enfatizza l’aspetto tecnico dei due minuti e mezzo. Una band che dal vivo può potenzialmente offrire il meglio. Tra l’altro potete scaricare gratuitamente il loro album dalla pagina bandcamp.

Autore: Country Corpses Titolo Album: Protozoan In Love
Anno: 2014 Casa Discografica: Scatti Vorticosi Records, Gufo Records
Genere musicale: Grunge, Rock Voto: s.v.
Tipo: CD Sito web: http://countrycorpses.bandcamp.com
Membri band:

Daniele – voce, chitarra

Elisa – basso

Giacomo – batteria

Tracklist:

  1. Healthcare

  2. Weird PX

  3. Angel Cake

  4. Selfish Embrace

  5. The Cities Kingdom

  6. The Candy Army

  7. Worthless

  8. Stars & Food

Category : Recensioni
Tags : Grunge
0 Comm
03rd Mar2015

Carneviva – EPisodi

by Marcello Zinno

Carneviva - EPisodiPrendete l’alternative rock giovanile e cercate di vederlo in maniera più forte, più elettrica, più grunge. Questo è quello che le menti dei Carneviva hanno suggerito loro prima di creare il progetto nell’agosto del 2012 e che arriva oggi con il breve EP dal titolo EPisodi. Infatti il power trio saccheggia molto più echi di grunge italiano (primi Verdena) che non realtà alternative nel vero senso del termine e bastano le prime due tracce per confermarci il loro tiro. Ma questo non è né un bene né un male, è semplicemente l’identikit del loro sound, della matrice di una band emergente nata da poco e comunque alla ricerca di una personalità che la distingua. Questa ricerca si tocca con mano con Primo-Vero, un brano che supera i sei minuti e nel quale, all’interno di uno schema sempre coerente, si cattura la passione di questi ragazzi nel suonare; chitarra che inneggia una pioggia di proiettili in Un Secondo e linee vocali riverberate nel bridge con code che piacerebbero a Mr. Agnelli. L’EP si chiude con Origami, traccia in cui si provano trame più sofisticate, tempi stoppati e pathos oltre che elettricità.

I presupposti a base di rock sono buoni per questa band anche se un EP come questo è monco nell’esprimere totalmente le loro capacità. Noi li aspettiamo al varco di un “primo-vero” album e siamo pronti a puntare su una loro esplosione.

Autore: Carneviva Titolo Album: EPisodi
Anno: 2014 Casa Discografica: (R)esisto
Genere musicale: Rock, Grunge Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: http://www.soundcloud.com/cerneviva
Membri band:

Michele Malaguti – chitarra, voce

Michael Ferro – basso

Alberto Balboni – batteria

Tracklist:

  1. Caro Istinto

  2. Primo-Vero

  3. Un Secondo

  4. Origami

Category : Recensioni
Tags : Grunge
0 Comm
20th Ott2014

Mad Shepherd – Monarch

by Marcello Zinno

Mad Shepherd - MonarchDopo due EP gli italianissimi Mad Shepherd decidono di pubblicare un full-lenght, autoprodotto, e ben confezionato sia nella grafica che nel concept musicale. Dieci tracce, dirette e ben prodotte per un lavoro che conferma ulteriormente quanto una band con le idee chiare, seppur autoprodotta, possa fare breccia nell’affollata scena musicale odierna. Certo, il loro approccio è molto esterofilo considerando la biografia presentata solo in inglese, i testi in lingua straniera e soprattutto le radici che si rifanno direttamente alla Seattle degli anni novanta (tradotto: grunge). I riff infatti suonano decisi e rotondi e, insieme alla voce profonda, si attaccano come cozze ai palati raffinati dei fan di Soundgarden e compagnia; un approccio questo rintracciabile senza fatica in tracce come la titletrack che veste camice a quadrettoni quattro stagioni l’anno. In California invece, brano più pacato, si odono degli echi alla Incubus (ultimi album) mentre in altri momenti (come in Believe) si percepiscono apprezzamenti verso Eddie Vedder e la sua crew.

Se vogliamo questo è il punto di forza e di debolezza dell’intero lavoro: puntando ad una scena chiara e definitiva, il quartetto fa colpo sui numerosi ascoltatori del grunge autodefinendo i confini del proprio target e lasciando chi invece lo reputa ormai un genere legato al passato fuori da questa barricata. Monarch è comunque un più che buon prodotto discografico; i Mad Shepherd non hanno però terminato il loro percorso nella direzione di una personalità più forte, carta vincente che permetterebbe il salto di qualità e la nascita di un nome importante nel più ampio mondo del rock.

Autore: Mad Shepherd Titolo Album: Monarch
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Grunge Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.madshepherd.com
Membri band:

Stefano Di Pietro – voce

Salvatore Dragone – chitarra

Francesco Leone – basso, voce

Marco Fiorenza – batteria

Tracklist:

  1. Sick Man Of Europe

  2. Discotech

  3. California

  4. Monarch

  5. Believe

  6. So It Goes

  7. Rising

  8. Serial Number 64

  9. Rebirth

  10. Blood Thief

Category : Recensioni
Tags : Grunge
0 Comm
18th Ott2014

EnlovesKi – EnlovesKi

by Marcello Zinno

EnlovesKi - EnlovesKiEnlovesKi è il moniker di una rock band romana che da poco ha pubblicato l’EP omonimo con il quale presentarsi al mondo. Sound bello potente e deciso, peccato che sia un po’ troppo derivativo. Non vogliamo dire che gli EnlovesKi siano un clone di qualche band in giro per il mondo, ma il loro sound prende spunto da troppe ricette già consolidate e l’EP si ascolta con la speranza che giunga qualcosa di irruento, di inaspettato, che blocchi il respiro. Purtroppo ciò non avviene, seppur l’EP si gusti con relativo piacere. Le chitarre ruvide tipiche del grunge (in prima fila sentiamo Soundgarden e Alice In Chains), parti inframmezzate lente assorbite dal metal (come il post-metal in Taxidermy), uno spirito quasi alternative ma sempre al servizio della sei corde e del suo impatto (soluzione questa che in alcuni momenti ci riporta al passato dei Deftones)…tutti quindi rimandi di spessore, che di certo fanno onore al quintetto nella scelta dei musicisti che li hanno ispirati, ma che illuminano varie strade ben note raccolte in un unico percorso sotto un diverso moniker.

Il primo singolo, The Split, è ovviamente affilato e conciso e presenta strofa e ritornello come si confà ad una band del genere; buono comunque l’esercizio, con un potenziale anche su un possibile mercato internazionale, ma senza un odore che resti davvero attaccato alla pelle per molto tempo. Thirty Days prende le distanze dalle chitarre ruggenti e sperimenta una nuova visione della band che mette in luce una certa ricercatezza sonora. Sul finire, però, ci teniamo a dire che non è cosa comune ascoltare un EP di una band emergente come Enloveski: il combo dimostra comunque idee precise e una produzione di livello invidiabile. Ciò si traduce in una speranza davvero concreta di ritrovarli tra qualche anno con un album molto più interessante, magari con una personalità più di spicco.

Autore: EnlovesKi Titolo Album: EnlovesKi
Anno: 2013 Casa Discografica: Noise & Sound Records
Genere musicale: Rock, Grunge, Alternative Rock Voto: 5,5
Tipo: EP Sito web: http://www.enloveski.com
Membri band:

Davide “Dave” Franchini – voce

Davide “Snake” Nucci – chitarra

Francesco “Trap” Trapani – chitarra

Alessandro “Dirty Sanchez” Valente – basso

Andrea “Zuma” Somma – batteria, voce

Tracklist:

  1. Intro

  2. Waiting For The Rain

  3. Boarman

  4. Koru

  5. The Split

  6. Thirty Days

  7. Taxidermy

Category : Recensioni
Tags : Grunge
0 Comm
07th Ago2014

Shame – Entropia

by Marcello Zinno

Shame - EntropiaC’è qualche giovane formazione che si dice ancora ispirata dal grunge e questo ci fa piacere visto che si tratta pur sempre di un genere che ha creato scompiglio in una generazione intera (se non due). Ciononostante gli Shame con il loro nuovo album autoprodotto dal titolo Entropia, non suonano affatto vecchi. I richiami al rock “rumoroso” degli anni 90 sono chiari, quello suonato e prodotto come se l’unico obiettivo fosse sfidare la resistenza fisica degli amplificatori, e in alcuni momenti forse le citazioni sono un po’ troppo rimarcate (l’inizio di Totally Soulless fa eco ai Nirvana e anche la voce di Andrea Paglione sembra creata di proposito per questo ruolo) ma sarebbe un errore considerare queste tracce solo come una sorta di celebrazione del grunge che fu. Riff rotondi sono accompagnati da ritmi veloci e i momenti più cauti sono piazzati con grande maestria (New Breeze nelle strofe ad esempio o Falling Through nella sua parte centrale) per dare la possibilità all’ascoltatore di prendere una boccata di ossigeno tra una raffica di note e l’altra. La line-up incentrata su un power trio si sente: non compaiono doppie chitarre, nemmeno aggiunte in fase di produzione, e il sound è sì grezzo ma compatto; questa la loro caratteristica principale e sulla quale probabilmente bisognerebbe lavorare per creare una personalità propria.

Bella Ricochet che nel suo incedere sotto il ritornello ci ricorda il vero grunge, alla Stone Temple Pilots, e prepara gli ingredienti per l’esplosione dal vivo così come altri passaggi che ricordano vari nomi ingrombanti di Seattle. Ma più che tracce per intero questo Entropia cela alcuni momenti degni di nota, come la parte centrale di Apocalypto che scatena un headbanging spontaneo, o l’incedere di Rolling più cattivo, alla Smashing Pumpkins per intenderci. Ce n’è di strada da percorrere ma l’obiettivo di divenire un nome interessante per la scena rock/grunge attuale è assolutamente alla portata di questi ragazzi.

Autore: Shame Titolo Album: Entropia
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale:   Grunge Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://shameband.weebly.com
Membri band:

Andrea Paglione – voce, chitarra

Marco Riboldi – basso

Veronica Basaglia – batteria, voce

Tracklist:

  1. Falling Through
  2. The Burning Flag II
  3. Totally Soulless
  4. New Breeze
  5. Ricochet
  6. Apocalypto
  7. Like Cain
  8. Coming Back [Extasia]
  9. The Dissolving Room
  10. Rolling
Category : Recensioni
Tags : Grunge
0 Comm
24th Giu2014

Nothence – Public Static Void

by Marcello Zinno

Nothence - Public Static VoidGiovane band quella dei Nothence, giovane all’anagrafica ma per nulla acerba se ascoltiamo il loro sound. Non si riflette in loro alcun sapore di moderno: presentati come grunge band in realtà la loro proposta musicale suona ovattata e cupa molto di più di quanto una grunge band possa sembrare. Già con la vera opener Chasms, dopo una breve intro, veniamo lanciati in territori tanto cari ai Voivod meno tecnici e più claustrofobici, lande sicuramente desolate (chi avrebbe ancora il coraggio di proporre certi suoni?!) ma particolari, un monolite sonoro che devia in maniera incontrollata verso la città con il rischio di devastare tutti. Di tanto in tanto compare anche un pianoforte che combacia perfettamente con lo scenario nero a cui i Nothence puntano: la parte iniziale di Lighthouses potrebbe far storcere qualche naso ai puristi della chitarra elettrica ma a nostro parere è una scelta perfetta per capire l’identikit della band, brano che poi cambia e piazza un approccio semplice ma pregno di arrangiamenti dimostrando una grande attenzione al lato compositivo.

Con il proseguire dell’ascolto spunta su tutti la semplicità di alcuni passaggi, perché è vero che i Nothence cercano di suonare dark, stando attenti però a dare la medesima importanza ad ogni strumento, ma il prodotto finito non è qualcosa disegnato solo per gente all’ultimo stadio vitale, bensì alcuni refrain e alcuni chorus si presentano piacevoli e quasi mainstream. Questi sono più evidenti in brani come Mirror (che mette in luce anche un buon riffing) o nel ritornello di Organ, ma noi preferiamo ascoltare altri aspetti insiti nella musica dei Nothence. Il rock pesante del combo è il seme che giunge alle nostre orecchie: ascoltare Destination ci riporta in mente certo stoner (piacevolmente) indigesto degli anni novanta, anche se in altri momenti si assaggia qualcosa di più amaro (Scraps o addirittura la lancinante Sevle) che ritorna nei meandri dell’oscurità. Musica per duri di cuore, di quelli sì legati al grunge ma anche al suo lato più introspettivo e per nulla sorridente.

Autore: Nothence Titolo Album: Public Static Void
Anno: 2014 Casa Discografica: Tunecore
Genere musicale: Grunge, Dark Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.nothence.com
Membri band:

Fabio Scagliola – chitarra, basso, voce, piano, organo

Pietro Micheletti – batteria

Tracklist:

  1. Intro
  2. Chasms
  3. Outcast
  4. Lighthouses
  5. Aura
  6. Mirror
  7. Destination
  8. Scraps
  9. Sevle
  10. Organ
  11. Fugue
Category : Recensioni
Tags : Grunge
0 Comm
22nd Lug2013

Green River – Rehab Doll

by Giuseppe Celano

È il 1987, i Green River s’avviano verso il primo e ultimo full-length che esce sempre per la Sub Pop. La gestazione risulta più complicata del previsto, sebbene inizialmente scelgano Jack Endino le cose non vanno in maniera semplice e la band decide di affidare tutto a Bruce Calder. Ma non ci sono solo problemi di gestazione , il combo si divide in due fronti: Ament e Gossard vogliono firmare per una major mentre Mark vuole rimanere su indipendente. Lo split è alle porte e il 31 ottobre del 1987 i Green River di fatto non esistono più. L’ala dei dipartiti, se così li vogliamo definire, acconsente che il materiale venga finito ma questo blocca l’uscita al 1988. La versione di cui andremo a parlarvi è quella rieditata che contiene anche la riuscita cover di Queen Bitch (David Bowie), presente originariamente solo in musicassetta. In molti non saranno d’accordo, altri urleranno alla blasfemia, altri ancora ci insulteranno, ma sulla lunga distanza i Green River perdono quello smalto riottoso dei primi due dischi risultando, per quanto si possa usare questo termine quando si parla di loro, più morbidi e intrisi di un rock più appetitoso e commestibile (Rehab Doll). Il disco suona più piatto e meno diretto dei due ep, sebbene ci siano momenti di livello superiore (Porkfist), sulla lunga distanza una certa insofferenza, per dirla tutta anche noia, affiora dalle note di altre composizioni (Together We’ll Never).

Chiudono la sguaiata Take A Five, sintomo che i Nostri non si sono adagiati completamente, e One More Stich introdotta da chitarra acustica che poi esplode in una disperazione tipica del successivo grunge, una lezione di cui gli Alice In Chains hanno fatto tesoro. L’ascolto, ne basta uno, di Rehab Doll è quantomeno doveroso, poi potrete decidere se continuare o passare a cose più corpose.

Autore: Green River Titolo Album: Rehab Doll
Anno: 1988 Casa Discografica: Sub Pop
Genere musicale: Rock, Grunge Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://myspace.com/officialgreenriver
Membri band:

Mark Am – voce

Stone Gossard – chitarra

Bruce Fairweather – chitarra

Jeff Ament – basso

Alex Vincent – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Queen Bitch
  2. Forever Means
  3. Rehab Doll
  4. Swallow My Pride
  5. Together We’ll Never
  6. Smiling And Dyin’
  7. Porkfist, Take A Dive
  8. One More Stitch
Category : Recensioni
Tags : Green River, Grunge
0 Comm
15th Lug2013

Green River – Dry As A Bone

by Giuseppe Celano

Siamo nel 1987, è la Sub Pop a occuparsi anche della seconda uscita, sempre in formato EP. I Green River danno alla luce Dry As A Bone che consta di cinque brani, il disco successivamente verrà rieditato con l’aggiunta di bonus in un’edizione intitolata Dry As A Bone/Rehab Doll (1990). Cos’è cambiato in questi due anni? Poche ma significative cose. Dal punto di vista strutturale la band perde la chitarra di Steve Turner che viene degnamente sostituito da Bruce Fairweather, già nei Deranged Diction insieme a Jeff Ament. Per quanto riguarda la produzione è Jack Endino a occuparsene ed è anche la prima uscita per la Sub Pop che non sia una compilation. Le coordinate musicali non si discostano dal precedente lavoro: i punti focali sono sempre due, rifferama hard e piglio post-punk. La voce è sgraziata, la registrazione lo-fi, la sezione ritmica nervosa (This Town), le stesse atmosfere si possono ritrovare nella successiva P.C.C., anch’essa disperata, portata al limite della dissonanza con chitarre sferraglianti e voce isterica. Ozzie, originariamente registrato dai Tales Of Terror, altra band seminale citata dai grandi del grunge come influenza primaria per il loro successivi lavori, fonde in modo efficace i due elementi contenuti nel loro sound generando un sound credibile. A quota quattro appare inaspettatamente Unwind un blues ossuto, classico e sguaiato che chiude il lavoro e si trasforma nel solito caos infernale in cu il punk scardina i massimi sistemi regnando sovrano.

Baby Takes è una traccia oscura che, nonostante le scorie hard e le atmosfere incupite, lascia intravedere il futuro del grunge con pochi passaggi fondamentali. In chiusura segnaliamo Searchin’ in pieno stile stoogesiano che flirtano con i Sabbath, il titolo d’altronde lo anticipa chiaramente, e Ain’t Nothing To Do (Bators/Chrome), registrato nel 1985 e inclusa come bonus track. Se non li avete mai ascoltati e volete sapere dove ha origine il vento che nei ninenties ha sferzato Seattle allora è qui che dovete indirizzare le vostre orecchie.

Autore: Green River Titolo Album: Dry As A Bone
Anno: 1987 Casa Discografica: Sub Pop Records
Genere musicale: Rock, Grunge Voto: 6,5
Tipo: EP Sito web: https://myspace.com/officialgreenriver
Membri band:

Mark Am – voce

Stone Gossard – chitarra

Bruce Fairweather – chitarra

Jeff Ament – basso

Alex Vincent – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. This Town
  2. P.C.C.
  3. Ozzie
  4. Unwind
  5. Baby Takes
Category : Recensioni
Tags : Green River, Grunge
0 Comm
08th Lug2013

Green River – Come On Down

by Giuseppe Celano

Nascono nel 1984 e vantano in formazione due delle colonne portanti dei futuri Pearl Jam: Jeff Ament e Stone Gossard. Quest’ultimo subentra alla chitarra per permettere a Mark Arm di concentrarsi sul canto. La loro influenza sul mondo del grunge è stata fondamentale e indiscutibile: Pearl Jam e Mudhoney devono i loro natali a questa formazione seminale che nel suo rullino persone vanta solo due EP e un disco, ormai entrato nella storia. Nel 1985 i Green River, nome mutuato da un serial killer, danno alla luce un EP di sei brani intitolato Come On Down che esce in sordina per la Homestad Records. La registrazione sporca, il piglio punk (de)generato dai ripetuti ascolti di Iggy And The Stooges e alcuni passaggi simil metal li fanno presto diventare una band di culto. Madrina del movimento grunge è Come On Down, più sporca risulta New God, malata traccia il cui canto sguaiato si mischia al rifferama metallico che sfrutta bicorde capaci di far drizzare le antenne alle orecchie attente. Ancora più diretta, e puramente punk nel senso più liberatorio, è Ride Of Your Life che poi evolve in una strana ballad oseremmo dire melodica, dai tratti psichedelici fortemente pronunciati.

Il suono è claustrofobico, lo spettro sonoro ridotto ai minimi termini, dettagli che potrebbero far passar la voglia di ascoltarlo, ma sono proprio queste imperfezioni ad amplificarne il magnetismo (Corner Of My Eye).Non mancano echi sabbatiani, ma non è una novità quando ci sono di mezzo le chitarre, nella pirotecnica Tunnel Of Love, degna chiusura di questa prima mano di poker vinta dalla band.

Autore: Green River Titolo Album: Come On Down
Anno: 1985 Casa Discografica: Homestad Records
Genere musicale: Rock, Grunge Voto: 6
Tipo: EP Sito web: https://myspace.com/officialgreenriver
Membri band:

Mark Am – voce

Stone Gossard – chitarra

Steve Turner – chitarra

Jeff Ament – basso

Alex Vincent – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Come On Down
  2. New God
  3. Swallow My Pride
  4. Rude Of Your Life
  5. Corner Of My Eye
  6. Tunnel Of Love
Category : Recensioni
Tags : Green River, Grunge
0 Comm
Pagine:«1234567891011»
« Pagina precedente — Pagina successiva »
  • Cerca in RockGarage

  • Rockgarage Card

  • Calendario Eventi
  • Le novità

    • Ikitan – Twenty-Twenty
    • Erika Skorza – I’m A Big Bluff
    • Luca Worm – Now
    • In-Side – Life
    • Simone Cicconi – Cosa Potrebbe Mai Andare Storto?
  • I Classici

    • Camel – On The Road 1972
    • Saxon – Wheels Of Steel
    • Vanadium – Nel Cuore Del Caos
    • Fu Manchu – The Action Is Go
    • Quiet Riot – Hollywood Cowboys
  • Login

    • Accedi
  • Argomenti

    Album del passato Alternative Metal Alternative Rock Avant-garde Black metal Cantautorale Crossover Death metal Doom Electro Rock Folk Garage Glam Gothic Grunge Hardcore Hard N' Heavy Hard Rock Heavy Metal Indie Rock Industrial KISS Libri Metalcore Motorpsycho Motörhead New Wave Nu metal Nuove uscite post-grunge Post-metal Post-punk Post-rock Power metal Progressive Psichedelia Punk Punk Rock Radio Rock Rock'N'Roll Rock Blues Stoner Thrash metal Uriah Heep
Theme by Towfiq I.
Login

Lost your password?

Reset Password

Log in