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11th Nov2011

Warrant – Rockaholic

by Gianluca Scala

I Warrant sono finalmente tornati! Sì proprio loro, sono ritornati sulle scene a distanza di tanti anni con un nuovo album che anche se non fà gridare al miracolo riesce a catturare l’attenzione ed a coinvolgere l’ascoltatore in modo festaiolo e travolgente. Un album che riesce a centrare il difficilissimo obiettivo prefissato, riportandoci indietro nel tempo con successo e, a dirla tutta anche con un pizzico di nostalgia. E il risultato prodotto è fortunatamente dei migliori. Certo niente di innovativo sia chiaro, ma non sarebbe stato nemmeno quello che si sarebbero aspettati le migliaia di fan che erano in attesa di un loro come back, infatti la band ci regala un disco di eccitante rock‘n’roll. Dimenticate gli episodi a dir poco sotto tono e fuori contesto come il fin troppo alternativo Ultraphobic, perché qui si fa sul serio e si suona solo e unicamente hard rock di ottima qualità.

Mi duole ricordare nella storia recente della band la morte tre mesi fa dello storico singer Jani Lane, trovato morto in una stanza d’albergo in quel di Los Angeles (RIP Brother!). Nel suddetto disco troviamo ai microfoni Robert Mason, già nelle fila dei Lynch Mob, chiamato a sostituire lo scomparso Lane. L’album si apre con la bellissima Sex Ain’t Love seguita dal primo singolo Innocence Gone, altra grande rock song. Che ritmo gente! Canzoni così devono essere la nostra colonna sonora da qui all’infinito. Si va avanti con la ritmata Snake e con Dusty’s Revenge che risulta essere un pezzo per nulla banale con un buon chorus, accompagnato da un riff  molto roccioso. La seconda parte del disco è molto più soft ed è contraddistinta dalla presenza di diverse ballad come l’intensa Home o la pimpante What Love Can Do dal ritornello più orecchiabile dell’ album. Life’s A Song è un’altra canzone dai riff strabordanti e dal piglio molto radiofonico, mentre con Show Must Go On si ritorna ai ritmi sostenuti e carichi di quel groove che ti fa ballare e saltare per tutta la stanza.

E cosa si può dire dell’esplicita Cocaine Freight Train dal refrain divertente e dal chorus praticamente contagioso con quell’armonica a bocca che si fa strada in mezzo alla canzone sottolineando il tutto con un pizzico di blues? Con la successiva Found Forever gli accendini illuminano il buio della sala da concerti, altro pezzo lento e sognante di un disco che non si stanca mai di ascoltare. Davvero ottima la prova del nuovo entrato ai microfoni anche se bisogna ammettere che Lane era tutt’altra cosa a livello di stile ed estensione vocale. Tears In The City è la ballad che chiude il disco in bellezza insieme alla potente The Last Straw, per un totale di 14  pezzi che non tarderanno a farvi scuotere e sognare per tanto tempo a venire. Gran bel ritorno, davvero gradito.

Autore: Warrant Titolo Album: Rockaholic
Anno: 2011 Casa Discografica: Frontiers Records
Genere musicale: Hard Rock Voto: 9
Tipo: CD Sito web: http://www.warrantrocks.com
Membri band:

Robert Mason – voce

Joey Allen – chitarra, voce

Erik Turner – chitarra, voce

Jerry Dixon – basso, voce

Steven Sweet – batteria

Tracklist:

  1. Sex Ain’t Love
  2. Innocence Gone
  3. Snake
  4. Dusty’s Revenge
  5. Home
  6. What Love Can Do
  7. Life’s A Song
  8. Show Must Go On
  9. Cocaine Freight Train
  10. Found Forever
  11. Candy Man
  12. Sunshine
  13. Tears In The City
  14. The Last Straw
Category : Recensioni
Tags : Hard Rock
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03rd Nov2011

Lola Stonecracker – Sharks Above

by Gianluca Scala

I Lola Stonecracker si presentano al pubblico con questo EP di 7 tracce di modern hard rock totalmente autoprodotto e bisogna dire che questi cinque ragazzi di Bologna ci sanno fare davvero. Le canzoni sono influenzate da diversi stili intrecciati magnificamente tra loro (street rock, grunge con un approccio vintage), dicevamo sette canzoni, di cui sei inediti ed una cover, ossia Relax dei Frankie Goes To Hollywood. Si parte con Jingsaw dove si sente già l’impronta multi stile che contraddistingue il genere da loro proposto con buoni arrangiamenti ed assoli di chitarra molto interessanti. La seconda traccia Witchy Lady è una buona rock song che ricorda molto i The Cult, sia nel cantato che nei ritmi molto sostenuti all’interno del pezzo, ancora con un bell’assolo di chitarra nell’intermezzo.

Mc Kenny Place parte con un bel chorus sottolineato da un riffone accattivante e molto robusto, uno dei brani più riusciti dell’intero lotto, mentre All The Way profuma di Pearl Jam ed ha un ritornello molto semplice ed efficace, ben congegnato. Lo stesso si può dire di Vulnerable, una bella ballad, altro pezzo post-grunge ben suonato e cantato dal singer Alex Fabbri che con il batterista Christian Cesari, i chitarristi Massimiliano Scarcia e Davide Pola ed il bassista Tiziano De Siati completano la line up. Possiamo aggiungere che sicuramente i Lola Stonecracker hanno ancora molto da dire e che questo loro EP promette bene, in attesa di un album vero e proprio.

Autore: Lola Stonecracker Titolo Album: Sharks Above
Anno: 2011 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Hard Rock Voto: 7
Tipo: EP Sito web: http://it-it.facebook.com/pages/Lola-Stonecracker/134094696650141
Membri band:

Alex Fabbri – voce

Davide Pola – chitarra e cori

Massimiliano Scarcia – chitarra e cori

Tiziano De Siati – basso e cori

Christian Cesari – batteria

Tracklist:

  1. Jigsaw
  2. Witchy Lady
  3. Mc Kenny’s Place
  4. All This Time
  5. Way Out
  6. Vulnerable
  7. Relax
Category : Recensioni
Tags : Hard Rock
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23rd Ott2011

Hardcore Superstar – Hardcore Superstar

by Francesco Damiano

Los Angeles. Sole perenne, spiagge affollate, surfisti a go go, ragazze platinate con le tette al vento: questo è il panorama classico che viene alla mente quando pensiamo alla patria dello street / sleaze rock. E d’altronde, in quella mitica stagione che fu la seconda metà degli anni ‘80, tutte le migliori bands del genere provenivano dalla zona: Motley Crue, Guns N’ Roses, L.A. Guns, Faster Pussycat et similia. Ma nel nuovo millennio, la terra promessa dell’hard rock a tinte lussureggianti è divenuta, senza ombra di dubbio, la fredda Scandinavia. Un buon numero di bands (Turbonegro, Crashdiet, Backyard Babies, Crazy Lixx etc.) provenienti dal profondo Nord Europa, infatti, domina ormai il carrozzone glam rock mondiale, tutte con dischi di discreto livello. Ma è in particolare la Svezia ad aver dato i natali alla band che, da oltre un decennio oramai, guida incontrastata la scena street / sleaze rock mondiale: gli Hardcore Superstar! Una crescita costante la loro, che dopo un esordio con il botto (il seminale Bad Sneakers And A Pina Colada) ed altri due buoni dischi,  ha portato i nostri nel 2005 a sfornare il loro capolavoro assoluto, l’omonimo Hardcore Superstar.

Ecco il disco che i Motley Crue ed i Guns N’Roses attuali (o ciò che ne resta) possono solo sognarsi di realizzare. Un disco in cui il glam rock incontra per davvero l’heavy metal più hard, quasi toccando il thrash; una vera e propria bomba sonora che non si stacca dalle orecchie. La grandezza degli Hardcore Superstar sta nel non essersi limitati a riproporre la minestra riscaldata dei soliti noti, ma nell’essere stati in grado di rendere assolutamente attuale un genere musicale che sembrava aver già detto tutto. Già con l’iniziale Kick On The Upperclass è chiaro quale sarà il canovaccio del disco: impatto sonoro devastante,  mantenendo però ben viva l’attitudine stradaiola ed ammiccante tipica degli svedesi. La successiva Bag On Your Head propone un “wall of sound” davvero impressionante, vicinissima come è a certo thrash metal moderno, con un ritornello che vi si conficca nel cervello. E poi, via a seguire una serie di canzoni di altissimo livello, tra pezzi tirati (Simple Man e Last Forever), rimandi agli Ac/Dc (Blood On Me)  e chiare dichiarazione di intenti (Wild Boys). Ma i capolavori dell’album, in assoluto, sono due: la conclusiva ballad Standin On The Verge, che pur facendo emozionare mantiene un muro sonoro notevole, e soprattutto l’inno generazionale We Dont Celebrate Sundays, che può, a ben ragione, essere considerata la Youth Gone Wild (Skid Row, do you remember?) del 2000.

In poche parole: un disco imprescindibile per gli amanti del rock peccaminoso, che non sfigura accanto ai grandi classici del passato. E poi, a pensarci bene, non sarà Los Angeles, ma le bionde ci sono pure a Stoccolma…

Autore: Hardcore Superstar Titolo Album: Hardcore Superstar
Anno: 2005 Casa Discografica: Gain Records
Genere musicale: Hard Rock Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.hardcoresuperstar.com
Membri band:

Jocke Berg – voce

Silver Silver – chitarra

Martin Sandvik – basso

Magnus Andreasson – batteria

Tracklist:

  1. Kick On The Upperclass
  2. Bag On Your Head
  3. Last Forever
  4. Shes Offbeat
  5. We Dont Celebrate Sundays
  6. Hateful
  7. Wild Boys
  8. My Good Reputation
  9. Cry Your Eyes Out
  10. Simple Man
  11. Blood On Me
  12. Standin On The Verge

 

Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Hard Rock
2 Comm
19th Ott2011

The Darkness – Permission To Land

by Francesco Damiano

Qual è lo stato dell’hard rock da oltre un decennio a questa parte? Credo sia uno dei temi più discussi dagli appassionati del genere. Dovendo dire la mia, direi che non stiamo messi benissimo. Dopo la morte di Freddie Mercury prima e di Kurt Cobain poi, e considerate le turbe mentali che affliggono da decenni il povero Axl Rose, manca ormai da quasi quindici annila Rockstarper eccellenza: quella, per intenderci, in grado di trascinare un movimento. Ebbene, se c’è stata una band ed un personaggio che (ci) aveva illuso di poter guidare la scena hard rock del nuovo millennio, beh quelli sono stati, rispettivamente, i The Darkness ed il loro leader Justin Hawkins.

Anno di grazia 2003. Inmaniera del tutto inaspettata esplode a livello planetario Permission To Land, primo lavoro della band britannica. L’album sarebbe arrivato a vendere nel mondo milioni di copie con una ricetta che pareva ormai superata: dieci grandi canzoni, tanto semplici nella loro struttura quanto irresistibili per chi è cresciuto a pane e chitarre distorte. La miscela del successo mondiale? Riff micidiali alla AC/DC, cori da arena alla Queen, teatralità alla Kiss…con il tocco in più donato da un frontman, Justin Hawkins appunto, in grado di rinverdire i fasti delle grandi rockstar del passato. Abiti sgargianti, voce in semi falsetto, pose istrioniche: tutto ciò che avete sempre cercato in una rock band, che da sempre fa sgolare orde di fans davanti allo specchio sognando un giorno la gloria, era presente nei The Darkness. Derivativi forse, ma di talento vero. Un esordio in cui non esiste un pezzo inutile o riempitivo, un viaggio perfetto per chi nel rock ha sempre cercato, fondamentalmente, delle grandi canzoni. E qui di belle canzoni c’è ne sono davvero.

L’album si apre con Black Shock e con un riff alla AC/DC che non lascia spazio a malintesi su cosa ci aspetta nel corso del disco. I due pezzi successivi (Get Your Hands Off My Woman e Growing On Me) si mantengono sulle stesse coordinate, prima di introdurci ai due singoli che da soli valgono una carriera. I Believe In A Thing Called Love è il pezzo che fece esplodere nel mondo la The Darkness mania, con un video spassosissimo. Love Is Only A Feeling è la ballad per eccellenza del nuovo millennio, un must per tutti i nostalgici del lento strappa bacio alla Guns/Bon Jovi. Dopo aver rallentato i ritmi, si riparte a grandissima velocità con un’altra doppietta di puro hard rock da stadio (Givin Up e Stuck In A Rut): con questi due pezzi i nostri dimostrano che se c’è bisogno di spingere sull’acceleratore, loro non si tirano indietro. Con Friday Night entriamo in pieno territorio Motley Crue: un inno alla voglia di uscire di casa di venerdì sera per fare baldoria tutta la notte. Love On The Rocks With No Ice è un altro pezzone che ci introduce alla canzone che chiude l’album, il secondo (ed eccellente) lento Holding My Own.

Un disco perfetto, che può a buon diritto essere annoverato tra i (pochi) classici dell’hard rock del nuovo millennio. Il mondo sembrava pronto ad affidarsi alla band anglosassone per guidare il genere…e invece, tempo di sfornare un secondo album (il poco più che passabile One Way Ticket To Hell…And Back) e l’incantesimo svanisce. I soliti problemi di soldi, ego, droga, alcol portano la band a sciogliersi già nel 2006, lasciando il mondo dell’hard rock nuovamente alla ricerca della Nuova Grande Band. Gli ultimi rumors parlano di una reunion con un nuovo album già in cantiere, ma oramai il treno per l’Olimpo del Rock, probabilmente, è passato.

Autore: The Darkness Titolo Album: Permission To Land
Anno: 2003 Casa Discografica: Atlantic
Genere musicale: Hard Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.theactualdarkness.com
Membri band:

Justin Hawkins – voce e chitarra

Daniel Hawkins – chitarra

Frank Poullain – basso

Ed Graham – batteria

Tracklist:

  1. Black Shuck
  2. Get Your Hands Off My Woman
  3. Growing on Me
  4. I Believe in a Thing Called Love
  5. Love Is Only a Feeling
  6. Givin’ Up
  7. Stuck in a Rut
  8. Friday Night
  9. Love on the Rocks With No Ice
  10. Holding My Own
Category : Recensioni
Tags : Album del passato, Hard Rock
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21st Set2011

Lazy Monster – Blood Will Tell

by Gianluca Scala

Questo album è favoloso! Fin dal primo ascolto mette addosso quella voglia di rock che non ti scrolleresti mai di dosso. Questa è una band pazzesca che ha messo insieme delle canzoni straordinarie, con un sound originale, subito riconducibile alle loro innumerevoli influenze riconducibili a Led Zeppelin, Stone Temple Pilots, Gary Moore, Thin Lizzy, Ufo e M.S.G. Io personalmente vedo anche una spruzzata blues dei Whitesnake primo periodo. La loro biografia dice che i Lazy Monster sono nati dalle ceneri degli Harvest, gruppo fondato nel 2000 da Marco Terzaghi alla voce, Giorgio BizzoZero alla chitarra, Stefano Marzorati al basso e Max Barbieri alla batteria. La direzione del gruppo è quella dell’hard rock in stile anni 60/70 e di un repertorio di cover, tra cui La Grange degli ZZ Top e Crosstown Traffic del grande Jimi Hendrix per citarne alcune.

L’intensa attività live del gruppo porta ad un forzato addio del singer Terzaghi, determinato da motivi lavorativi e familiari. Al suo posto, nel 2005 viene assoldato Christian Mascitti, che sarà voce del gruppo per tutti gli anni a venire. L’album è composto da 10 tracce, (9 inediti più una bellissima versione di Baba O’ Riley degli Who che chiude il lavoro) che si lasciano ascoltare con una facilità impressionante, dove la voce del singer Christian Mascitti ti trascina in un circolo vizioso fatto di puro e diretto Rock. Non c’è una canzone che non possa essere considerata un potenziale hit, che qualsiasi radio rock potrebbe passare in rotazione: si parte con Flight Of The Phoenix e subito si capisce che i quattro Monsters non scherzano affatto; la successiva Pull The Trigger rimanda chi ascolta il disco indietro di 30 anni, con quel riff che ti entra in testa senza volersene mai andare via. Let It Roll è fottuto Rock’n’roll! La 6° traccia a mio parere è la più bella dell’intero lotto, s’intitola Blood Will Tell (titletrack) e dopo un giro di chitarra classica sfocia in un riff a dir poco memorabile. Un’altro pezzo da 90 è Chase It Down The Highway che a tratti ricorda i Motorhead stile Overkill, ovvero quelli dal suono killer. Chiude l’album come detto sopra, una bella versione di Baba O’Riley degli Who, resa sublime dalla voce di Mascitti, che canta sempre con un’impronta personale, senza imitare nessuno. Che dire altro, i pezzi funzionano, vanno via lisci senza mai stancare e anche dopo svariati ascolti regalano emozioni, vibrazioni sempre nuove, diverse, Rock. Insomma promossi a pieni voti, lasciatevi trascinare dietro negli anni, o se preferite in avanti, verso sonorità nuove. Lazy Monster… YOU ROCK!!!

Autore: Lazy Monster Titolo Album: Blood Will Tell
Anno: 2011 Casa Discografica: Lazy Monster Music
Genere musicale: Hard Rock, psychedelic blues Voto: 9
Tipo: CD Sito web: http://www.facebook.com/pages/Lazy-Monster/115290028544679
Membri band:

Christian Maschitti – voce

Giorgio BizzoZero – chitarre

Stefano Marzorati – basso

Andrea Terzaghi – batteria

 

Tracklist:

  1. Flight Of ThePhoenix
  2. Pull The Trigger
  3. Let It Roll
  4. Left Me Blind
  5. Is It For Me
  6. Blood Will Tell
  7. Memories
  8. Chase It Down The Highway
  9. Lazy Monster
  10. Baba O’Riley
Category : Recensioni
Tags : Hard Rock
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14th Set2011

Black Country Communion – 2

by Gianluca Scala

Fin dall’inizio, va detto, i Black Country Communion si sono posti come band vera e propria, non come un supergruppo assemblato per caso o peggio per scopi commerciali. Adesso che hanno pubblicato un secondo album chiamato semplicemente 2 sottolineano questo loro desiderio di essere percepiti come una band e mettono in mostra un sound ancora più definito e personale rispetto al loro primo album, senza cambiare una virgola, niente cambi di direzione, e penso che nessuno se lo sarebbe aspettato.

Qui abbiamo un gruppo vero, formato da musicisti eccezionali, Glenn Hughes, Joe Bonamassa, Jason Bonham e Derek Sherinian (tanto per ricordare con chi abbiamo a che fare). Nulla da dire sulle prestazioni dei singoli, il materiale del disco conferma in pieno la validità e la solidità dell’esordio, senza dimenticare di mettere in mostra qualche potenziale hit. Potrete trovare nei solchi di questo album canzoni che richiamano il periodo d’oro dell’Hard Rock Britannico, quello influenzato da Deep Purple, Whitesnake, ma anche Rainbow e Free, per le forti inflessioni blues che il disco contiene, sopratuttto nei riff che fuoriescono dalla chitarra di Bonamassa.

Fanno parte di questa categoria canzoni come The Outsider, con un Glenn Hughes davvero sopra le righe,o l’articolata The Battle For Hadrian’s Wall con il suo incedere, a tratti epico, a tratti marziale. La più bluesy Smokestack Woman, la malinconica Little Secret. La produzione è molto asciutta, cosa che potrebbe infastidire qualche orecchio critico, ma è la cosa migliore che abbiano potuto fare, per concentrarsi essenzialmente alla sostanza. Un disco tutto da godere, adatto a tutti gli appassionati del genere e non solo.

Autore: Black Country Communion Titolo Album: 2
Anno: 2011 Casa Discografica: Mascot Records
Genere musicale: Hard rock Voto: 9
Tipo: CD Sito web: www.bccommunion.com/
Membri band:

Glenn Hughes – voce, basso

Joe Bonamassa – chitarra, voce

Jason Bonham – batteria, percussioni

Derek Sherinian – tastiere, organo, hammond

Tracklist:

  1. The Outsider
  2. Man in the Middle
  3. TheBattleforHadrian’s Wall
  4. Save Me
  5. Smokestack Woman
  6. Faithless
  7. An Ordinary Son
  8. I Can See Your Spirit
  9. Little Secret
  10. Crossfire
  11. Cold
Category : Recensioni
Tags : Hard Rock
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