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06th Nov2014

Ex-Trim – Non Plus Brutal Ver 2.14

by Giuseppe Celano

Ex-Trim - Non Plus Brutal Ver 2.14Non Plus Brutal Ver 2.14 è un album dalla mano molto pesante, i responsabili di quest’impietoso attacco sonico sono gli Ex-Trim fautori di un frullato i cui elementi sono crossover, hardcore pantera-te à gogo e thrash ma con uno stile italiano, azzardando il cantato in italiano. Li premiamo la scelta coraggiosa ma sull’economia del disco e su un genere così tutto questo grava come un macigno su un dirupo. Sotto al quale naturalmente ci siamo noi, dediti all’ascolto di questo lavoro che non dice nulla di nuovo. Tutto sta al suo posto, riff granitici, stacchi ritmici chirurgici e le chitarre taglienti sono tutta roba già sentita quindici anni fa. Ciò non significa che la band non lo faccia bene e con una propria identità però, tecnicamente infatti sono ineccepibili, conoscono a menadito la materia plumbea e il modo per ricalcarla senza cadere nello scimmiottamento. I testi vomitano insofferenza, rancore rantolante e la consapevolezza di un mondo in continuo degrado guidato dei poteri forti che occludono le vie respiratorie del genere umano. Zero Speranze mostra un basso progressivo in stile A Perfect Circle che unito al groove da headbanging necessario spinge bene sull’acceleratore costringendo l’ascoltatore a muovere piedi e culo. Non ci è dato sapere se questo suono troppo compresso e medioso sia dovuto ai file da cui ascoltiamo il disco, ma nonostante tutto brani come Sepolto Vivo forzano a dovere spazzando via buona parte dei dubbi.

Il premio simpatia va al titolo Sei! ‘66, gli intoppi invece arrivano sulla musicalità dei testi che, nella nostra esigente lingua madre, a volte risultano quasi ingenui nonostante tutto l’impegno. Distruzione Totale e Non Plus Brutal mostrano tutti i classici elementi del genere, sminuzzati e risputati fuori con violenza tale da generare rispetto. Insomma in mezzo a pattern serrati, power chord muscolari e basso traitor, gli Ex-Trim portano a casa la pagnotta passando il turno. Venix Hardcore è un altro highlight del disco che punta su un raid ritmico, capitanato dal basso al motto di light’em all! Underground rumoroso e sozzo insomma, come quello dei meandri della mente e dei sobborghi della città in cui gli essere umani provano a sopravvivere, male e di stenti.

Quaranta minuti di tuffo nel passato attraverso ricordi, attitudine no compromise, riff tellurici e sezione ritmica schiacciasassi. Potete rimanere nostalgicamente confinati in quegli anni o tornare al presente e guardare avanti. Al fruitore la scelta finale.

Autore: Ex-Trim Titolo Album: Non Plus Brutal Ver 2.14
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Hardcore, Heavy Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.ex-trim.onweb.it/
Membri band:

Omega – voce

Alfa – chitarra

Gamma – batteria

Beta – basso

Tracklist:

  1. Intro

  2. Martirio

  3. Spaghetti Brain

  4. Zero Speranze

  5. Sepolto Vivo

  6. Sei! 66

  7. Distruzione Totale

  8. Non Plus Brutal

  9. Venix Hardcore

  10. Rosa Nera

  11. Odio

Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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09th Ott2014

Gli Altri/Uragano – Gli Altri/Uragano

by Amleto Gramegna

Gli Altri Uragano - Gli Altri UraganoSplit album per Gli Altri e Uragano, band provenienti dalla Liguria. Tre pezzi a testa per un totale complessivo di 6 brani di hardcore punk selvaggio e violento che va dritto al bersaglio e non la manda a dire. Gli Altri, in circolazione dal 2010, sono ormai al terzo appuntamento discografico dopo l’EP di esordio del 2011 e il full leght del 2013 mentre gli Uragano sono più giovani, con alle spalle solo un EP autoprodotto ed alcune compilation. In ogni caso l’esperienza di entrambe le band nasce dal palco, dal sudore dei live, dai chilometri macinati per suonare in locali sempre più lontani e nascosti, dall’affetto dei fan che – nonostante tutte le difficoltà – ti ripaga sempre di più, bel lontano dai talent del cazzo che imperversano ovunque. Con una placida barchetta di carta in procinto di navigare come copertina vediamo che ci propongono le band. Per Gli Altri il menù è a base di hardcore punk, quindi violente stilettate sonore divise tra affilati riff di chitarra e vaffanculo a tutti urlati dal pieno del cuore. Tre brani che scorrono veloci e crudeli.

Per i tre brani degli Uragano il discorso è diverso: anzitutto il genere è più drone/stoner/noise, quindi le dilatazioni sonore rendono maggiormente difficile il viaggio della barchetta di carta presente in copertina, in più la registrazione (per Gli Uragano effettuata in presa diretta) non è eccelsa ed è difficile ascoltare le liriche, troppo dietro nello spettro sonoro. I brani proposti sono in realtà due visto che L’Interludio dura appena 54 secondi. Diciamo pure che ad un primo ascolto brillano maggiormente Gli Altri, però non vogliamo bocciare l’inferno sonoro degli Uragano, bensì chiediamo solo di concentrarsi di più alla prossima produzione. Da ascoltare, in ogni caso.

Autore: Gli Altri/Uragano Titolo Album: Gli Altri/Uragano
Anno: 2014 Casa Discografica: DreamingGorilla Records, Taxi Driver Records
Genere musicale: Noise, Hardcore, Post Punk Voto: s.v.
Tipo: CD Sito web: http://glialtri.bandcamp.com/album/split-gli-altri-uragano

http://uragano.bandcamp.com/album/gli-altri-uragano-split

Membri band:

Gli Altri

Gabriele Lugaro – chitarra, voce

Andrea Nocco – chitarra, voce

Manuel Rosso – violino, effetti

Andrea Avalli – basso

Lorenzo Colonna – batteria

 

Uragano

Luca Mele – voce, chitarra

Francesco Genduso – batteria

Alekos Gullone – basso, effetti

Tracklist:

  1. Progettare Un Luogo
  2. Generare Il Vuoto
  3. Disegnare Il Moto
  4. Amy
  5. L’Interludio
  6.   238   Chilometri
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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08th Ott2014

Philm – Fire From The Evening Sun

by Alessio Capraro

Philm - Fire From The Evening SunSi vola negli Stati Uniti e precisamente a Los Angeles per assaporare l’infuocato sound dei Philm che colpisce per impatto e potenza. La band di Dave Lombardo, noto per aver militato negli Slayer, giunge al loro secondo lavoro dal titolo Fire From The Evening Sun dopo il primo album Harmonic. Questo disco miscela un hardcore roccioso e schizofrenico con influenze provenienti da svariati generi, il tutto impreziosito da virtuose improvvisazioni strumentali, riff dal gusto stoner e un cantato ruvido e urlato. L’intro della prima traccia, Train, è scandito proprio dal rumore di un treno in avvicinamento che lascia una sensazione di ansia ed attesa che vengono ben ripagate da un brano ben congegnato e rifinito con un riff centrale che risulta essere la colonna portante. La successiva Fire From The Evening Sun, che prende il nome dall’album, è un pezzo più rabbioso e violento con una voce rauca e poderosa. Alcuni passaggi di batteria sono da manuale. Lady Of The Lake si basa principalmente, e forse troppo, sulle variazioni di batteria e risulta essere inferiore rispetto ai primi due brani che hanno aperto il disco, ma fortunatamente ci si rialza subito dopo con un’affascinante macabra psichedelia che caratterizza Lion’s Pit, il brano più lungo con i suoi oltre sei minuti.

Le sorprese però sono dietro l’angolo, infatti, ci si imbatte in due brani, Silver Queen e We Sale At Dawn, che miscelano un sound tipico da ballad con dei finali di puro rock. Egregi. Blue Dragon, è un folle terremoto stoner, che porta alla mente dell’ascoltatore immagini di uno ospedale psichiatrico, ed essendo il brano più breve è come un calcio negli stinchi. Si passa alla successiva Turn In The Sky, canzone dal sapore medio orientale, sensuale ed accattivante, che abbandona la potenza dei precedenti brani per lasciare spazio alla melodia e all’atmosfera. E’ probabilmente il miglior brano dell’album. Si chiude alla grande e in un modo che non ti aspetti: Corner Girl è un brano che tocca note quasi jazz, con tanto di sax e pianoforte, e risulta essere una nuvola bianca alla fine di una tempesta. Questo secondo lavoro dei Philm è da capire ed ascoltare più volte, è intriso di variazioni e non stanca mai se non in rare occasioni. E’ il prototipo dell’album ben fatto perché non vincolato ad un unico genere e sorprende l’ascoltatore con cambi inaspettati e mai scontati. La vecchia scuola paga.

Autore: Philm Titolo Album: Fire From The Evening Sun
Anno: 2014 Casa Discografica: UDR
Genere musicale: Hardcore Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/PHILMOfficial
Membri band:

Dave Lombardo – batteria

Gerry Nestler – voce, chitarra

Pancho Tomaselli – basso

Tracklist:

  1. Train
  2. Fire From The Evening Sun
  3. Lady Of The Lake
  4. Lion’s Pit
  5. Silver Queen
  6. We Sail At Dawn
  7. Omniscience
  8. Fanboy
  9. Luxhaven
  10. Blue Dragon
  11. Turn In The Sky
  12. Corner Girl
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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23rd Set2014

Ribelli Al Bar – Demo2014

by Marcello Zinno

Ribelli Al Bar - Demo2014Due anni fa precisi nasceva questo progetto tutto italiano (veneto) all’insegna del punk e, osservando alcune immagini in rete, al punk rock. I Ribelli Al Bar sono un mix di musicisti provenienti da band differenti ma tutti bene o male collegati alla scena punk. Cosa ne esce fuori? Un EP di presentazione composto da tre tracce (solo tre brani?! Un EP “di presentazione”!!) che in undici minuti chiarisce bene il credo del quartetto: più che punk con loro ci si muove nella scena hardcore melodica con riff veloci che abbracciano sempre una certa musicalità. Infatti i brani lasciano poco scampo e si potrebbe pescare una band (quasi) a caso della lontana California di pari gusti per creare un buon bill per un festival di hardcore melodico. Facce Lontane apre l’EP con una sei corde tagliente e sparata senza alcun rallentatore, dritta per la sua strada anche se un po’ troppo derivata da brani di pari genere.

Il secondo brano è Generazione Sconfitta che sembra idealmente una versione seria di Generazione Di Fenomeni dei Vallanzaska…scherzi a parte trattano entrambe delle difficoltà, volute ma anche involontarie, che i giovani devono affrontare al giorno d’oggi; a livello puramente musicale compaiono influenze più orientate al rock a differenza del terzo paragrafo di questa uscita che ritorna su ritmiche veloci accarezzando (si fa per dire) più la scena hardcore che non quella melodica, forse il momento più interessante dell’EP. Se questi sono i presupposti li attendiamo, speriamo non tra altri due anni, con un’uscita vera e propria.

Autore: Ribelli Al Bar Titolo Album: Demo2014
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Punk, Hardcore Voto: s.v.
Tipo: CD Sito web: http://www.ribellialbar.com
Membri band:

Sergio “Cerchio” Michelotto – voce, chitarra

Matteo “Moreia” Salomoni – voce, chitarra

Sebastiano “Seba” Cantarello – basso

Alberto “Aba” Calligione – batteria, cori

Tracklist:

  1. Facce Lontane

  2. Generazione Sconfitta

  3. Giochi Di Potete

Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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27th Ago2014

Haulin’Ass – Sono Menzogna

by Marcello Zinno

Haulin’Ass - Sono MenzognaEra tempo che non sentivamo più il pulsare del vero significato della scena underground italiana e dobbiamo ringraziare gli Haulin’Ass per averci riportato alla realtà. Esistono tantissime band che fanno fatica ad organizzare live in giro ma che sono spesso superiori alla maggior parte dei nomi ascoltati in giro per radio e TV. Questa è la realtà. Non solo, ci hanno ricordato anche l’intenzione di varie line-up di restare fisiologicamente underground, perché vivere un passo dietro i riflettori permette di non essere condizionati dalle luci del successo e di osservare in maniera molto più oggettiva ciò che ci circonda. Gli Haulin’Ass hanno un potenziale inespresso (per un EP), un potenziale in grado di rasare al suolo il “crossover-mainstream” dei Meganoidi e l’alternativismo forzato dei Linea 77, tutto in un colpo solo. Un potenziale fatto non solo di pura velocità ma di una combustione in procinto di esplodere che pesa tutti i singoli suoni generati e ne conferisce il medesimo attrito, talvolta cercando di inserire anche qualche elemento nuovo, più raffinato, alla ricerca di un perfezionismo singolare per il genere.

12 minuti ci sono bastati per riportarci alla memoria gli esordi dei Cripple Bastards che, seppur più violenti, hanno in comune l’approccio proprio dell’underground nato dal desiderio di ribellione verso un mondo fatto di bugie, di superficialità, di moralismo. Certo 12 minuti sono pochi ma a volte basta molto meno per capire in che mondo viviamo.

Autore: Haulin’Ass Titolo Album: Sono Menzogna
Anno: 2011 Casa Discografica: Moonlight Records
Genere musicale: Hardcore Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: http://www.myspace.com/haulinasshc
Membri band:

Fonta – voce

Giò – chitarra

Cello – chitarra

Cischy – basso

Piè – batteria

Tracklist:

  1. Il giorno del cane
  2. La fuga
  3. Sono Menzogna
  4. Cenere
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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13th Ago2014

Strike Anywhere – Dead FM

by Piero Di Battista

Strike Anywhere - Dead FMIl genere dell’hardcore melodico è attualmente molto amato e seguito in tutto il pianeta, magari non come nel recente passato. E tra i principali esponenti di tale genere non si possono non menzionare gli Strike Anywhere, quintetto di Richmond che indubbiamente ha bisogno di poche presentazioni; formatisi nel 1999 e con alle spalle dischi da studio come l’ottimo Change Is A Sound del 2001 e Exit English uscito due anni dopo. Senza dimenticare che nel 2005 pubblicarono Live To Discontent tramite l’etichetta Jade Tree, la stessa dei due dischi precedenti, che non è nient’altro che una raccolta di brani inediti del combo statunitense. Nel 2006 ritroviamo gli Strike Anywhere con un nuovo lavoro, intitolato Dead FM, e la vera novità sta nel fatto che questo disco esce per la Fat Wrech Records, dunque un nuovo importante “acquisto” per l’etichetta di Fat Mike. Dead FM è un disco studio contenente quattordici brani tutti marchiati decisamente con il loro stampo: hardcore melodico aggressivo, politicizzato e dirompente, punte di punk rock e leggere strizzatine d’occhio verso suoni leggermente più orecchiabili se messi a paragone con i dischi precedenti.

Il disco scorre veloce e senza particolari intoppi, vuoi per i brani la cui maggior parte hanno una durata superiore poco più dei due minuti, vuoi anche per il sound proposto dai cinque in maniera complessivamente lineare e dunque scorrevole; il disco quindi parte subito con l’impatto di Sedition dove gli Strike Anywhere sembrano voler riprendere il discorso momentaneamente accantonato nel disco precedente, ossia hardcore melodico allo stato puro: chitarre graffiante, ritmiche forsennata e la voce di Thomas Barnett che si conferma di indubbia qualità. Segue sulla stessa lunghezza d’onda How To Pray, mentre nella seguente Prisoner Echoes il timbro resta identico ma con leggere punte di punk rock che rendono il pezzo leggermente più orecchiabile. Nella tracklist alla posizione numero quattro troviamo Instict che funge anche da singolo di promozione di questo disco, brano genuino, musicalmente marchiato Strike Anywhere e con la voce che si alterna in maniera ineccepibile tra il cantato melodico e l’urlato, tutto per un risultato più che degno.

Analizzando i brani uno per uno tutti si possono giudicare in maniera positiva, ma merita qualcosa in più Speak To Our Empty Pockets: ottimo pezzo sia per le liriche che per la parte tecnico-strumentale, dove le ritmiche appaiono più che sostenute, l’aggressività delle chitarre è notevole ed in più abbiamo un’ ottima esecuzione di cori, fortemente influenzati dal west-coast sound. Poi c’è anche spazio per brani dove la melodia prende leggermente il sopravvento come in Two Thousand Voices, ma anche dove l’impronta punk rock della band è ben più visibile come nelle brevi Hollywood Cemetery e Allies, sfociando talvolta anche in brani più rabbiosi come ad esempio l’ottimo Iron Trees. La chiusura del disco spetta all’altrettanto notevole Ballad Of Bloody Run in cui i cinque statunitensi guardano anche a ritmiche leggermente più rockeggianti e più devote ad un altro tipo di ascoltatore senza perdere però la loro identità.

Dunque un altro colpo ben riuscito per gli Strike Anywhere; magari non c’è stato quel salto di qualità che qualcuno si attendeva, però bisogna ammettere che per ora questa band della Virginia non ha ancora fatto un flop; proseguono per la loro strada con convinzione e coerenza, doti non sempre presenti in questa scena, e loro ne hanno fatto la loro migliore arma. Chi li ama indubbiamente apprezzerà questo loro nuovo parto, non è ai livelli di Change Is A Sound ma è pur sempre un bel disco.

Autore: Strike Anywhere Titolo Album: Dead FM
Anno: 2006 Casa Discografica: FatWreck Chords
Genere musicale: Punk, Hardcore Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.facebook.com/StrikeAnywhereOfficia
Membri band:

Thomas Barnett – voce

Matt Sherwood – chitarra

Garth Petrie – basso

Eric Kane – batteria

Tracklist:

  1. Sedition

  2. How to Pray

  3. Prisoner Echoes

  4. Instinct

  5. The Promise

  6. Speak to Our Empty Pockets

  7. Two Thousand Voices

  8. Hollywood Cemetery

  9. Allies

  10. Gunpowder

  11. Dead Hours

  12. Iron Trees

  13. House Arrest

  14. Ballad of Bloody Run

  15. You Are Not Collateral Damage

Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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06th Lug2014

Ryker’s – Hard To The Core

by Marcello Zinno

Ryker’s - Hard To The CoreCi sono generi musicali che hanno una collocazione geografica ben precisa. Quando si parla di hardcore si para di USA e anche se band in giro per il mondo influenzate da questa scena ci sono, si continua a collocare in America il cuore di questa mentalità musicale. La scena emergente avanza ma non bisogna dimenticare anche formazioni storiche europee come i Ryker’s, nati nel lontano 1992 e oggi ancora attivi; a dire il vero erano più di dieci anni che non sfornavano un nuovo capitolo discografico e oggi tornano con Hard To The Core, nuove e potenti tracce nel segno del loro stile. Difficile attendersi qualcosa di diverso da loro: 9 tracce per 24 minuti di ascolto e poche tracce che raggiungono i 3 minuti, questi sono i loro numeri e i titoli dei brani (The World As I See It Today, Can’t Kill A Dream…) parlano da soli. Quindi un album come tutti gli altri di pari genere? Assolutamente no, perché i Ryker’s oltre ad essere genuini sono anche molto originali: non ci sono molti stacchi ma si altalena molto sui cambi di tempo riuscendo a far prendere ossigeno tra un riff tiratissimo e parti più groovy; inoltre gli assoli mozzafiato condiscono molto bene la proposta. Impossibile dimenticare che stiamo parlando di una band tedesca, tanto che non disdegna di attingere dalla scena nazionale, in primis per le parti vocali lontane dalle urla dei singer “corer” statunitensi e più prossima ai growler teutonici.

Sezione ritmica potente, non sempre assestata su bpm altissimi, completa una ricetta che dal vivo è in grado di creare pogo e moshing ad ogni singolo brano: bella Can’t Kill A Dream con un chorus sul finale da cantare insieme al proprio pubblico, desiderio che non lasciano nell’armadio ma viene inserito in Divided By Colours (brano che a nostro parere non sfigurerebbe addirittura in un album dei conterranei Die Apokalyptischen Reiter) variegato pezzo dai toni heavy. Anche in altri passaggi i ragazzi ci insegnano che il loro credo non è solo hardcore: The Heals… ad esempio sfocia nel metal più pieno. A noi piace l’headbanging che è in grado di scatenare Born To Fly, un brano che insegna a credere nei propri sogni e ad avere grande autostima; una possibile guida per i giovani fan. Quindi con queste nove tracce i Ryker’s dichiarano di essere tornati e noi aggiungiamo che sono tornati con grande determinazione.

Autore: Ryker’s Titolo Album: Hard To The Core
Anno: 2014 Casa Discografica: BDHW Records
Genere musicale: Hardcore Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.rykershardcore.com
Membri band:

Kid – voce

Chris – basso

Grobi – chitarra

Fusel – chitarra

Flo – batteria

Tracklist:

  1. The World As I See It Today
  2. Hard To The Core
  3. Can’t Kill A Dream
  4. The Heals…
  5. Divided By Colours
  6. Born To Fly
  7. Slave Cruel World
  8. World Wide Trap
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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18th Giu2014

Sick Of It All – Death To Tyrants

by Piero Di Battista

Sick Of It All - Death To TyrantsQuando viene in mente il genere hardcore, una delle prime band che balza alla testa è quella dei Sick Of It All. Non hanno bisogno di alcuna presentazione dato che si parla di uno dei gruppi che ha più segnato la scena hardcore della East-Coast dagli anni 80 ad oggi, insieme agli Agnostic Front. Avevamo lasciato la band dei fratelli Koller nel 2004 con la raccolta di b-sides Outakkes For The Outcast, edita dalla Fatwreck Chrods, che ha licenziato molti dei loro dischi; in questo frangente di tempo oltre ad un lungo tour mondiale c’è stata la separazione dall’etichetta di Fat Mike per conseguentemente accasarsi presso la Abacus Recordings (Century Media). Le attese per questo nuovo disco erano molteplici: per esempio se il cambio di etichetta avrebbe portato a qualche cambiamento nello stile, oppure in quale modo si proponevano ai loro fan per il loro ventesimo anniversario della loro lunga e invidiabile carriera (si sono formati nell’ormai lontano 1986). E tale compleanno non poteva esser meglio festeggiato, visto che i Sick Of It All, che raramente sbagliano un colpo, realizzano un disco di puro hardcore, che entra di diritto tra i migliori mai realizzato sia dal combo newyorkese che nel panorama hardcore degli ultimi anni.

Il disco, il nono in studio della loro carriera, si intitola Death To Tyrants, prodotto da Dean Baltulonis già al lavoro in passato con Madball e Goodwill, ed è composto da quindici brani per un totale di poco più di mezz’ora di ottimo sound, il classico disco hardcore, carico di rabbia, potenza allo stato puro e cattiveria, doti che fanno distinguere i Sick Of It All da parecchio tempo. Il disco parte subito diretto con la potente Take The Night Off che funge anche da singolo di quest’album, segue la dirompente Machete, velocità, ritmiche serrate e la solita graffiante voce di Lou Koller che spadroneggia. Come nei dischi usciti in passato non mancano testi a chiaro sfondo politico e sociale: in questo disco abbiamo a riguardo brani come Uprising Nation e Always War dove i quattro criticano aspramente la politica del loro paese d’origine. Questi due ultimi brani citati sono preceduti da Preamble; una sorta di intermezzo strumentale e forse inutile di circa trenta secondi. Non mancano neppure brani di breve durata dove, anche in poco più di un minuto, i Sick Of It All riescono ad esprimere rabbia e potenza, stiamo parlando di brani come Leader e Forket Tongue. Scorrendo interamente il disco troviamo ottimi brani, non che quelli menzionati prima siano da meno, come Fred Army, tipico brano della scena hardcore new school, con ottimi cori alle spalle che si conclude con il rumore di una marcia militare, il disco viene chiuso da Maria White Trash, un altro degno esempio di puro hardcore, il modo migliore per concludere un disco che merita ampiamente la sufficienza.

Con questo atteso lavoro, ritroviamo i Sick Of It All in ottima forza, la voce tagliente e potente di Lou, i riff graffianti del fratello Pete, e le ritmiche mai dome di Craig e delle bacchette di Armand, insomma un disco per il quale ne è valsa la pena aspettare e che entra stabilmente tra i migliori prodotti della band, a nostro parere secondo solo a Blood, Sweat & Tears, ma comunque sui livelli di Call To Arms, tanto per citare altri due ottimi loro dischi. Chi li ama è obbligato ad avere questo Death To Tyrants, chi vorrebbe avvicinarsi al genere hardcore invece è obbligato ad ascoltarsi i loro dischi più datati. Altro duro colpo da parte dei Sick Of It All, che già comunque da tempo, sono sinonimo di garanzia.

Autore: Sick Of It All Titolo Album: Death To Tyrants
Anno: 2006 Casa Discografica: Abacus Recordings
Genere musicale: Hardcore Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.sickofitall.com
Membri band:

Lou Koller  – voce

Pete Koller – chitarra

Craig Ahead – basso

Armand Majidi – batteria

 

Tracklist:

  1. Take The Night Off
  2. Machete
  3. Preamble
  4. Uprising Nation
  5. Always Near
  6. Die Alone
  7. Evil Schemer
  8. Leader
  9. Make A Mark
  10. Forked Toungue
  11. The Reason
  12. Faithless
  13. Fred Army
  14. Thin Skin
  15. Maria White Trash
  16. Don’t Join The Crowd
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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21st Mag2014

Madball – Infiltrate The System

by Piero Di Battista

Madball - Infiltrate The SystemAttivi dalla fine degli anni 80 e sicuramente tra i principali esponenti della scena NY-hardcore, tornano con un nuovo disco da studio nel 2007, il settimo della loro quasi ventennale carriera, i Madball. I Madball hanno dato il loro meglio anni fa, quando pubblicarono tramite Roadrunner dischi fondamentali come Set it Off o Demostrating My Way, erano i primi anni 90 e la scena hardcore al di là dell’Atlantico era ancora molto florida, ciò non toglie che anche questo disco, Infiltrate The System sia un buon lavoro, ma difficilmente paragonabile ai dischi passati di Cricien e compagnia per svariati motivi. Li avevamo lasciati quasi tre anni fa con Legacy e li ritroviamo oggi con Infiltrate The System, edito Ferret Music e contenente tredici brani per poco più di mezz’ora di godibile sound. Al primo ascolto la prima cosa che si nota è che le sonorità proposte dai quattro tendono ad avvicinarsi a lidi più consoni al metal già dalla prima traccia Justify. Va però anche detto che il disco nella sua totalità è abbastanza influenzato dai suoni prepotentemente moderni, ovvero quel metal-core tanto in voga in quegli anni; la prova ne sono i brani Takeover, Renegades e Liberty Or Death, brani massicci e abbastanza ruvidi nei quali la melodia trova davvero poco spazio.

Aggressività, rabbia e ritmiche serrate, seppur più leggere rispetto ad una decina d’anni fa, sono le basi principali per il sound dei Madball, perciò brani come No Escape, Set Me Free e la brevissima (20 secondi) P.I.T.F.Y. Part 3 possono essere considerati ampiamente efficaci ma, come già detto prima, non raggiungono il culmine raggiunto dai newyorkesi negli anni 90. Infiltrate The System è un buon disco, ma chi segue i Madball da tempo s’accorgerà facilmente che il tempo passa per tutti, anche per le band considerate pietre miliari di un genere. L’importante è invecchiare in maniera decorosa e, per ora, i Madball si stanno impegnando nel farlo, con buoni risultati.

Autore: Madball Titolo Album: Infiltrate The System
Anno: 2007 Casa Discografica: Ferret Music
Genere musicale: Hardcore Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/madball
Membri band:

Freddy Cricien – voce

Mitts – chitarra

Hoya Roc – basso

Rigg Ross – batteria

 

Tracklist:

  1. Justify
  2. Infiltrate The System
  3. Revolt
  4. No Escape
  5. Takeover
  6. Renegades
  7. Set Me Free
  8. Messenger
  9. Liberty Or Death
  10. A Novelty
  11. You’re Gone
  12. P.Y.I.T.F. Part 3
  13. Stand Up NY
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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03rd Mag2014

The Clamps – Deadly Kick For A Fat Fucker

by Marcello Zinno

The Clamps - Deadly Kick For A Fat FuckerPrima di ascoltare l’ultimo album degli italianissimi The Clamps dallo strafottente titolo Deadly Kick For A Fat Fucker abbiamo voluto constatare se i nuovi pezzi di questo trio sono in grado di passare la prova del palco. Abbiamo assistito ad un loro show di spalla niente meno che ai Nashville Pussy a Milano e dobbiamo ammettere che i The Clamps (che non vanno confusi con dei loro omonimi dediti a musica elettronica) sono un vero treno che passa esclusivamente al fine della demolizione totale. Prendete lo stoner cattivo e tosto degli Allhelluja e mescolatelo all’hardcore grezzo e provocatorio dei Turbonegro e avrete un ottimo cocktail da sballo che ben si accosta al sapore (e all’effetto) della musica di questo trio. Chitarre travolgenti e una sezione ritmica da fuoco è tutto quello che serve per incendiare un palco e prendere a schiaffoni tutti i propri ascoltatori, siano essi degli hardcorer provenienti dalla strada o dei metallari incalliti; i The Clamps sono pane quotidiano per tutti coloro che amano il rock’n’roll grezzo, quello sparato in velocità (e non a salve), quello pericoloso e cattivo, quello senza un attimo di pausa. Così si presenta Deadly Kick For A Fat Fucker, come una folle corsa contro il tempo, dallo stile assolutamente coerente a se stesso e dalle battute che picchiano come macigni. Un plauso va sicuramente alla produzione che rende pulito un sound sporco, valorizzando la vera idea di rock’n’roll che questi bergamaschi hanno nella loro mente.

La durata dei singoli brani non influenza la potenza della band: pezzi da due minuti scarsi si alternano a tracce da quattro minuti e oltre ma il sound risulta sempre assassino e ingestibile come un cavallo impazzito. L’intero album scorre davvero compatto e ogni strumento gioca un ruolo essenziale; difficile segnalare un brano rispetto ad un altro, la pillola a nome The Clamps va inghiottita tutta. A proposito: inutile girare in rete per cercare info su di loro…la loro biografia è quasi inesistente, parlano solo tramite la loro musica.

Autore: The Clamps Titolo Album: Deadly Kick For A Fat Fucker
Anno: 2014 Casa Discografica: Go Down Records
Genere musicale: Hardcore, Stoner Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.theclamps.net
Membri band:

Ben – voce, chitarra

Bely – basso

Marcy – batteria

Tracklist:

  1. Bones
  2. Let’s Go To Destroy
  3. Gazza
  4. Loser
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Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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