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28th Apr2020

Kiwibalboa – Natale In Argentina

by Alberto Lerario
I Kiwibalboa sono un power trio genovese nato nel 2014. Dopo un primo disco nel 2017 cambiano line up con l’arrivo del giovane batterista Amedeo Marci e sempre nello stesso anno decidono di imboccare senza indugi la strada dell’alternative indie rock italiano iniziando una collaborazione con Davide Autelitano (voce e basso dei Ministri), che seguirà la produzione artistica dei pezzi scritti per il nuovo album Natale In Argentina. Titolo perfetto per un album di questo genere musicale, evocativo di contrasti malinconici che si muove su melodie alternative rock di fine anni 90, senza tuttavia seguire pedissequamente i cliché di genere, capace di lasciare spazio all’aspetto cantautorale della band. Un modo di comunicare semplice e diretto per descrivere la vita e la personale visione del mondo. Un disco fresco, lineare, che vive di alti e bassi ma che riesce ad incuriosire ed intrattenere piacevolmente. Una bella realtà italiana capace di esprimere idee e tecnica, un’ottima produzione musicale. A conti fatti buttateci un orecchio, e forse anche più di uno, non ve ne pentirete.

Autore: Kiwibalboa Titolo Album: Natale In Argentina
Anno: 2019 Casa Discografica: Overdub Recordings
Genere musicale: Alternative Rock, Indie Rock Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: www.kiwibalboa.com
Membri band:
Tommaso Dogliotti – voce, chitarra
Stefano Previtera – voce, basso
Amedeo Marci – batteria
Tracklist:
1. Spelling
2. Magari No
3. Cavalieri Jedi
4. Incendio
5. Ponte Garibaldi
6. Livello Di Rischio
7. Mille
8. Straniero
9. Vento Del Nord
10. Natale In Argentina
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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04th Apr2020

I Trillici – Così Underground Che Mi Vorrei Seppellire

by Marcello Zinno
Arrivano I Trillici una nuova band emergente che nel primo EP mostra tutto il sapore del proprio essere neofita della scena. Il loro è fondamentalmente un indie pop con un leggero spirito rock, non solo per l’idea già di per sé fuori dagli schemi di inserire un ukulele (spesso) al posto della chitarra, ma anche per qualche seppur breve passaggio stravagante (esempio il ritornello di Coppetta) . In Insalata Al Mc Donald il contributo dell’ukulele e degli arrangiamenti è evidente, tanto da prendere le redini di un brano e caratterizzarlo, seppur nel nostro gusto la resa sia un po’ troppo vicina all’ambito acustico. Per sentire qualche riff elettrico bisogna attendere Hangover, un brano che ci saremo aspettati più dirompente, più giovanile, con tanta voglia di spaccare proprio come un lungo party che è stato causa del suo titolo, invece di percorre timidamente il solco dei Pinguini Tattici Nucleari (al netto dell’ultima parte più decisa con addirittura un passaggio in growl). I brani hanno tutti la durata giusta e va riconosciuto a I Trillici che dietro melodie per certi versi semplici c’è comunque uno spirito underground (per parafrasare il titolo dell’album) che tenta di emergente e che speriamo acquisti potenza e personalità in futuro.

Quindi il nostro consiglio è quello di non seguire i cliché che si sentono già in giro ma di provare a dare forma a qualcosa di nuovo.

Autore: I Trillici Titolo Album: Così Underground Che Mi Vorrei Seppellire
Anno: 2020 Casa Discografica: Upupa Produzioni
Genere musicale: Indie Rock, Indie Pop Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/itrillici/
Membri band:
Alex Pinca – basso, ukulele, voce
Andrea Zambelli – basso, ukulele voce
Enea Scomparin – batteria
Tracklist:
1. Intro
2. Siena
3. Grondaie
4. Insalata Al Mc Donald
5. Hangover
6. Coppetta
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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07th Feb2020

Dazio – Come Fanno Gli Animali

by Marcello Zinno
Il titolo di questo album è emblematico, in quanto a detta dello stesso artista i brani sono stati concepiti in maniera istintiva e per certi versi si percepisce subito un imprinting indie con delle buone rivestiture elettriche che in alcuni passaggi sembrano davvero esprimere notevole maturità: le doppie linee vocali di Carrefour ma anche i suoi arrangiamenti sono un esempio di scrittura sapiente, l’incontro tra melodie pacate e chitarra elettrica (ma mai distorta) di Satellite o le tastiere in Sono Fatto sono altresì ingredienti che stuzzicano molto l’appetito e suggeriscono che chi le ha pensate abbia una mente aperta e un certo gusto musicale. Il problema è nell’interpretazione vocale che (s)cade nella più popolare visione indie pop, di quel percorso già imboccato in diverse formazioni e per il quale alcuni sono anche riusciti a giungere ad un pubblico molto ampio ma a parer nostro ammiccando solo i facili ascolti senza creare qualcosa di artisticamente interessante. E per percorso ci riferiamo sia ad una questione puramente vocale-interpretativa, sia da un punto di vista lirico (“Come fanno gli animali a capire che il sole non si muove“, “Ti abbassavi le mutante per capire se la noia può fermarsi sotto le feste di Natale“, “Questo vestito con lo spacco sul davanti demodè, scriverò una canzone su di te oppure no perché non ti voglio perdere“).

E così l’album vive un costante “scontro” tra una scrittura musicale curata, non ricercata ma sicuramente ben elaborata, e una componente vocale debole che al contrario sa di ascolto semplice e di parole non impegnate, appunto indie nel senso stretto del termine. In questo scontro secondo noi l’unico a perderci è Dazio, perché con delle coordinate espressive differenti il risultato finale poteva cambiare di molto.

Autore: Dazio Titolo Album: Come Fanno Gli Animali
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Indie Rock, Cantautorale Voto: 5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/daziochecanta/
Membri band:
Dazio
Tracklist:
1. Come Fanno Gli Animali
2. Carrefour
3. Termosifoni
4. Satellite
5. Lo Spacco Demodè
6. Aspettando
7. Sono Fatto
8. Tutto Da Me
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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05th Feb2020

Il Branco Barracuda – Borderline

by Marcello Zinno
Dopo diversi singoli pubblicati un po’ a singhiozzi arriva il primo disco de Il Branco Barracuda. La band è attiva dal lontano 2014 (per il mondo discografico 6 anni sono un tempo astrale) ma in fondo l’album dura soli 25 minuti; va detto che il quintetto si muove su territori pop rock, quindi niente di sperimentale che avrebbe potuto far presagire lunghe composizioni. Nel dettaglio lo stile non è comunque univoco, il mood di Scandaloso è molto diverso rispetto a Parassita, ma tutte le tracce sono accomunate da una ricerca di melodie ammiccanti e radiofoniche che possono essere percepite non come una semplice idea artistica ma come una vera mission de Il Branco Barracuda. Vantaggi e svantaggi potete facilmente intuirli: i brani risultano ammiccanti fin dal primo ascolto, alcuni addirittura hanno quel sapore estivo che potrebbe farli entrare in playlist da grandi numeri, ma allo stesso tempo lo stile della band risulta un po’ troppo uniforme a quello di grandi band indie rock / indie pop che calcano i grandi palchi.

Anche dal punto di vista dei testi non si rileva una ricerca lirica particolarmente studiata, parole e concetti risultano semplici e a volte peccano un po’ di banalità (Vieni A Casa Mia) quindi dietro uno stile musicale semplice non emerge nemmeno l’intenzione di distribuire messaggi seri. L’unica eccezione è Parassita, forse il brano meno positivo del lotto e nel quale si avverte un approccio comunicativo assunto dalla band, qui ha qualcosa da dire, anche in termini emotivi. Nel bosco del rock e nella giungla del pop rock c’è bisogno di armi molto più raffinate per crearsi un proprio spazio.

Autore: Il Branco Barracuda Titolo Album: Borderline
Anno: 2020 Casa Discografica: Alka Record Label
Genere musicale: Indie Rock, Pop Rock Voto: 5
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/ilbrancobarracuda
Membri band:
Claudio Romanini – voce
Daniele Greca – tastiere, synth
Tibor Szilaguy – basso
Fabio Buratti – batteria
Michele Raza – chitarra
Tracklist:
1. Kamikaze
2. Vieni A Casa Mia
3. Scandaloso
4. Collidere
5. Copriti
6. Non Ci Sono Stato Mai
7. Funerale
8. Parassita
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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19th Dic2019

Joe Batta & I Jeko – Noi Odiamo Joe Batta & I Jeko

by Marcello Zinno
Joe Batta & I Jeko sono un combo tanto post-punk quanto indie. Progetto nato anni fa ma giunto quest’anno, grazie anche alla Old Tower Records, al debutto discografico, è indubbiamente legato allo stile musicale post-punk, che diventa alternative in alcuni frangenti, ma che si rifà molto spesso a quel fantastico decennio (non solo guardando le foto della band…) e a formazioni che hanno scritto la storia del genere (The Cure in primis, ma nel loro periodo meno introspettivo); al tempo stesso sono indie perché portano nella loro musica quel mood giovanile che piace ad un certo target, quella ritmica incalzante che è tipica dell’indie rock di anni fa (Ciao Jane ne è un esempio), quella timbrica vocale che sembra voler essere alternativa a tutti i costi (anche un po’ troppo in brani come Penso Che Sia Così) e per finire un titolo dell’album che risponde molto bene al “senso di disagio” che una band di rock moderno (chiamatelo indie, nu rock o synth pop) deve elargire per entrare nell’olimpo dei social trend del momento. Compare qualche momento più ricercato, che prende un po’ le distanze dalle melodie giovanili e tanto care alle playlist, come Una Cosa Tipo Di Delfini, ma purtroppo il brano funge quasi da intermezzo perché l’animo della band è più nella chitarra cantautorale/folk di Bounjour Mademoiselle, nella parte ritmica della già citata Ciao Jane o nel pop rock di Vedrai, Vedrai.

Dire che li odiamo è sicuramente eccessivo, ma accettiamo la provocazione del titolo. Eppure la band dovrebbe modificare le proprie coordinate e creare qualcosa di genuino e, a nostro parere o per come percepiamo la loro musica, fuori dai canoni melodici che ci si aspetterebbe da una giovane formazione emergente, altrimenti il rischio è di rimanere emergenti.

Autore: Joe Batta & I Jeko Titolo Album: Noi Odiamo Joe Batta & I Jeko
Anno: 2019 Casa Discografica: Old Tower Records
Genere musicale: Post-Punk, Indie Rock Voto: 5,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/JoeBattaMusic/
Membri band:
Joe Batta – voce, chitarra
Dan Van Nard – basso
Loz – chitarra, cori
Davide Ferrone – batteria, cori
Tracklist:
1. Intro
2. La Mia Migliore Amica
3. Come Tu Mi Vuoi
4. Penso Che Sia Così
5. Una Cosa Tipo Di Delfini
6. Bounjour Mademoiselle
7. Ciao Jane
8. Vedrai, Vedrai
9. Outro
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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24th Nov2019

The Sherlocks – Under Your Sky

by Raffaele Astore
Dopo il debutto di due anni fa con Live For The Moment che li proiettò nella top ten come un fulmine a ciel sereno, gli Sherlocks tornano con questo secondo lavoro, Under Your Sky, un album che oltre ad essere pregno di significato, funziona perfettamente in ogni suo passaggio musicale grazie anche ad una composizione senza troppi fronzoli. L’apertura, affidata ad I Want It All che nel titolo a noi ricorda un’altra bella ballata dylaniana, I Want You, celebra un messaggio d’amore con lo stile che sembra, in apparenza, contaminato da una certa influenza “commerciale”. E la tematica dell’amore continua anche nella successiva NYC (Sing It Loud) che invita ad esplorare il mondo di un’altra persona, il tutto concentrato in un condensato di musica che va dall’indie rock all’alternative al brit pop. Quando si giunge a Waiting c’è una sorta di stacco con i primi due pezzi perché il brano si presenta con accordi chitarristici più profondi e misurati, il tutto anche nella parte dell’inciso solista. E questa profonda interpretazione degli Sherlocks lascia il segno anche stavolta, proseguendo poi con gli stessi cambiamenti in Magic Man e Dreams anche se, con quest’ultimo pezzo, ci sembra di ritrovarsi nelle naturali situazioni che quotidianamente viviamo ed in particolare di questi tempi. Infatti, qui si parla di disperazione, di mancanza di ambizioni, insomma, il quotidiano messo in musica con questo Under Your Sky che, quale secondo album della band inglese, fa un notevole salto di qualità rispetto al precedente Live for the Moment. Il suono qui appare molto più maturo, con passaggi anche alla Killers ed altre dell’area di Manchester, senza dimenticare naturalmente gli Oasis, che vi entrano di diritto. Se poi si pensa che proprio i The Sherlocks hanno spesso aperto proprio i concerti degli Oasis…è tutto dire.

Il resto dell’album segue la composizione delle prime quattro tracce ma non si offre mai a ripetitività, anzi, tutto sembra scorrere liscio come l’olio e senza che nessuno ci scivoli sopra. Under Your Sky è comunque un album che fa dell’elettricità la propria essenza, con quei suoni a volte convulsi a volte caldi, perfettamente miscelabili tra loro quasi questo fosse una produzione realizzata per essere suonata di fronte a folle oceaniche come accade nei festival rock. E poi c’è Under Your Sky, ultimo pezzo in lista, capace di racchiudere tutto quello che questa band inglese è, dalla musica alle parole; già perché gli Sherlocks, che si presentano sotto il loro cielo, di grande musica sembra che vogliano continuare a vivere.

Autore: The Sherlocks Titolo Album: Under Your Sky
Anno: 2019 Casa Discografica: Infectious Records, BMG
Genere musicale: Indie, Alternative Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://thesherlocksmusic.co.uk/
Membri band:
Kiaran Crook – voce, chitarra
Josh Davidson – chitarra
Andy Davidson – basso
Brandon Crook – percussioni, cori
Tracklist:
1. I Want It All
2. NYC (Sing It Loud)
3. Waiting
4. Magic Man
5. Dreams 
6. Time To Go
7. Give It All Up 
8. One Day 
9. Now & Then
10. Step Inside
11. Under Your Sky
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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02nd Ago2019

Sartoria Volume – Sartoria Volume

by Marcello Zinno
Questo power trio ha fatto una scelta coraggiosa, questo deve essere chiaro a tutti. Tre musicisti che fino a qualche anno fa erano attivi sotto il moniker di Vitanova e di cui avevamo parlato a questa pagina, un trio all’insegna del rock elettrico e che con una manciata di brani stava iniziando, con lo scalpello, a rompere il duro muro del rock dai grandi numeri. Ad un certo punto, gli stessi musicisti, hanno deciso di cambiare stile e di collocarsi in bilico tra l’indie pop e il pop rock tutto tricolore ma, anziché presentare l’evoluzione dei Vitanova e trovarsi sotto una pioggia devastante di grida alla facile commercializzazione, ha deciso di cambiare completamente moniker e “partire da zero”. Così nascono i Sartoria Volume e il loro omonimo EP fatto di quattro tracce, brani che odorano di estate, che scendono giù con la stessa caparbietà di un bicchiere d’acqua sotto il sole e che vedono l’introduzione di una sorta di synth (Ballo Coi Serpenti) dall’uso impensabile nel loro passato. Ma la scelta sarà stata vincente oltre che coraggiosa? Ora D’Aria vede linee di basso davvero interessanti, che avrebbero potuto rivestire dei panni più distorti, al contrario i testi cantati sono coperti da un’eco che ne adombra l’ascolto. Vi Adoro Tutti è puro indie pop anch’esso da ascoltare sotto l’ombrellone, fatta eccezione per i testi che sono tutt’altro che morbidi, chiude la tenera Sirene che punta tutto su linee vocali (cori) ed effetti ma poco lascia incollato alla nostra mente.

Quindi, per rispondere alla precedente domanda, sicuramente il power trio ha dimostrato tutto il proprio coraggio ma a nostro parere la scelta non è vincente. Probabilmente riceveranno più ascolti, riceveranno qualche consenso in più soprattutto da un pubblico molto giovane, ma puntare su melodie indie pop, a nostro parere, alla lunga è meno strategico rispetto al rock. Poi è chiaro che non è solo una questione di genere ma di contenuti specifici. Li attendiamo alla prossima metamorfosi?!

Autore: Sartoria Volume Titolo Album: Sartoria Volume
Anno: 2019 Casa Discografica: Alka Record Label
Genere musicale: Pop Rock, Indie Pop Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/sartoriavolume
Membri band:
Alessio Busi – chitarra, voce
Federico Mariotto – batteria
Andreas Busi – basso, voce
Tracklist:
1. Ballo Coi Serpenti
2. Ora D’Aria
3. Vi Adoro Tutti
4. Sirene
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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27th Lug2019

Colla – Distanze

by Marcello Zinno
Tornano i Colla, dopo quel Proteggimi di cui avevamo parlato a questa pagina e che ci aveva sorpresi per il suo rock sì elettrico ma anche molto melodico e profondamente indie. Tornano con un EP dal titolo Distanze, una manciata di minuti di musica in cui la vena rock, o quantomeno la dose elettrica comunque presente nel loro precedente album, si perde e lascia spazio ad elementi diversi. La titletrack abbraccia l’indie pop con un retrogusto cantautorale e un pizzico di clamore evanescente di sponda Battiato (potrà sembrare paraddosale nel loro caso ma noi abbiamo percepito qualche sfumatura), così come Mutande che poggia tutto su un arpeggio di chitarra e che ci tiene con fiato sospeso in attesa di un’esplosione che non arriva nemmeno con il ritornello; passaggio se vogliamo ricercato ma un’occasione persa dal nostro punto di vista anche perché in questa visione il brano può solo perdere mordente in sede live.

Anche gli altri momenti dell’EP non fanno altro che ricordarci quell’amaro presagio che avevamo scritto ai tempi di Proteggimi, i Colla avrebbero potuto in futuro “cadere nell’oblio del pop più becero o continuare a giocare su un filo sottilissimo e acchiappare consensi a destra (rock/punk rock) e a manca (pop/indie)”. A nostro parere con questo EP la band sta rischiando di ancorarsi sulla prima visione.

Autore: Colla Titolo Album: Distanze
Anno: 2019 Casa Discografica: XO la factory Cabezon
Genere musicale: Rock, Indie Rock, Pop Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/collalaband
Membri band:
Davide Prebianca – batteria, voce
Simone Pass – voce, basso
Mauro Poli – chitarra, voce
Tracklist:
1. Pennarelli
2. Distanze
3. Mutande
4. Ikea
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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17th Giu2019

Pereira – Mascotte

by Cristian Danzo
Si chiama Pereira e viene da Trento. Le uniche informazioni che abbiamo sono queste, oltre al fatto che Mascotte è il suo disco d’esordio. Nel settore il suo sound viene definito “tropical indie” che ci sembra definizione abbastanza originale ed azzardata. Perché se è vero che le atmosfere rimandano a paradisi caraibici inondati dal sole dove ci si sollazza in acque cristalline con un bel bicchiere in mano a cavallo di un fenicottero gonfiabile noi, che siamo più anziani musicalmente, ci sentiamo influenze che provengono dagli anni 60, da certo surf californiano e dalle più scanzonate canzoni italiane cosiddette da spiaggia, che non avevano altro messaggio che quello di fare divertire i giovani dello stivale durante il boom economico. E, sia ben chiaro, questo rimando non è citato in maniera negativa o per sminuire questo lavoro. Anzi, tutt’altro. Aggiungendo come terza evocazione sonora suscitata dall’ascolto i Pulp, troviamo Mascotte un lavoro molto originale e fuori dagli schemi del panorama musicale del nostro Paese, anche perché i testi sono molto malinconici e con l’amaro in bocca e vengono eseguiti non con tragicità ma con un mood di disincanto, trovando così una contrapposizione perfetta con il sound tropicale, scanzonato e da vacanza delle musiche.

Ecco quindi dove sta la chiave di interpretazione, almeno secondo il nostro punto di vista, della proposta di Pereira. Dedicato a chi cerca nell’indie nostrano un qualcosa di fresco e dal mélange intelligente e gustoso.

Autore: Pereira Titolo Album: Mascotte
Anno: 2019 Casa Discografica: A Modest Proposal Records, Costello’s, Peermusic
Genere musicale: Indie Rock, Cantautorale Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/pereiramusichette/
Membri band:
Pereira – voce
Tracklist:
1. Ciabatte Galleggianti
2. Klimt
3. Amore A Bottoni
4. Studio In Rosa
5. Untitled
6. Comic Sans
7. Abbraccio D’Asporto
8. Pasta Sale
9. Il Mio Sipario Rosso
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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20th Mag2019

Charlie Fuzz – Varenne

by Sara Fabrizi
Avete presente quando sentite voglia e necessità di ascoltare qualcosa di fresco e vi imbattete proprio nel disco ideale? E’ quello che mi è accaduto al primissimo ascolto di Varenne, EP di esordio di Charlie Fuzz, cantautore del frusinate che gravita nell’area dell’indie. Solare ma anche riflessivo, questo disco ti investe con la sua energia misurata ed ecco che te lo ritrovi a cantare da subito. Melodie che ti si attaccano in testa che sembra che le hai sempre, in qualche modo, conosciute ed aspettavano solo il momento giusto per affiorare. Scava bene nel repertorio cantautorale italiano riproponendo tutto un armamentario di stilemi tanto cari alle nostre orecchie, dai temi alle sonorità, ma lo fa rinnovandoli, attualizzandoli, rendendoli perfetti proprio per questo 2019. E quindi parla del più e del meno, del quotidiano, dell’amore, dei tormenti, delle speranze, con un taglio piuttosto generazionale e caratterizzante che individua un target ampio, data l’universalità dei temi, ma anche specifico perché sembra parlare in particolare ai ventenni e trentenni attuali. Dietro si intravede tutto un lavoro di studio ed ascolto delle nostre eccellenze cantautorali, che vengono implicitamente citate (Venditti, per me, uno su tutti) e vestite a nuovo per comunicarci freschezza.

L’approccio autobiografico, a mio parere, è ravvisabile. L’autore si racconta e fa delle sue sensibilità ed esperienze materiale per una riflessione universale. Quattro brani in un equilibrio perfetto. Due ballad, Dimmi Cosa Vedi e Bosco, e due pezzi più movimentati e rockettari, Serena Grandine e Ferragosto. Come a dire che c’è spazio per tutto. Serena Grandine col suo ritmo serrato e veloce ci racconta una giornata al mare guastata dal brutto tempo, forse metafora di tormenti interiori che alla fine si risolvono grazie all’amore. Poi c’è Dimmi Cosa Vedi. Ecco, questo è un pezzo davvero splendido. Ti cattura con la sua malinconia velata, con le sue speranze sottese, con quei raggi di sole che fanno capolino ma che non sono ancora visibili. Una potente metafora di una primavera metereologica e dell’anima che sta per esplodere, che forse non arriverà mai del tutto, ma che si intravede e dà forza e va bene così. Bosco è un pezzo intriso di riflessioni più amare. La solarità del brano precedente viene meno per cedere il passo ai tormenti. Comunque molto bello, profondo, con il suo sound tenue che cresce per poi tornare alla calma. Infine Ferragosto è l’altro brano rock e veloce. Ancora un testo che parla di storie e disagi interiori generazionali, sorretto da chitarre e tastiere potenti e da una batteria incalzante. Una chiusura energica ed incisiva per l’album.

Charlie Fuzz e i Caraibi, la band che lo supporta, con Varenne ci regalano un interessante spaccato socio-musicale mostrandoci come il cantautorato nostrano è vivo e vegeto ed avrà sempre molto da dire. E lo fanno mettendoci un sorriso, a tratti mesto, sulla faccia.

Autore: Charlie Fuzz Titolo Album: Varenne
Anno: 2019 Casa Discografica: Povery Dischy
Genere musicale: Indie Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/charliefuzzpropriolui/
Membri band:
Carlo Cerroni (Charlie Fuzz) – voce, chitarra

Band di supporto:
Luca Verrelli – tastiere
Simone Podagrosi – basso, cori
Davide Sgash Del Brocco – chitarra, cori
Marco Urbinelli – batteria


Tracklist:
1. Serena Grandine
2. Dimmi Cosa Vedi
3. Bosco
4. Ferragosto
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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