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21st Gen2017

McFly’s Got Time – Elsewhere

by Marcello Zinno

McFly's Got Time - ElsewhereLa sensazione che il soffice vento fresco dell’estate che tarda ad arrivare produce quando lo incontriamo in una giornata soleggiata e spensierata prende forma nel nuovo e primo EP dei McFly’s Got Time, band emergente che si veste di un rock’n’roll dalle tinte indie, per una volta non debitore alla scena anglosassone, molto meno ritmato, più soffuso e ben arrangiato; ma al tempo stesso le liriche sembrano voler prendere come riferimento la scena folk americana e volerne forzare (nel senso positivo del termine) una vena elettrica, sicuramente orecchiabile, ma pur sempre amplificata. Se infatti I’m A Sailor ha un incedere rock leggero, da preferire a nostro parere rispetto al suo remake Rolias A m’I (titolo scritto al contrario), con No One (Runs Faster Than The Man With The Yellow Shirt) si compie un tuffo nel folk statunitense, un po’ malinconico e un po’ ondeggiante, ma anche nel blues grazie alla sua chitarra slide. Spensierata anche Lie che si disinteressa del sapore amaro che il suo titolo suggerirebbe e punta ad un’aria sbarazzina, danzereccia; più intensa Sammy, un brano a stelle e strisce in blues decadente che farebbe da giusto sottofondo in un oscuro locale dell’Alabama.

Un EP fresco che ci tiene volentieri compagnia e ci prepara alla prossima stagione. Buona la compattezza del quartetto e il profilo produttivo, per il loro futuro ci aspettiamo più personalità.

Autore: McFly’s Got Time

Titolo Album: Elsewhere

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Indie Rock, Folk

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.mcflysgottime.com

Membri band:

Michele Proietti – chitarra

Alessandro Speranza – voce

Alessandro Rizzo – basso

Emanuele Fragolini – batteria

Tracklist:

  1. Dance

  2. I’m A Sailor

  3. No One (Runs Faster Than The Man With The Yellow Shirt)

  4. Lie

  5. Sammy

  6. Rolias A m’I (feat. Joe Victor)

Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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12th Gen2017

The Circle – How To Control The Clouds

by Marco Castoldi

the-circle-how-to-control-the-cloudsSe non leggessi la line up difficilmente direi che i The Circle sono di Torino e difficilmente immaginerei che How To Control The Clouds sia stato registrato a Milano. Direi che ci troviamo più o meno nel sud dell’Inghilerra o a New York. Il sound è l’indietronica, l’indie pop metrosessuale e cosmpolita a cavallo tra prima e seconda decade del millennio contemporaneo. E ci piace. E questo è un bene, è cosa buona e giusta, perché serve un po’ di indie italiano pop e rock da esportazione: How To Control The Clouds è proprio questo. L’album va via liscio e ci ricorda un mix di Coldplay (per i continui “ooooh oh oh” e “who oh oh” e “ooooooooooooooh”, che comunque, a conti fatti, ci stanno) Kings Of Leon e forse anche quegli U2 nella loro poppeggiante mezza età di All That You Can’t Leave Behind (che ammetto essere un album grandioso e meritevole, pur essendo io “Warista” più che convinto; se dobbiamo tirare in mezzo l’olimpo della musica Bono & Co, la loro annata migliore e che ha segnato e segnerà il mondo per i secoli dei secoli è il 1983, esattamente il 28 Febbraio). Tornando ai The Circle, bisogna ammettere che sono attuali e global nel sound, che è leggero, piacevole e orecchiabile. Parlando di Torino e innovazione non poteva darsi per malato l’innesto elettronico, che infatti non manca e si sente nel pezzo che vale l‘album, la traccia 5, Fire, che probabilmente rappresenta veramente la perfezione del cerchio dei The Circle. Fire è energia, coinvolgimento ma allo stesso tempo leggerezza (e stavolta l’ “oooooh ooh whooo” coldlplayano diventa “uuuuh uhhhhh”, ma ci sta).

Album equilibrato, giudizioso ed essenziale anche nelle grafiche questo How To Control The Clouds. Forse un po’ troppo corto e forse troppo concentrato nei tre pezzi centrali (Fire, il pezzo perfetto, i 50 secondi di Interlude e la ballatona acustico poppeggiante Irene). Ad essere onesti ci si alza con ancora un po’ di appetito a valle dell’ascolto. Però dentro How To Control The Clouds si sente qualcosa di originale e unico che geograficamente si colloca nella terra di mezzo che sta tra il mainstream alla maniera dei Coldplay e il prodotto di culto alla maniera dei The XX. Inutile procrastinare sulla tecnica (indubbio che la registrazione sia di livello) o sui dettagli (drum machine e tastiere sparpaliate etc etc etc): che ti piacciano i Coldplay e ti voglia approcciare ai The XX o che porti ogni giorno il vitello grasso all’altare dei The XX cercando di capire che musica fanno i Coldplay, i The Circle li devi ascoltare.

Autore: The Circle

Titolo Album: How To Control The Clouds

Anno: 2016

Casa Discografica: Prismopaco Records, Costello’s, Discipline

Genere musicale: Indie Rock, Pop Rock

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://thecirclemusic.tumblr.com

Membri band:

Federico Norcia – voce, chitarre

Marco Marzolla – batteria

Lorenzo Bevacqua – basso

Alessandro Strumia – tastiere, chitarre

Giuseppe Gamarra – chitarre

Tracklist:

  1. Shadows

  2. Shooting Stars

  3. To Fall

  4. The Endless Sky

  5. Fire

  6. Interlude

  7. Irene

  8. Love Don’t Cry

  9. HWIR

Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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12th Gen2017

Violacida – La Migliore Età

by Paolo Tocco

violacida-la-migliore-etaBon Iver a pranzo dai Beatles che raggiungono Mina e De Gregori per il dolce e tutti quanti vanno a casa di Fusaroli per il tea time rigorosamente fissato per le 17:00. Poi Fusaroli fa i dovuti onori di casa e invita tutti a restare per la cena e si fa arrostire qualcosa di buono al camino e la giornata passa così. Che poi un giorno o l’altro mi piacerebbe essere invitato ad una di queste cene…I Violacida (secondo me, sia chiaro) hanno messo dentro questo disco la mistura precisa (al mio piccolo e povero orecchio) di tutto quanto metaforicamente dipinto sopra. Che poi io non capisco e non capirò mai una cosa: ok che Fusaroli ha “inventato” una moda sonora, ok che per fare i trasgressivi e gli alternativi questo suono va bene, ok che tanto la qualità oggi non serve a nessuno e spacciamo per qualità anche le cose più astruse e strane (per gli intellettuali di oggi la ricerca artistica = qualità = se non la capite è perché siete banalmente attaccati alle cavolate tutte uguali che passano per televisione etc…)…insomma ok tutto questo, ma nell’era del “voler esserci a tutti i costi” state finendo per essere tutti uguali! Che è esattamente quello che accade ai burattini della televisione!

Brani come Temporale, Varanasi o Il Fiume io li ho sentiti altre mille volte e in altre mille occasioni. E non li so distinguere più…sono tutti uguali. Neanche le voci si distinguono, neanche i testi, neanche i caratteri. Copia e incolla. Però…c’è un però…ed il però è che questa volta l’indie italiano che ormai mi ha decisamente annoiato per la scontentezza e la ripetitività, lascia il posto ad un gusto intimo e sincero…quando parlavo di Bon Iver mi riferivo a queste voci lontane e corali, a brani da un timido (perché ancora ingenui…ma sulla buona strada) potere suggestivo come Monte Blu o Cos’è Una Distrazione o Indifferenti che però è la traccia che meno riesce in questa direzione dato che nel breve volgere di poco si ributta nel cliché dei tanti indie poeti dell’era moderna (tra l’altro ha un passaggio fortissimo casualmente o volutamente riferito all’eterna Mina). Tornando sulla traccia finale Il Fiume…beh che dire…se non è un pezzo di Bon Iver questo? Almeno all’ingresso sia chiaro…e cito i Bon Iver per citare un altro dei cliché che la massa conosce. Non voglio sembrare saccente citando “misconosciuti” come i The Low Anthem anche se per alcune cose ce li vedrei calzare meglio.

Devo direi che una mistura del genere mi giunge nuova e la cosa mi piace molto e ai Violacida va il merito di averci provato in questo disco…forse, vista anche la scrittura, avrei osato di più in questa direzione. Così come Il Sentiero che parte illudendoci di chissà quali spianate islandesi o americane o chissà cos’altro e invece, finiti gli onori di casa, parte il ballatone alla De Gregori (anzi direi che la scrittura e il mix di batteria sembrano proprio La Linea Della Vita del Principe). E poi subito la solita voce distorta e poi finalmente della melodia, perché occhio: nell’indie italiano manca sempre la melodia. Almeno questa volta, De Gregori o no, la melodia esiste, timida che non vuole disturbare ma esiste e non solo in questo brano…finalmente. Ultima chicca che mi viene da sottolineare è il mellotron (?) – perdonate la mia ignoranza in questo, anche in questo direbbe a ben ragione qualcuno…ma non sono sicuro del nome esatto dello strumento, non sono sicuro sia proprio il mellotron…ma per comodità chiamiamolo così anche perché non penso che i Violacida abbiano lo strumento ma sfoggino una parata di master keyboard con mille suoni campionati che oggi poi sono spettacolari più degli originali. E quindi, archiviato tutto questo incipit, direi che un’altra bellissima nota di “originalità” è proprio questo “mellotron” che sentiamo di quando in quando a colorare gli arrangiamenti dei brani (come per esempio in Contraccettivo che però qui sembra più un hammond che un mellotron). E non è solo questa la paternità di comparse elettroniche che troviamo per tutto l’ascolto con suoni poco scontati e decisamente ben piazzati a dare carattere.

Insomma, il mio piccolissimo pensiero, che per quanto vale gioca solo a sfogarsi di ciò che non ho ben chiaro e di quello che può essere riferito al mio personalissimo ascolto e ai dischi che gravitano in questa casupola di provincia. In questo cesto di indie italiano tutto uguale, chi più chi meno, ci sono figure interessanti che danno qualcosa in più. Forse sono ancora troppo giovani e nella scrittura si sente e fa tenerezza delle volte, però i Violacida sicuramente sono tra coloro che vorrò tenere a mente pensando a questo groviglio di indie tutto uguale. Amen.

Autore: Violacida

Titolo Album: La Migliore Età

Anno: 2016

Casa Discografica: Maciste Dischi

Genere musicale: Indie Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.violacida.it

Membri band:

Antonio Ciulla

Luca Modena

Francesco Renieri

Gionata Rossi

Tracklist:

  1. Canzone Della Sera

  2. Temporale

  3. Contraccettivo

  4. Occhi Chiusi

  5. Cos’è Una Distrazione

  6. Sentiero

  7. La Tua Età

  8. Varanasi

  9. Monte Blu

  10. Indifferenti

  11. Il Fiume

Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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05th Gen2017

The Last Project – Pyrotechnic

by Marco Castoldi

the-last-project-pyrotechnicPyrotechnic è mezzora di sound metropolitano (è un caso che nella quarta di copertina, in una foto della band direi quasi senza beneficio del dubbio scattata alla fermata Gioia della verde, compaia il grattacielo della regione Lombardia, uno dei simboli italioti della metropolis?). Il sound metropolitano dei The Last Project si rifà al sound che dalle cittadine d’oltremanica (la Birmingham degli Editors e la Glasgow dei Simple Minds) e d’oltreoceano (la Las Vegas dei The Killers e la Nashville dei Kings Of Leon) ed è sdoganato per diventare colonna sonora delle generazioni metropolitane e metrosessuali di ogni dove. Nonostante l’album sia ben arrangiato e sia carico di un sound fresco e contemporaneo (vedi soprattutto i ben messi coretti a chiusura di We Are Clones) sembra che i The Last Project riescano a fatica a staccarsi dal neo pop dei gruppi di cui sopra o dal sound pop/new wave eighties alla U2, che si sente nelle ritmiche e negli effetti sempre nella citata We Are Clones e di W.W..

Proseguendo nell’ondata pop rock in chiave XXI secolo che caratterizza alla The Killers tutto il disco, ci si chiede dove si trovi il marchio di fabbrica The Last Project e quando si attivi il “singolone” che definisce lo stile proprio che fino a Denzel Hayes rimane in bilico tra new wave e post-punk revival. Ed eccolo lì, alla traccia sette, il miracolo scandito da una ritmica – soprattutto al basso che qui esce fuori imperioso – che guida il pezzo che vale l’album, il Miracle di cui si parlava appunto, insieme ad una voce che è quello che ci si aspetterebbe da chi proclama di aver solo degli echi nel passato new wave e un forte presente sound metropolitano. Sono pezzi catchy e eccezionalmente originali come Miracle che servono e contribuiscono ad un salto quantico che faccia prendere i dovuti riferimenti con le opportune distanze ai maestri angloamericani e dia quel tocco che permetta ai tecnicismi di fare l’extra miglio finale verso l’imprint unico.

Autore: The Last Project

Titolo Album: Pyrotechnic

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Indie Rock, Pop Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://soundcloud.com/thelastprojectband/

Membri band:

Francesco Quaranta – voce, tastiere

Carlo Cazzani – chitarra, cori

Marco Saracino – basso

Francesco Capacchione – batteria, cori

Tracklist:

  1. Promise

  2. Out Of Patience

  3. Universal View

  4. We Are Clones

  5. Wine Or Vanity

  6. Danzel Hayes

  7. Miracle

  8. W.W.

Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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14th Dic2016

Verderame – Roma Tossica

by Alberto Lerario

verderame-roma-tossicaIl vissuto metropolitano moderno viene esternato tramite ossimori espressivi dove più che i testi, sono le ritmiche e le dinamiche a colpire e guidare il gioco. I Verderame infatti scelgono di dar maggiore voce alla musica che alle parole ed in questo disco al mood indie di sottofondo che si rifà come struttura e suoni ad altri esponenti italici del genere (come Afterhours, i Ministri), fa da contraltare un tiro più rock in modo da concedere più spazio all’aggressività ed al malessere dichiarato nel “Tossica” del titolo del disco. Perché così come altre realtà, Roma, in particolar modo, evidenzia il ricordo delle bellezze di un tempo deteriorate ed intossicate da quest’epoca moderna, ed i cittadini pur anestetizzati a questo, quasi in modo inconscio somatizzano esprimendo un malessere vago ed informe.

Roma Tossica esprime secondo canoni già sentiti questo tipo di sentimento in modo pregevole, frutto di un lavoro in studio ed in fase di produzione pregevole, dove niente viene lasciato al caso o improvvisato perché il valore di ogni singolo elemento trae la sua forza dal contesto di insieme. Quest’ultimo album dei Verderame è un disco rivolto principalmente agli amanti del genere che troveranno terreno fertile per le loro aspettative, ma la sua anima più aggressiva gli concede anche un orizzonte più trasversale.

Autore: Verderame

Titolo Album: Roma Tossica

Anno: 2016

Casa Discografica: Exit Records

Genere musicale: Indie Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.facebook.com/verderame.official/

Membri band:

Fabrizio Morigi – voce, chitarra

Valerio Salustri – chitarra, voce

Cristiano Vairello – basso

Riccardo Macrì – batteria

Tracklist:

  1. Luna Bianca

  2. Fiore Etilico

  3. Seattle 96

  4. G8

  5. La Dolcezza Dell’errore

  6. Isola

  7. Si Cambia

  8. Roma Tossica

  9. Abbattimi Moda

  10. Volevo Fotterti

Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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07th Dic2016

Pat – Easy To Remove

by Amleto Gramegna

pat-easy-to-removePat è Patrizio Pastorelli, già bassista dei Controtempo, qui nelle vesti di titolare del progetto, fonico e polistrumentista. Il musicista modenese in Easy To Remove riversa tutto il suo amore per la musica albionica nel suo nuovo lavoro consistente in nove brani di indie/alternative rock. L’impronta tipica è quella dei lavori inglesi dei ’90, quando il brit iniziava a collassare su se stesso grazie al fondamentale apporto dato da band come Radiohead che decisero di rivoluzionare completamente il genere. Il lavoro alterna sia brani in lingua madre che in lingua inglese, il tutto caratterizzato da un’ottima produzione oltre che da ottimi arrangiamenti. Si parte maluccio, a dirla tutta, con Linee D’Aria che è il classico brano post San Remo della classica band di rock italiano che fa la classica fine di sparire nel nulla e lasciare lo spazio al cantante solista. Le cose migliorano subito con Goodbye anche se ricrollano con Hungry Hearts, sentita milioni e milioni di volte. Però dal quarto brano, Spring Break, le cose migliorano definitivamente fino ai deliri new eave di Brave.

Assolutamente splendida la “ottantiana” Not The End, che a parere nostro è il capolavoro dell’album (ascoltate l’intro, vi preghiamo!). Ottimo anche il brano conclusivo All We Left Behind. Decisamente differente il progetto di Pat, rispetto alla band madre Controtempo (a proposito, ma che fine hanno fatto?) ma molto interessante e curioso. A tratti una piccola gemma. Consigliato.

Autore: Pat

Titolo Album: Easy To Remove

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Indie Rock, Alternative Rock

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/pg/uneasytoremove/

Membri band:

Patrizio Pastorelli – voce, basso, chitarra, tastiere

Roberto Minozzi – chitarra

Daniele Rossi – sax

Fabio Maccaferri – batteria

Tracklist:

  1. Linee d’Aria

  2. Goodbye

  3. Hungry Hearts

  4. Spring Break

  5. You

  6. Brave

  7. Quando Sarà Sera

  8. Not The End

  9. All We Left Behind

Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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20th Nov2016

Malkovic – Malkovic

by Marcello Zinno

malkovic-malkovicI Malkovic sono una realtà essenziale. Nati da poco, poco si sa di loro, 4 brani inediti: Carlo, Ufo, Tre, Nucleare. Forse non c’è molto da dire, forse non vogliono scoprirsi o forse vogliono lasciare il gravoso compito espressivo alla musica. Dall’opener i Malkovic presentano un rock stratificato, uno stile preciso ma ben arrangiato che mette a fattor comune il tanto alternative ascoltato in passato traducendolo in una forma spessa, una forma che sa di rock e che esplode nel ritornello. Un approccio più diretto viene fuori con Ufo, indie nelle parti vocali ma sempre rock nello stile, di sponda Verdena degli esordi sotto il profilo musicale. Con Tre il piglio cambia nuovamente, l’atmosfera diviene meno focosa, i testi più romanzati, l’intenzione più intima e per questo la chitarra saggiamente opta per un arpeggio che dia colore alla voce; buono il chorus che resta impresso anche se porta con sé una certa amarezza legata ai testi del brano. Si torna sul rock pieno con Nucleare, riff stoppati e figli del grunge che cozzano volutamente con delle linee vocali pulite e melanconiche ma che nel complesso arrivano.

Si percepisce un desiderio di ricercatezza, non vi è la fretta di chiudere il brano ma più che altro la band cerca di esprimersi a patto di dover inserire elementi nuovi. A noi questo assaggio piace ma siamo sicuri che nella scrittura di un album più lungo possano emergere le diverse capacità del trio, capacità che è difficile ravvisare in un EP di 14 minuti.

Autore: Malkovic

Titolo Album: Malkovic

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Indie Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://mmalkovic.bandcamp.com

Membri band:

Elia Pastori – batteria

Fabio Copeta – basso

Giovanni Pedersini – chitarra, voce

Tracklist:

  1. Carlo

  2. Ufo

  3. Tre

  4. Nucleare

Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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16th Nov2016

Alley – Negative

by Marcello Zinno

alley-negativeAltro anno, altro EP per gli Alley che sembrano aver trovato la formula giusta per esprimere le proprie idee in musica. Come si muove questo Negative rispetto al precedente omonimo EP (recensito da noi a questa pagina)? Le melodie sembrano affievolirsi ma non del tutto perdere fascino, sembra quasi sentire un approccio pinkfloidiano nel loro grip (ascoltare Kind Of Woman), lisergico e volutamente imperfetto. La chitarra elettrica che avevamo trovato in Alley perde qui il ruolo significativo e le melodie prendono il sopravvento, forse è il risultato anche della fuoriuscita di Damiano Negrisoli dalla formazione. Anche il basso cambia autore e pur essendo preciso e ben suonato perde molto mordente rispetto alle linee creative di Giacomo Parisio. Sembra trascorso meno di un anno dalla loro precedente uscita ma l’EP presenta una nuova formula, una musica più da camera, con meno spessore compositivo: mentre in passato alcuni brani ti travolgevano e ti affascinavano, qui si punta sulle note suadenti; costante invece l’appiglio al mood nostalgico. Un colpo di acceleratore arriva con 2001 in cui la band sembra esprimersi con maggiore decisione: tempi, ritmica, struttura della canzone sembrano tutte costruite con una maggiore compattezza e caparbietà.

Sarà un passaggio transitorio o sarà la reale nuova formula adottata dagli Alley? Lo scopriremo al loro prossimo EP, o meglio alla loro prossima pubblicazione.

Autore: Alley

Titolo Album: Negative

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Indie Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://www.facebook.com/AlleyDryGlam

Membri band:

Davide Chiari – voce, chitarra, tastiera

Samuele Pedrazzani – chitarra, sax, tastiere

Claudio Rizzi – basso, voce

Moreno Barbieri – batteria

Tracklist:

  1. Nazca

  2. Origami

  3. Kind Of Woman

  4. Marauders

  5. 2001

Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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14th Nov2016

Plastic Light Factory – Hype

by Marcello Zinno

plastic-light-factory-hypeSiamo già in agenzia di viaggio per prenotare il nostro volo oltre Manica e raggiungere la tanto amata Inghilterra. Come sottofondo l’EP dei Plastic Light Factory è perfetto, a nostro parere un buon concentrato di indie rock e brit rock che tanto porta con sé il sapore inglese. Nelle linee vocali, nel groove sembra di essere già lì e passeggiare per Camden Town o per i parchi affollati nelle giornate di sole. Pomeriggi trascorsi ad ascoltare i The Clash (Oceanic Trench) o anche i nuovi fenomeni dell’indie britannico (Little Adventures), tutti suoni e refrain capitallizati e inseriti in questo primo vagito che presenta il power-trio mantovano e lo prepara ad impegni live, visto che è sicuramente il contesto dal vivo che permette di gustare al meglio la loro musica. Nella loro bio sono citati i Franz Ferdinand come fonte di ispirazione, band che troviamo in vari appigli dell’EP ma soprattutto in Robyn e ancora di più in Jakiteko, tracce che ricordano molto il gruppo di Glasgow.

Il compromesso che dovranno affrontare in futuro è quello di creare delle melodie piacevoli ma all’interno di un profilo compositivo personale e diverso da quanto ormai ascoltato in questa specifica scena musicale. Secondo noi sono in grado di riuscirci.

Autore: Plastic Light Factory

Titolo Album: Hype

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Indie Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://plasticlightfactory.com

Membri band:

Moritz Meyns – voce, chitarra, sitar

Alessandro Belletti – basso Rhodes, mellotron, voce

Andrea Zanini – batteria, voce

Tracklist:

  1. Colour Of The Morning

  2. Oceanic Trench

  3. Little Adventures

  4. Robyn

  5. Jakiteko

Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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13th Nov2016

Alley – Alley

by Marcello Zinno

alley-alley-epL’osservatore disattento avrà colto dietro la copertina di questo EP un’ammaliante cantautrice o un piccolo insieme di brani da camera, invece si tratta del progetto Alley creato da Davide Chiari e che avevamo avuto il piacere di conoscere già ai tempi di Tales From The Pizzeria (album recensito da noi a questa pagina), progetto che torna due anni dopo con cinque tracce veloci ma non superficiali. Il funky di Night Time Life ci suggestiona e ci spiega in modo particolare le foto in bianco e nero dell’artwork collocate in un’epoca ormai passata. Smash Club invece spinge sul rock vintage, i primi secondi ci suggeriscono dei territori più decisi (ricordate i Rush dell’omonimo album?!) ma poi, con l’ingresso delle linee vocali si fa un salto di dieci anni e si giunge agli ’80 identificando forse la matrice principale del riferimento degli Alley: new wave attualizzata con un approccio rock, rimarcato da tracce indie. Qualcuno ci potrà trovare delle impronte di pop elegante, non a caso Glitters suona proprio così e il suo sax eleva sicuramente gli obiettivi degli Alley, ma noi troviamo un animo rock nella loro musica, molto ben arrangiata e ricca di sfumature, riuscendo comunque ad affidare un ruolo importante alla sei corde.

Bella anche Black Widow che fa echi ai The Beatles ma si eleva per le sue linee di basso incisive. Qualche piccolo errore legato alla registrazione si può perdonare. Sicuramente il loro percorso di crescita andrà verso la direzione di un miglioramento costante. E li si apriranno nuovi orizzonti (e nuovi palchi) per gli Alley.

Autore: Alley

Titolo Album: Alley

Anno: 2015

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Rock, New Wave, Indie Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://www.facebook.com/AlleyDryGlam

Membri band:

Davide Chiari – voce, chitarra, tastiera

Damiano Negrisoli – chitarra, tastiere, voce

Samuele Pedrazzani – chitarra, sax, tastiere

Giacomo Parisio – basso

Moreno Barbieri – batteria

Tracklist:

  1. Night Time Life

  2. Smash Club

  3. Glitters

  4. Black Widow

  5. Paul

Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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