• Facebook
  • Twitter
  • RSS

RockGarage

      

Seguici anche su

        Il Rock e l'Heavy Metal come non li hai mai letti

  • Chi siamo
  • News
  • Recensioni
  • Articoli
  • Live Report
  • Foto Report
  • Interviste
  • Regolamento
  • Contatti
  • COLLABORA
16th Dic2019

Killswitch Engage – Atonement

by Marcello Zinno
Se Disarm The Descent di cui avevamo parlato qui aveva fatto sognare i fan dei Killswitch Engage, i due album successivi, Incarnate e Atonement, hanno rappresentato una “semplice” ma non scontata conferma della realtà che la band è. Senza profonde modifiche, né in line-up né nel sound proposto, i KSE, a lavoro già dal 2017, sfornano a metà 2019 undici tracce che figureranno sotto il nome di Atonement (stesso titolo dell’album degli Immolation del 2017) e che stavolta gode di una copertina che è degna di essere chiamata tale (per noi la più bella dell’intera discografia). I problemi ai singer dei KSE sono una conferma e anche Leach è costretto a fermarsi a causa di un intervento alle corde vocali durante il periodo di gestazione dell’album. Tour cancellato, ma ciò non frenò la band che annunciò dopo qualche mese che ci sarebbe stato un duetto con l’ex cantante della band, Howard Jones: questo momento storico prende il nome di The Signal Fire, singolo estratto dall’album e di cui sarà presentato un videoclip, vera killer song che mette a confronto il lato più estremo della band con uno dei chorus più coinvolgenti della loro storia musicale.

Ma non si tratta di un momento isolato in quanto il singolo Unleashed, nominato tra l’altro al Grammy come Best Metal Performance, anche opener dell’album, piazza subito degli standard in termini di riffing e di chorus per formazioni di livello internazionale, fattori che si dimostreranno veri assi nella manica dell’intero album. Già solo queste due tracce valgono l’acquisto di Atonement, un album che lascia lo scettro del metalcore in capo ai KSE, parzialmente spodestati qualche anno prima dall’ottimo The Sin And The Sentence dei Trivium. Insieme a brani veloci e dalla durata limitata (segno di indubbia aggressività) compare anche qualche brano dalla ritmica più cadenzata come l’ottima I Am Broken Too, anche se l’elemento fulcro restano gli splendidi chorus come in As Sure As The Sune Will Rise o in Take Control.

Nell’album compare anche The Crownless King, un deciso esercizio di thrash metal che non a caso vede Chuck Billy (Testament) partecipare in veste di guest vocal, ancora Know Your Enemy con un riff centrale in pieno Pantera style e infine Ravenous che ci riporta ai tempi di Alive Or Just Breathing. Un ottimo album Atonement che sicuramente si colloca tra le uscite più interessanti del 2019 e del metalcore intercontinentale.

Autore: Killswitch Engage Titolo Album: Atonement
Anno: 2019 Casa Discografica: Metal Blade Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.killswitchengage.com
Membri band:
Jesse Leach – voce
Adam Dutkiewicz – chitarra, voce
Joel Stroetzel – chitarra
Mike D’Antonio – basso
Justin Foley – batteria

Special guest:
Howard Jones – voce in The Signal Fire
Chuck Billy – voce in The Crownless King
Tracklist:
1. Unleashed
2. The Signal Fire (featuring Howard Jones)
3. Us Against The World
4. The Crownless King (featuring Chuck Billy)
5. I Am Broken Too
6. As Sure As The Sun Will Rise
7. Know Your Enemy
8. Take Control
9. Ravenous
10. I Can’t Be The Only One
11. Bite The Hand That Feeds
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
0 Comm
09th Dic2019

Killswitch Engage – Incarnate

by Marcello Zinno
Sul finire del 2015 i Killswitch Engage, dopo un po’ di indiscrezioni riguardanti il nuovo materiale, pubblicano un singolo che anticiperà il suono del nuovo album. La scelta fu azzeccatissima perché Strength Of The Mind è uno dei pezzi che sarà destinato a restare impresso nella mente dei fan e una delle tracce più potenti dell’intero lavoro: inizia con un attacco in Pantera style per poi aprirsi al classico metalcore e arrivare al chorus in pieno stile KSE che si fa cantare alla grande. Il secondo singolo, Hate by Design, venne pubblicato a gennaio, sempre prima dell’uscita di Incarnate, e centrò anch’esso l’obiettivo, basti dire che viene inserito nelle scalette live ancora oggi. Le premesse all’album sono ottime e le aspettative dei fan molto alte, la line-up non subì nessun cambiamento, ormai entrata nel suo secondo periodo con il primo singer tornato a tenere le redini del progetto, progetto che veniva da un periodo molto collaudato in cui si era esibito in luoghi molto diversi. La voglia di spaccare con un nuovo album era tanta e Incarnate non deluse le aspettative.

Va però detto che l’album resta un po’ troppo ancorato alla matrice metalcore classica e in un periodo in cui ormai in giro per il mondo sono emerse (e cresciute) come funghi nuove realtà metalcore, bisognava anche trovare elementi di differenziazione della propria offerta. È quindi un piacere ascoltare pezzi come l’opener Alone I Stand, o come Embrace The Journey…Upraised altro candidato a nostro parere ad essere top hit della release, Quiet Distress oltre ai due singoli citati, ma fin troppo spesso Incarnate ci cembra un lavoro pensato e realizzato per i fan del metalcore targato KSE. Niente che aggiunga qualcosa di nuovo per convincere altre leve ad avvicinarsi alla proposta della band, solo tanta coerenza.

Qualche influenza particolare si percepisce in Cut My Loose, un brano diverso rispetto al classico stile della band, in parte di sponda post-metal; anche il riffing di Until The Day che richiama momenti thrash già citati in passato dalla band, o infine nella più lenta e intima It Falls On Me, un vero esperimento per Dutkiewicz e Soci. Il resto della tracklist è puro metalcore. Incarnate è quindi di buona qualità anche se ci aveva colpito di più il precedente album Disarm The Descent di cui avevamo parlato qui. È comunque un album che conferma i KSE come l’emblema del metalcore mondiale.

Autore: Killswitch Engage Titolo Album: Incarnate
Anno: 2016 Casa Discografica: Roadrunner Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 7,75
Tipo: CD Sito web: http://www.killswitchengage.com
Membri band:
Jesse Leach – voce
Adam Dutkiewicz – chitarra, voce
Joel Stroetzel – chitarra
Mike D’Antonio – basso
Justin Foley – batteria
Tracklist:
1. Alone I Stand
2. Hate By Design
3. Cut Me Loose
4. Strength Of The Mind
5. Just Let Go
6. Embrace The Journey… Upraised
7. Quiet Distress
8. Until The Day
9. It Falls On Me
10. The Great Deceit
11. We Carry On
12. Ascension
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
0 Comm
02nd Dic2019

Killswitch Engage – Disarm The Descent

by Marcello Zinno
Dopo una lunga attesa (dal 2009 al 2013) e dopo un tour interamente dedicato ai festeggiamenti per i dieci anni dalla pubblicazione di Alive Or Just Breathing, i Killswitch Engage sono pronti a dare alla luce il nuovo album. Un anno prima della pubblicazione ufficializzano l’uscita consensuale dalla band del singer Howard Jones (per i noti problemi di salute) e a sorpresa annunciano l’ingresso dell’ex-vocalist Jesse Leach che aveva cantato nei primi album, fino al loro già citato picco Alive Of Just Breathing. L’album si dimostra essere un’autentica bomba: non solo i tipici chorus che hanno reso famosi i KSE sono ben presenti anche qui, ma il riffing, i suoni e le ritmiche sempre sugli scudi esaltano un lavoro davvero molto curato e che rappresenta una vera spinta per la band a livello internazionale. Tutto si amalgama alla perfezione, merito anche del missaggio ad opera di Andy Sneap ma anche dell’irruenza che questa band ormai collaudatissima e con un vecchio amico al microfono (vero combustibile umano) imprime nelle singole tracce.

Tra i migliori brani l’opener The Hell In Me e il singolo In Due Time (con uno dei chorus più belli dell’intera discografia della band) ma non si tratta questo di un album con momenti alti e altri bassi. Notevole è Beyond The Flames che richiama fortemente strutture thrash e death per poi collocare un ritornello dal grande pathos in cui Leach dà il meglio di sé. Sul filone thrash appare anche The New Awakening (qualcuno in mala fede potrebbe trovarci più di una somiglianza con i Lamb Of God), contornato da una sei corde melodica che fa molto metalcore e A Tribute To The Fallen che si regge proprio sul thrash e anche qui le quotazioni salgono grazie ad un chorus dall’impatto live incredibile. Il bello di Disarm The Descent e che non ha un attimo di tregua: Turning Point alterna momenti in palm mute a sferrate assassine tenendo sempre le pulsazioni al massimo, The Call che richiama i primi album e No End In Sight in cui c’è un grande lavoro alle parti vocali. I KSE con questo album vogliono offrire metal potente ed energico ma allo stesso tempo anche grandissimi ritornelli da cantare e appena avrete imparato i testi vi troverete a cantarli in qualsiasi momento della giornata. Sul finire vanno annoverate la lenta (si, è il termine giusto) Always che strizza l’occhio al Volbeat sound e la potentissima Time Will Not Remain con il suo ritornello dal sapore malinconico.

Un lavoro assolutamente da avere sia per i fan della band che per gli appassionati del genere. Inoltre, a parere di chi scrive, l’album è impreziosito dal primo artwork davvero affascinate che i KSE abbiano potuto creare (ad opera del bassista Mike D’Antonio e del suo studio grafico DarkicoN). Definitivo.

Autore: Killswitch Engage Titolo Album: Disarm The Descent
Anno: 2013 Casa Discografica: Roadrunner Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 8,25
Tipo: CD Sito web: http://www.killswitchengage.com
Membri band:
Jesse Leach – voce
Adam Dutkiewicz – chitarra, voce
Joel Stroetzel – chitarra
Mike D’Antonio – basso
Justin Foley – batteria
Tracklist:
1. The Hell In Me
2. Beyond The Flames
3. The New Awakening
4. In Due Time
5. A Tribute To The Fallen
6. Turning Point
7. All We Have
8. You Don’t Bleed For Me
9. The Call
10. No End In Sight
11. Always
12. Time Will Not Remain
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
0 Comm
25th Nov2019

Killswitch Engage – Killswitch Engage (2009)

by Marcello Zinno
Può una band pubblicare due album a distanza di nove anni e dar loro il medesimo titolo? Ma certo, se il titolo equivale al moniker della band e se stiamo parlando dei Killswitch Engage! Infatti a metà del 2009 la band statunitense pubblica il suo secondo album omonimo, titolo già usato per l’esordio del 2000. Questo album ha diverse caratteristice: in primis è segnato dai problemi di salute del singer Howard Jones che purtroppo dovrà saltare diverse date (sarà sostituto da Philip Labonte degli All That Remains e da Jesse Leach primo singer della band) e che lo porterà dopo quest’album a lasciare definitivamente la band; un piccolo se non chiaro indizio emerge dai testi di questo omonimo lavoro, pregni di sofferenza e di cattiveria, segno che chi li ha concepiti non stava vivendo il migliore dei suoi periodi. In generale però Killswitch Engage del 2009 risulta sicuramente un deciso salto in meglio rispetto al precedente As Daylight Dies, le prime tracce fanno tornare agli esordi della band: Never Again e Starting Over sono due ganci in pieno volto, con riffing serrati, linee vocali aggressive e chorus dal grande ascolto. The Forgotten pesca nuovamente dalla tradizione thrash per trasporre tutto nel metalcore e affermare ancora il predominio dei KSE in questo genere.

Un’altra caratteristica, oltre ai bellissimi chorus, è che i ragazzi pongono molta attenzione al songwriting e intuiscono che per avere voce in capitolo nel metalcore non è necessario puntare alla velocità pura; non a caso piazzano I Would Do Anything che non ha dei bpm molto elevati ma risulta comunque un’ottima traccia o anche Take Me Away con il suo abito da pseudo ballad ma sempre nello stile KSE. Promossa quindi l’idea di dare alla luce un secondo album omonimo, forse anche come segno di rinascita per una band che si stava arenando nel proprio stile musicale. Con questo album la band riprende le redini del progetto ed è pronta a correre di nuovo.

Autore: Killswitch Engage Titolo Album: Killswitch Engage
Anno: 2009 Casa Discografica: Roadrunner Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.killswitchengage.com
Membri band:
Howard Jones – voce
Adam Dutkiewicz – chitarra, voce
Joel Stroetzel – chitarra
Mike D’Antonio – basso
Justin Foley – batteria
Tracklist:
1. Never Again
2. Starting Over
3. The Forgotten
4. Reckoning
5. The Return
6. A Light in a Darkened World
7. Take Me Away
8. I Would Do Anything
9. Save Me
10. Lost
11. This Is Goodbye
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
0 Comm
18th Nov2019

Killswitch Engage – As Daylight Dies

by Marcello Zinno
I Killswitch Engage ritornano sulle scene nel 2006 con un nuovo album, con sempre alle spalle la Roadrunner Records. As Daylight Dies rappresenta il primo parziale punto di flessione nella discografia della band, una formazione che non solo contribuì a creare un genere (il metalcore) ma che aveva sfornato fino a quell’anno grandi album e top song. La formazione inizia a collaudarsi, il singer Howard Jones prende dimistichezza e imprime il suo stile anche nei testi (più lunghi ed articolati di quelli scritti dal suo predecessore) mentre Adam Dutkiewicz combatte con una serie di problemi di salute che lo obbligheranno a saltare alcuni tour. Il punto di forza di As Daylight Dies è dato sicuramente dai chorus, elemento che da sempre ha contraddistinto lo stile dei KSE: affascinanti e che si lasciano cantare indipendentemente dai vostri gusti musicali (Daylight Dies, For YouI solo per citare due brani). Inoltre l’album ha un grip tremendamente metal, alcuni riff colpiscono in maniera decisa (si ascolti il bridge di This Is Absolution, intro e strofa di Unbroken, l’aggressivissimo bridge di My Curse o l’appeal thrash di Reject Yourself che strizza l’occhio ai Trivium nel pre-ritornello) ma se si osserva in maniera critica e dettagliata l’album vengono fuori i punti deboli. Innanzitutto manca l’alto valore in termini di songwriting musicale dei precedenti album, le top song citate prima sono davvero poche in questo lavoro e, seppur si lasci ascoltare con piacere, non risulta una prima scelta rispetto all’intera discografia della band.

Inoltre la produzione è a nostro parere migliorabile: per molte band emergenti potrebbe essere un punto di riferimento ma qui siamo al cospetto di una realtà sotto contratto con una major che è alle prese con tour internazionali (questo album entrò al 29° posto dell’Australia Top 100) e le aspettative sono chiaramente altre. Compare comunque qualche elemento innovativo, come il tentativo di inserire soluzioni prog-core in The Arms Of Sorrow, ma niente che faccia presagire in un cambio di rotta per i KSE, una band che ha tutte le intenzioni (a ragione) di cavalcare l’onda del proprio successo più che sperimentare e in quest’ultima frase c’è la sintesi di questo album. Così brani come Still Beats Your Name, Eye Of The Storm o Desperate Times sono sicuramente delle tracce belle ma che non aggiungono nulla alla carriera di questo quintetto. Per i fan della band e del genere As Daylight Dies resta comunque un album suggerito ma noi punteremo a consigliare altri ottimi capitoli della storia di questa imponente band.

Autore: Killswitch Engage Titolo Album: As Daylight Dies
Anno: 2006 Casa Discografica: Roadrunner Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: http://www.killswitchengage.com
Membri band:
Howard Jones – voce
Adam Dutkiewicz – chitarra
Joel Stroetzel – chitarra
Mike D’Antonio – basso
Justin Foley – batteria
Tracklist:
1. Daylight Dies
2. This Is Absolution
3. The Arms Of Sorrow
4. Unbroken
5. My Curse
6. For You
7. Still Beats Your Name
8. Eye Of The Storm
9. Break The Silence
10. Desperate Times
11. Reject Yourself
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
0 Comm
11th Nov2019

Killswitch Engage – The End Of Heartache

by Marcello Zinno
Tra il precedente album dei Killswitch Engage, Alive Or Just Breathing di cui avevamo parlato a questa pagina, e il successivo non trascorrono “semplicemente” due anni. Il seguito della band cresce ma la line-up subisce degli scossoni con il cambio di vocalist (Howard Jones prende il posto di Leach), l’ingresso di Justin Foley che si aggiunge come batterista mentre il precedente drummer Dutkiewicz passa alla chitarra (evento quest’ultimo non del tutto comune per una band metalcore). La band ha una serie molto ampia di live per collaudarsi e arrivare al nuovo The End Of Heartache pronta a sfornare un altro ottimo lavoro. Jones non teme assolutamente il confronto e decide di elargire tutta la sua potenza vocale puntando su diverse parti in growl e in generale, pur presentando anche qui chorus melodici con voce pulita, il nuovo singer mostra di essere molto più a suo agio con parti graffianti e metal. Anche musicalmente possiamo godere di momenti assolutamente privi di compromessi come When Darkness Falls (brano inserito nella colonna sonora del film Freddy vs. Jason), Breathe Life (classico brano metalcore); compaiono anche World Ablaze e Wasted Sacrifice, brani tosti ma considerabili riempitivi rispetto al livello delle altre presenze).

Un pezzo decisamente nello stile dei KSE, che quindi conferma il loro marchio di fabbrica pur essendo cambiati diversi membri, è Take This Oath che presenta diversi cambi di direzione come il bridge in crescendo di tonalità prima che un riffing massacrante esploda nelle orecchie dell’ascoltatore. Molto belli anche i chorus di Rose Of Sharyn, brano che altrimenti celerebbe poca originalità, e di Hope Is…. Discorso a parte per la titletrack in cui le parti vocali cambiano coordinare, pulite anche nelle strofe e con “effetto megafono” per simulare il coro del pubblico nei ritornelli, scelte probabilmente atte a misurare la risposta del pubblico ad un eventuale cambio di stile (cosa che i Trivium faranno due anni dopo con The Crusade); inoltre anche questo brano presenta molte variazioni che rendono l’ascolto molto piacevole; con Declaration si ritenta l’esercizio ma con un esito non all’altezza rispetto alla precedente traccia.

The End Of Heartache era molto atteso dai fan per capire come avrebbe reagito la band a questo terremoto dato dal cambio di tre strumenti, noi possiamo dire che pur non arrivando ai livelli di Alice Of Just Breathing il risultato è davvero di buonissimo livello.

Autore: Killswitch Engage Titolo Album: The End Of Heartache
Anno: 2004 Casa Discografica: Roadrunner Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 7,75
Tipo: CD Sito web: http://www.killswitchengage.com
Membri band:
Howard Jones – voce
Adam Dutkiewicz – chitarra
Joel Stroetzel – chitarra
Mike D’Antonio – basso
Justin Foley – batteria
Tracklist:
1. A Bid Farewell
2. Take This Oath
3. When Darkness Falls
4. Rose Of Sharyn
5. Inhale
6. Breathe Life
7. The End of Heartache
8. Declaration
9. World Ablaze
10. And Embers Rise
11. Wasted Sacrifice
12. Hope Is…
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
0 Comm
08th Nov2019

Jx Arket – About Existence

by Marcello Zinno
Tornano i Jx Arket, band torinese che per il suo secondo album decide di parlare dell’esistenza e della sua relativa futilità, tanto da dare un titolo relativamente autoesplicativo, About Existence. L’opener e titletrack dell’album ci aveva però allontanati da quella che è la vera proposta della band: infatti sperimentazioni rallentare e influenze post-rock lasciano presto lo spazio per ancorarsi al post-hardcore di matrice americana a cui il quintetto si rifà già con Faded Colors; ma a differenza di band di pari genere i ragazzi non puntano tutto sulla velocità. Sì, vero che l’album non raggiunge i trenta minuti di durata e che i riff si vestono di metal, però l’arma seduttiva del combo è tutta in un ottimo lavoro di chitarra che lambisce panorami math e in linee vocali che si lasceranno facilmente amare a chi consuma quotidianamente metalcore. Mountains in questo parla chiaro: a metà durata abbraccia proprio la proposta metalcore per poi tornare ad una melodia di base che è insita nel loro trademark. A noi piace questo approccio, indice di originalità, anche se talvolta una spinta in termini di velocità e di irruenza forse ci starebbe bene (come in alcuni passaggi di Weeping Willow, brano decisamente più convincente nelle parti affilate).

Buona l’apertura del chorus finale in Faded Colors e i cori in Void And Pain, ulteriore segno di apertura melodica, ma se ascoltate per intero l’album sappiate che troverete chili di watt dietro una produzione capace di valorizzare i singoli suoni. Ai Jx Arket diciamo davvero complimenti, ma state attenti perché About Existence non è un album da consumare al primo sorso bensì da scomporre per comprendere le varie sfumature delle singole tracce. Per questo è un lavoro intricato e meno intuitivo.

Autore: Jx Arket Titolo Album: About Existence
Anno: 2019 Casa Discografica: Antigony Records
Genere musicale: Metalcore, Post-Hardcore Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/jxarket
Membri band:
Davide Giaccaria – voce
Andrea Mazzocca – chitarra
Bruno Consani – chitarra
Federico Cimbarle – basso
Marco Mei – batteria
Tracklist:
1. About Existence
2. Faded Colors
3. Mountains
4. Weeping Willow
5. Void And Pain
6. Counterpoison
7. We Still Exist (feat. D. Bonavita)
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
0 Comm
04th Nov2019

Killswitch Engage – Alive Or Just Breathing

by Marcello Zinno
I Killswitch Engage tornano collaudatissimi dopo l’esordio omonimo di cui avevamo parlato a questa pagina e danno alla luce un album decisamente più maturo, uno dei più apprezzati da parte dei fan della loro intera discografia. Alive Or Just Breathing è il trampolino di lancio della band che grazie a brani come My Last Serenade (e la sua melodia) o Just Barely Breathing (un brano che dentro ha veramente tutto) viene proiettata su palchi lontani dagli States. Già dall’opener i ragazzi sprigionano carica e potenza distruttiva, Jesse Leach sembra molto più a suo agio nel costruire partiture vocali, sia quelle in scream che quelle in clean, e funge da vera e propria guida per una formazione che impone il suo verbo, proprio da quest’annata, nella scena metalcore internazionale. I chorus di Numbered Days, Self Revolution, My Last Serenade, The Element Of One e Life To Lifeless (quest’ultimo che richiama i Tool) sono veri e proprio cavalli di battaglia nelle esibizioni live, eppure a convincere circa la qualità di questo lavoro sono anche i pattern chitarristici, i cambi di tempo e una sezione ritmica che lavora assolutamente in connubio e che regala un prodotto di metal estremo e moderno di massimo livello. Da segnalare anche To The Sons Of Man, uno dei passaggi più estremi, una vera e propria dichiarazione di intenti che dimostra che il metalcore deve essere un genere ancorato a stilemi duri e puri e non solo a ritornelli melodici.

Nella tracklist di Alive Of Just Breathing vengono inserite anche delle tracce dell’album precedente (Temple From The Within, Vide Infra) segno che lo stile dei Killswitch Engage non è cambiato più di tanto e che quanto realizzato due anni prima era ancora valido qualitativamente. Sull’artwork i Killswitch Engage devono ancora imparare a dare la giusta attenzione, ma avranno tutto il tempo di recuperare questa piccola lacuna.

Autore: Killswitch Engage Titolo Album: Alive Or Just Breathing
Anno: 2002 Casa Discografica: Roadrunner Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 8,25
Tipo: CD Sito web: http://www.killswitchengage.com
Membri band:
Jesse Leach – voce
Joel Stroetzel – chitarra
Mike D’Antonio – basso
Adam Dutkiewicz – batteria, chitarra
Tracklist:
1. Numbered Days
2. Self Revolution
3. Fixation On The Darkness
4. My Last Serenade
5. Life To Lifeless
6. Just Barely Breathing
7. To The Sons Of Man
8. Temple From The Within
9. The Element Of One
10. Vide Infra
11. Without A Name
12. Rise Inside
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
0 Comm
28th Ott2019

Killswitch Engage – Killswitch Engage (2000)

by Marcello Zinno
Appena superate le paure del millennium bag e salutato il nuovo secolo (e millennio) arriva sul mercato discografico una formazione che sarà destinata a cambiare la storia del metal. Parliamo dei Killswitch Engage e del loro primo, omonimo album. La band del Massachusetts regala la risposta a chi si chiedeva come sarebbe stato il metal del futuro e lo fa con una costruzione artista intransigente ed originale: la loro ricetta è tutta identificabile nel loro forte grip con il metal estremo, buoni chorus, chitarre dall’appiglio thrash e sezione ritmica che invece flirta con il death metal. Altro elemento distintivo che creerà un solco nel genere è il connubio tra voce in growl e linee clean che diventeranno un’opzione immancabile per tutte le band metalcore a venire. Vide Infra è già un ottimo biglietto da visita che dimostra quanto la band non sia propensa a scendere a compromessi e sancisce su pietra le regole d’oro per una killer song di genere. A differenza di altre band che verranno dopo (ad esempio i Trivium) i KSE in questa fase continuano a garantire un’irruenza musicale anche nel ritornelli e non legalo le voci clean ad un’apertura melodica che renda il passaggio cantabile dai fan, piuttosto preferiscono tenere robusto il songwriting.

Le sfuriate e l’ambientazione death prendono forma in Rusted Embrace, un pezzo che colloca la band nel pieno del metal estremo senza timori di sorta, o ancora nel ritornello della devastante Sailborn, al contrario la vena thrash viene fuori nell’intermezzo strumentale dal titolo Prelude. Altro momento davvero impattante è In The Unblind in cui il singer Jesse Leach, pur se non impeccabile in quanto a tecnica, sembra raggiungere la follia espressiva dietro una ritmica e un riffing davvero di altissima caratura. Così questo omonimo album, con tutte le sue caratterizzazioni legate all’essere un debutto discografico, mostra un incredibile potenziale, uno stile coraggioso e pieno di increspature che presenta un combo che farà letteralmente scuola tra le tantissime formazioni che approderanno a questo fortunato (discograficamente) e ispido (per attitudine) genere musicale.

Autore: Killswitch Engage Titolo Album: Killswitch Engage (2000)
Anno: 2000 Casa Discografica: Ferret Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: http://www.killswitchengage.com
Membri band:
Jesse Leach – voce
Joel Stroetzel – chitarra
Mike D’Antonio – basso
Adam Dutkiewicz – batteria
Tracklist:
1. Temple From The Within
2. Vide Infra
3. Irreversal
4. Rusted Embrace
5. Prelude
6. Soilborn
7. Numb Sickened Eyes
8. In The Unblind
9. On Last Sunset
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
0 Comm
24th Ott2019

Divergency – Cassandre

by Marcello Zinno
I Divergency giungono al primo full-lenght e realizzano senza dubbio un album di metalcore dal respiro internazionale. Il loro Cassandre è un ottimo biglietto da visita per inserire questo quintetto tra le band di metalcore in tour in giro per i diversi continenti. Il loro segreto: la loro ricetta variegata. Sì perché di formazioni metalcore oggi ne abbiamo a migliaia e ciascuno cerca di crearsi uno spazietto proprio, magari puntando sul cantato solo in growl o sulla ritmica più legata al death metal o ancora cercando di rendere il metalcore orecchiabile e cantabile; diciamo che i Divergency sono tutto questo puntando a momenti più decisi e tirati ma anche a chorus di grande respiro che permettono alle tracce di restare impresse nella mente anche dopo un solo ascolto. Il singer regala una prestazione molto interessante sia nelle voci pulite (Red Umbrella) che in quelle più graffianti (Mask) ma è tutta la band a fare un ottimo lavoro proponendo cambi di tempo e contributi chitarristici differenziati. Slay Your Fear è un buon brano per comprendere lo stile della band: chitarra in prima linea e ritmi tirati, metalcore consistente dal sapore d’oltreoceano e growl impattante…appena giunge il chorus entra in gioco l’aspetto più melodico, Trivium docet, e la proposta si fa più morbida; inoltre proprio in Slay Your Feat abbiamo sentito un retrogusto marcatamente Slipknot (seconda strofa) che non può che far piacere.

La breve Pijas Repos Abudes va in controtendenza inserendo delle parti violente ma dalla cadenza lentissima, segno che le idee non mancano per questo combo, non a caso la traccia successiva Lust Beast parte pacata, con un basso dai toni aperti che regge il gioco prima di lasciare nuovamente alla chitarra e al drumming la parte principale del match. Arriva anche la ballad The Romancer, non uno dei migliori brani dell’album ma anche in questo passaggio i Divergency ci mettono tutto loro stessi, scrivendo ed eseguendo un brano meritevole tra le ballad sentite negli ultimi anni. Altro aspetto vincente e assolutamente da segnalare è la produzione davvero di ottimo livello, attenzione a tutti i suoni tanto che Cassandre non sembra un album di debutto ma davvero un prodotto discografico notevole che potrebbe fare scuola per molte band emergenti.

Autore: Divergency Titolo Album: Cassandre
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Metalcore Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.divergency.ch
Membri band:
Marin – chitarra, voce
Keru – batteria, voce
Brendan – basso
Emanuel – chitarra
Kei – voce
Tracklist:
1. Cassandre
2. Eyes Of A Demon
3. Mask
4. The 13th King
5. Red Umbrella
6. Slay Your Fear
7. Pijas Repos Abudes
8. Lust Beast
9. The Romancer
10. Black Shino Noir
11. Envy
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
0 Comm
Pagine:«1234567...14»
« Pagina precedente — Pagina successiva »
  • Cerca in RockGarage

  • Rockgarage Card

  • Calendario Eventi
  • Le novità

    • At First – Deadline
    • Rainbow Bridge – Unlock
    • Typhus – Mass Produced Perfection
    • Hybridized – Hybridized
    • Methodica – Clockworks
  • I Classici

    • Quiet Riot – Alive And Well
    • Pallas – XXV
    • Offlaga Disco Pax – Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione)
    • Mountain – Masters Of War
    • King’s X – XV
  • Login

    • Accedi
  • Argomenti

    Album del passato Alternative Metal Alternative Rock Avant-garde Black metal Cantautorale Crossover Death metal Doom Electro Rock Folk Garage Glam Gothic Grunge Hardcore Hard N' Heavy Hard Rock Heavy Metal Indie Rock Industrial KISS Libri Marillion Metalcore Motorpsycho Motörhead New Wave Nu metal Nuove uscite Post-metal Post-punk Post-rock Power metal Progressive Psichedelia Punk Punk Rock Radio Rock Rock'N'Roll Rock Blues Stoner Thrash metal Uriah Heep
Theme by Towfiq I.
Login

Lost your password?

Reset Password

Log in