• Facebook
  • Twitter
  • RSS

RockGarage

      

Seguici anche su

        Il Rock e l'Heavy Metal come non li hai mai letti

  • Chi siamo
  • News
  • Recensioni
  • Articoli
  • Live Report
  • Foto Report
  • Interviste
  • Regolamento
  • Contatti
  • COLLABORA
23rd Giu2013

Motorhead: sospesi i concerti

by Marcello

Appena giunta la notizia che un forte ematoma ha colpito Lemmy dei Motorhead, attualmente quindi ricoverato. La band avrebbe suonato martedì prossimo a Milano con Extrema e Pino Scotto come band spalla ma questa e le prossime date dei Motorhead sono ad oggi sospese. Vi terremo aggiornati sulla salute di Lemmy sperando che torni presto in forma e recuperi la data italiana e gli altri show.

Category : News
Tags : Motörhead
0 Comm
12th Feb2013

Motörhead – The Wörld Is Yours

by Gianluca Scala

Se dovessimo trovare una parola adatta che serva a descrivere con un solo ed unico concetto che cosa rappresentino per noi i Motörhead, ne useremmo sicuramente soltanto una: “leggenda”. Perchè sono davvero poche le band che possono vantare una carriera ultratrentennale senza avere avuto per altro eccessivi tentennamenti. Quando uscì The Wörld Is Yours loro erano lì a dimostrarlo, trenta e passa anni di carriera sulle proprie spalle, migliaia di tournée e venti album pubblicati dalla loro nascita sino ad oggi. The Wörld Is Yours è il loro 20° album in studio, molto bello, e con la loro caparbietà sventolata davanti a tutti nel riuscire a suonare il solito canovaccio hard and heavy, ma sopratutto con tanto rock’n’roll nelle vene. Troviamo eccellente per non dire anche sorprendente su questo album la continua conferma di buona qualità nel loro songwriting, Lemmy è sempre capace di scrivere canzoni che nel giro di poco tempo ti entrano in testa, ti rapiscono letteralmente con tutto quell’enorme groove di contorno. E tanti ma proprio tanti assoli di chitarra che il vecchio Campbell suona e ci delizia in tutte le loro uscite discografiche, mentre oramai sarebbe inutile continuare a sottolineare l’apporto sonoro del gigante danese Mikkey Dee dietro le pelli dei suoi tanburi. Il vecchio Lemmy che oramai a raggiunto la buona età di 68 anni continua a cantare come un giovincello, senza stonature, vera icona per tutti gli amanti dell’ heavy metal.

Non ci sono episodi che possano annoiare qualcuno (è mai successo con loro?) in questi dieci brani, l’opener Born To Lose e la seguente I Know How To Die sono due canzoni molto valide e trascinanti caratterizzate anche dall’ottimo drumming martellante del buon Dee. Il primo singolo del disco era quella Get Back In Line che nel suo essere tosta e grezza (anche se leggermente convenzionale) ti fa battere il piede come non faresti mai, facendoti agitare tutto il corpo come un ossesso. Chi non ha trovato geniali le lyrics di Devils In My Head? (“nobody’s on your side, forgotten how to scream, sometimes your eyes are blind, sometimes you’re in my dreams. Nobody’s on your side, you think you’re oh so smart, but you got a stone cold stone, not a beating heart”). Mentre il riff di chitarra alla AC/DC di Rock’n’Roll Music ci riporta diretti agli anni settanta, anche qui le lyrics sono come versi del vangelo da leggere come preghiere quotidiane per risollevare l’animo dalla noia che ci circonda talvolta nella vita di tutti giorni (“rock’n’roll music is the true religion” canta Lemmy, e continua il suo sermone con frasi come “I don’t need no miracle vision, I don’t need no indecision. Look me right in the eyes, rock’n’roll music gonna set you free? Know its gonna knock you outta here, gonna get you right to where you wanna be. Do it till the day I die”).

Questo è un altro disco da possedere assolutamente senza scuse alcune, quando si ascoltano certe frustate heavy rock come I Know What You Need e Bye Bye Bitch Bye Bye, due brani esplosivi con assoli indemoniati così belli che ti prendono per la testa e ti trascinano nel paradiso/inferno più desiderato da ogni metalhead che si rispetti. Personalmente mi è sempre piaciuto il modo cupo e lento che Lemmy usa nel cantare Brotherood Of Man, una canzone quasi lugubre nel suo incedere e che Phil Campbell accompagna con una ritmica a dir poco ossessiva. Che altro possiamo aggiungere per descrivervi la bellezza inconsueta di questo loro lavoro? Gli anni passano inesorabili per chiunque, ma fino a quando avremo al nostro fianco una compagna di vita dalla salute di ferro come quella dei Motörhead non potremo fare altro che stringerci insieme nel nome del buon sano e vecchio rock’n’roll. Non ci sono dubbi, il mondo è tuo Lemmy!

Autore: Motörhead Titolo Album: The Wörld Is Yours
Anno: 2012 Casa Discografica: EMI – UDR Music/ Motorhead Music
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.imotorhead.com
Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarra

Mikkey Dee – batteria

Tracklist:

  1. Born To lose
  2. I Know How To Die
  3. Get Back In Line
  4. Devils In My Head
  5. Rock’n’Roll Music
  6. Waiting For The Snake
  7. Brotherood Of Man
  8. Outlaw
  9. I know What You Need
  10. Bye Bye Bitch Bye Bye
Category : Recensioni
Tags : Motörhead
1 Comm
05th Feb2013

Motörhead – Motorizer

by Gianluca Scala

Che cosa ci si poteva aspettare nel 2008 da una band come i Motörhead che ha contribuito a scrivere pagine di storia della nostra amata musica? Questo si chiedevano un pò tutti nell’ambiente musicale quando i nostri tre pionieri dell’heavy metal diedero alle stampe Motorizer, il loro 19° studio album. L’ennesimo sigillo posto dalla band nella loro carriera giusto per dimostrare a chi ancora non lo avesse capito, che Lemmy e soci non hanno la minima intenzione di andare in pensione. Ecco perchè un brano come Runaround Man messo in apertura dell’album con quel riff semplice e selvaggio è in grado di farci venire in mente una loro qualsiasi produzione precedente marchiata a fuoco con il nome immortale della band. E con il resto dei brani pubblicati la formula non cambia, il tutto riuscendo sempre a dimostrare che nonostante passino gli anni per loro scrivere e suonare questo tipo di musica è la cosa più naturale possibile. Sopratutto quando c’è da pestare giù duro come nel caso di Buried Alive e del primo singolo estratto Rock Out, per poi passare con naturalezza a momenti più riflessivi a ritmo rallentato come in Heroes e One Short Life. C’è da ammettere che è praticamente impossibile rimanere indifferenti dallo stile preciso di Mikkey Dee dietro ai tamburi, e vedere che il grande Phil Campbell è davvero in forma smagliante sciorinando assoli di chitarra uno più bello dell’altro.

Onestamente non si può parlare di freschezza compositiva con una band come questa, ma non è nemmeno corretto condannare chi a scapito delle mode continua a suonare musica con lo spirito degli anni migliori. Motorizer è un disco potente e ben suonato da gente che da sempre ci mette il cuore e l’anima in quello che fa. Questo disco si lascia ascoltare senza annoiare minimamente l’ascoltatore, in fondo i Motörhead sono sempicemente questi, prendere o lasciare!

Autore: Motörhead Titolo Album: Motorizer
Anno: 2008 Casa Discografica: SPV/Steamhammer
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.imotorhead.com
Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarre

Mikkey Dee – batteria

Tracklist:

  1. Runaround Man
  2. (Teach You How To) Sing The Blues
  3. When The Eagle Scream
  4. Rock Out
  5. One Short Life
  6. Buried Alive
  7. English Rose
  8. Back On The Chain
  9. Heroes
  10. Time Is Right
  11. The Thousand Names Of God
Category : Recensioni
Tags : Motörhead
0 Comm
29th Gen2013

Motörhead – Kiss Of Death

by Gianluca Scala

Kiss Of Death, 18° release targata Motörhead. Suoni cupi, slogan scritti in latino all’interno del booklet, una cover dai colori grigi con lo Snaggle Tooth disegnato dall’artista Joe Petagno circondato da fucili mitragliatori, baionette e cinture di proiettili. Un titolo che tradotto significa “bacio della morte” con i Nostri tre idoli che ci sbattono in faccia un altro album grandioso da dare ai posteri. Kiss Of Death comincia in grande stile con Sucker, classico brano alla Motörhead spinto in ogni limite, dopodichè arrivano subito altri brani micidiali come One Night Stand, dall’appeal molto rock’n’roll e da Devil I Know. All’improvviso tutto rallenta e ci si trova davanti a sonorità dai riff quasi blueseggianti che ci rimandano indietro nei primi anni della loro carriera come nel caso della canzone Under The Gun, a sua volta seguita dalla ballad God Was Never On Your Side in cui troviamo un inedito Lemmy intento a suonare la chitarra acustica seguito da un velo di tastiera e da lunghi assoli di chitarra eseguiti dal fido Phil Cambell. Con Living In The Past invece si ritorna ad ascoltare sonorità più in linea con lo stile Motörhead di sempre, grandi riff dal ritmo sostenuto insieme alla voce bastarda del leader della band. In questo disco prevalevano molto le tracce di puro rock’n’roll altisonante e non ci si allontanava troppo dallo stile sentito negli ultimi tempi, e brani come Christine, Sword Of Glory e sopratutto Be My Baby con i suoi continui cambi di tempo sono lì a dimostrarlo.

L’ultimo brano dell’album merita più di una menzione particolare, perchè Going Down si presenta con un testo quasi autobiografico (scritto dalla band insieme a Todd Campbell che altro non è che il figlio del chitarrista Phil) dove viene tirato in causa il personaggio Dr. Rock con riferimenti all’album Orgasmatron. Tra l’altro questa canzone contiene un’altra bella chicca molto ghiotta per noi fan italiani: nelle note finali si può sentire Lemmy pronunciare in italiano “Viva Il Rock’n’Roll”.Va segnalata inoltre la presenza di una grande versione del brano Whiplash dei Metallica che però non risulta in scaletta in tutte le edizioni dell’album. Questo disco raggiunse ottime posizioni nelle classifiche di vendite in paesi di mezza Europa, cosa che diede molta soddisfazione alla etichetta discografica che curava vendita e distribuzione degli album dei Motörhead in quel periodo. Alla fin fine Kiss Of Death come dicevamo prima non si discostava molto dalle ultime release della band, risultando essere un album più heavy del precedente Inferno e con suoni killer che ti avvolgono ad ogni ascolto.

Ancora una volta i Motörhead non delusero le aspettative di nessuno, suonando in maniera fiera e potente e portando avanti il loro sacro verbo come da oltre trent’ anni a questa parte.

Autore: Motörhead Titolo Album: Kiss Of Death
Anno: 2006 Casa Discografica: SPV/Steamhammer
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.imotorhead.com
Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarre

Mikkey Dee – batteria

Tracklist:

  1. Sucker
  2. One Night Stand
  3. Devil I Know
  4. Trigger
  5. Under The Gun
  6. God Was Never By Your Side
  7. Living In The Past
  8. Christine
  9. Sword Of Glory
  10. Be My Baby
  11. Kingdom Of the Worm
  12. Going Down
Category : Recensioni
Tags : Motörhead
1 Comm
22nd Gen2013

Motörhead – Inferno

by Gianluca Scala

Inferno è uno degli album più acclamati dei Motörhead, si rivelò essere uno dei dischi più heavy metal della storia del gruppo seguendo la scia di album come Sacrifice. Questo disco venne pubblicato nel 2004 e riportò la band sull’onda del successo a livello di vendite presentando addirittura richiami al genere thrash metal grazie a brani diretti e assassini come In The Name Of Tragedy, in puro stile heavy metal con un ottimo lavoro di Mikkey Dee alla batteria (oggi viene considerata una delle loro canzoni migliori). Quindi sediamoci comodi e passiamo alla rassegna questo disco ricco di chicche, ma anche di piacevoli sorprese. Come trovare un grande ospite d’eccezione: il talentuoso chitarrista Steve Vai il quale si diletta in assoli freschi e veloci in linea con il sound della band. La sua prima ospitata la si riscontra nel brano iniziale Terminal Show, canzone molto heavy ed incalzante che farebbe la gioia di qualsiasi fan della band. Quando comincia Killers ci si sposta in lidi più rock’n’roll e si sostanzia immediatamente come classico dei Motörhead; Killers possiede un gran riff iniziale mentre il lavoro del grande Phil Campbell alle chitarre è davvero ottimo sotto ogni punto di vista. Un’altro brano molto rock’n’roll risulta essere Life’s A Bitch, che uscì anche in formato singolo, il primo estratto dall’album che ha nei suoi punti di forza la voce di Lemmy e la cascata di riff sempre puntuali.

In Down On Me riappare ancora Steve Vai che qui registra un assolo di chitarra bellissimo, mentre il brano successivo In The Black è sicuramente una delle canzoni da annoverare tra le più riuscite di tutto l’album e molto vicina allo stile della band. Stessa cosa la si può dire per Fight, dinamica e potente e in grado di esprimere il buon momento di forma dei Motörhead che si portano sulle spalle una carriera quasi trentennale. Altri brani assolutamente da menzionare sono In The Year Of The Wolf, dal rifferama impeccabile, le rockeggianti Keys To The Kingdom e Smiling Like A Killer che possono considerarsi brani molto fedeli allo stile impareggiabile targato Motörhead. Una nota a parte infine la merita sicuramente Whorehouse Blues perchè si tratta di un inaspettato brano acustico molto blues dove Phil Campbell ed il batterista Mikkey Dee si mettono insieme ad imbracciare la chitarra mentre Lemmy accompagna i suoi fidati suonando l’armonica a bocca tra un verso e l’altro della canzone, come si può ben ammirare anche nel bel video clip che uscì in seguito. Questo brano riscosse immediatamente un grosso successo e infatti la band non perse l’occasione per riproporla in sede live come viene mostrato anche nel DVD che fecero pubblicare l’anno successivo all’uscita di Inferno per festeggiare il 30° anniversario dalla formazione (il filmato in questione è Stage Fright, da avere assolutamente per gustarselo ogni qualvolta si ha la necessità di passare una bella serata heavy nelle mura della propria casa, fidatevi).

Inferno quindi è stato un album che ha saputo farsi apprezzare e che non ha per nulla deluso i fan che in maniera più che devota aspettano l’uscita discografica dei propri idoli. Una band che album dopo album si è portata avanti  negli anni la propria reputazione di band più bastarda del rock’n’roll. Una band che nella vita non ti dà molta scelta: o la si ama o la si odia…e noi la amiamo alla follia!

Autore: Motörhead Titolo Album: Inferno
Anno: 2004 Casa Discografica: SPV/Steamhammer
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 8,5
Tipo: CD Sito web: http://www.imotorhead.com
Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarra

Mikkey   Dee – batteria

Tracklist:

  1. Terminal Show
  2. Killers
  3. In The Name Of Tragedy
  4. Suicide
  5. Life’s A Bitch
  6. Down On Me
  7. In The Black
  8. Fight
  9. In The Year Of The Wolf
  10. Keys To The Kingdom
  11. Smiling Like A Killers
  12. Whorehouse Blues
Category : Recensioni
Tags : Motörhead
1 Comm
15th Gen2013

Motörhead – Hammered

by Gianluca Scala

Con Hammered i Motörhead tornano a sonorità più hard rock rispetto ai lavori pubblicati negli ultimi tempi. Questo album si può considerare migliore del precedente We Are Motorhead considerato da molti come un buon album di sano heavy rock, ma leggermente opaco a livello sonoro. Nella prima metà del disco sono riunite le canzoni più belle, come Brave New World e Mine All Mine che rispecchiano come sempre il loro classico stile incontaminato. Anche qui troviamo un brano caratterizzato da un testo cupo e introspettivo, uno spoken word dove Lemmy canta con tono incatramato da 1.000 sigarette ben accompagnato dai suoi compagni d’armi che intessono un bel tappeto sonoro: stiamo parlando del brano No Remorse, un brano che raccoglie nelle sue lyrics dei giri di parole che parlano di paradiso, inferno, purgatorio. Un brano che descrive la religione cristiana sotto il punto di vista di Lemmy. Tutto questo mentre Red Raw ci fa cavalcare sopra un cavallo impazzito trattando il tema dei vampiri in 4:04 minuti di pura euforia musicale. Hammered si riavvicina a lavori come 1916 e March Or Die e se vogliamo andare ancora più indietro ci troviamo anche frammenti di Another Perfect Day o di Orgasmatron. L’ultima canzone dell’album è un’altra spoken song molto particolare scritta totalmente da Lemmy: Lemmy parla su un sottofondo musicale intonato solo dalla chitarra distorta di Phil Campbell, inoltre negli ultimi secondi della canzone si può sentire una voce in secondo piano che altro non è che il famoso lottatore di wrestling Triple H, grande sostenitore della band invitato a partecipare seppur per pochi secondi al brano. I Motörhead per ringraziarlo per la sua comparsata gli dedicheranno in un’altra versione dell’album comprensivo di bonus track il brano The Game.

La copertina dell’album è sempre ad opera dell’artista Joe Petagno che ritrae lo Snaggle Tooth sottoforma di medaglia al valore militare, chiaro riferimento alla passione di Lemmy nel collezionare cimeli di guerra. In definitiva questo è un buon lavoro che servì come si suol dire a fare girare nel corso degli anni il più possibile il nome della band, aiutata anche dalle tournée che non ha mai smesso di seguire ogni nuova uscita discografica di questa immensa band.

Autore: Motörhead Titolo Album: Hammered
Anno: 2002 Casa Discografica: SPV/Steamhammer
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.imotorhead.com
Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarre

Mikkey Dee – batteria

Tracklist:

  1. Walk A Crooked Mile
  2. Down the line
  3. Brave New World
  4. Voices From The War
  5. Mine All Mine
  6. Shut Your Mouth
  7. Kill The World
  8. Dr. Love
  9. No Remorse
  10. Red Raw
  11. Serial Killer
Category : Recensioni
Tags : Motörhead
1 Comm
08th Gen2013

Motörhead – We Are Motörhead

by Gianluca Scala

E sono quindici, quindici album che chi più chi meno hanno contribuito alla proliferazione dell’heavy metal. Quindici album che hanno fatto diventare questa band un autentico mito della storia del rock’n’roll senza mai cambiare una virgola nella propria ricetta musicale. il titolo dell’album stesso è una dichiarazione d’intenti, così come le lyrics del brano sono un manifesto che le nuove generazioni del popolo del metal devono stampare bene nella propria testa. La title track, con quello stile rock mozzafiato, ha un suo perchè, nel senso che autocelebra, con quel suono classico molto simile alle canzoni dell’album Iron Fist, la carriera stessa dei Motörhead. Quando uscì questo piccolo capolavoro la band stava per celebrare il 25° anniversario dalla propria nascita. E poi con quel testo che si ritrova altro non serve che a mettere in guardia tutti gli ascoltatori: i Motörhead si presentano a tutti in quella maniera così fiera e potente come il brano stesso. Tra le altre canzoni presenti su questo disco si impongono anche pezzi come Slow Dance, con quel suo singhiozzare molto hard rock (se ci passate il termine), l’orecchiabile Out To Lunch che contiene al suo interno una musicalità pazzesca, brano molto tirato nel loro stile tradizionale. Ci sono le solite canzoni tiratissime come l’iniziale See Me Burning, mentre un brano come Stagefright / Crash & Burn vi farà impazzire. È presente anche la cover di un brano celeberrimo dei Sex Pistols dal titolo God Save The Queen (per me che scrivo è stato un inno assoluto della mia adolescenza) brano strafottente che i Motörhead ripropongono molto simile alla versione originale; God Save The Queen venne estratta anche come unico singolo per la promozione del disco.

Ascoltando We Are Motorhead capita, oltre che a trovarsi davanti a degli ottimi brani heavy come Wake The Dead, di girare l’angolo e trovarsi davanti a delle piccole gemme musicali come nel caso di One More Fucking Time, che ha una bella melodia iniziale che si trasforma in una piacevole ballata. Questo è un album genuino, onesto e fracassone, come solo loro sanno esserlo, e come noi tutti li vogliamo. La copertina è ancora ad opera dell’artista Joe Petagno da un’idea scaturita dallo stesso Lemmy, ed il messaggio che l’intero disco lascia a noi tutti è molto semplice e lineare: “We are the flame at night, the fire in the trash…..We are Motörhead born to kick your ass!”.

Autore: Motörhead Titolo Album: We Are Motörhead
Anno: 2000 Casa Discografica: CMC, SPV/Steamhammer
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.imotorhead.com
Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarra

Mikkey Dee – batteria

Tracklist:

  1. See Me Burning
  2. Slow Dance
  3. Stay Out Jail
  4. God Save The Queen
  5. Out To Lunch
  6. Wake The Dead
  7. One More Fucking Time
  8. Stagefright / Crash & Burn
  9. (Wearing Your) Heart On Your Sleeve
  10. We Are Motörhead
Category : Recensioni
Tags : Motörhead
1 Comm
01st Gen2013

Motörhead – Everything Louder Than Everyone Else

by Gianluca Scala

Amburgo, Germania. 25 maggio 1998. Potrebbe essere una data qualunque se non si trattasse del giorno in cui i Motörhead decisero di registrare il loro terzo live album di sempre. Un doppio album dal vivo che è entrato nella storia del rock’n’roll, 25 brani che da soli descrivono quello che successe quella sera al The Docks di Amburgo, tempio del rock tedesco che venne preso d’assalto dalle centinaia di fan accorsi ad assistere a quel concerto storico. Proviamo solo ad immaginare l’atmosfera che si poteva respirare all’interno di quel posto quando Lemmy, Phil Campbell e Mikkey Dee hanno preso posto sul palco, imbracciato basso e chitarra dopo i consueti saluti di Lemmy rigorosamente in tedesco e dopo aver esclamato “We are Motörhead, and we wanna kick your ass!“. Attaccano con Iron Fist e scatenano l’inferno sulla Terra. A giudicare dalla scaletta che appare sul retro del dischetto la band pescò a piene mani da tutti i loro dischi più conosciuti, oltre logicamente a qualche estratto dagli ultimi due lavori in studio Overnight Sensation e Snake Bite Love, ci riferiamo a canzoni come Civil War, Take The Blame e le stesse Overnight Sensation e Love For Sale. Il resto dello show però è catalizzato su brani storici come Stay Clean, Metropolis, No Class e The Chase Is Better Than The Catch, mischiati ad altri piccoli capolavori di pregevole fattura come Nothing Up My Sleeve, Sacrifice, Burner, Over Your Shoulder più la mitica I’m So Bad, Baby I Don’t Care! I Motörhead erano davvero in forma e sparavano riff al fulmicotone dal palco facendo un cumulo di vittime nelle prime file sotto lo stage; Lemmy canta tutti i pezzi con la sua voce bastarda e suona il suo Rickenbacker come se sparasse con una mitragliatrice automatica, Mikkey Dee pesta giù duro sulle pelli del suo drum kit senza sbavature, mentre Phil Campbell tra una sigaretta e l’altra suona la sua chitarra praticamente a memoria. Un concerto che i fan tedeschi e non accorsi ad Amburgo quella sera sicuramente staranno portando nel cuore da oltre dieci anni della loro vita.

La seconda parte dell’album è quella dedicata  ai classici recenti e no dell’ immenso repertorio di questa grande band, si parte da Born To Raise Hell passando da Capricorn, la mitica Orgasmatron, Going To Brazil per poi chiudere lo show in bellezza, è il caso di dirlo, con i brani forse più rappresentativi dei Motörhead. E qui si entra nella storia dell’heavy metal contemporaneo solo leggendo certi titoli piazzati alla fine del concerto, il poker finale era composto niente di meno che da Killed By Death, Bomber, Ace Of Spades e Overkill. Un filotto di pezzi che arrivati sulle teste della gente sicuramente qualcuna l’avranno lasciata lì sotto al palco dopo l’headbanging scatenato. Noi aggiungiamo la doverosa nota ad invitare chiunque sia sprovvisto di un disco come questo a redimersi e invitiamo i nostri lettori a fare di tutto per procurarsene assolutamente una copia. Vedrete che saranno soldi ben spesi e vi faranno capire cosa sono diventati i Motörhead per qualsiasi metalhead sparso per il mondo. Metal Up Your Ass, Motorhead Too!

Autore: Motörhead Titolo Album: Everything Louder Than Everyone Else
Anno: 1998 Casa Discografica: CBH Records/SPV Steamhammer
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.imotorhrad.com
Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarra

Mikkey Dee – batteria

Tracklist:

Disc One

  1. Iron Fist
  2. Stay Clean
  3. On Your Feet Or On Your Knees
  4. Over Your Shoulder
  5. Civil War
  6. Burner
  7. Metropolis
  8. Nothing Up My Sleeve
  9. I’m So Bad, Baby I Don’t Care
  10. The Chase Is Better Than The Catch
  11. Take The Blame
  12. No Class
  13. Overnight Sensation
  14. Sacrifice

Disc Two

  1. Born To Raise Hell
  2. Lost In The Ozone
  3. The One To Sing The Blues
  4. Capricorn
  5. Love For Sale
  6. Orgasmatron
  7. Going To Brazil
  8. Killed By Death
  9. Bomber
  10. Ace Of Spades
  11. Overkill
Category : Recensioni
Tags : Motörhead
0 Comm
25th Dic2012

Motörhead – Snake Bite Love

by Gianluca Scala

Snake Bite Love è l’ennesimo capolavoro sfornato dai Motörhead che dall’inizio degli anni ’90 riescono a pubblicare una release all’anno senza sbagliare un colpo. L’album si dimostra essere migliore del precedente e secondo il nostro parere è anche uno dei più belli di tutto il decennio. Tante le canzoni presenti sull’album sono degne di nota, sopratutto i primi brani iniziali, come Love For Sale che ha un groove incredibile, Dogs Of War che fa tornare alla mente con il suo ritornello la classica hit Deaf Forever, o la title track che è un altro brano da mettere sugli scudi. Questo disco aveva un qualcosa in più rispetto ad Overnight Sensation, forse per il fatto di essere ormai il secondo album registrato insieme dal neo terzetto ormai ben assestato con gli equilibri giusti trovati in fase di prova, come viene dimostrato anche in brani come Assassin o Better Off Dead, tanto per citarne alcuni. Don’t Lie To Me è la canzone più bella dell’ intero lavoro, capace di farti ballare seduta stante durante l’ascolto della canzone stessa.  Un disco che dimostrò che l’ispirazione di Lemmy per scrivere grandi canzoni non era mai sopita, anzi proprio con il passare del tempo lo stile di scrittura del leader della band è andato a farsi sempre più omogeneo con il tipo di temi trattati di volta in volta nelle lyrics. Ancora una volta la copertina è ad opera dell’artista Joe Petagno oramai divenuto elemento fondamentale per i Motörhead, dove la loro mascotte prende le sembianze di un serpente cobra pronto ad attaccare e a uccidere con il suo veleno letale.

Ancora  una volta Lemmy e soci avevano dimostrato di essere una band in grado di dire qualcosa con la propria musica alle nuove generazioni, pubblicando di volta in volta degli album sempre all’altezza del loro nome e con la solita sfacciatezza che li caratterizza da sempre.

Autore: Motörhead Titolo Album: Snake Bite Love
Anno: 1998 Casa Discografica: CMC Records
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.imotorhead.com
Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarre

Mikkey Dee – batteria

Tracklist:

  1. Love For Sale
  2. Dogs Of War
  3. Snake Bite Love
  4. Assassin
  5. Take The Blame
  6. Dead And Gone
  7. Night Side
  8. Don’t Lie To Me
  9. Joy Of Labour
  10. Desperate For You
  11. Better Off Dead
Category : Recensioni
Tags : Motörhead
0 Comm
18th Dic2012

Motörhead – Overnight Sensation

by Gianluca Scala

Da questo album in poi i Motörhead tornano ad essere il classico trio, con la dipartita del chitarrista Wurzel che dopo tanti anni passati insieme alla band decise di punto in bianco di lasciare il gruppo. Overnight Sensation viene pubblicato un anno dopo l’uscita del valido Sacrifice che aveva ottenuto un buon riscontro di pubblico e sopratutto di vendite. Questo cambiamento di line up lo si evince anche dalla copertina dell’album, che mostra un’immagine della band (la seconda nella storia dei Motörhead se si conta l’album Ace Of Spades) invece della classica copertina ad opera dell’artista Joe Petagno. A livello musicale questo lavoro a dispetto del precedente punta di più sulla velocità di esecuzione dei brani e sulla potenza sonora in generale, ottenendo così come risultato delle canzoni molto belle, orecchiabili dal ritmo quasi blues, come dimostrano la stessa title track o altri brani come Crazy Like A Fox e la grandissima Broken. Non mancano le canzoni che mettono in evidenza la batteria come strumento portante del brano stesso, come per esempio Eat The Gun e Civil War. Uno dei brani di spicco di Overnight Sensation è quella I Don’t Believe A Word che uscì come primo singolo, per la quale venne girato anche un bel video clip dal vivo; questo brano viene considerato dai fan tra i brani migliori dell’album. A detta di molti ci sarebbe da notare nel testo del sesto brano che appare sul disco Love Can’t Buy You Money la citazione della reazione che ebbe Lemmy quando Wurzel lasciò la band, mentre altri pensano che il titolo dell’ album richiami in qualche modo l’album dell’artista Frank Zappa uscito nel 1973, Over-Nite Sensation, davvero una piccola e curiosa coincidenza.

Overnight Sensation comunque fece avvicinare alla band nuovi proseliti mentre lo zoccolo duro dei loro fan conitnuava a seguirli sempre con la stessa passione di sempre ad ogni concerto. Un album che non fatica nel farsi ascoltare ed apprezzare, dove qua e là appaiono diversi innesti musicali particolari come l’utilizzo di chitarre acustiche o il sentire Lemmy suonare l’armonica a bocca nella già citata Crazy Like A Fox e che quindi riportava la rotta della band verso sonorità prettamente hard blues come negli anni degli esordi musicali della stessa. Con questo pregevole disco d’ora in avanti i Motörhead non faranno altro che continuare a pubblicare dei lavori mai al di sotto della loro media, anzi vedrete che sia la fine di questo decennio che l’inizio di quello successivo porterà la band a sfornare album molto belli ed acclamati dal pubblico metal e non. Ne vedremo delle belle nelle prossime puntate, promesso!

Autore: Motörhead Titolo Album: Overnight Sensation
Anno: 1996 Casa Discografica: CMC Records
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.imotorhead.it
Membri band:

Lemmy Kilmister – basso, voce

Phil Campbell – chitarre

Mikkey Dee – batteria

Tracklist:

  1. Civil War
  2. Crazy Like A Fox
  3. I Don’t Believe A Word
  4. Eat The Gun
  5. Overnight Sensation
  6. Love Can’t Buy You Money
  7. Broken
  8. Them Not Me
  9. Murder Show
  10. Shake The World
  11. Listen To Your Heart
Category : Recensioni
Tags : Motörhead
0 Comm
Pagine:«1234»
« Pagina precedente — Pagina successiva »
  • Cerca in RockGarage

  • Rockgarage Card

  • Calendario Eventi
  • Le novità

    • Ikitan – Twenty-Twenty
    • Erika Skorza – I’m A Big Bluff
    • Luca Worm – Now
    • In-Side – Life
    • Simone Cicconi – Cosa Potrebbe Mai Andare Storto?
  • I Classici

    • Camel – On The Road 1972
    • Saxon – Wheels Of Steel
    • Vanadium – Nel Cuore Del Caos
    • Fu Manchu – The Action Is Go
    • Quiet Riot – Hollywood Cowboys
  • Login

    • Accedi
  • Argomenti

    Album del passato Alternative Metal Alternative Rock Avant-garde Black metal Cantautorale Crossover Death metal Doom Electro Rock Folk Garage Glam Gothic Grunge Hardcore Hard N' Heavy Hard Rock Heavy Metal Indie Rock Industrial KISS Libri Metalcore Motorpsycho Motörhead New Wave Nu metal Nuove uscite post-grunge Post-metal Post-punk Post-rock Power metal Progressive Psichedelia Punk Punk Rock Radio Rock Rock'N'Roll Rock Blues Stoner Thrash metal Uriah Heep
Theme by Towfiq I.
Login

Lost your password?

Reset Password

Log in