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04th Lug2015

We Are Waves – Promises

by Marcello Zinno

We Are Waves - PromisesPer chi non conoscesse questo quartetto non ha bisogno di documentarsi più di tanto per immaginare la loro proposta musicale. Siamo nel pieno della scena new wave tanto da sentirsi catapultati nei gloriosi anni 80: tastiere onnipresenti, rullante che suona ovattato a dovere, voce dall’amaro nostalgico come più della metà dei colleghi del tempo. Eppure la band con questo Promises giunge alla seconda pubblicazione, convinta di proporre questo sound che rappresenta la loro idea di musica. Siamo nel campo (minato) di grandi nomi come The Cure, Duran Duran o, se vogliamo citare qualche realtà più recente, The Soft Moon. Ma il problema, se dobbiamo trovarne uno di questa uscita, non è la scena di riferimento ma è l’eccessiva vicinanza all’offerta musicale che negli anni d’oro viveva questo genere. Promises suona molto bene, la produzione è davvero di buon livello e la band suona davvero all’unisono, con una verve che siamo sicuri offre il meglio in sede live e che di sicuro non annoia; ma non c’è, almeno a nostro parere, uno sforzo per portare la new wave nel nuovo millennio, solo un riproporre paradigmi già adottati. Allora ci domandiamo: qual è il significato della radice “new” del genere?

Promises non è un album “spento”, tutt’altro: nella titletrack c’è una bella dose di elettronica (forse un po’ troppo per i nostri gusti) che diventa davvero dance in Monochrome, Lovers Loners Losers è un buon singolo che nel ritornello crea un pathos trascinante e non è il classico brano da radio e ascolto superficiale; ambientazioni pseudo psichedeliche compaiono in Children Lake e tanti ritmi indie britannici in Wasted. Ok, l’album “suona” davvero ma piuttosto che chiamarla “new wave”, forse, a queste condizioni, dovremo chiamarla “old wave”.

Autore: We Are Waves

Titolo Album: Promises

Anno: 2015

Casa Discografica: MeatBeat Records

Genere musicale: New Wave, Elettronica

Voto: 5,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.wearewaves.net

Membri band:

Fabio Viax Viassone – voce

Cesare Corso – synth

Fabio Menegatti – basso

Francesco Pezzali – batteria

Tracklist:

  1. 1982

  2. Promises

  3. Be Your Own Island

  4. Lovers Loners Losers

  5. Monochrome

  6. Silent Lullaby

  7. Wreckage

  8. Children Lake

  9. Wasted

  10. Midnight Ride

  11. What Happened Today Is Useless

Category : Recensioni
Tags : New Wave
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14th Giu2015

Japan Suicide – We Die In Such A Place

by Marcello Zinno

Japan Suicide - We Die In Such A PlaceGli anni 80 in realtà non sono mai finiti e tra una band che propone NWOBHM e una influenzata dall’AOR che fu, vi sono anche riminiscenze post-punk/new wave, scena su cui molte realtà emergenti puntano, probabilmente frutto del disagio che le giovani generazioni vivono a livello sociale e che iniettano nel loro stile compositivo. Al di là delle nostre supposizioni, queste realtà spesso si perdono in sperimentazioni indigeste ma c’è anche qualcuno che resta davvero fedele a quei suoni e li ripropone come se fossero solo di qualche stagione fa. I Japan Suicide si presentano in questo modo e seppur il loro sound sia trasparente, lasciano qualche indizio sul loro cammino: sonorità molto fedeli ai re del genere, Joy Division, sarà un caso che l’etichetta con la quale hanno realizzato questo album si chiama Unknow Pleasures Records? Inoltre il titolo dell’album è We Die In Such A Place che ricorda il titolo del film This Must Be The Place con protagonista uno Sean Penn molto ispirato da Robert Smith dei The Cure. E non a caso anche i The Cure sono chiamati in causa (Naked Skin o forse un po’ troppo in Insight e I Don’t Exist) con i loro suoni scuri, prevalentemente detonati da ritmi lenti e il basso in bella vista.

Nulla di sperimentale quindi, anzi in alcuni momenti si tocca qualcosa di un po’ troppo derivativo rispetto ai nomi prima citati, anche se crediamo che sia in parte scontato toccare i grandi artisti che hanno letteralmente sconquassato quella scena. Ad un orecchio attento ci troviamo anche qualche spicchio di Sister Of Mercy, nell’approccio quasi lugubre del sound complessivo; bella anche la componente vocale che ci trascina realmente in un viaggio di trenta anni fa. Davvero bello il packaging dell’album: essenziale, artistico ma completo. In generale possiamo dire che per gli amanti della new wave i Japan Suicide sono una realtà di spessore pur non stravolgendo i canoni che furono, per chi invece non è avvezzo a queste sonorità più che We Die In Such A Place noi suggeriamo di partire dagli originali.

Autore: Japan Suicide

Titolo Album: We Die In Such A Place

Anno: 2015

Casa Discografica: Unknow Pleasures Records

Genere musicale: New Wave, Post-Punk

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://japansuicide.bandcamp.com

Membri band:

Stefano Bellerba – voce, chitarra

Leonardo Mori – synth

Matteo Luciani – basso

Saverio Paiella – chitarra

Tommaso Sensidoni – batteria

Tracklist:

  1. Shame

  2. A Mood Apart

  3. Naked Skin

  4. Death

  5. Insight

  6. Even Blood

  7. Hideous Man

  8. Tokkotai

  9. We Diein Such A Place

  10. I Don’t Exist

Category : Recensioni
Tags : New Wave
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12th Gen2015

Playontape – The Glow

by Amleto Gramegna

Playontape - The GlowSintetizzatori glaciali, drum machine, tanta elettronica. Ecco il nuovo lavoro dei Playontape, band leccese alla sua seconda prova discografica. Abbandonata la veste più elettrica e rock degli esordi, il gruppo si riveste di una patina elettro-punk che si sposa a meraviglia con le voci DavidBowiane che spuntano qui e lì dai vari “solchi” del CD. Il tutto si muove sul terreno di un lirismo disincantato, tanto nella forma quanto nella sostanza. Disorientati ma determinanti, romantici ma energici. Il lavoro si apre con Behind…, quasi una outtakes di Low, capolavoro del Duca Bianco. Ma non è solo il Thin White Duke la fonte di ispirazione del combo leccese: new wave, dark, anche la nostra figura di cantautore viene a riflettersi da tutto il lavoro. Più volte viene citato indirettamente Federico Fiumani e i suoi Diaframma, o i più noti Cure, Joy Division e il Madchester sound primi ’80. Chitarre nervose si sposano con device elettroniche in attesa della voce densa di latitudini gelide, in un mare di soluzioni immediate ma decisamente articolate nella creazione.

The Glow, Pandora’s Box, la tiratissima Faith sono tutti episodi perfettamente riusciti di un lavoro che – pur non essendo attuale o particolarmente innovativo – si impone, si “vende” bene e, soprattutto, piace.

Autore: Playontape Titolo Album: The Glow
Anno: 2014 Casa Discografica: La Rivolta Records
Genere musicale: New Wave, Dark Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.playontape.it
Membri band:

Luca Attanasio – voce, korg

William Buscicchio – basso, effetti, voce

Daniele Spano – chitarra, synth, drum machine

Paolo Del Vitto – batteria, voce

Tracklist:

  1. Behind…

  2. …The Sin

  3. Lies

  4. The Heat

  5. Dust

  6. The Edge Of Love

  7. There’s No Tomorrow

  8. The Glow

  9. Pandora’s Box

  10. Revelations

  11. Faith

  12. God And The Fall

Category : Recensioni
Tags : New Wave
0 Comm
03rd Gen2015

Secret Sight – Day Night Life

by Amleto Gramegna

Secret Sight - Day Night Life“Oh mio Dio!“. Scusate, ma appena messo il CD nel lettore ci siam sentiti un attimo male. Tu ti aspetti un disco spappolapalle di quelli che vanno tanto di moda con chitarre acustiche, cappelli di paglia in testa, precarioesodatocrisiduecoglioniaterra e invece che parte? Un darkettone new wave alla Litfiba/Diaframma/Joy Division. E bravi i Secret Sight, formazione giovanissima che ha licenziato un prodotto di classe, volutamente retrò (specie nella registrazione della voce, così simile a quella di Ian Curtis nei toni) ma dannatamente attuale. Il disco consiste in una mezz’ora (più o meno) di musica tirata e diretta, con atmosfere cupe e tese, anche se non mancano momenti più ariosi e di maggiore respiro melodico. Il primo singolo estratto è Earth Overflow, sorretto da un basso nervoso e fluido allo stesso tempo, mentre Under This Truth ci fa versare la famosa lacrima: l’intro di batteria è identica a Disorder, brano di apertura del disco più bello della storia (vi dobbiamo dire pure quale è?…Unknow Pleasure dei Joy Division…), Bella la parte melodica finale.

Si prosegue con gli altri brani dove spiccano Indelibe, piccolo tributo al post romanticismo dei Japan e dei primissimi Duran Duran, Need, piena di “stop and go”, e If You Turn che chiude l’album. Un bellissimo lavoro che consigliamo davvero a tutti, recuperare quella corrente ormai così dimenticata è sicuramente una mossa azzardata che a noi è piaciuta molto. Per questo decidiamo di premiare il lavoro dei Secret Sight con un voto molto alto (cosa che facciamo raramente).

Autore: Secret Sight Titolo Album: Day Night Life
Anno: 2014 Casa Discografica: Red Cat Records
Genere musicale: Dark, New Wave Voto: 9
Tipo: CD Sito web: https://secretsight.bandcamp.com/
Membri band:

Matteo Schipsi – voce

Cristiano Poli – chitarre

Lucio Cristino – basso

Enrico Bartolini – batteria

Tracklist:

  1. Conquest

  2. Earth Overflows

  3. Under This Truth

  4. Life

  5. Indelible

  6. Need

  7. Long Line

  8. If You Turn

Category : Recensioni
Tags : New Wave
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25th Nov2014

In.Visibile – Have You Ever Been

by Carlo A. Giardina

In.Visibile - Have You Ever BeenHave You Ever Been, sembra quasi un ibrido tra una domanda e un’affermazione tendente al ricordo. Il nuovo album degli In.Visibile ci trasporta in luoghi lontani pur stando fermi nel presente. Sonorità anni ’80, l’uso assodato dei synth e delle percussioni simil-elettroniche: il basso che riempe l’oscurità con boati vuoti, new wave e dance funkieggiante. In quest’album c’è un po’ di tutto ed è proprio quel po’ a lasciare perplessi. Perplessità che disorientano l’ascoltatore: un mix di suoni spesso scollegati concettualmente e tematicamente. Questo, forse, l’unico difetto di un album che rispecchia l’eterogeneità ideale del gruppo racchiuso nella figura solista di Andrea Morsero: una solo project interessante che incuriosisce più che piacere. Una curiosità positiva che attira e ammalia.

Have You Ever Been dunque è un viaggio in cui gli eighties scorrono lentamente tra il ricordo e la rivincita di anni che hanno fatto la storia. Ascoltare reinterpretazioni di qualità che riportano alla luce quel periodo è sempre un piacere ed una piccola scoperta in più da aggiungere alla nostra memoria.

Autore: In.Visibile

Titolo Album: Have You Ever Been

Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: New Wave Voto: 6,5
Tipo: CD

Sito web: http://www.in-visibile.it

Membri band:

Andrea Morsero – musica e voce

Tracklist:

  1. Another Place to Be

  2. Leather

  3. Invisible

  4. Fingers

  5. The Magic

  6. Stagén

  7. The Deepest Darkest Side

  8. Feel

  9. Love Gun

  10. The Second Way

  11. Under

Category : Recensioni
Tags : New Wave
0 Comm
31st Ott2014

Glass Cosmos – Disguise Of The Species

by Marcello Zinno

Glass Cosmos - Disguise Of The SpeciesPerché la new wave riportata in auge da formazioni emergenti accosta sempre voci in stato depressivo ad andature lente e ambientazioni sonore cupe? Se un genere musicale passa da un decennio all’altro e supera la prova del tempo, merita anche di essere attualizzato e non riproposto uguale a se stesso. Questo il grande insegnamento che i Glass Cosmos offrono all’intero panorama musicale e questa lezione dovrebbe arrivare dritta alle orecchie delle tantissime formazioni che ascoltiamo di frequente che interpretano la new wave (e a volte il post-punk) come l’ultima forma di alienazione terrestre prima del suicidio. Sfogo (nostro) e merito (dei Glass Cosmos) a parte, Disguise Of The Species è quel lucente raggio di sole nel cielo cupo della sua scena di appartenenza, e questo è spiegato principalmente dalla sua natura principalmente rock. Le chitarre e la sezione ritmica portano avanti una struttura decisa e che resta ben impressa fin dal primo ascolto; la voce e gli arrangiamenti suonano più soffici ottenendo come risultato finale non l’indebolimento della proposta musicale bensì una maggiore personalità data dalla fusione tra la parte elettrica (forte) e la melodia (a tratti dolce e di sponda all’alternative).

La forma delle undici canzoni è unica anche se si percepiscono alcune particolarità: Last Night I Killed Godot sembra fare eco a certo indie rock (britannico), i primi secondi di It Won’t Be Long Till Dawn ci fanno vedere ad occhi chiusi gli Smashing Pumpkins mentre poi la sei corde colloca il rock su una fionda e lo fa volare fuori dal continente Europa. Poi c’è l’esplosione che prende il nome di A Slim Pixie, Thin And Forlorn in un turbinio di charleston indie e rullante costante che ci trascina in mezzo al pubblico estasiato davanti ad un loro show. The Bilderberg Club è un’altra ottima prova rock, strumentale ma non tecnica, espressione di caparbietà e compattezza musicale, alternativismo rispetto all’alternative moderno. Poi ci si apre al post-grunge di Rederemption Is A Pathway To Nihilism che è capace di dissetare fan dei Foo Fighters come dei cugini Queens Of The Stone Age in quattro minuti scarsi di energia allo stato puro.

Bellissima la copertina che raffigura una potenziale sirena ma per una volta capovolta nella sua natura, nella sua dualità, e spiaggiata come segno di impotenza oltre che come dimostrazione di essere collocata fuori dal proprio habitat. Rock moderno e vintage, puro e sofisticato, diretto e tutt’altro che alle prime armi. Stupore?! Cosmo di vetro.

Autore: Glass Cosmos Titolo Album: Disguise Of The Species
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Rock, New Wave Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http:www.glasscosmosband.com
Membri band:

Frankie Bianchi – voce

Florian Hoxha – chitarra

Francesco Shamble Arciprete – basso, voce

Matteo Belloli – batteria

Tracklist:

  1. Milestone

  2. Libreville

  3. Last Night I Killed Godot

  4. Shines In Its Own Light

  5. It Won’t Be Long Till Dawn

  6. New Shores

  7. The Bilderberg Club

  8. Rederemption Is A Pathway To Nihilism

  9. O Tempora, O Mores

  10. A Slim Pixie, Thin And Forlorn

  11. Chrono

Category : Recensioni
Tags : New Wave
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