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30th Giu2015

Bad Weather Project – Stormriders

by Marcello Zinno

Bad Weather Project - StormridersL’intro di questo album ha un sapore che potrebbe trarre in inganno. Dimenticate le melodie che ricordano i Red Hot Chili Peppers meno rock e che sono al centro dell’opener Updraft, Stormriders esplode già dalla seconda traccia, Timebomb, che dice molto già dal titolo: riff rotondi che richiamano certo post-grunge ma sono iniettati di una dose incalcolabile di hard rock. Tutto qui? Nient’affatto perché nei successivi quaranta minuti di rock bello potente aleggia uno spirito per nulla cattivo ma al tempo stesso molto poco timido: quello di un certo retrogusto glam/sleaze che i ragazzi presentano come “LA guitars” e che noi sentiamo molto forte nelle loro composizioni; a partire dalle linee vocali che attingono, senza eccedere però in tonalità incredibili, da band come Guns N’ Roses et similia, fino alla sei corde molto presente tipica di band come Skid Row (anche se sono del New Jersey, il loro sound era molto vicino a quello losangelino) o se vogliamo a parte del nu metal degli anni 90. Basta un ascolto di questo album che il sound dei Bad Weather Project resta impresso nella mente, i refrain (più dei chorus) fanno eco e si ripetono da soli nella mente e noi siamo convinti che anche on stage la band riesca ad attirare l’attenzione anche da chi è nuovo alla loro proposta.

Stormriders è un motore a più cilindri in cui la benzina scorre copiosa, un motore che deve costantemente aumentare i giri per non bloccarsi e sprigionare potenza a terra come in una corsa in cui ci si gioca tutto. C’è chiaramente tempo anche per momenti meno irruenti come in Code Of Soul, un brano elettrico ma meno irruente che ci ricorda un grunge molto in voga tempo addietro, eppure a noi piacciono più momenti come Ragesong (di sponda Audioslave o anche P.O.D.) ed Escapology (che ha un sapore molto southern). Una nota da segnalare è la voce di Cristiano “Crisix” Ceccato che sposta nettamente il baricentro della proposta musicale verso il grunge/post-grunge, mentre con un singer dotato di una diversa timbrica (lasciando inalterati gli altri strumenti) si potevano toccare terreni differenti.

Buoni gli assoli e il tiro delle diverse tracce, quello che ci si aspetta dai BWP è una dose maggiore di personalità, perché il loro sound fa sicuramente presa su chi è alla ricerca di rock/metal d’impatto ma non estremo, però per i più esigenti vi sono troppi rimandi agli anni 90 (post-grunge, nu metal…) e qualche ingrediente targato BWP migliorerebbe la resa finale. Comunque sono solo all’inizio del loro cammino.

Autore: Bad Weather Project

Titolo Album: Stormriders

Anno: 2015

Casa Discografica: Buil2Kill Records

Genere musicale: Nu Metal, Post-Grunge, Heavy Metal

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/Badweatherproject

Membri band:

Cristiano “Crisix” Ceccato – voce

Marzio “Mundry” Scanavino – basso, voce

Lorenzo “Crackz” Cane – chitarra, voce

Andrea “Jackmaber” Murialdo – batteria

Tracklist:

  1. Updraft

  2. Timebomb

  3. Savior

  4. Code Of Soul

  5. Ragesong

  6. Brother

  7. Escapology

  8. Scars

  9. Mindshaker

Category : Recensioni
Tags : Nu metal
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07th Mag2015

Mantram – Gone

by Marcello Zinno

CDbookAI Mantram sono un quartetto tutto italiano che si presenta come un’alternative rock band ma a nostro parere punta diretto alla scena nu metal sfiorando qualche elemento crossover. Una sonorità ormai considerata sempre meno dalla stampa ma apprezzata ancora da una certa schiera di fan. Dal loro nuovo EP di cinque tracce notiamo subito delle strutture semplici, riff impostati che puntano talvolta sul groove altre volte su pattern essenziali che ammorbidiscono il termine stesso di metal e cercano di dar vita ad un sound in your face ma senza eccedere. Nella titletrack ad esempio viene fuori una linea di basso accattivante, la restante parte è caratterizzata quasi esclusivamente da buone aperture che rimangono facilmente impresse nella mente (cioè semplici). Questo brano crediamo sia la vera radiografia del sound della band, un sound che seppur buono stenta a decollare, tirato da una parte da qualche ingrediente di spicco dall’altra da un songwriting poco incisivo. Non a caso le linee vocali sono buone ma sono prive di coraggio, non osano per andare oltre quello che ci si aspetterebbe da una band targata 2015.

Bello anche il flanger in Wake Up Call, qualche assolo e il riff in partenza di Time To Run che ricorda qualcosa targato Judas Priest, ma brani come Unconnected lasciano l’amaro in bocca, passano innocui e innocenti. Noi speriamo che Gone sia un assaggio di qualcosa di più intricato e particolare che non solo ecceda in durata ma anche in energia. I Mantram possono riuscire tranquillamente nella missione.

Autore: Mantram Titolo Album: Gone
Anno: 2015 Casa Discografica: Sliptrick Records
Genere musicale: Nu Metal, Crossover Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: http://www.mantram.eu
Membri band:

Daniele Russo – voce, chitarra

Giovanni Lipford – chitarra

Marco Di Censi – basso

Laura Colarieti – batteria

Tracklist:

  1. You Don’t Know

  2. Gone

  3. Wake Up Call

  4. Unconnected

  5. Time To Run

Category : Recensioni
Tags : Nu metal
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03rd Mag2015

ANEWRAGE – ANR

by Marcello Zinno

ANEWRAGE - ANRGli anni ’90 e gli inizi del nuovo millennio hanno lasciato in eredità il nu metal, scena molto in voga in quei tempi, tra formazioni davvero originali ed altre che ne copiavano lo stile per cercare di trovare successo commerciale. Dopo quegli anni, e dopo l’esplosione che la scena aveva vissuto, ne è rimasta solo cenere e come tale gran parte delle nuove band si sono sbarazzati del passato. Vi sono però alcune realtà poco longeve che intendono raccogliere queste ceneri e riproporle in veste non si sa se più moderna o semplicemente personale. Tra questi vi sono gli ANEWRAGE, quartetto lombardo che punta ad un metal dalle strutture semplici e che alterna chorus aperti a liriche più aggressive: in sostanza tutti gli elementi che permettono di proporre una ricetta “in your face” senza però scandalizzare chi non è avvezzo alle sonorità più estreme. I ragazzi hanno energia e nel loro debutto godono di una buona produzione anche se noi li troviamo un po’ troppo derivativi; in particolare richiamano parte del cammino imboccato in passato dai Mudvayne: riff impattanti, un basso prepotente, un’ottima tecnica, liriche “nu” e aperture per ammorbidire la resa.

La parte iniziale di The Backflip Irony richiama direttamente lavori come The End Of All Things To Come, le cose non cambiano con Nerveball dove i testi veloci (dire rappati sarebbe forse troppo) ricordano direttamente lo stile di Chad Gray; a tutto questo mancano i riff stoppati tipici della scena (e della band) di riferimento ma anch’essi arrivano con Rotten. Più convincente invece giunge la pacata Frozen Light, brano più empatico è fuori dai canoni delle restanti tracce. In generale gli ANEWRAGE sono una band la cui proposta vive in ambito live, habitat molto più naturale per loro rispetto al disco. Sicuramente on stage sono in grado di sprigionare maggiori emozioni e noi speriamo che con il tempo riescano ad acquisire anche una maggiore personalità musicale. Diciamolo senza peli sulla lingua: se questa band se fosse emersa durante la seconda metà degli anni ’90 avrebbe avuto un successo a dir poco planetario. Ma discograficamente, a nostro parere, sono in ritardo.

Autore: ANEWRAGE Titolo Album: ANR
Anno: 2015 Casa Discografica: Sliptrick Records
Genere musicale: Nu Metal, Alternative Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/ANEWRAGE
Membri band:

Axel Capurro – voce, chitarra

Manuel Sanfilippo – chitarra, voce

Simone Martin – basso

Alessandro Ferrarese – batteria, voce

Tracklist:

  1. Ape’s Legacy

  2. Red Wet Lips

  3. The Backflip Irony

  4. Butterflies

  5. Nerveball

  6. Eyes Of Broken Man

  7. Rotten

  8. Veins Sweel And Heart Beats Faster

  9. No More

  10. Still-Don’t-Know

  11. Frozen Light

  12. My Land

Category : Recensioni
Tags : Nu metal
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23rd Apr2015

Warped – Intorno A Me

by Marcello Zinno

Warped - Intorno A MeNell’attesa che qualche band emergente crei delle nuove frontiere musicali, ci piace continuare la nostra quotidiana scoperta tra formazioni attuali che interpretano in modo originale generi di grande successo vari lustri fa. In questo scrigno dal fondo profondo troviamo anche i Warped, band giunta da poco all’esordio discografico dopo un EP che ne presentava le idee. La scena richiamata è principalmente quella del nu metal americano della seconda metà degli anni novanta, quello carico di groove e dove il ritmo giocava in attacco (Limp Bizkit, Korn) ma la particolarità qui è quella di collocare dei testi in italiano molto veloci (Fred Durst apprezzerebbe se parlasse l’italiano) che arrivano molto prima rispetto ai testi americani troppo influenzati dalla loro scena hip hop e da tutto quello che ne deriva. Il carattere distintivo di questa band non viene solo dal genere bensì anche dalla loro attitudine e dallo stile che è iniettato nelle singole note di questo album. Tutto è ideato e realizzato con un animo grezzo, a differenza delle band a cavallo con il nuovo millennio che si appoggiavano ad una produzione super-laccata: Intorno A Me suona rustico e sfacciato, diretto, pur dimostrando una grande compattezza sonora che valorizza quel piccolo lato groovy a cui i Warped non riescono a rinunciare.

Cattiva A Pugni Chiusi, potrebbe fungere da baluardo per una generazione che sta cercando la sua valvola di sfogo e di reazione; la titletrack ricorda un po’ troppo i Linkin Park di In The End, con la medesima carica esplosiva di ormai dieci anni fa e con i relativi pro e contro. I brani procedono e viene fuori non solo la grande energia che il quintetto incastra in questi quasi quaranta minuti di ascolto, ma il peso delle singole traccie che potrebbero davvero essere la voce di tanti ragazzi che cerano di esprimere (attraverso la musica) le proprie idee e le proprie frustrazioni (come in Demoni). In fondo non è sempre stata la musica il mezzo per alzare la voce e farsi sentire, ma soprattutto per lasciare più segni con le parole che con gli altri mezzi che l’uomo ha a disposizione?Quindi, senza peli sulla lingua i Warped si presentano così, con il loro personale modo di scrivere e soprattutto suonare musica, consci che il principale habitat della band è su di un palco ad urlare in faccia al pubblico (inerme) la loro verità.

Autore: Warped Titolo Album: Intorno A Me
Anno: 2014 Casa Discografica: Overdub Recordings
Genere musicale: Nu Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/WARPEDMUSIC
Membri band:

Simone Campa – voce

Gabriele Lucarelli – chitarra

Lorenzo Ferranti – chitarra

Alessio Pieraccioni – batteria

Alessandro Bertacco – basso

Tracklist:

  1. Cronaca Nera

  2. Come Una Foglia

  3. A Pugni Chiusi

  4. Intorno A Me

  5. In Un Momento

  6. Demoni

  7. Solo Un Giorno

  8. Fa Male

  9. Song 22

  10. Volando

Category : Recensioni
Tags : Nu metal
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09th Apr2015

Unfaithful – Streetfighter

by Rod

Unfaithful - StreetfighterL’evoluzione del metal in questo nuovo secolo, ha sostanzialmente rappresentato la nascita e la trasformazione nella sua evoluzione “nu”, che molte band hanno poi tradotto nei fatti rielaborando in fase di composizione le strutture portanti dei principali cardini del metal classico, ivi compreso growling e screaming, in contrapposizione a partiture melodiche sottolineate da un cantato che nei chorus diventa morbido, orecchiabile e pulito. È con questa doverosa premessa che introduciamo con piacere l’album di oggi, Streetfighter degli svedesi Unfaithful, un lavoro grintoso ed ambizioso, che ha come filo conduttore quanto di meglio è stato prodotto dagli inizi del 2000 sino ad oggi dalle band che hanno sposato questo suono metal nuovo e degenerato, seppur mantenendo un gusto proprio ed un grande rispetto per la vecchia scuola. Il disco si apre con un poderoso singolo, Vegas Baby, che è senza dubbio il miglior brano di tutta la raccolta, poiché esprime appieno nel suo sound la voracità del combo scandinavo i cui colpi di riff & beat conducono ad un ritornello strizzacervelli che impressiona l’ascoltatore soprattutto per la convincente vocalità del singer Marcus, a suo perfetto agio tra growl e canto pulito (per certi versi in questa traccia mi hanno molto ricordato i Mudvayne dei tempi di Happy? ndr).

Attenzione però, non lasciamoci impressionare dal solito tranello del “primo estratto”. Eccezion fatta per Childhood Friend, il cui mood tende essenzialmente verso atmosfere più addomesticate, tutti gli altri brani sanno sapientemente spostarsi verso sonorità molto più vicine al metal aggressivo di band come Pantera, Sepultura e Obituary, guidate da una fortissima attitudine thrash e power di fondo, come facilmente evincibile in brani come Trendkiller, Busted o Unrestrained. Pertanto, diamo merito ai Nostri di sapersi sì presentare come una formazione che emerge dal pantano delle band del nuovo metal, ma di saper mostrare denti ed artigli nel momento in cui occorre far tremare gli amplificatori e tirar fuori le palle. D’acciaio, ovviamente.

Autore: Unfaithful Titolo Album: Streetfighter
Anno: 2014 Casa Discografica: Mighty Music
Genere musicale: Heavy Metal, Nu Metal, Power Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/UnfaithfulOFFICIAL
Membri band:

Marcus Karregard – voce

Sammy Kela – chitarra

Robin Ingemansson – basso

Jimi Lexe – batteria

 

Tracklist:

  1. Vegas Baby
  2. Streetfighter
  3. Trendkiller
  4. The Kid
  5. Childhood Friend
  6. Medicated For Your Protection
  7. Busted
  8. Flawless Life
  9. Unrestrained
Category : Recensioni
Tags : Nu metal
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24th Mar2015

No One Cares – Dirty

by Trevor dei Sadist

No One Cares - DirtyCon la musica dei No One Cares torniamo indietro di una quindicina di anni circa, visto che, dalle prime note di Dirty, è questo il titolo del loro debut album, emergono buone dosi di nu metal, anche se, i Nostri non vogliono fermarsi e da qui nasce la ricerca di un sound che alterna metalcore, thrash, hardcore e appunto nu metal. Plurimi gli accostamenti, se da una parte imperversa la matrice “Nu” (P.O.D, Crazy Town, Limp Bizkit, Korn, Lost Prophets, giusto per fare qualche nome), dall’altra ci sono sfumature thrash e qui è d’obbligo scomodare Machine Head, Pantera e Sepultura, ma non è tutto, ci sono altresì richiami hardcore/metal, in stile Stuck Mojo, anche se è giusto e doveroso fare qualche passo indietro e citare band quali Suicidal Tendencies, Infectious Grooves, Mordred ed Anthrax, precursori di quello che qualche anno a seguire sarà definito metal moderno. A spingere questo lavoro nelle acque torbide del metal più duro e cazzuto, ci pensano riff diretti e di indubbio impatto, come un muro si abbattono sull’ascoltatore, per poi fare spazio ad assoli di estrazione heavy. Le porte di Dirty si aprono con un inizio in stile Korn, interrotto dalla grezza genuinità, che ci accompagnerà per tutto l’intero lavoro. Trovo sia proprio questo il messaggio dei No One Cares, genuini, spontanei, duri e primitivi.

La voce rientra nei criteri del genere, tra metriche potenziate e provanti, rabbiosi scream e talvolta chorus melodici, che vanno ad intersecarsi a perfezione nei segmenti chitarristici. Che dire della sezione ritmica, precisa, granitica, concreta, che conosce l’irrazionalità solo a tratti, dove per un attimo si abbandona il groove e si sconfina in parti slap di basso, concediamo la pausa. Traccia dopo traccia Dirty scorre via piacevolmente, lasciandoci un senso di rabbia, ribellione, collera verso un mondo ingiusto, come nel caso di Niente Da Perdere, traccia stornellata in lingua madre, così come per la conclusiva Intolleranza. Quello che ho apprezzato maggiormente sta nel fatto che la decisione della band è stata dosare le forze, razionando i brani migliori in più parti del disco. Semplici, efficaci, divertenti ma al tempo stesso percepiamo lo screening musicale di questo lavoro. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una band nostrana con delle buone potenzialità… Lo skateboard e il rock’n’roll sono nati oltreoceano, ma noi ce ne siamo appropriati e vogliamo essere credibili, nel caso dei No One Cares il tentativo è riuscito. In alto il nostro saluto!

Autore: No One Cares Titolo Album: Dirty
Anno: 2015 Casa Discografica: Quarock Records
Genere musicale: Nu Metal, Thrash Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/noonecarespt
Membri band:

Matteo “MarioMariaMario” Turi – voce

Andrea “John Pier J.” Gorini – chitarra

Andrea “Franchio” Moroni – basso

Elena “Maria Sfiocina” Giraldi – batteria

Tracklist:

  1. Bored

  2. First Last

  3. Born For This

  4. No One Cares

  5. Niente Da Perdere

  6. Rock’n’Roll

  7. Lymphoma

  8. Intolleranza

Category : Recensioni
Tags : Nu metal
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13th Ott2014

Selfmachine – Broadcast Your Identity

by Marcello Zinno

Selfmachine - Broadcast Your IdentityIl nu metal, divenuto nel tempo metalcore ma rimasto ancorato al metal moderno degli anni 90, ha iniettato un po’ tutti i vari Paesi del Mondo e anche il glaciale centro e nord Europa, dall’alto dei suoi generi così intransigenti, è sceso a patti con questo sound. Tale punto di vista è giustificato per tutte quelle formazioni che avevano iniziato il loro percorso con una proposta ben più intransigente di quella che, dopo una manciata di anni, si erano trovati ad offrire ai propri fan. Ascoltando i Selfmachine, che sono all’inizio del loro cammino, ci viene in mente proprio quella visione di nu metal molto debitrice al groove metal anche se fortemente ancorata ad una visione di metal estremo a cui molte formazioni europee non vogliono rinunciare. E così alcuni riff iniziali (Breathe To Aspire, Massive Luxury Overdose) si svendono al miglior offerente suonando in stile Korn (ultimi anni) o Limp Bizkit, incentrando il tutto sulla parte ritmica che potenzia una sei corde rotonda e trascinante. Ma di certo chi ha sete di sano metal si attende dell’altro e dobbiamo ammettere che i Selfmachine accontentano anche loro: vanno infatti sottolineate le parti strumentali, bridge e solismi vari, presenti nelle varie tracce, momenti che dimostrano in pochi secondi quanto i ragazzi siano dotati e come, distrutto lo scheletro nell’armadio all’insegna del nu metal e di ritornelli facili, potrebbero davvero andare lontano.

La produzione è di buon livello e ciò facilita nel posizionare bene Broadcast Your Identity, un lavoro nel quale si possono davvero trovare molti spunti ma che non appaga se visto nel suo complesso, soprattutto se analizzato nell’anno della sua pubblicazione, periodo storico in cui il genere su indicato risulta ormai quasi abbandonato. Sicuramente potente è Miles Away, un punto deciso e buono, un po’ troppo attendibili sono i riff stoppati e il ritornello clean di Incorporated; particolare Closing Statement, undicesimo brano della durata di undici minuti che si discosta dalla ricetta delle altre tracce (riprendendo qualcosa anticipata con Void) lanciando la band in una maggiore varietà stilistica, obbligatoria per una durata così ampia durante la quale emergono anche potenti aperture molto ben composte. Il nostro consiglio è quello di accantonare partiture troppo scontate e dare molto più spazio al cuore, senza pensare a cosa il proprio pubblico vorrebbe ascoltare.

Autore: Selfmachine Titolo Album: Broadcast Your Identity
Anno: 2014 Casa Discografica: Wormholedeath Records, Aural Music
Genere musicale: Nu Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.selfmachine.nl
Membri band:

Steven Leijen – voce

Mark Brekelmans – basso, voce

Michael Hansen – chitarra, voce

John Brok – chitarra, voce

Ben Schepers – batteria

Tracklist:

  1. Breathe To Aspire

  2. Miles Away

  3. Incorporated

  4. Massive Luxury Overdose

  5. Void

  6. Out Of Depth

  7. Caught In A Loop

  8. Smother The Sun

  9. Becoming The Lie

  10. Isybian

  11. Closing Statement

Category : Recensioni
Tags : Nu metal
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03rd Ott2014

Phaze I – Uprising

by Marcello Zinno

Phaze I - UprisingAd inizio 2014 giunge il secondo album dei Phaze I, dopo una lunga attesa. La band è sostanzialmente uno spin-off tra i Lyzanxia e i più noti Soilwork: dai primi acquistano i due fratelli Potvin mentre dai secondi rubano il drummer Verbeuren. Uprising è un album molto diretto, senza messe misure, anche se noi ne intravediamo varie influenze: il riffing affilato e continuo è tipico del death e le parti vocali sono sforzate seppur non estreme nel vero senso della parola; di tanto in tanto sono piazzate alcune aperture che fungono da pausa rispetto ad una corsa al fulmicotone che altrimenti prenderebbe altre derive e buoni arrangiamenti (echi in sfondo ed altri inserimenti). Si potrebbe dire che il cappello principale che potrebbe ospitare il capo dei Phaze I è quello del nu metal anche se il loro marchio non va confuso con il significato che siamo stati abituati a dare al nu metal nel primo decennio del XXI secolo. Dopo un’opener che ci fa capire quali sono le vere radici della band si iniziano a toccare aspetti diversi del mondo Phaze I: le parti sinfoniche in Double-Headed Beast offrono quel sapore horror e ci ricordano alcune scelte delle ultime produzioni targate Dimmu Borgir (anche se lì sono inserite in un genere musicale diverso); i blast beat continuano e in coerenza con i doversi insegnamenti dei Soilwork stessi, la band cerca in alcuni momenti anche di conferire una certa melodicità (seppur metal) alla proposta in modo da essere più incisiva (vedi A Thousand Fingers And Claws brano che abbraccia il metalcore).

Sono forse gli arrangiamenti sinfonici e le tregue al costante attacco sonoro del trio che ci regalano i momenti migliori, le parti veloci seppur energetiche denotano una certa stanca dopo vari ascolti, pur essendo il cuore della loro offerta musicale. Alcuni brani sembrano infatti mescolare queste due anime dei Phaze I. Our Affliction sembra un esercizio di avant-garde metal nel quale compaiono anche liriche pulite; tendenzialmente però la terzetta Potvin+Verbeuren predilige i tempi veloci. Tralasciando la produzione, che ha comunque dei margini di miglioramento, le idee del trio sono discretamente buone ma devono essere sviluppate con una maggiore personalità, visto che il loro campo musicale è stato già solcato da centinaia di band similari.

Autore: Phaze I Titolo Album: Uprising
Anno: 2014 Casa Discografica: Worm Hole Death Records
Genere musicale: Nu Metal, Death Metal Voto: 5
Tipo: CD Sito web: http://www.phaze-one.com
Membri band:

David Potvin – chitarra, basso, voce, programmazione

Franck Potvin – voce

Dirk Verbeuren – batteria

Tracklist:

  1. The Essence Of Humanity

  2. Double-Headed Beast

  3. Underworld Lust

  4. Our Affliction

  5. A Thousand Fingers And Claws

  6. 8000 Miles

  7. Putrified Souls

  8. Troops Uprising

Category : Recensioni
Tags : Nu metal
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29th Set2014

Post -Traumatic Stress Disorder – Burepolom

by Luigi Di Lorenzo

Post -Traumatic Stress Disorder - BurepolomPost-Traumatic Stress Disorder” viene considerato in psichiatria come l’insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono ad un evento traumatico, catastrofico o violento. Mai moniker fu più adatto a descrivere il sound della band, dove il senso della doppia personalità viene reso dal cantato pulito e in growl, dalle ritmiche serrate che si dissolvono in delicati arpeggi acustici ed in generale dall’alternanza di rabbia e melodia. Sound oscuro e riffoni granitici che richiamano gruppi come Staind, Korn, Deftones e Godsmack, sono le caratteristiche portanti di questo Burepolom, primo album della band marchigiana, edito dalla nostrana My Kingdom Music. Echi degli svedesi Katatonia rendono il disco pregno di quel pathos psicologico che caratterizza il sound della band. La voce di Henry Guy, in primo piano rispetto al resto degli strumenti, apre i brani con micidiali chorus dalle melodie impeccabili che rimangono nascoste nei meandri della mente per lungo tempo. Beat Me Down è il brano con il miglior refrain dell’intero lavoro: intenso e dai toni epicheggianti, mentre la titletrack mette in mostra un riff marmoreo e una ritmica marziale da cui emergono accattivanti clean vocals.

Non tutto il disco rimane sullo stesso livello, difatti verso il termine dell’album fanno capolino brani meno convincenti, troppo vincolati alle fonti di ispirazione. In conclusione, Burepolom risulta un disco maturo e dal gusto internazionale, cosa rara da riscontrare, purtroppo, in buona parte del metallo nostrano. Di fatti tre brani, Anyone, la meshugghiana Neurotted e Still Love, sono stati scelti dal regista statunitense Richard Terrasi della Dark Vision Films per il suo horror Am I Evil.

Autore: Post -Traumatic Stress Disorder Titolo Album: Burepolom
Anno: 2008 Casa Discografica: My Kingdom Music
Genere musicale: Nu Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/PTSD.official
Membri band:

Jason – chitarra

Henry Guy – voce

Yorga – chitarra, cori

Logan – basso

Hart Murrain – batteria

Tracklist:

  1. Jerkwater

  2. Low Self Esteem

  3. Anyone

  4. Neurotted

  5. Beat Me Down

  6. Railway to…

  7. Burepolom

  8. Still Love

  9. The Traveller

  10. Falling From The Eternity

Category : Recensioni
Tags : Nu metal
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07th Giu2014

Dead End Finland – Season Of Withering

by Marcello Zinno

Dead End Finland - Season Of WitheringNon vorremo correre il rischio di generalizzare e fare di tutta l’erba un fascio, ma quando si tratta di “intransigenza” spesso dobbiamo guardare fuori dai nostri confini nazionali. È lì che si nasconde il sapore crudo del metal, molte band italiane ci provano ma non riescono a toccare quella brutalità che l’animo di alcuni Paesi presenta con scioltezza. I Dead End Finland non sono proprio l’esempio della brutalità ma aderiscono schiettamente ad una scena al limite tra nu metal e gothic su cui scommettono ormai pochissime formazioni, pur inserendo talvolta elementi estremi come il cantanto in growling. In fondo i Dead End Finland (le loro origini sono fin troppo scontate e richiamate dal moniker e dalla grafica che accompagna il nome della band) sarebbero stati davvero una band di metal estremo se non avessero avuto come elemento fisso un tastierista: chitarre molto dure, compattissime e super prodotte (ascoltare Paranoia per avere un esempio) e linee vocali che passano dal clean al growl con una certa scioltezza. Sono in realtà le tastiere che ammorbidiscono il sound e, ad ascoltarle bene, noi non ci sentiamo nemmeno di biasimare questa scelta. Il contributo di Jarno Hänninen  infatti si concretizza in un retrogusto quasi dark che completa l’intera proposta e ci colpisce. Detto in altri termini i Dead End Finland con il loro ultimo lavoro discografico si collocano su una scala di sonorità molto diverse, passando dai più tosti Soilwork fino alle costruzioni mainstream che hanno portato alla ribalta formazioni come gli Evanescence. Una scala comunque popolata pienamente e non solo nei suoi estremi.

Se facessimo un lavoro di pura analisi dettagliata potremo trovare alcune soluzioni compositive non ottimali, come le parti elettriche di Zero Hour alla Fear Factory che cozzano con le tastiere fuori genere (anche se poi l’unione migliora nel corso del brano), ma in realtà non sono le singole parti che contano bensì la musica nel complesso, e la musica dei Dead End Finland arriva dritta al punto. Quindi c’è poco da analizzare, prendete brani come Hypocrite Declaim o Silent Passage (tutt’altro che un passaggio silenzioso) e sparateli al massimo del volume. Qui il fulcro del metal.

Autore: Dead End Finland Titolo Album: Season Of Withering
Anno: 2013 Casa Discografica: Inverse Records
Genere musicale: Nu Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.deadendfinland.com
Membri band:

Mikko Virtanen – voce

Santtu Rosén – chitarra, basso

Miska Rajasuo – batteria

Jarno Hänninen – tastiere

Tracklist:

  1. Season Of Withering
  2. An Unfair Order
  3. Paranoia
  4. Zero Hour
  5. Hypocrite Declaim
  6. Bag Of Snakes
  7. Silent Passage
  8. Sinister Dream
  9. Shape Of The Mind
  10. Dreamlike Silence
Category : Recensioni
Tags : Nu metal
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