Signs Preyer – Signs Preyer
Un volto che urla è l’artwork di Signs Preyer, album degli omonimi orvietani, e richiama un po’ la copertina di In The Court Of The Crimson King dei King Crimson non fosse per la maggiore rabbia che esprime rispetto all’angoscia persistente che evoca il dipinto di Barry Godber. Ed è proprio con Anger che il disco ha inizio; una breve intro stile That Was Just Your Life dei Metallica ci trascina in un pesante riff (pregevole l’entrata della grancassa, una finezza del batterista James Mapo) che viene presto preso per mano dalla voce calda e strisciante di Ghode Wielandt e portato verso una struttura più articolata, più aperta ma non meno efficace. Il primo brano si spegne rapidamente infilandosi nella più classica Bitch Witch che riporta l’ascolto verso il thrash pur non rinunciando ad inserimenti più moderni e rapidamente, troppo rapidamente forse, si arriva alla track centrale Killer Instinct. Brano di qualità, porta in sé tutte le caratteristiche del gruppo che in questa canzone ha molto da dire (e ciò si riflette anche sulla durata del pezzo) a partire dal cantante che sembra voler strizzare l’occhio ai Candlemass…ascoltare per credere. Il lavoro procede spedito e compatto, debitore di gruppi come Black Label Society ma anche Audioslave e Mudvayne e di certo non poteva mancare la ballata: è la particolare Dark Soul, dove il quartetto osa un po’ di più e si addentra in atmosfere diverse da tutto il resto del disco riuscendo particolarmente bene a creare il mood adatto al titolo.
Si chiude con la title track che non si discosta dal resto dell’album, tranne per una ghost track che si rivela essere una alternative version della traccia appena conclusa. Il lavoro è indiscutibilmente buono, il recording è ottimo ed i Signs Preyer hanno una gran carriera live alle spalle (due volte con Pino Scotto, Paul Di Anno, Corrosion Of Conformity e tanti altri) ma nonostante tutto queste nove tracce non riescono a decollare; forse è venuto il momento di lasciare a terra il pesante bagaglio del passato ed alzarsi verso nuovi orizzonti sonori. Ad ogni modo complimenti ragazzi, Signs Preyer si fa ascoltare bene e merita sicuramente tutto il nostro sostegno.
Autore: Signs Preyer | Titolo Album: Signs Preyer |
Anno: 2012 | Casa Discografica: Red Cat Promotion |
Genere musicale: Nu Metal | Voto: 7 |
Tipo: CD | Sito web: http://www.myspace.com/signspreyer |
Membri band:
Ghode Wielandt (Corrado Giuliano) – chitarra, voce Eric Dust (Enrico Pietrantozzi) – chitarra Viktor Kaj (Andrea Vecchione Cardini) – basso James Mapo (Giacomo Alessandro) – batteria |
Tracklist:
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