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07th Mar2022

Ronnie Abeille – Hell Or Nothing

by Moderatore
Dopo l’esperienza con i Dancing Crap, Ronnie Abeille rilascia qualche singolo e infine il suo primo album solista dal titolo Hell Or Nothing. Un album che presenta in prima linea una chitarra heavy rock, collocata in primo piano per dare subito un imprinting deciso e ci riesce; d’altro canto però non si tratta di un “semplice” album rock, perché vengono aggiunti una serie di elementi che rendono la proposta tutt’altro che banale: alcuni fiati ne inspessiscono il valore, ma anche l’armonica (o qualcosa di molto simile) in Father (brano con un interessante assolo) stupisce, c’è sempre l’intenzione di sorprendere, di proporre qualcosa di diverso e questo ci piace, anche se i brani hanno una loro forma canzone (quindi non si può parlare del tutto di musica sperimentale). Con Ronnie il tema non è la tecnica ma il suo lato più creativo, emotivo, perché nei brani sembra davvero di toccare epoche diverse (come gli evidenti anni 80 di Truth), di testare una composizione che non ha paura di uscire fuori dall’ordinario (solo in Hear Of The Monster sembra strafare), di qualcosa che non va nella direzione del mercato ma solo di ciò che il suo ideatore intende dire, fregandosene del responso del pubblico.

Anche se apprezziamo l’intenzione di uscire fuori dagli schemi, non possiamo non porre l’accento sulla sei corde e sullo spirito rock che c’è dietro questi brani (ascoltare The Killing Joke). È un peccato che non si sia optati per una produzione ancora di più alto livello per rendere l’album ancora più professionale in fatto di suoni e meno sintetici in alcuni passaggi. Comunque lavoro assolutamente promosso.

Autore: Ronnie AbeilleTitolo Album: Hell Or Nothing
Anno: 2020Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Avant-RockVoto: 7
Tipo: CDSito web: https://www.facebook.com/R.Abeille
Membri band:
Ronnie Abeille – voce, synth
Federico Pontani – chitarra, programming
Tracklist:
1. Deliverance
2. Stand Tall
3. Father
4. Truth
5. Heart Of The Monster
6. Wonderland
7. The Killing Joke
8. If Looks Could Kill
9. Weapon X
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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06th Mar2022

Estetica Noir – This Dream In Monochrome

by Raffaele Astore
Un disco che non ha bisogno di commenti, semplicemente intenso, compatto. Il nuovo disco degli Estetica Noir, This Dream In Monochrome, è un disco che aggrega semplicità, evanescenza e suoni che ricordano i fasti degli ‘80, un disco che si cala comunque senza alcuna difficoltà nei ventidue appena iniziati. Le sonorità che ruotano nell’elettrowave ed in parte nell’industrial ci portano una ventata di freschezza e ci fanno capire quanto This Dream In Monochrome sia un disco per tutti, anche per coloro il cui palato, anzi orecchio, è sempre difficile da soddisfare. I brani contenuti in questa nuova produzione degli Estetica Noir sono tutti un coacervo di suoni e di mondi che non hanno bisogno di specifiche presentazioni, basta mettersi di buona lena ed ascoltare This Dream In Monochrome lasciandosi andare per assorbire le atmosfere che la band propone. Da Sweeper a The Fall è tutto un susseguirsi di wave, di dark e di quel rock che affonda le radici in band come i Cure e non solo. E così tra effetti, must sonori ed elettronica primordiale questo disco non smette mai di piacere.

This Dream In Monochrome è un disco che merita l’ascolto, una set list che si conquista il passaggio a giorni alterni in radio, una produzione che esprime a dismisura la maturità raggiunta da questa band che conferma quanto scritto nella biografia: “Estetica Noir è un’esigenza interiore, una passione, un fanciullino che scrive ancora i loghi delle band preferite sul diario di scuola, una via di fuga, ma soprattutto, è scrivere canzoni in un mondo ormai vincolato per lo più da suoni e software.”

Autore: Estetica NoirTitolo Album: This Dream In Monochrome
Anno: 2022Casa Discografica: Red Cat Records
Genere musicale: Rock, New WaveVoto: 6,5
Tipo: CDSito web:  https://esteticanoir.wordpress.com/  
Membri band:
Silvio Oreste – voce, chitarre, loop
Rik Guido – basso
Paolo Accossato – batteria
Marco Caliandro – synth, cori, loop
Tracklist:
1. Room Of The Mask
2. Sweeper
3. Striate Body
4. Autumn
5. N.U.
6. Dawn Of Pluto
7. Nyctophilia
8. X
9. The Fall
10. Climbing Un The Loneliness
Category : Recensioni
Tags : New Wave, Nuove uscite
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06th Mar2022

Agape – Mind Pollution

by Marcello Zinno
Arrivano dal centro Italia ma sembra che dai loro amplificatori esca l’hard rock a stelle e strisce che ha conquistato gli anni 80. Mind Pollution è un rock dirty che sa conquistare e che è stato pensato per essere proposto (e goduto) dinanzi ad un palco: brani come Self Confidence o l’opener The Spark accendono il fuoco e fanno sentire l’irruenza del rock. Va detto che i ragazzi se la cavano egregiamente anche con brani più controllati come Gaia And Theia che sembra una ballad robusta ed elegante, ma al tempo stesso ha un intermezzo strumentale davvero affascinante. A noi piace anche Loss On Ignition un brano che nella sua parte iniziale possiede una grande irruenza live ma poi cambia corde, abbraccia la melodia e risulta orecchiabile. Praticamente ce n’è per tutti i gusti in questo album degli Agape, una rock band genuina che punta sul sapore hard per conquistare il pubblico; scelta evidente quella di registrare gli elementi musicali (soprattutto le chitarre) un passo più avanti rispetto alla voce di Alice.

Una band con un enorme potenziale di crescita, non tanto stilistica perché il loro sound è chiaro e difficilmente si evolverà, bensì in fatto di pubblico perché questo quintetto merita davvero un grande seguito.

Autore: AgapeTitolo Album: Mind Pollution
Anno: 2022Casa Discografica: Red Cat Records
Genere musicale: Hard RockVoto: 7,5
Tipo: CDSito web: www.facebook.com/mindtheagape
Membri band:
Alice Taddei – voce
Elia Giorgi – chitarra
Gabriele Coppola – chitarra
Alessia Lodde – basso
Filippo Di Martino – batteria
Tracklist:
1. The Spark
2. Mind The Gap
3. Gaia And Theia
4. Loss On Ignition
5. Self Confidence
6. Sons Of Alchemy
7. The Surgeon
8. Uranium – 238
Category : Recensioni
Tags : Hard Rock, Nuove uscite
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05th Mar2022

Swarm Chain – Looming Darkness

by Marcello Zinno
L’italianissima Punishment 18 Records stavolta ci sorprende perché esce un po’ fuori dal proprio seminato e scrittura una band doom metal, gli esordienti Swarm Chain. Ma questa band non va vista come la classica doom band perché si percepisce un approccio molto più heavy: sì le ritmiche sono lente e striscianti, ma i riff sono grezzi, volutamente ruvidi per restare fedeli ad un certo metal anche più tradizionale. Altro elemento sono le linee vocali, doppie nel loro caso: clean, molto clean, quasi a richiamare gli anni 80 e la seconda in growl che strizza l’occhio a certo metal più estremo e conferisce una robustezza maggiore al tutto. Interessante è Worms, un brano che possiede una certa carica epica, soprattutto nella sua seconda parte quando un passaggio strumentale ci regala dei momenti  carichi di pathos. La titletrack è una traccia interessante da un altro punto di vista: nella sua prima metà sembra la classica doom track, quella più vicina alla tradizione del genere, poi a metà corsa accelera e sembra un b-side targato Stratovarius; subito dopo si inserisce una voce femminile e il brano procede con un animo non distorto e d’atmosfera.

Questo dimostra già la varietà stilistica di questa formazione e il fatto che con l’etichetta doom riuscirete solo a capire la componente ritmica ma non tutte le altre sfumature musicali e sonore degli Swarm Chain.

Autore: Swarm ChainTitolo Album: Looming Darkness
Anno: 2022Casa Discografica: Punishment 18 Recors
Genere musicale: Doom Metal, Heavy MetalVoto: 6,5
Tipo: CDSito web: https://www.facebook.com/swarmchaindoom
Membri band:
Paolo Veluti – voce, basso
Emanuele Cirilli – voce
Daniele Mandelli – chitarra
Riccardo Tonoli – chitarra
Daniele Valseriati – batteria
Tracklist:
1. Hunters
2. Worms
3. Witch Of The Woo
4. Looming Darkness
5. Codex Gigas
6. Almost Nothing
Category : Recensioni
Tags : Doom, Nuove uscite
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04th Mar2022

Mustan Kuun Lapset – Ei Sävyjä Pimeässä

by Marcello Zinno
Alcune band con diverse decadi di attività alle spalle si sono talmente stufate di sentirsi dire dai loro fan “erano più belli i primi album”, oppure “vi siete venduti”, che hanno deciso di pubblicare delle antologie che raccolgono le prime pubblicazioni, magari dei b-side o dei singoli rimasti nel cassetto e cercare di dimostrare quanto avevano da dire all’epoca dei loro esordi. Sarà stato lo stesso movente che ha spinto i Mustan Kuun Lapset, band finlandese e con ormai uno solo dei membri storici ancora in line-up (Pete Lehtinen), a pubblicare l’impronunciabile Ei Sävyjä Pimeässä. Questa uscita pesca proprio dai primi anni, dai demo risalenti agli anni 90 e da pubblicazioni particolari, omaggiando un sound che in quella decade andava molto, il (true) black metal volutamente prodotto in modo scarno. Il growl è sovrastato del ronzio delle chitarre e da un incedere ritmico che però meriterebbe più muscoli a livello di produzione e che invece anch’esso perde rispetto alla rumorosità delle chitarre; insomma tutti gli ingredienti giusti per appassionare i fan del true black metal.

Ma c’è di più, perché i Mustan Kuun Lapset osano inserendo degli spaccati quasi acustici in alcune tracce, con arpeggi di chitarra, intermezzi quasi psichedelici (addirittura un brano intero, Isfri) e incedere più pacato, elementi questi che negli anni 90 sicuramente erano un elemento di rottura rispetto ad una scena black che voleva scandalizzare sempre di più, osando con estremismi senza fine. Oggi non risulta molto originale perché è una proposta già sentita, ma va riconosciuto alla band un notevole coraggio nel proporlo in quell’epoca, tanto più che in alcuni frangenti la creatività viene a galla (come i cori di Tuonela, tutta la parte strumentale di The Dream About Dying Angel, l’epicità di Veritanssi). Si sentono le differenze in termini di produzione, Viha è un esempio lampante ma anche il rullante di Ei Sävyjä Pimeässä, ma questo è un risultato inevitabile in prodotti di questo genere. Un album quindi solo per gli amanti di queste sonorità.

Autore: Mustan Kuun LapsetTitolo Album: Ei Sävyjä Pimeässä
Anno: 2021Casa Discografica: Inverse Records
Genere musicale: Black MetalVoto: s.v.
Tipo: CDSito web: www.facebook.com/mustankuunlapset
Membri band:
Kari Kinnunen – basso
Pete “Speedu” Tamminen – voce, chitarra
Mikko Hautala – batteria
Pete Lehtinen – voce, chitarra, tastiera
Tracklist:
1. Talven Kylmää Valoa
2. Taivas ja Maa
3. …Kunnes Loppuu Yö
4. Isfri
5. Tuonela
6. The Dream About Dying Angel
7. I Shall Wither
8. Valkoiseen
9. Laulu Mustan Variksen
10. Viha
11. Maailmani Yössa Henkien
12. Veritanssi
13. Ei Sävyjä Pimeässä
14. Minä Olen Ensilumi
15. Kuka Palvoo Saatanaa
16. Lilith
Category : Recensioni
Tags : Black metal, Nuove uscite
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03rd Mar2022

DeaR – Out Of Africa

by Marcello Zinno
Dopo quell’opera mastodontica che prende il nome di Roaring Twenties / Human Decision Required e recensita da noi a questa pagina, Davide Riccio in arte DeaR (le sue iniziali pronunciate in inglese) si dedica lo stesso anno alla pubblicazione di un nuovo album. Le 35 tracce del precedente album non sono bastate per appagare lo spirito creativo di Davide che anche in questo caso sfodera oltre un’ora di musica (per la precisione 79 minuti, una durata enorme per un album contemporaneo) in cui inserisce il “vecchio” ed il “nuovo”. Il titolo cela già quali siano le coordinate musicali sulle quali si muove l’artista, già Go Back And Get It ci trasporta nel continente nero, ma anche le percussioni della titletrack o di Saying, quest’ultimo che rappresenta una composizione davvero asciutta con percussioni e voce e poco più. L’opener ci ha un po’ spiazzati grazie al suo sapore molto americano, polveroso per certi versi, e anche brani come I Am From Babylon (pezzo tra l’altro interminabile) e Tigritude (pura elettronica house) sottolineano delle scelte sonore lontane da quel modo di concepire musica. Infine ci sono dei brani incomprensibili, indecifrabili come Mozambique.

In tutte le visioni però le tracce vengono eccessivamente diluite e sembra che questa sia una scelta molto consapevole dell’artista: giunti al 60% di molti brani sembra che non ci sia nulla da aggiungere ma che la tentazione dello skip sia dietro l’angolo. Certo, DeaR non propone musica dall’ascolto facile né per un ascoltatore che ha fretta o che vuole restare in superficie, questo era evidente già dal precedente album, ma alla luce delle tantissime tracce composte e registrate nel solo 2021 ci saremmo aspettati più variazioni, più sorprese, più coinvolgimento durante l’ascolto. Un po’ di musicalità consistente arriva con passaggi come Far Are The Shades Of Arabia, brani in cui emerge il lato bowiano di DeaR finalizzato sì alla ricercatezza ma anche ad avvolgere l’ascoltatore. Il nostro consiglio è quello di puntare meno sulla durata e più sulla consistenza della proposta.

Autore: DeaRTitolo Album: Out Of Africa
Anno: 2022Casa Discografica: Music Force
Genere musicale: Rock SperimentaleVoto: 6
Tipo: CDSito web: n.d.
Membri band:
Davide Riccio
Tracklist:
1. Halfaway To You
2. Bo Back And Get It (Sankofa)
3. Out Of Africa
4. Gighlife
5. I Am From Babylon
6. Sayings
7. Far Are The Shades Of Arabia
8. Tigritude
9. Abra Zebra Cadabra
10. What’s Done Is Done
11. Mozambique
12. Bring About A Change
13. Heathen And Hell (The Preacher)
14. Habanera
15. The Half Lost
16. Love Of The Solitude
17. Song Of A Man Who Has Come Through
18. No Words Again
19. In The Beginning (A Pigmy Prayer)
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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02nd Mar2022

Wolftopia – Ways Of The Pack

by Marcello Zinno
Siamo nelle lande nordiche del melodic death metal, di quello glaciale, affilato e corpulento. Ecco presentato il sound dei Wolftopia, quartetto giovane ma con tanta determinazione che spunta fuori da ogni singola traccia di questo Ways Of The Pack. Le dosi di terrore che incutono le linee vocali (ci hanno ricordato i God Dethroned), la sezione ritmica spesso incessante ed estrema che non molla un colpo, ma soprattutto le chitarre appuntite che potrebbero piacere a chi mastica metalcore come a chi ascolta power death. Ma la proposta del combo non finisce qui perché sono molto presenti delle tastiere che, seppur non tolgono nemmeno un grammo alla pesantezza del metal proposto, danno quel giusto retrogusto epico, anzi potremo dire quasi viking metal data la potenza del sound generico. Per finire la ciliegina sulla torta sono gli assoli, sfreccianti e all’altezza di musicisti di alto livello, non solo per esecuzione ma anche per composizione. Davvero difficile scegliere un brano da questo album che elogia il death melodico fondendolo con uno stile più epico e vichingo, una commistione che è davvero in grado di affascinare chiunque sia appassionato di metal estremo ma non brutale, perché le chitarre sembrano provenire dalla NWOBHM seppur accordarsi perfettamente con gli altri strumenti. Una prova davvero di grande spessore, una band su cui puntare.

Autore: WolftopiaTitolo Album: Ways Of The Pack
Anno: 2021Casa Discografica: Inverse Records
Genere musicale: Death MetalVoto: 8
Tipo: CDSito web: https://www.facebook.com/wolftopiaband
Membri band:
Aleksander Okhotnikov – voce, chitarra
Tom Israels – batteria
Tim Reus – basso
Topi Karhunen – chitarra
Tracklist:
1. Hound Of War
2. The Last Embrace Of The Mother
3. Wash The Spears
4. We Are Pack
5. Predator
6. May He Sever The Shadow
7. The Alpha
8. I Am The Storm
Category : Recensioni
Tags : Death metal, Nuove uscite
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01st Mar2022

Babbutzi Orkestar – Porno Punk

by Raffaele Astore
Per un po’ di tempo, ma solo ed esclusivamente per ragioni musical-lavorative, ho seguito alcune band che con la musica balcanica avevano molta affinità e tra queste c’erano gli Apres La Classe, i Mama Ska, band del Salento che si mantengono ancora in attività pur avendo i loro componenti tutti ormai vite parallele. Poi è stata la volta di Goran Bregovic ed è probabile che queste cose, successe un po’ anche per la mia profonda considerazione dei generi musicali legati al popolare che, in un passato lontano, mi hanno portato fino in Marocco a ricercare ritmi e linguaggi legati al meridione d’Italia, mi hanno fatto poi scoprire le stupende sonorità berbere e le derivazioni musicali del sud d’Italia comprese tra Puglia e Campania. Ma ritornando alla musica liquida devo affermare che è la prima volta che ho ascoltato questi ragazzi della Babbutzi Orkestar che se non lo sapeste, in caso di estrema necessità – triste serata, incazzataure giornaliere, nuove esorbitanti bollette – hanno la potenza mediatica di farti ritornare a ballare e a sorridere. Qui la musica è un tambureggiare tra balcani, bossanova, tarantella, jazz-folk tanto che mi sto facendo trasportare come non mai quando recensisco un disco; e mentre scrivo mi scoppia la “capesa” con l’apertura di Porno Punk, uscito lo scorso anno, che con Peace ‘N Vodka gioca con certa politica, quella di una volta, ma che prepotentemente torna alla ribalta quando di mezzo ci sono i poteri forti e parlando di vodka, si può pensare solo ad una parte di quella(!).

Ma qui loro si divertono davvero e noi, devo dirvi la verità, non siamo da meno perché la musica è trascinante, quasi una mazurka pop rock. Con Pornoamore l’ilarità della band si fa sentire tutta, come si sente quella sorta di polka, che prende in giro il porno amore che logora e sfianca ma che al di là del testo è in un perfetto stato di ritmica com(-)baciata, e si potrebbe dire che alla fine il messaggio è quello, nessuna regola nel porno amore come non ci sono regole nel ritmo prodotto dalla Babbutzi Orkestar. Si continua sull’onda di una composizione pop-popolare e ci si sfianca con la danza a ritmo di cha-cha-cha, un bel crogiulo di sonorità balco-pop-moderne ironiche che alla fine tirano in ballo anche la Fracci, la grande ballerina che ha lasciato un vuoto incolmabile nella nostra danza. Ma qui la danza ha un altro sapore, quella del cha cha cha! Qui ci sorge il dubbio su quale prodotto sex ci possa essere all’interno di questo disco liquido che, presentandosi con il titolo di Porno Punk fa pensare a cose fuori dal comune. Poi ci si accorge con l’ascolto che il disco è tutto fuori dal comune, sì perché i ritmi in esso contenuti ci sono tutti: rock, pop, jazz, polka, mazurka, bossanova e poi tutta la musica balkanica possibile ed immaginabile.

Che dire ragazzi, la musica è forte, ma le gambe non ce la fanno più a reggersi per quanto la Babbutzi Orkestar ci ha fatto danzare. Ecco, allora, se volete scrollarvi di dosso un po’ della ruggine accumulata durante il giorno, non vi resta da fare altro che un viaggio tra i Balcani e la diversità, anche della musica che non vuole avere etichette di sorta. Un ritorno…ma in grande stile!

Autore: Babbutzi OrkestarTitolo Album: Porno Punk
Anno: 2021Casa Discografica: Maninalto!
Genere musicale: Rock, Punk, Alternative RockVoto: 6,5
Tipo: CDSito web: https://www.facebook.com/BabbutziOrkestar
Membri band:
Gabriele Roccato – voce
Luca Butturini – chitarra
Ivan Lo Giusto – basso
Marco Motta – sax baritono, sax contralto, clarinetto
Andrea Migliarini – batteria
Tracklist:
1. Peace ‘N Vodka
2. Pornoamore
3. Il Ballo Di Cha Cha Cha
4. Catacumba (feat Cacao Mental)
5. Oriental Seqx (feat Alberto Pederneschi)
6. Trap Sinatra
7. Essere Bolshoi
8. Lacrfima
9. Beverly Hills
10. Cinisello Bronx
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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01st Mar2022

Giudah! – Failures

by Marcello Zinno
5 anni, nell’epoca dei nostri tempi, sono un’infinita. Un periodo in cui accadono milioni di cose, non come mezzo secolo fa in cui la vita passava al rallentatore. Nei 5 anni che separano il precedente omonimo lavoro e questo Failures, Giudah! è cambiato, artisticamente ma probabilmente anche come persona. Gli scenari elettronici e per certi versi avanguardistici (anche se non del tutto sperimentali) dell’esordio sono cambiati, non sono completamente spariti ma hanno mutato forma. Evoluzione?! In parte, perché ascoltando Failures ci sembra che l’artista stia cercando ancora la propria forma espressiva, tentando strade diverse dopo un periodo complesso, alla ricerca appunto di un proprio percorso. Le radici non sono per nulla stravolte, anzi questo alone soft electro rock (You Can’t Stop Me Now) che in alcune tracce sposa un certo indie pop (Ballerina) c’è ancora, probabilmente nell’ultimo album c’è una maggiore “forma canzone” (buono il singolo Doggerel, seppur per nulla rappresentativo dell’intero lavoro), ma si percepisce ancora uno stile estremamente vago, che non incide né lascia alcuna traccia. Tentativi di costruire ma senza collocare mattoni, elementi rappresentativi di una identità musicale, tutto resta vagamente un passo indietro, nella confusione della ricerca, nella confusione dei nostri tempi.

Autore: Giudah!Titolo Album: Failures
Anno: 2022Casa Discografica: Sisma, È un brutto posto dove vivere, Alienated Records, Consorzio etichette indipendenti, Indiemood
Genere musicale: Electro RockVoto: 5
Tipo: CDSito web: www.facebook.com/Giudah!
Membri band:
Giudah!
Maurizio De Salvo
Alessio Ruggeri
Tracklist:
1. Wendy Arnold
2. Colors Empire
3. Ballerina
4. You Can’t Stop Me Now
5. Cȏte De Nuit
6. Doggerel
7. Swallow
Category : Recensioni
Tags : Electro Rock, Nuove uscite
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28th Feb2022

Am Samstag – Dualism

by Cristian Danzo
Ossessivi. Ma non perché siano monomaniaci. Perché i loro riff sono reiterati e ripetuti fino allo stremo, costruendo così canzoni che mandano in un loop che è vicino alla ripetitività dei macchinari industriali. Granitici. In tre sfornano un sound che pesa tonnellate nelle nostre orecchie. Atipici. Perché degli svizzeri che creano un sound che è un miscuglio perfetto del grunge più puro e senza contaminazioni, di quel movimento che prese il nome di Riot Grrrl e di tutto il sound detroitiano che vide nascere MC5 e gli Stooges, non è cosa che si vede proprio ogni giorno. Gli Am Samstag esordiscono con il loro primo full length intitolato Dualism e che vedrà la luce ufficialmente il 18 marzo, fatto di tutte queste componenti sopra elencate. Entrando più nel profondo c’è da dire che il terzetto assomiglia in più di un passaggio tantissimo ai Nirvana e questa è una componente positiva e negativa. D’altronde, ispirandosi direttamente ad un genere che dalla stampa è sempre stato inscatolato ed appiccicato alla band di Seattle, difficilmente la mente assuefatta a questo tipo di sound riesce a discostarsi da questa etichetta. Ma c’è anche il punk in tutti i suoi derivati e nel suo nocciolo più violento e cattivo.

Questo miscuglio fa sì che i pezzi siano di impatto ma non brevi, ottenendo così una prolissità musicale che non annoia ma che crea un tunnel di parossismo sonoro che avvolge completamente chi sta ascoltando. Industrie, periferie degradate, foto di macerie in bianco e nero. Gli Am Samstag lasciano a bocca aperta.

Autore: Am SamstagTitolo Album: Dualism
Anno: 2022Casa Discografica: Black Market Music
Genere musicale: Alternative Rock, Punk, GrungeVoto: 7
Tipo: VinileSito web: https://www.facebook.com/amsamstagofficial
Membri Band:
Gabriela Varela  – voce, chitarra
Stephane Grand  – basso
Baptiste Maier – batteria    
Tracklist:
1. Pills And Wine
2. Burn Notre Dame Burn
3. Meatballs
4. Hardly Wait
5. Til Death Do Us Part
6. Auf Wiedersehen
7. Miss Butch
8. Susie Q
9. Do You Wanna Have Fun?
10. You Make Me Feel
11. Sheep
12. Church
13. Algos
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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