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16th Mar2021

Alberto Sonzogni – September Man

by Marcello Zinno
Curioso il fatto che Alberto Sonzogni, che pubblicato quest’anno il suo debutto dal titolo September Man, sia nato il 20 settembre e abiti in via XX settembre, curioso perché anche il sottoscritto sia nato in quella data. Coincidenza?! Fatalità?! Non si sa, intanto va detto che l’album è di una trasversalità incredibile e di una buona godibilità. Questo sia perché è curato da una produzione di alto livello, fattore importante in un album di melodic rock, ma anche perché le melodie sono davvero protagoniste e rendono ammalianti anche i riff più duri di chitarra adattandosi con piacere ai palati più differenti. Certo, il metallaro “duro e puro” striderà un po’ ascoltando brani come The Armor o Maybe One Day, che suonano un po’ come delle ballad ma che, a differenza di centinaia e centinaia di album ascoltati, in questa tracklist i brani non sono collocati per separare due momenti di rock duro, bensì perché sono esattamente queste le sonorità proposte. Per questo pubblico (quelli che amano il metal intransigente) possiamo garantire che anche in questo lavoro c’è pane per i loro denti: Scary World è un brano di (soft) prog in stile Threshold ma con tastiere ben in evidenza (con un assolo molto bello) e Ivory Tower suona decisamente hard rock, con quelle tastiere molto purpleiane.

Però diremo una bugia presentando il progetto di Sonzogni come un’esperienza metal tout court, il suo territorio è proprio quello del rock melodico, in alcuni frangenti vicino all’AOR quindi di ispirazione anni 80. Dear Friend Loneliness e If Your Smile Becomes A Kiss sono vere ballad che provengono direttamente da quel decennio, diciamo che in molti momenti di questo September Man la differenza la fanno le tastiere e i giochi vocali tra linee maschili e femminili. Quindi ora avete tutti gli elementi per capire se questo album fa al caso vostro o no. Noi lo abbiamo apprezzato, ma allo stesso tempo ci chiediamo se il melodic rock possa essere traghettato nel futuro senza portare con sé questo sapore nostalgico. Quest’album non ci aiuta a trovare una risposta.

Autore: Alberto Sonzogni Titolo Album: September Man
Anno: 2021 Casa Discografica: Feelmaker, Freemood
Genere musicale: AOR, Melodic Rock Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/albe.sonzo
Membri band:
Alberto Sonzogni – voce, tastiera, theremin, steel guitar
Gessica Pirola – voce
Daniele Finazzi – chitarra, talk box
Nicolò Gullotto – basso
Stefano Guidi – batteria
Tracklist:
1. The Soundtrack Of My Life
2. A Little Bit Older
3. The Armor
4. Scary World
5. Dear Friend Loneliness
6. Ivory Tower
7. Night Survivor
8. If Your Smile Becomes A Kiss
9. Maybe One Day
10. We Play Together
Category : Recensioni
Tags : AOR, Nuove uscite
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15th Mar2021

Evilizers – Solar Quake

by Gabriele Rusty Rustichelli
Nati dalle ceneri di un tributo ai Judas Priest, gli Evilizers oggi propongono il loro Solar Quake, album di 11 brani inediti. Tra le influenze citate leggiamo Black Sabbath, Metallica, Iron Maiden e Judas stessi…e dobbiamo ammettere che si sente. Questo è il loro secondo album di inediti, il precedente Center Of The Grave usciva nel 2018. Di base il disco suona bene, non all’altezza di grandi produzioni, ma di certo personale e con un sound ben definito. Particolare il mix di voci più heavy metal e quelle più growl: dal punto di vista vocale infatti Fabio spazia parecchio passando da parti più epiche a parti più cattive. Il disco si apre con Solar Quake dove questi due mondi coesistono alla perfezione. Le chitarre di Fabio e Davide tessono riff serrati e ben suonati, mentre il basso di Alessio e la batteria di Giulio vanno dritti come treni. Di certo un sound che trova più spazio in Europa (specie al nord) ma sempre intramontabile per i più affezionati. La composizione scorre liscia e segue i canoni del genere ma con contaminazioni diverse dall’heavy metal più classico. Influenze più alla Maiden si sentono nella quinta traccia Earth Die Screaming in cui le chitarre a volte disegnano le tipiche armonizzazioni degli Iron. Il tutto gestito e suonato bene.

La produzione come detto è discreta ma di certo non si smette mai di migliorare, vista la tendenza della band a mischiare più elementi potrebbe essere interessante ascoltare un’evoluzione del loro stile nel prossimo lavoro. Solar Quake rimane un disco discreto che gli amanti del genere potranno apprezzare e, se dal vivo la band avrà la stessa carica, sarà un piacere vederla dal vivo. Se prima o poi si tornerà a suonare!

Autore: Evilizers Titolo Album: Solar Quake
Anno: 2021 Casa Discografica: Punishment18 Records
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/Evilizers
Membri band:
Fabio Attacco – voce
Fabio Novarese – chitarra
Davide Ruffa – chitarra
Alessio Scoccati – basso
Giulio Murgia – batteria
Tracklist:
1. Solar Quake
2. U.T.B.
3. Call Of Doom
4. Chaos Control
5. Earth Die Screaming
6. Shiver Of The Fate
7. Terror Dream
8. Disobey The Pain
9. Holy Shit
10. Time To Be Ourselves
11. Ghost
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Nuove uscite
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15th Mar2021

Millennium Bug – Start From Scratches

by Marcello Zinno
Continua il lungo periodo di promozione dell’EP d’esordio dei Millennium Bug, lungo ma assolutamente ben speso in quanto si tratta di un lavoro assolutamente di buon spessore musicale. 5 tracce che suonano mature come se si trattasse già di un terzo album ma che non perdono un’oncia di potenza: il loro infatti è un post-grunge diretto e con gli amplificatori in bella vista, ma al tempo stesso con una capacità di scrittura singolare. I brani presentano stacchi e ripartenze continue, riff stoppati e parti più pacate pronte poi ad esplodere, linee vocali ispirate e che non temono di uscire fuori dai bordi (a volte anche con un pizzico di growl), tutti elementi che fusi insieme creano una proposta particolare, seppur nel solco del genere prima citato, e che ci piace fin dall’opener, probabilmente il brano meglio costruito del lotto. Ad ascoltare bene questo Start From Scratches non c’è un punto debole, vero che si tratta pur sempre di 20 minuti totali di musica (e non di un full-lenght con filler e ballad) ma i brani convincono in pieno, ciascun con qualche ingrediente singolare.

Se questo EP fosse uscito in piena epoca nu metal avrebbe davvero creato un folto pubblico pronto a sostenere il quintetto, va detto però che anche oggi Start From Scratches ha ancora da dire e che si lascia ascoltare più che volentieri, soprattutto da chi si aspetta di ricevere una carica adrenalinica dal rock. Una potenza assoluta questi Millennium Bug, da tenere sotto occhio.

Autore: Millennium Bug Titolo Album: Start From Scratches
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Post-Grunge Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/millenniumbugpage
Membri band:
Stefano “Steve” Mannari – voce
Lorenzo “Palmé” Palmerini – chitarra
Stefano Sarti – chitarra
Filippo D’Ercole – basso
Gabriele “Mohawk” Andreucci – batteria
Tracklist:
1. Crave & Desire
2. Monsters
3. Save Me
4. Push It To The Limit
5. Skindeep Love
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, post-grunge
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14th Mar2021

Deviate Damaen – Skizzi Di Riskio

by Cristian Danzo
Una delle band più controverse del panorama italiano (per la loro attitudine, il loro pensiero ed il percorso musicale che li vede portatori di un noise sperimentale molte volte spinto all’estremo) torna con il nuovo Skizzi Di Riskio. Nuovo non è proprio la parola giusta perché trattasi è vero di inediti, ma anche di remix e collaborazioni varie. Sta di fatto che, per chi li conosce, non vi è delusione alcuna. Perché gli stilemi dei romani sono presenti per tutta la durata dell’album: rumori estremi, campionamenti, uso dei suoni del corpo, sperimentazioni varie. Andando al di là del loro pensiero politico che, nella maggior parte dei casi, è ciò che più li mette difficoltà davanti a molti recensori che si soffermano su quello e non riescono a travalicarlo focalizzandosi sul prodotto musicale, noi qui vogliamo fare una disamina (come nostra consuetudine) artistica. Apre le danze Essici Semper – Plettro Remix che già dai primi secondi mette in luce ciò che la poetica dei Deviate Damaen è: il pezzo si apre infatti con dei versi fatti con la bocca. Nightlight – Acouphenea Remix diventa inquietante e sembra provenire direttamente dalle inquietudini che Pupi Avati, nei suoi film, aveva per le vocine, i versi misteriosi e tutto ciò che può essere prodotto da una laringe umana per fare paura. L’effetto che si ottiene è quello di un ASMR in chiave terrorizzante.

L’Elite De Notra Merd è un altro pezzo che contiene ciò che è un segno distintivo della band: la canzone italiana anni 30-40. Si apre con una persona che canta mentre fa la doccia, con una melodia che riporta a quei tempi e che si scaglia contro i buonisti e quelli che comunemente vengono chiamati radical chic. Si procede poi tra pezzi con parti recitate solennemente e rimandi alla musica anni 80, abbracciando tutti i generi che in quel decennio ne facevano parte (dark, gothic, pop e dance). I Deviate Damaen sono come l’interferenza di Max Headroom (incidente televisivo del broadcast americano passato alla storia di cui potete leggere e vedere sul web): disturbanti ed affascinanti. Ma anche distruttori dei suoni. E ricordiamo sempre bene una cosa: dietro la destrutturazione c’è una logica, non sono cose buttate lì a caso (ascoltare Gelsomino per averne la riprova).

Autore: Deviate Damaen Titolo Album: Skizzi Di Riskio
Anno: 2020 Casa Discografica: Hellbones Records
Genere musicale: Electro Rock, Sperimentale, Noise Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/deviatedamaen
Membri Band:
G/Ab  – voce , effetti
Blackwolf  – chitarra
Dan Pk – chitarra, drum machine
Matteo Antonelli – voce
Tommy – chitarra
Aby – chitarra
Ark – tastiere, effetti
Lord Zimo – tastiere, computer
Gianni Foti – tastiere, computer
Fabio De Tommasi – tastiere, computer
M.Auro – tastiere
Rick The Bitch – basso
Etienne – batteria
Robby – voce narrante in Gelsomino
Lilì Lilien – voce Femminile
Tracklist:
1. Essici Semper – Plettro Remix
2. Nightlight – Acouphenea Remix
3. L’Elite De Notra Merd
4. Eius Silentium Timeo
5. Unisex Borg – Extended Remix
6. Shadow Of Night
7. I Just Wanna Be My Toy
8. Quell’Imperial Tempesta Che da Noi Trasuda
9. No More
10. Un Mondo Senza Stelle
11. Gelsomino
12. Buon Maiale
Category : Recensioni
Tags : Noise, Nuove uscite
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12th Mar2021

Madness At Home – Madness At Home

by Marcello Zinno
I Madness At Home escono con un EP dal sound inequivocabile. La loro proposta è figlia non solo del grunge anni 90 ma proprio di quel grunge, quello che ha lanciato i Nirvana verso il grande pubblico rock alla ricerca di un nuovo idolo da seguire e un’espressione al disagio dei propri anni da manifestare. Diciamo questo perché ascoltando le 5 tracce ci sembra proprio di rivivere quel sound, quelle costruzioni sonore, quelle strofe semplici musicalmente ma elettricamente logoranti, quelle linee vocali trascinate, stanche, che non cantano ma si disperano. L’incedere è proprio quello, il grunge a tratti più veloce (Life Is A Dream) a tratti più pacato ma altrettanto usurante (Rosebud); quello che va riconosciuto è di sicuro un approccio live, soprattutto dal punto di vista della produzione, non a caso più che un album studio della band di Cobain questo Madness At Home ci ricorda il suono viscerale di From The Muddy Banks Of The Wishkah, il live album dei Nirvana iù genuino. Sicuramente quindi un EP super consigliato ai nostalgici del grunge, noi attendiamo però che la band ci metta del suo e crei qualcosa di davvero personale.

Autore: Madness At Home Titolo Album: Madness At Home
Anno: 2020 Casa Discografica: Seahorse Recordings
Genere musicale: Grunge Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/RealMadnessAtHome
Membri band:
Pietro Zaccari – voce, chitarra
Andrea De Cave – basso
Giulio Calamarà – batteria
Tracklist:
1. Fade
2. Leech
3. Rosebud
4. Life Is A Dream
5. Shelley’s Wall
Category : Recensioni
Tags : Grunge, Nuove uscite
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11th Mar2021

The Shape – Morning, Paradiso

by Marcello Zinno
Il sapore angloamericano si sente forte ascoltando il nuovo album dei The Shape, arrivato dopo un lungo periodo di silenzio che probabilmente è servito alla band anche per ricalibrare il sound. E il sapore è anche molto forte tanto da carpire che a livello di mercato italiano il target di riferimento è proprio chi ama queste sonorità, nettamente diverse da quanto solitamente ascoltiamo dalle nostre (e nostrane) band emergenti. Di per sé questo non è un fattore né positivo né negativo, perché al di là dell’impostazione del proprio sound sono i contenuti quelli che finiscono per determinare il messaggio che una band intende dare: in Morning, Paradiso le linee vocali sono a cavallo tra il pop e un certo modo di concepire la new wave, new wave che viene intercettata anche dal synth e dai suoni meno canonicamente rock e su tutto un rock elettronico che aleggia negli asclti. Questo connubio offre degli abiti molto mainstream ai The Shape i quali, grazie anche ad una buona produzione, candidano l’album a vette molto alte nelle classifiche internazionali (stiamo parlando di grandi ascolti).

Per fortuna esce fuori anche una chitarra in alcuni brani (come in Sweet Devotion) che tenta di dare corposità al tutto ed evitare che sembrino brani evanescenti, ma purtroppo si parla di pochi momenti; da citare anche Every Time You Go, un pezzo interessante, con un chorus affascinante che fa trasalire le emozioni sprigionate nella strofa. Per lo più la sei corde è sommersa da un basso che suona più elettronico che elettrico, dall’overdose di tastiere ed effetti, nonché da una batteria che non incide mai. Un esempio è Oh, Angelo! che è in pratica un brano ambient, ma anche Double Vision che non presenta strumenti elettrici in vista e da 70-99, lontanissima dal mondo del rock. A noi l’ “indie lounge rock” dei The Shape non conquista, pur essendo maturo e pronto ai grandi ascolti. Non graffia, non resta, non incide. Resta in superficie.

Autore: The Shape Titolo Album: Morning, Paradiso
Anno: 2021 Casa Discografica: LaCantina Records
Genere musicale: Indie Rock, Electro Rock Voto: 5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/theshapeofficial
Membri band:
Francesco Lucchese
Nicola Ciccarelli
Davide Grandi
Andrea Scamperle
Alessandro Bussola
Tracklist:
1. After This
2. Sweet Devotion
3. Slower, Slower, Slower
4. I Will Not Be There
5. Double Vision
6. Oh, Angelo!
7. Every Time You Go
8. 70 –99
9. We Can’t Have It All
10. Falling From The Atmosphere
Category : Recensioni
Tags : Electro Rock, Nuove uscite
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10th Mar2021

Jahbulong – Eclectic Poison Tones

by Marco Pisano
Il trio veronese Jahbulong, membro della scuderia Go Down Records, una delle più attive e importanti etichette discografiche per quanto riguarda l’universo stoner/doom e heavy psych nostrano, ha dato alle stampe il suo ultimo lavoro, Eclectic Poison Tones, uscito nel 2020. Già a partire dalla splendida copertina, realizzata da Nino Cammarata, si inizia a delineare chiaramente il percorso musicale e sensoriale che attende l’ascoltatore. Ad accoglierci all’ingresso di questo universo misterioso e sinistro, c’è una figura spettrale e inquietante, vestita ed incappucciata di nero, avvolta da spirali nero e viola porpora, che sta sospesa in aria sopra un sentiero con dei teschi in primo piano. Ed effettivamente, il sound rispecchia molto fedelmente le impressioni visive suggerite dalla copertina. La musica del trio veronese è un perfetto connubio di influenze musicali, tra le quali spiccano i riff di chitarra giganteschi, carichi di distorsioni e pesanti come pianeti di scuola Black Sabbath e che ricordano altri gruppi della scuola stoner/doom come gli Sleep, gli Electric Wizard o i Monolord; riconoscibili anche le influenze grunge/alternative e ovviamente della psichedelia. Caratteristica molto particolare e che attira la curiosità leggendo la tracklist, è la durata dei brani, quasi mai inferiore ai 10 minuti e la presenza di soli quattro brani; sotto questo aspetto ricorda molti album del prog anni 70 e ovviamente della psichedelia, dove la durata dei brani tendeva a dilatarsi in modo importante e la struttura era molto meno definita e rigida.

Gli Jahbulong, forse ispirandosi proprio a quei gruppi che hanno reso grande questi due filoni musicali, danno briglia sciolta alla loro fantasia e non si preoccupano minimamente della durata del brano o della sua struttura, pensando esclusivamente a lasciar fluire al massimo la loro creatività e a ricavarne quanto più possibile in termini di espressione e di suggestione emotiva. I muri sonori creati grazie a riff di chitarra dai toni densi, scuri e pesanti come buchi neri si alternano a sezioni più aperte, surreali, psichedeliche e ipnotiche, accentuati nel loro effetto straniante, anche da linee vocali che sembrano provenire da un universo parallelo e distante, creando così un senso di dilatazione spazio-temporale e di profondità veramente suggestivo ed evocativo. La sezione ritmica fa degnamente il suo lavoro, supportando la chitarra al meglio e confezionando così brani che ci regalano anche spunti ritmici pregevoli, come la sezione di solo di batteria all’interno di The Eclipse Of The Empress, giusto per citarne uno. Ascoltando l’album, si ha la sensazione che il motore pulsante e il motore dell’universo sonoro degli Jahbulong sia la chitarra, e il suo costante alternarsi fra wall of sound fatti di power chord e riff potentissimi, affilati e grintosissimi, che generano atmosfere claustrofobiche, buie e opprimenti, e le divagazioni più psichedeliche e spaziali, che al contrario danno la sensazione di immensità, trasportandoti nelle profondità e nell’infinità del cosmo.

Il tutto viene esaltato e valorizzato da una produzione e un missaggio ben bilanciati, essenziali e senza fronzoli, che rendono giustizia al sound della band veronese, senza snaturarne l’essenza e senza rischiare di renderlo troppo plastificato e pulito. Unica pecca è forse una certa prolissità in fase di scrittura e la durata eccessiva nei brani, cose assolutamente perdonabili visto il risultato finale, davvero ben riuscito e di qualità, che lascia intravedere il grande potenziale del gruppo veneto di potersi affermare sulla scena stoner/doom e heavy psych italiana. Album consigliato al 100%.

Autore: Jahbulong Titolo Album: Eclectic Poison Tones
Anno: 2020 Casa Discografica: Go Down Records
Genere musicale: Stoner, Doom Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/JAHBULONG
Membri band:
Pierpaolo Modena – voce, chitarra
Martino Tomelini – basso
Nicolò Bonato – batteria
Tracklist:
1. Under The Influence Of The Fool
2. The Tower Of The Broken Bones
3. The Eclipse Of The Empress
4. The Eremite Tired Out (Sweed Dreams)
Category : Recensioni
Tags : Doom, Nuove uscite
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10th Mar2021

Animal House – Living In Black And White

by Marcello Zinno
Nel nostro cammino abbiamo incontrato diverse formazioni italiane di heavy metal che hanno proposto cover per anni e che ad un certo punto della loro discografica hanno deciso di fare il grande passo e di dare alla luce un album di inediti. Stavolta tocca agli Animal House, una band molto attiva nel panorama dei concerti, festival ed eventi dedicati ai bikers, un nome che si è creato uno spazietto in questo mondo e che mette in luce la propria passione per il metal (e per l’alcol). Come loro stessi raccontano, causa pandemia si sono dovuti “reinventare”: se non ci sono possibilità si esibirsi dal vivo, c’è tempo per registrare dei brani e pubblicare un album. Così nasce Living In Black And White, un album non lunghissimo (36 minuti totali) ma che pesca a piene mani dall’heavy più pieno, moderno e compatto. Sicuramente il loro percorso di cover band li ha influenzati anche nella fase compositiva: i primi due brani dell’album risentono molto del sound Iron Maiden degli anni più recenti, ma già con The Only Way To Live il registro cambia e si punta più al metal classico (stiamo parlando sempre di radici, poi rese attuali dal sound che la band ha voluto adottare).

La produzione è buona, le chitarre sono molto vicine ad un suono americano, potenti e assemblate in buon modo, leggermente thrashy (in particolare in Bintars) ma decisamente moderne; lo stile vocale molto pulito, per certi versi fa venire ancora più fuori la ruvidezza delle chitarre. The Man From Nowhere è il brano più massacrante del lotto che scomoda i Judas Priest (periodo Painkiller) e che per ovvi motivi può conquistare anche i fan dei Gamma Ray (tra l’altro qui con cori molto vicini a quel genere musicale); stesso dicasi per Eyes Of Revenge. Come tutte le band che imboccano questo cammino evidente è la difficoltà di scollarsi dallo stile di altre formazioni che le hanno precedute e delle quali sono state riproposte decine, centinaia di volte i loro cavalli di battaglia (cantano “No remorse, no regrets”). Quindi Living In Black And White è un buon album di heavy metal ma gli Animal House dovrebbero mettersi più in gioco, rischiare e creare qualcosa di più personale. Per dimostrare che oltre a saper suonare sanno anche scrivere ottima musica.

Autore: Animal House Titolo Album: Living In Black And White
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/animalhouserockband
Membri band:
Antonio Boscari – voce
Carlo Venuti – chitarra
Claudio “The Reaper” Livera – chitarra
Thomas Titze – chitarra
Andrea Attollino – basso
Massimo “Ginger” Bravo – batteria
Tracklist:
1. Need To Be Me
2. The Ghost Of The Loneliest Man
3. The Only Way To Live
4. The Man From Nowhere
5. Living In Black And White
6. Eyes Of Revenge
7. Beyond Yuor Fate
8. Bintars

Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Nuove uscite
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09th Mar2021

Sonny And The Stork – Nihil Difficile Volenti

by Raffaele Astore
Con una tiratura limitata a solo 100 copie (di cui la numero 84 è in nostro possesso) il lavoro dei Sonny And The Stork dal titolo Nihil Difficile Volenti arriva a noi in confezione cellofanata che, oltre al CD dal fronte psichedelico, contiene una bella cartolina che utilizzerò come segnalibro, un adesivo che di certo finirà sulla mia chitarra e tanta musica che colpisce come il rock che Diego Vermiglio e Giuseppe Pagnone compongono e propongono. Di due così ne conosco diversi ma dopo aver ascoltato il loro esordio del 2016, Dimenticati E Ritrovati, logicamente in streaming, mi sono fortemente convinto che questi due musicisti della provincia vercellese, orfani delle loro band che si ritrovano per il piacere di fare musica, hanno tanta di quella stoffa da vendere e lo dimostra questa nuova uscita a tiratura limitata che è un vero e proprio grido di rock’n’roll. C’è da dire che rispetto al loro esordio, in Nihil Difficile Volenti si nota già la maturità che il combo ha raggiunto nel tempo, segno di una certa capacità compositiva che guarda ad un rock che sta tra grunge, psichedelia e acid rock come se tutti e tre i generi si fondessero per poi offrire il marchio Sonny And The Stork.

Il disco che corre nel compact non lascia nessuno scampo all’ascolto, qui tutto profuma di quel rock puro come non lo si sentiva da tempo, suoni che girano su onde a volte grunge, a volte psych ma sempre con un velo di emozioni che diventano poi un’ammucchiata quando lo si ascolta con attenzione. Già con il brano di apertura Le Big Bang i suoni psichedelici all’avvio generano attenzione per quello che accadrà ed è bello scoprire con l’andare del pezzo che non ci siamo finora sbagliati nell’individuare che cosa sia questo duo. Conferma dataci dal successivo Gioco A Somma Zero che di rock ne ha tanto, rock tricolore a tutto campo dove si sente la zampata di Livio Magnini dei Bluvertigo che ha prodotto il tutto. Anche A Skanner Darkly,che insieme ad Erisimo e La Coperta Di Linus ha anticipato l’uscita del disco, mette a nudo quella ricerca sperimentale che il duo di fatto pone all’attenzione di chi ascolta. Qui, in questo album, non ci sono linee predeterminate, tutto è rock, tutto è musica di grande respiro, tutto qui è italico, anche la produzione. E come la musica mette a nudo la capacità del duo di saper fare rock, anche i testi non sono da meno, come con La Coperta Di Linus dove si racconta dell’immigrazione che se in passato vedeva i nostri nonni andar via, adesso sono i nostri giovani a doverlo fare anche se qui, il racconto, è visto dagli occhi di un migrante che attraverso il mare cerca la sua salvezza, e sono proprio quelle voci in chiusura di brano a darti poi il tonfo al cuore. Meno male che con la successiva Erisimo il ritorno al rock puro è un toccasana per riprendersi del tutto.

Disco comunque ben fatto, brani bel legati tra loro, rock ad alto potenziale, senza strafare ma solo suonando perché questo è puro piacere e, quando un disco riesce, tutto è piacere per chi suona e chi ascolta. Infine volevamo segnalarvi il brano che a noi ha colpito di più, sarà che c’è un po’ di tutto quello che questo disco ha, una sorta di riassunto rock e psichedelia ma Virgulto (feat ENKIL) ha sapori musicali succulenti da vendere. Sarà forse che alla fine i tre dividono insieme il palco?

Autore: Sonny And The Stork Titolo Album: Nihil Difficile Volenti
Anno: 2020 Casa Discografica: Pirames International
Genere musicale: Rock, Psichedelia, Grunge Voto: 7
Tipo: CD Sito: https://sonnyandthestork.wixsite.com/sonnyandthestork   
Membri band:
Diego Vermiglio – chitarra, voce
Giuseppe Pagnone – batteria
Tracklist:
1. Le Big Bang
2. Gioco E Somma Zero
3. A Skanner Darkly
4. L’elenco Delle Bocche Inutili
5. La Coperta Di Linus
6. Erisimo
7. La Prima Nozione Di Euclide
8. Virgulto
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite
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09th Mar2021

Marco Garau’s Magic Opera – The Golden Pentacle

by Marcello Zinno
In parallelo all’esperienza con i Derdian, il tastierista Marco Garau apre un percorso solista sotto il moniker Magic Opera coinvolgendo amici musicisti e non e creando una ricca line-up. Il suo lavoro si intitola The Golden Pentacle e supera l’ora di durata complessiva. Di che genere stiamo parlando? Be’ la risposta è semplice, alla luce della band di provenienza e dello strumento usato da Marco si può intuire benissimo che siamo nelle lande del power metal sinfonico, quello capace di proiettarsi nella storia di un regno con tanto di re, sudditi e tutti gli ingredienti tipici di queste ambientazioni. Non a caso The Golden Pentacle si presenta proprio come un concept album che racconta le gesta del regno di Amtork in cui vivono due maghi, Lord Kama e Sir Dohron, che si contendono il noto pentacolo d’oro. Anche le sonorità possono essere facilmente intuite: la “magic opera” si muove in prossimità dei primi Rhapsody Of Fire (quando si chiamavano ancora Rhapsody) con alcuni tempi serrati e tecnicismi che ricordano gli Stratovarius.

Ed è proprio qui il punto di forza e di debolezza di questa uscita. Se amate le due band prima citate, The Golden Pentacle è un album super consigliato, 11 tracce che vi porteranno dritti al cuore del genere e vi faranno sentire parte di quel reame con pulsazioni al cardiopalma spesso caratterizzate da ritmiche speed. Se al contrario non amate queste sonorità le tracce suddette non vi faranno cambiare idea, anzi probabilmente vi stancheranno presto perché le coordinate su cui scorre l’intero album sono molto simili; ascoltate Fight For The Victory e capirete subito di cosa stiamo parlando. Ci piace però fare dei piccoli distinguo come l’affascinante intermezzo strumentale quasi prog di Keepers Of The Night, il passaggio centrale di Never-Ending Pain che somiglia ad un tango (brano che contempla una parte in growl, vera novità per un genere che richiede invece linee vocali molto pulite) o ancora l’assolo di chitarra di Free Again.

Sicuramente la tecnica e la musicalità ci sono a iosa in questo lavoro. Noi suggeriamo però di caratterizzare un po’ la proposta musicale altrimenti si rischia di somigliare troppo a tantissime band che, seppur brave, propongono già symphonic power metal in giro per il mondo.

Autore: Marco Garau’s Magic Opera Titolo Album: The Golden Pentacle
Anno: 2021 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Symphonic Power Metal Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: www.magicopera.it
Membri band:
Marco Garau – tastiere
Anton Darusso – voce
Gabriel Tuxen – chitarra
Matt Krais – chitarra
Salvatore Giordano – batteria
Enrico Pistolese – basso, voce
Tracklist:
1. The Golden Pentacle
2. Elixir Of Life
3. Keepers Of The Night
4. Never-Ending Pain
5. Fight For The Victory
6. The Secret Of The Sea
7. The Sacred Legacy
8. Free Again
9. The Other Side
10. Thief Of Souls
11. Until The End Of Time
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, Power metal
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