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16th Gen2021

Red Roll – At The End The Beginning

by Marcello Zinno
Arrivano dall’Emilia e ci mettono tutta l’energia che il rock necessita. I Red Roll non inventano nulla di nuovo ma suonano in maniera genuina e ci tengono tanto a creare un progetto che non sia solo una manciata di serate live insieme (hanno creato una birra artigianale personalizzata acquistabile tramite il loro sito web e un brano, The World Scream, il cui testo è stato composto direttamente dalla community allargata della band). At The End The Beginning è il loro esordio, non privo di pecche (dalla fonetica dell’inglese nei testi fino ad alcuni passaggi un po’ acerbi) ma spontaneo e soprattutto suonato: sicuramente il sapore dell’album è il medesimo che si può provare sia in cuffia che di fronte ad un palco, perché i ragazzi non hanno altri modi di intendere i loro riff, le loro strofe, il sudore e la passione che ci mettono. Il ritornello di Your Truest Part dimostra tra l’altro una certa maturità, la band in questo passaggio si toglie gli abiti di realtà emergente e cerca di svettare, e lo conferma anche la seconda parte di Colors, laddove invece nella prima parte del brano il quartetto approda al punk rock.

Una bella prova quindi che ha tutti i connotati di un esordio ma che traccia la direzione giusta per procedere nel cammino del rock.

Autore: Red Roll Titolo Album: At The End The Beginning
Anno: 2020 Casa Discografica: (R)esisto
Genere musicale: Rock, Post-Grunge, Punk Rock Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: www.redroll.it
Membri band:
Passo – voce, chitarra
Leo – chitarra, voce
Cesi – basso
Jonny – batteria
Tracklist:
1. Red Lights
2. Call Me Mad
3. Your Truest Part
4. The World Scream
5. Colors
6. Song For You
Category : Recensioni
Tags : Nuove uscite, post-grunge
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28th Dic2020

Maysnow – The Unexpected

by Marcello Zinno
Molto spesso i musicisti scrivono e registrano un album per veicolare un messaggio, per dar forza alla propria voce. Nel caso dei Maysnow è la perdita di un amico caro (anzi, per scriverla come fanno loro, di un Amico) a cui va dedicato The Unexpected che probabilmente racchiude molto già dal titolo. Si tratta di un lavoro di rock, maturo e spesso ben arrangiato (in vari passaggi appaiono addirittura i violini), un album che punta in alto in fatto di ascolti e che pur accontentando un pubblico abbastanza ampio (vi sono varie anthem e ritornelli da cantare mentre ci si culla con le cuffie strette alle orecchie) non disdegna l’irruenza del rock e l’energia in certi riff. Figlio sicuramente della scena grunge e post-grunge statunitense anni 90 (alcuni passaggi di Echoes Of Rain e di The Secret Door lo testimoniano), i ragazzi cercano di iniettare la melodia (linee vocali e tastiere molto ben presenti) in una trama che sicuramente si trova a suo agio nel panorama rock e, aggiungeremo, in sede live: l’esempio lampante è Orchid, un brano che nasce come un pugno dritto e deciso ma che presto si apre a passi morbidi e radiofonici senza però strizzare l’occhio ad ammorbidimenti pop.

È questo continuo duello tra chitarra e tastiere a giocarsi gli elementi cardine del sound Maysnow, la prima che tende ad indurire il tutto, rendere la proposta più cattiva, le seconde che invece ammaliano e indicano spesso alla voce costruzioni più orecchiabili (tre i brani in stile ballad contati da noi). E poi come detto c’è una grande cura negli arrangiamenti, nella post-produzione, grazie a tale lavoro si riesce a raggiungere i 6-7 minuti di durata (incredibile per brani essenzialmente rock) senza annoiarsi. The Unexpected è un lavoro interessante tramite il quale è difficile intuire di più circa la possibile evoluzione della band, un quartetto già maturo che probabilmente continuerà a mescolare le due anime prima descritte in una formula che potrebbe tranquillamente arrivare al mainstream, soprattutto all’estero.

Autore: Maysnow Titolo Album: The Unexpected
Anno: 2020 Casa Discografica: B District Music
Genere musicale: Post-Grunge, Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.maysnow.it
Membri band:
Daniele Rini – voce
Roberto Vergallo – chitarra
Nicola Lezzi – basso
Antonio De Rubertis – tastiere
Tracklist:
1. Black Marble
2. Echoes Of Rain
3. I Drift
4. Orchid
5. Moving Mouth
6. The Circle Of The Unexpected
7. The Secret Door
8. Dawn Of September, Pt. 1
9. Misty Morning
10. White Marble
Category : Recensioni
Tags : post-grunge
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11th Feb2020

West Red – Necessities

by Marcello Zinno
Italianissimi i West Red, dopo diversi singoli confezionano un album completo e lo intitolano Necessities. Obbligatorio segnalare la loro origine perché il loro stile rimanda a realtà fuori dai nostri confini, il loro marchio di fabbrica è un post-grunge che ha profondi riminiscenze nel “Josh Homme musical-pensiero”, in primis con rimandi al progetto Them Crooked Vultures. Ciò che differenzia i West Red dall’unico album di quel progetto estemporaneo dell’incredibile trio Homme/Grohl/Jones è a nostro parere nella ritmica: lì era più incisiva e incalzante, nei West Red (fatta eccezione per qualche passaggio come Dig In o Come And Go) cede maggiore spazio alla melodia, l’esempio limite è Sunrise in cui addirittura la sezione ritmica sparisce creando proprio un momento di stanca. Get Better è un esempio di melodia rivestita da chilate di coperture elettriche, rock ma al servizio di tante playlist e dell’easy listening, addirittura l’intermezzo prima dell’assolo placa ancora più gli animi invece di creare uno stacco irruento (che invece tocca poi alla parte strumentale), molto più interessante l’assolo in Take Me There, un brano che ci piace anche per il suo piglio funky. Your Game è un pezzo innocuo, mentre Sober contiene una maggiore ricordandoci in parte gli Incubus più dediti al rock e meno radiofonici. La produzione è di ottimo livello e dà un enorme contributo alla resa di Necessities.

Nel complesso i West Red ci piacciono anche se dovrebbero incattivire la propria proposta, evitare di “smussare gli angoli” e uscire fuori con qualcosa di ancora più loro, magari con qualche incursione nel metal o in territori non così “scontati”; a nostro parere restano però una band da assaporare in sede live, contesto in cui si può davvero (capire e) apprezzare le capacità della band nel coinvolgere con il proprio sound e i propri strumenti gli amanti del rock. Bella infine la copertina, sia per il soggetto che per il rimando al moniker della band. Un buon inizio, siamo curiosi di sapere come si evolverà il progetto.

Autore: West Red Titolo Album: Necessities
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Post-Grunge Voto: 6
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/westredofficial/
Membri band:
Riccardo Mari – voce, chitarra
Lorenzo Mari – batteria
Samuel Basso – basso
Tracklist:
1. Control
2. Dig In
3. Get Better
4. Falling Down
5. Take Me There
6. Sunrise
7. Come And Go
8. Your Game
9. Sober
Category : Recensioni
Tags : post-grunge
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15th Lug2019

Daimon D. – Clouds As A Shelter

by Fabio Loffredo
Clouds As A Shelter è il primo album dei Daimon D. ed esce sia in formato CD che in digitale per la Ghost Label Record, sei brani che rievocano il grunge, l’alternative rock e anche una ricerca musicale che cerca di andare oltre, grazie anche ad una preparazione tecnica dei singoli componenti della band e ad una certa cultura musicale. Sei brani anche diversi tra loro ma che già delineano una strada da percorrere. In The Rain è rock alternativo, con belle melodie e chitarra graffianti e anche un guitar solo breve e di stampo seventies e Waiting For The End segue le stesse caratteristiche del brano precedente, ma con una parte iniziale più melodica e sottoforma di ballad che si alterna a momenti più rock a avvincenti e ancora Confusion, brano molto affascinante che incrocia alla melodia una voce più aggressiva e riff di chitarra ancora più potenti. Essendo un mini, il track by track va avanti come Dream, brano dalle tinte anche new wave e sempre con bei momenti di chitarra e Empty Mirror, che nelle parti di chitarra iniziali fa respirare anche un po’ di psych rock e non manca un bel guitar solo.

What I See conclude il lavoto, ballata acustica avvolgente e piacevole. Lo stile c’è, la personalità anche e Clouds Ad A Shelter chiarisce già le cose, dei Daimon D. ne risentiremo parlare presto e per molto.

Autore: Daimon D. Titolo Album: Clouds As A Shelter
Anno: 2019 Casa Discografica: Ghost Label Record
Genere musicale: Post-Grunge, Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/DD.Daimon
Membri band:
Axel – voce
Matt – guitar
Nicolas – chitarra, voce
Fiore – basso, voce
Alberto – batteria  
Tracklist:
1. In The Rain
2. Waiting For The End
3. Confusion
4. Dream
5. Empty Mirror
6. What I See
Category : Recensioni
Tags : post-grunge
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23rd Gen2019

Profusione – Metabolizare

by Marcello Zinno
E qui la normalità va a gambe all’aria. La Seahorde Recordings, nota per aver prodotto album sperimentali e molto ricercati, mette la propria firma dietro una band diversa, che si colloca in pieno nella scena rock/post-grunge, i Profusione. Anche dietro il primo piano del power trio c’è poco di normale, una formazione che quest’anno festeggia i venti anni di attività ma che ha nel proprio curriculum una serie di demo ed un full-lenght uscito nel 2015; ed eccoli tornare da qualche mese con un altro EP dal titolo Metabolizzare. Eppure, a pensarci bene, per entrate nel loro stile un EP è più che sufficiente: i Profusione amano i riff elettrici e le linee vocali in italiano, è qui che si giocano le proprie carte. E più li ascoltiamo più abbiamo la sensazione che l’etichetta “alternative rock” gli stia troppo stretta al combo, meglio parlare appunto di rock, anche se i rimandi a certo post-grunge sono evidenti (se amate i Foo Fighters questa band è super consigliata); eppure in questi circa venti minuti di rock ci sono anche dei passaggi più pacati e colmi di pathos, è sicuramente il caso di Come Scivolare, a nostro parere uno dei brani più interessanti dell’EP con un’ottima costruzione chitarra/basso.

Ma il loro terreno è appunto il rock, passando dal mood rock’n’roll, quasi rockabilly, di Immobili che non può che far muovere il fondoschiena ai loro concerti, arrivando al mix di pensieri messi in musica di Assalto Alla Mela (Wellcome To Reality) che sembra uscito da un film dell’orrore. Simpatica anche la cover in versione rock di L’importante È Finire. Un piacevole ritorno, attuale nei suoni e moderno nella proposta.

Autore: Profusione Titolo Album: Metabolizzare
Anno: 2018 Casa Discografica: Seahorse Recordings
Genere musicale: Post-Grunge Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/profusioneband
Membri band:
Fabrizio Sola – voce, chitarra
Rey Noman – basso, voce
Oscar Capodilupo – batteria
Tracklist:
1. Metabolizzare
2. Immobili
3. L’importante È Finire
4. Come Scivolare
5. Fottuti E Felici
6. Assalto Alla Mela (Wellcome To Reality)
Category : Recensioni
Tags : post-grunge
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08th Ago2018

The Last Drop Of Blood – The Last Drop Of Blood

by Marcello Zinno

The Last Drop Of Blood - The Last Drop Of BloodArrivano con tutto il loro fascino vintage i The Last Drop Of Blood, nuovo progetto che se da un lato propone dei suoni possenti e dei riff dal forte rimando post-grunge, dall’altro detiene un sapore antico, nelle costruzioni, che lo rende attraente. Va detto, con la stessa convinzione, che il loro album omonimo è tutt’altro che univoco in quanto a stile: se mettiamo già a confronto la pacata e suadente The Bad One con la furiosa e scatenata Burning Eyes di forte allineamento con il pianeta Foo Fighters, capirete il range entro il quale si muove la band. Polvere e far west arrivano in Thorn, un brano che presta bene la sua personalità ad un ascolto ampio e che forse rappresenta di più degli altri il sound identificativo dei The Last Drop Of Blood anche se la vera intensità musicale la troviamo nella calda e fortemente americana Bad Butterfly; ma si cambia ancora, virando verso ritmi più vispi e riff stoppati con Feelings Are Trash, pezzo in cui controtempi e chorus romantici dal sapore settantiano fanno la pace, a vantaggio dell’ascoltatore.

Una band che in meno di mezz’ora propone un arcobaleno colori e che di sicuro dal vivo acquisiranno molta più vivacità. Da seguire.

Autore: The Last Drop Of Blood

Titolo Album: The Last Drop Of Blood

Anno: 2018

Casa Discografica: Vrec Music Label

Genere musicale: Post-Grunge, Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/TLDOB/

Membri band:

Francesco Cappiotti – chitarra, banjo

Carlo Cappiotti – voce

Chris Meggiolaro – basso

Simone Marchioretti – batteria

Andrea Ferigo – chitarra

Claudia Or Die – tastiere, synth

Tracklist:

  1. Cut Wire

  2. The Bad One

  3. Burning Eyes

  4. Thorn

  5. Feelings Are Trash

  6. Bad Butterfly

  7. The Last Drop Of Blood

Category : Recensioni
Tags : post-grunge
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19th Dic2017

Dübby Düb – Empty Nation

by Marcello Zinno

Dübby Düb - Empty NationI Dübby Düb tornano, dopo quel periodo del precedente decennio che aveva fatto mettere in cantina il progetto, con diverse uscite discografiche come quel Sorry, No Dub di cui avevamo parlato a questa pagina. Ci mettono vari anni per tornare dall’ultima release, questo è vero, eppure non cambiano la loro ricetta fatta di stoner e post-grunge molto chitarroso, elettricità come se il rock dipendesse solo da questo e un approccio a tratti rock’n’roll in alcuni passaggi. Così li avevamo lasciati, così li abbiamo ritrovati, il che non è a tutti i costi un punto a loro sfavore visto che il loro marchio ha un suo mercato di riferimento. Non è cambiata nemmeno la loro decisione di escludere il basso dai loro strumenti: quindi chitarre, ecco la loro personalità fortemente elettrica, voce e batteria, ma niente frequenze basse. Quello che è cambiato e che per certi versi presenta i nuovi Dübby Düb è la produzione visto che alla scelta di suoni molto grezzi fatta in Sorry, No Dub viene preferita una produzione comunque vicina al post-grunge, quindi non pulitissima ma vestita meglio, più americana, quasi da renderla meglio presentabile; probabilmente Cold Issues è il brano che più si avvicina ai suoni del passato, più affini addirittura al grunge nel senso stretto del termine anche se nel complesso il brano risulta facile da mandar giù e non mostra asperità.

C’è anche in questo album qualche momento diverso come I’ll Lose Myself che presenta una maggiore orecchiabilità e piacerebbe molto ai The Clash (in questo brano compare però un basso o comunque delle linee che si avvicinano molto a quelle di un basso, difficile negarlo) e per certi versi anche Rainbow. Ma i loro tratti distintivi sono sei corde come se non ci fosse un domani e linee vocali, che sopra tutte quelle distorsioni, cercano di creare melodie più orecchiabili e ritornelli da ripetere il giusto. In generale Empty Nation è un album composto da brani dalla struttura semplice, ben costruiti ma senza soluzioni che facciano urlare alla genialità; brani come Out Of The Shell o About To Shine sono pezzi potenti, che ci fa piacere ascoltare da band emergenti ma che procedono nel solco di quanto fatto da colleghi più o meno noti. Quindi trame buone e rock dalle ottime calorie ma alla lunga possono stancare, dovrebbero concentrarsi su qualcosa di più originale.

Autore: Dübby Düb

Titolo Album: Empty Nation

Anno: 2017

Casa Discografica: Live Tribe Music, Buil2kill Records

Genere musicale: Stoner, Post-Grunge

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.dubbydub.com

Membri band:

Andrea Pulga – voce, chitarra, ukulele

Mauro Pulga – chitarra, voce

Enrico Negri – batteria, voce

Flavio Tomei – chitarra, voce

Tracklist:

  1. You & I

  2. Spread & Multiply

  3. Empty Nation

  4. I’ll Lose Myself

  5. Cold Issues

  6. Out Of The Shell

  7. Grow Machines

  8. Rainbow

  9. Romance

  10. About To Shine

  11. Right Now

  12. They Never Last

  13. Deny

Category : Recensioni
Tags : post-grunge
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13th Gen2017

Franklin Zoo – Red Skies

by Alessio Capraro

Franklin Zoo - Red SkiesNon solo il metal ma anche il grunge può sgorgare dalle fredde lande nordeuropee, il quintetto danese Franklin Zoo ce lo propone, racchiudendolo in 8 tracce contenute nel loro secondo album (dopo Untamed del 2013) Red Skies. Fortemente influenzati da band come Alice in Chains, Pearl Jam e soprattutto Soundgarden, il sound di questo gruppo è un intrigo di riff taglienti, armonie al servizio di chitarre lanciatissime e sezione ritmica pulsante, con al centro una voce potente. L’opener Never Caught introduce immediatamente l’esplosione delle chitarre e non può passare inosservata l’incredibile somiglianza della voce del frontman a quella di Chris Cornell, come estensione, timbrica e stile. Il ritmo dei Franklin Zoo è potente ma cadenzato, in pieno “Seattle style”, con potenti accordi che si ritrovano per tutto l’album, come in Red Skies che, dopo un inizio tranquillo, straziante e crudo, sarà disseminato di riff pesanti e granitici. Niente da eccepire sulla produzione, accurata, professionale e chiara che è riuscita a rendere appieno le intenzioni sonore della band, impatto e groove.

Nonostante queste note positive e l’indubbia bravura tecnica della band, questo è un disco che non raggiunge la sufficienza: se ascoltassimo l’album ad occhi chiusi e senza leggere alcunché, penseremmo subito ad un nuovo lavoro dei Soundgarden o di Chris Cornell da solista. Il sound e la voce sono troppo simili alla band americana e al suo cantante, non riusciamo a scorgere quasi niente di personale e, come se non bastasse, alcuni brani si dilungano fin troppo, superando, in alcuni casi, i sei minuti. Il nostro consiglio è di pensare a qualcosa di più personale, abbandonando in primis lo stile e timbro vocale, e perfezionare il sound con innesti più ricercati e meno impantanati nel suono dei Soundgarden.

Autore: Franklin Zoo

Titolo Album: Red Skies

Anno: 2016

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Post-Grunge

Voto: 5

Tipo: CD

Sito web: http://www.franklinzoo.dk

Membri band:

Rasmus Revsbech – voce

Anders Rune Hansen – basso

Søren Dabros – chitarra

Daniel Hecht – chitarra

Lars Bahr – batteria

Tracklist:

  1. Never caught

  2. No one’s slave

  3. Burning man

  4. Red skies

  5. It’s not me

  6. Tangled pain

  7. Face down

  8. Cold

Category : Recensioni
Tags : post-grunge
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27th Set2016

Nèra – Nèra

by Marcello Zinno

Nèra - NèraNella scena emergente le band dimostrano di essere sempre più ispirate da fattori endogeni (i sentimenti, l’egoismo, la paura) oppure da fattori esogeni (la società, il mondo, il sistema, la complessità della vita). In questo secondo ragruppamento sicuramente c’è una più vasta schiera di musicisti e vi troviamo anche i Nèra. Il quintetto nasce dalle ceneri degli Hyrady, una formazione hard rock e con quella condivide una certa impostazione ritmica che troviamo anche in questo loro EP omonimo. Infatti, se le parti vocali e gli arrangiamenti rispondono al motivo per cui la band si dichiara appartenere alle sonorità alternative rock, le chitarre si spingono oltre e, rimaneggiando grandi lezioni degli anni 90, adottano il suono sporco del grunge e quel sapore groovy che è venuto a galla solo con il post-grunge. Al di là delle etichette, i Nèra hanno tiro e questo è quello che conta. I pezzi sono brevi sulla carta, mai oltre i tre minuti (ad eccezione dell’ultima traccia La Cosa Migliore, una quasi strumentale di forte impatto) però hanno tutto dentro e all’ascolto sembrano offrire qualcosa di più.

Per comprendere quanto la musica dei Nèra arrivi diretta al punto suggeriamo l’ascolto di Amplesso, un brano che si colloca a metà tra i Queens Of The stone Age e i nostri Polar For The Masses, probabilmente una nuova possibile veste del rock moderno che abbandona le sembianze del “post-qualcosa” e acquisisce muscoli e watt. Ma i ragazzi trovano il tempo, nei venti minuti di questo EP, di cambiare passo e proporre Credevo Fosse Realtà, una traccia lenta ma che mantiene l’attitudine sporca del combo: buono anche qui il tiro, la band si conferma capace di scrivere ottimi ritornelli con dei refrain che trascinano anche se c’è qualcosa che non quadra tra l’arrangiamento di chitarra e la voce. Poco male perché con l’ultimo brano si mantengono sullo stesso livello di bpm pur uscendo fuori con dei riff d’assalto. Quest’anticipazione è davvero ghiotta, andranno sicuramente risentiti sulla lunga distanza e on stage dove, a nostro giudizio, il loro sound può dare il meglio.

Autore: Nèra

Titolo Album: Nèra

Anno: 2016

Casa Discografica: Alka Record Label

Genere musicale: Post-Grunge, Grunge, Alternative Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://www.facebook.com/neramusica

Membri band:

Samuele Casale – voce

Niccolò Coveri – basso

Gabriele Giannini – chitarra

Riccardo Ducceschi – chitarra

Giulio Gaudenzi – batteria

Tracklist:

  1. Quel Che Sei

  2. La Plastica

  3. Amplesso

  4. Credevo Fosse Realtà

  5. La Cosa Migliore

Category : Recensioni
Tags : post-grunge
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31st Ago2016

Underdocks – Re-burnt

by Marcello Zinno

Underdocks - Re-burntAlle volte tocca anche rispolverare ciò che è stato fatto in passato e dargli una nuova veste. Questa filosofia interessa le grandi band quando propongono delle ristampe dei loro album migliori, ma è anche cosa comune per band emergenti che tornano sui propri passi via via che maturano. Così nasce l’idea degli Underdocks di registrare nuovamente il loro album d’esordio Burnt cogliendo l’occasione del cambio di vocalist e presentare quindi un nuovo sound tramite le otto tracce di Re-burnt. La formazione ci risulta fortemente legata alla scena rock anni 90 (americana in primis), sia nel grip della sei corde che nell’approccio musicale e questo, se è un punto di forza in pezzi come l’opener che sembrano graffiare, lascia un po’ interdetti in altri momenti come in Begging God, un brano già sentito e troppo ripetitivo. A nostro parere il lavoro viaggia tra alti e bassi. Buone le iniziative del bassista Andrea Novello che si destreggia con lo slap e in Burnt riesce, anche con il contributo degli altri musicisti, a creare qualcosa di interessante, vicino allo stile dei Faith No More. In questi momenti la band ha davvero qualcosa da dire e crea qualcosa di interessante cercando di mettersi in gioco, pur riconoscendo un valore alla scena passata.

On Your Way vive invece di momenti altalenanti: in un buon songwriting si celano punti delicati come parti eccessivamente ripetute e un ritornello che stacca troppo (cambiando addirittura genere) rispetto alla più pacata strofa. La stessa impressione ci giunge con Black Out un brano che vive di diverse anime che cozzano tra di loro tanto da far sentire smarrito l’ascoltatore. Nel complesso a nostro parere Re-burnt è una grigliata all’aria aperta, fatta di carne di prima scelta così come di pezzi molto più economici; con la pratica e con delle (nuove) buone idee speriamo che gli Underdocks in futuro riescano a creare dei barbecue da far impazzire non solo noi ma anche chi vive oltreoceano.

Autore: Underdocks

Titolo Album: Re-burnt

Anno: 2016

Casa Discografica: Areasonica Records

Genere musicale: Post-Grunge, Hard Rock

Voto: 5,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/Underdocks

Membri band:

Gianluca Petrillo – voce

Carlo Fusco – chitarra

Andrea Novello – basso

Gigi Buccomino – batteria

Tracklist:

  1. Sick Of You

  2. Begging God

  3. Skin

  4. Burnt

  5. On Your Way

  6. Fine Tune

  7. All The Stories Of My Mind

  8. Back Out

Category : Recensioni
Tags : post-grunge
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