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14th Gen2015

Athene Noctua – Others

by Marcello Zinno

Athene Noctua - OthersLa musica strumentale è qualcosa di assimilabile alla vita onirica: molto astratta, difficilmente decifrabile e con l’alto rischio che al risveglio non si ricordi più nulla. La differenza però sta nella dualità mente/cuore: di solito un sound privo di linee vocali cade facilmente nella provocazione di risultare freddo, talvolta eccessivamente tecnico, mentre i sogni sono profondamente pieni di emozione e non hanno nulla a che vedere con la razionalità. Il nuovo album degli Athene Noctua riesce in un colpo solo a suonare assimilabile ad un lungo sogno e contenere in esso la componente emotiva che la musica sprigiona nei suoi vari effetti e pattern. Non c’è un genere che regga lo scheletro delle idee della band: si potrebbe farlo confluire nel post-rock ma sarebbe riduttivo in quanto non è l’elemento dell’ambientazione che prende il sopravvento, gli strumenti (anche quelli elettrici) sono ben presenti. Le tastiere non prendono il sopravvento (fattore questo che apprezziamo molto) e le chitarre dicono sempre la loro. Diciamo che Others suona come un viaggio intimista tra la cupidigia degli Ufomammut, lo stoner più psichedelico e la filosofia musicale dei Greateful Dead; nei suoi 45 minuti compare evidente questa dualità, rock ambizioso ma elettrico, sezione ritmica decisa ma che al momento giusto si mantiene un passo dietro agli arpeggi o ai solismi.

Incursioni e frasseggi jazz in Suppah Suppah Magic Soup, assoli melodici ai confini con divagazioni fuori tema…nella parte centrale di Others i Nostri perdono un po’ la bussola: Boreal Lotus e Karlheinz’s Flight si fanno tentare dalla sperimentazione pura, meglio invece le incursioni progressive di New Mumba che carica di groove (basso fuzz) e di tastiere sattantiane alla Emerson Lake & Palmer. In questa orgia di suoni e di rimandi sonori vediamo difficile una riproposizione musicale dal vivo di una ricetta così stratificata, eppure in termini puramente artistici Others non è un album da accantonare. Piuttosto va ascoltato a fondo.

Autore: Athene Noctua Titolo Album: Others
Anno: 2014 Casa Discografica: DreaminGorilla Records
Genere musicale: Post-Rock, Ambient Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.athenenoctuapr.com
Membri band:

Andrea Baio – chitarra

Pietro Caramelli – chitarra, tastiere

Tommaso Fia – tastiere

Cristiano Rossi – basso

Simone Rossi – batteria

Tracklist:

  1. Flying Poncho

  2. Mole Garden

  3. Suppah Suppah Magic Soup

  4. Boreal Lotus

  5. Karlheinz’s Flight

  6. New Mumba

  7. Chattanooga Experience

  8. Bananatras

Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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28th Nov2014

The Suricates – Storie Di Poveri Mostri

by Marcello Zinno

The Suricates - Storie Di Poveri MostriTogliamoci un po’ di peli dalla lingua. Verso la fine degli anni ’90 il rock in Italia sembrava che dovesse essere a tutti i costi alternativo. L’alternative, inteso come modalità di uso delle chitarre in uno scenario completamente nuovo e quasi mai aggrappato alla solita struttura in 4/4, divenne il dogma assoluto per cui le rock band potevano definirsi realmente moderne. Si sa che un filone artistico o esplode all’istante per poi spegnersi flebile oppure crea un tessuto ramificato e man mano si sviluppa dando vita ad una serie di rami, ognuno dei quali prende una strada propria. Di solito i rami prendono direzioni differenti ma se potessimo mettere il tutto su un range, su una linea retta, potremo collocare l’estremo dell’alternative rock come il post-rock. Laddove quindi si è voluto sperimentare a tutti i costi e rendere l’alternative ostico, ecco che giunge il post-rock e tutto ciò che è strumentazione, ambientazione, suoni diversi e regole del rock frantumate. I The Suricates, tramite il loro primo full lenght Storie Di Poveri Mostri, sono l’esaltazione di questo concetto e la dimostrazione di come estremizzare ancora di più gli sforzi di band che hanno cercato anni fa di rendere più moderno il rock.

L’album in particolare parte da alcune storie scritte da Antonio Dragonetti e messe in musica dalla band a cui si associano anche delle immagini, giusto per dare un senso più multimediale e quindi ancora più alternativo, in una scena in cui sempre più spesso si parla di musica e basta. Musicalmente i The Suricates non ci colpiscono, tendenzialmente si punta molto su tracce vestite da ambient e testi recitati (Il Teatro Degli Orrori). L’aspetto che va sottolineato è l’alto numero di strumenti adottati dalla band (violino e xilofono compresi) che dà sicuramente ricchezza al suono ma scivola via senza restare impresso più di tanto. Particolare il brano Le Streghe che inizia con una strofa quasi pop per poi aprirsi ad un ritornello cruento, a segnare la mutevole anima assunta dai The Suricates, anima che resta più coerente nelle varie tracce seppur sempre dura a digerire. Una proposta molto particolare, prevalentemente disegnata per chi è molto avvezzo alle sonorità post-rock.

Autore: The Suricates Titolo Album: Storie Di Poveri Mostri
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Post-Rock Voto: 5
Tipo: CD Sito web: http://thesuricates.bandcamp.com
Membri band:

Alessandro Cicchitti – voce, tastiere

Vincenzo Di Santo – batteria, tastiere, violino

Armando Lotti – basso, contrabbasso, xilofono

Daniele Paolucci – chitarra, synth, campionatore

Filippo Maria Di Nardo – chitarra, batteria, synth

Tracklist:

  1. La Passione Di Un Piccolo Cristo

  2. Il Sacrificio

  3. Le Streghe

  4. La Madre

  5. La Processione

  6. L’odio

  7. L’esorcismo

Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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03rd Nov2014

NoN – Sacra Massa

by Marcello Zinno

NoN - Sacra MassaI NoN hanno una storia non rara seppur particolare. I membri dei NoN hanno maturato esperienza in vari progetti musicali e tra le mille peripezie che la vita offe si sono ritrovati, per caso, a far rivivere il moniker che era sorto anni prima. Con questa idea hanno realizzato l’album Sacra Massa che viene presentato come un’opera di rock d’autore ma a noi sembra un buon esercizio di post-rock. La sei corde riveste un ruolo centrale, attingendo dalla vecchia scuola grunge/post-grunge (dove appunto la chitarra possiede lo scettro del sound). Certo che i testi in italiano e lo stile canoro tipicamente nostrano rivestono i NoN di un abito alternative che in alcuni momenti si impreziosisce di un sapore oscuro (come in Peccato), ma si tratta comunque di una forma di rock moderno e non del semplice 4/4 nudo e crudo. La maturità dei singoli musicisti si sente anche perché ogni singolo strumento riesce ad assumere una forma propria ed è facile riconoscerlo nella forma globale di un sound comunque grezzo. Le idee sono chiare, meno la personalità del singer che punta a delle liriche intimiste e al contrario a dei riff di pura determinazione; il binomio dà vita a qualcosa di non convenzionale ma più di una persona potrebbe storcere il naso.

L’esempio di come i NoN interpretano la propria fisicità musicale è data dal brano Un’altra Notte, in cui i testi raccontano una storia e la musica sale in un crescendo di elettricità, partendo da una visione new wave e finendo al rock acerbo. Una prova la cui valutazione è indiscutibilmente da rinviare al momento di un vero full-lenght.

Autore: NoN Titolo Album: Sacra Massa
Anno: 2014 Casa Discografica: Garage Records
Genere musicale: Rock, Post-Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://soundcloud.com/nonbandnon
Membri band:

Andrea Zingoni – voce, chitarra

Massimiliano Leggieri – basso

Alvaro Buzzegoli – batteria, voce

Tracklist:

  1. La Fine Del Mondo

  2. La Farfalla Sul Mirino

  3. Peccato

  4. Lo Spettro Delle Possibilità

  5. Un’altra Notte

  6. L’uomo Che Sarà

Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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21st Mag2014

Farglow – Meteors Remotes

by Marcello Zinno

Farglow - Meteors RemotesÈ proprio quando il rock si fa sofisticato che entrano in gioco sonorità, generi, sfumature e archibugi strani. Ormai nei nostri giorni non è più questione di singola scena d’appartenenza quando si parla di formazioni emergenti, bensì è sempre più lo spirito evolutivo che tende a mescolare ingredienti diversi a darne un risultato particolare, a volte piacevole altre volte meno interessante. È anche il caso dei giovani Farglow, italianissimi ma che puntano ad un rock non proprio così radicato nel nostro Paese: il loro biglietto da visita è sicuramente quello del post-rock, ovvero del rock elettrico, strumentale, crudo e con un pizzico di showgaze, almeno nell’idea di fondo, che gli dà quel sapore di astrattezza. I momenti sono sicuramente vari. Solare Death, sapore che fa da contrasto con il proprio titolo, con delle chitarre che aprono a degli sprazzi ritmici di spessore. Una sei corde dall’animo particolarmente solista, che colma l’assenza di una vera voce per cercare di dare una melodia ad un campo comunque arido di per sé, come negli arpeggi quasi drakiani di Playground. Contemporaneamente ci sono i passaggi in cui è la ritmica a tirare le redini, con una buona coesione rispetto all’unico elemento melodico (appunto la chitarra) che tramuta il tutto in qualcosa da ascoltare con piacevolezza. È così con Super Red Carpet che se avesse contenuto una voce dalla forte personalità avrebbe probabilmente dato un boost all’intera proposta musicale.

Questo forte amore/odio tra una batteria che cerca costantemente sforzi dispari e una coppia di sei corde che offre spinta alla scena, sono i caratteri salienti che si captano dalle varie tracce e che ne fanno il punto di forza del sound targato Farglow. In generale le parti elettriche o poggiate su strutture più energiche offrono un risultato più appagante rispetto a momenti più introspettivi, come la lunga Type’n’speak, al contrario invece della sperimentale Radio Ganymede che, nonostante il titolo, ha poco o nulla di radiofonico. In generale ci muoviamo su territori idealmente a buon potenziale, seppur da incastrare difficilmente con le esigenze live delle grandi venue. Una prova che pone i Farglow in alto e nello stesso luogo fissa le aspettative riguardo il loro futuro musicale.

Autore: Farglow Titolo Album: Meteors Remotes
Anno: 2014 Casa Discografica: diNotte Records
Genere musicale: Post-Rock Voto: 6,5
Tipo: LP Sito web: https://soundcloud.com/farglow
Membri band:

Marco Fasoli

Michele Zamboni

Giacomo Bressan

Gianluca Bassano

Tracklist:

  1. Behavioral Therapy
  2. Death
  3. Playground
  4. Super Red Carpet
  5. Cob Swan Race
  6. Type’n’speak
  7. Talking About Beatles
  8. Vers Le Ciel
  9. Radio Ganymede
Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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13th Mag2014

Soundsick – Astonishment

by Marcello Zinno

Soundsick - AstonishmentDi rock moderno ne abbiamo in quantità. Di post-rock anche. Ma i giochi si fanno davvero interessanti quando il post-rock è mescolato alla psichedelia e a delle parti ritmiche incalzanti. Sì perchè se al nostro piatto aggiungessimo solo la psichedelia, probabilmente il risultato finale sarebbe uno di quei trip che da lucidi nessuno riuscirebbe a capire, una formula tiepida, lenta e lugubre. E questo i Soundsick probabilmente lo sanno molto bene, non a caso spingono sull’accelleratore con basso e batteria e così facendo anche le idee proposte dalla sei corde assumono un’altra forma. Partiture sghembe fanno il pari con melodie dissonanti in una cornice dal colore forte, scuro sì ma deciso, perchè le singole tracce di Astonishment intendono entrare nella mente e restare, al pari di una band di rock moderno, talvolta con un peso importante dei ritornelli ma senza far sfigurare tutto il resto, perchè è innanzitutto l’energia della musica il principale pedone della band, così come rock comanda.

Noi ai momenti più introspettivi preferiamo quelli sì ragionati ma che abbiano una forma canzone più diretta come Ch3 Ch2 Oh in cui compare una voce principale e una batteria incalzante che aiuta a tenere il ritmo. Groove cattivo e rock potente, che di tanto in tanto si prende una giusta pausa (Grandparents) ma torna subito dopo sempre prepotentemente, come nella vena metal della titletrack che dopo un pò puzza anche un pò di post-metal e convince decisamente nei suoi 5 minuti in cui tanto accade. È proprio dalla titletrack che il gioco diventa più irruento e si inseriscono sonorità heavy tooliane, chitarre conturbanti e ritmi rotondi come Moleskine dove il groove la fa da padrone. Sul finire Varnelli & Muffa conclude egregiamente il ciclone Astonishment e ci fa sognare un pogo breve ma intenso in un brano che dà il proprio valore anche semplicemente in cuffia.

Un bel colpo per la Seahorse Recordings che ultimamente si stava dedicando ad artisti più sperimentali e che invece con i Soundsick piazza sul tavolo l’asso di cuori. Da seguire e da vedere sotto un palco.

Autore: Soundsick Titolo Album: Astonishment
Anno: 2013 Casa Discografica: Seahorse Recordings, New Model Label
Genere musicale: Post-Rock, Rock, Psichedelia Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.soundsick.it
Membri band:

Ilario Onibokun – chitarra, voce

Valentino Teodori – basso, voce

Alexander   Onibokun – batteria, voce

Tracklist:

  1. Lena
  2. Ch3 Ch2 Oh
  3. Disco Rat
  4. Brain Brine
  5. Grandparents
  6. Astonishment
  7. Loneliness
  8. Asphyxia
  9. Moleskine
  10. Varnelli & Muffa
  11. Candies & Cum
Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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08th Mag2014

Sugar Kandinsky – Canadian Pieces

by Marcello Zinno

Sugar Kandinsky - Canadian PiecesIl quartetto che prende il nome Sugar Kandinsky prende il via da Parma una manciata di anni fa e, cambi di line-up permettendo, punta il proprio mirino al post-rock. Difficoltà nell’assestamento della sezione ritmica si abbattono sulla band ma alla fine i ragazzi riescono a trovare delle colonne portanti e autoproducono sul finire del 2013 questo EP dal titolo Canadian Pieces. Poco si può dire di un lavoro composto da sole tre tracce se non che i canoni del genere sono centrati (o ripetuti) a pieno (scegliete voi il termine che più preferite): melodie elettriche che tengono il fiato sospeso per poi dare il via a chitarre più conturbanti, ritmi incalzanti, lenti e trascinanti, quel pizzico di sperimentazione che cerca di caratterizzare i brani e l’assenza totale di un elemento vocale. Le tracce sono lunghe e ciascuna resta ancorata idealmente ad una matrice di base, il che fa ben pensare sulle capacità compositive del combo, ma se dovessimo immaginare una collocazione separata del loro sound rispetto a tutte le altre band post-rock, questo sarebbe compito molto più arduo; l’esempio è dato dall’arpeggio iniziale di Gocce Invisibili, tela intrecciata fin dai primi secondi e che regge (quasi) l’intera impalcatura.

Come EP può rappresentare un buon punto di partenza ma è necessario lavorare su queste basi. L’invito è ad una maggiore caratterizzazione in modo da trovare una corretta collocazione nella scena rock e non risultare “post” in tutti i sensi.

Autore: Sugar Kandinsky Titolo Album: Canadian Pieces
Anno: 2013 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Post-Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: http://sugarkandinsky.bandcamp.com
Membri band:

Marco Barbieri – batteria

Andrea Bertolini – chitarra

Marco Boni – basso

Giovanni Pagliarulo – chitarra

Tracklist:

  1. Interferenze
  2. Gocce Invisibili
  3. Ladybugs Era
Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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17th Apr2014

EUF! – CVPR

by Marcello Zinno

EUF! - CVPREUF! (con il punto esclamativo) non è altro che l’acronimo di Encore une Fois! (sempre con il punto esclamativo) band nata ormai dieci anni fa e che ha visto nel tempo una sua propria evoluzione. Ancorati ad un’idea più sacerdotale del rock, tra post-rock e post-grunge, il timbro della band è duro e sperimentale allo stesso tempo; niente di avveneristico per i tempi che corrono seppur interessante dal punto di vista tecnico-compositivo. I tempi intrecciati nella parte iniziale di The Torment Of The Worgen che poi via via acquisisce muscoli, il piano di Violet Through The Diamonds che fa a cazzotti con un synth così come il passato si scontra con il presente e viceversa (con un sound nel complesso quasi new wave), l’incedere putrido di Take Care Of Youself che (anche qui) cambia veste per ammaliare l’ascoltatore (e nei suoi 5 minuti offre davvero tantissimo), l’anima di Torrà che fa da perfetta cornice al post-rock inquadrato dalla band, rivelano gli aspetti salienti di questo EP, un EP che risulta davvero stratificato ed elargisce tantissimi suggerimenti per un futuro album più complesso e più lungo (o anche una sola di queste due caratteristiche). CVPR (anche questo un acronimo, Ci Vuole Più Rumore) è un assaggio per far innamorare o per prendere le distanze da questo combo. Noi pensiamo che nel panorama post-rock attuale gli EUF! abbiano un posto ben stabile.

Autore: EUF! Titolo Album: CVPR
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Post-Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: http://www.eufband.net
Membri band:

Salvatore Agostino – chitarra, tastiere, programmazione

Angelo Sagliocco – basso, tastiere

Cristian Sagliocco – batteria, drum machine, tastiere

Corrado Casoli – tastiere

Tracklist:

  1. The Torment Of The Worgen
  2. Violet Through The Diamonds
  3. Take Care Of Yourself
  4. Torrà
Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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10th Mar2014

Adam Carpet – Adam Carpet

by Marcello Zinno

Adam Carpet - Adam CarpetIl dubbio (atroce?!) riguardante gli Adam Carpet è se considerare il loro disco d’esordio come un’uscita del 2013 o targata 2014. Sì perchè il loro album omonimo, composto da dieci tracce, era uscito ormai dodici mesi fa, distribuito esclusivamente in digitale. Ora ci troviamo tra le mani lo stesso album, finalmente giunto in formato fisico e con due ulteriore tracce (che più che dei veri e propri inediti le definiremo bonus track). Ma al di là di questo è il succo che conta e dobbiamo ammettere che questo quintetto, composto da membri di altre band più o meno note sulla scena, ha molto da dire. Dopo l’opener che affonda nel post-rock d’atmosfera, giunge Manmasquerade che getta il cuore nell’elettronica dimostrando una doppia personalità dei Nostri che ha del conturbante. In questi cinque minuti compaiono passaggi diversi e molto interessanti, una capacità di spaziare senza sbavature, l’abilità del quintetto di giocare con i suoni più che con gli strumenti e creare qualcosa di moderno senza dover per forza attecchire a questa scuola o a quell’altra. Originalità, innovazione ma soprattutto una discreta capacità rivolta alla sperimentazione, come se il loro concetto di musica dovesse rendere ancora più “post” il post-rock; saranno le due batterie (che si sentono poco) o i due bassi (che si sentono di più) ma è già la forma mentis degli Adam Carpet che nasce sperimentale e che deve mantenere fede al proprio comandamento.

C’è qualche momento che forse esce un pò fuori dal seminato come I Pusinati e Krokus’ Magnet Store (chi ha pensato ai Daft Punk?!) ma risulta davvero piacevole scomporre i singoli elementi e appurarne il contributo per realizzare qualcosa di cui l’unione offre sicuramente un valore superiore rispetto alla somma delle singole parti. In particolare le linee di basso e i synth spesso sono i fattori che giocano un ruolo assolutamente principale e che cambiano anima nel corso dell’ascolto passando da uno space rock a sonorità quasi dance, sempre ricoperte da una sperimentazione imperante. Così il viaggio Adam Carpet sembra un’unica lunga traccia fatta di cura e di trasposizioni oniriche nella direzione della non convenzionalità. Per i due brani inediti, posti sul finale, possiamo segnalare più che Dreamcity (cover riarrangiata dei Frigidaire Tango), Future Teen che dimostra che qualcosa, per lo più a livello ritmico, è cambiato nella band ma in fondo niente si è stravolto: l’incedere è maggiormente percussivo anche se la traccia è la più lunga da loro composta, ci si rifà a territori dance e la sorpresa giunge con l’inserimento di alcune linee vocali. Un percorso, quello degli Adam Carpet, da seguire ma con attenzione per evitare di smarrirsi.

Autore: Adam Carpet Titolo Album: Adam Carpet
Anno: 2014 Casa Discografica: Rude Records
Genere musicale: Post-Rock, Elettronica, Sperimentazione Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.adamcarpet.com
Membri band:

Diego Galeri

Alessandro Deidda

Edoardo “Double t” Barbosa

Giovanni Calella

Silvia Ottanà

Tracklist:

  1. Carpet
  2. Manmasquerade
  3. Carlabruni?
  4. I Pusinati
  5. Human Crossing
  6. Babi Yar
  7. Cowgirl In The Showe
  8. Jazz Hammerhead
  9. Krokus’ Magnet Store
  10. The Charge
  11. Future Teen Idol
  12. Dreamcity
Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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26th Feb2014

The Low Frequency In Stereo – Pop Obskura

by Barbara Sergi

The Low Frequency In Stereo - Pop ObskuraPop Obskura, uscito nel 2013, ci apre le porte della Norvegia, dove i The Low Frequency In Stereo si sono formati nel 2001; quinto album della band a confermare il loro sound post-rock, sperimentale ed elettronico. L’album parte subito con due pezzi Elevated/Desecrated e Colette (Subie Subie) molto ritmati, forse quelli più orecchiabili, con una perfetta sincronia tra le voci femminile e l’elettronica, poi si passa a pezzi un po’ più sperimentali come Black Receiver e Satellites In Sight  dove entra in gioco anche una voce maschile che si armonizza perfettamente, arrivando a due pezzi Ionic Nerve Grip, dove la voce maschile diventa parlata e il brano è quasi un pezzo strumentale; White Echo, pezzo solo strumentale. Infine si arriva a Secondhand Nation, brano che ci riconduce all’inizio dell’album con la voce femminile che la fa da protagonista ed un suono molto più ritmato e ascoltabile. In conclusione possiamo dire che Pop Obskura è un buon album, ma difficile ad un primo ascolto, soprattutto per chi non è pronto o non si è mai avvicinato a questo tipo di musica.

Autore: The Low Frequency In Stereo Titolo Album: Pop Obskura
Anno: 2013 Casa Discografica: Long  Branch Records
Genere musicale: Post-Rock Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/lowfrequencyinstereo
Membri band:

Per Steinar Lie – basso, voce

Ørjan Haaland – batteria, voce, organo

Hanne Andersen – organo, tromba, voce, chitarra

Njål Clementsen – chitarra, voce

Linn Frøkedal – organo, chitarra, tamburello e voce

Tracklist:

  1. Elevated/Desecrated
  2. Colette (Subie Subie)
  3. Curly Hair
  4. Cybernautic
  5. Black Receiver
  6. Satellites In Sight
  7. Ionic Nerve Grip
  8. White Echo
  9. Secondhand Nation
Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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18th Feb2014

La Nevicata Dell’85 – Secolo

by Carlo A. Giardina

La Nevicata Dell'85 - SecoloLa Nevicata Dell’85 è l’immaginifico ed evocativo nome di una band bergamasca che con Secolo si trova ad affrontare il secondo capitolo della loro storia. L’album presenta un post-rock pronto però a sprigionare a tratti una rabbia latente che lascia intatte le presenze limitrofe. Si inizia con Attuale. Subito si palesano suoni, ululati lontani, ma limpidamente vicini alle nostre menti. Una voce, sola, calma e sincopata che ci prepara al guado del passaggio successivo. Inizia la batteria a dare forza. Forza che influenza la voce che cambia, si anima e urla, mantenendo però, la sua estraniante calma apparente. Intanto tutto all’improvviso tuona e il cielo diventa scuro.  “In un’altra vita, come in un’altra epoca si sentirebbe ancora la forza del suo mare”. Un mare in tempesta. Con Nostalghia i suoni si avvicinano a noi. La distanza si accorcia e la poesia ci presenta nitide scene di disperazione: “Dirompe un’immagine, la figura di un uomo che tenta di accendere ripetutamente una candela, la deve portare, senza che si spenga, dalla parte opposta di una vasca vuota”. Intanto il ritmo avanza incessante. Capitombola, si interrompe riempito dalla voce, e ricomincia a rotolare fino a Secolo. Il narratore ormai sembra un punto fisso dell’album. Il racconto è intriso di chiaro ermetismo inseguito dallo stesso ritmo claudicante iniziato qualche brano fa. Ritmo che trascina ed abitua l’orecchio del pubblico.

Un inciso strumentale è sempre gradito, così viene proposto Frammenti. Un brano appunto frammentato e ricomposto da un mix sonoro che trova nelle percussioni il suo timoniere zoppo e scampanellante: come un pirata che trascinando la sua gamba di legno fa risuonare la miriade di orecchini e collane raccolta in una vita sul mare. Un mare nebbioso e pronto ad invadere la nave con qualche sparuta, ma potente, onda. La tempesta si rinforza e ora siamo nel vivo dei fulmini. Diorama ci colpisce, senza far troppi danni però. Di fatto le nubi passano in fretta e si arriva ad un altro brano strumentale condito dallo squillo quieto di chitarre elettriche: Terra Che Attendo. Il ritmo è quello che ormai ci è entrato in testa con la forza della perseveranza. Da qui, il passaggio a Sabato è quasi indistinguibile. Un flusso che d’improvviso viene spezzato e con calma riassestato dalla voce del narratore. Tamburi scalpitanti. Squarci di chitarra che ci aprono le porte a Terra Che Trovo. Una nuova realtà in cui brilla il sole. I raggi dei piatti abbagliano a tratti. Dopo che i nostri occhi hanno riacquistato la capacità visiva veniamo accolti da chitarre languide, ma decise a confonderci ed estraniarci. Ci preparano ad affrontare l’esplosione finale in cui emerge una strana armonia di scoppi, lampi e ululati, ruggiti ben educati che non sconvolgono e non riempiono, nonostante la ottima qualità strumentale e poetica.

Secolo a primo acchito è rappresentato dallo stesso nome d’arte della band: una nevicata pronta a ricoprire tutto, stravolgere le vite sottostanti ed essere sciolta, però, dalla prima ondata di calore che inesorabilmente la chiude nel dimenticatoio. Una qualità che, come un fuoco di paglia, a lungo termine non scotta più.

Autore: La Nevicata Dell’85 Titolo Album: Secolo
Anno: 2013 Casa Discografica: Fumaio Records
Genere musicale: Post-Rock Voto: 5
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/lanevicatadell85
Membri band:

Ivan Cortesi – voce, chitarra, lap steel

Davide “Marra” Catoggio – chitarra, basso

Andrea Ardigò – batteria, pad, percussioni

Tracklist:

  1. Attuale
  2. Nostalghia
  3. Secolo
  4. Frammenti
  5. Diorama
  6. Terra che Attendo
  7. Sabato
  8. Terra che Trovo
Category : Recensioni
Tags : Post-rock
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