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28th Gen2016

Avantasia – Ghostlights

by Cristian Danzo

Avantasia - GhostlightsPer essere un progetto estemporaneo agli Edguy, Avantasia ne ha fatta di strada! La creatura di Tobias Sammet, nata nel 2001, taglia con questo nuovo Ghostlights, in uscita il 29 gennaio, i sedici anni di vita. Una vita florida, piena di consenso pubblico e apprezzata musicalmente sia dagli ascoltatori che dagli addetti ai lavori. Ghostlights è al solito infarcita di super ospiti e grandissimi musicisti (su tutti, Bruce Kulick, ormai accasato in casa Avantasia dal 2010) e prosegue la sua strada artistica ed eclettica che vede sempre la base power sinfonica a farla da padrone. Base su cui poi ricamare le variazioni e divagazioni che ogni canzone vuole esprimere. I primi due pezzi dell’album, Mystery Of A Blood Red Rose e Let The Storm Descend Upon You, rispettano i trademark compositivi ed artistici che Avantasia propone sin dai suoi esordi: power metal, hard rock, ritornelli che rimangono in testa da subito, pomposi e solenni. Un trionfo completo degli anni ’80! The Haunting si rivela una grandissima sorpresa: atmosfere da horror, alla Danny Elfman più gotico, che non ci saremmo mai aspettati calzare alla perfezione addosso a Dee Snider, il leggendario frontman dei Twisted Sister, genialmente trasportato fuori dal suo solito contesto hard rock festaiolo, con notevoli risultati raggiunti.

Draconian Love é uno dei pezzi di Ghostlights che più si discosta dagli altri: rimanendo sempre perfettamente inquadrato nel disco, in realtà trasuda di atmosfere alla Him, creando una sorta di cesura e digressione musicale, nonostante sia plasmato alla perfezione per andare d’accordo con tutto il resto. Cosa che succede anche in Isle Of Evermore, dove il pezzo è cucito ad hoc intorno alla voce di Sharon Den Adel, l’ugola dei Within Temptation. Ghostlights non deluderà di certo i fan degli Avantasia e sicuramente porterà nuovi discepoli alla corte di Tobias Sammet. Certo, aspettarsi che si ripetano capolavori come i primi due capitoli della saga, è un po’ troppo pretenzioso. Bisogna anche sapersi accontentare che un disco sia bello, buono e fatto ad hoc, sia in termini di produzione che in termini musicali. E Ghostlights, questi crismi, li rispetta tutti.

Bello sul serio, ha almeno cinque pezzi che canterete subito dopo il primo ascolto per tutto il giorno, perché saranno un’ossessione che non se ne va dalla testa.

Autore: Avantasia

Titolo Album: Ghostlights

Anno: 2016

Casa Discografica: Nuclear Blast

Genere musicale: Power Metal, Heavy Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: www.avantasia.net

Membri band:

Tobias Sammet – voce, basso, tastiere

Sascha Paeth – chitarra, basso, tastiere

Michael Rodenberg – orchestrazioni, tastiere

Bruce Kulick – chitarre

Oliver Hartmann – chitarre

Felix Bohnke – batteria

Jorn Lande – voce in Let The Storm Descend Upon You, Ghostlights, Lucifer

Ronnie Atkins – voce in Let The Storm Descend Upon You, Unchain The Light

Robert Mason – voce in Let The Storm Descend Upon You, Babylon Vampyres

Dee Snider – voce in The Haunting

Geoff Tate – voce in Seduction Of Decay

Michael Kiske – voce in Ghostlights, Unchain The Light

Herbie Langhans – voce in Draconian Love

Marco Hietala – voce in Master Of The Pendulum

Sharon Den Adel – voce in Isle Of Evermore

Bob Catley – voce in A Restless Heart And Obsidian Skies

Tracklist:

  1. Mystery Of A Blood Red Rose

  2. Let The Storm Descend Upon You

  3. The Haunting

  4. Seduction Of Decay

  5. Ghostlights

  6. Draconian Love

  7. Master Of The Pendulum

  8. Isle Of Evermore

  9. Babylon Vampyres

  10. Lucifer

  11. Unchain The Light

  12. A Restless Heart And Obsidian Skies

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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28th Ott2015

Stratovarius – Eternal

by Marcello Zinno

Stratovarius - EternalDa poco il nuovo album degli Stratovarius è stato diffuso in tutto il mondo. Il tema centrale, a nostro parere, per approcciarsi ad un album degli Stratovarius è intendere il presente e il futuro del power metal internazionale. Ha senso immaginare delle nuove interpretazioni nella scena, una sorta di innovazione nel power metal così come lo conosciamo noi, o bisogna vederlo in maniera più intransigente e accettarlo solo se ancorato alle sue radici? La risposta a questa domanda può rispondere allo stesso tempo anche alla validità o meno di un album come Eternal. Infatti la tradizione ha segnato secondo noi eccessivamente questo album che suona come un vecchio lavoro della band, sicuramente tra quelli riusciti, ma pur sempre un elogio ai tempi che furono. Il presagio ci veniva già leggendo il titolo, composto precisamente da sette lettere, caratteristica che lo accomuna ad altri prodotti targati Stratovarius (Episode, Visions, Destiny, Polaris, Elysium, Nemesis) ma anche l’opener My Eternal Dream ci conferma subito quando sia difficile per la band cambiare volto. Eppure i finlandesi hanno attraversato una storia travagliata, con cambi di line-up continui e talvolta anche non privi di strascichi e polemiche, ma probabilmente la voglia di innovare non è tra le loro priorità.

Feeding The Fire è un brano che ci colpisce: nonostante il ritornello in classico stile Stratovarius, presenta un interessante lavoro di intreccio dei vari strumenti e un tiro che dà il “via” all’headbanging spontaneo; al contrario momenti come Few Are Those o In My Line Of Work sembrano ripescaggi degli anni 90. Va citata sicuramente The Lost Saga, un brano di oltre 11 minuti con cori, riff, cavalcate e variazioni sul tema; insomma tutti gli ingredienti per una power anthem, sicuramente ben eseguita seppur non rivoluzionaria. Non c’è dubbio che l’epicità di Shine In The Dark o i riff potenti di Lost Without A Trace siano elementi che i fan della band apprezzeranno e che rispondono alle aspettative dell’ascoltatore medio di power, ma (ecco che ritorna la fatidica domanda) sono sufficienti per caratterizzare il quindicesimo album di una band dal nome così altisonante? Sarebbe stato meglio puntare a soluzioni nuove anziché riproporre i soliti schemi su cui la band punta da decenni? Il fatto che gli Stratovarius abbiano proposto degli show speciali dedicati all’album Visions forse li ha convinti a ripercorrere le origini, ma per noi questo non rappresenta il futuro del power metal. A voi l’ardua sentenza.

Autore: Stratovarius

Titolo Album: Eternal

Anno: 2015

Casa Discografica: Ear Music

Genere musicale: Symphonic Power Metal

Voto: 5,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.stratovarius.com

Membri band:

Timo Kotipelto – voce

Matias Kupiainen – chitarra

Jens Johansson – tastiere

Rolf Pilve – batteria

Lauri Porra – basso

Tracklist:

  1. My Eternal Dream

  2. Shine In The Dark

  3. Rise Above It

  4. Lost Without A Trace

  5. Feeding The Fire

  6. In My Line Of Work

  7. Man In The Mirror

  8. Few Are Those

  9. Fire In Your Eyes

  10. The Lost Saga

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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22nd Ott2015

Darktribe – The Modern Age

by Marcello Zinno

Darktribe - The Modern AgeI Darktribe sono una nuova power metal band che giunge al secondo album (primo full-lenght) con questo The Modern Age. Mettiamo subito sul piatto quelli che sono gli aspetti “moderni” che troviamo qui, in particolare per una scena che in molti casi sembra aver già detto tanto. Innanzitutto le origini del combo: infatti i quattro musicisti dai cognomi che richiamano origini italiche in realtà provengono dalla Francia, Paese non famosissimo per uscite power. Inoltre va detto che parte del titolo dell’album si ritrova nel sound proposto dai Darktribe, soprattutto per quanto concerne la produzione pomposa e appunto moderna. Ma tolto lo strato realizzato dall’elettronica in studio, possiamo dire che la componente elettrica fa fede ad una certa visione di power abbastanza nota, se vogliamo sinfonica, che affianca il ruolo della sei corde. Non a caso in vari punti si notano somiglianze con il sound storico di band come Stratovarius, ripercorrendo le stesse strutture che a cavallo tra gli 80 e i 90 andavano per la maggiore; forte presenza di tastiere e arrangiamenti epici, a cura del chitarrista, confermano tutto ciò. Da questo punto di vista ci hanno ricordato i Circus Maximus (chiaramente scevri della componente progressive): produzione altisonante, suono della sei corde che fa da protagonista e di conseguenza ruolo centrale dell’axeman di turno.

Dicevamo vicinanza alla scena symphonic power metal, aspetto confermato dalle linee vocali di Anthony Agnello estremamente pulite e pronte a raggiungere vette altissime: grandi qualità vocali anche se bassa è la differenziazione rispetto a singer di pari genere. Brani come No Train To Earth o Rainwar sono le classiche power song, con attacchi forti e riff tirati, ugola che svetta e batteria che trascina tutto. Quindi tutto bello, ben eseguito ma poco di nuovo. Noi aspettiamo il momento in cui i Darktribe sboccino con una proposta davvero personale per capire se effettivamente vedranno il loro seguito, e il contributo alla musica, aumentare o meno.

Autore: Darktribe

Titolo Album: The Modern Age

Anno: 2015

Casa Discografica: Scarlet Records

Genere musicale: Power Metal

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://darktribe.fr

Membri band:

Anthony Agnello – voce

Loïc Manuello – chitarra, tastiere

Bruno Caprani – basso

Julien Agnello – batteria

Tracklist:

  1. Humanizer

  2. Red House Of Sorrow

  3. My Last Odyssey

  4. The Modern Age

  5. A Last Will

  6. No Train To Earth

  7. Holy Water Day

  8. Wild Call

  9. Rainwar

  10. Anthem For A Planet

  11. Darkside Of Imagination

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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21st Ott2015

Gyze – Black Bride

by Cristian Danzo

Gyze - Black BrideC’è un pensiero fisso nelle menti di moltissimi fan dell’heavy metal sui gruppi giapponesi. Che siano tutti mostruosi tecnicamente ma dei copioni spudorati di tutto ciò che viene prodotto in Occidente. E’ più un pregiudizio che va ad inficiare grandissime band che valgono tantissimo e che hanno fatto grandi cose nel Sol Levante: X Japan, Luna Sea, Sex Machineguns, L’Arc En Ciel, Malice Mizer (giusto per citarne alcuni).Ora che l’attenzione per la musica dell’estremo Oriente è rinnovata grazie alle babymetal (non staremo qui ad esprimere un’opinione positiva o negativa sulle ragazze), alla riunione insperata degli X Japan ed all’accessibilità molto facilitata da internet di arrivare ai confini del mondo, molte band giapponesi si trovano davanti ad ampi margini di ascolto.

Ed ecco quindi che i Gyze, provenienti da Sapporo, rilasciano il loro secondo album in studio, dopo l’esordio del 2013 intitolato Fascinating Violence. Or dunque, tornando al nostro cappello introduttivo, dove si può collocare la loro nuova release Black Bride? Sicuramente nella categoria del pregiudizio, ma fondato. Ci spiace davvero per il trio giapponese che, tecnicamente, può competere ad alti livelli con tutti i suoi colleghi presenti nel mondo. Ma qui si parla di grandi difetti palesi. Partiamo subito dal fatto che i Gyze possono risultare molto accattivanti per leve giovani che non hanno un background musicale così ampio. Certamente, la loro è una musica di impatto anche se, sinceramente, più che di melodic death metal si tratta molto più di power sinfonico accompagnato da voce death. I passaggi prettamente death metal sono uguali in tutto e per tutto al nuovo corso che intrapresero gli In Flames anni addietro. Ma se per gli svedesi si trattava di una naturale evoluzione (condivisibile o meno, piacevole o meno), in Black Bride i Gyze ricalcano palesemente la grande band di Goteborg. Ed il resto è composto da un’evidente volontà di ricalcare (ci si perdoni la ripetizione ma proprio di questo si tratta) i Dragonforce applicando la voce distorta.

Ad aggravare il tutto, i pezzi si sviluppano attorno ad idee tutte uguali e così le canzoni ottengono il risultato di mal sopportare l’ora di durata, che sembra prolungarsi molto di più. Le tastiere barocche ed ampollose sono l’unica influenza sonora che dimostra l’origine della band, rimandando direttamente a sonorità che caratterizzavano i mai troppo compianti (e sottovalutati dal grande pubblico fuori dal Giappone) Malice Mizer dei giganti Mana e Gackt. Un vero peccato. Di sicuro un album che può piacere tantissimo alle nuove generazioni. A chi invece ha anni di ascolti alle spalle, consigliamo vivamente di rivolgere l’attenzione altrove. Ci sono realtà molto più interessanti.

Autore: Gyze

Titolo Album: Black Bride

Anno: 2015

Casa Discografica: Coroner Records

Genere musicale: Melodic Death Metal, Power Metal

Voto: 5

Tipo: CD

Sito web: http://gyze.jp/en

Membri band:

Ryoji – voce, chitarra, tastiere

Aruta  – basso, voce

Shuji – batteria

Tracklist:

  1. Black Bride

  2. In Grief

  3. Honesty

  4. Insane Brain

  5. Black Shadow

  6. Winter Breath

  7. Twilight

  8. Satanic Loop

  9. Nanohana

  10. Julius

  11. Asuhenohikari

  12. Surface Tears (exclusive Coroner Records bonus track)

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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22nd Ago2015

ArseA – A New Dawn

by Marcello Zinno

ArseA - A New DawnBurrascosa la storia degli ArseA e più focalizzata sulle attività live che non su quelle discografiche. Eppure i ragazzi riescono quest’anno a dare alla luce l’album A New Dawn che contiene nove tracce di heavy metal sinfonico. Il sound del quintetto è cibo di lusso per tutti i fan di DGM, Thy Majestie e (un po’ con le pinze) Time Machine, se vogliamo restare nella scena italiana: voce con tonalità acute, riff potenti di forte sponda power e influenze epiche caratterizzate da una forte presenza di tastiere e aperture melodiche. C’è da dire che questo è un campo davvero spinoso perché se estendiamo il punto di vista ad un orizzonte internazionale risulta molto facile scimmiottare grandi band importanti del genere; eppure gli ArseA ne escono abbastanza degnamente, non tanto per composizioni particolarmente innovative ma per un buon carattere ed una “voglia di fare”. C’è da dire che scelte produttive (volute o meno, non sappiamo) sono lontane dalle pompose realizzazioni epiche di band come Rhapsody Of Fire e questo finisce, in parte, per caratterizzare il loro sound anche se, lo ripetiamo, non si esce di molto fuori dal seminato.

Uno degli aspetti che a nostro parere va rivisto è la lunghezza dei brani: in alcuni casi si sfiorano (e in uno si superano) i sette minuti che potrebbero essere troppi per chi cerca un sound potente e davvero metal; compaiono comunque dei buoni stacchi e cambi di tempo che cercano di tenere alta l’attenzione (vedi Out Of Mind) però non sempre ciò basta e la tentazione di skippare prima della fine è alta. Non è un caso se noi troviamo pane per i nostri denti nel brano Quantum Society dalle influenze prog metal, mentre nella strumentale Behind (falsamente complessa e realmente indigesta) ci distraiamo facilmente. Bella anche Aseptic Like che gioca con i tempi quasi come facevano i Voivod in piena forma, segno che le idee non mancano.

I ragazzi hanno stoffa ma in A New Dawn non escono fuori tutte le loro potenzialità. Dovrebbero a nostro parere allontanarsi un po’ dalle influenze di genere e cercare una strada molto più personale e coraggiosa.

Autore: ArseA

Titolo Album: A New Dawn

Anno: 2015

Casa Discografica: Revalve Records

Genere musicale: Heavy Metal, Power Metal, Epic

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.arseaworld.com

Membri band:

Riccardo Curti – batteria

Alessio di Clementi – chitarra

Enrico Fucci – chitarra

Giorgio Piermattei – basso

Ivan Fusco – tastiera

Matteo Peluffo – voce

Tracklist:

  1. Awakening

  2. VIII

  3. Defected Light

  4. Out Of Mind

  5. Behind

  6. Quantum Society

  7. Cross The Line

  8. Aseptic Life

  9. A New Dawn

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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15th Lug2015

Athesis – Athesis

by Marcello Zinno

Athesis EP“Primo EP di una band” non vuol dire sempre suoni grezzi, pochi soldi e sfrontatezza giovanile. Ci arrivano in redazione EP super prodotti, con un suono pulitissimo, che ci chiediamo come mai la band non abbia il seguito meritato. Per fortuna ci sono prodotti come il “primo EP” degli Athesis che ci fa ricordare quel sapore tanto provato in passato (remoto) quando la prima uscita della band era davvero scarna; poco contava il suono, le persone che avevano messo mano alle manopole (spesso erano gli stessi membri della band), il packaging e cose di questo genere. Ciò che bisognava appurare (e in passato questo era il mestiere dei discografici) era la presenza di buone idee, la possibilità che nell’evoluzione sonora della band emergesse un valore musicale profondo. Per dirla in altri termini: l’attitudine. Così, con questo animo da “talent scout” ci avviciniamo all’omonimo EP degli Athesis composto da 4 tracce di cui la prima è una sorta di intro (quindi un po’ poche nel complesso a dir il vero) che ci spiana la strada verso il power metal dei ragazzi. Le chitarre sono affilate ma dal sound sporco (probabilmente più per mancanza di risorse che per scelta sonora), le linee vocali si avvicinano anche a canoni death; inoltre la band inserisce vari elementi epici o comunque folk che danno un sapore nordico, usato anche da varie band dell’Europa continentale. Per dirla in altri termini vicino a formazioni come Die Apokalyptischen Reiter.

In Hostilia compaiono alcune influenze di sponda Helloween con un buon intermezzo acustico che apre il sipario a sonorità diverse, mentre con Athesis si punta alla velocità e ad una voce clean che fanno cambiare pelle alla band. Chissà che questa traccia non diventi un classico per la band, immancabile nei loro show tra svariati anni di carriera. Per ora comunque è un po’ poco per dare un giudizio completo sugli Athesis che comunque, giustamente, sono ancora ancorati agli stilemi del genere. Speriamo che in occasione di un full lenght il loro sound si possa caratterizzare (e valorizzare) a sufficienza.

Autore: Athesis

Titolo Album: Athesis

Anno: 2015

Casa Discografica: Ghost Label Record

Genere musicale: Power Metal, Epic Metal

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.athesis.net

Membri band:

Andrea Bluesman – voce, chitarra

Silver – chitarra

Cloud – basso, voce

André – batteria

Tracklist:

  1. As The River Flows…

  2. Kingdom Of Fanes

  3. Hostilia

  4. Athesis

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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04th Mag2015

Silent Call – Truth’s Redemption

by Cristian Danzo

Silent Call - Truth’s RedemptionBel lavoro questo degli svedesi Silent Call che con Truth’s Redemption giungono al loro terzo album in carriera, preceduto da Greed del 2010 e dal debut Creations from a Chosen Path del 2008. Si definiscono nella loro biografia progressive e, a tratti, si può anche condividere questa loro etichetta. Anche se il genere a cui si avvicinano di più è quello del power metal rielaborato e rimodernizzato dai mai più dimenticati Masterplan. L’album in questione vede una grande prova del vocalist Andi Kravljaca che per tutta la durata dell’opera spazia in maniera onorevole e notevole su diversi registri, dai più aggressivi ai più introspettivi, a seconda del mood di ogni composizione. Peccato che, dopo la registrazione dell’album, il biondo svedese si sia ritirato per lo stress della tournée, lasciando i Nostri in cerca di una nuova ugola e perdendo un ottimo frontman. Al di là comunque dell’abbandono, andiamo a valutare Truth’s Redemption un po’ di più nel profondo. Ci sono dei pezzi da novanta, dei buoni pezzi e dei pezzi del tutto anonimi che, secondo noi, potevano essere tranquillamente lasciati fuori dalla rosa della tracklist finale. Il voto dato, infatti, dipende molto da questi fattori e da queste considerazioni più che da una valutazione tecnica e di capacità compositiva della band, da livello alto e sempre eccellente.

Il pathos ed i risultato più notevoli dell’album vengono sicuramente espressi nelle ballad più atmosferiche come All Of Us o Our Last Goodbye, anche se c’è da dire che il resto non lesina in potenza ed atmosfere avvolgenti. Peccato che, come dicevamo sopra, tre o quattro pezzi risultano poveri ed anonimi dopo l’ascolto e potevano appunto essere esclusi alzando di molto il livello di Truth’s Redemption.

Autore: Silent Call Titolo Album: Truth’s Redemption
Anno: 2014 Casa Discografica: Dust On The Tracks Records
Genere musicale: Power Metal, Prog Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.silentcall.se
Membri band:

Andi Kravljaca – voce

Daniel Ekholm – chitarra

Torbjörn Moen – basso

Micke Kvist – batteria

Patrik Törnblom – tastiera

Tracklist:

  1. Intro

  2. Nightmare

  3. Evermore

  4. First To Know

  5. Erasing The Sky

  6. These Four Walls

  7. The Knife

  8. Alive

  9. All Of Us

  10. A Better Life

  11. The Kingdom’s Fall

  12. World On Fire

  13. Our Last Goodbye

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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28th Apr2015

Winterage – The Harmonic Passage

by Marcello Zinno

Winterage - The Harmonic PassageI Winterage sono un progetto relativamente giovane e il fatto che sia nato da un’idea di un violinista e di un tastierista dice già molto del sound della band. Siamo nel campo del symphonic power metal molto fantasy, in cui orchestrazioni e villaggi incantati regnano supremi in bilico tra conscio e inconscio. Quindi melodia allo stato puro. Ma attenzione a non banalizzare The Harmonic Passage, un grande e preciso lavoro. Infatti il nome Winterage non rimarrà nella storia per innovazione e sperimentazione, almeno per quanto concerne la propria scena musicale di appartenenza, ma di sicuro per grande maestria. La loro capacità sta nel fondere approcci musicali che avevamo trovato in band differenti, dai Rhapsody Of Fire ai Thy Majestie, dai Mastercastle agli Elvenking (per qualche spiraglio folk), senza però risultare una copia di nessuno. Voci power, orchestrazioni, riff in tipico incedere tedesco, cori epici, strumenti a corde e a fiati a perdita di vista, un vero mix di ingredienti per un piatto da chef stellato. Ma c’è dell’altro: The Harmonic Passage è suonato con un’orchestra di 40 elementi e si sente il contributo dei diversi strumenti, lavoro che ha richiesto sicuramente molta attenzione e che viene valorizzato da una produzione davvero eccellente (merito anche di Tommy Talamanca). Già l’opener Ouverture In Do Minore parla da sola.

In questa descrizione c’è tutta l’essenza di questa ora di ascolto che se per un ascoltatore di heavy metal può sembrare un po’ troppo vicina a cose già ascoltate, per un consumatore di power metal e di heavy teutonico può risultare un lavoro pregiato. Le parti strumentali e irish di Victory March così come il power epic classico della titletrack esprimono la tecnica e la caparbietà di questo sestetto che crea un muro di suono incredibile facendosi apprezzare anche per una buona vena melodica. A noi piace Son Of Winter con la splendida voce di Silvia Traverso e l’epicità di The Flame Shall Not Fade, un brano che non punta tutto sulla velocità. Sicuramente dal vivo offriranno grandi emozioni (a patto di godere di un’acustica all’altezza). Noi li applaudiamo!

Autore: Winterage Titolo Album: The Harmonic Passage
Anno: 2015 Casa Discografica: Nadir Music
Genere musicale: Symphonic Power Metal Voto: 7,25
Tipo: CD Sito web: http://www.winterage.net
Membri band:

Daniele Barbarossa – voce

Gabriele Boschi – violino

Dario Gisotti – tastiere

Riccardo Gisotti – chitarra

Fausto Ciapica – basso

Luca Ghiglione – batteria

Tracklist:

  1. Ouverture In Do Minore

  2. The Harmonic Passage

  3. The Flame Shall Not Fade

  4. Wirewings

  5. Son Of Winter

  6. La Caccia Di Turin

  7. Golden Worm

  8. Victory March

  9. La Grotta Di Cristallo

  10. Crown To The Crowds

  11. Panserbjørne
  12. The Endless Well

  13. Awakening

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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05th Gen2015

Victorius – Dreamchaser

by Marcello Zinno

Victorius - DreamchaserI Victorius sono tornati: dopo l’ottimo The Awakening (recensito da noi a questa pagina) danno alla luce Dreamchaser, album che conferma, anche se non vi erano dubbi, il loro sound fortemente ancorato al power metal di matrice teutonica. Cinquanta minuti scarsi che pestano in maniera irruenta nelle nostre orecchie e non lasciano tregua: una sezione ritmica con il carisma speed tanto caro ai Dragonforce, una leggera vena epica che i vecchi Stratovarius avevano portato nel power (appunto sinfonico) e tonnellate di power tedesco imbastardito come non mai. Diciamolo subito: se non siete dei veri defenders sarà difficile per voi apprezzare a pieno questo album che già dai titoli delle tracce dice tantissimo. Dragonheart ma anche Battalions Of The Holy Cross sono brani che soddisfano le aspettative dopo aver letto il titolo e intuito la direzione che avrebbero assunto; ci sono di certo momenti un po’ troppo canonici, come la titletrack o Where Ravens Fly, brani che non aggiungono tanto alla ricetta dei Victorius, ma si sa che il power metal non è di certo il genere musicale che tende a stupire l’ascoltatore in ogni istante.

Gli assoli sono chirurgici e mettono in mostra le capacità tecniche dei due chitarristi, compresa la new entry Sven Lawrenz; va evidenziato l’ottimo lavoro del secondo nuovo entrato, Rustam Guseinov alla batteria, altro elemento degno di nota che se in grado di rendere allo stesso modo dal vivo va assolutamente preso come esempio per tanti colleghi in erba. Blood Alliance rallenta un po’ i tempi, cercando di fare leva sull’heavy metal più che sul power, un pezzo strategico in quanto aiuta a prendere respiro durante l’ascolto dell’album, anche perché con la successiva Speedracer si (ri)affonda il braccio nello speed metal. In generale gli appassionati di chitarre metal molto affilate, di colpi di batteria incalzanti che dettano il tempo, di band come Gamma Ray e Dragonland, sono i destinatari di questo album che potrebbero ascoltare decine e decine di volte. A chi invece cerca una certa varietà nell’heavy metal, noi non consigliamo questo lavoro.

Autore: Victorius Titolo Album: Dreamchaser
Anno: 2014 Casa Discografica: Sonic Attack Records
Genere musicale: Power Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.victoriusmetal.net
Membri band:

David Babin – voce

Dirk Scharsich – chitarra

Sven Lawrenz – chitarra

Andreas Dockhorn – basso

Rustam Guseinov – batteria

Tracklist:

  1. Twilight Skies

  2. Day Of Reckoning

  3. Dragonheart

  4. Fireangel

  5. Dreamchaser

  6. Battalions Of The Holy Cross

  7. Blood Alliance

  8. Speedracer

  9. Where Ravens Fly

  10. Black And White

  11. Silent Symphony

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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27th Dic2014

Estate – Fantasia

by Marcello Zinno

Estate - FantasiaDalla Russia giunge questa band, Estate, che abbraccia il power metal diretto ed epico. Anche il titolo dell’album, Fantasia, sembra ideato nella nostra lingua: undici tracce dirette (ad eccezione della melodica intro strumentale) che mostrano lo stile musicale della band, debitore a grandi formazioni del genere. Già dalla prima vera traccia, Hero, le influenze di Helloween (del brano Forever And One) sono molto evidenti, anche se procedendo nell’ascolto i ragazzi inseriscono una maggiore dose di metal. Ad essere sinceri era già dall’artwork molto epico che ci attendevamo questo sound: ascoltandoli vengono in mente gli Stratovarius o anche i Rhapsody Of Fire (Holy Land) ma con più muscoli, il che viene accentuato in alcuni brani dalla maggiore carica heavy come You Are Not Alone, vero e proprio salto in una terra nuova per gli Estate. Sono questi i momenti che più ci piacciono e infatti Absolutely True! conferma che il quintetto è alla ricerca di uno stile proprio che sia molto “chitarro-centrico” e che faccia muovere le teste dei propri fan più che i ciondoli a forma di drago.

In un’opera come questa, pensata non di certo per chi ama il metal estremo, non può mancare una ballad dal titolo World Without You, brano pieno di zucchero che ricalca i classici brani lenti da far passare in radio ma che è completamente diverso rispetto allo stile reale della band. Un’occasione persa visto che gli Estate potevano davvero creare una rock anthem da paura invece che una ballad smielata. Buona invece la prova del singer Alexander Chumakov, attualmente special guest visto che la band è alla ricerca di un cantante stabile da inserire in line up. Nel complesso un buon album ma da valutare sulla base della forma musicale che i ragazzi adotteranno nel loro futuro in quanto pensiamo che il loro sound si evolverà con gli anni.

Autore: Estate Titolo Album: Fantasia
Anno: 2014 Casa Discografica: Mighty Music
Genere musicale: Power Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.estate-band.com
Membri band:

Alexander Chumakov – voce

Dmitriy “Mauzer” Efimov – tastiere

Aleksey Seleznev – chitarra

Vadim Lalayan – basso

Nikolai “Nicke Pix-R” Pikhurov – batteria

Tracklist:

  1. Intro

  2. Hero

  3. Tarantella

  4. Silent Dream

  5. World Without You

  6. You Are Not Alone

  7. Absolutely True!

  8. Holy Land (Fantasia)

  9. The War

  10. The Night Of Asura

  11. I’d Rather Die

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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