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27th Nov2017

Stratovarius – Infinite

by Ottaviano Moraca

Stratovarius - InfiniteNel 2000 la scena metal si era definitivamente lasciata alle spalle crisi e nuove idee, nuovi gruppi e nuovi festival fioccavano da ogni parte. Con questo panorama in fermento anche gli Stratovarius decisero di dire la loro inaugurando il nuovo millennio con la terza (e purtroppo ultima) perla di power metal melodico con l’attuale formazione. Si può già anticipare che fu un successo al pari degli ultimi lavori. Una vera prova di forza che mostrò in primis l’inesauribile ispirazione di una compagine che non sembrava avere alcun limite né compositivo né tanto meno tecnico. Quest’ultimo aspetto, come d’abitudine, è particolarmente evidente tanto negli acuti lancinanti al microfono, quanto nelle violentissime cavalcate in doppia cassa della sezione ritmica senza dimenticare i lunghi e strabilianti duetti di chitarra e tastiera in cui i due virtuosi della formazione si spendono senza sosta. Come sempre il tutto è condito da un senso melodico di rara efficacia in cui le linee si intrecciano mischiando complessità ed eccezionale intensità pur rimanendo sorprendentemente orecchiabili. Qualsiasi percezione di banalità è poi scacciata da questo disco dalla struttura delle composizioni che, inquiete ed articolate, aggiungono movimento rendendo tutto il lavoro avvincente ed accattivante.

Insomma un CD da ascoltare e da godere in tutte le sue sfumature che per altro saranno perfettamente apprezzabili grazie ad una produzione praticamente perfetta. Concludendo non si può non consigliare l’acquisto di questo album che con una tale magnificenza di arrangiamenti può essere ascoltato più e più volte senza correre il rischio di annoiarsi ma anzi apprezzando ogni volta nuovi dettagli o sfumature nascoste. L’eccezionale ricchezza di soluzioni sinfoniche e di atmosfere liquide e in continua evoluzione, che spaziano dal grandioso e potente fino al delicato e sommesso, completano un quadro d’eccellenza che infatti portò in casa Stratovarius riconoscimenti e premi, tra cui anche il disco d’oro. Cos’altro si può aggiungere… o desiderare?

Autore: Stratovarius

Titolo Album: Infinite

Anno: 2000

Casa Discografica: Nuclear Blast

Genere musicale: Power Metal

Voto: 8,25

Tipo: CD

Sito web: http://www.stratovarius.com

Membri band:

Timo Tolkki – chitarra

Timo Kotipelto – voce

Jari Kainulainen – basso

Jens Johansson – tastiere

Jörg Michael – batteria

Tracklist:

  1. Hunting High And Low

  2. Millennium

  3. Mother Gaia

  4. Phoenix

  5. Glory Of The World

  6. A Million Light Years Away

  7. Freedom

  8. Infinity

  9. Celestial Dream

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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20th Nov2017

Stratovarius – Destiny

by Ottaviano Moraca

Stratovarius - DestinyAd un solo anno di distanza da quel Visions che ne sancì la definitiva consacrazione a stella di prima grandezza del power metal mondiale gli Stratovarius diedero alle stampe il loro settimo album confermando quanto di buono ascoltato nel precedente lavoro e dimostrando di attraversare un periodo di inesauribile ispirazione. Si dice che il ferro vada battuto fintanto che è caldo e in questo la compagine finlandese non era seconda a nessuno tanto che per anni continuò a bersagliare gli scaffali dei negozi con dischi che, per quanto possa sembrare straordinario, nemmeno lontanamente accennavano a calare il livello qualitativo. Confermate in tutto quindi le caratteristiche del precedente lavoro, i Nostri rimisero sul piatto una produzione impressionante e pressoché perfetta per veicolare le mille sfaccettature di cui era condito il solito power metal melodico da sempre bandiera della band. Queste linee incrociate di voce, chitarra e tastiera risultano orecchiabili ma non banali, accattivanti ma al contempo semplici e dopo un paio di ascolti anche piacevolmente familiari tanto da diventare ancora una volta il centro d’interesse principale di una proposta comunque originale e con precise caratteristiche peculiari. Una di queste è naturalmente la forte propensione al tecnicismo in cui tutti si sprecano abbondantemente ma che risulta maggiormente evidente ascoltando la virtuosa e, direi, addirittura funambolica coppia Tolkki-Johansson. Non che la sezione ritmica lasci indifferenti, anzi innalza un muro sonoro di una violenza impressionante e che si può apprezzare molto bene soprattutto dal vivo.

Anche Kotipelto si spende senza risparmiarsi e anzi viaggia costantemente, come è nel suo stile, su toni molto alti. Detto questo, più che gli acuti dietro al microfono, rimangono nelle orecchie le acrobazie alla tastiere e alla chitarra…per chi sa apprezzare, davvero un viaggio nella tecnica. Insomma sul finire del millennio, cavalcando il successo di un genere riscoperto e dalla rinnovata fortuna, gli Stratovarius si confermarono tra le più solide e prolifiche realtà del sempre più affollato panorama power. Un vero piacere, non solo per gli amanti di questo particolare filone ma anche per tutti i metallari in genere che con pochissime eccezioni trovarono pane per i loro denti. Fu proprio questo a decretare il successo di un lavoro dal grande spessore, praticamente scevro da difetti importanti e perciò adatto anche alle orecchie più esigenti. Inutile dire che valse al gruppo innumerevoli riconoscimenti…e non avrebbe potuto essere altrimenti.

Autore: Stratovarius

Titolo Album: Destiny

Anno: 1998

Casa Discografica: Noise Records

Genere musicale: Power Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://www.stratovarius.com

Membri band:

Timo Tolkki – chitarra

Timo Kotipelto – voce

Jari Kainulainen – basso

Jens Johansson – tastiere

Jörg Michael – batteria

Tracklist:

  1. Destiny

  2. S.O.S.

  3. No Turning Back

  4. 4000 Rainy Nights

  5. Rebel

  6. Years Go By

  7. Playing With Fire

  8. Venus In The Morning

  9. Anthem Of The World

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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14th Nov2017

Imago Imperii – Legendaria

by Marcello Zinno

Imago Imperii - LegendariaGli Imago Imperii sono una realtà tutta italiana che punta a dare nuovo lustro alla scena power metal di stampo epico. La band nasce sotto l’egida del duo Gwarner e Ivanhoe, che almeno fino a questo album, detengono le redini del progetto insieme ad altri musicisti aggiuntivi. Dopo aver pubblicato due EP giunge per loro il momento, nel 2016, di dare alla luce un vero e proprio full-lenght autoprodotto dal titolo Legendaria. Il lavoro è sicuramente lodevole: anche se un po’ troppo legato agli stilemi del genere (le influenze di Rhapsody Of Fire sono evidenti dal nostro punto di vista) la tecnica e la compattezza sonora sono tutt’altro che da band emergente. In primis la tecnica va sottolineata: Ivanhoe riesce a destreggiarsi molto bene sia alla tastiera che alla chitarra, gli arrangiamenti sono buoni e le ambientazioni non tradiscono quelle create da band più illustri del panorama internazionale. Forse è qui il punto su cui ragionare per il loro futuro: se infatti i cliché che ogni buon defender ama sono evidenti fin dalla prima traccia, si potrebbe cercare qualche soluzione maggiormente innovativa o comunque personale per la band, anche per affermare un proprio carattere musicale. Un brano come l’opener è di sicuro una buona traccia ma chi mastica il genere ne avrà sentite tantissime di pari interesse. Ascoltandoli ci vengono in mente i Thy Majestie, band validissima di pari genere, che però è riuscita negli anni a creare un proprio stile.

Sicuramente la produzione non è un segno distintivo di Legendaria, i suoni sono comunque buoni ma è evidente che per composizioni articolare, a livello sonoro, come in questo album è necessario puntare su produzioni di altissimo livello che valorizzino la pomposità di taluni paesaggi sonori. Va però dato atto al progetto che pezzi come Fields Of Jothunheim, un brano intricato e tiratissimo, o come Under Siege possono davvero essere l’inizio di una valida testimonianza di genere; lo spessore degli Imago Imperii viene dimostrato però nella suite The Sarmatic Saga attraverso Aleskandr Nevskij, una traccia fortemente power con ottimi assoli e cariche di notevole spessore, e Battle On The Ice che con i suoi cori infonde un animo molto epico, quasi di bathoriana memoria (non solo per il titolo e per i testi). Nel 2018 arriverà un nuovo lavoro per gli Imago Imperii, con una band al completo. Le aspettative sono sicuramente alte, noi crediamo possa essere il loro trampolino di lancio.

Autore: Imago Imperii

Titolo Album: Legendaria

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Power Epic Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://www.imagoimperii.com

Membri band:

Gwarner – voce

Ivanhoe – tastiere, chitarra, basso

Magus – chitarra, voce

Debora Ceneri – voce

Luca “Luke” Fortini – chitarra

Tracklist:

1. Black Prince

2. The Last Queen Of The Dragons

3. Fields Of Jothunheim

4. Legendaria

5. Under Siege

The Sarmatic Saga:

6. The Grandmaster Of The Teutonic Knights

7. Aleskandr Nevskij

8. Battle On The Ice

9. Tyrant Is Time

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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13th Nov2017

Stratovarius – Visions

by Ottaviano Moraca

Stratovarius - VisionsCapolavoro. In verità oggi sappiamo che questo è solo il primo capitolo di una trilogia che valse al gruppo innumerevoli riconoscimenti tra cui alcuni dischi d’oro. Universalmente riconosciuto come uno dei migliori (se non addirittura il migliore) album degli Stratovarius questo Visions completò di fatto il processo di maturazione iniziato solo un paio di anni prima con l’ingresso di Kotipelto dietro il microfono. Nel frattempo però due ottimi album e soprattutto l’ingresso in squadra di Jens Johansson e Jörg Michael, rispettivamente alle tastiere e alla batteria, avevano messo letteralmente le ali alla compagine finlandese. Amatissimi in patria e ormai paladini di un certo tipo di power metal sinfonico, ispirato e soprattutto intenso i Nostri si fecero apprezzare dal sempre selettivo popolo metal di tutto il mondo grazie anche ad una spiccata attitudine all’esibizione dal vivo. I prodigiosi virtuosismi di cui, oggi come allora, sono infarcite anche le dieci nuove tracce di questo CD non lasciarono indifferenti le platee sempre più popolose davanti alle quali i Nostri presentavano la loro proverbiale perfezione tecnica.

Come detto non sarebbe però giusto mettere l’accento solo sull’esecuzione che, pur mirabile, è solo uno dei punti di cui questa sesta fatica in studio si può fregiare. Non si può dimenticare per esempio la produzione, semplicemente spettacolare e va citata sicuramente in questo contesto la composizione dei brani che riesce ad essere complessa e articolata ma così uniforme e ben proporzionata da rendere un lavoro lungo più di un’ora avvincente e mai stancante. Parte del merito va anche al ricco impianto melodico, da sempre cavallo di battaglia degli Stratovarius, che qui trova una dimensione ancora più cangiante e variopinta che in passato. Insomma dal vivo in mezzo a migliaia di persone o sdraiato in salotto con le cuffie in testa all’ascoltatore non rimane che perdersi sulle montagne russe su cui le intricate linee melodiche condurranno l’ascolto senza lesinare emozioni, sorprese e talvolta qualche sperimentazione. Semplicemente uno dei migliori dischi power metal di sempre…c’è bisogno di aggiungere altro?

Autore: Stratovarius

Titolo Album: Visions

Anno: 1997

Casa Discografica: Noise Records

Genere musicale: Power Metal

Voto: 8,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.stratovarius.com

Membri band:

Timo Tolkki – chitarra

Timo Kotipelto – voce

Jari Kainulainen – basso

Jens Johansson – tastiere

Jörg Michael – batteria

Tracklist:

  1. Black Diamond

  2. The Kiss Of Judas

  3. Forever Free

  4. Before The Winter

  5. Legions

  6. The Abyss Of Your Eyes

  7. Holy Light

  8. Paradise

  9. Coming Home

  10. Visions (Southern Cross)

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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12th Nov2017

Cyhra – Letters To Myself

by Marcello Zinno

Cyhra - Letters To MyselfAlla voce super-gruppi dobbiamo annoverare anche i nascenti Cyhra. Nemmeno il tempo di ufficializzare la dipartita di Jake E dagli Amaranthe che subito la voglia di rimettersi in gioco con un nuovo progetto lo porta a contattare un po’ di amici. La coincidenza con l’amico Jesper Strömblad è stata fondamentale: lui infatti aveva già abbandonato gli In Flames prima e i The Resistance dopo, e anche il suo collega negli In Flames, Peter Iwers, era rimasto libero. Così, una volta raccolti Euge Valovirta e Alex Landenburg, quest’ultimo ex batterista dei Luca Turilli’s Rhapsody, la formazione è stata completata. La lunga descrizione delle provenienze dei musicisti è fondamentale perché i Cyhra sono il completo compendio delle esperienze pregresse: le atmosfere melodic metal a cui gli In Flames non hanno mai rinunciato (soprattutto negli ultimi anni), le influenze di sponda elettronica degli Amaranthe (ascoltare il singolo Karma) nonché quel forte marchio di fabbrica power metal che rende Letters To Myself un buon prodotto per gli ascoltatori di questo genere. Muted Life ad esempio è un brano che si avvicina molto alla tradizione recente degli Helloween, accostando anche il singer Jake con Andi Deris, somiglianza che ritroviamo anche in altri brani. Noi apprezziamo i momenti meno accondiscendenti alla melodia: la titletrack è un assoluto treno in corsa e il riffing delle strofe fa perdonare l’estrema orecchiabilità del ritornello, buona anche Black Wings, il brano più trasversale e intricato del lotto in cui la band si esprime al completo.

Tutte considerazioni che di per sé non adducono ad un album brutto, anzi i rimandi sono più che illustri. Quello che non ci permette di inserire la band nelle nuove realtà da tenere sotto occhio è l’approccio mainstream seguito nella composizione dei brani. Ciascuna traccia ha un buon potenziale radiofonico, dei refrain che non richiedono numerosi ascolti per girare nelle nostre orecchie, ma proprio per questo sembra una confezione regalo eccessivamente luccicante, senza sbavature e senza esuberanze, elementi che avremo apprezzato considerando la caratura della line-up. Non a caso tracce come Dark Clarity, Holding Your Breath (scontata fin dal titolo) o Inside A Lullaby sono un esercizio un po’ troppo scolastico per una band agli esordi che dovrebbe volersi differenziare nella giungla del metal europeo. Speriamo che fioriranno con il tempo.

Autore: Cyhra

Titolo Album: Letters To Myself

Anno: 2017

Casa Discografica: Spinefarm Records

Genere musicale: Power Metal

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.cyhra.com

Membri band:

Joacim “Jake E” Lundberg – Vocals

Jesper Strömblad – Guitar

Euge Valovirta – Guitar

Peter Iwers – Bass

Alex Landenburg – Drums

Tracklist:

  1. Karma

  2. Heartrage

  3. Here To Save You

  4. Muted Life

  5. Closure

  6. Letter To Myself

  7. Dark Clarity

  8. Holding Your Breath

  9. Rescue Ride

  10. Black Wings

  11. Inside A Lullaby

  12. Dead To Me

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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06th Nov2017

Stratovarius – Episode

by Ottaviano Moraca

Stratovarius - EpisodeEvoluzione, trasformazione e… rivoluzione. Senza girarci intorno è questo che bisogna aspettarsi dal nuovo Episode che, tanto per dirne una, si presenta con una line-up completamente rinnovata rispetto alle origini della band. E’ così: sebbene questa sia considerata ancora oggi la formazione classica della compagine finlandese in verità non contiene nessuno dei membri fondatori. Poco male perché, diciamolo, i due nuovi innesti, alla batteria e alla tastiera, hanno immediatamente dato al gruppo una marcia in più e il maggior affiatamento di Kotipelto dietro al microfono ha fatto il resto trasformando questo quinto lavoro in una perla che gli amanti del genere ancora ricordano a distanza di più di vent’anni. In verità questo è un disco così variegato e di così alto livello da poter piacere davvero a chiunque abbia un minimo di apertura mentale. Come in passato i virtuosismi si sprecano ma ora il buon Tolkki non è più da solo e ai funambolici fraseggi di chitarra rispondono sventagliate di note provenienti dall’altrettanto prodigioso Johansson (già con Malmsteen e Dio). Insomma la configurazione da super-gruppo, completata da Jörg Michael (già con i Rage) dietro le pelli, si addice perfettamente agli Stratovarius, il cui songwriting non cambia più di tanto reggendo alla pressione di tanta maestria senza piegarsi eccessivamente e anzi trovando quegli sbocchi espressivi che in passato erano un po’ mancati.

Anche il sound della band viene rimodernato e, forte di una produzione di primissimo ordine, perde completamente qualsiasi patina di immediatezza potesse essere rimasta per approdare su terreni più consoni al progressive metal che meglio si prestano a veicolare il messaggio di queste undici tracce. Il genere invece rimane saldamente ancorato ad un power metal di stampo classico, sebbene variegato da venature sperimentali completamente assenti in passato, in cui soprattutto l’approccio molto tecnico consiglierebbe qualche sorta di distinguo che li separi dalle altre proposte dell’epoca. Ad oggi invece nel solco tracciato dagli Stratovarius sono passati in molti…ma questa è un’altra storia che però conferma l’autorità maturata dai Nostri. In questa sede basti sottolineare come Episode sia stato un successo planetario che lanciò in orbita una band completa e capace di coniugare tecnica, melodia, creatività, intensità e ispirazione come nessun’altra in quel periodo.

Autore: Stratovarius

Titolo Album: Episode

Anno: 1996

Casa Discografica: Noise Records

Genere musicale: Power Metal

Voto: 8,25

Tipo: CD

Sito web: http://www.stratovarius.com

Membri band:

Timo Tolkki – chitarra

Timo Kotipelto – voce

Jari Kainulainen – basso

Jens Johansson – tastiere

Jörg Michael – batteria

Tracklist:

  1. Father Time

  2. Will The Sun Rise?

  3. Eternity

  4. Episode

  5. Speed Of Light

  6. Uncertainty

  7. Season Of Change

  8. Stratosphere

  9. Babylon

  10. Tomorrow

  11. Night Time Eclipse

  12. Forever

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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30th Ott2017

Stratovarius – Fourth Dimension

by Ottaviano Moraca

Stratovarius - Fourth DimensionCon questo lavoro gli Stratovarius si confermano una realtà liquida e in continuo divenire. Un’evoluzione-trasformazione che è da sempre croce e delizia per i fan della band. Nemmeno per questo quarto capitolo i Nostri lesinano con le sorprese ad iniziare dal genere che rinuncia quasi del tutto alle derive progressive, che invece abbondavano nel precedente episodio, per sposare un power metal più essenziale ma con forti connotazioni ultra-tecniche. La ragione di questo cambiamento risiede nella scelta del talentuoso leader Timo Tolkki di abbandonare il lavoro al microfono per dedicarsi esclusivamente al suo ruolo di chitarrista. La scena metal è costellata di personaggi iper-attivi, iper-creativi e iper-produttivi che devono (e possono) accentrare su di sé ogni attenzione. Questo atteggiamento, diciamo, un po’ da “prime donne” testimonia la grandezza di personaggi del calibro di Kai Hansen, Dave Mustaine, Peter Wagner, Yngwie Malmsteen e via dicendo. Con maggior umiltà il virtuoso axeman degli Stratovarius decide invece di seguire una strada diversa e scritturare un cantante a tempo pieno per completare la line-up del gruppo trascinando al contempo il sound della band verso lidi più sinfonici e infondere ancora più melodia in questi nuovi undici brani.

Alla fine Fourth Dimension suona come un super-album della compagine finlandese in cui tutte le caratteristiche che li hanno contraddistinti fin qui sono enfatizzate al massimo se non addirittura quasi esasperate. Abbiamo quindi più velocità, più tecnica, più melodia nonché una produzione che finalmente consente di godere a pieno di tutta la prodigiosa abilità compositiva che i Nostri hanno sempre saputo mettere in campo. Due immancabili parole sul nuovo entrato: Timo Kotipelto figura più che bene e, pur con uno stile molto incentrato sulle tonalità più alte, si inserisce in maniera armonica nell’impianto espressivo della band. Possiamo tranquillamente dire che il nuovo innesto non faccia sentire la mancanza di Tolkki dietro al microfono facendo tutto quanto facesse lui, ma meglio, compreso il lavoro di frontman che, come era prevedibile oltre che comprensibile, è molto più abbordabile se non si imbraccia uno strumento.

Insomma un passo avanti che avrebbe potuto rivelarsi un errore clamoroso e che invece ha pagato regalando a questo CD un clamoroso successo di vendite e consensi. La storia non finisce qui e nuovi stravolgimenti sono già nell’aria…keep in touch.

Autore: Stratovarius

Titolo Album: Fourth Dimension

Anno: 1995

Casa Discografica: Noise Records

Genere musicale: Power Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://www.stratovarius.com

Membri band:

Timo Kotipelto – voce

Timo Tolkki – chitarra

Jari Kainulainen – basso

Antti Ikonen – tastiera

Tuomo Lassila – batteria

Tracklist:

  1. Against The Wind

  2. Distant Skies

  3. Galaxies

  4. Winter

  5. Stratovarius

  6. Lord Of The Wasteland

  7. 030366

  8. Nightfall

  9. We Hold The Key

  10. Twilight Symphony

  11. Call Of The Wilderness

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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23rd Ott2017

Stratovarius – Dreamspace

by Ottaviano Moraca

Stratovarius - DreamspaceEd ecco giungere anche gli Stratovarius alla prova del terzo disco in studio. Tipicamente crudele mannaia e infallibile spartiacque che divide i gruppi in due categorie: quelli che falliscono annacquando la propria proposta o addirittura sciogliendosi da lì a poco e quelli che imboccano il luminoso sentiero della gloria. E’ a questa seconda schiera che si iscrive la compagine scandinava con un album in netta crescita rispetto al predecessore. Là dove la produzione poteva essere migliorabile c’è un lavoro assolutamente allineato ai migliori album dell’epoca. Dove ancora si sentivano richiami troppo marcati ai padri del genere c’è una nuova vocazione a sonorità progressive che aggiunge raffinatezza e spessore a tutte le quattordici tracce di questo lungo platter. La maggior esperienza e un approccio più smaliziato in fase compositiva poi completano l’opera donando ai brani un equilibrio, un’armonicità e una varietà sconosciuta ai precedenti capitoli della discografia dei Nostri. Protagonista assoluto della scena, come già successo negli altri episodi, è il talentuoso frontman Timo Tolkki che, una volta acquisita la leadership del gruppo, si è fatto carico dell’intero impianto compositivo, delle parti di chitarra nonché, ma con minor successo, dell’onere di cantante. Ed è proprio in questo ultimo frangente che va sottolineato un netto miglioramento rispetto al passato ottenuto tra l’altro senza perdere nulla nelle straripanti dimostrazioni di tecnica che avevano già mandato in solluchero gli amanti dei virtuosismi di mezzo mondo.

Un impegno a tutto tondo insomma che rischiava di essere troppo ma che il Nostro eroe porta sulle spalle con sufficiente disinvoltura ed anzi permettendosi addirittura di alzare la proverbiale asticella tanto che Dreamspace ricevette unanimi consensi di critica e pubblico proiettando di fatto gli Stratovarius nell’olimpo dei grandi. Ovviamente sentito oggi l’album ha un po’ perso la patina di freschezza che lo ricopriva all’epoca e accusa leggermente il peso degli anni, soprattutto in termini di sound, ma è ben poca cosa per un lavoro con davvero pochissimi punti deboli e che va ricordato anche per il coraggio che ebbe nel mostrarsi in un periodo non felice per il metal nonché perché seppe portare una ventata di novità in una scena certamente non frizzante. La storia continua (e il meglio deve ancora venire).

Autore: Stratovarius

Titolo Album: Dreamspace

Anno: 1994

Casa Discografica: Noise Records

Genere musicale: Progressive Metal, Power Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://www.stratovarius.com

Membri band:

Timo Tolkki – chitarra, voce

Jari Kainulainen – batteria

Jari Behm – basso

Antti Ikonen – tastiera

Tracklist:

  1. Chasing Shadows

  2. 4th Reich

  3. Eyes Of The World

  4. Hold On To Your Dream

  5. Magic Carpet Ride

  6. We Are The Future

  7. Tears Of Ice

  8. Dreamspace

  9. Reign Of Terror

  10. Thin Ice

  11. Atlantis

  12. Abyss

  13. Shattered

  14. Wings Of Tomorrow

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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16th Ott2017

Stratovarius – Twilight Time

by Ottaviano Moraca

Stratovarius - Twilight TimeCorreva l’anno 1992 quando i finlandesi diedero seguito al tiepido, acerbo ma promettente debutto di qualche anno prima. Questa nuova fatica inizialmente si intitolava “Stratovarius II” ma visto il buon successo riscontrato in patria le venne dato un nome più interessante prima di sbarcare sul mercato internazionale. Nei tre anni che intercorsero tra il primo e il secondo disco il pubblico ebbe modo di conoscere la talentuosa compagine scandinava attraverso molti concerti e un paio di singoli che contribuirono a rendere chiaro quanta classe si celasse “sotto il cofano” di questa nuova proposta. Nel medesimo lasso di tempo i Nostri, raccolti intorno al virtuoso axeman e principale compositore Timo Tolkki, aggiustarono il tiro sistemando tutti i problemi di produzione e composizione che affliggevano il primo capitolo senza perdere quanto di buono vi era racchiuso. Nacque così un album fresco, ispirato, dalla tecnica strabordante e dalla velocità a tratti persino eccessiva ma mai a discapito della melodia. Proprio quest’ultima caratteristica è la miglior chiave di lettura per interpretare i lavori degli Stratovarius che infatti hanno, oggi come allora, la capacità di fondere un tiro micidiale con linee melodiche di cui è facile innamorarsi al primo ascolto. Il risultato sono brani traboccanti di energia che mostrano come un’esecuzione magistrale e prevalentemente votata all’iper-tecnicismo possa essere messa al servizio della resa finale del pezzo.

Uno stile compositivo vario e complesso rende poi questi otto brani articolati e avvincenti completando un quadro sbavato solo da una personalità che ancora paga un pesante tributo ai grandi nomi del genere e da una produzione perfettibile. Gli spunti di originalità, sparpagliati per tutti i quaranta minuti di questo CD, lasciarono però subito capire come l’unica cosa che mancava fosse qualche altro passo nell’inevitabile percorso di maturazione che ogni band deve affrontare e fu quindi facile presagire il glorioso futuro che attendeva gli Stratovarius…e infatti puntualmente fu così, ma questa storia ve la racconteremo la prossima volta.

Autore: Stratovarius

Titolo Album: Twilight Time

Anno: 1992

Casa Discografica: Noise Records

Genere musicale: Speed Metal, Power Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.stratovarius.com

Membri band:

Timo Tolkki – chitarra, voce

Tuomo Lassila – batteria

Jari Behm – basso

Antti Ikonen – tastiera

Tracklist:

  1. Break The Ice

  2. The Hands Of Time

  3. Madness Strikes At Midnight

  4. Metal Frenzy

  5. Twilight Time

  6. The Hills Have Eyes

  7. Out Of The Shadows

  8. Lead Us Into The Light

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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17th Lug2017

Rage – End Of All Days

by Ottaviano Moraca

Rage - End Of All DaysSi sarebbe portati a pensare che dopo dieci e più anni di attività un artista possa tranquillamente sentirsi appagato e che possa meritatamente adagiarsi sugli allori. Allo stesso modo non ci sarebbe da stupirsi se nello stesso arco di tempo la vena creativa finisse per esaurirsi o l’interesse spaziasse verso lidi differenti. E invece poi (fortunatamente) spuntano personaggi dello spessore di Peter Wagner che dopo una decade buona passata con i suoi Rage si permette, praticamente nell’arco di un anno, di sfornare due album che per di più superano in spessore e magnificenza quanto di già pregevolissimo la band avesse affermato fino a quel momento. Stiamo parlando dell’inarrivabile Lingua Mortis, in cui i Nostri ripropongono i loro classici suonandoli con l’orchestra di Praga (avviando una moda che coinvolgerà diversi nomi blasonati), e del qui presente End Of All Days in cui il gruppo invece insiste su tutti i canoni e gli stilemi che li hanno resi celebri e al contempo vira il genere verso un power metal che si era affacciato nella loro produzione già dal precedente Black In Mind e che ora trova la propria ufficialità diventando vera e propria bandiera della compagine teutonica.

I (pochi) difetti evidenziati in passato vengono sigillati in una scatola etichettata “passato” e stipati nella più inaccessibile delle soffitte. Così la produzione diventa uno spettacolo per le orecchie: chi inizia ad avere qualche capello sbiadito sulla testa ricorderà che quando questo album uscì fece subito un certo scalpore per l’utilizzo estremizzato degli effetti di stereofonia. Oggi non sembra così innovativo ma a fine millennio in pochi avevano osato registrare un chitarrista sul canale sinistro e uno sul destro, espediente che garantiva all’ascoltatore un esperienza simile a quella che si poteva provare sotto il palco di uno dei loro concerti. Ovviamente, per goderne al meglio, questo comportava la necessità di un super-impianto Hi-Fi da pompare a tutta manetta…ma vogliamo mettere la soddisfazione di cantare a squarcia gola pogando con gli amici?! Sì, questo è quello che ci si può aspettare dopo aver messo il CD nel lettore. E se lo dico è a ragion veduta: conosco qualcuno, non proprio un metallaro nel senso stretto del termine, che all’epoca uscì di testa per questo lavoro, tanto che non si poteva passare da casa sua senza ripassarne almeno tre o quattro brani. Questo aneddoto è significativo per sottolineare come, pur rimanendo in ambito assolutamente metal, le linee melodiche siano tanto azzeccate da poter essere apprezzate anche da palati dai gusti meno che estremi.

End of All Days è infatti uno di quegli album universali che riescono a piacere a tutti senza nemmeno sfiorare l’idea di commercialità. Caratteristica questa che è già difficile trovare in ambito musicale ma che diventa estremamente rara se si parla di metal…e infatti il successo non tardò ad arrivare proiettando i Rage verso vette fino a quel momento ritenute irraggiungibili. Per il resto il disco si può descrivere come intriso di arrangiamenti ariosi e al contempo cattivissimi, di un songwriting mai così ispirato coniugato con una tecnica efficacissima, nonché di composizioni ricche e complesse ma anche altrettanto dirette ed immediate. Molta retorica che possiamo tranquillamente risparmiarci perché questo è un piatto così ricco che, oggi come allora, con i suoi settanta minuti è in grado di fare la felicità di praticamente qualsiasi orecchio sappia apprezzare la buona musica a trecentosessanta gradi. In una parola: imperdibile!

Autore: Rage

Titolo Album: End Of All Days

Anno: 1996

Casa Discografica: GUN Records

Genere musicale: Power Metal

Voto: 9

Tipo: CD

Sito web: http://www.rage-official.com

Membri band:

Peter “Peavy” Wagner – voce, basso

Spiros Efthimiadis – chitarra

Sven Fischer – chitarra

Chris Efthimiadis – batteria

Tracklist:

  1. Under Control

  2. Higher Than The Sky

  3. Deep In The Blackest Hole

  4. End Of All Days

  5. Visions

  6. Desperation

  7. Voice From The Vault

  8. Let The Night Begin

  9. Fortress

  10. Frozen Fire

  11. Talking To The Dead

  12. Face Behind The Mask

  13. Silent Victory

  14. Fading Hours

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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