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14th Gen2020

Ancient Knights – Camelot

by Marcello Zinno
Una nuova formazione è nata all’insegna del power metal epico e si chiama Ancient Knights. Osservando moniker, artwork e sound ci verrebbe da dire che non vi sono innovazioni di sorta rispetto a quanto il genere, in Italia e nel mondo, ci ha già regalato anni e decenni fa. Ascoltando con attenzione questa sensazione ci viene confermata. La qualità di Camelot è indubbia, per i defender in giro per il globo quest’album rappresenta un tassello da aggiungere ai capitoli di power metal sinfonico che sicuramente se la battono con il tempo (e non finiscono presto nel dimenticatoio): The Usurper è il classico brano per chi ama il power metal con influenze fantasy, Prophecy Of The Magic Kingdom la cavalcata power che tutti si aspettano, Whispers In Shadows il momento di bathoriana memoria (o se preferite di sponta Tolkien), mentre per chi ama i momenti più pacati si segnala Forever. Inoltre a rendere ancora più affascinante il lavoro è la partecipazione di grandi nomi della scena, Fabio Lione e Roberto Tiranti su tutti, che rendono pregevole l’album e innalzano il livello qualitativo dell’uscita.

Tutto bello ma tutto già noto. Chi conosce la scena power metal, in primis quella italiana e ascolta da anni Rhapsody Of Fire, Mastercastle, Thy Majestie, DGM, Frozen Crown (ma potremo continuare), si appassionerà a Camelot ma si chiederà anche quanto certi stilemi potranno essere ripetuti senza stancare l’ascoltatore più esigente. Forse il power metal, nell’anno del Signore 2020, meriterebbe qualcuno che riuscirebbe a traghettarlo verso il futuro e i musicisti che sono dietro questo progetto hanno tutte le capacità per riuscirsi. Speriamo che seguano il nostro consiglio.

Autore: Ancient Knights Titolo Album: Camelot
Anno: 2020 Casa Discografica: Diamonds Prod
Genere musicale: Symphonic Power Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/ancientknights.metal/
Membri band:
Andrea “King Aramald” Atzori – tastiere, orchestrazioni, voce
Atzori Marcello – tastiere, batteria, orchestrazioni, arrangiamenti, voce
Matt “Steel” Siddi – voce
Fuhito Nakamura – chitarra

Special guest:
Fabio Lione
Elisa C. Martin
Goran Edman
Chiara Tricarico
Roberto Tiranti
Tracklist:
1. March Of The Ancient Knights
2. Secret Castle Of Love (feat. Goran Edman e Chiara Tricarico)
3. The Usurper ( feat. Roberto Tiranti)
4. Forever (Light On me) (feat. Goran Edman)
5. Camelot (feat. Fabio Lione)
6. Prophecy Of The Magic Kingdom (feat. Elisa C. Martin)
7. Whispers In Shadows (feat. Scott James)
8. Camelot (Versione Italiana) (feat. Matt Siddi)
9. Para Siempre (Verdadero Amor) (feat. Elisa Martin)
10. The Usurper (Vers. Duetto) (feat. Roberto Tiranti e Matt Siddi)
Category : Recensioni
Tags : Power metal
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14th Nov2019

Dragonfly – Zeitgeist

by Marcello Zinno
Per spiegare i Dragonfly e il loro ultimo (e sesto) album partiamo da una strana metafora: nel mondo della cioccolata ognuno si sbizzarrisce creando nuovi gusti, nuove forme e sapori particolari. La curiosità verrà sempre accontentata perché c’è tutto e il contrario di tutto per chi ama il cioccolato, ma ci sono persone che se ne fregano della ricerca, della sperimentazione dei sapori e dinanzi ad una vetrina di mille colori e sapori sceglieranno sempre la vecchia e gradita barretta di cioccolato assolutamente standard, magari per tornare nostalgicamente indietro nel tempo, quando da piccoli ci si strafogava di quel sapore lì. Ecco, se i Dragonfly fossero i produttori di cioccolato, la loro musica sarebbe quella barretta lì: power metal nel senso pieno del termine. Ci sono formazioni che cercano di sperimentare all’interno della scena power, chi optando per soluzioni prog, chi aggiungendo strumenti particolari, ma ci sono anche formazioni che aderiscono fedelmente alle soluzioni che hanno reso questo genere storico e i Dragonfly entrano di diritto in questa schiera. Power metal in tutto e per tutto, la tastiera/synth è presente ma noi non parleremo di symphonic power metal a parte qualche passaggio particolare; l’unico elemento differenziante è dato dai testi che come da tradizione per la band sono in spagnolo, elemento che di certo sarà apprezzatissimo per quei popoli che parlano quella lingua e quei luoghi in cui quel genere ha avuto un enorme successo (pensiamo all’America Latina, in particolare al Brasile).

Il riffing nella strofa di El Guardian Del Tiempo, compatto e molto affine al classic heavy metal accompagnato da una tastiera non invasiva, spiega più di mille parole lo stile della band che va avanti con coerenza da sei album a questa parte; il suo stesso ritornello incastona la traccia tra le anthem da proporre in sede live. Compaiono brani in cui, sempre con tinte power, il metal prende il sopravvento: Estrella Fugaz è uno di questi, un brano in cui oltre alle strofe si segnala anche una parte strumentale di valore, e Destino che è un pezzo che ci fa tornare ai fasti degli Stratovarius, di quelli con doppia grancassa e chorus da cantare ai concerti. Nel complesso Zeitgeist è un album molto compatto e tirato ma appunto fedelmente ancorato al power metal, quindi a nostro parere lo consigliato a chi mastica tanto di questi suoni. Per chi non è avvezzo al power troverà poco materiale per convincerlo del contrario.

Autore: Dragonfly Titolo Album: Zeitgeist
Anno: 2019 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Power Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.webdragonfly.com
Membri band:
Pablo Solano – voce
Juanba Nada – basso, voce
Victor González – chitarra
Isauro Aljaro – synth
Jorge Alcázar – batteria
Tracklist:
1. Zeitgeist
2. El Guardian Del Tiempo
3. Estrella Fugaz
4. Alter Ego
5. La Travesía
6. Destino
7. Un Último Adiós
8. Solo Depende de Ti
Category : Recensioni
Tags : Power metal
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11th Giu2019

Athlantis – The Way To Rock And Roll

by Cristian Danzo
Il modo di fare rock’n’roll, per parafrasare il titolo del quinto album (uno dei quali registrato ma mai uscito) degli Athlantis, band italiana fondata dal bassista Steve Vawamas e mastermind del tutto, è racchiusa tutta qui. Si spazia su tre generi che tracciano la via per The Way To Rock And Roll: power metal, hard rock ed heavy metal classico, che si intersecano lungo tutte le tracce, alternandosi ed allacciandosi tra loro in maniera equilibrata e distribuita equamente non solo nel dipanarsi della tracklist ma anche all’nterno delle canzoni stesse. Si apre con il power metal di Letter To A Son, una bomba sonora che potrebbe trarre in inganno l’ascoltatore che penserà di trovarsi di fronte ad un album tutto tirato di power metal classico. Invece no, perché proseguendo nell’ascolto ci troviamo di fronte ad alcune ballad e a pezzi che hanno come colonna portante heavy metal classico ed hard rock muscoloso. The Way To Rock And Roll sembra un prodotto made in USA, vista la capacità di amalgamare più generi somiglianti all’interno di un’unica release.

Pier Gonella alle chitarre esegue un lavoro mastodontico, soprattutto durante gli assoli che sono sempre al fulmicotone ed eseguiti perfettamente. Le uniche pecche dell’album, se così possiamo definirle, risiedono nella pronuncia inglese del cantato non sempre azzeccata ed in un mixaggio che in molte occasioni pone alcuni strumenti in posizione di supremazia rispetto ad altri. Un prodotto comunque consigliato a tutti gli amanti del rock dal sound roccioso e potente, che vi farà scalpitare e che non sfigura con altri album del genere che affollano un mercato musicale sempre più ricco ed in cui è difficile orientarsi, ponendo l’attenzione magari su cose che sarebbero evitabili.

Autore: Athlantis Titolo Album: The Way To Rock And Roll
Anno: 2019 Casa Discografica: Diamonds Prod.
Genere musicale: Power Metal, Hard Rock Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/athlantis/
Membri band:
Davide Dell’Orto – voce
Pier Gonella – chitarre
Steve Vawamas – basso
Alessandro “Bix” Blissa – batteria
Stafano Molinari – tastiera
Tracklist:
1. Letter To A Son
2. Prayer To The Lord
3. Heaven Can Wait
4. Forgive Me
5. No Pain No More
6. Black Rose
7. Lady Starlight
8. If I
9. Reborn
10. The Way To R. & R.
Category : Recensioni
Tags : Power metal
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09th Feb2019

Holy Shire – The Legendary Shepherds Of The Forest

by Cristian Danzo
La corrente del power metal a tema fantasy vede da molti anni una schiera di accoliti e di svariate band farne parte, a partire dai capostipiti Blind Guardian passando per Rhapsody, Nightwish ed il ben noto progetto Avantasia. I milanesi Holy Shire vanno ad infoltire le file di questo esercito musicale sin dal debutto Midgard nel 2014. Ora rilasciano il loro secondo lavoro, intitolato The Legendary Shepherds Of The Forest, che li vede con un nuovo chitarrista e l’inserimento della flautista Chiara Brusa nella line up. Se le tematiche affrontate nei testi sono apertamente fantasy (copertina, booklet e foto all’interno rafforzano l’immaginario della band, in piena linea con questo filone anche sotto il punto di vista iconografico) la musica si discosta abbastanza dal power sinfonico super tirato che molti altri portano avanti in maniera eccelsa e categorica. Qui gli elementi folk, metal e rock si fondono in maniera non lampante e pressoché indistinguibile, nel senso che nelle canzoni nessun genere predomina sull’altro, mostrandoci un gruppo di musicisti sapienti che, battendo le strade dei mostri sacri del genere, riesce a creare comunque uno stile personale e che li distingue da moltissimi altri colleghi che affrontano questo tipo di corrente musicale. The Legendary Shepherds Of The Forest darà all’ascoltatore parecchio filo da torcere perché probabilmente lo metterà davanti a pezzi che si aspettava diversi e ad un album il cui artwork lo trarrà in inganno. Mica perché la copertina non funzioni a dovere, anzi. Ma proprio perché guardandola si penserà subito ad incasellare i Nostri dentro una proposta musicale che ha canoni ben definiti. E proprio qui sta il pregio di questi ragazzi che cercano di portare (riuscendoci) uno stile del tutto personale all’interno della scena.

Peccato per la produzione che forse doveva “pompare” un po’ di più il tutto, dandoci un album molto più potente e non troppo scarno così come ce lo ritroviamo tra le mani. Gli Holy Shire hanno davanti ora la sfida più difficile, che sarà la conferma definitiva della loro musica ed ancora un gradino di crescita nel terzo, futuro album. Intanto ci godiamo The Legendary Shepherds Of The Forest.

Autore: Holy Shire Titolo Album: The Legendary Shepherds Of The Forest
Anno: 2018 Casa Discografica: Heavy Metal Records
Genere musicale: Symphonic Metal, Power metal, Folk Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/HOLYSHiRE/
Band:
Erika Ferraris Aeon – voce
Andrea Faccini Andrew Moon – chitarra
Frank Campese Frank – chitarra
Piero Chiefa BlckBass – basso
Massimo Pianta TheMaxx – batteria
Chiara Brus Kima – flauto

Tracklist:
1. The Source
2. Tarots
3. Danse Macabre
4. The Legendary Shepherds Of The Forest
5. Princess Aries
6. Ludwig
7. At The Mountains Of Madness
8. The Gathering
9.  Inferno
10. Ophelia
11. The Lake

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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27th Gen2019

Tomorrow’s Outlook – A Voice Unheard

by Marcello Zinno
Ci spostiamo di migliaia di chilometri stavolta, all’estremo nord della Norvegia, per parlare di una band che è giunta al suo secondo capitolo discografico e che sembra invece molto più vicina all’Europa continentale di quanto sembra. I Tomorrow’s Outlook infatti sfoderano una forte attitudine power metal, che fa sponda con band tedesche come Helloween ma soprattutto Gamma Ray: chitarre affilate, linee vocali acute, sezione ritmica sugli scudi e suono compatto come fossero gemme che luccicano. Pur essendo il suono molto power, sopratutto in quanto a sei corde, l’imprinting è molto heavy metal (ascoltare ad esempio Through Shuttered Eyes) ed è questo che avvicina la band molto più ai Gamma Ray che non a realtà squisitamente power metal. Anche nei diversi assoli e negli intermezzi a metà traccia i ragazzi ricordano spesso il “raggio gamma”, questa somiglianza farà forse storcere il naso a chi si aspetta qualcosa di nuovo, ma dobbiamo dire che l’esecuzione è molto curata e nel complesso A Voice Unheard non sembra un secondo album, bensì un’uscita di una band molto matura che sa che tipo di musica intende proporre.

A noi piacciono pezzi come Outlaw che ha un buon tiro, incroci interessanti soprattutto nella parte iniziale che poi lascia spazio alla melodia e accontenta anche chi non vuole solo riff. Da segnalare anche Times Of War che ci ha riportati dritti al periodo di Rage For Order dei Queensrÿche, con quelle tonalità vocali altissime e quel riffing molto heavy ma anche in bilico tra il power e il prog; l’intermezzo invece è figlio delle arringhe belliche apprese anni prima da Iron Maiden et similia. Cavalcate in pieno stile heavy sono rintracciabili anche in un pezzo come Fly Away: anche qui non vi sono elementi innovativi ma c’è classico heavy power che sicuramente manderà in visibilio gli estimatori del genere. Da apprezzare spesso la tecnica al basso: infatti non sono solo le sei corde che si destreggiano in assoli e svisate rapide ma anche il basso passa da intro emotive a tapping veloce, sfoggiando con piacere le proprie armi. L’album si chiude con due cover, la prima di un pezzo di Bruce Dickinson solista, Darkside Of Acquarius in cui emerge tutta la potenza dell’heavy classico (grande influenza per il combo) e infine Slave To The Evil Force degli Aria, band con cui i Tomowwor’s Outlook hanno diversi punti di contatto (ad eccezione del cantato in italiano). Album davvero consigliato per chi ama il power metal mescolato con il classic heavy metal.

Autore: Tomorrow’s Outlook Titolo Album: A Voice Unheard
Anno: 2018 Casa Discografica: Battlegod Productions
Genere musicale: Power Metal, Heavy Metal Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: http://www.tomorrowsoutlook.com
Membri band:
Trond Nicolaisen
Andreas Stenseth
Øystein K. Hanssen
Tracklist:
1. Within The World Of Dreams
2. Descent
3. Through Shuttered Eyes
4. A Voice Unheard
5. Outlaw
6. Times Of War
7. The Enemy
8. One Final Prayer
9. Fly Away
10. Nothing Shall Remain
11. Darkside Of Acquarius (cover Bruce Dickinson)
11. Slave To The Evil Force (cover Aria)

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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24th Ago2018

Neophobia – Monstermind

by Marcello Zinno

Neophobia - MonstermindItalianissimi, i Neophobia sono cresciuti a pane e power sinfonico e queste loro radici le mettono in bella mostra nel loro debut album autoprodotto dal titolo Monstermind. Un album che è tutt’altro che una demo, non solo per la lunghezza totale ma anche per l’ottimo profilo compositivo: dal punto di vista del songwriting infatti c’è poco da eccepire al quintetto, sicuramente i rimandi sono alla scena symphonic power metal mondiale (di quello con voce femminile pulita), non vi sono grandi innovazioni o novità ma crediamo che per queste ci sarà tempo nella carriera della band. I pezzi scorrono duri e senza indecisioni, si nota che le tracce sono state studiate, sia in termini di struttura principale che negli arrangiamenti i quali, seppur pochi, si fanno apprezzare. In particolare vanno segnalati i piccoli intermezzi strumentali e i bridge tra una parte e l’altra del singolo brano che mettono in evidenzia un enorme potenziale di questa band (si ascolti ad esempio la parte strumentale di Powerlust). La potenza metal del combo viene fuori con Light Of The Lies un brano che è un cazzotto dritto in pieno volto non solo in termini di riffing ma anche di espressioni strumentali singole e di blast-beat alla batteria.

Gli aspetti più deboli vanno invece imputati alla produzione che non eccelle in pulizia e nemmeno in pomposità dei suoni. Se l’animo grezzo delle due chitarre può sembrare una scelta voluta va detto che per una formazione così ricca di suoni (due chitarre, basso, tastiera, voce clean e voce in growl) alle volte capita di sentire una confusione sonora che non fa piacere, come nel chorus di A Lifetime Illusion. Ma non c’è da spaventarsi visto che all’esordio solitamente le risorse a disposizione da investire in una produzione all’altezza non sono mai quelle necessarie, quindi speriamo che in futuro questo aspetto sarà più curato e sicuramente i Neophobia potranno regalare un grande album di symphonic metal tricolore da esportare. Per il momento sono comunque promossi e consigliatissimi per i fan del genere.

Autore: Neophobia

Titolo Album: Monstermind

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Symphonic Metal, Symphonic Power Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://neophobiaofficial.bandcamp.com

Membri band:

Carmen Grandi – voce

Nicola Manfrini – chitarra, voce

Dennis Benazzi – chitarra

Nicola Donegà – basso

Matteo De Santis – batteria

Tracklist:

  1. Into The Void

  2. Blood Symphony

  3. A Lifetime Illusion

  4. Powerlust

  5. The Trickster

  6. Light Of The Lies

  7. Inner Nemesis

  8. Quest For The Unknown

  9. My Eternal Rest

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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31st Mag2018

Kronomatopea – Time, It’s Time

by Marcello Zinno

Kronomatopea - Time, It’s Time copertinaIl power metal, soprattutto quello sinfonico, ha da sempre avuto uno stretto, strettissimo legale con la musica classica, un po’ per le infinite influenze barocche, un po’ per i tecnicismi e le virgolettature portare all’esasperazione (anche in senso positivo). Il progetto di Francesco Sammartano, Kronomatopea, consacra questo sodalizio pur trovandoci in lande che più metal non si può. Ascoltare cavalcate come quella di A Way To Follow o la lunga e intricata composizione Not For Glory, ci conferma che questo Time, It’s Time è un album perfetto per ogni defender che si rispetti e che ha amato negli anni band come Rhapsody Of Fire, Blind Guardian e Angra. Forse è proprio qui il punto di forza e allo stesso tempo di debolezza dell’album: siamo ad ottimi livelli di composizione e di esecuzione ma niente che stravolga il genere o che tenti solo di spostare l’asticella verso un nuovo livello. Siamo, appunto, nel territorio del power metal sinfonico, in tutto e per tutto: scale, assoli al fulmicotone, partiture di batteria, tutti gli elementi tipici del genere e che lo hanno reso famoso a livello planetario.

I brani sono sì inframmezzati da qualche momento diverso, come la classicissima A Break From The Line o The Cycle Of The Life o ancora Vissi D’arte, momenti che aggiungono sale alla pietanza ma che non tramutano il risultato finale. A noi piace Valkyrie’s Land, una traccia che cela una potenza adrenalinica incredibile grazie anche a delle tastiere che rendono ancora più irresistibili i muscoli della sei corde. Da apprezzare il fatto che partecipano numerosi musicisti, soprattutto dietro al microfono, elemento questo che permette di vestire panni diversi ad una musica che mantiene comunque una trama principale costante. Una buona prova, non c’è che dire, un progetto che può e potrebbe in futuro creare un vero seguito tra i fan dell’epic power metal tricolore e non solo, ma allo stesso tempo un progetto che ha tutte le carte in tavola per dire la sua con una personalità forte e che noi speriamo venga fuori presto.

Autore: Kronomatopea Titolo Album: Time, It’s Time
Anno: 2018 Casa Discografica: Buil2Kill Records
Genere musicale: Power Metal Sinfonico Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/sammartanoskronomatopea/
Membri band:

Francesco Sammartano – chitarra

Riccardo Barbiera – batteria su tracce 1, 2, 3, 5, 6, 8, 11

Gianluca Labella – batteria su tracce 8, 9

Simona Guaiana – voce su tracce 5, 10

Alessandro Flores – voce su traccia 6

Marco Scorletti – voce su tracce 2, 8, 9

Raffaele Albanese – voce su tracce 3, 8

Mirko La Porta – violino su tracce 2, 3

Andrea De Paoli – arpa su traccia 5

Tracklist:

  1. Overture
  2. Time, It’s Time
  3. A Way To Follow
  4. A Break From The Line
  5. The Song Of Light
  6. Not For Glory
  7. The Cycle Of The Life
  8. Lighting
  9. Valkyrie’s Land
  10. Vissi D’arte
  11. Tears And Memories
Category : Recensioni
Tags : Power metal
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29th Mag2018

Estate – Mirrorland

by Trevor dei Sadist

Estate - MirrorlandNegli ultimi anni anche l’Europa dell’Est si è fatta notare sia per la qualità delle band che per le produzioni. E’ il caso questo del nuovo album degli Estate, dal titolo Mirrorland, rilasciato dalla sempre molto attiva Mighty Music. Si tratta di un power metal contaminato da epic e progressive, se proprio dobbiamo fare qualche accostamento la band proveniente da Krasnodar potrebbe farci tornare alla mente Helloween, Avantasia e Symphony X. I riff sono molto presenti, insieme alla tastiera disegnano trame dove la voce del singer Iliand Ferro può giostrare. I brani sono ben bilanciati, passando da cavalcate in stile power a momenti riflessivi come nel caso dell’epica Stolen Heart tra le mie preferite dell’album, dove i temi si fanno sicuramente anche epici. Alla chitarra figura Peter Filevsky, ottima la sua prova, un ruolo da protagonista tra robusti riff e assoli davvero di buon gusto. La voce di Iliand Ferro è calda, Winter Kingdom ne è la conferma, nonostante quando c’è da essere “cattivo” il cantante resta comunque a suo perfetto agio.

A caratterizzare questo nuovo full lenght in casa Estate ci pensa anche il singolare lavoro offerto dal tastierista Dmitriy “Mauzer” Efimov, il musicista infatti, non si ferma ai consueti stilemi della tastiera ma spazia su più suoni e intenzioni. Mirrorland è un album che mi ha convinto e che mi sento di consigliare a tutti non solo agli amanti del power anche perché anni fa tutto ciò si chiamava solo e naturalmente heavy metal senza altre etichette. In alto il nostro saluto!

Autore: Estate

Titolo Album: Mirrorland

Anno: 2018

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Power Metal, Prog Metal, Heavy Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.estate-band.com

Membri band:

Iliand Ferro – voce

Peter Filevsky – chitarra

Vadim Lalayan – basso

Dmitriy “Mauzer” Efimov – tastiera

Tracklist:

  1. Mirrorland

  2. The Ghoul

  3. Stolen Heart

  4. Winter Kingdom

  5. Storm Of The Age

  6. Knight Of Hope

  7. Lady Wind

  8. Silvery Skies

  9. Matter Of Time

  10. Springtime

  11. Knight Of Hope (Mark Boals Version)

  12. Matter Of Time (Mats Leven Version)

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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15th Mar2018

Tommy Vitaly – Indivisible

by Cristian Danzo

Tommy Vitaly - IndivisibleNuovo album solista per Tommy Vitaly, chitarrista italiano, dopo Just Me del 2012 ed Hanging Rock del 2015. Già dalla title track che apre questo disco si capisce dove Indivisible porterà l’ascoltatore: in un viaggio dove un power metal fatto di virtuosismi chitarristici e tanta potenza delizieranno gli amanti del genere fino all’ultima nota incisa. E per essere ancora più precisi nei riferimenti musicali riguardanti quest’opera possiamo dire che chi ama ed ascolta la creatura di Tobias Sammet, Avantasia, troverà qui pane per i suoi denti e molta soddisfazione. Infatti, come nella creatura del cantante tedesco, oltre al genere proposto, anche qui abbiamo vari ospiti che si avvicendano dietro il microfono delle varie canzoni.

Pezzi che sono di grande valore musicale. Indivisible non cala mai dal punto di vista della tensione compositiva ed esecutiva e non delude mai, lasciando il fruitore nella posizione di non potersene mai staccare o con la voglia di premere il tasto skip et similia su qualsiasi supporto stia utilizzando. Spiccano, a nostro modesto avviso, tre pezzi in particolare su tutti gli altri: Duel, brano completamente musicale in cui vengono riarrangiati estratti de i 24 Capricci Op.1 di Niccolò Paganini; Coraline, pezzo estremamente variegato dal punto di vista compositivo e delle soluzioni di costruzione, durante il quale ci si rende conto che la canzone non si svilupperà mai come ce la si aspetta; Joan Of Arc che chiude l’album ed è il pezzo che subisce in modo abbastanza evidente una forte influenza maideniana.

Un plauso ad Indivisible e a Tommy Vitaly, che ci dimostra apertamente quanto anche nel nostro Stivale siano presenti artisti validissimi, capaci di creare ottima musica in grado di competere con produzioni estere del medesimo genere. Consigliato e quasi d’obbligo per ogni metallaro e defender che si identifichi come tale.

Autore: Tommy Vitaly

Titolo Album: Indivisible

Anno: 2017

Casa Discografica: SG Records

Genere musicale: Heavy Metal, Power Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.tommyvitaly.com

Membri band:

Tommy Vitaly – chitarra, tastiere

Andrea Tower Torricini – basso

Alessandro Bissa – batteria

Fabio Lione – voce in Sinner

Roberto Tiranti – voce in Macabradanza

Alessio Gori – voce in Wings Of Doom

Apollo Papathanasio – voce in The Lodge

Carsten Lizard Schulz – voce in Indivisible e

Joan Of Arc

Hernik Brockmann – voce in Forever Lost (Acoustic Version)

Gianbattista Jan Manent – voce in Coraline

Chiara Manese – voce in Macabradanza

Gabriels – tastiere addizionali in Duel e Wings Of Doom

Tracklist:

  1. Indivisible

  2. The Lodge

  3. Duel

  4. Macabradanza

  5. Forever Lost (Acoustic Version)

  6. Wings Of Doom

  7. Coraline

  8. La Bestia

  9. Sinner

  10. Joan Of Arc

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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27th Feb2018

Frozen Crown – The Fallen King

by Trevor dei Sadist

Frozen Crown - The Fallen KingI generi musicali da sempre vivono momenti di sali e scendi, questo è successo anche per quel che concerne il power metal, genere che negli anni novanta ha di certo vissuto gli anni migliori, tuttavia credo che quando un prodotto è buono resta tale, anche se il genere non sta vivendo il suo migliore momento. Questa prefazione veste perfettamente nel caso dei Frozen Crown, questo The Fallen King è un album davvero ben confezionato sotto ogni punto di vista, dalle prime note ci troviamo di fronte a una produzione che rende giustizia alla musica dei Nostri esaltando le voci dei due singer, bilanciate a perfezione specie nei chorus. Si tratta di power metal, anche se nel sound della band furoreggiano riff di scuola speed, esaltando il lavoro dei due chitarristi (Federico Mondelli e Talia Bellazecca). Le chitarre sono sorrette da una sezione ritmica che non sbaglia un colpo, ad opera di Fillippo Zavattari al basso e dal drumming furente di Alberto Mezzanotte. Ho già anticipato l’ottimo lavoro delle voci, quella di Giada “Jade” Etro e lo stesso Federico che si divide il compito tra le sei corde, metriche vocali e synth di tastiera, dove a tratti ci sono rimandi all’electro degli anni ottanta. Non ci sono sbavature, sinceri complimenti alla band.

The Fallen King è un disco da tenere sott’occhio, ancora una volta la nostra Italia ha tirato fuori dal cilindro una formazione di tutto rispetto. Con I Am The Tyrant apprezzo le linee di voce che per un attimo si trasformano in un brutale growl, prima di lasciare spazio al chorus che difficilmente uscirà dalla testa dell’ascoltatore. Ottima la prova su Chasing Lights una ballad dai toni pagani, prima di lasciare spazio all’adrenalinica Queens Of Blades sicuramente più metal! Consigliamo vivamente The Fallen King, un album capace di soddisfare più palati, fate vostro questo disco, non ve ne pentirete. In alto il nostro saluto!

Autore: Frozen Crown

Titolo Album: The Fallen King

Anno: 2018

Casa Discografica: Scarlet Records

Genere musicale: Power Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/frozencrownofficial/

Membri band:

Giada “Jade” Etro – voce

Federico Mondelli – voce, chitarra, tastiere

Talia Bellazecca – chitarra

Filippo Zavattari – basso

Alberto Mezzanotte – batteria

Tracklist:

  1. Fail No More

  2. To Infinity

  3. Kings

  4. I Am The Tyrant

  5. The Shieldmaiden

  6. Chasing Lights

  7. Queen Of Blades

  8. Across The Sea

  9. Everwinter

  10. Netherstorm

Category : Recensioni
Tags : Power metal
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