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14th Nov2012

The Sickle – Get Bigger Last Longer

by Marcello Zinno

Per fortuna che ci sono ancora band che si prendono poco sul serio. A volte tra analisi approfondite e ascolti attenti per capire da quali riff o radici vengono saccheggiate talune scelte musicali, ci piace anche lasciarci andare e sentirci anche un pò presi in giro da alcune biografie. Perchè no, in fondo la musica è anche divertimento ed è giusto che un trio di punk rock si presenti con un artwork incentrato su una pillola blu con su scritto il proprio moniker al posto del classico logo “viagra”, quasi ad indicare le (s)piacevoli conseguenze che potreste subire dopo l’ascolto di questi quaranta minuti rotondi dal titolo Get Bigger Last Longer, mai titolo fu così diretto senza cadere nel kitch. E allora tre musicisti bastano, una manciata di riff ed una produzione di buon livello fanno il resto. Cosa manca? Un party e tanto alcol. Questa è la ricetta dell’intrattenimento a nome The Sickle caratterizzato da brani spesso tirati e mai troppo lunghi pur sè con delle costruzioni non eccessivamente magre ma discutibili. Il primo esempio positivo è C’mon che presenta divergenze e cambi di rotta dietro però una base portante che trascina con la massima forza.

Non tutte le ciambelle riescono con il buco e infatti non macano dei momenti un pò troppo appetibili (At A Time, Wake Me Up Break Me Down) che sminuiscono le potenzialità del combo avvicinandoli troppo (volutamente?!) a band da passaggi radio-televisivi: refrain che nonostante il contributo degli amplificatori suonano pop all’orecchio e fanno calare la lancetta del divertimento. Sicuramente più piacevoli sono i momenti punk rock di ultima generazione come Clench Your Tie, e Electricity che seppur non stravolgenti riescono a far agirare la testa e sognare un pogo sfrenato durante un loro show. Questi momenti, in assoluta prevalenza sulle undici tracce totali, rappresentano l’emblema sonoro della band fatto di una “struttura canzone” ben definita, diretta e difficilmente fuori dagli schemi. Piacevole il tentativo di creare una ballad un pò meno banalotta, come Confused, ma gridare al capolavoro farebbe solo sprecare le corde vocali. Noi li preferiamo mentre ci propongono l’irriverente If I Were Humble e il riffing granitico di An Answer To Every Moment.

Niente quindi per palati esigenti o raffinati. In fin dei conti i The Sickle sono fatti per entrare nei cuori di chi è nel pieno dell’adolescenza e per far divertire tutti gli altri. Ma per meno di un’ora di puro divertimento ci possono stare.

Autore: The Sickle Titolo Album: Get Bigger Last Longer
Anno: 2012 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Punk Rock Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.thesickle.eu
Membri band:

Dave Falciglia – voce, basso

Pupilla – chitarra, voce

Domingo Cabron – batteria

Tracklist:

  1. Automatic Drive
  2. C’mon
  3. At A Time
  4. Clench Your Tie
  5. Wake Me Up Break Me Down
  6. Electricity
  7. Confused
  8. If I Were Humble
  9. My Own Doom
  10. An Answer To Every Moment
  11. Wake Me Up Break Me Down (Acoustic)
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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08th Ott2012

Summerlin – You Can’t Burn Out If You’re Not On Fire

by Amleto Gramegna

Adolescenziale. Un pop punk gradevole, da “zainetto” sulle spalle, così può essere definito il nuovo lavoro dei Summerlin, direttamente dallo Yorkshire. Nati nel 2008 sono giunti al nuovo lavoro, dal titolo chilometrico, carichi di tante speranze e pronti a spaccare tutto. Il loro è un punk rock, ma nella tipologia più melodica possibile, all’acqua di rose, senza fare male a nessuno e rendendo tutti felici e contenti. Dall’opener Let It Go le carte sono messe in bella vista sul tavolo: chitarre cattive ma non troppo, chorus che ben si imprime nella memoria, batteria “oh yeah!” e attitudine rock che tanto piace alle ragazzine. Il pubblico infatti crediamo sia quello adolescenziale viste e considerate anche le foto del booklet: capello ben in tiro, espressione un pò languida…chiaro no? In ogni caso il loro lavoro è onesto, diciamolo pure. Sembra di ascoltare una colonna sonora da teen movie come American Pie o da serial pomeridiano alla Dawson’s Creek. I pezzi scorrono veloci, forse senza imporsi troppo, ma è un’ascolto gradevole e piacevole. Mettiamoli nel nostro ipod, allacciamoci le nostre Converse e andiamo a correre.

Carina Growing Up Sucks che ben si riallaccia a tutto ciò sin d’ora detto (“crescere fa schifo”). Davvero ottime le armonie vocali di Vertigo e la violenta United Divide, dove il gruppo mostra vera grinta. Naturalmente nei serial il protagonista, prima o poi, uscirà con la ragazzina che gli fa battere il cuore (come siam romantici oggi vero?) e allora ballad! Easy On The Eyes è la perfetta colonna sonora di tale incontro. Soft rock, arpeggi acustici si fondono con energiche plettrate elettriche come occhi che si guardano sognanti (ah, l’amour). La title track, You Can’t Burn Out If You’re Not On Fire è, stranamente, posta in chiusura del disco. Il brano è un tenace speedy rock che ci fa muovere il capino accennando un headbanging, anch’esso all’acqua di rose. il tutto ci lascia in ogni caso decisamente soddisfatti. Gradevole.

Autore: Summerlin Titolo Album: You Can’t Burn Out If You’re Not On Fire
Anno: 2012 Casa Discografica: Rude Records
Genere musicale: Punk Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.summerlin.mu/
Membri band:

Drew Lawson – voce, chitarre

Liam Brood – batteria

Benjamin Jackson – basso, voce

Roo Buxton – chitarra

Tracklist:

  1. Let It Go
  2. Sink Or Swim
  3. My Old Life Isn’t A Complicated As My Webpage Made It Look
  4. Growing Up Sucks
  5. Vertigo
  6. Fortune and Glory, Kid
  7. United Divide
  8. How To Spot A Compulsive Liar
  9. Easy On The Eyes
  10. You Can’t Burn Out If You’re Not On Fire
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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03rd Ott2012

Causa – Teledisperati

by Marco Esposito

I Causa sono una band in attività dal 2006 e da allora non si è mai fermata. Risulta nota ormai da molti frequentatori dei centri sociali e non solo. Il titolo del nuovo album in questione è Teledisperati, il tiolo viene richiamato anche graficamente nel bootleg interno, poiché ci sono alcune immagini che richiamano il mondo della televisione, televisione che la band critica in un paio di testi, anche se non in modo diretto. I testi appunto sono molto in linea con il genere di punk-ska che la band propone, in quanto la band toscana tocca argomenti molto scomodi per ottenerne un passaggio radiofonico: si parla di crudeltà e di ingiustizia della guerra, di politica, di mafia, il tutto rispettivamente nelle canzoni Banca Armata, Terre Del Silenzio, Cuore Furibondo. Ma ancora si parla da argomenti più “attuali” come la legalizzazione delle droghe leggere in Bruciato Libero e anche in Mangramano e Maschera. I Causa non risparmiano proprio nessuno e con semplicità e audacia hanno saputo trattare molte delle più importanti problematiche che riguardano il Paese, e della vita quotidiana, in modo intelligente ma anche ironico, in quanto già al primo ascolto e facilmente percepibile dove vogliono colpire e quale riflessione vogliono far arrivare, con una leggerezza da non sottovalutare.

Dal punto di vista musicale, ricordano indubbiamente gruppi come Los Fastidios e Punkreas, ma personalizzando la propria proposta, riuscendo a far suonare accordi semplici e stacchi musicali a volte scontati davvero in modo eccezionale e come abbiamo già citato in precedenza anche nei testi e alla voce (perfetta per questo genere), sicuramente merito delle loro capacità ma anche grazie all’ottima registrazione. Possiamo dire che i Causa si ascoltano volentieri in tutte le occasioni: nelle feste, in macchina, e sicuramente ai loro concerti, l’importante è che lo facciate sempre ad alto volume.

Autore: Causa Titolo Album: Teledisperati
Anno: 2012 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Punk Rock, Ska Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/causaband
Membri band:

Cesto – voce

Cecio – basso, voce

Dr.Puffo – chtarra

Pinolo – chitarra, tromba, voce

Wolf – batteria

Tracklist:

  1. Banca Armata
  2. Maschera
  3. Magramano
  4. Bruciato Libero
  5. Morto Atomo
  6. L’atomo Mea Culpa
  7. Cuore Furibondo
  8. Terre Del Silenzio
  9. Notte Calda
  10. Sangue Sporco
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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24th Ago2012

Yellowcard – Southern Air

by Marco Esposito

Cari lettori e rocker italiani, oggi vi presentiamo Southern Air l’ottavo lavoro degli Yellowcard, uscito pochi giorni fa, per la Hopeless Records, etichetta discografica con la quale la band ha lavorato anche per l’album precedente When You’re Through Thinking, Say Yes (uscito nel 2011 e recensito da noi al seguente link).Il disco è stato anticipato con il video della canzone Always Summer dando buone speranze ai fan della band su come sarebbe stato l’intero disco. Infatti gli Yellowcard non hanno deluso nessuno, nemmeno questa volta in quanto il sound è molto simile a quello dei loro lavori più recenti, ma con una maturazione significativa, dovuta sicuramente all’esperienza che una band acquisisce dopo molti anni di dischi e live in giro per il mondo . Il cd è interessante sotto molti punti di vista, dalla grafica della copertina, agli ottimi suoni che la band ha utilizzato per la registrazione. Le 10 canzoni (più la bonus tracks, cover di Fix You dei Coldplay) hanno un ritmo continuativo e abbastanza somigliate tra loro, ma nello stesso momento mai ripetitivo o stancante; in poche parole è un disco che fa venir voglia di essere ascoltato più volte.

Tutto ciò probabilmente è dovuto dalla semplicità dei testi, cantati alla perfezione dal frontman Ryan Key che, accompagnato dalle chitarre e dal resto della band, fa innescare un meccanismo che lascia indelebile ogni singolo brano; un punto a loro favore, in quanto ormai da anni, li contraddistingue dalle altre band di pari genere. Se pensavamo che con l’uscita del bassista Sean O’Donnell il sound sarebbe cambiato ci siamo dovuti ricredere, infatti Josh Portman sa il fatto suo e ha saputo mimetizzarsi a pieno con il resto della band statunitense. Per concludere questo è un cd che non lascia delusioni, provate voi stessi ad ascoltarlo sul loro canale ufficiale di youTube e fatevi catturare da ogni singola canzone.

Autore: Yellowcard Titolo Album: Southern Air
Anno: 2012 Casa Discografica: Hopeless Records
Genere musicale: Punk Rock Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://yellowcardrock.com
Membri band:

Ryan Key – voce, chitarra

Sean Mackin – violino, voce

Longineu   Parsons III – batteria

Ryan Mendez – chitarra

Josh Portman – basso

Tracklist:

  1. Awakening
  2. Surface Of The Sun
  3. Always Summer
  4. Here I Am Alive feat. Tay Jardine
  5. Sleep in the Snow
  6. A Vicious Kind
  7. Telescope feat. Alex Gaskarth,TayJardine e Cassadee Pope
  8. Rivertown Blues
  9. Ten
  10. Southern Air
  11. Fix You (bonus track)
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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02nd Ago2012

Latte+ – Asociale

by Marco Esposito

Cari lettori e rocker italiani, oggi vi parliamo dell’ultimo cd della band punk rock toscana Latte+, il titolo è Asociale proprio come si definisce la band in una delle canzoni più significative del cd. Un disco composto da 12 canzoni veloci, suonate alla perfezione, con influenze prese dai Ramones e da gruppi italiani come Derozer, con quel tocco di melodia inimitabile che contraddistingue questa band da anni ormai. I testi sono per lo più impegnati in quanto raccontano dell’Italia, dei suoi punti deboli e delle difficoltà che prova la band vivendo nel bel paese, ma lasciano spazio anche a pezzi più personali come Verso Il Paradiso e Asociale, parlano di ricordi e amicizie perdute come nel pezzo Ciao Beppe, di amori non andati a buon fine come nella canzone Parlo Male Di Te e di situazioni decisamente comiche come racconta il testo di Diarrea!. Musicalmente parlando non si sono smentiti nemmeno questa volta, e si sente molto questo loro desiderio di far muovere i culi con i ritmi in puro stile punk, di rendere il più orecchiabile possibile ogni singolo brano inserendo pezzi melodici e assoli che diventano digeribili già dal primo ascolto, ma soprattutto di far riflettere i ragazzi che li ascoltano con i loro testi mai scontati e spesso critici.

In questo disco si sente un netto miglioramento nella scrittura del disco, dovuta per lo più alla crescita della band dopo i molti live in giro per l’Italia e l’Europa…i Latte+ sono un po’ come il buon vino “invecchiando” migliorano. Per concludere un ascolto a questo cd è opportuno, mentre comprarlo e supportare la band è d’obbligo.

Autore: Latte+ Titolo Album: Asociale
Anno: 2012 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Punk Rock Voto: 9
Tipo: CD Sito web: http://www.lattepiu.it
Membri band:

Puccio – batteria

Seve – chitarra, voce

Darii – chitarra, voce

Chicco – basso, voce

Tracklist:

  1. Cane Mangia Cane
  2. Come Piace A Voi
  3. Parlo Male Di Te
  4. L’Italia Sta Bruciando
  5. Verso Il Paradiso
  6. L’invasione Degli Omini Gialli
  7. Un Altra Possibilità
  8. Il Problema Sono Io
  9. Stati Ansiogeni
  10. 35 Anni E Non Capire Un Cazzo
  11. Diarrea
  12. Asociale
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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28th Lug2012

Vanz – Avenge The Surfers

by Marcello Zinno

Quanta strada hanno percorso i Vanz: partiti come terzetto oggi si ritrovano a formazione completa con due chitarre ed una forma sonora per impacchettata. Dieci anni sono serviti per trovare una certa stabilità nella vita della band e qualche importante traguardo raggiunto a livello musicale; tanta gavetta e tanti sforzi in sala di registrazione per poter decollare e per poter costruire qualcosa in una direzione chiara. Un punk americano molto debitore alla scena degli ultimi due decenni: Social Distortion/Rancid meno incazzati, un sound che va ancora molto in voga e che è portato in auge da diverse formazioni più o meno famose (una per tutte quella degli Andead), anche se nei quattro ragazzi si nota un avvicendamento maggiore alla scena punk rock che tanto attecchisce sui principali mass media ed una ricerca di variazioni a tratti interessante. C’è da dire che la qualità in fase di produzione si sente tutta e talvolta (soprattutto negli stacchi e nei cambi) anche una buona dimistichezza dei propri mezzi; ciò che a nostro parere hanno bisogno di essere affinate sono le idee che necessitano di una maggiore originalità, forse osando di più rispetto a quanto può realizzare una qualsiasi altra band di punk rock sulla faccia della Terra.

Come dicevamo si presentano alcune variazioni rispetto alla matrice punk rock standard: Science Of Dreamers sembra uscito da un album delle Hole, dopo aver ascoltato per ore Green Day a palla, e regala un ritornello un pò troppo orecchiabile che lascia l’intero gioco dei tre minuti a delle strofe dal chorus inequivocabile. Con Keep Fallin le cose crollano, è non è solo un gioco di parole regalato dal titolo, visto che le chitarre elettriche fanno fatica ad allontanare l’orecchio da lidi pop che capitalizzano i solchi incisi da album come 21st Century Breakdown e ne fanno un genere per tutti.

Passaggi un pò più apprezzabili sono nella cattiva Bloody Bagus, nella simpatica e quasi ska Remembering che strizza l’occhio anche ad un rock molto retrò, nella decisa e piacente Stay Still ma soprattutto in Party Crasher in cui la ricetta Vanz viene assolutamente messa a soqquadro con sommo nostro piacere. Saltabili sono le troppo semplici The War Is Over, Through Your Eyes e Sandy, mentre a metà strada troviamo la dolcemente irruente I’m A Light e la title track che fa luce sulle doti vocali di Paolo Castriconi, anche autore delle musiche. In conclusione una band che potrebbe fare sicuramente la differenza ma che aspetta il vero passo per distanziare tutti. Quando si verificherà?

Autore: Vanz Titolo Album: Avenge The Surfers
Anno: 2012 Casa Discografica: Elevator Records
Genere musicale: Punk Rock Voto: 5,5
Tipo: CD Sito web: http://www.vanz.eu
Membri band:

Paolo Castriconi – voce, chitarra

Filippo Chiariello – chitarra

Alessandro Albertazzi – batteria

Ranieri Cecconi – basso

Tracklist:

  1. Intro – Leavin From FCO To DPS
  2. Endless Summer
  3. Science Of Dreamers
  4. Keep Fallin
  5. Bloody Bagus
  6. The War Is Over
  7. I’m A Light
  8. Remembering
  9. Stay Still
  10. Through Your Eyes
  11. Party Crasher
  12. Sandy
  13. Silver Coast
  14. Avenge The Surfers
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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03rd Giu2012

Neurodeliri – Quello Che Resta

by Giancarlo Amitrano

Dobbiamo ammetterlo: a volte ci compiaciamo, ed a ragione, di essere italiani. Senza essere sciovinisti, abbiamo avuto e continueremo ad avere motivo di menare vanto del nostro Paese, in tutti i campi dello scibile umano. Se altre nazioni recano primati di vario genere, noi non siamo da meno in quanto ad arte, scienza e quant’altro. In ambito musicale abbiamo esempi luminosi di geni innovatori (il primo nome alla mente è quello di Demetrio Stratos) che hanno fatto la storia: in seguito sono seguite le nuove generazioni che nei vari generi si sono ben distinte, tenendo presenti alcuni modelli cui ispirarsi, non da imitare pedissequamente. È il caso dei fiorentini Neurodeliri: il quartetto di cui oggi ci occupiamo è un autentico calcio negli stinchi, un concentrato di energia e di originalità. Il tanto bistrattato punk, l’amato-odiato punk (ri)prende qui forma vivissima, in questo album degnamente interpretato e cantato in italiano ed inglese. Di certo i quattro giovani traggono a piene mani dai maestri del genere: tuttavia, essi ci mettono ampiamente del loro per farci apprezzare nuovamente un genere dato per morto (ma non sepolto). L’esordio di Quello Che Resta è notevole: introduzione sparata al massimo in cui tuttavia la voce di Vince ci prepara a cosa accadrà di qui a breve.

Ci viene infatti subito dopo proposto quello che è senza dubbio uno dei migliori brani del disco: Quello Che Resta ci riporta ai migliori Marshmallows, con sonorità anche “metalliche” a tratti, su cui si innesta la voce potente e ritmata di Vince, accompagnata con precisione dal restante terzetto in tutta la sua potenza. Niente Di Più si snoda su una linea rocciosa di basso, in cui il cantato fa la sua entrata decisa a piedi uniti, rimarcando un’inattesa e piacevole sincronia di tempi, mai morti e di certo in un crescendo delle liriche, dipanandosi attraverso la corrispondenza della doppia chitarra. Where We Will End Up? È uno dei due brani non in lingua madre: probabilmente, proprio il non proporre il brano in italiano rende la traccia tra le più deboli dell’album: tuttavia, l’esplosione sonora che impatta chi ascolta è ancora d’effetto, grazie ad un sapiente e delicato uso delle svisate centrali, che si alternano ad una marcia quasi tribale di energia primitiva comunque valida. Con All’aldilà, il quartetto si ritrova alla grande: e occorre rimarcare la complessità delle tematiche affrontate dal gruppo, che spazia dalla religione al sociale. Anche grazie ad una buona gestione degli arrangiamenti, la band trova nuova linfa per proseguire nel suo discorso “energetico”, che tanto sa, in questo brano, di Rage Against The Machine. Urla, eccome, Vince, per proporci dubbi ed interrogativi circa il mondo in cui viviamo: e chi ascolta ne resta colpito, si ferma a riflettere con le orecchie sanguinanti a tutto watt.

L’intermezzo di Solo ci frena, ma solo per un attimo, nello scorrere questa cavalcata epica del gruppo, che chiude il brano con una svisata davvero “hard”, buona ad introdurci all’ottimo Nel Vuoto, che fa da contraltare al momento di rilassatezza del gruppo. La voce del singer è ottimamente modulata, la sezione ritmica “barbara” al punto giusto: le due chitarre si alternano in un susseguirsi di note che escono direttamente da qualche fucina di sano metallo, che qui fa ampiamente capolino in un altro ottimo brano del disco, condito da tanto di semi-acustica centrale, su cui si innesta lo scoppio d’energia finale. Differenze ci rimembra, nelle primissime note, (lo diciamo?) i Maiden dei pìù fumosi garage dei loro esordi: questo, per far comprendere che il brano è durissimo, su cui si innestano testi che parlano della fine del mondo, di scenari apocalittici. Per queste ragioni, il brano deve essere “sporco”, trascinante e lancinante al punto giusto. Graffiante come una scheggia, penetrante come una lama, dritto al cuore come un proiettile sparato a distanza ravvicinata: il top-hit del disco, senza dubbio. Stop Us, brano finale, è il secondo pezzo cantato in inglese: la scelta del patrio idioma ha sinora pagato ed anche per questo brano dobbiamo riportare la stessa impressione del precedente “straniero”. Il pezzo risulta scontato, pur se suonato con la ormai nota sapienza: anzi, a rimarcare la padronanza tecnica, il sollecito inflitto alle due sei corde è maggiore che in tutti gli altri brani. Sarebbe stato certamente ancora più d’impatto se cantato in italiano, ma non importa. Difatti, la risata finale cui si abbandona il gruppo rende loro merito nel mostrarsi positivi e propositivi verso le future loro fatiche che, a differenza del monicker, certamente verranno prodotte nella “piena capacità di intendere e volere”, senza (Neuro) deliri, che in questo disco cedono anzichenò il passo alla seria, pur se dura, realtà.

Autore: Neurodeliri Titolo Album: Quello Che Resta
Anno: 2012 Casa Discografica: Indie Box
Genere musicale: Punk Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/neurodeliri
Membri band:

Vince – voce, basso

Gigas – chitarra, cori

Samu – chitarra, cori

Fao – batteria

Tracklist:

  1. Intro
  2. Quello Che Resta
  3. Niente Di Più
  4. Where We Will End Up?
  5. All’aldilà
  6. Solo
  7. Nel Vuoto
  8. Differenze
  9. Stop Us
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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23rd Mag2012

Bravi Tutti – Infiltrato

by Marco Esposito

Stavolta è il turno di Infiltrato, nuova uscita dei Bravi Tutti, band di Piacenza che si autodefinisce punk sociodemenziale, definizione che calza a pennello, in quanto già la prima traccia del cd fa capire la voglia di divertimento che la band vuol trasmettere: rivisitare il jingle della Fox in chiave punk demenziale è un esempio lampante. Se proseguiamo con l’ascolto dell’album si possono trarre alcune somiglianze con i punkreas, kantina27 e altre band di questa ondata musicale, somiglianze non volute ma sicuramente molto vicine a queste band. Questo lavoro suona velocissimo e in men che non si dica ti accorgi che lo stereo lo ha già fatto ripartire; i testi sono poco impegnati, ma ottimi per divertirsi e pogare ai concerti, in quanto i ritmi della batteria sono veloci e le chitarre insieme al basso si alternano su accordi semplici e assoli brevi come il buon punk insegna. Di sicuro non una band secolare per chi è abituato ad ascoltare musica complessa e difficile, ma di sicuro un CD del genere non può mancare ad una festa: in altri termini un discreto lavoro per i “puristi” del genere, ma ottimo per far alzare i culi dalle sedie e cominciare a scatenarsi.

Nel complesso una band valida, in grado di imprimere i testi nella mente già dopo qualche ascolto, e questo è un punto a loro favore. Il consiglio rimane sempre quello di ascoltarli live, solo così è possibile avere abbastanza elementi per giudicare, e decidere se continuare a seguirli. L’artwork si presenta con una grafica sia fronte che retro che non ne invoglia molto l’ascolto, ma si sa non si giudica mai un libro dalla copertina e questo vale anche per i cd: noi crediamo che la non-curanza della grafica sia una cosa voluta da loro, studiata e ricercata nella sua essenzialità. Adesso ascoltate pure il disco e diteci cosa ne pensate.

Autore: Bravi Tutti Titolo Album: Infiltrato
Anno: 2012 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Punk Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/bravitutti
Membri band:

Andy – batteria, voce

Suzza – chitarra, voce

Vincio – chitarra, voce

Kiappo – basso, voce

Tracklist:

  1. Suzzani protagonista
  2. Una Splendida Amicizia
  3. Infiltrato
  4. Caro Ministro
  5. Non So Niente
  6. Angela
  7. Bombe
  8. Selvatico
  9. Fonse
  10. Perché Non Siete Venuti?
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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24th Apr2012

Pornoriviste – Le Funebri Pompe

by Marco Esposito

Si è molto sentito parlare, purtroppo anche in modo negativo, de’ La Seconda Possibilità uscita discografica dell’ormai lontano 2007 di una delle band storiche punk made in Italy. Ma sono tornati più carichi che mai i Pornoriviste, l’attesa dei kids può felicemente finire qui: il disco in questione si chiama Le Funebri Pompe, uscito il mese scorso, facendo felici molti fan della band visto che al primo ascolto il pensiero che salta in mente è “Eccoli, sono tornati!”. La formazione ha avuto una variazione, in quanto Dani (chitarra e voce) è stato sostituito da un altro chitarrista e in effetti si sente palesemente la mancanza soprattutto della sua voce, ma d’altronde Dani ha deciso di continuare con gli Yokoano band che sta riscontrando un buon successo, perciò va comunque supportato (il suo gruppo è comunque molto valido). Ma ritornando ai Pornorivste il CD in forma fisica si presenta con una grafica (a nostro parere) molto cupa, disegnata da Carlame, storico batterista della band punk/hc Skruigners, cosa che non è praticamente mai successa prima, in quanto le copertine del gruppo non hanno mai stupito nessuno data la loro semplicità, in piena attitudine DIY.

Le 13 canzoni del disco rapiscono come in vortice, poiché è difficile non ascoltarlo fino alla fine (da cogliere la citazione di una canzone della band). Si sente che sono cresciuti dal punto di vista musicale, perché anche se non hanno mai deluso in questo, le melodie sono molto orecchiabili e rimangono in testa per giorni così come i testi delle canzoni, ed è giusto che sia così, anche se a tratti sembra di sentire Tommi E Gli Onesti Cittadini, seconda band del cantante principale dei Pornoriviste. Per chiudere, i suoni sono migliori in molti aspetti, la voce di Tommi e sempre più graffiante e grattata al limite e anche quella di Marco, bassista della band che sembra aver preso il posto di Dani poiché alcune canzoni sono cantate soprattutto da lui. Insomma è stata una totale rivelazione per i fan del gruppo, per quanto riguarda la batteria si ripete sui classici ritmi veloci e secchi del punk. Ma per apprezzare a pieno una band di questo tipo l’unica cosa da fare è vederli live…perciò buon ascolto del disco e buon concerto!

Autore: Pornoriviste Titolo Album: Le Funebri Pompe
Anno: 2012 Casa Discografica: Edel
Genere musicale: Punk Rock Voto: 9
Tipo: CD Sito web: http://www.pornoriviste.org
Membri band:

Tommi – chitarra, voce

Chino – chitarra, voce

Marco – basso

Becio – batteria

Tracklist:

  1. Eh Si
  2. Candelina
  3. Fumo Negli Occhi
  4. Non Vedi Com’è
  5. 1,2,3 Ciccio
  6. Automatico
  7. Arriverò
  8. Hey Playboy
  9. Tu Sai Come Si Fa
  10. La Peggio Cosa
  11. Più Blu
  12. Mi Dia Del Lei
  13. Io Sono Così
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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06th Apr2012

Following Friday – Outside The Fence

by Marcello Zinno

5 ragazzi che vogliono parlare di un viaggio: questo il concetto alla base di questo EP da pochi giorni uscito sotto l’Alka Record Label. Sì perchè ogni cosa, intesa come azione, può essere interpretata come un viaggio, una transazione fatta di idee che si concretizzano in passi compiuti e reazioni suscitate. Di solito quando il concept alla base di un disco è così particolare ci si aspetta sonorità altrettanto ricercate ed una proposta musicale complessa da digerire: qui invece i Following Friday mettono in gioco tutto il proprio punk rock diretto e senza mezze misure per arrivare dritti al loro bersaglio. Si tratta di una matrice puramente americana e un marchio che aderisce principalmente su un pubblico molto giovane, niente quindi di intricato nè di accademicamente tecnico, ma è da apprezzare il sound ricercato costantemente valorizzato da una produzione di altissimo livello.

Se da un lato ci sembra di ascoltare i ragazzacci di strada che timidamente imitano i padri del punk (chi ha detto Blink 182?) dall’altro bisogna ammettere che dalle nostre parti chi cerca di suonare punk rock spesso (non sempre per fortuna) sfocia in idee un pò troppo morbide e lontane rispetto ai canoni del genere. In verità è con la seconda parte dell’album che si tenta un approccio diverso. Se infatti con i primi due pezzi si urla quanto ormai già stradetto negli States, con A Dive Into The Ocean si fa un tentativo più intricato, un pezzo che gioca con delle linee vocali meno impattanti e una sensazione di fondo differente, seppur alquando radiofonica. Anche con Out On The Deck si vuole prendere in parte le distanze con i riff punk rock di inizio EP e costruire qualcosa di più personale (solo le parti vocali risultano discutibili). A noi però piacciono i Following Friday di Dear Charlie You Ruined My Life, in grado di approdare tranquillamente a sonorità più heavy e competere con molte band già sulla cresta dell’onda.

Una band valida ma in attesa di una giusta maturazione, di trovare una forma che sia davvero accattivante. Il rischio di non osare e di rendersi omogeneo a molte altre band del genere è però molto alto.

Autore: Following Friday Titolo Album: Outside The Fence
Anno: 2012 Casa Discografica: Alka Record Label
Genere musicale: Punk Rock Voto: 6
Tipo: EP Sito web: http://www.myspace.com/followingfriday
Membri band:

Luca Tampieri – voce

Cristian Campadelli – basso

Riccardo Ponseggi – chitarra

Alessio Ruscelli – chitarra

Alessandro Marchi – batteria

Tracklist:

  1. First Shot Is The Hardest
  2. Future Lower Back Problems
  3. A Dive Into The Ocean
  4. Out On The Deck
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Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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