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17th Giu2015

No Comply – Long Way Home

by Piero Di Battista

No Comply - Long Way HomeI No Comply sono una band proveniente dalla Germania che si è formata nel 1996. Se vogliamo includere un primo demo realizzato nel 1999, questa di cui andremo a parlare è la loro terza uscita, infatti dopo il demo pubblicano il loro primo full-lenght intitolato Maily Confused nel 2002. La musica proposta dai cinque ragazzi tedeschi ricorda molto il punk di stampo californiano che era in voga nella seconda metà degli anni 90, che però era ripreso da poche band del panorama europeo. Il sound resta quindi inconfondibile: veloce, cambi di ritmo serrati e ritmica coinvolgente, aggiungendo anche però la voce del singer Daniel. Long Way Home è un disco composto da undici pezzi, molti presenti sul loro primo demo, che seguono un unico filo conduttore che resta il tipico punk rock made in California, con tracce di skate punk e anche di hardcore soprattutto nei vocalizzi di Daniel; bisogna però dire che si trova spazio anche per qualche cenno di assolo di chitarra da parte dei due chitarristi della band, Mathias e Ingo, ma i brani tendono molto ad assomigliarsi pur restando abbastanza gradevoli. Volendo indicare qualche brano che sia capace di restare nelle orecchie di chi ascolta segnaliamo What Counts? e Truly Avaiable e anche la traccia conclusiva del disco Awake.

Tutto sommato l’album scorre liscio, tipicamente punk rock ascoltabile senza spostamenti verso il pop punk o l’emo, generi che in quel periodo erano molto gettonati, i No Comply restano una buona band soprattutto se parliamo solo del panorama del Vecchio Continente, un disco che piacerà sicuramente a chi considera il puro punk rock come stile preferito, per chi non li conosce è senz’altro consigliato un ascolto.

Autore: No Comply

Titolo Album: Long Way Home

Anno: 2004

Casa Discografica: RP-PunkRock

Genere musicale: Punk Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://en.wikipedia.org/wiki/NoComply

Membri band:

Daniel Geiger – voce

Mathis Wagner – chitarra

Ingo Kuntzsch – chitarra

Josel Gotz – basso

Sebastian Leist – batteria

Tracklist:

  1. Voice Of Nowhere

  2. Wave On It

  3. Truly Avaiable

  4. What Counts?

  5. July

  6. Strange Reaction

  7. Falling Down

  8. Power Engine

  9. All Mixed Up

  10. Happy Tools

  11. Awake

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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05th Mag2015

Stars Of The Silverscreen – Bruised For Two

by Trevor dei Sadist

Stars Of The Silverscreen - Bruised For TwoDalle fredda Svezia approdano gli Stars Of The Silverscreen, band dedita ad un genere a metà tra rock e punk rock, anche se in più frangenti i Nostri amano sconfinare in sonorità più hard rock, abbandonando solo per qualche istante la matrice punk. La formazione si autodefinisce “swedish rockers deluxe”, ma non facciamoci ingannare “swedish” per l’appartenenza, tuttavia il loro sound è caldo, avvolgente, questa è una band che siamo certi, trova maggior resa in sede live, grazie ad un impatto diretto, sanguigno e genuino. Abbiamo parlato di punk rock, certamente, anche se Bruised For Two è un album trasversale, appetibile per gli amanti del punk of course, ma godibile anche per chi ama il rock senza troppi orpelli e contrariamente per chi vuole sentire qualche nota elegante e ricercata, ed è proprio questo il punto: la band è riuscita nel tentativo, dove, da una parte spicca la voglia di colpire a freddo, dall’altra, specie grazie a solos di indubbia qualità e gusto, l’intenzione è quella di lasciare qualcosa a lungo.

La title track ha il duro compito di aprire le porte: da subito si capisce cosa dovremmo affrontare per i prossimi 45 minuti circa, anche se traccia dopo traccia i brani si fanno sempre più interessanti e cogliamo sfumature che vanno ad abbracciare più generi e influenze musicali. Midnight Specials è il punk londinese degli anni 70/80, alla The Clash, giusto per fare un nome, ma non è finita qui, nel suono degli Stars Of the Silverscreen emergono ritorni a Social Distortion, Sex Pistols, Kiss, Ramones, Billy Idol e i The Cult di Electric. Ho apprezzato le registrazioni moderne, guidate da suoni potenti, diretti, senza però quel senso di saturazione, il tutto infatti, echeggia nitido e pulito nelle nostre orecchie. Poco altro da aggiungere a questo disco piacevole, si chiude questo nuovo capitolo con la convincente You Keep Me Waiting, ancora una botta di adrenalina pura, nel pogo che si scatena prima di ritornare nel freddo di Stoccolma. In alto il nostro saluto.

Autore: Stars Of The Silverscreen Titolo Album: Bruised For Two
Anno: 2015 Casa Discografica: Sliptrick Records
Genere musicale: Rock, Punk Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.starsofthesilverscreen.se
Membri band:

K.j Starr – voce, chitarra

Baby Barracuda – basso, voce

Fret – chitarra, voce

Johnny Waste – batteria, voce

Tracklist:

  1. Bruised For Two
  2. Watch Out
  3. Punkrock Bomb
  4. Midnight Specials
  5. Same Ol’ Song & Dance
  6. Past All Red Lights
  7. Get Out
  8. Castaways
  9. Delirious
  10. Bad Boogie Bad Call
  11. Alive
  12. Nothing New
  13. You Keep Me Waitin’
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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12th Mar2015

Bom Prò – Autobus n° 7

by Valentina Ferrari

Bom Prò - Autobus n° 7I Bom Prò sono una formazione punk rock quasi ventennale (anno di nascita 1997), arrivata all’ottavo album, Autobus n° 7. La loro origine toscana (Rosignano Solvay), regala a questo album una ventata di freschezza, di ironia e goliardia tipica della regione. Se volete rivivere lo spirito punk dei Ramones avete trovato il gruppo giusto, un album di 12 canzoni (10 inediti e due cover) che vi farà trascorrere una mezz’ora di buonumore. Qui il passato viene rivisitato in modo attuale, non aspettatevi di trovare una brutta copia del gruppo storico, semplicemente le tracce hanno la stessa energia che trasmettevano i Ramones, con la chicca di una toscanità irriverente e spregiudicata. I testi sono leggeri e disimpegnati, ironia e follia allo stato puro, è questa la forza del gruppo, è un inno al divertimento, sia della band che del pubblico, sono canzoni che ti aiutano a staccare la testa dal grigiore quotidiano e ti portano a non prenderti sul serio per qualche minuto. Non troverete proteste politiche e sociali, troverete il divertimento di canzoni come Tromba Daria e coretti che vi strapperanno sicuramente un sorriso.

E’ vero, ci sono tantissime band che fanno punk rock old school, ma i Bom Prò fanno centro con la loro immediatezza e semplicità, non copiano dal passato, si sono limitati a prendere il meglio e a trasportarlo in questi tempi. Quando la musica è buona non ha tempo e questi ragazzi ci regalano un album pieno di entusiasmo e positività.

Autore: Bom Prò Titolo Album: Autobus n° 7
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Punk Rock Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.reverbnation.com/bompro
Membri band:

Diego – voceStefano – chitarra, cori

Leonardo – basso, cori

Alessandro – batteria

Tracklist:

  1. Tromba Daria

  2. Cerco Un’avventura

  3. Perù

  4. A Tavola Con Te

  5. Quaglia Innamorata

  6. Piovono Birre Dal Cielo

  7. Autobus N° 7

  8. Giù In Cantina

  9. Canzone Lunga E Triste

  10. Surfin’ Soda

  11. Forza Sugar (Rocking Horse)

  12. I Can’t Be (Ramones)

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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06th Mar2015

Drop The Disco – Per Non Andare Giù

by Marcello Zinno

Drop The Disco - Per Non Andare GiùIn molte situazioni dietro l’abito del monaco c’è un testardo diavolo che fa a cazzotti per uscire fuori e non a caso è sbagliato lasciarsi ingannare dall’apparenza. I Drop The Disco non ci avevano convinti dal nome e l’etichetta di “pop punk band” che si portano dietro aveva placato la nostra adrenalina come un ice bucket challenge subìto a sorpresa, ma per fortuna poi è la musica che parla. Il loro ultimo Per Non Andare Giù ci trascina nel rock più potente, attitudine punk rock americana sì ma non solo. I brani sono davvero ben costruiti e seppur ci siano refrain o chorus molto semplici (obiettivo: entrare nelle nostre testoline) le tracce non risultano mai troppo semplici, complice anche una produzione di altissimo livello che valorizza tutti i suoni. Non da poco la scelta di puntare a dei testi in italiano, elemento molto raro per band che anche solo sfiorano il punk e per questo sono sicuramente da premiare. Per il resto il quintetto sa che non deve allontanarsi troppo dal seminato e quindi cerca di restare fedele ad una matrice di base: 10 tracce per 33 minuti totali di ascolto, quindi un album diretto e che non presenta intermezzi né brani (strumentali?!?!) lunghi. Certo che alcuni passaggi potevano essere resi più particolari, magari dando spazio alla capacità compositiva del combo, ma non è quello che è nella mente di questi ragazzi; loro puntano sul fatto di arrivare subito, in maniera diretta anche se attraverso scelte di una band matura. Questa è comunque una dote perché le chitarre ci sono e si sentono anche se le linee vocali spesso si prendono lo scettro di strumento principale.

Non siamo negli scenari dell’hardcore melodico né in quelli del metalcore ma noi siamo sicuri che, con le dovute pinze, i fan di questi generi possano apprezzare il sound dei Drop The Disco. Sia chiaro che la maggior parte delle tracce di Per Non Andare Giù assumono una forte forma radiofonica ma sono comunque in grado di dire la loro e non rischiano per nulla di annoiare. Pezzi come Fight Club o la fresca cover di Thriller arrivano come un coltello affilato che di fronte ad un palco rischiano di lasciare i loro (positivi) effetti. D’altra parte dovevamo aspettarcelo, anche dall’apparenza: l’abito del monaco è nero, il secondo colore preferito dal diavolo dopo il rosso.

Autore: Drop The Disco Titolo Album: Per Non Andare Giù
Anno: 2014 Casa Discografica: Front Of House Records
Genere musicale: Punk Rock Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/dropthedisco
Membri band:

Diego Martini – voce

Federico Lolli – batteria

Simone Balotta – basso

Mattia Morisi – chitarra

Edoardo Femia – chitarra

Tracklist:

  1. Manifesto

  2. Fermati Un Attimo

  3. Per Non Andare Giù

  4. Io Non Dormo Mai

  5. Io Non So

  6. Ultima Occasione

  7. Non È Rimasto Niente

  8. Fight Club

  9. Il Punto Fermo È Un Limite

  10. Thriller

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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04th Mar2015

Blink 182 – Blink 182

by Piero Di Battista

Blink 182 - Blink 182Siamo nel 2003 e dopo Take Off Your Pants And Jacket, disco pubblicato nel 2001, tornano i Blink 182 con un nuovo album da studio dall’omonimo titolo. Inizialmente questo lavoro doveva intitolarsi Use Your Erection I & II, chiaro riferimento con sfottò ai Guns N’ Roses, ma per evitare inutili inconvenienti giudiziari i tre di San Diego hanno preferito battezzarlo proprio con nome della loro band. In questi due anni trascorsi tra l’uscita degli ultimi due album, oltre ad un tour mondiale, i tre si son dedicati a progetti paralleli per niente male: Mark e Tom nei Box Car Racer e il batterista Travis nei Transplants (con Tim Armstrong dei Rancid). In questo disco i Blink 182 sembrano voler cambiar rotta: vogliono diventare maturi, lasciandosi alle spalle, anche se non del tutto, l’icona di allegri teppistelli del pop punk , caratteristica che ha avuto apice nel 1999 con Enema Of The State (recensito da noi a questa pagina). Questo lavoro è un tentativo di ridefinirsi, migliorando sia come ritmica che come lirica. Al primo ascolto le cose che si possono notare subito sono le notevoli differenze con i precedenti lavori, meno aggressivi, meno scherzosi e leggermente un po’ più cupi. Da segnalare la gran vena alla batteria di Travis, sulle cui doti con le bacchette non si può discutere; cambi di ritmo frequenti passando dal solito speed punk ad un orecchiabile hard rock, sempre contraddistinto da un tecnica tra le migliori nel panorama punk rock.

Il disco parte proprio con la hit single Feeling This, ascoltabilissimo e ottimo per commercializzare l’album, segue Obvious caratterizzato da inedite chitarre pesanti. La prima novità nell’uso di strumenti la si trova in I Miss You, cantata sia da Tom che da Mark, è un pezzo lento, melodico ma eseguito anche con chitarra acustica e contrabbasso. Con le tracce Stockholm Syndrome, Violence e Go tornano un po’ più aggressivi e possono ricordare i vecchi Blink 182. Ma la vera sorpresa sta nella dodicesima traccia, All Of This, pezzo lento e abbastanza oscuro che si avvale della collaborazione di Robert Smith, leader dei Cure ed enorme icona della musica rock anni ’80, un inedito duetto con discreti risultati. Il difetto di questo disco sta nel pezzo strumentale The Fallen Interlude, che sembra proprio un pesce fuor d’acqua e che sicuramente non rimarrà impresso nella mente di chi la ascolta. Per ultima c’è la bonus track Anthem Part Two, pezzo live tratto da un loro concerto a Chicago.

Se c’è un punto di contatto tra questo ed i precedenti lavori dei Bilnk 182 rimane la voce di Tom, pulita e particolare come sempre, inconfondibile nei ritornelli e adatta per il loro genere, come sempre Tom canta pezzi un po’ più lenti e melodici, con interventi e cori negli altri. Tutto sommato questo tentativo di migliorare, ampliare i propri orizzonti da parte dei tra californiani va apprezzato; in alcuni punti è ben riuscito, come detto prima nella ritmica e nella lirica, anche se nei testi l’argomento sesso rimane soprattutto in Feeling This. Facile attendersi delle perplessità e anche critiche non benevole da parte dei fan di vecchia data e anche da quelli che li hanno conosciuti con Enema Of The State, i Blink 182 ci provano, cercando di non perder del tutto vecchi fan e esponendosi a dei nuovi ascoltatori con i dovuti rischi di critica, è un primo passo nel grosso tentativo di diventare una rispettabile rock band a tutti gli effetti, il tempo dirà il futuro di questi ex-ragazzacci di San Diego, e se i risultati di questo disco influenzeranno molto il prossimo, se continuare su questa strada o tornare quelli di una volta.

Autore: Blink 182 Titolo Album: Blink 182
Anno: 2003 Casa Discografica: Geffen Records
Genere musicale: Pop Punk Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.blink182.com
Membri band:

Tom DeLonge – voce, chitarra

Mark Hoppus – voce, basso

Travis Barker – batteria

Tracklist:

  1. Feeling This

  2. Obvious

  3. I Miss You

  4. Violence

  5. Stockholm Syndrome

  6. Down

  7. The Fallen Interlude

  8. Go

  9. Asthenia

  10. Always

  11. Easy Target

  12. All of This

  13. Here’s Your Letter

  14. I’m Lost Without You

  15. Anthem Part Two (bonus-track live)

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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02nd Mar2015

Blink 182 – Enema Of The State

by Valentina Ferrari

Blink 182 - Enema Of The StateDopo due album di successo, i Blink 182 hanno prodotto l’album che li ha consacrati tra le migliori band pop punk del periodo, inserendosi tra Green Day e Offspring, parliamo di Enema Of The State, pubblicato nel 1999. Grazie ad alcuni singoli azzeccati, i ragazzi sono diventati un fenomeno mainstream, sono arrivati al grande pubblico, portati alla ribalta da un atteggiamento dissacrante, canzoni orecchiabili in stile punk, testi leggeri e video che hanno incantato gli adolescenti di tutto il mondo per via della loro sfrontata ironia e ribellione, più da monelli che da contestatori punk. Ed è questo il primo segno di distinzione dal punk puro, pochi tempi a sfondo sociale e tante storie divertenti e ammiccamenti tra il volgare e il divertente, raccontate con ritmo punk. L’album è stato registrato in studio e le tracce sono molto più pulite rispetto alle produzioni punk, altro particolare che li ha resi gradevoli ad un pubblico molto più ampio e più abituato ad ascoltare canzoni melodiche.

Cosa piace di questo album? La freschezza, il divertimento, la leggerezza e l’ironia di queste 12 tracce che ti lasciano con un sorriso stampato. Alcuni dei brani hanno un ritmo talmente incalzante da costringere chi lo ascolta a ballare e saltare con gli stessi Blink 182. Pezzi ritmati come All The Small Things e What’s My Age Again si ascoltano a ripetizione e la bellissima Adam’s Song arriva dritta al cuore di tanti adolescenti insicuri e depressi. Un giusto mix di sentimento e divertimento che porta l’album alla vetta.

Autore: Blink 182 Titolo Album: Enema Of The State
Anno: 1999 Casa Discografica: MCA Records
Genere musicale: Pop Punk, Punk Rock Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.blink182.com
Membri band:

Tom DeLonge – chitarra e voce

Mark Hoppus – basso, voce

Travis Barker – batteria

Tracklist:

  1. Dumpweed

  2. Don’t Leave Me

  3. Aliens Exist

  4. Going Away To College

  5. What’s My Age Again?

  6. Dysentery Gary

  7. Adam’s Song

  8. All The Small Things

  9. The Party Song

  10. Mutt

  11. Wendy Claer

  12. Anthem

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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22nd Feb2015

The Eigthball – A Roll In The Hay

by Rod

The Eigthball - A Roll In The HayPiù che autoproclamato rock o glam, è il punk, con i suoi estremismi ed i suoi limiti tecnici, il vero filo conduttore che unisce le dieci tracce proposte dai milanesi Eightball nel loro A Roll In The Hay, album finito oggi sotto la lente d’ingrandimento di RockGarage. Il combo sfrutta volutamente il packaging del disco ed i social network per mostrare un’immagine di sé rock blues, che rimandi d’impatto ad affinità artistiche che partono dai divini Led Zeppelin, passano per i Black Crowes per atterrare, casomai, sui Rival Sons. Cancellate tutto. Dopo aver infilato il CD nel lettore ed aver premuto play, ciò che si ascolta è una manciata di brani da cui emerge sicuramente l’encomiabile voglia di trasgressività del quartetto, che però nel concreto va a tradursi in discrete idee melodiche di fondo, grezze negli arrangiamenti, con un canto troppo votato al punk, inespressivo per tecnica, timbrica ed incisività, supportato da alcuni buoni riff che arrivano però troppo in primo piano rispetto alla sessione ritmica (ma il basso c’è?), e a cui si aggiungono cori in background non sempre azzeccatissimi (leggasi Talk Dirty To Me).

Per essere ancor più perniciosi, potremmo azzardare anche un accento sulle imperfezioni in fase di mixaggio del lavoro. Fra i dieci brani proposti, salviamo quindi Take Care Of Your Daughter e Red Carpet, uniche tracce che probabilmente passeremmo in radio per mostrare il lato migliore degli Eightball, e che suggeriremmo come punto da cui ripartire per il futuro percorso artistico, magari con un lead singer di spessore al microfono. Se A Roll In The Hay fosse stato presentato e promosso come un album marcatamente punk (Fuckingam Palace è un titolo… punk!), magari influenzato da qualche elemento rock, avremmo sicuramente parlato di un lavoro assolutamente in linea con i rudimenti stilistici che hanno fatto le fortune di Sex Pistols e Ramones, ma in questo caso, con tutto questo sciabordare di riferimenti al filone maestro del rock’n’roll, ci siamo ahimè disperatamente arenati millemila metri più in là.

Speriamo che il futuro possa contraddirci. Fateci capire, ragazzi, se volete continuare a suonare solo per fare casino e rimorchiare pischelle, o per lasciarci a bocca aperta con una scrittura musicale matura e solida, che faccia emergere in maniera diretta e vorace la vostra vera impronta rock di fondo che, possiamo assicurarvi, c’è e va tirata fuori.

Autore: The Eigthball Titolo Album: A Roll In The Hay
Anno: 2014 Casa Discografica: Doublepussy Records
Genere musicale: Rock, Punk Voto: 5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/TheEightball/
Membri band:

Davide Beretta – voce, chitarra

Dario Biglino – chitarra, cori

Davide Loprieno – basso, cori

Giacomo Monzani – batteria

Tracklist:

  1. Talk Dirty To Me
  2. All She Needs
  3. Dizzy
  4. Never
  5. Take Care Of Your Daughter
  6. Red Carpet
  7. Prohibition
  8. Sweet Lips
  9. Never Give Up
  10. Fuckingham Palace
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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14th Gen2015

Peawees – Walking The Walk

by Piero Di Battista

Peawees - Walking The WalkFacciamo un salto nel 2007 e ci tuffiamo nel panorama underground nostrano. Di gruppi italiani che hanno riscosso, o stanno riscuotendo molto successo e visibilità oltre i nostri confini non c’è ne sono molti, ma tra questi indubbiamente vanno menzionati i Peawees, band di La Spezia. I Peawees si formarono nel, 1995 e nel 2007 giunsero al loro quarto disco da studio, intitolato Walking The Walk ed edito Wynona Records, album che segue le orme della precedente uscita ovvero Dead End City, pubblicato a sua volta nel 2001 dall’etichetta Stardumb Records, e due anni dopo dalla Ammonia Records. L’uscita di questo nuovo disco è stata preceduta dal ritorno nella line-up dei Peawees del batterista Livio Montarese dopo diversi anni dalla sua uscita dal gruppo e dal cambio di chitarrista che ha visto Carlo Landini sostituire Jacopo Giannetti. Indubbiamente gli spezzini sono tra i migliori nel proporre un genere che miscela in maniera più che ottima punk rock molto “street”, con un gustoso rock’n’roll, creando questo punk’n’roll genuino, diretto e senza troppi inutili ornamenti. Walking The Walk dunque prosegue su questa strada, riprendendo il discorso del precedente disco, senza dubbio il loro miglior lavoro.

L’album è composto da undici brani in perfetto stile Peawees, ovvero pezzi rapidi e diretti che raramente superano i tre minuti di durata ciascuno. Sin dalle prime tracce del disco ritroviamo i soliti Peawees con il loro inconfondibile sound; I Believe, Action, Bleeding For You e Work It Out sono dei buoni brani che si catalogano certamente nello stile denominato punk’n’roll, stile che comunque contraddistingue tutto il disco, anche se vi sono presenti episodi più tendenti a sonorità rock come Tomorrow o la breve Please Go Away, o anche cenni più tendenti al punk rock come Wild About You. Nella tracklist di Walking The Walk trova spazio anche una cover ovvero I’m Depending On You, brano di Otis Redding rivisitato dal quartetto ligure in versione appunto punk’n’roll. Trovandoci di fronte ad un buonissimo disco viene difficile scegliere il brano migliore, forse la scelta potrebbe cadere sulla conclusiva Walk, pezzo che riassume in maniera ben definita il sound che ha portato i Peawees ad essere uno dei gruppi italiani più apprezzati.

Walking The Walk è un buon disco che non raggiunge l’apice che i liguri toccarono con Dead End City, ma comunque resta un più che apprezzabile sèguito. Chi seguiva, e segue, i Peawees ha indubbiamente apprezzato anche questo disco, per chi non li conoscesse è d’obbligo procurarsi la loro, comunque attualmente breve, discografia, soprattutto per gli appassionati di punk rock scanzonato.

Autore: Peawees

Titolo Album: Walking The Walk

Anno: 2007 Casa Discografica: Wynona Records
Genere musicale: Punk Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.thepeawees.it
Membri band:

Hervè Peroncini – voce, chitarra

Carlo Landini – chitarra

Riccardo La Lomia – basso

Livio Montarese – batteria

 

Tracklist:

  1. I Believe
  2. Wild About You
  3. Action
  4. Tomorrow I’ll Be Done
  5. I’m Depending On You
  6. Bleeding For You
  7. Work It Out
  8. Cloudy Vision
  9. The News
  10. Please Go Away
  11. Walk
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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23rd Set2014

Hasta La Vista Social Club – Melt

by Piero Di Battista

Hasta La Vista Social Club - MeltLa Scandinavia non è certo nota per essere territorio fertile per ciò che riguarda la scena punk, se non per alcune eccezioni come i Millencolin o i Refused (gruppi entrambi svedesi); il genere musicale predominante si sa che è il metal, precisamente la scena black. Ma questo non significa che non ci siano realtà interessanti nel panorama punk che, faticosamente, tentano di aver quella visibilità che non ottengono dalla loro nicchia; tra questi abbiamo gli Hasta La Vista Social Club, originari della Finlandia. Essendo nati nel 2003 non parliamo di una band alle prime armi; hanno alle spalle diversi lavori da studio, ultimo di questi è Melt, disco uscito nel 2012, edito dal binomio Zombie Noise/Entertainment Records. Gli Hasta, che per comodità chiameremo così, non propongono il classico punk-rock “1-2-3-4!” alla Ramones, ma, pur essendo fortemente influenzati dai fratellini newyorkesi, riescono a far gravitare il loro sound verso scorci più hard rock, dove spesso le loro chitarre prendono il sopravvento con la ruvidezza dei loro riff o con ammiccamenti verso lidi più metal tramite dei pregevoli assoli.

Le undici tracce presenti in Melt offrono, per diversi motivi, degli spunti interessanti; se la open-track Not Sorry For You mette in mostra dei notevoli giri di chitarra, Walk With The Gods ci dà una sterzata verso sonorità più melodiche, grazie anche ad un refrain al limite del radiofonico. DTTG sprizza energia e coinvolgimento, mentre Fool Of Alcohol King richiama in maniera leggera quanto rispettosa lo stile dei Social Distortion, ovvero dando spazio a lievi sperimentazioni blues. La tinte più hard rock le si riscontrano in Death Is Not The End, nella quale a far da padrone sono ancora le chitarre, nella fattispecie precisamente con un gradevolissimo assolo blues. Il punk rock, stile che funge un po’ da colonna portante del combo finlandese, traspira fortemente in Victory, mentre con No Rules torna ad esserci quel velo di melodia, con un sound più vicino a quello dei Dropkick Murphys, ovviamente senza la componente Irish folk del gruppo di Boston. Il disco volge verso il finale, passando per Lonely Again, ballad composta dal trinomio voce-mandolino-armonica, nella quale gli Hasta ci svelano anche il loro lato ancor più melodico, e soprattutto malinconico.

Pur non portando chissà quale ventata d’aria fresca, gli Hasta si dimostrano un gruppo capace ed interessante; il loro modo di interpretare il punk rock li rende tutto tranne che banali o scontati anzi, Melt dimostra di avere una determinata identità, attitudine fondamentale per evitar di cadere nel calderone del “visto e rivisto”. Consigliati agli amanti del punk rock in primis, ma non solo.

Autore: Hasta La Vista Social Club Titolo Album: Melt
Anno: 2012 Casa Discografica: Zombie Noise, Secret Entertainment Records
Genere musicale: Punk Rock Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/hastalavistasocialclub
Membri band:

Henttu – voce, chitarra

Santtu – chitarra

Ville K. – basso

Simon Gotzilla – batteria

Tracklist:

  1. Not Sorry For You

  2. Walk With The Gods
  3. Poisoning
  4. DTTG
  5. Fool Of Alcohol King
  6. Gimme Time
  7. Death Is Not The End
  8. No Rules
  9. Victory
  10. Lonely Again
  11. Final Isolation
Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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17th Set2014

Screeching Weasel – My Brain Hurts

by Piero Di Battista

Screeching Weasel - My Brain HurtsL’opera di ristampa da parte dell’Asian Man di alcuni dei molti dischi degli Screeching Weasel continua; siamo nel 2005 e, dopo aver pubblicato la new edition di Boogada Boogadaboogada, per il mese di marzo è la volta di My Brain Hurts; ricordiamo che la Asian Man decise di pubblicare una nuova edizione di questi dischi una al mese da febbraio a luglio del 2005. Dopo Boogada…, pubblicato la prima volta nel 1988, gli Screeching Weasel passano dei momenti non facili con molti cambiamenti nella formazione rispetto a quella che ha registrato quel disco; infatti il batterista Steve Cheese lascia la band per essere sostituito prima da Brian Vermin e dopo da Dan Panic che resterà il drummer per My Brain Hurts. Ma anche per gli altri strumenti ci furono variazioni: Warren “fish” Ozzfish, bassista, abbandona la band, il suo posto viene preso da Danny Vapid che in seguito dal basso passerà alla chitarra, lasciando le quattro corde ad un altro nuovo elemento, Dave Naked. Praticamente della formazione di Boogada… restano solo Ben Weasel alla voce e Jughead alla chitarra, a questo proposito è giusto sottolineare che rispetto all’album precedente nella band vi è un chitarrista in più.

My Brain Hurts esce nel 1991 sotto l’ala protettrice della Lookout! Records, etichetta che li accompagnerà fino a fine carriera, ad eccezione di due dischi usciti molto più avanti per la Fat Wreck Records. Rispetto ai lavori precedenti la prima cosa che si nota ascoltando tutte le quattordici canzoni che compongono questo disco è la vena melodica che impatta sulle note prodotte da questa band: il sound non è più apparentemente grezzo come prima, ma più scanzonato e melodico, molti cori stile punk rock californiano, ritmi coinvolgenti e ritornelli dei brani che rimango abbastanza facilmente nelle orecchie di chi ascolta. My Brain Hurts è stato definitivo da chi si occupa di questo genere musicale come un capolavoro del punk rock; senza dubbio è il migliore disco della band di Chicago ed è anche uno dei migliori dischi punk rock in generale e che ha sicuramente influenzato molte band nate negli anni seguenti. E’ il classico album di cui non ci si stanca affatto di ascoltare, ed è anche difficile definire quali siano i pezzi migliori perché ogni brano ha un suo qualcosa di speciale, che sia il sound o le liriche: la velocità del sound di Kamala’s Too Nice, la melodia punk rock di Don’t Turn Out The Lights o anche bellissimi brani come Veronica Hates Me, dove si tratta il tema dell’amore o di Cindy’s A Methadone e via tutte le altre.

Disco eccezionale da parte di una band altrettanto eccezionale che peccato non esista più, logicamente una carriera lunga come quella degli Screeching Weasel ci può riservare dei dischi al di sotto delle loro qualità, ma anche dei capolavori come questo che, crediamo, tutti gli amanti del classico punk rock dovrebbero avere.

Autore: Screeching Weasel Titolo Album: My Brain Hurts
Anno: 1991 (ristampato nel 2005) Casa Discografica: Asian Man Records
Genere musicale: Punk Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.screechingweasel.com
Membri band:

Ben Weasel – voce, chitarra

John Jughead – chitarra

Dan Vapid – chitarra

Dave Naked – basso

Dan Panic – batteria

Tracklist:

  1. Making You Cry

  2. Slogans

  3. Guest List

  4. Veronica Hates Me

  5. I Cant’ See Early

  6. Cindy’s on Methadone

  7. The Science Of Myth

  8. What We Hate

  9. Teenage Freakshow

  10. Kamala’s Too Nice

  11. Don’t Turn Out the Lights

  12. Fathead

  13. I Wanna Be With You Tonight

  14. My Brain Hurts

Category : Recensioni
Tags : Punk Rock
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