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27th Gen2018

Peter Piper – Temporary Surface

by Marcello Zinno

Peter Piper - Temporary SurfaceCosì come John “Hannibal” Smith “andava matto per i piani ben riusciti” a noi di RockGarage e al sottoscritto in particolare piacciono le cose fatte per bene. E non ci riferiamo a investimenti a sei cifre, packaging super lusso, servizio fotografico con Toscani o musica che punti nella direzione più innovativa possibile. A volte non serve così tanto, serve la giusta attenzione, tanto gusto musicale e un pizzico di buon senso: ecco i tre segreti per realizzare un grande album. Nessun tentennamento nel dire che questi giovani Peter Piper hanno tutte e tre le carte vincenti e (cosa non altrettanto scontata) riescono a giocarle alla grande nel loro EP d’esordio, caldo, anzi scottante. Già l’opener ci rispedisce negli anni 90 e ci affascina con quel wah wah che ci accarezza mentre il ritmo incalza dopo il primo ritornello, ma anche il funky stoppato di Glasgow Smile ci piace. Take What You Need è un passo più in là, per una scelta sonora diversa delle due chitarre, un suono più polveroso, più vicino al metal che al rock che viene condito molto bene da una voce più strizzata; sembra di ascoltare un’altra band, una delle tante proveniente da New Orleans. In una situazione di questo tipo una band può solo scivolare sulla buccia di banana dal nome “ballad”: ed invece anche Retrocausality risulta un ottimo brano, provate ad ascoltarlo ad occhi chiusi, vi verranno in mente tante realtà del rock anni 90 ma anche del nu metal alle prese con ballad che poi sono rimaste per mesi nei nostri lettori.

Ottima prova, iniziamo a scaldare le cuffie per il loro full-lenght ma siamo pronti anche a saltare sotto il palco visto che siamo certi che la musica dei Peter Piper possa funzionare davvero molto bene anche in sede live.

Autore: Peter Piper

Titolo Album: Temporary Surface

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.peterpiper.it

Membri band:

Giack Bazz – voce

Federico Bedo Bedostri – batteria

Francesco Battilo Battilani – chitarra

Federico Salva Salvarani – basso

Marco John Lupo – chitarra

Tracklist:

  1. Life In Four Inches

  2. Glasgow Smile

  3. Take What You Need

  4. Retrocausality

  5. Fifth Dimensional Chamber

Category : Recensioni
Tags : Rock
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26th Gen2018

Hung Over – Hung Over

by Marcello Zinno

Hung Over review recensione albumGli Hung Over decidono di uscire allo scoperto e dopo anni di tentativi, cambi di line-up e incazzature contro il mondo, ce la fanno a dare alla luce il loro primo full-lenght omonimo. Rock, decisamente rock, i ragazzi hanno vissuto profondamente gli anni 90 e ascoltato tantissimo quella musica lì tanto che alcuni riff ci ricordano proprio la scena grunge (Dun Loaghaire) ma, per fortuna, non si fermano a quegli schemi che ormai tante formazioni emergenti propongono ancora oggi. Spuntano fuori linee di basso in prima linea su tutto (Friday The 13th), piazzano un pianoforte (The Gift), un pizzico di rock’n’roll (Ancient Love) e un approccio quasi teatrale alla costruzione dei pezzi. Belle le influenze inglesi in Wrong Choice, un pezzo british non solo nel suo incedere ritmato ma anche nello stile vocale, radici che in altri pezzi non sono così evidenti. Un album decisamente variegato, con tante idee, mescolate bene e con una produzione davvero all’altezza. In alcuni frangenti ci sembra di ascoltare delle composizioni quasi da colonna sonora, dove non vi è un riff centrale ma uno spirito di songwriting da band affermata, alla ricerca di trame più che di pattern; in qualche momento non convince appieno, come in Goodbye My Darling, ma si può perdonare qualche momento più acerbo e, anche se curato, meno finalizzato al risultato finale.

Probabilmente quello che manca è qualche brano cattivo che resti impresso e che faccia divenire infuocato il tasto repeat, un po’ come accade in Ancient Love ma con una marcia in più a livello ritmico; ci riescono con Dun Loaghaire, un pezzo che ci piace, ma che è sempre molto legato allo spirito di Seattle e poco alla personalità della band che è sicuramente in costruzione. Infine carino l’artwork ispirato ai personaggi della lego, un booklet interno più ricco, magari con i testi, avrebbe reso il prodotto ancora più appetibile. Una bella prova, assolutamente da ascoltare.

Autore: Hung Over

Titolo Album: Hung Over

Anno: 2017

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Rock, Grunge, Alternative Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.hungover.it

Membri band:

Scatter Diagram – voce, tastiere

Alessandro “Capo” Capovilla – chitarra, voce

Opo Mas – basso, voce, percussioni

Jan Zenere – batteria

Tracklist:

  1. A Sadi Ride

  2. Friday The 13th

  3. Wrong Choice

  4. The Gift

  5. Ping Pong Match

  6. Cannibal

  7. Goodbye My Darling

  8. Ancient Love

  9. Listen Beth

  10. Dun Loaghaire

Category : Recensioni
Tags : Rock
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20th Gen2018

Audyaroad – What Is The Price?

by Francesco Mureddu

Audyaroad - What Is The PriceFa sorridere pensare che musicisti geograficamente distanti e quindi con esperienze e influenze differenti si ritrovino a suonare lo stesso genere in tutto il mondo; prendete gli Audyaroad ad esempio, loro si trovano in Lombardia eppure suonano del rock americano più autentico del chewing gum! Dalle mie parti (provincia di Nuoro) si usa un detto poco elegante ma che rende l’idea: “Itte gherese impare a babbu a coddare?” utilizzato per sottolineare che non puoi insegnare qualcosa che altri conoscono da prima di te, ma nel caso dei Audyaroad possiamo dire tranquillamente che possono insegnare come si fa rock anche a quelli che pensano di conoscerlo. What Is The Price? è un ottimo album rock di quelli che scalerebbero le classifiche se sopra ci fosse scritto Red Hot Chili Peppers o altri nomi altisonanti, il CD cresce ad ogni ascolto e convince dalla prima all’ultima nota scivolando via durante l ‘ascolto senza mai annoiare. MR. Dynamite apre l’album nel migliore dei modi con un riff duro e un ritornello accattivante, ottima la prova vocale di Marco J. Ferrara che trascina tutta la band grazie a un tono caldo e versatile del quale fa sfoggio anche nella successiva Flavour Of A Dream, altro ottimo brano rock.

Great Blue Wave viaggi su registri più soft e non sfigurerebbe in qualsiasi album dei Foo Fighters, mentre Thinking Back ci riporta su registri più duri ma sempre accessibili e radiofonici con un’ottima prova strumentale di tutta la band, affiatatissima specie nei brani Just a Number e What Is The Price caratterizzati da buone soluzioni chitarristiche. Hey Man è un’ altra perla posta in chiusura per sigillare un ottimo album rock che sicuramente può essere collocato al di sopra della media delle uscite discografiche estere dello stesso genere, geograficamente e culturalmente (dal punto di vista musicale) più avvantaggiate.

Autore: Audyaroad

Titolo Album: What Is The Price?

Anno: 2017

Casa Discografica: Vrec

Genere musicale: Rock

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: https://it-it.facebook.com/audyaroad

Membri band:

Marco J. Ferrara – voce

Paul Audia – chitarra

Pablo Ferrero – chitarra

Matteo Bonassi – batteria, percussioni

Francesco Sbrè Ravasio – Basso

Tracklist:

  1. Mr. Dynamite

  2. Flavour Of Freedom

  3. Just A Number

  4. Man Without Soul

  5. Great Blue Wave

  6. What Is The Price?

  7. Thinking Back

  8. Hey Man

Category : Recensioni
Tags : Rock
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11th Gen2018

Samsa Dilemma – Wake Up Gregor!!

by Marcello Zinno

Samsa Dilemma - Wake Up Gregor!!Riccardo Pro è un nome noto nella scena indie soprattutto del centro Italia. Noi lo avevamo conosciuto in una delle sue creature, i Pugaciov Sulla Luna di cui avevamo parlato a questa pagina e oggi lo ritroviamo mente di un altro progetto, i Samsa Dilemma. Per fortuna (e non sappiamo se anche per caso) il sound della sua musica non viene stravolto e anche in questo Wake Up Gregor!! ci propone un rock dalle strutture semplici, dagli arrangiamenti spessi e dalle ambientazioni preziose, brani che preferiscono tendenzialmente placare gli animi e puntano a tisane di lunga maturazione. Ancora, per fortuna, lo spirito che aleggia anche su questo album è principalmente elettrico, ma siamo lontani anni luce da watt irrobustiti e calorie, siamo piuttosto in un ambito di “sperimentazione intuitiva”, brani che non restano impressi al primo ascolto ma che non si inviluppano in loro stessi facendo svanire l’appetito. Poetica, linee vocali che riempiono strofe che a loro volta si perdono in una musicalità che non sempre trova la sua concretezza e finiscono per far smarrire anche l’ascoltatore (Close Your Eyes); sapore americano, elettrificazione post-rock, strumenti non canonici, un lavoro che rischia di farvi venire un’idea diversa ad ogni ascolto.

Compaiono diversi musicisti dietro questo album, in primis va citato Daniel Sartori che si mette in gioco con delle linee di chitarra, spesso arpeggi elettrici, che puntano a dare personalità al tutto, mai puntando al riff portante, piuttosto alla tessitura ricercata. Ci sono anche altri momenti che meritano di essere citati: il pianoforte di Symmer’s Play, un brano dalle riminiscenze a tratti (lou)reediane o iProgresso in cui sbucano delle liriche cantate in italiano (forse meno da effetto ma decisamente più spontanee) come la lunga Macerie in cui protesta, rap e jam si sposano in un canto di sfogo differente da qualsiasi altro momento dell’album. Difficile definire cosa è Wake Up Gregor!!. Più facile dire che non è un album per chi cerca hit o brani dal consumo veloce.

Autore: Samsa Dilemma

Titolo Album: Wake Up Gregor!!

Anno: 2017

Casa Discografica: Kutmusic

Genere musicale: Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.samsadilemma.com

Membri band:

Riccardo Pro

Daniel Sartori – chitarra

Marco Ober – programmazione

Enrico Merlin – chitarra

Vanessa Cremaschi – violino

Enrico Dal Fovo – pianoforte

Fabrizio Costantino – basso

Fabrizio Keller – batteria

Tracklist:

  1. Fluttering Of A Lonely Flag

  2. Rotten Underneath

  3. Inside You My Soul Is Free

  4. Summer’s Play

  5. iProgresso

  6. Close Your Eyes

  7. No Hate

  8. Lights Are Changing

  9. Macerie

  10. SNOWy Life

Category : Recensioni
Tags : Rock
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14th Dic2017

I Fiori Di Hiroshima – Horror Reality

by Marcello Zinno

I Fiori Di Hiroshima - Horror RealityTornano I Fiori Di Hiroshima con il primo full-lenght della loro discografia, figlio di quell’EP dal titolo Nebuk di cui avevamo parlato a questa pagina. Anche qui il loro stile è chiaro, i brani sono compatti e in poco più di mezz’ora riescono a proporre nove tracce di rock essenziale. A ben ascoltare il loro alternative viene direttamente dalle catacombe del grunge, o meglio da quelle chitarre fuzz e da arrangiamenti vintage che, grazie anche ad una composizione semplice, creano uno stile digeribilissimo, distorto ma pacato. Rock, sì certo, ma calibrato in cui l’energia non è erogata dal singolo riff ma dall’incedere dei brani che affonda come un coltello che entra piano nella carne. Eppure i temi trattati dalla band sono tutt’altro che leggeri, nel nostro immaginario li vediamo come capitoli di un ipotetico libro anti-America: Eyephone è una critica verso la digitalizzazione delle nuove generazioni, La Terra Dei Mostri parla di pedofilia, Identità tratta il problema dell’attaccamento ai soldi e ai beni materiali, temi ripresi in Big Mac che parla dell’ingordigia metaforizzando il famoso panino da fast food.

Lo stile della band ci piace in quanto ricercato e se vogliamo dotato di sfumature diverse, attente, in una cornice che può comunque essere apprezzata da chi è abituato ad ascolti diversi, una cornice come dicevamo semplice. I testi sono per lo più ispirati da emozioni negative, mentre un accenno va fatto anche all’artwork dell’album, foto di una classica festa di natale da bambini come ne abbiamo tutti noi nei cassetti, che sprigiona tutta la melanconia intrisa in vari momenti di questo lavoro.

Autore: I Fiori Di Hiroshima

Titolo Album: Horror Reality

Anno: 2017

Casa Discografica: Phonarchia Dischi

Genere musicale: Rock, Alternative Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/FioridiHiroshima

Membri band:

Elia Vitarelli – voce, chitarra

Alberto Volpi – basso, voce

Jacopo Priami – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Alibi

  2. Identità

  3. Horror Reality

  4. Eyephone

  5. La Terra Dei Mostri

  6. Big Mac

  7. Il Mare

  8. Rock (Baby, Is Gone)

  9. Output

Category : Recensioni
Tags : Rock
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22nd Nov2017

Blueriver – Waiting For The Sunshine

by Marcello Zinno

Blueriver - Waiting For The SunshineUn EP di quattro brani è solitamente qualcosa di molto risicato per capire lo stile di una band, ma nel caso dei Blueriver sono sufficienti per entrare nel loro mondo. Rock, di quello classico, che risale a diverse decadi fa, un rock sì elettrico ma che non si basa (solo) sui riff, due chitarre che sanno alternarsi e che disegnano insieme pattern e arrangiamenti eleganti, come il classic rock ci ha insegnato. Reality in questo detta legge: arpeggi e linee vocali che creano uno stile in una pseudo ballad a metà tra Dylan e Lou Reed. In generale troviamo una produzione moderna per rendere più luccicante il tutto, assoli quanto basta e voce calda che completa il quadro: quello dei Blueriver è uno stile noto, chiaro ma che si lascia sempre apprezzare proprio perché immortale. Nella titletrack si percepisce un lontano sapore grunge, come se i ragazzi fossero cresciuti a pane e Seattle, mentre nell’opener sembra toccare le grandi anthem dal sapore americano; in generale sentiamo echi dei grandi nomi del pop rock internazionale, U2 in primis. Buona prova comunque per i Blueriver a cui auguriamo di non fermarsi e di essere più prolifici.

Autore: Blueriver

Titolo Album: Waiting For The Sunshine

Anno: 2017

Casa Discografica: Music For People

Genere musicale: Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://blueriverrockband.com

Membri band:

Giovanni Riva – voce, chitarra

Paolo Charles Goretti – chitarra

Adriano Monastra – basso, voce

Enrico Sperone – batteria

Tracklist:

  1. You And Me

  2. Waiting For The Sunshine

  3. Reality

  4. Crazy Night

Category : Recensioni
Tags : Rock
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08th Nov2017

Alteria – La Vertigine Prima Di Saltare

by Marcello Zinno

Alteria - La Vertigine Prima Di SaltareAlteria e il suo disco delle prime volte. Ritorna dopo anni ad usare il proprio nome (dai tempi di Encore, album recensito da noi a questa pagina), Alteria punta tutto sulla propria esperienza solista annunciando un vero “album suo” (infatti in passato era più nota per la sua esperienza musicale con i NoMoreSpeech) per la sua prima volta con testi in italiano, la sua prima volta nuda di quel sapore esterofilo che si portava dietro nelle sue diverse attività. Saranno anche i testi in italiano ma in questo La Vertigine Prima Di Saltare fatichiamo a trovarvi le influenze che da sempre riconosciamo nel sound targato Alteria, nomi prevalentemente d’oltreoceano che qui scompaiono. Addirittura in Peccato troviamo degli sprazzi dei primi Litfiba, mentre in Sacro E Profano compaiono le incursioni nell’elettronica e in quel crossover che lascia la spalla scoperta ai Bluvertigo ma più orecchiabili. Ci spiazza questo lavoro, eravamo abituati ad una certa concezione musicale di quest’artista che dimostra di essersi saputa mettere in gioco e cambiare le proprie coordinate senza comunque tradire le proprie radici rock. Sotto infatti lo strato canoro, che mostra l’ennesima (e nuova) personalità di Alteria, c’è un rock dalla struttura semplice ma dalla produzione potente e dai buoni arrangiamenti; a tratti ci ricorda gli ultimi album dei Queensryche (ancora però con Geoff Tate alla voce) ormai convertiti ad un rock più abbordabile e in cui la produzione prendeva il sopravvento sulle singole partiture. Un paragone coraggioso ma che sentiamo in alcuni passaggi ad esempio di Cuore Demonio.

Probabilmente il trucco per avvicinarsi ed apprezzare questo lavoro sta proprio qui, è fondamentale considerarlo non un ennesimo passo artistico di Alteria ma come un percorso totalmente nuovo: ascoltare brani come In Controluce o ancora di più Passi Fermi potrebbe spiazzare chi è abituato ad apprezzare le influenze nu metal riscontrare nei precedenti lavori con la sua band. Nel complesso si tratta di un album che trova un’autorevole posizione tra le nuove uscite rock di quest’anno, noi avremo preferito percepire di più il “senso di vertigine”, magari con soluzioni più intricate e meno orecchiabili ma apprezziamo molto il fatto che Alteria abbia mostrato un altro lato di sé.

Autore: Alteria

Titolo Album: La Vertigine Prima Di Saltare

Anno: 2017

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.alteria.it

Membri band:

Alteria – voce

Tracklist:

  1. Premessa (La Vertigine Prima Di Saltare)

  2. Peccato

  3. Cuore Demonio

  4. Sacro E Profano

  5. Santa Pace

  6. Diventare Chi Sei

  7. In Controluce

  8. Insieme E Soli

  9. Passi Fermi

  10. Il Mio Vento

  11. Taste

Category : Recensioni
Tags : Rock
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22nd Ott2017

The Valium – Amazing Breakdowns

by Marcello Zinno

The Valium - Amazing BreakdownsFresco re-branding (da Valium a The Valium come si voleva un tempo, con il l’articolo davanti al nome) ed eccolo il quintetto proveniente da Salerno uscire con Amazing Breakdowns, titolo tradotto nel loro modo di vedere “esaurimenti meravigliosi”. Fatta eccezione per chi li segue dal 2010, anno del loro esordio discografico e comunque ben nove anni dopo la loro formazione, dal titolo, dalla lunghezza delle tracce, dalla grafica interna al booklet dell’album le idee della band sono riconoscibilissime e presentate in modo spontaneo. Siamo nel rock classico ma con una produzione moderna, nelle chitarre essenziali e nelle melodie che, perché no, devono esserci per rendere più ammaliante il proprio stile; per dirla in altri termini uno stile che ha un certo seguito nel nostro Paese, seguito da molte formazioni come Maudit e Les Fleurs Des Maladives. 14 brani di rock diretto, 14 tracce che quadrano 33 minuti di musica, pezzi che strizzano l’occhio ad una certa produzione inglese (ascoltare Emily Davies) agevolati dalla presenza di testi in inglese, ma che ci stanno molto bene anche all’interno di un cartellone di un festival tricolore.

C’è qualche sprizzo di diversità come ad esempio la vena rock’n’roll (in Soul Sister ma anche, a nostro parere, più presente in Communication che nella sua precedente Too Many Dreams Of Rock’n’roll), gli arpeggi di Suzy (davvero un bel brano) che fanno prendere fiato, o il punk rock di Dare Love. Rock diretto ma con tante sfaccettature. Tra tutti ci sentiamo di segnalare Like Wonder, che potrebbe essere una hit radiofonica di grande presa, accontentando dai new waver agli indie rocker senza temere tradimenti di sorta. Buoni i suoni, buono davvero il graffio che lasciano i The Valium. Ci piace questo sapore old-style vestito però per un party dei giorni nostri, in mezzo ad una comitiva che ha vissuto a pieno gli anni 90. Sicuramente dal vivo è l’ambiente migliore per testare l’energia sprigionata dai The Valium.

Autore: The Valium

Titolo Album: Amazing Breakdowns

Anno: 2017

Casa Discografica: XXXV

Genere musicale: Rock, Rock’N’Roll

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.thevalium.com

Membri band:

Marco Sabino – voce

Luigi Sabino – chitarre

Luca Maresca – chitarre

Mariano Lepore – basso

Davide Maresca – batteria

Tracklist:

  1. Intro

  2. Too Many Dreams Of Rock’n’roll

  3. Communication

  4. I Hate You

  5. Suzy

  6. Emily Davies

  7. Ballad Of The Gypsy

  8. Supernatural

  9. Like Wonder

  10. Dare Love

  11. Tv

  12. The Cinematic Spectacle

  13. Amaze

  14. Soul Sister

Category : Recensioni
Tags : Rock
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11th Ott2017

Sun Q – Charms

by Marcello Zinno

Sun Q - Charms finalSfatiamo un po’ di miti sui Sun Q. Arrivano dalla fredda Russia ma di russo non hanno proprio niente, anzi hanno un suono che più internazionale non si può. Da molti vengono inseriti nella scena stoner, da altri in quella garage, ma noi li vediamo semplicemente come una grande rock band; sì, è vero che i suoni di chitarra scelti fanno sembrare il loro appiglio stoner, ma ritmica, arrangiamenti, la presenza di una voce femminile (rara nel genere) e tanti altri aspetti li avvicinano molto di più ad una realtà rock. Elena Tiron, la cantante appunto, non è la sola a conferire dolcezza e spessore artistico, grazie ad una ottima interpretazione, al nuovo album Charms: in brani come Dancing Souls arriva tutto il carisma del quartetto, compreso l’intermezzo strumentale-tribale che ampia lo spettro artistico dei Sun Q. Poi arriva Secret Ways con quella psichedelia alla Hendrix, un po’ voodoo, un po’ hard blues, e l’orologio si immobilizza, i punti aumentano di parecchio, il fumo ci avvolge e ci sentiamo strattonare da qualcosa di grosso; un po’ come Circus Is Coming, un pezzo che sembra anticipare una tipica scena splatter firmata Tarantino. Come un crescendo in un film dalle tinte dark segue Space, un pezzo dal sapore anni 70, da colonna sonora a passi lugubri che poi esplodono in un rock a metà rock’n’roll e a metà garage sul finale.

Non temete quindi ad ascoltare i Sun Q, non si tratta di un progetto indigesto, pezzi come Jimmy The Pirate o Winter Lady confermano l’appiglio elettrico dei russi ma guai a considerarli solo come dei grandi fornitori di rock. Qui c’è classe e ricercatezza. E poi non dite che non ve l’avevamo detto.

Autore: Sun Q

Titolo Album: Charms

Anno: 2017

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Rock, Psichedelia, Stoner

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://soundcloud.com/sunqband

Membri band:

Elena Tiron – voce

Ivan Shalimov – chitarra

Denis Baranov – basso

Pavel Potseluev – batteria

Tracklist:

  1. Petals & Thorns

  2. After This

  3. Dancing Souls

  4. Secret Ways

  5. Space

  6. Jimmy The Pirate

  7. Circus Is Coming

  8. Plankton

  9. Winter Lady

Category : Recensioni
Tags : Rock
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13th Set2017

Bushi – Bushi

by Marcello Zinno

Bushi - BushiDalle idee nascono nuove idee. Forse è per questo che spesso musicisti attivi in formazioni diverse si uniscono e creano nuove realtà musicali. Chiamarli super gruppi o nuovi progetti emergenti dipende solo dal punto di vista con cui si osserva la cosa, quello che è certo è che un nuovo melting pot sta vedendo la luce. Alle volte si tratta di un semplice miscuglio delle idee precedenti, altre volte si spinge oltre. Nel caso dei Bushi (con membri di Bologna Violenta, Infernal Poetry, Kingfisher, Ronin, Above The Tree & E-side) possiamo dire che i ragazzi si sono spinti davvero oltre. Perché in tutte queste formazioni non si è mai puntato al rock rotondo come fuoriesce da questo omonimo esordio. Rotondo non vuol dire semplice né scontato, vuol dire sporco ma diretto, graffiante ma orecchiabile. Si dice ispirato all’epopea dei Samurai ma in quanto a suono l’album è molto più vicino agli States che non al Sol levante; a noi ricorda i Queens Of The Stone Age più cattivi (in A Well-Aimed Blow Of Naginata c’è perfino qualche passaggio che ne sottolinea le similitudini), assumendo però uno spirito metal che non esce fuori dai suoni ma sicuramente dall’animo delle tracce (Runaway Horses e il suo incedere sono emblematici in ciò).

Personalmente poi colgo un vago sentore alla Voivod, quell’elettricità cupa e rumorosa che ti entra nel cervello e si fa spazio tra i neuroni per trovare il luogo preciso in cui implodere (la conclusiva Death Pomes ne è un preciso esempio). Come se non bastasse arriva The Book Of Five Rings un brano interessante in quanto vede il power trio giocare con i tempi, rallentarli e velocizzarli a piacimento. Una prova che ci piace, pericolosa ma non appuntita, si lascia apprezzare dopo diversi ascolti e vuole essere qualcosa di heavy rock distintivo senza però inventare nuovi schemi o coordinate. Bushi promossi.

Autore: Bushi

Titolo Album: Bushi

Anno: 2017

Casa Discografica: Dischi Bervisti

Genere musicale: Rock

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/BushiOfficial

Membri band:

Alessandro “Urmuz” Vagnoni – chitarra, voce

Matteo “Tegu” Sideri – voce, batteria

Davide Scode – basso, voce

Tracklist:

  1. Rolling Head

  2. The Cherry Tree

  3. A Well-Aimed Blow Of Naginata

  4. Runaway Horses

  5. The Book Of Five Rings

  6. Typhoons

  7. Hidden In Leaves

  8. Death Poems

Category : Recensioni
Tags : Rock
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