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25th Lug2017

Kreator – Endorama

by Francesco Mureddu

Kreator - EndoramaPietra dello scandalo, album volutamente più accessibile e lontano anni luce dagli esordi thrash metal, Endorama è quasi costato ai Kreator lo scioglimento e la pensione anticipata, di fatto è stato subito cancellato dal successivo Violent Revolution, scontato ritorno al genere a loro più familiare. Eppure Endorama è un album che ha qualcosa di speciale. Lo scheletro dell’album è composto da riff di chitarra metal ma il tutto è supportato da elementi ambient, tastiere, campionamenti e un nuovo stile di canto di Petrozza che rinuncia in gran parte del disco al tipico scream, in favore di un cantato più melodico ma mai scontato. Golden Age è il brano che apre il disco e che funge da biglietto da visita dell’intero album, non tanto per la posizione ma quanto per il fatto che al primo ascolto si avverte subito che qualcosa è cambiato, visti i ritmi rallentati e il cantato sussurrato di Petrozza, che si riserva comunque il tipico scream nel ritornello. Il testo è molto introspettivo (tema principale di tutta la release) e nella parte centrale del brano fa capolino un tempo rallentato con tanto di voce filtrata, nonché un bel solo melodico.

Si accelera con Endorama, brano che dà il titolo all’album e che vanta la collaborazione di Thilo Wolff dei Lacrimosa, qui si fanno ancora più sentire i campionamenti di cui abbiamo accennato in precedenza e il brano scorre via sorretto da un bel ritornello. Ma i Kreator non vogliono rinunciare alle loro origini e a ricordare a tutti che la loro band ha scritto pagine e pagine del thrash teutonico, ci pensa Shadowland un brano sfacciatamente veloce e metal con un altro bel solo di chitarra (chi ha detto Tommy Vetterli?). Segue Chosen Few, brano malinconico che rappresenta perfettamente l’album, niente solo qui ma tanta melodia, come in Everlasting Flame, Passage To Babylon e la bellissima Future Ring che può vantare un intermezzo davvero ispirato e originale. Non è tutto oro quel che luccica, nel mezzo c’è qualche episodio minore come Soul Eraser e Tyranny, ma in generale il disco si lascia ascoltare con piacere grazie all’abbondante dose di melodie e una produzione all’altezza.

Endorama purtroppo ha il difetto di riportare sulla copertina il logo dei Kreator, difetto che lo pregiudica all’ascolto, ma se si supera questo pregiudizio si avrà la possibilità di scoprire un album maturo e originale. Da rivalutare.

Autore: Kreator

Titolo Album: Endorama

Anno: 1999

Casa Discografica: GUN Records

Genere musicale: Thrash Metal, Gothic

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.kreator-terrorzone.de

Membri band:

Mille Petrozza – chitarra, voce

Tommy Vetterli – chitarra

Christian “Speesy” Giesler – basso

Jürgen “Ventor” Reil – batteria

Tracklist:

  1. Golden Age

  2. Endorama

  3. Shadowland

  4. Chosen few

  5. Everlasting Flame

  6. Passage to Babylon

  7. Future Ring

  8. Entry

  9. Soul Eraser

  10. Willing Spirit

  11. Pandemonium

  12. Tyranny

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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24th Lug2017

Kreator – Gods Of Violence

by Marcello Zinno

Kreator - Gods Of ViolenceMaestria, ferocia, coerenza. Queste le tre parole d’ordine del nuovo lavoro a nome Kreator, un lavoro indicato per tutti gli appassionati di heavy metal (e non solo per i thrasher) ma che non ha fatto perdere nemmeno un grammo dell’importanza di questo combo. Gods Of Violence è un prodotto molto compatto, in grado di far lievitare di molto le quotazioni della band, dopo cinque anni di attesa dall’ultimo parto in studio (Phantom Antichrist) e le due pubblicazioni speciali (Terror Prevails, Dying Alive). Il thrash metal teutonico è garantito: i Kreator non tradiscono le loro radici, ma il modello compositivo cambia. Già ascoltando la titletrack si nota che c’è molto di più, echi di Blind Guardian sono evidenti ma anche riffing affilati di scuola Children Of Bodom (Lion With Eagle Wings) e sfumature alla Running Wild (Hail To The Hordes). Ecco la trasversalità dei Kreator nell’anno di Satana 2017.

Quindi lungi da noi dire che Petrozza e Soci hanno tradito le loro radici, piuttosto si sono evoluti, di molto, ma conservando un imprinting decisivo. Le cavalcate non mancano (Army Of Storms ne è un ottimo esempio), ma dimenticate l’epoca di Coma Of Souls e il suo pungente estremismo, i Kreator, a dispetto di colleghi altrettanto rinomati (chi ha pensato agli Slayer?!), hanno saputo reinventarsi costruendo mattone su mattone un muro bellico ben differente dalle trincee su cui si muovevano agli esordi. Strofe e ritornelli ben chiari, cambi di ritmica di ottimo livello, assoli affilati e non estremi, sapienza compositiva di una band che è in piedi da 35 anni e che non mostra segni di cedimento.

L’uso delle chitarre è assolutamente trasversale sullo scenario heavy metal, passando da ritmi che qualcuno definì death’n’roll (Lion With Eagle Wings), al thrash più intransigente (Totalitarian Terror), all’heavy power death (Fallen Brother) ma sempre con un piglio molto deciso e una marcatura a fuoco che in sede live sicuramente stupirà tutti. E poi ci sono gli assoli che non possono mancare, spesso molto appuntiti e veloci ma che non disdegnano forti dosi di melodia, attinti da generi affini (metalcore?! Non è una bestemmia!). Non un attimo di noia, non un punto debole. Gods Of Violence si appresta a diventare non solo una delle uscite più interessanti dell’anno ma anche un nuovo standard compositivo per il metal in generale. E ci troveremo tutti a cantare “Satan is real“.

Autore: Kreator

Titolo Album: Gods Of Violence

Anno: 2017

Casa Discografica: Nuclear Blast Records

Genere musicale: Thrash Metal, Heavy Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://www.kreator-terrorzone.de/

Membri band:

Mille Petrozza – chitarra, voce

Sami Yli-Sirniö – chitarra

Christian “Speesy” Giesler – basso

Jürgen “Ventor” Reil – batteria

Tracklist:

  1. Apocalypticon

  2. World War Now

  3. Satan Is Real

  4. Totalitarian Terror

  5. Gods Of Violence

  6. Army Of Storms

  7. Hail To The Hordes

  8. Lion With Eagle Wings

  9. Fallen Brother

  10. Side By Side

  11. Death Becomes My Light

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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28th Giu2017

Skulldrain – Hatred Rising

by Ottaviano Moraca

Skulldrain - Hatred RisingIn un mondo musicale in continua evoluzione e spasmodicamente alla ricerca di sempre nuove ispirazioni, sperimentazioni e addirittura generi, succede che il passato ritorni per ricordarci quanto siano ancora valide le “cose belle di una volta”. Dichiaratamente senza alcuna velleità di innovazione o sperimentazione questo quartetto svedese ripropone infatti la classica formazione degli Slayer con due chitarristi, un bassista cantante e ovviamente un batterista. Dei padri del thrash i Nostri riprendono anche il genere che si discosta dall’originale solo per qualche venatura death metal in più nel sound. Per il resto tutto segue un canovaccio noto compresi i testi che tra ingiustizie e problematiche sociali sono decisamente più orientati all’impegno che non alla spensieratezza. Detto così potrebbe sembrare che la mancanza di personalità affossi sul nascere questo debutto discografico che invece, con l’andare dei minuti, mette in mostra diversi punti d’interesse. Primo su tutti il sapiente impiego della tecnica che, soprattutto per quanto concerne gli axemen, incalza a velocità stratosferiche ma senza mai soffocare melodia e cattiveria.

Certo, di aggressività qui ce n’è quanta ne volete ma, nonostante la doppia cassa sembri un mitragliatore capace di ridurre in poltiglia qualunque ostacolo, il tutto non si riduce mai all’insensata brutalità. Merito soprattutto di un songwriting abbastanza complesso da suscitare interesse e da sfuggire alla noia grazie ad un equilibrio generale davvero mirabile. La breve durata del disco poi stempera la pesantezza del contenuto scongiurando, con i suoi trenta minuti e poco più, il rischio di perdere per strada comprensibilità o l’interesse dell’ascoltatore. Anche il capitolo produzione non merita che apprezzamenti perché con un impatto tanto devastante sarebbe stato facile perdere chiarezza in un impasto insensatamente confusionario invece gli strumenti sono sempre perfettamente discernibili gli uni dagli altri così che se ne possa apprezzare ogni sfumatura e ogni preziosismo, peraltro numerosi. Un plauso anche alla confezione che, pur senza stupire, rimanda una buona sensazione di qualità ulteriormente confermata dalla completezza delle informazioni fornite a corredo.

Che questi ragazzi ci sappiano fare è quindi fuori discussione e, anche se questo esordio non brilla per originalità, di sicuro si inserisce tra le proposte di qualità di quest’anno. La maturazione di un’identità unica e distinguibile viene con il tempo ma su basi così solide si possono costruire robusti castelli quindi a noi resta solo di portare un po’ di pazienza…scommetto che l’attesa verrà premiata.

Autore: Skulldrain

Titolo Album: Hatred Rising

Anno: 2017

Casa Discografica: Vicisolum Productions

Genere musicale: Thrash Metal, Speed Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.skulldrain.com

Membri band:

Kristofer Elemyr – basso, voce

Sami Maki – chitarra

Eki Kumpulainen – chitarra

Emil Berling – batteria

Tracklist:

  1. Hatred Rising

  2. White Phosphorus Bombings

  3. Trigger the Crisis

  4. One More Word

  5. Bad Blood

  6. Antisocial Agenda

  7. The Only Way

  8. Through Death

  9. Dissonance

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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19th Giu2017

Forklift Elevator – Borderline

by Giancarlo Amitrano

Forklift Elevator - BorderlineDal profondissimo ed operoso Nord (senza offesa per alcuno) giunge direttamente alle nostre orecchie un quintetto patavino davvero niente male: con la “consueta gavetta” alle spalle, i Nostri arrivano al loro lenght di debutto con sul groppone le esperienze accumulate valorosamente in diversi festival del circuito italico, da cui sono usciti sempre gloriosamente “sudati”. Mixando saggiamente una varietà di generi apparentemente tra loro incompatibili, quali thrash, metal e southern (!!), i suddetti non ne escono con le ossa rotte, sfornando anzi 11 tracce molto interessanti che lasciano ben sperare per il futuro. Certo, i canoni classici di genere sono ampiamente presenti nei brani eseguiti tuttavia, non manca una certa originalità interpretativa che in alcuni momenti sfocia in picchi di assoluto livello. Un solido lavoro delle due asce conduce ad un particolareggiato ascolto dei brani, che la terna iniziale propone tra i migliori dell’album: l’Intro spiana la strada alla potentissima Misery ed al growl violento del singer, a suo agio nello spaziare tra infuocate note, mentre la seguente Blackout provoca davvero un temporaneo oscuramento sei sensi con il sound energico ed un coinvolgente groove, non assente anche in The Skin che vede protagonista assoluto il duo Segato-Maniero e le loro scale sapientemente sciorinate in alternanza senza i piedi pestarsi.

Overload è il tocco southern di cui in premessa, con i chitarristi a mostrare particolari linee sonore che in alcuni passaggi potrebbero ricordare (senza eresia) movenze in puro stile Phil Anselmo; Damn Bug non sarà magari tra le loro memorabilia, pur tuttavia il quintetto riesce a ben calarsi in una dimensione abbastanza vicina agli inferi per la quantità di metallo fresso ampiamente riversato nelle (povere) casse acustiche anche di buon livello. Struggle Of Life eleva la qualità del disco per il “calderone” di generi in esso mischiati in pochi minuti, ad iniziare dalle thrasheggianti chitarre, alla fase centrale molto “affabile”, per finire al finale che sfocia quasi nel doom per l’incupirsi del sound, che alla fine risulta del tutto coerente. Arey ci appare come la miglior traccia del lenght, con i suoi continui cambi di marcia, le chitarre abbastanza slide in alcuni passaggi, che definiscono sin dall’inizio il brano come classica ballad per un quintetto fondamentalmente anche romanticone: magari l’evoluzione del brano si avvia verso lo scontato, tuttavia non si puà negare una certa abilità tecnico-compositiva nell’estrinsecarsi della stessa, con in più una buona prestazione del drummer.

Si torna ad essere duri con Cathedral, ed i suoi ritmi incalzanti che inducono ad imbracciare una sei corde e sparare riffoni a palla, ma anche invogliare ad un pogo senza ritegno, anche nel salotto di casa propria con gli anici, mentre The Fog spande invece un interessante gioco di squadra e sul quale si eleva ancora una buona prestazione delle chitarre, che riescono anche in questa occasione a sfangarla ampiamente, a dispetto di una produzione evidentemente ancora da migliorare. A chiudere, ancora una zampata thrash con Dream Reaper che allegramente riesce a coinvolgerci, grazie anche ai “gorgheggi” del singer che sino alla fine non manca di farsi sentire al microfono, tanto da far ben sperare in un futuro maggiormente di spessore, magari con un autentico guru alla consolle a migliorare alcune incongruenze di percorso, non influenti tuttavia sull’odierno prodotto.

Autore: Forklift Elevator

Titolo Album: Borderline

Anno: 2015

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Thrash Metal

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.forkliftelevator.it

Membri band:

Enrico M. Martin – voce

Stefano Segato – chitarra

Mirco Maniero – chitarra

Marco Daga – basso

Andrea Segato – batteria

Tracklist:

  1. Intro

  2. Misery

  3. Blackout

  4. The Skin

  5. Overload

  6. Damn Bug

  7. Struggle Of Life

  8. Arey

  9. Cathedral

  10. The Fog

  11. Dream Reaper

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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12th Giu2017

Rage – Perfect Man

by Ottaviano Moraca

Rage - Perfect ManPeter Wagner è uno di quei personaggi irrequieti e dalla creatività strabordante che non può essere contingentata in alcun modo. Questa premessa è doverosa per spiegare tutti i cambiamenti arrivati con il quarto lavoro in studio dei Rage. Si inizia dalla line-up, completamente stravolta che inaugura l’era della formazione a tre in cui il padrone di casa, nonché unico superstite della precedente compagine, viene affiancato da un nuovo chitarrista e da un nuovo batterista. Anche il genere prende un po’ le distanze dal thrash ultra veloce che aveva caratterizzato gli ultimi due album per virare verso sonorità più vicine all’heavy metal in una sorta di ritorno agli esordi. Anche il tenore della copertina cambia per dare spazio al debutto di Soundchaser, la mascotte che da qui in avanti accompagnerà il gruppo in tutte le uscite discografiche. Ultimo, ma comunque significativo, il cambiamento nel look la dice lunga su quanto siano state profonde l’evoluzione e la maturazione della band che passa dal classico “pelle-e-borchie”, tipico dei thrash metaller d’annata, ad un “frange-bandane-e-stivaloni” di stampo più hard’n’heavy made in U.S.A. Reinventati in questo modo i Rage avrebbero potuto perdere qualità e seguito e invece si mostrarono capaci di accattivarsi le simpatie di fette di pubblico sempre maggiori grazie ad una proposta immediata ma variegata, sufficientemente tecnica e soprattutto mai eccessivamente facile. Da segnalare inoltre che proprio da questo album inizia a delinearsi lo stile con cui l’inesauribile Wagner alimenterà il suo metal nei successivi trent’anni.

Al suo fianco i nuovi entrati figurano egregiamente e soprattutto Schmidt dà prova di gran talento sia come solista che come compositore tanto da non far sentire la mancanza di una seconda chitarra. I brani sono mediamente abbastanza brevi ma comunque incisivi e quasi complessi e a guadagnarne è la resa complessiva di un album in cui solo la produzione zavorra un po’ il giudizio finale. Non che in sala di registrazione sia tutto da buttare ma i suoni sentono inesorabilmente il peso del tempo e alle orecchie di oggi sembrano un po’ approssimativi e piuttosto sguaiati tanto da necessitare un grosso sforzo di fantasia per riuscire a calare questo CD nella sua epoca e apprezzarne l’indubbio valore. Detto questo è innegabile come la band si sia presa dei rischi e come questa scelta infine abbia pagato: Perfect Man è sotto molti aspetti l’album migliore partorito dalla formazione tedesca fino al 1988 e, anche se noi già sappiamo che il meglio deve ancora venire, sarebbe un peccato non prestargli la giusta attenzione. Qualche ascolto è d’obbligo.

Autore: Rage

Titolo Album: Perfect Man

Anno: 1988

Casa Discografica: Noise Records

Genere musicale: Power Metal, Heavy Metal

Voto: 7,75

Tipo: CD

Sito web: http://www.rage-official.com/

Membri band:

Peter Wagner – voce, basso

Manni Schmidt – chitarra

Chris Efthimiadis – batteria

Tracklist:

  1. Wasteland

  2. In The Darkest Hour

  3. Animal Instinct

  4. Perfect Man

  5. Sinister Thinking

  6. Supersonic Hydromatic

  7. Don’t Fear The Winter

  8. Death In The Afternoon

  9. A Pilgrim’s Path

  10. Time And Place

  11. Round Trip

  12. Between The Lines

  13. Symbols Of Our Fear

  14. Neurotic

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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02nd Giu2017

Comaniac – Instruction For Destruction

by Massimo Volpi

Comaniac - Instruction For DestructionUn logo granitico e spigoloso troneggia su una grafica raffigurante una donna di pietra intenta a consultare un libro per costruire, almeno così sembra suggerire lo scenario intorno a lei, un qualcosa o forse qualcuno. Rendering in stile anni 80 che suggerisce che all’interno ci sarà qualcosa di old school; nonostante i Comaniac, dalla Svizzera, siano tutt’altro che anziani. Istruction For Destruction è il titolo scelto in modo azzeccato. La distruzione dovrebbe essere data dalla potenza della musica e dei contenuti; le istruzioni quelle da seguire per creare un album valido e di successo. Delle due, i Comaniac, riescono meglio nella seconda. Anche se non fino in fondo. Seguire le istruzioni o quantomeno mettere nel loro disco quando, molto presumibilmente e palesemente, ascoltato, non è ovviamente abbastanza. Thrash. Thrash. E ancora thrash. Anthrax, Megadeth e rispettivi album di 30 anni fa. Ma soprattutto, dentro questo Istruction For Destruction, c’è tantissimo Kill’em All dei Metallica; ma attenzione, non sto parlando di plagio o cose simili, ma di pura ispirazione. Riff e cambi di tempo tipici del thrash della prima era.

Coal è il pezzo di apertura che mette in chiaro le cose: potenza, velocità, ritmi scanditi. Suborned va ancora più forte, con un ritornello cadenzato come nelle migliori tradizioni thrash. Thrash come piace a noi metalloni della prima era. Il cantato, non in inglese impeccabile, accompagna tutte le canzoni dell’album che restano tutte sulla stessa linea di genere, senza sorprendere ma senza annoiare. La varietà dei riff e delle melodie è concreta; qualche intro in arpeggio, giusto per prendere fiato tra un pezzo e l’altro, e poi via, furia cieca e distorsori. Self Control, uno dei brani migliori, ha un intro che è troppo Metallica, nonostante poi il pezzo si sviluppi in un modo interessante. Ecco, la sensazione è troppo spesso quella di ritrovare i Big Four nelle varie canzoni dei Comaniac.

Non mancano certo di tecnica, di volontà e cultura musicale. Forse manca un pochino di personalità, ma per quella c’è ancora tempo.

Autore: Comaniac

Titolo Album: Instruction For Destruction

Anno: 2017

Casa Discografica: Saol

Genere musicale: Thrash Metal

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.comaniac.ch

Membri band:

Stefan Häberli – batteria

Valentin Mössinger – chitarra

Jonas Schmid – voce, chitarra

Raymond Weibel – basso

Tracklist:

  1. Coal

  2. Suborned

  3. Bow Low

  4. Guarding Ruins

  5. How To End It All

  6. Self Control

  7. Shattered

  8. Heart Of Stone

  9. Forever More

  10. Instruction For Destruction

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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25th Apr2017

Downcast Collision – Rise Up

by Trevor dei Sadist

Downcast Collision - Rise UpLa partenza è letale, sono sconvolto dalla furia con cui i Downcast Collision esordiscono: Overthrown è rabbiosa, il groove accompagna la musica della band senza soste. Quello che più lascia perplesso è la voce di Monica Janssen, davvero decisa, trascina ogni singolo brano con la sua ira, dividendo il suo compito tra scream e growl. La titletrack Rise Up segna un evidente omogeneità, si rimane sui canoni che la band ci ha abituato, il loro genere strizza l’occhio al modern thrash metal, non mancano assolutamente riff capaci di scuotere la testa degli astanti. Cast Aside, i temibili olandesi non si placano, la loro violenza sonora non conosce limiti, la sezione ritmica costituita da Peter Van Toren alla batteria e dalla già citata Monica Janssen al basso, picchia davvero duro, sorreggendo l’egregio lavoro realizzato dalla coppia Casper vdWoord e Geoffrey Maas, chitarristi che si districano molto bene, fornendo una prestazione impeccabile tra riff tritaossa e solos melodici, non manca il profano, né il sacro. Sono sempre più dentro la musica dei Downcast Collision, questo Rise Up mi convince pienamente, un album che di certo non deluderà i fan del post-thrash, per chi si emoziona con band quali Arch Enemy, Lamb Of God, Soilwork, Hatesphere.

Prima Second Sight, poi Bombs Away miete ancora vittime, la voce di Monica è tagliente, nonostante a tratti si facciano vivi tentativi di melodia, semplici, efficaci, come nel caso della seconda citata, il chorus quasi punk abbandona per un attimo i temi più malvagi. La produzione del disco è corposa, piena, la musica e il mastering devono camminare all’unisono, non ci sono stonature o errori di sorta, inutile dire che questo disco necessitava un lavoro di tale levatura. Scapegoat Warrior mette in mostra ancora una volta tutte le sfaccettature musicali dei Downcast Collision, mentre con Spindoctor la genuinità brutale dei Nostri viene ancora alla luce, non ci sono canzoni deboli, ogni traccia ha una sua storia. Una doppia cassa impetuosa m’introduce nella veemenza di The Seventh Day, altra canzone che certamente colpisce per il suo groove.

Si chiude con Photonic e nonostante ormai giunto ai titoli di coda la band non ne vuole ancora sapere, non erano previste soste e così è stato, questo viaggio di sola andata verso l’inferno ha confermato le attese. In alto il nostro saluto!

Autore: Downcast Collision

Titolo Album: Rise Up

Anno: 2017

Casa Discografica: Graviton

Genere musicale: Thrash Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.downcastcollision.nl

Membri band:

Monica Janssen – Vocals & Bass

Peter van Toren – Drums

Casper vdWoord – Guitar

Geoffrey Maas – Guitar

Tracklist:

  1. Overthrown

  2. Rise Up

  3. Cast Aside

  4. Second Sight

  5. Bombs Away

  6. Scapegoat Warrior

  7. Spindoctor

  8. The Seventh Day

  9. Photonic

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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13th Apr2017

Irreverence – Raise Chaos – Live in Milan

by Massimo Volpi

Irreverence - Raise Chaos - Live in MilanVent’anni e non sentirli. Gli Irreverence festeggiano l’importante traguardo nel miglior modo possibile: un concerto evento che ora è diventato un CD celebrativo, di quella serata ma soprattutto di una carriera, iniziata nel 1998, di tutto rispetto. Raise Caos – Live in Milan è dunque un album live di 14 pezzi, registrato al Legend di Milano che riesce a contenere la potenza e il sudore del concerto tenuto dalla band milanese. Dieci tracce scelte tra tutte quelle di una carriera, suonate ad alto volume e a una velocità incredibile. Le tracce che più convincono sono quelle estratte da War Was Won, l’apertura con Elements Of Wrath dopo l’intro, Slaughter Of The Innocents e la stessa War Was Won. Il ricordo di una serata emozionante che ha visto partecipare anche alcuni personaggi dell’underground metal e amici d vecchia data. Clod The Ripper dei Blasphemer nella già citata Was Was Won, Mauro degli storici Raw Power, sul palco nel finale per cantare Politicians e State Oppression e Gerre dei Tankard chiamato a eseguire (Empty) Tankard. Chiude il disco, e la serata, una cover di Ace Of Spades dei Motorhead da sempre considerata inno d’amore verso la musica metal e allo stile di vita rock’n’roll.

Il suono dell’album è molto buono come anche l’interpretazione dei brani da parte degli Irreverence, suoni ruvidi ma precisi e potenti; cosa che, ahimé non si può dire del mixaggio, questi “buchi” tra un pezzo e l’altro in un disco live non dovrebbero esserci o dovrebbero quantomeno essere ridotti o montati meglio. Dal punto di vista grafico, la copertina, e l’intero libretto, sono una celebrazione fotografica del gruppo e della sua carriera che ben si adatta al prodotto in questione. Lunga vita al thrash metal.

Autore: Irreverence

Titolo Album: Raise Chaos – Live in Milan

Anno: 2016

Casa Discografica: STF Records

Genere musicale: Thrash Metal, Death Metal

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.irreverence.it

Membri band:

Riccardo Paioro – voce, chitarra

Eros Melis – chitarra

Stefano Trulla – basso

Davide Firinu – batteria

Tracklist:

  1. Intro

  2. Elements of Wrath

  3. The Shepherd Dog

  4. War Was Won (feat. Clod the Ripper, Blasphemer)

  5. Shreds of Humanity

  6. The Dark Fields

  7. Divine Hideout

  8. Slaughter of the Innocents

  9. React, Reborn

  10. Not One of Them

  11. Politicians (Raw Power Cover feat. Mauro Codeluppi, Raw Power)

  12. State Oppression (Raw Power Cover feat. Mauro Codeluppi, Raw Power)

  13. (Empty) Tankard (Tankard Cover feat. Gerre, Tankard)

  14. Ace Of Spades (Motorhead Cover)

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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11th Apr2017

Exiled On Earth – Forces Of Denial

by Trevor dei Sadist

Exiled On Earth - Forces Of DenialThrash metal, sì signori miei, ancora una volta la Punishment 18 punta dritto al Thrash Bay Area, alla seconda giovinezza del genere. Gli Exiled On Earth sono una formazione nostrana, devo ripetermi, fino a sfinimento, ormai le band di casa nostra non hanno nulla da invidiare al resto del mondo. Forces Of Denial è la conferma sul campo, si tratta di un album ben congegnato, sotto ogni punto di vista, la caratura tecnica della band è più che buona, ogni singolo musicista gioca un ruolo da primattore, anche la produzione non è certo da meno, cristallina, potente, senza mai eccedere in stati di confusione e cacofonia enfatizzata da suoni alieni. La partenza è davvero convincente, sulle note della title track, brano che introduce l’ascoltatore nel thrash d’oltreoceano, senza indugiare in partenze killer, la voce di Tiziano Marcozzi è corposa, sia nei momenti più brutali sia nel chorus, dove le note si fanno sentire. Complimenti sinceri. Si procede alla volta di The Glory And The Lie, canzone versatile che conosce momenti mistici all’inizio per poi sfociare nel thrash potente cui la band ci aveva abituato.

Hypnotic Persecutions aggiunge sfumature classic al lavoro, ma non c’è tempo, un respiro profondo prima di essere introdotti nella furia di The Mangler, cori all’unisono s’intrecciano con la clean vocal del singer, il thrash è anche questo. Ho apprezzato molto il lavoro delle chitarre, non si può certo dire che questo disco non conosca note, i riff sono ben congegnati, frutto di un lavoro pensato, a tal proposito la volta di Vortex Of Deception, canzone che figura tra le mie preferite dell’intero album. Underground Intelligence ha un significato molto importante, da una parte imperversa il sacro con la voce di Tiziano a respingere gli attacchi ai fianchi costituiti dalla profana sezione ritmica che spinge senza conoscere esaurimento, gran lavoro quello di Piero Arioni alla batteria e Gino Palombi al basso. Into The Serpent’s Nest i musicisti ci sono e si sente, impeccabile lavoro, i riff mi ricordano qualcosa dei compianti Death e non è poco.

Mi congedo dalla musica degli Exiled On Earth con Lifting The Veil, ultimo capitolo di questo convincente Forces Of Denial, poco altro da aggiungere a quanto detto, da una parte la violenza non si placa, dall’altra l’intelligenza con cui i Nostri hanno saputo ottenere questo risultato. Un consiglio per tutti: non cerchiamo altrove quello che è già in casa nostra. In alto il nostro saluto!

Autore: Exiled On Earth

Titolo Album: Forces Of Denial

Anno: 2016

Casa Discografica: Punishment 18 Records

Genere musicale: Thrash Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://www.myspace.com/exiledonearth.it

Membri band:

Tiziano Marcozzi – voce, chitarra

Alfredo Gargaro – chitarra

Gino Palombi – basso

Piero Arioni – batteria

Tracklist:

  1. Forces Of Denial

  2. The Glory And The Lie

  3. Hypnotic Persecutions

  4. The Mangler

  5. Vortex Of Deception

  6. Underground Intelligence

  7. Into The Serpent’s Nest

  8. Lifting The Veil

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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28th Mar2017

Terrorway – The Second

by Trevor dei Sadist

Terrorway - The SecondI Terrorway sono una band italiana, ancora una volta dobbiamo alzare il pollice verso l’alto! E’ così signori miei, la nostra penisola ha fatto centro per l’ennesima volta. Questo The Second è un estratto di metal moderno davvero convincente e apprezzabile, grazie a una ricerca nei suoni, nelle melodie ossessive, nell’originalità, senza mai essere fine a se stessa e per nulla ostentata. Già in passato la band si era fatta apprezzare come risposta italiana a band quali Meshuggah, Strapping Young Lad, Mnemic, tuttavia nel loro sound emerge qualcosa che suona più moderno, complice una produzione davvero buona, carica di groove ma al tempo stesso cristallina. Difficile definire il genere, potremmo tranquillamente dire che si tratta di modern thrash metal, anche se la definizione meglio calzante è quella di modern metal, anche perché qui si spazia senza esclusione di colpi: atmosfere intimiste, dark, melodiche, trascinano il nuovo album in un genere tutto suo. Inutile dire che per scrivere musica di elevata fattura si ha bisogno di musicisti con la “m” maiuscola e qui non mancano, ogni membro della band gioca un ruolo da assoluto protagonista, nessuno escluso…i quattro ragazzi ci sanno davvero fare.

In tutta onestà questo disco mi ha colpito nella sua interezza, anche se canzoni come On The Edge salgono sul podio di diritto. Questo The Second è una bellissima sorpresa, specie considerando che i Terrorway sono una band di casa nostra, capace di dettare legge anche fuori dalle mura amiche. Bravi ragazzi! In alto il nostro saluto!

Autore: Terrorway

Titolo Album: The Second

Anno: 2016

Casa Discografica: Bakerteam Records

Genere musicale: Thrash Metal

Voto: 8,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.terrorway.com

Membri band:

Andrea Orrù – voce

Ivan Fois – chitarra

Giovanni Serra – basso

Cosma Secchi – batteria

Tracklist:

  1. Under The Light Of A Broken Down

  2. Eye Of The Sun

  3. Torment

  4. On The Edge

  5. T.F.B.T.M. /The Face Behind The Mask)

  6. Enter The Columns

  7. Columns

  8. Trail Of Ashes

  9. The Wanderer

  10. Lights Turn Black

  11. Threshold Of Pain

Category : Recensioni
Tags : Thrash metal
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