The Darkness – Permission To Land
Qual è lo stato dell’hard rock da oltre un decennio a questa parte? Credo sia uno dei temi più discussi dagli appassionati del genere. Dovendo dire la mia, direi che non stiamo messi benissimo. Dopo la morte di Freddie Mercury prima e di Kurt Cobain poi, e considerate le turbe mentali che affliggono da decenni il povero Axl Rose, manca ormai da quasi quindici annila Rockstarper eccellenza: quella, per intenderci, in grado di trascinare un movimento. Ebbene, se c’è stata una band ed un personaggio che (ci) aveva illuso di poter guidare la scena hard rock del nuovo millennio, beh quelli sono stati, rispettivamente, i The Darkness ed il loro leader Justin Hawkins.
Anno di grazia 2003. Inmaniera del tutto inaspettata esplode a livello planetario Permission To Land, primo lavoro della band britannica. L’album sarebbe arrivato a vendere nel mondo milioni di copie con una ricetta che pareva ormai superata: dieci grandi canzoni, tanto semplici nella loro struttura quanto irresistibili per chi è cresciuto a pane e chitarre distorte. La miscela del successo mondiale? Riff micidiali alla AC/DC, cori da arena alla Queen, teatralità alla Kiss…con il tocco in più donato da un frontman, Justin Hawkins appunto, in grado di rinverdire i fasti delle grandi rockstar del passato. Abiti sgargianti, voce in semi falsetto, pose istrioniche: tutto ciò che avete sempre cercato in una rock band, che da sempre fa sgolare orde di fans davanti allo specchio sognando un giorno la gloria, era presente nei The Darkness. Derivativi forse, ma di talento vero. Un esordio in cui non esiste un pezzo inutile o riempitivo, un viaggio perfetto per chi nel rock ha sempre cercato, fondamentalmente, delle grandi canzoni. E qui di belle canzoni c’è ne sono davvero.
L’album si apre con Black Shock e con un riff alla AC/DC che non lascia spazio a malintesi su cosa ci aspetta nel corso del disco. I due pezzi successivi (Get Your Hands Off My Woman e Growing On Me) si mantengono sulle stesse coordinate, prima di introdurci ai due singoli che da soli valgono una carriera. I Believe In A Thing Called Love è il pezzo che fece esplodere nel mondo la The Darkness mania, con un video spassosissimo. Love Is Only A Feeling è la ballad per eccellenza del nuovo millennio, un must per tutti i nostalgici del lento strappa bacio alla Guns/Bon Jovi. Dopo aver rallentato i ritmi, si riparte a grandissima velocità con un’altra doppietta di puro hard rock da stadio (Givin Up e Stuck In A Rut): con questi due pezzi i nostri dimostrano che se c’è bisogno di spingere sull’acceleratore, loro non si tirano indietro. Con Friday Night entriamo in pieno territorio Motley Crue: un inno alla voglia di uscire di casa di venerdì sera per fare baldoria tutta la notte. Love On The Rocks With No Ice è un altro pezzone che ci introduce alla canzone che chiude l’album, il secondo (ed eccellente) lento Holding My Own.
Un disco perfetto, che può a buon diritto essere annoverato tra i (pochi) classici dell’hard rock del nuovo millennio. Il mondo sembrava pronto ad affidarsi alla band anglosassone per guidare il genere…e invece, tempo di sfornare un secondo album (il poco più che passabile One Way Ticket To Hell…And Back) e l’incantesimo svanisce. I soliti problemi di soldi, ego, droga, alcol portano la band a sciogliersi già nel 2006, lasciando il mondo dell’hard rock nuovamente alla ricerca della Nuova Grande Band. Gli ultimi rumors parlano di una reunion con un nuovo album già in cantiere, ma oramai il treno per l’Olimpo del Rock, probabilmente, è passato.
Autore: The Darkness | Titolo Album: Permission To Land |
Anno: 2003 | Casa Discografica: Atlantic |
Genere musicale: Hard Rock | Voto: 7,5 |
Tipo: CD | Sito web: http://www.theactualdarkness.com |
Membri band:
Justin Hawkins – voce e chitarra Daniel Hawkins – chitarra Frank Poullain – basso Ed Graham – batteria |
Tracklist:
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