Whitesnake – Forevermore

Easier Said Than Done ci propone la ballad di turno: pur se spesso argomento di discussione e divisione tra i fan di band simili, con la gran parte in genere pronta a storcere il naso ad un loro ascolto, nel caso di specie la traccia scorre bene, senza eccessive mielosità di sorta, con un Coverdale molto attento a non apparire eccessivamente suadente o morbido, inserendo spesso cori che riempiono la traccia al punto giusto, tanto per far gradire un altro buon assolo a sei corde che rialza l’atmosfera altrimenti leggermente sonnacchiosa. Con Tell Me How i ritmi tornano fortunatamente a salire, con le chitarre che dettano bene i tempi allo stentoreo singer, che non si sforza soverchiamente a cantare note in alcuni passaggi molto alte: ma l’età non più verdissima non funge da parafulmine al Nostro, che padroneggia ancora da par suo il microfono per guidare colleghi più giovani nella loro esuberanza in un brano comunque accattivante e dalla melodia aggressiva. I Need You ammicca anch’esso al facile ascolto: le tastiere sono qui presentissime, da puro airplay radiofonico, pur con tempi non del tutto dimezzati; i coretti che si ascoltano consentono al vecchio bucaniere di guadagnare anche stavolta la pagnotta tra urletti accennati tanto per guadagnarsi un quasi obbligato passaggio radiofonico che tanto gradisce anche i falsettoni del caso.
One Of These Days è un bel brano acustico da ascoltare comodamente lungo una autostrada a stelle e strisce tanto cara al Nostro, che in questa occasione continua a strizzare l’occhio alle classifiche d’oltreoceano, che tanto premiarono la band del “Serpente Bianco” decadi or sono, pur se in contesti ben diversi, ma il risultato a casa viene portato a casa anche in questa occasione. Le atmosfere si sono pericolosamente intorbidite, quindi sarebbe il caso di rischiarare le medesime: chissà se ci si riesce con Love And Treat Me Right e le sue ritmiche finalmente di nuovo aggressive che Coverdale riesce ancora a ben declamare, pur se all’interno di una traccia che stavolta non avrebbe meritato gli ennesimi cori che, invece di arrecare prestigio al brano, lo rendono francamente “mollaccione” nel suo complesso e stavolta lontano anni luce dai ringhi dei bei tempi di Slide It In ad esempio. Fortunatamente, siamo ancora sorpresi da una nuova esecuzione potente, che si materializza con l’interpretazione di Dogs In The Street. Finalmente Coverdale ritorna a graffiare come nelle migliori occasioni, pur se il mood è diverso: abbiamo stavolta un solido duo di asce che macina note a dovere, pur se in compagnia degli immancabili background vocali, che tuttavia possiamo eccezionalmente considerare quali apripista ad un enorme assolo che potenzia finalmente il brano. Fare Thee Will torna su lidi e venature romantiche tanto care al singer, che qui si bea eseguire un brano dalle tinte tanto a lui care, con la voce che non si sforza eccessivamente (siamo sulla sessantina, non dimentichiamolo…): non rammarichiamoci eccessivamente all’ascolto di una traccia altrimenti gradevole in altri contest.
Con Whipping Boy Blues la band paga il giusto tributo al genere che tutto ha ispirato: un solido blues corroborato da un hard’n’roll che qui ben si sposa con le intenzioni del cantante del Nord Yorkshire, dedito a saldare le competenze a chi ha dato la stura a tutta la musica moderna. Ci sono gli assoli del duo Beach/Aldrich a ricordarci che le sonorità sono ora del nuovo millennio, ma sempre devote a chi ha preceduto nei secoli. My Evil Ways ricorda il purissimo rock’n’roll degli anni 50, elettrificato con un sano hard il giusto tanto per non mischiare il sacro con il profano (quale dei due lo è?): la band si (s)batte il giusto per offrire ancora graffi di una certa energia, ma siamo oramai alla fine del lenght e con qualche artificio a sei corde si riesce a portare a termine il compito. Si chiude con la titletrack, che invece avrebbe meritato ben altra sistemazione nella scaletta: tutti i 7 minuti del brano sono finalmente la chiusura degnissima dell’album, grazie ad una superba prestazione corale della band: su tutti, ovviamente, la voce magica e paradisiaca del singer, che qui sforna una prestazione da urlo, ricordando brani classicissimi per la loro struttura articolata e tecnicamente complessa. Dopo la fase arpeggiata, si passa in fretta a quella dove le chitarre torreggiano e disegnano atmosfere incantate, dove pathos e melodia si intrecciano alla grande grazie al collante vocale sfoggiato da Coverdale, che non avrebbe potuto chiudere più degnamente un album che può tranquillamente essere riascoltato ancora ed ancora…forevermore!
Autore: Whitesnake | Titolo Album: Forevermore |
Anno: 2011 | Casa Discografica: Frontiers |
Genere musicale: Hard Rock | Voto: 7 |
Tipo: CD | Sito web: www.whitesnake.com |
Membri Band: David Coverdale – voce Doug Aldrich – chitarra Reb Beach – chitarra Michael Devin – basso Brian Tychy – batteria Timothy Drury – tastiere | Tracklist: 1. Steal Your Heart Away 2. All Out Of Luck 3. Love Will Set You Free 4. Easier Said Than Done 5. Tell Me How 6. I Need You 7. One Of These Days 8. Love And Treat Me Right 9. Dogs In The Street 10. Fare Thee Well 11. Whipping Boy Blues 12. My Evil Ways 13. Forevermore |